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Giornale di Taranto -
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“La presenza sui mercati internazionali non può essere improvvisata. Per fare commercio estero occorre una preparazione adeguata”. Lo ha detto il professor Domenico del Sorbo, durante il seminario svoltosi nella sala Monfredi della Cittadella delle Imprese, organizzato dall’Ice, Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, in collaborazione con la Camera di commercio di Taranto.

L’iniziativa è finalizzata a fornire alle micro, piccole e medie imprese, di tutti i settori produttivi, gli strumenti per affermarsi sui mercati esteri. L’internazionalizzazione presenta sicuramente molte opportunità, ma nasconde anche insidie e incognite. Un supporto concreto per le aziende è costituito dal programma Pac (Piano d’azione e coesione), rivolto a quattro regioni meridionali dell’obiettivo Convergenza: Puglia, Calabria, Sicilia e Campania. L’Ice Agenzia, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo economico, è promotore del piano Export Sud. Sono previste formazione in aula, affiancamenti personalizzati, incubazione all’estero. “Questa attività – ha spiegato la dottoressa Adriana Bacchi di Ice – si svolgerà lungo un arco di 15 mesi e coinvolgerà le quattro regioni obiettivo. Il seminario realizzato a Taranto in collaborazione con la Camera di commercio, è il primo in Puglia, cui seguiranno analoghe iniziative a Lecce e Bari. La formazione è del tutto gratuita ed è rivolta esclusivamente alle imprese”.

Cosa deve fare, dunque, un’azienda prima di varcare i confini nazionali con i propri prodotti? “Innanzitutto – ha sottolineato il prof. Del Sorbo – bisogna scegliere un mercato puntando prevalentemente su aree in crescita, ma senza trascurare mercati maturi. Successivamente bisogna analizzare il profilo macro-economico di quel paese (tasso di inflazione, Pil, reddito pro-capite) e poi conoscere il macro settore in cui si opererà. Molto importante è essere bene informati sulle normative”.

L’internazionalizzazione dunque come grande opportunità, ma con l’adeguata preparazione. “Questo è esattamente - ha spiegato Nicola Spagnuolo, presidente dell’Azienda Speciale Subfor - lo spirito delle nostre attività. Con le missioni all’estero, gli incontri, i seminari vogliamo offrire alle imprese la possibilità di accrescere il proprio business nel pieno rispetto delle regole e puntando alla valorizzazione dei prodotti di qualità che decretano il successo del Made in Italy all’estero”.

 

Guarda la video intervista al prof. Domenico del Sorbo https://www.youtube.com/watch?v=V-5KQW-8jBs

 

 

 

 

Maggiore efficienza, tempi più veloci, risparmio. Sono questi i vantaggi della fatturazione elettronica che diventerà obbligatoria dal prossimo 31 marzo per le imprese che forniscono beni e servizi alla Pubblica Amministrazione. Cambieranno radicalmente,  in meglio, i rapporti tra PA e fornitori con un maggiore controllo della spesa pubblica e l’opportunità per le piccole e medie imprese di scoprire l’efficienza del digitale, la semplicità della procedura e di risparmiare una cifra media annua che l’Agenzia per l’Italia Digitale stima in circa 500 euro.

Per presentare agli operatori economici questa innovazione, i 110 Digital Champions italiani insieme alle Camere di commercio, lunedì prossimo, 9 marzo, incontreranno imprese, associazioni di categoria, professionisti, altre Pubbliche Amministrazioni. Si tratta di un evento informativo che si svolge contemporaneamente nella maggior parte delle strutture camerali italiane, sedi ideali per l’incontro tra una pubblica amministrazione, che dell’utilizzo delle nuove tecnologie e della semplificazione ha fatto una delle principali linee di azione, e il sistema produttivo.

A Taranto il focus sulla fatturazione elettronica si terrà, appunto, il 9 marzo 2015, a partire dalle ore 10, nella sala Monfredi della Cittadella delle imprese. Il Digital Champion  Umberto Talamo spiegherà i vantaggi per imprese e professionisti. L’ingegnere Francesco Rossa di InfoCamere illustrerà il funzionamento della piattaforma gratuita on line disponibile per le piccole e medie imprese. L’introduzione è affidata al dottor Francesco De Giorgio, Segretario generale dell’Ente camerale ionico. I lavori saranno aperti dal Cav. Luigi Sportelli, Presidente della Camera di commercio di Taranto.

“Il passaggio alla fatturazione elettronica – afferma Sportelli- è solo l’ultima di una lunga serie di innovazioni virtuose di cui sono protagoniste le Camere di commercio. Si tratta di uno strumento semplice, totalmente gratuito e utile soprattutto per le imprese di piccola dimensione che operano con la Pubblica Amministrazione. L’innata vocazione all’innovazione del sistema camerale trova conferma ad oltre vent’anni dalla riforma introdotta con la legge 580 del 1992 che immaginò, con straordinaria lungimiranza, un Registro delle imprese interamente digitale, affidandone la realizzazione e la gestione alle Camere. Ancora oggi il Registro delle imprese italiano continua ad essere considerato una best practice a livello europeo”.

 

L’incontro sarà, quindi, l’occasione per far meglio conoscere il servizio di fatturazione elettronica dedicato alle piccole e medie imprese iscritte alle Camere di commercio che abbiano rapporti di fornitura con le Pubbliche Amministrazioni. Si tratta di una applicazione estremamente semplice e totalmente gratuita, accessibile dal sito della Camera di commercio, messa a disposizione dal sistema camerale, in

collaborazione con l’Agenzia per l’Italia digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Unioncamere e Infocamere.

Al servizio si accede previo riconoscimento del titolare dell’impresa tramite la Carta Nazionale dei Servizi (CNS), strumento introdotto dal Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) per l’accesso telematico ai servizi della PA, consentendo la compilazione del documento contabile, l’individuazione della PA destinataria, la firma digitale, l’invio e relativa conservazione a norma.

La Camera di commercio di Taranto, in collaborazione con InfoCamere, realizzerà un ulteriore momento di approfondimento sull’argomento mercoledì 11 marzo, nella sala Monfredi della Cittadella delle imprese, a partire dalle ore 9.00. La dottoressa Claudia Micchetti di InfoCamere, fornirà una serie di elementi su definizione, ambiti, modalità di applicazione della fatturazione elettronica, sulla sua conservazione sostitutiva, sulla Piattaforma di Certificazione Crediti e sul servizio di Fatturazione elettronica offerto dalle Camere di commercio.

Per adesioni al workshop gratuito, inviare una mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. specificando dati anagrafici, tipologia di partecipante (impresa, professionista, privato Pa, ecc.) e recapiti.

 

 

Nei giorni scorsi abbiamo fronteggiato un'emergenza: garantire la continuità produttiva ed occupazionale dell'Ilva e dell'indotto senza la quale sarebbe affondato un intero sistema e non ci sarebbe stato futuro per ventimila operai e centinaia di piccole e medie imprese. Con l'ok del Senato alla conversione del decreto legge 1/2015, è stato compiuto un primo passo in questa direzione, ma il percorso è ancora lungo”.

