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Giornale di Taranto - Giornalista1

E' di 6 arresti, 16 denunce a piede libero e 15 giovani segnalati alle competenti Prefetture, quali assuntori di sostanze stupefacenti, il bilancio delle attività di controllo svolte dai Carabinieri della Compagnia di Massafra negli ultimi giorni. Le Stazioni e l’Aliquota Radiomobile dipendenti hanno eseguito servizi mirati alla prevenzione e repressione di reati in genere con i seguenti risultati:

-          un 46enne di Crispiano è stato tratto in arresto in esecuzione di un provvedimento di applicazione della detenzione domiciliare, emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Taranto, dovendo espiare la pena di anni 2 di reclusione poiché condannato per ricettazione;

-          un uomo di Statte è stato arrestato in esecuzione di un provvedimento di applicazione della detenzione domiciliare, emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Taranto, dovendo espiare la pena di mesi 6 di reclusione poiché condannato per resistenza a pubblico ufficiale;

-          un individuo di Statte è stato tratto in arresto in esecuzione di un provvedimento di applicazione della detenzione domiciliare, emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Taranto, dovendo espiare la pena residua di mesi 9 di reclusione poiché condannato per furto aggravato;

-          un 34enne di Crispiano è stato sottoposto al regime della detenzione domiciliare, su disposizione  del Tribunale di Sorveglianza di Taranto, poiché condannato alla pena di mesi 4 di reclusione per furto aggravato;

-          un uomodi Massafra è stato arrestato in esecuzione di Ordinanza di ripristino della Custodia in Carcere, emessa dal G.I.P. di Milano a seguito delle violazioni della misura degli arresti domiciliari, cui era in atto sottoposto, rilevate e segnalate dai Carabinieri;

-          un 56enne di Massafra è stato sottoposto al regime della detenzione domiciliare, su disposizione  del Tribunale di Sorveglianza di Taranto, poiché condannato alla pena di mesi 8 di reclusione per incendio boschivo;

-          una coppia di Statte è stata denunciata a piede libero per occupazione abusiva di edificio e danneggiamento, poiché, previa effrazione della porta d’ingresso, si era introdotta all’interno di un’abitazione di proprietà dello IACP, al momento disabitata, occupandola abusivamente;

-          quattro nuclei familiari di Statte, per complessive 7 persone, sono stati deferiti in stato di libertà per furto di energia elettrica, poiché veniva accertato che avevano manomesso il contatore installato nei rispettivi domicili, al fine di fornirsi di energia elettrica senza che venissero contabilizzati i relativi consumi;

-          un minorenne di Statte è stato deferito a piede libero, in quanto sorpreso dai militari, a seguito di sinistro stradale con feriti lievi, alla guida di un motociclo privo di patente di guida, poiché mai conseguita;

-          un uomo di Statte denunciato in stato di libertà poiché sorpreso alla guida di un motocarro sprovvisto di patente di guida, revocatagli per mancanza dei requisiti morali;

-          un giovane della provincia di Bari deferito in stato di libertà, per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, in quanto, nel corso di perquisizione personale e veicolare, veniva trovato in possesso di gr. 5 di eroina;

-          due individui, di cui uno napoletano e l’altro massafrese, denunciati a piede libero poiché a seguito di due distinti incidenti stradali con feriti, risultavano il primo alla guida sotto l’effetto di sostanze cannabinoidi mentre a carico del secondo emergeva l’assunzione sia di sostanze stupefacenti che alcoliche;

-          un uomo di Mottola, nel corso di specifici controlli finalizzati alla verifica della corretta custodia delle armi regolarmente detenute, veniva deferito in stato di libertà poiché deteneva il proprio fucile da caccia in luogo diverso da quello denunciato e senza ottemperare alla prescritte norme di sicurezza;

-          un sorvegliato speciale di p.s. di Palagiano è stato deferito in stato di libertà poiché, violando le prescrizioni impostegli dalla predetta misura, aveva omesso di presentarsi presso la locale Stazione dei Carabinieri nel giorno ed ora stabiliti.

Infine, 15 sono stati i soggetti segnalati all’autorità prefettizia quali assuntori di sostanze stupefacenti, con il sequestro di complessivi gr. 12 di hashish, gr. 1 di eroina, gr. 1 di cocaina, gr. 2 di marijuana e gr. 1 di metanfetamine ed il conseguente ritiro di 6 patenti di guida quale sanzione accessoria di tale violazione amministrativa.

IPubblichiamo di seguito l'ntervento ufficiale di Giovanni Battafarano Presidente ANPI Taranto in occasione della cerimonia per l'Anniversario della Liberazione.

