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Giornale di Taranto - EX ILVA, IL GIORNO-4/ Melucci: “c’è intesa col ministro sull’accordo di programma”, ma i sindacati non ci stanno. Confindustria Taranto: “sì a Invitalia maggioranza”
Venerdì, 20 Gennaio 2023 13:02

EX ILVA, IL GIORNO-4/ Melucci: “c’è intesa col ministro sull’accordo di programma”, ma i sindacati non ci stanno. Confindustria Taranto: “sì a Invitalia maggioranza” In evidenza

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 “Noto che c’è stato pieno consenso, convergenza, tra i rappresentanti delle Regioni interessate, la Regione Puglia, la Regione Liguria, e il sindaco di Taranto. Inizia un percorso in cui tutti ci muoviamo nella stessa direzione con la convinzione che la siderurgia italiana possa rappresentare davvero un asse fondamentale dell’industria italiana ed europea e che a Taranto si possa creare nel tempo, perché bisogna ovviamente lavorare, ogni giorno e per più anni, un grande polo siderurgico modello per l’intero pianeta”. Lo ha detto il ministro Adolfo Urso uscendo dal Mimit dopo il vertice di oggi pomeriggio su Acciaierie d’Italia, ex Ilva.

  Sul passaggio dello Stato al 60 per cento del capitale di AdI, Urso ha dichiarato che “c’è anzitutto un percorso parlamentare. Ho detto a tutti che bisogna essere molto rispettosi del Parlamento. È appena iniziato questo percorso. Chiunque voglia proporre modifiche, puó farlo in quella sede, ovviamente anche le forze sociali e produttive che saranno ascoltate dalle commissioni. Noi stessi siamo disponibili ad ascoltare eventuali miglioramenti”.

 

Urso ha quindi annunciato di aver convocato “il prossimo tavolo a distanza di un mese per ascoltare anche il Parlamento, quello che le forze sociali e produttive riterranno più opportuno, e in quella sede, tra un mese, noi forniremo quello che potrà essere l’accordo di programma e l’azienda offrirà, dal canto suo, un cronoprogramma che noi monitoreremo per il rilancio industriale, produttivo di Taranto e per la sua riconversione”.

   I 750 milioni in Acciaierie d’Italia, ha chiarito Urso, “li mettono i soci nelle proporzioni che oggi esistono: 38 per cento lo Stato, 62 per cento il privato. Un finanziamento importante che dovrà servire anche a creare quel circolante necessario al rilancio produttivo del sito con una formula che ci consente in ogni momento, eventualmente, di trasformare quelle finanze in azioni”.

   “Prevediamo che si possa esercitare anche prima” ha infine detto Urso in riferimento al passaggio dello Stato al 60 per dento in Acciaierie d’Italia ora collocato nel 2024. 

 

“Nelle parole del ministro abbiamo riscontrato ampia sintonia con la nostra visione e il fatto che abbia accolto la prospettiva di un accordo di programma, che noi chiediamo dal 2018, rende quella di oggi una data storica”. Ha detto il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, “Senza questo passaggio, senza accordo e piano nazionale della siderurgia, anche quest\\\\\\\'ultimo elemento fondante della nostra relazione ripreso dal ministro, non c’è futuro per l’ex Ilva - ha detto Melucci -. Vogliamo credere che il Governo rispetterà gli impegni assunti, siamo pronti a dare il nostro apporto e a sorvegliare gli interessi primari della comunità”. Palazzo di Città comunica che il sindaco di Taranto, che é anche presidente della Provincia di Taranto, “ha fatto pervenire al ministro Adolfo Urso una dettagliata relazione che definisce il percorso che l’intera comunità vuole compiere in relazione al rapporto con la grande industria, senza ulteriori passi indietro rispetto alla prospettiva di un accordo di programma”. 

Non la pensano allo stesso modo i sindacati contrari al fatto che la partita dello stabilimento tarantino venga gestita separatamente rispetto a Genova e Novi Ligure.

 

 “Ci siamo trovati di fronte al tentativo di spostare sul terreno di un accordo di programma relativo al solo territorio di Taranto e al rischio di disarticolare le prospettive del gruppo Acciaierie d’Italia, essendo i destini degli stabilimenti di Genova, Novi Ligure e di tutti gli altri siti strettamente connessi a quelli dello stabilimento jonico”. dice Michele Di Palma, segretario  del Fiom Cgil.