Con questa premessa l'on. Michele Pelillo ed il sen. Salvatore Tomaselli, due esponenti del Pd pugliese, che più di altri sono impegnati sul fronte Ilva, hanno spiegato i contenuti del provvedimento che lunedì sarà già all'esame delle commissioni della Camera e mercoledì sera approderà in Aula. L'incontro con giornalisti, imprenditori, esponenti del Pd locale, si è svolto nella sala Monfredi della Cittadella delle imprese. “La vicenda Ilva – ha detto l'on. Pelillo è una questione complessa. Il testo approvato è stato notevolmente migliorato rispetto al decreto, sono state aggiunte nove pagine di emendamenti. Certo, è perfettibile perché in questa vicenda ci sono interessi diversi che vanno bilanciati tra loro”.

Il parlamentare ionico ha ricordato che “il presidente Renzi in prima persona ci ha messo la faccia. Ora mi auguro che tutto questo impegno non venga vanificato e produca una svolta vera”. Pelillo sposa il lessico renziano e dice: “se i gufi non prevarranno, siamo ad una svolta positiva per questo territorio che per la quantità di finanziamenti di cui beneficerà, può essere considerato il più grande cantiere dopo l'Expo. Mi auguro che il Parlamento non sia vittima della solita pratica ostruzionistica e che da parte di tutti ci sia rispetto per il disagio di questa comunità”.

Secondo il sen. Tomaselli “questo provvedimento può essere quello della svolta perché è il più complesso e ambizioso finora adottato. Abbiamo scelto la strada più difficile, cioè tenere insieme il futuro di 20mila lavoratori e di un pezzo decisivo dell'industria manifatturiera italiana, il risanamento dello stabilimento, la bonifica e lo sviluppo del territorio tarantino”. Il senatore brindisino ha spiegato che il primo passo è stato quello di garantire la continuità produttiva ed occupazionale dotando l'amministrazione straordinaria della necessaria liquidità finanziaria. “Oggi abbiamo certezza dei 156 milioni del fondo Fintecna, di una nuova linea di credito di 260 milioni garantita dalle banche grazie alle pressioni del Governo. Queste somme saranno utilizzate per pagare gli stipendi e i fornitori”. Sul fronte del risanamento ambientale degli impianti “è certa la disponibilità di 1,2 miliardi dei Riva sequestrati dai magistrati e di altri 700 milioni. Parliamo di quasi 2 miliardi di euro vincolati alla piena attuazione degli interventi previsti dall'Aia che dovrà concludersi entro agosto del 2016. Ulteriori 400 milioni di euro sono destinati all'ammodernamento tecnologico degli impianti”.

In parallelo, hanno aggiunto Pelillo e Tomaselli, abbiamo lavorato per tutelare l'indotto. “Sono state introdotte quattro misure che non erano previste nella prima stesura del decreto. Si tratta della prededucibilitá dei crediti, della sospensione degli oneri tributari per il 2015, della moratoria dei mutui fino al 2017 e dell'accesso ad uno specifico fondo di garanzia con la disponibilità di 35 milioni. Tutti questi interventi sono stati inseriti nel contesto rigidissimo di una procedura concorsuale”.

Nei sei decreti precedenti non era previsto alcuna misura in favore dello sviluppo di Taranto. “Le modifiche al decreto apportate in Senato hanno migliorato anche questo aspetto prevedendo la presenza al Tavolo istituzionale della Camera di commercio di Taranto in qualità di Ente che riassume e sintetizza il partenariato sociale ed economico”, ha sottolineato il sen. Tomaselli, già presidente della Camera di commercio di Brindisi. Unico cruccio, non essere riusciti ad inserire “per una questione procedurale”, la deroga al patto di stabilità per l'aumento dell'organico di Arpa Puglia.

In attesa del voto della Camera dei Deputati, il Governo sta già lavorando alla costituzione della Newco che acquisterà o prenderà in fitto l'Ilva per completare il processo di salvataggio e rilancio.

Sono numerose le modifiche adottate in sede di conversione in legge al decreto Ilva (n°1/2015). Il testo è stato approvato dall'Assemblea del Senato con 151 voti favorevoli e 114 contrari e passa ora all'esame della Camera dei deputati. Nella seduta pomeridiana di ieri si è conclusa la discussione generale, ha avuto luogo la replica del Vice Ministro De Vincenti e il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha posto la questione di fiducia sull'approvazione di un emendamento sostitutivo dell'intero testo, che ha recepito le modifiche approvate dalle Commissioni riunite ambiente e industria.

Le novità introdotte in Commissione prevedono, all'articolo 1, che tra i crediti anteriori all'ammissione delle imprese strategiche alla procedura di amministrazione straordinaria siano prededucibili soltanto quelli riguardanti prestazioni di risanamento ambientale. All'articolo 2 si prevede che il Ministro dell'ambiente presenti semestralmente una relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del piano di cui al decreto del Presidente del Consiglio 14 marzo 2014, che si intende attuato se sia stato realizzato, antro il 31 luglio 2015, l'80 per cento delle prescrizioni in scadenza. La Regione Puglia è autorizzata a potenziare il settore di oncologia pediatrica nella provincia di Taranto. Sono sospesi i termini dei versamenti di tributi erariali per le imprese di autotrasporto e per le piccole imprese che vantino crediti nei confronti di Ilva. Per consentire la rimodulazione del piano di ammortamento di mutui e finanziamenti per le PMI che vantano crediti verso imprese di carattere strategico in amministrazione straordinaria, il Governo concorda con le banche le misure necessarie a sospendere il pagamento della quota capitale delle rate per gli anni dal 2015 al 2017. Per il sostegno alle imprese fornitrici è previsto anche il ricorso al Fondo di garanzia. All'articolo 3 si autorizza il commissario a richiedere il trasferimento delle somme sequestrate per soddisfare i crediti prededucibili, nonché a contrarre finanziamenti pari a 400 milioni di euro, assistiti dalla garanzia dello Stato, per realizzare gli investimenti di risanamento ambientale. Alla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi sono destinati 10 milioni di euro. All'articolo 4 è previsto il ricorso ad anticipazioni del Fondo di rotazione per pagare gli oneri derivanti dalle sentenze di condanna della Corte di giustizia europea. All'articolo 6 si prevede che il commissario straordinario predisponga un programma di misure a medio e lungo termine per la bonifica dell'area di Taranto. Il commissario straordinario può anche definire procedure volte a favorire l'impiego di lavoratori provenienti dai bacini di crisi.

Dopo che sul maxiemendamento governativo il Presidente della Commissione bilancio ha espresso parere di nulla osta, si è svolta la discussione sulla fiducia, alla quale hanno partecipato i sen. Ciampolillo, Paola Nugnes, Barbara Lezzi, Manuela Serra (M5S); Uras, Loredana De Petris (SEL); Consiglio (LN); Paola Pelino, Gibiino (FI-PdL); Di Biagio (NCD-UDC); Mucchetti (PD).

