Strappo in Federmanager, la federazione dei dirigenti industriali, dopo la sentenza di ieri della Corte d’Assise di Taranto che per il disastro ambientale imputato all’ex Ilva della gestione Riva, ha condannato i precedenti proprietari dell’azienda, nonché alcuni dirigenti industriali, tra ex e in carica con la nuova società Acciaierie d’Italia. Si dimette da presidente Federmanager Taranto e da socio Michele Conte. “La sentenza della Corte d’Appello, che determinerà pesantissimi risvolti sulla vita di molti dirigenti e loro famiglie e che caratterizzerà irreversibilmente anche il futuro della fabbrica e della siderurgia nazionale, ormai prigioniera dei giochi delle parti, rimasta senza alcun commento da parte dei vertici nazionali, non mi consente di rimanere alla guida di colleghi che hanno riposto fiducia e speranza nell’azione di un sindacato ormai sempre più votato alle “relazioni” piuttosto che alla rappresentanza e alla caratterizzazione e difesa dei propri iscritti”, ha detto Conte, motivando il suo abbandono di Federmanager al presidente nazionale Stefano Cuzzilla.
“Le dimissioni - scrive Conte - sono motivate dalla incomprensione, da parte mia, e di tantissimi colleghi iscritti, del tipo di organizzazione e sensibilità “attuale” di Federmanager nazionale”.
“È incomprensibile, per me e per non pochi altri colleghi, in servizio e pensionati, come Federmanager - rileva Conte - possa “ignorare” o non considerare nel giusto peso la grave crisi che si sta consumando nella e all’intorno della fabbrica siderurgica ed in particolare verso gli sviluppi giudiziari in materia di fattispecie penale che stanno investendo ancora soci (sempre meno) in servizio”. Il riferimento di Conte è alle provvisionali e al pagamento delle spese legali a cui la Corte d’Assise ha condannato anche i dirigenti. “A questo punto - conclude la lettera di Conte al presidente nazionale Cuzzilla - credo di non avere altre motivazioni per continuare ad esercitare un ruolo privo di contenuti di natura sindacale. Ogni sforzo di organizzazione, in mancanza di difesa dei diritti degli iscritti resta fine a se stesso”.