“Nella Resistenza, le radici della libertà e della democrazia”

Autorità, Signore e Signori,

   “la lotta di Liberazione fu un movimento collettivo, somma di tante scelte individuali di donne e uomini comuni che si impegnarono per affermare i principi di libertà e indipendenza a fronte di sofferenze e, spesso, fino al sacrificio personale… la loro memoria è degna di essere trasmessa alle nuove generazioni, insieme ai valori e ai principi della Carta Costituzionale”. Così una Risoluzione approvata a larghissima maggioranza alla Camera dei Deputati lo scorso 17 marzo. Accanto alle forze alleate, che avevano risalito la penisola negli ultimi venti mesi, le brigate partigiane avevano combattuto con valore e inferto gravi colpi al regime fascista e all’occupante nazista. Il 25 aprile fu il giorno dell’insurrezione generale, che concludeva cinque anni di guerra e di inaudite sofferenze. Da tempo le basi del regime fascista si erano sgretolate. I facili entusiasmi che a Piazza Venezia il 10 giugno 1940 avevano salutato l’entrata in guerra dell’Italia erano stati ben presto sostituiti dal disincanto, dalle sconfitte militari, dai bombardamenti , dalle gravi ristrettezze economiche. Tra il 1943 e il 1944, caso unico in Europa,  scioperi imponenti si svolgono nelle città industriali del Nord. Il regime perde consensi tra gli operai e i ceti popolari. Anche a Taranto, dove pure l’adesione al regime era alta, si manifestò una forte avversione antifascista specie tra gli operai  dell’Arsenale e dei Cantieri navali. Il protagonismo dei lavoratori in sciopero si saldò naturalmente con l’azione delle brigate partigiane. Erano i partigiani di idee diverse:  le brigate Garibaldi e Matteotti della sinistra;  Giustizia e Libertà; le  Osoppo dei cattolici democratici; quelle dei badogliani e dei monarchici. Divisi sull’idea di futuro, essi, tuttavia erano uniti dalla volontà di liberare l’Italia. Le staffette partigiane, donne giovani e giovanissime, rischiavano la vita per portare messaggi e informazioni. Ricordiamo Nilde Iotti e Tina Anselmi, che svolsero un ruolo di primo piano nella democrazia repubblicana, e  Adele Ficarelli, staffetta partigiana a Modena e poi stimata dirigente politica nella Taranto democratica del dopoguerra. I militari del ricostituito esercito italiano combatterono con onore a fianco degli alleati; tanti sacrificarono la vita, ricordiamo tra tutti il generale Ferrante Gonzaga, tra i primi a cadere per mano nazista, e i martiri di Cefalonia; i 600mila internati militari italiani, che rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò e furono imprigionati nei campi di concentramento tedeschi, dai quali 200mila di loro non fecero più ritorno.

   Gli storici oggi valorizzano più che in passato la Resistenza civile non armata, senza della quale la stessa azione dei gruppi combattenti sarebbe stata meno efficace. Ricordiamo perciò i contadini che protessero  i partigiani; i sacerdoti cattolici che salvarono numerosi cittadini ebrei; i tanti che in modo diverso contribuirono alla liberazione dal fascismo. La Resistenza quindi è stata un grande moto di popolo, che non va mai ristretta a fini di parte. Analogamente, gli storici oggi rivalutano il contributo del Sud alla Resistenza. Già all’indomani dell’Armistizio, ci furono i primi scontri e purtroppo i primi eccidi. In Puglia, a Bitetto la mattina del 9 settembre un intero reparto di soldati italiani, che tentava di impedire soprusi nei confronti della popolazione civile, fu trucidato dai nazisti. Le stragi e i misfatti nazisti proseguirono a Castellaneta, Barletta, Spinazzola, Cerignola e poi a Matera e Rionero in Vulture. Fu l’inizio di una lunga scia di stragi, da Marzabotto, a Sant’Anna di Stazzema, a Boves e tante altre, che accompagnò la ritirata dei nazifascisti. Con le  Quattro Giornate, Napoli fu la prima città italiana a liberarsi dall’occupazione straniera. Tanti sono stati poi i partigiani e i militari meridionali che hanno combattuto al Nord e spesso hanno sacrificato la vita.

   Anche la nostra città ha dato il suo contributo prezioso alla Resistenza e alla guerra di Liberazione. Ricordiamo tra i protagonisti più noti Pietro Pandiani, il comandante Piero; il colonnello Ugo De Carolis, tarantino d’adozione,  trucidato alle Fosse Ardeatine; Giacomo Bonifazi e Osvaldo Simonetti, partigiani al Nord e successivamente presidenti ANPI Taranto. Ai caduti tarantini, è dedicata la lapide a Palazzo di Città affissa dalla Giunta Municipale il 25 aprile 1947. Se scorriamo i nomi, rintracciamo le loro storie: operai, artigiani, professionisti. Morti lontano dalle loro case, ma nel cuore dell’Italia.