Le opposizioni hanno criticato il ricorso alla trentacinquesima fiducia su un provvedimento che non prevede misure strutturali, lascia irrisolti i problemi principali dell'Ilva, nega il principio della responsabilità per i danni ambientali e non segna un'inversione di tendenza rispetto ai problemi di inquinamento dell'area. M5S, SEL e Gruppo Misto hanno criticato in particolare le norme che escludono la responsabilità penale e civile del commissario rispetto all'attuazione delle prescrizioni dell'AIA. Il varo del settimo decreto Ilva dimostra che il ricorso a misure d'emergenza ha avuto esiti fallimentari. FI-PdL, LN e GAL hanno evidenziato invece gli errori strategici commessi dai Governi Monti, Letta e Renzi, che hanno prolungato l'amministrazione statale, provocando l'accumulo di debiti enormi. Gli interventi assistenziali non salvaguardano il tessuto produttivo del Paese, occorre invece una politica industriale a livello nazionale. Il decreto non garantisce tempi e risorse certe per risanamento ambientale e ammodernamento produttivo, e non prevede stanziamenti adeguati per fronteggiare i debiti accumulati dalle imprese dell'indotto. La maggioranza ha ricordato che il provvedimento mira ad assicurare la continuità produttiva e occupazione del polo siderurgico e la prosecuzione del risanamento ambientale dell'area di Taranto

Nelle dichiarazioni di voto finali hanno annunciato voto contrario i sen. D'Anna (GAL), Arrigoni (LN), Stefano (SEL), Martelli (M5S), Zizza (FI-PdL). Hanno annunciato voto favorevole i sen. Buemi (Aut-PSI), Marinello (NCD-UDC), Vaccari (PD).

In apertura di seduta i senatori di M5S hanno riproposto il tema del rispetto della procedura relativa alle questioni sospensive, chiedendo alla Presidenza di chiarire in quale momento è possibile avanzare una proposta di non passaggio agli articoli. La Presidente di turno Fedeli ha risposto che la richiesta può essere avanzata prima della votazione degli articoli, ma le domande di intervento del Governo hanno la precedenza. La sen. De Petris (SEL) ha rilevato che nella seduta di ieri i senatori di M5S avevano chiesto la parola prima del Ministro per i rapporti con il Parlamento.

Bagarre nell'Aula di Palazzo Madama per la conversione in legge del decreto Ilva/Taranto su cui il Governo ha posto il voto di fiducia. Il provvedimento è comunque passato con 151 voti a favore. Pesanti contestazioni e critiche  sono giunte dal Movimento 5 stelle e da Sel. Secondo il sen. Ciampolillo (M5S) il "decreto rappresenta l'ennesima dimostrazione della incapacità di questo Governo, al di là dei finti proclami del suo Presidente del Consiglio, di affrontare seriamente ed in termini innovativi la gravissima questione dell'ILVA di Taranto.La città di Taranto è ancora una volta illusa di poter proseguire un cammino di sviluppo economico solido e duraturo ed è posta in maniera indecente di fronte alla scelta tra la salute dei propri bambini e la necessità di salvaguardare i livelli occupazionali minimi di un'area, peraltro, già fortemente provata da una difficile crisi economica e sociale. Ed invero la pagina più ignobile di questo decreto, da cui emerge chiaramente il senso dell'intervento del Governo, è costituita proprio dallo stanziamento di 5 milioni di euro per le strutture di oncoematologia pediatrica e attività similari. Invece di difendere veramente la salute dei bambini di Taranto, il Governo cosa fa? Stanzia soldi per curarli dal male che consentirà si continui a fare loro! Ma come può anche solo immaginare di proporre un simile decreto? Signori del Governo, trasferite le vostre famiglie a Taranto, andateci voi a vivere con i vostri bambini, se avete il coraggio di sostenere questa immane offesa alla dignità e alla intelligenza dei cittadini, rappresentata da un decreto-legge su cui, peraltro, avete l'impudenza di porre la questione di fiducia". 

La sentarice Nugnes, sempre di M5S ha denunciato una serie di "teatrini" durante i lavori in Commissione. "Il teatrino ultimo - ha detto - è stato sull'emendamento, che tutti avremmo votato, sul potenziamento dell'ARPA Puglia. In quella occasione c'è stato un vero teatrino della maggioranza e quell'importante emendamento è stato ritirato un minuto prima che arrivasse la relazione; non è possibile che la maggioranza e i relatori non fossero coscienti che quella relazione era pronta e stava arrivando. Abbiamo quindi assistito al teatro, al Ministro che entrava portando la buona novella mentre i relatori avevano già ritirato l'emendamento. Il Governo in quella sede si era assunto l'impegno informale di inserirlo, per sua iniziativa, nel maxiemendamento, ma così non è stato. Questo teatrino è un grande inganno, perché l'ILVA sta morendo. È un'equazione impossibile tenere in piedi un'azienda i cui vertici sono sotto processo insieme ai vertici degli enti territoriali per associazione a delinquere e disastro ambientale. Si tratta di un'azienda che inquina, che perde 30 milioni al mese, che viene abbandonata dai clienti perché produce acciaio scadente, che ha tre miliardi di debiti e per la quale occorrono tre miliardi ulteriori per la messa in rifunzionalizzazione: ci vogliono 300 milioni per le coperture delle perdite future, 500 milioni per la ricostituzione delle scorte, 300 milioni per le manutenzioni urgenti, ancora 200 milioni per l'altoforno 5 e circa due miliardi per l'adeguamento all'Autorizzazione integrale ambientale. Questi sono i conti. Si parla anche di bonifica in questo decreto-legge, una bonifica di cui si era già parlato tre anni fa, per la quale già erano stati stanziati 110 milioni. Finalmente ci accingiamo ad usarne due di quei 110 milioni, ossia si provvede adesso a bonificare, forse, lo 0,1 per cento del territorio che dovrebbe essere bonificato. Sarebbe necessario sostituire due miliardi di metri cubi di terreno superficiale, perché l'inquinamento intorno a questo impianto ha un raggio di 20 chilometri, e c'è divieto di pascolo, di passeggiare, di giocare a pallone, di uscire fuori nell'area della scuola".

Sulla vicenda Arpa è intervenuto anche il sen. Uras (Gruppo Misto-Sel) secondo cui "grida vendetta il fatto che si sia cancellato un emendamento come quello con cui si proponeva di potenziare l'ARPA. Ma lo avete letto? Io sono sempre orientato verso quell'isola; per questo mi scuso con la Puglia e tutto il resto del territorio nazionale. Si è intervenuti arrivando a negare all'ARPA un'integrazione degli organici in ragione dei controlli inseriti. Il Ministro deve venire qui ogni sei mesi a rendere conto dell'andamento degli interventi di tutela e ripristino ambientale! E chi li esegue i controlli? Abbiamo impedito di assumere 20, o 30 persone in più, tecnici per coadiuvare chi ha la responsabilità e lo abbiamo impedito per una miseria umana (perché sono previste le elezioni e non si sa mai che cosa può comportare un'assunzione, un concorso o una stabilizzazione). Ma è in questi casi che si dimostra la maturità. Il fatto che un Parlamento che deve affrontare questi temi, in una situazione complessa come questa, si perde in queste miserie penso, signora Presidente, meriti una riflessione".

Critiche anche dal sen. Gibino (Forza Italia- Pdl). "Il passaggio all'amministrazione straordinaria - ha detto - deve essere quindi un passaggio di estrema garanzia per tutti coloro che hanno un interesse nella gestione precedente dell'azienda. Questo è prodromico ad ogni azione prevista dal decreto. Va tenuto conto del necessario intervento, pure previsto dal decreto, in materia di salute, frutto di un emendamento presentato da Forza Italia anche se modificato, in peggio, dell'esame delle Commissioni. Va tenuto conto del grande problema ambientale che va sottratto alla gestione della magistratura e riportato, anche questo, in una gestione aziendale che punti al risanamento duraturo delle aree inquinate. I dubbi rimangono soprattutto, lo ribadiamo, per le risorse in campo e per le coperture finanziarie adottate, che a nostro avviso si riveleranno gravemente insufficienti. Lo ribadiamo: Forza Italia ritiene che l'ILVA debba diventare un'azienda appetibile sul mercato e le manifestazioni eventuali di interesse da parte di gruppi italiani o esteri interessati all'acciaio devono essere raccolte e valutate sin d'ora. Altrimenti, a causa della perdurante mancanza di una politica industriale, rischiamo di perdere anche questa piccola nicchia nell'enorme mercato mondiale dell'acciaio".

