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Giornale di Taranto -
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"Una spolverata nella camera da letto, la cassapanca con i ricordi della nonna da rassettare e... guarda guarda e questi cosa sono? Toh, due buoni postali del valore di 100mila lire e che ci fanno qui. Anzi, ma valgono ancora?". Non c'è da perdere tempo, questo avrà sicuramente pensato Gino Ingrosso, originario di Taranto, quando si è ritrovato tra le mani quei due buoni postali entrambi del valore di 100mila lire e entrambi risalenti al 1946.

Allora, ecco che, per capire se da quei due buoni postali, che le ragnatele del tempo gli hanno riportato alla luce, può ancora recuperare qualche pacchetto di euro, il sig. Ingrosso si è rivolto all'associazione Agitalia (Associazione per la giustizia in Italia) per venire a capo della vicenda.

I titoli sono stati fatti stimare da un consulente contabile di Agitalia ed è risultato un valore monetario attuale, tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione, per circa 67 anni di giacenza nelle casse delle Poste italiane pari a circa 248mila euro in totale. 

"Il sig. Ingrosso - spiegano ad Agitalia - ha conferito mandato al nostro ufficio legale per agire al fine del recupero della somma presso le Poste italiane ed il Ministero delle Finanze obbligati in solido ad “onorare” tutti i debiti esistenti anche prima dell’avvento della Repubblica Italiana. Abbiamo inoltrato la richiesta a Poste italiane ed al Ministero per il pagamento della somma. Per informazioni relative alla riscossione di titoli di credito pubblici anche molto vecchi nel tempo (quali ad esempio : bot, libretti bancari e postali, buoni postali, polizze assicurative) è sufficiente scrivere alla nostra Associazione all’indirizzo  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.  per ricevere telematicamente e gratuitamente tutte le informazioni necessarie".

Cultura, arte, cibo: un’unica lingua, un solo obiettivo …   la promozione del  territorio. Il teatro può essere occasione di richiamo turistico, se le realtà che operano sul territorio dialogano tra loro.  Vetrine a tema, menù degustazione: ‘Start Up’ è anche questo.  La terza edizione di ‘Star Up, il teatro delle nuove generazioni’, la settimana  (dal 21 al 27 settembre)  dedicata al teatro,  organizzata dal Crest di Taranto,  registra quest’anno la discesa in campo di Confcommercio e della Delegazione Borgo che, cogliendo l’invito degli organizzatori, ha voluto  dare un segnale concreto di collaborazione.

“ Le vetrine di alcuni negozi - come spiega Floriana De Gennaro, presidente della Delegazione Borgo-  ospiteranno infatti  scatti artistici raffiguranti momenti teatrali, ed inoltre nei negozi che esporranno la locandina degli spettacoli, sarà possibile ricevere   il foglio-programma  (timbrato dall’esercente) per assistere agli spettacoli a pagamento, a prezzi scontati. Nella settimana inoltre dal 22 al 28 settembre, in dieci ristoranti di Taranto e dell’Isola  sarà possibile provare  il menù degustazione a 20 euro,  consistente in due portate rappresentative della nostra cucina tipica ed una bevanda. Ci piace condividere questo percorso con  gli amici del  Crest – conclude De Gennaro- poiché siamo convinti   che questa città abbia bisogno di iniziative di qualità,  e la cultura può essere un volano di stimolo per la crescita dell’economia turistica”.

I 10 Ristoranti che hanno aderito a ‘Sipario … a tavola’

La Paranza (via Cariati), Il Gatto Rosso (Via Cavour), Norcinoteca (Via Margherita), Pour Parler (via Anfiteatro), Ristò Fratelli Pesce (P.ZZa Sant’Eligio), Ristorante Europa (Via Roma), Trattoria Dal Nonno (via Cariati), Al Ristoro (via Pitagora), Joyce Pub (corso Due Mari), Il Porto (via Porto). 

Borse di studio, contributi per l’acquisto dei testi scolastici e per l’università, a favore dei figli dei dipendenti di aziende artigiane, aderenti all’Ente Bilaterale dell’Artigianato Pugliese (Ebap).

Con l’apertura del nuovo anno scolastico ed accademico, l’Ebap ricorda che è possibile ottenere dei contributi che variano da 200 euro per l’acquisto dei volumi a 300 euro per le borse di studio ai dipendenti che abbiano almeno due figli che frequentano asili nido, scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado (originariamente scuola media) statali.