      Dobbiamo guardare a quelle vicende con passione civile e rigore scientifico, valorizzare le luci, non rimuovere le ombre. Quest’anno la celebrazione del 25 aprile avviene in un clima più sereno. Gli atti e gli interventi del Presidente Mattarella,  nel solco di Ciampi e Napolitano, sono nel segno di una piena valorizzazione della Resistenza e della guerra di Liberazione. Oggi Mattarella è a Milano, nei giorni scorsi Il Presidente del Consiglio è stato a Marzabotto. Numerose trasmissioni televisive e vari servizi giornalistici  hanno fatto conoscere a tanti giovani quella grande epopea. Si sono sentiti meno gli araldi del revisionismo e coloro che vogliono equiparare partigiani e repubblichini. Come scriveva Italo Calvino, i caduti delle due parti erano uguali davanti alla morte, non davanti alla storia. Molto tuttavia occorre fare per arrivare ad una memoria, se non condivisa, almeno comune; molto occorre affinché il 25 aprile sia per gli italiani ciò che il 14 luglio è per i francesi e il 4 luglio e per gli americani: una festa nazionale, in cui il popolo si riconosce.

   Dalla Resistenza e dalla vittoria delle forze alleate, è nata la nuova Europa fondata sulla democrazia e la pace. Popoli che si erano combattuti per secoli si sono uniti per costruire un percorso di pace e di collaborazione; si sono dati Istituzioni comuni e moneta comune; i giovani della generazione Erasmus si sentono cittadini europei, oltre che francesi, spagnoli, italiani. Sarebbe errato tuttavia sottovalutare il profondo malessere provocato dalla crisi economica e dalle risposte ancora inadeguate alla stessa crisi. Né possiamo dimenticare  le guerre  sul suolo europeo  in questi decenni: dalle guerre balcaniche dei primi anni Novanta al conflitto ucraino di questi mesi. Tornano poi , in forma diversa, cupi fantasmi del passato. Dal folle neonazista norvegese Breivik, che uccide 77 ragazzi, che frequentano un campo scuola laburista, al ritorno dell’antisemitismo, con uccisioni e violenze contro le sinagoghe in vari paesi europei. O gli eccidi brutali compiuti da militanti dell’ISIS insediati nel cuore dell’Europa. Ritorna un tratto terribile di quegli anni: la guerra contro i civili, l’uso degli stessi come strumento di ricatto e intimidazione, così come avveniva nelle stragi naziste durante la guerra. Ritorna il fantasma del razzismo e dell’intolleranza. Occorre contrastare con decisione il califfato e le sue propaggini, ma sarebbe sbagliato cadere nell’avversione all’Islam e non cogliere che proprio i musulmani moderati sono il principale bersaglio dell’ISIS. Bene ha fatto il Presidente Hollande, all’indomani della strage di Charlie Hebdo, ad organizzare la manifestazione di Parigi con la partecipazione di numerosi capi di Stato e di Governo.  

    Celebrare oggi il Settantesimo della Liberazione non è solo il pur doveroso esercizio della memoria nei confronti delle generazioni che hanno liberato l’Italia e l’Europa dal fascismo e dal nazismo, ma significa anche voler attingere alle radici della Repubblica i valori morali e politici per difendere e consolidare la democrazia, nella consapevolezza che essa non è acquisita una volta per sempre.

  W il 25 aprile W l’Italia

 

Criminalità ancora in azione nella provincia ionica. Alle 21.30 di ieri, 24 aprile, un rapinatore solitario armato di pistola e con il volto coperto da passamontagna ha fatto irruzione in una macelleria di Carosino e minacciando il titolare si è fatto consegnare la somma di mille euro. Prima di allontanarsi e far perdere le proprie tracce ha colpito alla testa con il calcio della pistola il titolare dell'esercizio pubblico procurandogli ferite guaribili in dieci giorni. Sull'episodio indagano i carabinieri di San Giorgio e Martina Franca. 

 

 

I militari della Stazione di Ginosa, al termine di una specifica attività di indagine finalizzata alla prevenzione e repressione di reati in materia di stupefacenti hanno tratto in arresto un minorenne colpito da una ordinanza di misura cautelare personale emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale per i Minorenni di Taranto.

Il ragazzo, un 17enne di Ginosa, nel corso di specifici servizi antidroga intrapresi dai militari della locale Stazione sin dallo scorso mese di febbraio, è stato riconosciuto quale referente di diversi assuntori del posto, ai quali in distinte occasioni, cedeva sostanza stupefacente del tipo eroina. Per tali motivi ne scaturiva un’informativa di reato a seguito della quale, la citata Autorità Giudiziaria, considerato il pericolo di reiterazione del delitto, emetteva la citata misura cautelare.