A difendere il decreto legge e le modifiche apportate in Commissione, è stato il sen. Mucchetti (Pd).  "Il disegno di legge di conversione ha migliorato - ha affermato - il decreto che dà corpo normativo alle soluzioni che ora consentiranno all'ILVA di riprendere, investire e rendere più compatibile la produzione con l'ambiente circostante. Con questo decreto il commissario ex decreto Ilva, ha potuto chiedere l'amministrazione straordinaria in base alla legge Marzano, senza non avrebbe potuto. A questo scopo il decreto estende ai nuovi commissari i poteri, i doveri e le guarentigie del vecchio commissario ex decreto ILVA, altrimenti la cosa non funzionava. Quindi era un passaggio indispensabile. L'amministrazione straordinaria comporta la gestione, di fatto pubblicistica quindi è giusto il richiamo che in termini positivi o negativi è stato fatto al ruolo dello Stato, di questa grande azienda e non comporta più, nell'immediato, la vendita che invece costituiva l'obiettivo con il quale il Governo aveva sostituito alla fine della primavera del 2014, il primo commissario dell'ILVA, Enrico Bondi, che aveva presentato un piano industriale, lo ricordo perché di industria si parla sempre genericamente e raramente in modo concreto, fortemente innovativo sul piano tecnologico laddove sostituiva, in una certa misura tendente a crescere, l'uso del carbone con l'uso del gas. Quel piano e quell'impostazione vennero ritenuti non praticabili dalle banche, che forse non volevano tanto bene al commissario Bondi per quello che aveva fatto da commissario della Parmalat. Dico questo perché le osservazioni fatte in quella circostanza dal consulente Roland Berger sono state poi smentite dalle scelte degli industriali siderurgici privati italiani che avevano attaccato la gestione del commissario Bondi per poi riproporre quelle scelte industriali sul sito di Piombino: parlo del preridotto. Bisogna avere memoria di queste vicende perché il futuro nasce dalla consapevolezza del passato, non mettendo la polvere sotto il tappeto, ma capendo che cosa si è fatto e facendo quindi tesoro anche di qualche fatale errore. Avevamo deciso di vendere all'incanto l'ILVA. La sostituzione di Bondi con Gnudi - lo ricordo ai colleghi di Forza Italia - era dettata dal fatto che si diceva che lo Stato non doveva prendere in mano l'ILVA perché l'ILVA sarebbe stata presa in mano dagli imprenditori privati italiani o, meglio ancora, internazionali. Il gruppo ArcelorMittal mise piede per la prima volta in ILVA nel maggio 2014 - lo ricordo un po' a tutti - e, dopo sei mesi, non presentò nessuna offerta. Quando venne in Commissione ci disse però che l'ILVA era ottima, anche se il contesto rendeva impossibile la formulazione di un'offerta vincolante, cosiddetta binding. Ergo, non è che l'intervento dello Stato adesso è dettato da un ritorno alle illusioni centralistiche e statalistiche di una stagione che fu, quanto piuttosto dalla necessità concreta di rispondere alla domanda su che cosa si può fare oggi di reale per tenere in vita l'ILVA, così da riuscire a finanziare anche il risanamento ambientale con i soldi che l'ILVA andrà a generare. L'alternativa infatti, siccome non c'è in questo momento un'offerta privata d'acquisto, è chiudere l'ILVA e avviare, se mai ci saranno i soldi pubblici, la bonifica del sito industriale di Taranto a spese dei contribuenti. Queste sono le vere alternative che ci sono sul tappeto. Si è scelto - io dico purtroppo con un po' di ritardo - di arrivare all'amministrazione straordinaria: in questi sei, sette mesi si sono perse alcune centinaia di milioni. Vedete, non so quale sarà il conto economico che alla fine verrà presentato per il 2014, ma guardo allo stato patrimoniale che si è pesantemente aggravato sul fronte delle banche e dei fornitori negli ultimi mesi dell'anno, perché il mercato europeo è difficile e perché l'ILVA si è trovata in una situazione resa ancora più difficile dalle difficoltà che non starò qui a richiamare perché le cronache le abbiamo lette tutti. Per darvi però un'idea e per rammentare a tutti noi qual è la realtà, il gruppo ArcelorMittal, che veniva definito il migliore e il più forte, negli ultimi tre anni, 2014 compreso, ha perso sette miliardi abbondanti di dollari: questo per capire di che cosa parliamo quando ci occupiamo di grande siderurgia. I Riva - ricordiamoci che esiste una proprietà che ha perso il controllo del gruppo ILVA con l'amministrazione straordinaria - potranno sostenere che le gestioni commissariali hanno distrutto valore. Qualcuno anche in questa Aula l'ha ricordato, magari senza associarsi ai Riva in questo giudizio. Essi possono dire di aver lasciato l'ILVA con due miliardi di patrimonio netto, che adesso non c'è più. Immagino che ci saranno delle cause. Per parte mia, pur avendo criticato la scelta di aver interrotto l'azione di Bondi con un inutile tentativo di vendita, non posso essere accusato di fare il Pierino progovernativo su qualsiasi cosa. Cerco di mantenere una certa autonomia intellettuale. Pur avvertendo questo, ricordo che già nell'ultimo esercizio della gestione Riva il bilancio si era concluso con una perdita rilevante e che l'ILVA era già allora su un piano inclinato. Ricordo ArcelorMittal e dico che con le difficoltà che si sono create, in particolar modo a Taranto, un esito pesante era inevitabile. Già le valutazioni che erano state fatte nella parte finale della gestione Bondi collocavano in circa 100 milioni il valore teorico del gruppo. 100 milioni è niente rispetto alle offerte multimiliardarie che erano state fatte ai Riva e che questi avevano respinto perché volevano continuare a fare gli industriali dell'acciaio in Italia. L'ILVA ha operato in un mercato, come ricordavo, difficile tra recessione e crescita zero con le prime linee manageriali smantellate dalle inchieste giudiziarie. Probabilmente ciò è avvenuto a ragione; non sto a discutere, ma di fatto si apriva un problema di non semplice soluzione con una clientela che si è viepiù irritata e ha scelto altri fornitori a causa delle mancate consegne dovute in parte anche ad interventi della magistrature tarantina, alcuni dei quali apparivano ai miei occhi pienamente giustificati dal disastro ambientale ed altri, come per esempio il famoso sequestro degli otto miliardi, non giustificati sia dal punto di vista della qualificazione del reato - e, come voi sapete, quella disposizione è stata azzerata ai successivi gradi del giudizio - sia per gli errori materiali in base ai quali si è arrivati a quella cifra, come abbiamo fatto emergere nel lavoro di Commissione attraverso le audizioni. Ora, con l'amministrazione straordinaria parte una nuova stagione. I Riva sostengono che sarà l'inizio della fine. Forse lo dicono perché paventano nuovi guai ossia che dall'amministrazione straordinaria derivi un'inchiesta per bancarotta o forse lo dicono anche perché lo pensano come industriali. Ricordo questo punto all'Aula e al Governo per sottolineare il rilievo dell'impresa e il rischio connesso all'impresa che abbiamo deciso di intraprendere. Abbiamo fatto bene a prendere questa decisione. A questo punto l'amministrazione straordinaria è la soluzione, ma dobbiamo sapere che a Taranto si gioca la nostra credibilità senza più schermi protettivi. Voglio essere ottimista: l'amministrazione straordinaria e il decreto hanno creato le condizioni per fare affluire all'ILVA circa due miliardi di liquidità. Sia ben chiaro: si tratta di quasi tutti debiti, ma per fortuna erogati da creditori pazienti come il fondo unico per la giustizia, la Cassa depositi e prestiti e le stesse banche Intesa e Unicredit. Con questi denari si mette l'ILVA nelle condizioni di ripartire e con il tempo, non necessariamente lungo, i debiti potranno essere anche convenientemente convertiti in azioni da mettere sul mercato. È avvenuto in Parmalat con soddisfazione dei vecchi creditori. Il decreto viene incontro alle esigenze dei fornitori certo in misura parziale, ma, se così non fosse, non avrebbe avuto senso il ricorso all'amministrazione straordinaria. Dobbiamo sempre sapere di cosa parliamo. Diversamente, l'alternativa sarebbe stata il fallimento e nessuno ne avrebbe tratto vantaggi, se non gli avvoltoi che ancora sognano la chiusura del sito siderurgico di Taranto e si illudono di lucrare i loro piccoli vantaggi dalla bonifica del sito a spese dello Stato.Ho evocato il piano Bondi ed ho insistito sul profilo industriale innovativo che aveva per ricordare che, da adesso in avanti, la scommessa sarà sulla gestione industriale dello stabilimento.A questo proposito, avevo consigliato di chiedere ad Andrea Guerra di assumersi questo carico sulle spalle. È stato scelto, con il contributo decisivo di Guerra, un altro manager, Massimo Rosini, che con Guerra aveva lavorato alla Indesit. Voglio dargli fiducia e gli faccio molti sentiti auguri: ne ha bisogno chi ora si trova a gestire l'ILVA, ne abbiamo bisogno tutti noi".