Sono previsti, inoltre, contributi di 360 euro per i figli universitari o neo diplomati particolarmente meritevoli, nonché a favore dei figli dei titolari di imprese artigiane pugliesi.

 

L’Ebap, accertata la conformità delle domande pervenute, provvederà ad erogare il contributo entro 90 giorni dalla presentazione della istanza.

 

Le richieste di contributo devono essere compilate sui modelli predisposti dall’Ente, scaricabili dal sito www.ebapuglia.it oppure reperibili nelle sedi delle unità gestionali di bacino o presso le quattro associazioni datoriali (Confartigianato, Cna, Casartigiani, Claai) o le tre organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil).

Le domande devono essere presentate o inviate all’Ebap Puglia, che si trova a Bari, alla via Bozzi, 51 oppure tramite posta elettronica certificata (all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ). Per maggiori informazioni ci si può rivolgere al numero verde gratuito 800.43.09.99.

 

La Funzione pubblica della Cgil si prepara a proclamare lo stato di agitazione del personale degli uffici giudiziari di Taranto perchè la riforma della Giustizia messa in campo dal ministro Andrea Orlando è una riforma "che distrugge Taranto".

Infatti, fanno presente i segretari Mino Bellanova, Lorenzo Caldaralo e Mimmo Sardelli, nel pacchetto di riforma della Giustizia, presentata nel CdM del 29 agosto scorso, è prevista la soppressione di alcune Corti di Appello: il Governo, in nome di esigenze di razionalizzazione e al fine di rispettare presunti standard minimi di efficienza, chiederà la delega al Parlamento per ridurre i distretti di Corte di Appello, dagli attuali 26 a 20, con la soppressione delle sedi distaccate, tra cui quella di Taranto. "In realtà, - spiegano Bellanova, Caldaralo e Sardelli - tali tagli metterebbero in discussione il diritto alla giustizia da parte dei cittadini e, contestualmente, potrebbero determinare un probabile trasferimento “coatto” di centinaia di lavoratori, con le inevitabili conseguenze sul piano economico e famigliare".

Preoccupazioni, quelle della Fp-Cgil, che si fondano su dati oggettivi "che dimostrano che i carichi di lavoro sono talmente elevati da non giustificare in alcun modo la soppressione. A titolo meramente esemplificativo, si fa presente che le pendenze della locale Corte sono, al 31 dicembre 2013, pari a  4.117 procedimenti nella sezione civile ed a 2.169, nel settore penale; e sono state celebrate n° 114 udienze penali e n° 190 udienze civili. Inoltre, - aggiungono i tre segretari - la soppressione della corte d’appello, sede distaccata di Taranto, porterebbe alla chiusura anche di altri uffici giudiziari, quali la Procura Generale, il Tribunale di Sorveglianza, il Tribunale per i Minorenni e la relativa Procura anche se questi ultimi, a loro volta, sono coinvolti nel progetto di istituzione del “Tribunale per la Famiglia”. E’ appena il caso di segnalare che tali dati sono pressocchè equivalenti a quelli della Corte di Lecce e addirittura superiori a quelli di altri distretti quali(vedi ad esempio: Potenza e Campobasso)".

Ora, è il ragionamento che fanno Bellanova, Caldaralo e Sardelli, se il progetto di riforma andasse in porto, comporterà "da un lato un notevole aumento della durata dei processi civili e penali,(in quanto i relativi procedimenti andrebbero ad ingolfare ancora di più la sede di Lecce), dall’altro costringerebbe tutti gli utenti ed i lavoratori del servizio giustizia, ad accollarsi continui trasferimenti con relativo aggravio di spese".

Ecco perchè il sindacato di categoria della Cgil a breve  proclamerà lo stato di agitazione del personale interessato, rendendo pubblici "gli ulteriori dati che confermano l’irragionevolezza di tale prevista soppressione (che va proprio nel senso opposto a quanto il governo si era impegnato a fare, relativamente alla celerità dei processi). Naturalmente si inviteranno le forze sociali e i rappresentanti istituzionali - concludono Bellanova, Caldaralo e Sardelli - a svolgere un ruolo fattivo in questa battaglia che vuole vedere la salvaguardia dei diritti dei cittadini, compreso il diritto ad ottenere giustizia in tempi certi". 

LA PAC 2015-2020 poteva essere sicuramente migliore, meno penalizzante per l’agricoltura italiana, una normativa che dimostra come, anche nel settore agricolo, ormai in ambito UE siano le nazioni dell’Europa settentrionale a “dettare legge”!