Il minore ora dovrà rispondere dell’ art.73 D.P.R. 309/1990 (detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio); lo stesso, espletate le formalità di rito è stato accompagnato presso il centro di prima accoglienza di Lecce, così come disposto dal Tribunale dei Minorenni del capoluogo jonico.

di ROBERTO DE GIORGI

 

 

Non esiste una gradualità della conoscenza che sia etichettatile. E’

notizia di qualche settimana fa: Google si scaglia contro le notizie

false: un algoritmo sarà in grado di riconoscere le bufale e le fonti poco attendibili saranno penalizzate. Questo per penalizzare quei siti che pubblicano notizie eclatanti e false per avere qualche clic.

 

Eccoci ritornati a scuola dove la cultura o la scienza o la storia non può avere una contro-cultura, contro.storia, ecc. Ogni fatto può essere arricchito da punti di vista, ma non stravolto e riportato al suo contrario. Questo non vuol dire appiattirsi su omologazione ma rispettare la verità, o meglio quello che si avvicina al vero. Con il confronto fra sapere critico e consapevolezza dell’apprendimento.

 

Per riprendere la cultura del saper scrivere delle cinque domande (Chi? Cosa? Come? Dove? Quando? Perché? ) alle quali risposte deve attenersi la notizia arricchendo di più possibili dettagli protagonisti e luoghi, ma non cercando se non si conoscono realmente le motivazioni, di dare troppe idee personali perché non siamo organi inquirenti soprattutto se non sappiamo davvero nulla. Specie di fatti esteri, lontanissimi da noi. E’ onesto nei confronti di chi legge.

Soprattutto.

 

 

Ora l’avvento del social forum ha ampliato il campo della confusione.

Quanti sono quelli che postano di continuo senza commento, ovvero senza mai metterci farina del proprio sacco, messaggi di altri, creando una sorta di babele sulla propria pagina, mettendo anche in difficoltà chi è amico e vuol comunicare con noi; può capitare di incontrare un vecchio compagno di scuola ma non sai ora che pensa, può capitare di vedere un amico che condivide su facebook un post di un certo Mustafà che pare giustificare Isis e allora lo monitori cercando di capire se ce c’è una svolta se devi cancellarlo o meno.

Questa è la storia della vacuità dei social forum che serve molto in chi ha tempo da perdere e porta con sé una buona dose di narcisismo.

Ovviamente non vogliamo buttare via tutti i social forum, nulla centra il rapporto parentale e amicale o politico e le rispettive condivisioni, ma leghiamo anche questo al tema della comunicazione oggi di fronte al milione di sollecitazione che abbiamo in rete.

 

Ed è solo un aspetto del nostro ragionamento. Rispetto alla disinformazione lo scrivente preferisce il dubbio, rinuncia alla fede collettiva che risponde alle mode. Come riferisce il sito degli Stati Generali analizzando il blog di Grillo http://www.glistatigenerali.com/politici_questione-islamica_socialmedia/blog-di-grillo-controinformazione-o-disinformazione/ù

 

Gli Stati Generali sono un  apprezzabile progetto per integrare l’essenziale del giornalismo professionale di interesse pubblico e la ricchezza del giornalismo partecipativo, espresso dai saperi diffusi nella società ma spesso poco valorizzati dal sistema dei media esistente o dispersi nella rete

 

In questo articolo che vi invito a leggere c' è una conclusione che faccio mia.

 

"Una sorta di fede collettiva in cui il blog di Grillo è il Bene o il Male, è Allah, Dio oppure Satana mentre tutto quello che sta in mezzo si comprime, si schiaccia, si smaterializza nella guerra dei due mondi. Proprio perché in questa società –questa millenaria società- , tra informazione di regime e controinformazione, tra asserviti e dissidenti, tra boccaloni e complottisti, il dubbio alla fine non ha mai trovato il biglietto, rimanendo sempre fuori al freddo, mentre gli altri –comunque- continuano a divertirsi"

 

Anche qui nulla da insegnare a nessuno. Lo scrivente apprezza molte battaglie del movimento cinque stelle e qui il ragionamento è sulle bufale e come difendersi.

 

Tornando al dubbio, Il dubbio in realtà spinge a fare inchieste perché è proprio vero che spesso più guardi una cosa e meno la capisci o se guardi da troppo vicino vedi un sacco di rughe.

 

Le bufale di internet sono servite dunque. Penso, come esempio, ad una certa Anza, un sito che sparava stronzate soprapponendosi foneticamente alla famosa agenzia giornalistica, poi avrà scocciato i lettori di Fb e si è lanciata sul solito porno casalingo. Ma questo è l'aspetto degenerativo del tema. La parte più, a nostro avviso più preponderante, si trova proprio in quei siti che si occupano di contro cultura e disinformazione.