Il sen. Stefàno (Sel), salentino, eletto in Puglia, ha annunciato il voto contrario "a un decreto che non modificherà il quadro prospettico, e certamente non lo migliorerà. Oggi votiamo contro, non perché siamo degli oltranzisti irragionevoli (io men che meno) o dei gufi vedono il bicchiere sempre mezzo vuoto. Anzi, forse perché cerchiamo di vedere al di là del presente e dell'immediato, comprendiamo come i timidi miglioramenti sotto il profilo di natura prettamente economica e finanziaria raggiunti in Commissione non siano in grado assolutamente di ripagare e contribuire a recuperare il danno che si continua a non voler vedere, e che investe soprattutto l'ambiente e la salute di quella comunità.Come si può pensare che la prevista iniezione di liquidità o la disposizione della conversione in obbligazioni delle somme sequestrate ai Riva, ammesso che vadano a buon compimento, siano le sole stringenti necessità e urgenze per l'Ilva e per Taranto? Come si può accettare l'irrisoria dotazione accordata per l'ampliamento dell'offerta di prevenzione oncologica pediatrica a Taranto? 500.000 euro per quest'anno, che forse non bastano neanche all'acquisto di un solo macchinario per prevenire o diagnosticare queste drammatiche patologie. Come si pensa di poter tollerare il colpo di mano operato contro ARPA Puglia, che si trova ad affrontare con una accertata e risibile dotazione di personale i fondamentali compiti di controllo, prevenzione e tutela dell'ambiente? Attenzione, non si chiedevano risorse, ma una deroga ai vincoli del Patto di stabilità con risorse proprie della regione per incrementare di qualche decina di unità il personale necessario ad operare le funzioni dell'ARPA. E come se non bastasse, occorre aggiungere l'ulteriore offesa proprio alla disposizione che prevede la non punibilità per il Commissario straordinario e per i soggetti da questi delegati, ma che lascia ferma la perseguibilità in capo ai funzionari e ad al direttore di ARPA Puglia, ai quali non diamo gli strumenti per svolgere il proprio ruolo e la propria funzione, ma che poi chiamiamo a pagare, civilmente e penalmente. Questo salvacondotto, la cui incostituzionalità è più che palese non trova alcun precedente, né alcuna possibile e ragionevole sponda dove argomentare la sua motivazione. Nell'attuale contesto politico, su una tale determinazione si stende una gravosa ombra, poiché potrebbe essere il prodromo a possibili, future, pericolose e insopportabili storture del diritto e della sua certezza, senza dovere ulteriormente ribadire come questi, invece, siano i tempi in cui chi amministra e governa ha il dovere della responsabilità e l'obbligo della trasparenza. Questo decreto, invece, che pure tratta questioni complesse, che richiedono sforzi, impegni e attenzioni, questi sì straordinari, di straordinario ha partorito solo questa ingiustificabile licenza. E allora, come non lamentare qui la scelta, da parte dell'esecutivo, di non aver favorito un dialogo con le altre forze politiche, la sua proterva sordità rispetto al dramma ambientale di Taranto? Nonostante i numerosi richiami e le sollecitazioni che da più parti sono state lanciate, anche questa volta questi non sono stati recepiti. Avrei voluto vedere condiviso e declinato l'assunto essenziale secondo il quale il rilancio della siderurgia a Taranto è sinonimo di risanamento ambientale. Senza risanamento ambientale, svanisce ogni buona idea, o sana intenzione o giusto intendimento del futuro per Taranto e per l'Ilva".

 

 

 

 

 

 

"Nell'attuazione delle misure per la risoluzione dei gravissimi problemi di Taranto, il fattore tempo non è una variabile a se stante, non si può più abusare della pazienza dei tarantini". Così Michele Emiliano, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Puglia, ha concluso il convegno su "Ilva, sviluppo della città e dell'area di Taranto", svoltosi  nell'Agorà della Cittadella delle imprese, organizzato dal Movimento "Ambiente e Lavoro".
Il presidente della Camera di commercio di Taranto, Luigi Sportelli ha aperto i lavori. "Il 2014 - ha detto - si è concluso con una performance negativa per il nostro Sistema imprenditoriale che ci colloca all’ultimo posto tra le province pugliesi. I dati di Movimprese sulla nati-mortalità delle aziende, infatti, tracciano una linea discendente e consegnano un quadro di forte criticità territoriale. Le sofferenze abbracciano tutti i principali comparti produttivi con un saldo complessivo di -946 aziende tra nuove iscrizioni e chiusure. Sicuramente su questo andamento hanno pesato anche le ricadute negative della vicenda Ilva". Secondo Sportelli "il decreto legge del Governo, con le modifiche introdotte grazie al lavoro svolto da alcuni parlamentari locali, consentirà al nostro territorio di ragionare con maggiore ottimismo intorno a sei grandi obiettivi che offriranno una nuova prospettiva all’Ilva e a Taranto.Innanzitutto assicurare la continuità produttiva degli impianti e quindi occupazionale alle migliaia di dipendenti dell’Ilva e dell’indotto; prevedere tempi certi per il risanamento ambientale dello stabilimento che dovrà concludersi entro agosto del 2016;garantire i necessari nuovi investimenti per consentire, a conclusione della procedura di amministrazione straordinaria, l’ammodernamento dello stabilimento rimettendo sul mercato un’azienda competitiva, risanata sul piano ambientale e finanziario; garantire la tutela delle imprese e dei lavoratori. Chi presta il proprio lavoro ha il diritto di essere pagato, integralmente ed in tempi ragionevoli e certi. Occorre evitare che si inneschi un nuovo circolo vizioso che, ancora una volta, depauperebbe in modo insanabile il nostro tessuto produttivo perché non possiamo dimenticare che Taranto ha subito e continua a subire ancora i nefasti effetti di un lungo e purtroppo inconcluso dissesto, una ferita che continua a produrre danni, spesso irreparabili, all’economia ed alle famiglie tarantine. Garantire la salvaguardia dell’ambiente e della salute. Nell’esercizio dell’attività imprenditoriale, le imprese di qualunque comparto devono rispettare le regole. Nessuna ulteriore violazione dell’ambiente potrà essere tollerata. Chi è preposto al controllo del rispetto delle norme vigili e punisca e chi svolge attività imprenditoriale si responsabilizzi".