Ma, al di là di qualche piccolo possibile “aggiustamento” tecnico, l’impianto di base della nuova PAC è stato ormai stabilito e, per quanto poco gradito, gli agricoltori devono studiarlo per essere pronti, già dal prossimo anno, a trarne i maggiori vantaggi possibili.

In estrema sintesi questo è il “verdetto” di “InterSud”, l’annuale riunione interregionale del Meridione dei Giovani di Confagricoltura Anga, che per la prima volta si è tenuta in questo weekend a Ginosa, precisamente presso il suggestivo country resort “Valle Rita”.

Organizzata una volta l’anno in differenti location, si tratta di una riunione itinerante che vede riunirsi i quadri dirigenti dei Giovani di Confagricoltura di tutte le regioni meridionali, a partire dai segretari e presidenti provinciali e regionali.

Nella mattinata della prima giornata, sabato 13 settembre, i giovani imprenditori hanno incontrato Paolo La Cava, il responsabile acquisti Barilla per l'area sud, che ha illustrato loro i grandi vantaggi e opportunità dei “contratti di filiera” nel settore cerealicolo, ma anche i requisiti cui deve essere impostata la produzione dei cereali che dovranno essere poi venduti a un buyer internazionale come il Gruppo Barilla.

Nel pomeriggio si è tenuto il convegno "Nuova PAC: bio e greening, esperienze a confronto”, che ha visto la partecipazione allargarsi, oltre che a un importante parterre istituzionale, a una vasta platea di agricoltori ed operatori agricoli interessati a conoscere i nuovi indirizzi della PAC 2015-2020.

I lavori, moderati da Francesco de Filippis, presidente Giovani di Confagricoltura Anga Taranto, sono stati aperti dai saluti di Vito De Palma, Sindaco di Ginosa, Luca Lazzàro, presidente Confagricoltura Taranto, Rocco Caliandro, presidente Giovani di Confagricoltura Anga Puglia, e Giovanni Selvaggi, componente del comitato presidenza Giovani di Confagricoltura Anga.

È stato Filippo Schiavone, vicepresidente Giovani di Confagricoltura Anga, a presentare alla folta platea il pensiero politico-sindacale di Anga Confagricoltura: «la PAC 2015-2020 ha più ombre che luci, a mio avviso una delle peggiori riforme della storia, che invece avrebbe potuto e dovuto premiare i veri agricoltori e riformare completamente il sistema agricolo, affrontando finalmente il maggiore problema che hanno gli agricoltori: le crisi di mercato. Così non è stato, eppure il trattato di Lisbona, con il dialogo a tre in ambito UE tra Parlamento, Commissione e Consiglio, ha enfatizzato il ruolo del Parlamento rispetto al passato, un Parlamento che aveva la possibilità di bloccare la riforma tracciandone diversamente le linee guida, anche se, secondo me, il vero errore proveniva già dalla Conferenza Stato-Regioni e dallo Stato italiano».

Mario Salvi, Area Economica Confagricoltura, ha poi illustrato tecnicamente gli indirizzi generali della PAC 2015-2020 che comporterà da un lato l’aumento degli ettari ammissibili ai Pagamenti diretti, e da un altro la riduzione dei beneficiari stessi in quanto, ammettendo solo gli agricoltori “attivi”, anche se coltivano fondi di piccole dimensioni, realizzerà una selezione.

Però, aumentando rispetto al passato gli ettari ammissibili ai Pagamenti diretti, i fondi destinati all’Italia saranno soggetti a una maggiore “parcellizzazione”, fondi per la agricoltura italiana che sono già stati ridotti dalla UE “alla fonte”: il complessivo plafond UE, infatti, dovrà essere suddiviso tra un numero maggiore di Paesi membri UE che, con l’ingresso delle nazioni dell’Est iniziato nel 2004, oggi è salito a 28. Per gli agricoltori italiani questi due fenomeni comporteranno una progressiva riduzione del Pagamento diretto per ettaro che partirà nel 2015 con il 15%, fino ad arrivare nel 2020 al 30%!

La PAC 2015-2020 impone soprattutto un maggior impegno ambientale: Il 30% del Pagamento diretto, infatti, sarà erogato dalla UE solo se l’agricoltore adotterà una serie di “comportamenti virtuosi”, i cosiddetti “greening”, tesi alla salvaguardia delle risorse ambientali. Tra questi l’abbandono della gestione monocolturale dei fondi in favore di una più diversificata con almeno 2 o 3 colture differenti, soprattutto diversificate tra primaverili e autunnali, o la destinazione del 5% dei seminativi al cosiddetto “focus ecologico”, ovvero a usi ambientali come coltivazioni che arricchiscano organicamente la “zolla” o utilizzi per la tutela e la valorizzazione di elementi del cosiddetto “paesaggio rurale”, come determinati specchi d’acqua interni o, persino, i nostri muretti a secco. Ovviamente la certificazione UE del “focus ecologico” imporrà ai nostri imprenditori agricoli un ulteriore aggravio delle procedure amministrative e burocratiche per ottenere i Pagamenti diretti.