 

In questo sito c’è quasi una anticipazione delle scelte ed un approfondimento condivisibile rispetto alle cose dette.

 

http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2014/09/le-bufale-del-web-e-la-loro-diffusione.html

 

Il discorso è legato a vari esempi di come si tratta  una notizia in alcuni siti, specie se sono legati all’assioma scontato di dire…quello che gli altri non dicono.

 

Questo discorso è stato trattato da Terzani in un suo libro, quando parlava dell’avvento della rete e delle grandi possibilità che la stessa informazione di internet  ha un risvolto sul singolo individuo, quando non è legata ad una adeguata formazione personale, può creare una mezza ignoranza.

 

Vediamo, per esempio la notizia di qualche settimana fa recante

titolo: “L’Iraq  accusa la Gran Bretagna di dare armi a Isis“.

La notizia in Italia è stata data dal sito controinformazione. info subito condiviso da molti su fb (è stato dallo scrivente letto su una bacheca di un amico) e poi ripreso da vari siti che hanno lo stesso cliché di presunta stampa libera, compreso un certo progetto Aurora dove, se navigate a vista, capirete che è un sito specializzato su tutti i segreti e misteri che arrivano fino alla certezza che Gesù è stato sposato alla Maddalena con figli. Ovviamente questo sito “specializzato” per suo conto non può dirsi fonte terza autorevole, perché diciamo che appare  “molto orientata“. Ma la cosa che deve mettere in pace, spero senza interesse alcuno, chi ci crede in questa notizia,  è legato al fatto che questa bufala è stata messa online dal regista americano Alex Jones, uno che è famoso per aver fatto un documentario in cui mette in dubbio la vera motivazione dell’attacco

dell’11 settembre. Se navigate nel suo sito comprenderete che il regista crede nell’attacco del nuovo ordine mondiale, che Usa e Gran Bretagna sono destabilizzatori mondiali, ecc. Sia chiaro che chiunque crede in questa fonte, o che abbia questa stessa linea culturale è libero di esprimere le sue opinioni, ma convincere lo scrivente della veridicità della fonte, no, diciamo per… igiene mentale.

 

Personalmente credo che per quanto riguarda le disarmonie mondiali non c’è fantomatico comunicatore americano che può venire a parlarci di ordine.

Siamo consapevoli che i terroristi usano come merce di scambio il petrolio e che la vera battaglia è togliere dal mondo questa dipendenza altro che trivellare ovunque. Sulle armi nessuno può dirci altro, sappiamo che ogni anno il mercato di morte delle armi che gira sotto tutte le bandiere e che prescinde da ogni altra fede se non in quella del dio denaro, rappresenta un mercato di 780 miliardi di dollari.

In questo mondo è l’economia la vera scala di divisione, il reddito dei primi 225 uomini più ricchi corrisponde a quello di 2,5 miliardi ovvero il 47% dell’umanità.

 

Si comprende cosa significa fare vera informazione? In tal senso poco importa fare il conto su quanti stipendi dei suoi operai corrisponda quello di Marchionne. Per tornare alla storia dell’Iraq non ripresa dai media (questo sarebbe un punto a favore degli affezionati alla

controinformazioine) potrebbe essere una  notizia vera,  ma solo translata nel tempo, quando l’Occidente finanziava gli oppositori al sanguinario Assad che asfissiava quelli che poi ora sono diventati Isis?

 

Di questa idea è un sito che presume di raccogliere le bufale, non sappiamo davvero se è vera questa fonte,  ma il ragionamento almeno è plausibile. Ma alla fine non ci interessa discutere questa notizia, Chi ci legge ha compreso come l’abbiamo trattata come notizia e ognuno si farà le sue opinioni.

Noi restiamo con i nostri ragionamenti che nascono dalla consapevolezza del degrado etico e sociale e ambientale del nostro tempo. Agli inizi del secolo scorso utilizzavamo solo 20 elementi scientifici conosciuti, ore utilizziamo tutti i 92 elementi presenti in natura e ne abbiamo sintetizzati di nuovi che non sappiamo quali danni provocheranno nel futuro all’umanità. Questa è conoscenza critica, informazione non contro, né disinformata e… non è una bufala.

 

"L'Islam a Taranto!". Così hanno commentato i tarantini che ieri mattina si sono trovati di fronte l'insolita scena. La rotonda del Lungomare era stata trasformata in luogo di preghiera. Le scarpe appoggiate sul pavimento, la tipica posizione genuflessa per il rituale momento di raccoglimento.  Quello che arriva da questa istantanea è un segnale forte del cambiamento in atto, di una convivenza tra etnie e religioni diverse che è ormai nei fatti anche sulle rive dello Ionio. La domanda è: sapremo gestire e governare questo passaggio epocale? 