Il presidente della Camera di commercio si è soffermato poi sul sesto obiettivo fissato dal decreto che riguarda Taranto ed il suo futuro sviluppo. "Questa Camera di commercio - ha proseguito - più volte ha ribadito l’urgenza di avviare una nuova fase che passi dalla protesta alla proposta, alla progettazione e finalmente alla realizzazione, lasciandosi alle spalle anni di promesse mai realizzate e di continui rinvii. In tal senso occorre tutelare e sviluppare il nostro grande apparato manifatturiero, sia esso industriale che artigiano; rilanciare le attività portuali, il turismo e la promozione culturale, risanare la città vecchia, sviluppare la nostra agricoltura e le storiche attività legate al mare. Il decreto traccia un percorso al termine del quale, nell’estate del 2016, quando l’Ilva sarà finalmente risanata, Taranto avrà altre prospettive di sviluppo non legate alla siderurgia. Questo compito è affidato alla sottoscrizione di un Contratto istituzionale di sviluppo con il coinvolgimento del Governo, della Regione, delle Amministrazioni locali cui compete tracciare le tappe di questo cammino e definire gli strumenti da utilizzare per rendere produttive le risorse da tempo assegnate al nostro territorio spesso bloccate da percorsi amministrativi tortuosi e, a volte, sbagliati".

Sono poi intervenuti il dott. Roberto Falcone (Presidente dell'Associazione nazionale tributaristi) che ha analizzato nel merito i contenuti del decreto n° 1/2015 all'esame del Senato per la conversione in legge; il dott. Gennaro Capasso, coordinatore del gruppo di lavoro del Commissario per le bonifiche Vera Corbelli che ha brevemente descritto la strategia con cui opererà la struttura commissariale; il prof. Nicola Cardellicchio (responsabile del Cnr-Istituto Talassografico) che ha sottolineato la necessità di un maggiore coinvolgimento della componente scientifica nei processi di risanamento e bonifica; il presidente Sergio Prete che si è soffermato sugli aspetti del decreto che riguardano gli interventi sul porto di Taranto.
 

I tir sono pronti a... "marciare su Roma", le aziende dell'indotto Ilva agitano il ricorso agli ammortizzatori sociali per migliaia di lavoratori, il Parlamento tenta di rattoppare il decreto 1/2015.  Taranto vive giorni difficili. A connotare di ulteriore incertezza, un quadro già critico contribuiscono i dati di Movimprese, elaborati dall'Ufficio studi e statistiche della Camera di commercio, sulla nati-mortalità delle imprese sul territorio provinciale.  Il 2014 ci lascia in eredità una performance negativa con un tasso di -0,09%, la peggiore della Puglia -  che chiude l’anno complessivamente con una crescita del +0,11%. In risalita anche l’andamento nazionale: +0,51% a fronte del +0,21% dell’anno precedente.

La linea è discendente con una forte criticità territoriale. Le sofferenze abbracciano quasi tutti i principali comparti produttivi. In agricoltura il saldo tra nuove imprese e chiusure è -259 unità, nelle attività manifatturiere -103, nelle costruzioni  -131, nel commercio -324. Non vi è comparto che non registri una emorragia preoccupante.

"Il nostro sistema socio – economico sembra al punto di non ritorno anche per le ricadute della vicenda Ilva - commenta il presidente della Camera di commercio, Luigi Sportelli - l’urgenza oggi è straordinaria. Alcuni nostri parlamentari (solo due, a onor del vero) lavorano in modo incessante per cercare di tamponare il dramma dell’indotto. Dobbiamo riconoscere loro il giusto merito di adoperarsi per il proprio territorio, e dobbiamo anche sostenerli nel trovare i contenuti a quello che oggi è uno strumento legislativo utile, di partenza, che deve essere perfezionato e implementato. Eppure, incredibilmente, le parti economiche e sociali, ma anche l’Ente camerale che per legge ne tutela gli interessi e ne sintetizza le istanze, continuano ad essere escluse dal Tavolo istituzionale nel quale si discuterà il futuro del nostro territorio". Secondo Sportelli "oggi lo Stato deve farsi carico di una situazione ormai esplosiva (sotto il profilo ambientale, produttivo, occupazionale), ma non sarà un provvedimento legislativo, pur lodevole, a salvare Taranto dal declino sempre più rapido verso il quale si è avviata. Sarà la nostra capacità di ricucire le anime di questo territorio, ridurre la conflittualità interna al Sistema e ripartire da poche, semplici regole finalizzate a raggiungere l'obiettivo che tutti noi perseguiamo: una crescita rispettosa dell'ambiente, delle peculiarità territoriali, orientata alla produttività, all'occupazione, alla ripresa dei consumi".

Il presidente della Camera di commercio fa riferimento alle sofferenze dell'indotto Ilva e ricorda che "chi presta il proprio lavoro ha diritto di essere pagato, integralmente ed in tempi ragionevoli e certi. Non è accettabile che vi siano imprese che hanno dato fiducia allo Stato e alle quali non sia riconosciuto il previsto corrispettivo. Occorre evitare che si inneschi un nuovo circolo vizioso che depaupererebbe in modo insanabile il tessuto produttivo. Non possiamo dimenticare, infatti, che quest'area subisce ancora i nefasti effetti di un lungo ed inconcluso dissesto, una ferita che ha provocato danni enormi, spesso irreparabili, all'economia ed alle famiglie tarantine". Quello della Camera di commercio è un richiamo al pieno rispetto delle norme. "Nell'esercizio dell'attività imprenditoriale - aggiunge Sportelli - le imprese di qualunque comparto devono rispettare le regole. Nessuna ulteriore violazione dell'ambiente potrà essere tollerata. Chi è preposto al controllo ed al rispetto delle norme vigili e punisca. Chi è imprenditore, si responsabilizzi".

Non è la prima volta che l’Ente camerale lancia allarmi e fa sentire la sua voce. Già nel corso dell’ultima Giornata dell’Economia, così commentava: “Oggi parliamo di una economia che soffre, fortemente provata, alla quale non basta una boccata di ossigeno, serve un approccio olistico e complesso che fino ad ora è certamente mancato.” "Era l’ennesimo allarme - spiega il presidente - si pensava al futuro. Perché anche questo è compito della Camera di commercio: fare sindacato del Sistema economico, tutelarne e promuoverne gli interessi generali, evidenziare le problematiche complessive e quelle dei singoli settori, riportarle a sintesi, indicare ai decisori politici i fabbisogni, le esigenze, le prospettive, suggerire coesione e lavorare a livello interistituzionale e con i comparti perché si attui la concertazione. È necessario confrontarsi su questo, poiché nessuna azione, se decontestualizzata, potrà avere successo. Inutile qualunque strategia per la crescita del tessuto imprenditoriale (per riportare in positivo quel preoccupante saldo 2014), se non vi è un analogo ed integrato movimento delle altre Istituzioni, se non riusciremo a pianificare finalmente lo sviluppo complessivo dell'area ionica".

