Quattordici autobus partiti tra le 3 e le 4 della notte da Taranto e dai comuni della provincia sono in viaggio verso Roma per il presidio di protesta promosso da Fiom Cgil, Uilm e Usb sotto la sede del ministero delle Imprese (Mimit) in concomitanza col vertice su Acciaierie d’Italia, ex Ilva, convocato oggi dal ministro Adolfo Urso, con inizio alle ore 14. A bordo dei mezzi, riferiscono i sindacati, ci sono circa 750 lavoratori tra dipendenti di Acciaierie d’Italia, delle imprese dell’indotto e cassintegrati di Ilva in amministrazione straordinaria. L’arrivo a Roma é previsto intorno a mezzogiorno: il presidio sotto il ministero comincerà intorno alle 13, ma in via Molise è stata autorizzata la presenza di un numero più ridotto rispetto a quelli partiti da Taranto.
Oltre alla protesta a Roma, a Taranto, nel siderurgico e nelle aziende del polo dell’acciaio, è cominciato da ieri alle 23 uno sciopero che si concluderà alle 7 di domani. Non partecipano allo sciopero la Fim Cisl e l’Ugl che hanno dichiarato di voler attendere il confronto col ministro prima di decidere eventuali iniziative. La Fim Cisl, oggi, sarà però sotto il ministero.
Urso ha convocato Acciaierie d’Italia, con i partner privato ArcelorMittal (maggioranza) e pubblico Invitalia (minoranza), tutti i sindacati, Confindustria, le Regioni che ospitano gli impianti dell’ex Ilva. Si parlerà di come affrontare la crisi dell’azienda e del nuovo decreto legge in vigore dal 5 gennaio, dl che da oggi comincia, dalla Commissione Industria del Senato, l’iter parlamentare di conversione.
Il decreto autorizza Invitalia ad intervenire sino ad un miliardo per sottoscrivere “aumenti di capitale sociale o finanziamento in conto soci secondo logiche, criteri e condizioni di mercato, da convertire in aumento di capitale sociale”, a richiesta della stessa Invitalia.
Fiom, Uilm e Usb mettono al primo posto la svolta societaria e chiedono che i fondi pubblici che, grazie al decreto, erogherà Invitalia (680 mln su un miliardo che è il tetto), servano a portare presto quest’ultima in maggioranza in Acciaierie d’Italia (60 per cento). La Fim, invece, pur attribuendo importanza alla modifica della governance societaria, attribuisce priorità alla ripartenza produttiva e occupazionale del gruppo e chiede che le risorse vadano anzitutto a questo scopo.