Di razza o meticci, piccolissimi o enormi, domestici o vaganti, sono tantissimi i cani e i gatti che vivono nel nostro Paese. Moltissimi in famiglia, tanti nelle colonie controllate, decisamente troppi per strada, nei canili o nei rifugi d'emergenza. E se cani e gatti sono le specie animali più diffuse nelle nostre case, sono moltissimi anche i conigli nani e i piccoli roditori, pesci, rettili più o meno innocui, uccelli autoctoni o tropicali. Le nostre città, inoltre, risultano essere sempre più popolate da animali selvatici come il gabbiano reale, storni, cornacchie ma anche volpi e cinghiali, attratti dal cibo disponibile e dalla minore presenza di predatori.
Per conoscere la situazione delle politiche per la gestione e il benessere degli animali in Italia, Legambiente, per il quarto anno consecutivo, ha sottoposto uno specifico questionario a tutte le Amministrazioni dei comuni capoluogo di provincia e alle Aziende sanitarie locali italiane. Le informazioni ricevute sono state raggruppate in macro aree di indagine, quattro per le Amministrazioni comunali e tre per le Aziende sanitarie locali, con successiva attribuzione dei punteggi ottenuti.

Per i Comuni capoluogo le quattro macro aree sono state: 1) Quadro delle regole, rappresentato dai regolamenti comunali e dalle ordinanze sindacali che implementano e/o rafforzano la normativa vigente e/o articolano nuove e vecchie esigenze dei cittadini in ambito comunale; 2) Risorse economiche impegnate e risultati rispetto ad alcuni degli aspetti con maggior ricaduta su cittadini e pubblica amministrazione; 3) Organizzazione delle strutture e dei servizi offerti ai cittadini; 4) Controlli, loro organizzazione ed efficacia.
Ognuna ha contribuito al massimo per 25 punti con un totale di massimo 100 punti,

Per le Aziende sanitarie locali le macro aree sono state: 1) Risorse economiche impegnate e risultati rispetto ad alcuni degli aspetti con maggior ricaduta su cittadini e pubblica amministrazione; 2) Organizzazione delle strutture e dei servizi offerti ai cittadini; 3) Controlli, loro organizzazione ed efficacia. 
Le tre macro aree hanno contribuito per un massimo di 30 punti le prime due, mentre la terza macro area, quella relativa ai controlli, ha contribuito per un massimo di 40 punti, per un totale di massimo 100 punti.

Al punteggio totale così ottenuto da ciascun Ente è stata abbinata una valutazione complessiva della performance realizzata e, a seconda del punteggio raggiunto, queste le risultanti performance assegnate ai singoli Enti:

- assenza di risposta → performance negativa (per mancanza di informazione)
- punteggio da 0 a 9,9 → performance pessima
- punteggio da 10 a 19,9 → performance scarsa
- punteggio da 20 a 29,9 → performance insufficiente
- punteggio da 30 a 39,9 → performance sufficiente
- punteggio da 40 a 49,9 → performance buona
- punteggio da 50 a 69,9 → performance ottima
- punteggio da 70 a 103/100 → performance eccellente

Teoricamente la gran parte dei Comuni e delle Aziende sanitarie dovrebbe essere in condizioni di dare buone se non ottime risposte alle esigenze dei cittadini e dei nostri amici pelosi, piumosi o squamati, invece tra i Comuni raggiungono una performance sufficiente, ossia almeno 30 punti su 100, 30 città sulle 85 che hanno risposto, pari al 35% del campione, mentre hanno una performance buona, ossia almeno 40 punti su 100, solo 3 città (Modena, Ferrara e Verona) su 85, un modesto 3,5%, e infine solo 2 città (Terni e Prato) superano i 50 punti su 100, ossia il 2,5% e quindi hanno una performance ottima.
Tra le Aziende sanitarie raggiungono una performance sufficiente, ossia almeno 30 punti su 100, 22 aziende sanitarie su 74 che hanno risposto, pari al 30% del campione, mentre hanno una performance buona, ossia almeno 40 punti su 100, 13 aziende sanitarie, pari al 17,5% del campione, ed infine solo 1 azienda sanitaria supera i 50 punti su 100, ossia poco più dell'1% del campione, e quindi ha un performance ottima.

