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Giornale di Taranto - UNO MAGGIO TARANTO/ Da palco e pubblico un unico grido: Ilva chiusa!. Antifascismo la parola d ordine
Giovedì, 02 Maggio 2024 07:13

UNO MAGGIO TARANTO/ Da palco e pubblico un unico grido: Ilva chiusa!. Antifascismo la parola d ordine In evidenza

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Dal 1865 cambiano gli attori restano i tumori

le parole scritte sullo striscione poste alla base del palco insieme a antifascismo rappresentano il

manifesto di questo Uno Maggio

Taranto Libero e Pensante. Parole risuonate sul palco e tra il pubblico che ha letteralmente invaso l’area del parco archeologico delle Mura Greche. La manifestazione ha così confermato uno dei suoi tratti distintivi, emersi sin dalla prima edizione del 2013, e cioè chiedere la chiusura dell’acciaieria perchè inquinante per sostituirla con la bonifica ambientale e la riconversione economica del territorio. “Daspo a vita per chi ci inquina” hanno gridato dal pubblico e dal palco, dove sono saliti i rappresentanti del comitato Cittadini Liberi e Pensanti cui si deve l’organizzazione del concerto. Sul palco sono stati aperti due grandi striscioni con la scritta “Bambini mi rivolgo a voi perchè con i vostri genitori ho perso le speranze” con chiaro riferimento alla battaglia contro l’inquinamento. “Noi non abbiamo mai smesso di lottare - ha detto Simona Fersini del comitato -, questo 1 Maggio Taranto è un sogno collettivo di chi cerca da sempre di liberarsi dal destino segnato per Taranto. Questo è il palco dal quale chiameremo sempre alla lotta perché noi non lasciamo soli nessuno”. “Vogliamo rivolgerci anche a quel Governo che dimentica talmente spesso di essere antifascista che dobbiamo ricordarglielo noi. Da questo palco la parola d’ordine è sempre la stessa e questa resterà: siamo tutte antifasciste”. 

Tanti i messaggi lanciati dal palco nel susseguirsi di interventi che si sono alternati alla musica.

“È quando siamo tutti insieme che cambiano le cose, quando non stiamo a guardare le differenze tra di noi ma le cose che ci possono unire, quando non stiamo a costruire dei muri ma costruiamo dei ponti e lottiamo tutti insieme per la comunità che siamo, nel piccolo e nel grande, senza gradi di separazione”. ha detto, nel corso della sua esibizione  la cantante Francesca Michielin, per la prima volta all’evento. Prima della Michielin si sono esibiti altri artisti tra cui Serena Brancale e Brunori Sas. “Mi piace il vostro aggettivo libero - ha detto Michielin rivolgendosi al comitato organizzatore dei Liberi e Pensanti - soprattutto quando si parla di temi del lavoro, che devono essere liberi da ricatti e da mafie. E oggi si celebrano i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici”. 

“Ringrazio tutti i compagni del 1 maggio di Taranto. La vostra solidarietà e il vostro supporto mi sono di grande aiuto per affrontare la situazione in cui mi trovo”. Così Ilaria Salis, l\'italiana detenuta in Ungheria, in un messaggio che ha fatto recapitare agli organizzatori del concerto il padre Roberto, che ieri è salito sul palco del concerto per una testimonianza.

    “E grazie alla vostra solidarietà e supporto spero che presto finisca questo incubo” conclude Ilaria Salis.

 “Mia figlia non ha avuto nessuna possibilità di dimostrare la sua innocenza sinora perchè il processo è deciso a priori ed è veramente difficile riuscire ad avere una difesa”. ha detto Roberto Salis “Ci sono delle ingerenze fatte dal primo ministro ungherese che addirittura ha attaccato me personalmente attraverso il suo portavoce - ha proseguito il padre di Ilaria Salis -, c’é stata una ingerenza dell’ambasciatore ungherese in Italia. Un’altra volta è arrivato qui in Italia il ministro degli Esteri che, anche lui, ha portato avanti delle teorie sulla colpevolezza di mia figlia bypassando completamente lo stato di diritto come dovrebbe essere fatto in un Paese civile come l’Ungheria visto che appartiene alla UE”. Roberto Salis, che ha letto dal palco un messaggio di saluto della figlia alla platea e agli organizzatori dell’1 Maggio Taranto, ha detto che la figlia “rischia 24 anni di carcere per lesioni guaribili in cinque-sei giorni su dei nazisti che non hanno neppure sporto denuncia perchè hanno detto che loro si vogliono vendicare in strada. Tra l’altro - ha aggiunto - che Ilaria è stata arrestata” ma “non è stata colta sul fatto. Era in taxi con due cittadini tedeschi, per cui é tutto veramente molto poco reale come situazione”. 

“Ci sono stati 11 mesi in cui c’è stato il totale silenzio sul caso di mia figlia”. 