L'ingegnere Barbara Valenzano, custode  giudiziario dell'Ilva di Taranto nei giorni scorsi è stata ascoltata dalle Commissioni Industria e Ambiente riunite in seduta congiunta per la conversione in legge del decreto 1 del 2015, il regalo di Natale ai tarantini del premier Matteo Renzi sul caso Ilva. L'audizione è durata quasi un'ora durante la quale l'ing. Valenzano ha elencato in maniera chiara e documentata i ritardi sugli interventi di risanamento ambientale dello stabilimento, i pericoli ancora presenti legati all'attività del centro siderurgico, le incertezze sui finanziamenti per l'attuazione delle prescrizioni Aia, l'insufficienza delle misure finora adottate.

Barbara Valenzano ha evidenziato un particolare che molti hanno dimenticato. “La Suprema Corte – ha detto - ha restituito la facoltà d’uso degli impianti ad Ilva solo a condizione che fosse rigorosamente rispettato il Cronoprogramma degli Interventi previsti dal Provvedimento di Riesame Aia, programma che oggi ha maturato per legge già tre anni di proroghe”. Questa frase è rivelatrice, svela (e conferma) a cosa sono serviti veramente i provvedimenti legislativi varati dal Governo e dal Parlamento dal 2012 ad oggi: allungare e diluire i tempi di attuazione dell'Aia.

L'ultimo decreto firmato da Napolitano il 5 gennaio scorso prosegue lungo la stessa strada. E' ancora il custode giudiziario nominato dal Gip Todisco a ribadirlo: “Il decreto legge n.1 del 05.01.2015 – ha aggiunto - concede ulteriori proroghe dei termini temporali per l’attuazione degli interventi, già posticipati dal Piano delle Misure Ambientali, rispetto a quanto imposto con Decreto di Riesame Aia. Tali protrazioni dei tempi di esecuzione degli interventi non risultano tuttavia supportate da una valutazione di risk assessment che definisce il livello di accettabilità dei rischi per la salute umana e la tutela dell’ambiente tale da motivare le ulteriori proroghe disposte dal Piano”. In sostanza le proroghe sono state concesse senza alcuna valutazione dei rischi per operai e cittadini.

Tempi lunghi, ma non solo. Il nuovo decreto, infatti, spiega l'ing. Valenzano, non chiarisce come saranno reperite le risorse finanziarie per il risanamento. Il provvedimento, infatti, “non garantisce una copertura finanziaria per la realizzazione degli interventi previsti dal Piano delle Misure Ambientali approvato dal Dpcm 14.03.2014, se non l’indicazione di fondi Cipe ed Europei e di somme derivanti dalle attività svolte dalla Procura di Milano, in relazione a reati finanziari, attualmente solo virtuali, in quanto non nelle disponibilità dello Stato italiano”. Il custode giudiziario dell'Ilva ha fatto notare, inoltre, che il decreto concede il via libera, al buio, per nuove discariche nell’area del siderurgico perché “approva ope legis le modalità di costruzione e di gestione delle discariche per rifiuti non pericolosi e pericolosi, presentate in data 19 dicembre 2014 dal sub-commissario”.

Nella vasta documentazione prodotta in Senato, l'ing. Valenzano ha descritto quanto  siano carenti e insufficienti gli interventi finora attuati.

PARCHI MINERALI: in primo luogo si rileva che la barriera frangivento installata nell’area parchi, non contribuisce alla riduzione delle emissioni di polveri sul rione Tamburi che dista appena 200 metri dai cumuli di minerale. Inoltre, la gestione delle acque di lavaggio e meteoriche e l’assenza di adeguata pavimentazione hanno “comportato, con ogni probabilità, nel tempo, l’immissione, nei sistemi acqua-suolo, di sostanze pericolose. La pavimentazione delle aree di sedime e la realizzazione di un sistema di convogliamento e trattamento delle acque meteoriche è quanto previsto dalle norme dello Stato italiano. I sistemi per il contenimento delle emissione diffuse da polveri sottili dovute alla presenza degli stoccaggi di materie prime, costituito dalla rete di idranti e fog cannon – si legge nella relazione consegnata al Senato - non garantiscono un adeguato contenimento delle emissioni in relazione a condizioni metereologiche in quanto le procedure operative che definiscono le modalità di funzionamento delle stesse non tengono conto delle specifiche condizioni di vento delle aree interessate.

Gli stoccaggi di materie prime in aree non pavimentate rappresentano una sorgente di contaminazione di suolo, sottosuolo e della falda superficiale che sversa direttamente nel mar Piccolo. Pertanto, i lavori di copertura dei Parchi non possono prescindere dalla preliminare bonifica ed impermeabilizzazione dei suoli interessati dagli stessi”.

COKERIA: nel corso degli accessi notturni si è riscontrato che “le fasi di spegnimento del coke comportano il rilascio in atmosfera di cospicue emissioni di sostanze pericolose quali ad esempio benzo(a)pirene, idrocarburi policiclici aromatici IPA, cancerogeni ed ulteriori altre, ad oggi, non specificatamente caratterizzate dal punto di vista quali-quantitativo”.

AREA GESTIONE ROTTAMI FERROSI: “si evidenzia – scrive l’ing. Valenzano - che la misura transitoria a cappe mobili, che sostituiva l’intervento di copertura dell’area GRF prevista dal primo Decreto AIA, è diventata una misura definitiva. Questo comporta che pur essendo diventata tale nuova misura a norma di legge, pur tuttavia non garantisce il contenimento di emissioni pericolose dall’Area GRF in aria ambiente”.

Inoltre, “il funzionamento dei fog-cannon non risulta efficace alla nebulizzazione di acqua per l’abbattimento delle particelle di polveri sospese generate delle emissioni diffuse derivanti dal versamento delle paiole e nelle attività di ripresa della scoria raffreddata.Allo stato attuale, risultano installati 3 fog-cannon.

Non sono previsti interventi per la bonifica dei suoli e della falda superficiale”. A tal proposito, il custode giudiziario ricorda che “un mese fa, durante i lavori di scavo per cantieri AIA, nell’Area tra l’Acciaieria 1 e GRF, è stata riscontrata la presenza di rifiuti nei primi strati del suolo”.

Non sono corrette l’ubicazione e il raggio d’azione dei tre fog cannon che “non consentono – si legge nella relazione - l’abbattimento delle emissioni diffuse prodotte dalle attività di sversamento delle scorie”.

AREA ALTIFORNI: l’altoforno AFO5 è stato interessato da “eventi anomali con conseguenti emissioni diffuse di elevata entità. Le analisi effettuate da Ilva per valutare la vulnerabilità al collasso in seguito ad un evento sismico per l’Altoforno 5 hanno evidenziato la necessità di interventi strutturali”.

Il continuo verificarsi di fenomeni di accensione delle torce manifesta, comunque, “una gestione non ottimale dei processi interni di impianto. Infatti, l’attivazione di tali sistemi di emergenza (torce) avviene tutt’oggi durante la fase iniziale e la fase finale del processo di affinazione della ghisa”.