Il Comune di Taranto con soli 6,5 punti su 100 ottiene una performance pessima
Questi i dati per macroarea:
• QUADRO DELLE REGOLE 0 punti
• RISORSE/RISULTATI 0 punti
• ORGANIZZAZIONE/SERVIZI 5 punti
• CONTROLLO 1,5 punti

La ASL di Taranto, con 23 punti su 100 ottiene una performance insufficiente
Questi i dati per macroarea:
• RISORSE/RISULTATI 0,5 punti
• ORGANIZZAZIONE/SERVIZI 9,5 punti
• CONTROLLO 13 punti

Il rapporto in versione integrale è disponibile negli allegati

Dall'analisi dei dati ricevuti emergono grandi differenze tra una città e l'altra e tra le aziende sanitarie delle diverse regioni.
La gran parte degli attuali costi è dovuta alla gestione dei cani presso i canili rifugio, strutture indispensabili per il modello attuale, ma oggettivamente fallimentari rispetto ad obiettivi credibili tanto di benessere animale che di contenimento dei costi a carico delle pubbliche amministrazioni.
Altro tema scottante e sul quale è urgente intervenire con controlli e sanzioni è quello dell'anagrafe canina, unica anagrafe animale ad oggi obbligatoria per gli animali in città, di competenza delle Aziende sanitarie locali
I cani vaganti, siano essi padronali o randagi, coincidono con il principale elemento di conflittualità e sofferenza nell'ambito degli animali d'affezione.

Con il IV rapporto nazionale Animali in Città Legambiente vuole dare un contributo alla crescita della corretta gestione dei milioni di amici a quattro zampe e dell'effettivo rispetto del loro benessere.
Bisogna saper passare da una fase pioneristica, dove solo alcune realtà hanno saputo costruire esperienze positive ad una in cui tali esperienze diventino patrimonio diffuso e pratica viva in tutto il Paese. Sebbene la sensibilità sia aumentata negli ultimi anni, c'è infatti ancora moltissimo da fare.
Le Istituzioni, anche a Taranto, potrebbero fare molto per i nostri amici a quattro zampe anche spendendo cifre contenute: in diverse città e Aziende sanitarie questo già avviene grazie a regole chiare e incentivanti unite a controlli efficaci e frequenti.

In questo 25 aprile va ricordato che il mondo si deve liberare dalla guerra del terrore

 

DI ROBERTO DE GIORGI

 

 

Che l’Isis sfrutti il risentimento dei demotivati del pianeta è dentro la loro sterile propaganda. Come ricordava Terzani alla Fallaci, il terrorismo sfrutta la rabbia dei popoli poveri verso gli Usa, da sempre visti come guerrafondai, imperialisti; dai tempi dello schiavismo vero e proprio a quello dell’economia.

E pensando a quello che è avvenuto in Sicilia vorrei ricordare che, forse vent'anni fa, analizzando le disarmonie del mondo, militando nelle ONG dicevamo che l'80% delle risorse del mondo viene consumato dal 20% dell'umanità, che il mondo finito come lo pensiamo non esiste se non si sana questo dilemma. Che alla nostra tavola imbandita non possiamo più mangiare se il resto dell'umanità sta alla porta affamato. Che le cose si aggiustano se rinunciamo a parte delle nostre comodità e ridistribuiamo le nostre risorse anche con il trasferimento di tecnologie appropriate ai paesi poveri. Che questo è parte della idea della decrescita. A parte la guerra che da sempre crea esuli.

Chiudersi nelle proprie frontiere è del tutto idiota.

Tornando alle guerre attuali che determinano questa ondata di sbarchi, va detto a gran voce che la religione è un pretesto grossolano, usato per giustificare la violenza, anche perché i giovani che scelgono questa via non sono neanche religiosi, o meglio dell’Islam sanno poco o nulla. La molla è la crisi economica che crea delusi. E nel degrado culturale con pessima scolarizzazione l’Isis pesca i suoi adepti nel nome di Maometto.

Chiunque, anche dal punto di vista culturale conosca o si informi sull’Islam comprende il disinganno. Del resto 30 mila adepti terroristi, rispetto a un miliardo di mussulmani cosa rappresentano numericamente? Nulla o quasi.

Maometto, questo personaggio nato a cavallo tra basso e alto Medioevo cinque/sei secoli dopo Gesù, è ben illustrato nelle enciclopedie online e nella bibliografia islamica. Punti fermi e indiscutibili sono che la sua cultura da adolescente si sviluppa fra cristiani ed ebrei girando con lo zio commerciante; la sua rivelazione è dovuta all’Arcangelo Gabriele, nella sua visione mistica di incontro con Dio, passa in rassegna tutti i profeti del passato compreso Giovanni Battista, Giuseppe, Gesù e Abramo.  Come si può parlare di una religione anti cristiana, viste le comune origini? Anche se fosse come sia diversa religione, del resto una parte della tradizione parla di una discendenza da Abramo, altri, forse la maggioranza di una religione monoteista senza rivelazione, per cui è l’ultimo profesta dell’unico Dio, si pone in contiguità con la Bibbia che è patrimonio comune.