   “Per noi - prosegue - non esiste la possibilità di separare i due piani del confronto e della discussione e non può essere quindi condivisibile un percorso che sposta il baricentro degli investimenti sul territorio piuttosto che sul piano industriale, sugli impianti, sul rilancio e riqualificazione in termini di sostenibilità ambientale delle produzioni. Per queste ragioni  - aggiunge - sia durante il percorso di conversione in legge del decreto, sia per avviare un confronto serrato sul piano industriale e sugli investimenti, daremo vita ad iniziative di mobilitazione, compresa la possibilità di proclamare pacchetti di ore di sciopero, che decideremo nei prossimi giorni con le nostre strutture e con le altre organizzazioni sindacali. Infine, valuteremo - annuncia - anche iniziative di natura legale con riferimento all\\\\\\\'accordo del 2018”. 

 

 “L’incontro di oggi è stato importante, approfondito, ma anche critico perché abbiamo verificato le difficoltà che ci sono nell’accogliere le richieste che noi abbiamo fatto di riequilibrio della governance e soprattutto di certezza della ripresa produttiva. Non siamo soddisfatti dei programmi produttivi che ci saranno su Taranto, 4 milioni di tonnellate nel 2023 e 5 nel 2024. Sono insufficienti per garantire quella ripresa e quel rilancio che con i soldi dello Stato noi volevamo. Su questo peró abbiamo insistito perchè gli investimenti vadano in una direzione precisa”.  ha detto Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl, all’uscita del Mimit.

   “Il ministro ci ha garantito un confronto aperto, ci ha garantito la possibilità che si possa modificare l’attuale decreto, noi vedremo quali modifiche proporre. È previsto un confronto continuativo perchè il ministro è consapevole che la situazione non è semplice” ha detto ancora Benaglia. “L’accordo di programma  - ha aggiunto - è stato evocato non solo dal Governo ma anche dagli amministratori locali e regionali, ma per noi non deve essere sinonimo della chiusura dell’area a caldo. Siamo stati nettissimi. Non si può pensare di saltare sul futuro dell’idrogeno chiudendo l’area a caldo perchè significa far morire l’acciaieria. Il tema dell’accordo di programma esiste, ma bisognerà riflettere con molta cautela\\\\\\\". 

 

Confindustria Taranto ha consegnato un documento unitario sottolineando di essere d’accordo sul fatto che Invitalia sia socio di maggioranza ma contraria alla totale sralizzazione , “rispetto agli scenari futuri, esprime prioritariamente un no alla statalizzazione dell’acciaieria al 100% e un si ad un eventuale riequilibrio della governance che veda Invitalia quale socio di maggioranza”.  ha detto, il presidente Salvatore Toma, illustrando il documento del consiglio generale dell’associazione. “Allo stesso tempo, però - dice Confindustria Taranto - è importante far sì che, qualunque sia il socio di maggioranza, lo Stato debba vigilare ed eventualmente intervenire laddove vengano meno gli impegni assunti rispetto ai processi di ambientalizzazione, ai processi di produzione e al rapporto, fondamentale, con le aziende dell’indotto. La presenza  dello Stato dovrà essere pertanto prioritaria sulla gestione dell’acciaieria in virtù dello status di stabilimento di interesse strategico nazionale”.

 

Confindustria Taranto chiede poi di “avere contezza di un piano industriale che consenta alla fabbrica dell’acciaio la continuità sul piano della produzione e dei processi di ambientalizzazione, aderendo alle intenzioni del Governo e accogliendo con favore le iniezioni di liquidità che possano favorirne la continuità”. Inoltre, dice Confindustria Taranto, bisogna “fare in modo che tali risorse siano direzionate anche alle aziende dell’indotto affinché possano continuare a lavorare all’interno di Adi in condizioni di serenità, prive di condizionamenti e con reali prospettive di futuro, e che quindi il decreto, almeno per la parte relativa alle risorse stanziate, possa trovare tempestiva applicazione”.

    E ancora, per Confindustria Taranto, serve “avere maggiore contezza di quali saranno i prossimi passi del Governo per incentivare e accelerare il processo di decarbonizzazione che tutta la comunità auspica”.

   Sul nuovo decreto legge, Confindustria Taranto esprime “pur senza contestarne la liceità, preoccupazione in merito all’art. 2 dello stesso decreto, ovvero l’eventuale ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria di imprese “che gestiscono uno o più stabilimenti di interesse strategico nazionale”. L’introduzione di questo articolo - rileva Confindustria Taranto - è preoccupante perché riporta a dinamiche che hanno prodotto, per le nostre imprese dell’indotto, una debacle finanziaria senza precedenti. E ci riferiamo ai 150 milioni di crediti vantati dalle aziende nei confronti di Ilva in amministrazione straordinaria e mai più corrisposti. La perplessità è lecita - conclude Confindustria Taranto - e la domanda che ci pongono le aziende lo è altrettanto. Rischiamo di ritrovarci davanti ad una situazione analoga al 2015?”.