“Noi non vogliamo curarci, vogliamo vivere”. Sul palco del concerto del 1 maggio in corso a Taranto, promosso dal comitato \'Cittadini e lavoratori liberi e pensanti\', arriva la voce degli operai dell’acciaio, tra quelli di Acciaierie d’Italia e di Ilva, due società entrambe in amministrazione straordinaria (la prima da febbraio scorso, la seconda dal 2015) e con i dipendenti in cassa integrazione straordinaria. Tutti (1.600) per Ilva in as, 3.000 per Acciaierie d’Italia.
“Far credere che senza quella fabbrica ci sarebbe solo disoccupazione, significa fare terrorismo mediatico - è stato detto dal palco della manifestazione - far credere che il problema a Taranto, sia risolto, significa mentire. La città vuole tornare a vivere nonostante le delusioni e le false promesse. Ci hanno tradito tutti, da destra a sinistra, parlando di decarbonizzazione, di idrogeno, di produzione verde. I sindacati negoziano solo la cassa integrazione, che è l’anticamera del sicuro licenziamento”.
“Dobbiamo essere pronti a sognare, a lottare - hanno aggiunto dal palco gli operai - a prendere i nostri diritti per un futuro diverso. Per questo abbiamo studiato e ci siamo sostituiti alle istituzioni. Abbiamo elaborato un piano Taranto che prevede un percorso di smantellamento, bonifica, decontaminazione, con l’attuale forza lavoro e con gli operai che verranno. Solo così possiamo restituire alla città lo sviluppo a cui ambire, puntando a tutte le risorse storiche, naturali, culturali, di cui dispone, liberandoci dell’unica modalità di sviluppo industriale”.