Questo ragionamento per un commento finale: dobbiamo stare in guardia a non pensare che l’Islam sia il terrorismo, a questi assassini va tolto il primato, il brain, la religione è tutt’altra cosa. E va insegnato ai giovani che dietro le lusinghe c’è solo violenza pura, non per Maometto, ma alla faccia di quanti credono realmente in Dio, mussulmani compresi.

 

«Questo cesso l’hai costruito tu, con i tuoi sacrifici, dopo tanti anni di lavoro. E grazie al lavoro che tu hai fatto in questi anni, io adesso, mi ritrovo con un futuro in questo cesso». Domenica 26 aprile 2015, alle ore 21 al TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, va in scena “Giù” di Spiro Scimone, regia Francesco Sframeli, con Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Salvatore Arena, Gianluca Cesale, scena Lino Fiorito, disegno luci Beatrice Ficalbi, produzione Compagnia Scimone Sframeli, in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi e Théâtre Garonne Toulouse, nell’ambito della rassegna “… sono Stato io?”, un progetto del Crest, in collaborazione con “Pubblico” e Cgil Taranto.Durata 60’. Biglietto intero 13 euro, ridotto 10 euro.  Info: 099.4725780 – 366.3473430.

Un invito indignato a rompere il silenzio per dare voce agli altri. Un urlo contro il marciume della nostra società che umilia la dignità e la libertà dell’individuo. In un’atmosfera surreale, dove il dramma è in continuo equilibrio con la comicità, il Figlio, una mattina, sotto gli occhi del Papà, sbuca fuori dal cesso per manifestargli il proprio malessere contro un mondo sempre più saturo di egoismo e d’indifferenza. Il Papà, vedendo il proprio figlio nel cesso, cerca di tirarlo fuori. Ma, nel cesso, non c’è solo il Figlio da tirare fuori. Nel cesso, da tirare fuori, c’è anche Don Carlo, un prete scomodo, che è finito giù perché su non vuole più stare comodo. Giù è finito il Sagrestano che dopo tanti anni di soprusi e violenze, stanco di subire, trova nel cesso la forza e il coraggio di ribellarsi. Giù c’è, anche, il povero cristo di Ugo che preferisce cantare sotto un ponte per non perdere la dignità, per non vendere la propria dignità. Giù ci sono tante persone che, per difendere i valori umani e lottare contro il male che avanza, aspettano il loro turno per tornare su, per tornare, di nuovo, su. Lo spettacolo è vincitore del Premio Ubu 2012 per la "miglior scenografia".

 

Nato a Messina nel 1964, Spiro Scimone è attore, drammaturgo, regista e sceneggiatore. Nel 1994 scrive l'opera prima “Nunzio”, da lui stesso interpretata assieme a Francesco Sframeli (con cui fonda nello stesso anno la Compagnia Scimone Sframeli), con la regia di Carlo Cecchi. Come attori, Scimone e Sframeli sono anche protagonisti di una trilogia scespiriana che Cecchi mette in scena a Palermo: “Amleto” nel 1996, “Sogno di una notte di mezza estate” nel 1997 e “Misura per misura” nel 1998. Grazie all'invenzione di un nuovo linguaggio teatrale, in cui lunghe pause cadenzano le sonorità del dialetto messinese, Scimone conquista pubblico e critica: nel 1994 vince il Premio Idi "Autori Nuovi", nel 1995 la Medaglia d'oro Idi per la nuova drammaturgia e nel 1997 il Premio Ubu come nuovo autore. Due anni dopo, nel 1999, scrive “La festa”, con la regia di Gianfelice Imparato, che ottiene l'autorevole riconoscimento della Comédie-Française (in cartellone l'opera, tradotta in lingua francese da Valeria Tasca e con la regia di Galin Stoev). Ispirato al lavoro teatrale “Nunzio”, e sempre in dialetto messinese, nel 2002 realizza con Francesco Sframeli il film “Due amici”, prodotto dalla Medusa Film (premio “Luigi De Laurentiis” per la migliore opera prima alla 59ma Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia).

 

Centinaia di lumini cimiteriali, stretti tra le mani di uomini e donne vestiti di nero hanno invaso piazza Maria Immacolata. Sono gli insegnanti di Taranto, tanti, uniti, determinati che aderendo al flashmob hanno voluto esprimere il loro no alla "buona scuola" voluta dal Governo di Matteo Renzi. Non intendono arretrare e stanno mettendo in campo tutti i mezzi possibili per far sentire la loro voce. E' una categoria- quella degli insegnanti- che, nella protesta, si riscopre unita e motivata. Adesso bisognerà vedere quanto questo dissenso inciderà e peserà sulle decisioni del premier e del suo Esecutivo.

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