“Mia figlia è stata arrestata l’11 febbraio e sino al 16 dicembre 2023, non c’è stata alcuna comunicazione sulla stampa - ha detto Roberto Salis - . Il primo articolo che è apparso su Repubblica é datato 16 dicembre. In tutto questo lasso di tempo, normalmente, quando uno Stato vuole intervenire per una situazione come quella di Ilaria, ha tutto il tempo per intervenire soprattutto prima che venga formulato l’atto di accusa. Perchè nel momento in cui c’è l’atto di accusa, ovviamente il processo poi si deve fare. Prima era assolutamente possibile intervenire e la diplomazia italiana avrebbe dovuto lavorare molto meglio, così come gli organi consolari e l’ambasciata italiana avrebbero dovuto impedire quelle torture che ha subito mia figlia soprattutto nei primi otto giorni e poi sono perdurate per altri 35 giorni” .

 “Se Ilaria non venisse eletta, vuol dire che abbiamo provato un’altra strada. Se non viene eletta, se non ci sono problemi, non dovrebbe esserci nessuna difficoltà. Ilaria non è che sta facendo una cosa illegale. Lei ha tutta la possibilità di candidarsi, è assolutamente nei suoi diritti e si sta candidando. Nel momento in cui dovesse cambiare la situazione, vorrebbe dire che ulteriormente il Governo italiano non ha fatto quello che deve esser fatto per tutelare i diritti dei cittadini”. Ha sottolineato  il padre di Ilaria, a proposito della candidatura della figlia alle europee di giugno nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS). Salis ha specificato che Ilaria, attualmente detenuta in Ungheria, rischia “24 anni di carcere”.

Tra gli interventi quello della sociologa Francesca Coin che con il libro \'Le grandi dimissioni\', edito da Einaudi, ha vinto l’ottava edizione del premio intitolato ad Alessandro Leogrande, ideato e organizzato dall’associazione Presìdi del libro.

“Il problema del lavoro dovrebbe essere tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali. C’è oggi, ma con due interpretazioni diverse: una ci dice che c’è la più elevata occupazione da tempo e l’altra ci dice quello che noi sappiamo”, e cioè la “precarietà” del lavoro. 

    “Taranto ce lo insegna - ha detto Coin - perché ha messo in contraddizione il lavoro e la salute e in un sacco di luoghi di lavoro, lavorare significa non arrivare nemmeno a fine mese. Ormai non è vero che non ci si può permettere di lasciare un lavoro, non ci si può permettere di lavorare con paghe così basse e con condizioni di sfruttamento così elevate. È il ricatto il modello di oggi - ha sostenuto - perché, inevitabilmente, chi potrebbe voler lavorare in queste condizioni di precarietà e di subappalto a cascata? Se guardiamo i dati sul malessere psichico, stanno crescendo in modo lampante. Il tentativo delle lotte sociali e di un sacco di intelligenza collettiva è di trovare un’altra via, una via di risposta a questo ricatto”. La cerimonia del premio Leogrande si è svolta sabato scorso. Il premio è intitolato alla memoria del giornalista e scrittore morto nel 2017 a 40 anni. 

 Sul palco del concerto è approdata anche la vertenza della ex Gkn di Firenze. Dario Salvetti, a nome del collettivo di fabbrica ex Gkn, ha detto: “Siamo in assemblea permanente da più di mille giorni. Vuol dire che con i nostri corpi presidiamo la fabbrica e facciamo quello che un intero sistema politico ed economico non sa e non vuole fare. Evitiamo la distruzione della fabbrica e contemporaneamente lottiamo per la sua reindustrializzazione e riconversione ecologica”.

    “Ancora una volta - ha proseguito - siamo da quattro mesi senza stipendio, costretti a licenziarci per disperazione e per recuperare un reddito, ma noi abbiamo un piano: la riconversione di una fabbrica dell’ex automotive, l’ex Fiat di Firenze, in una fabbrica che sia un polo delle energie rinnovabili, che produca pannelli solari, biciclette per una diversa mobilità sostenibile urbana. Siamo uno spiraglio di speranza”.

    “Noi rivendichiamo l’intervento pubblico - ha sostenuto Salvetti - che la fabbrica sia rilevata dal consorzio regionale, ma un intervento pubblico diverso da quello che normalmente avviene, non imposto dall’alto alle comunità e ai lavoratori e lavoratrici. Il 18 maggio torniamo a mobilitarci a Firenze con un corteo con tutta la dignità che abbiamo in corpo perchè non ci rimane molto tempo. Vogliono trasformarci come Gkn in un problema di ordine publico e di sicurezza negando i diritti sindacali e così questa diventa anche una lotta per i diritti democratici del mondo del lavoro”.

    Risale al 9 luglio 2021 infatti quando Gkn, di proprietà del fondo inglese Melrose, annunciò, con una pec, la chiusura dello stabilimento di Campi Bisenzio e il conseguente avvio della procedura di licenziamento di 422 persone. 

Lu.Lo.