Il sistema di video-monitoraggio non è completo “di un sistema automatico di gestione ed elaborazione video delle immagini finalizzato alla analisi qualitativa delle stesse mediante un sistema di riconoscimento software delle accensioni per il controllo in continuo delle emissioni convogliate e delle torce tramite videocamere ed il pronto intervento degli operatori in caso di rilasci emissivi incontrollati. Ad oggi, non risulta ancora collaudato”.

GALLERIE SOTTERRANEE E DISCARICHE: ricordate la voragine apertasi qualche anno fa sul piazzale del mercato di merci varie al rione Tamburi? Una delle cause dell’evento, si ipotizzò che potesse essere legata alla presenza delle gallerie sotterranee dell’Ilva. L’ing. Valenzano, in Senato ha parlato anche di questo evidenziando “la criticità connessa all’approvvigionamento delle acque di mare per il raffreddamento dei processi in relazione alle problematiche di staticità delle gallerie sotterranee”.

Infine il capitolo discariche. Il decreto di Natale approva tra le altre cose, le modalità di costruzione e di gestione delle discariche per rifiuti non pericolosi e pericolosi, presentate in data 19 dicembre 2014 dal sub-commissario di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto legge 4 giugno 2013, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 89. “Tutte le discariche – rileva il custode giudiziario - ad eccezione della Mater Gratiae autorizzata per legge, non risultano autorizzate, come anche la gestione dei rifiuti”.

La relazione dell’ing. Valenzano è prima di tutto un atto di responsabilità rispetto ad un compito difficile ed impegnativo affidatele dal Gip Todisco. In seconda battuta è un atto di denuncia nei confronti di tutto quello chenon è stato fatto in questi anni e degli ulteriori ritardi e guasti contenuti nel decreto legge n. 1/2015. Ci auguriamo che tutti gli esponenti della classe politica e amministrativa locale, regionale e nazionale, leggano con attenzione questa relazione prima di intonare cori festanti e di giubilo.

 

 

Un sostegno concreto per le imprese costituite nella provincia di Taranto nel 2014 ed alle start up che prenderanno forma entro il 31 marzo 2015. E’ questa la finalità dell’avviso pubblico della Camera di commercio di Taranto promosso nell’ambito del Fondo Perequativo Accordo di Programma MISE-Unioncamere 2012, progetto “Servizi Integrati per la nuova Imprenditorialità II”.L’avviso consente di ottenere contributi a fondo perduto nella misura massima di tremila euro per ogni impresa ammessa, per investimenti materiali e immateriali connessi all’avvio dell’attività imprenditoriale. Complessivamente sono disponibili 66mila euro così suddivisi: 36mila per le aziende nate nel 2014, 30mila per le realtà che si costituiranno entro la fine del prossimo mese di marzo. Le tipologie di beneficiari e le spese ammissibili sono specificate nell’Avviso.

Particolare condizione richiesta per usufruire del contributo è che il nucleo imprenditoriale abbia partecipato a percorsi di formazione organizzati dall’ente camerale o dal sistema camerale nel 2014 dai contenuti attinenti alle tematiche dell’Avviso o che si impegni a farlo entro il termine di scadenza dell’Avviso. Proprio in tal senso la Camera di commercio di Taranto organizza un percorso formativo sui temi della creazione d’impresa che si svolgerà nei giorni lunedì 19 e martedì 20 gennaio 2015 dalle ore 9,00 alle ore 18,00. Il percorso è riservato a quanti intendano trasmettere domanda di ammissione al contributo ed è anche a quanti abbiano già frequentato in precedenza percorsi di formazione organizzati dall’ente camerale o dal sistema camerale nel 2014.

L’iscrizione al percorso formativo obbligatorio deve essere effettuata entro le h.13.00 del 17 gennaio 2015 (max 30 partecipanti).

Le domande di ammissione al contributo vanno presentate alla Camera di commercio di Taranto entro il 23 gennaio 2015 all’indirizzo di posta elettronica certificata Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . L’avviso pubblico è interamente consultabile sul sito della Camera di commercio di Taranto: www.camcomtaranto.gov.it.

 

 

Un guardaroba, vecchi mobili, pensili da cucina, copertoni di auto, indumenti dismessi, tappeti e altri oggetti in disuso, un cerchione di bicicletta. Sono questi alcuni dei materiali di riciclo cui l’artista tarantino Luciano Greco, ha dato nuova vita attraverso il suo “RiPresepe”. L’opera è allestita nella cassa armonica liberty di Piazza Garibaldi nell’ambito delle iniziative natalizie promosse e sostenute dalla Camera di commercio di Taranto.

La Piazza, oltre ad essere stata addobbata, ospita la mostra mercato dell’artigianato di qualità, dei prodotti agroalimentari del territorio provinciale e una sezione del progetto “Eccellenze in digitale” promosso da Unioncamere e Google.

L’installazione costituisce il collegamento ideale con “Natale nell’isola dei Presepi”, ed assume un forte valore simbolico in una città come Taranto che soffre di gravi problemi ambientali. Lo sottolinea il presidente della Camera di commercio Luigi Sportelli. “Il nostro impegno – sostiene – non si limita ad iniziative di abbellimento della città, pur utili al rilancio del territorio, ma puntiamo alla valorizzazione delle eccellenze artistiche, culturali, artigianali, enogastronomiche, commerciali e turistiche, senza trascurare i valori della solidarietà propri del Natale. Il presepe realizzato da Luciano Greco racchiude un messaggio semplice ma, al tempo stesso molto forte e richiama il primo principio della termodinamica secondo cui l’energia non si distrugge, ma si trasforma. Così i materiali utilizzati dall’artista hanno trovato una ricollocazione, un utilizzo diverso rispetto a quello originario per cui erano stati creati. Per estensione e per analogia, anche in economia e soprattutto sul nostro territorio dovremmo far nostro questo principio puntando alla trasformazione ed alla valorizzazione di quello che abbiamo piuttosto che alla sua distruzione”.

RiPresepe: la Sacra Famiglia è realizzata in scala 1:1, ha una base ovale ed altezza massima di due metri. La capanna è costruita con materiali recuperati da gommisti e discariche. Il pavimento sarà ricoperto con tappeti erbosi o similari, mentre la Sacra Famiglia è realizzata con materiali generici assemblati mediante schiuma poliuretanica e colla vinilica, rivestiti con cartone resinato. Verranno realizzate statue stilizzate in cartone chiaro, disposte nella capanna.

L’autore:Luciano Greco è nato a Taranto l’11 novembre del 1971. Vincitore del primo premio all' estemporanea di pittura "la croce del Vulture" (città di Melfi),  secondo premio estemporanea di pittura presso circolo arci di Grottaglie. Nel 1996 riceve un' encomio solenne dal sindaco di Taranto per la realizzazione di un'opera scultorea in onore di Sant' Egidio. Alcune sue opere sono presenti nella Pinacoteca di Melfi, di Castellaneta, e in diverse collezioni private. Dal 1986 ad oggi il lavoro artistico si sviluppa sull' utilizzo di materiali di riciclo. Attualmente vive e lavora a Taranto.

Il programma di Natale della Camera di commercio è realizzato con il sostegno di Consorzio Interfidi e Bcc di San Marzano. La collaborazione di Comune di Taranto, Coldiretti, Cia, Confragricoltura, Confesercenti, Cna, Confartigianato. E con Isola che vogliamo, Terra, Nobilissima Taranto, Presepe vivente di Faggiano.

 

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