In chiusura dei lavori le possibilità che offrono le colture biologiche sono stati esposti da Giuseppe Tarantini, consigliere di amministrazione della “OP Jonica Bio”, che, illustrando il “case history” della sua azienda, ha suscitato l’interesse della platea.

La giornata di domenica, 14 settembre, di questa edizione di InterSud di Anga Confagricoltura, che ha segnato il ritorno in Puglia di questa importante manifestazione dopo quattro anni, è stata dedicata a momenti di approfondimenti tecnici e a visite in aziende della zona.

 

Avevamo assunto un impegno preciso con i nostri produttori di vini frizzanti. Un impegno che ora onoriamo fornendo un altro strumento di sviluppo al nostro comparto vitivinicolo. Crediamo di aver, così, contribuito ulteriormente alla crescita del settore del vino spumante anche in considerazione dell’alto livello qualitativo raggiunto in ambito nazionale ed estero dalle nostre cantine e dalle nostre produzioni di qualità. Un atto che sa anche di emancipazione e indipendenza delle nostre cantine nei confronti degli impianti del Nord che dettavano così anche tempi e mercato.

Così l’Assessore alle risorse agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, commentando il bando pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale relativo alla Misura 123 (Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali) per finanziare interventi per la realizzazione di impianti per la spumantizzazione di vini di qualità.

Così la Regione Puglia dopo essere riuscita ad affermare il brand dei vini autoctoni e dei rosati made in Puglia, ora lancia la sfida al mercato delle bollicine, con un intervento che prova a sostenere proprio la realizzazione a livello provinciale e su tutto il territoriale regionale di impianti per la produzione di vini spumanti a Denominazione d’Origine Protetta 8DOP) e a Denominazione Geografica Protetta (IGP).

Si tratta di una politica coerente con tutto l’impegno mosso in questi anni sulla valorizzazione delle nostre uve e dei nostri vini – spiega Nardoni – e fa il paio con una attività, che dal blocco dei diritti di reimpianti fuori regione, passando per tutte le misure sulla modernizzazione e l’innovazione in cantina, spiegano come la Regione Puglia abbia puntato tutto su i suoi produttori e su un comparto che si sta dimostrando all’altezza della sfida lanciata.

I vini spumanti che un tempo erano costretti a migrare, dunque, d’ora in poi potranno prodursi direttamente in Puglia, chiudendo una filiera di eccellenza che apre anche nuove interessanti prospettive di mercato.

La misura 123 che prevede una parte di cofinanziamento pubblico pari al 50% del totale della spesa ritenuta ammissibile dal finanziamento, sostiene l’acquisto e l’installazione di impianti di lavorazione per la produzione, imbottigliamento e confezionamenti di vini spumanti prodotti con Metodo classico, Metodo Charmat lungo e Metodo Charmat corto.

I singoli interventi finanziabili potranno avere un volume minimo di 200mila euro per un massimo di 2milioni di euro.

Il portale regionale per la compilazione dell’elaborato tecnico-informativo ed il portale SIAN per la compilazione, la stampa e il rilascio della domanda di aiuto, saranno operativi a partire dalle ore 12.00 del 23 settembre e fino alle 12.00 del 21 ottobre. Ulteriori informazioni sul sito www.svilupporurale.regione.puglia.it

Per il GAL Colline Joniche l’agricoltura è energia: risorsa che riesce a muovere la leva del cambiamento nel modello di sviluppo economico di una provincia come quella tarantina, specie se riesce ad integrare mondi, dare risposte di diversificazione o addirittura riesce a trasformarsi in una leva di trasformazione culturale, produttiva ed ambientale.

Per questa ragione il GAL presieduto da Antonio Prota coglie la sfida lanciata quest’anno dal Salone Agroalimentare della 78^ edizione della Fiera del Levante di Bari dedicato all’innovazione e alle nuove frontiere della produzione agricola e presenta in un work shop previsto per il 15 settembre alle ore 16.00 (Padiglione 18) alcune delle best practice in atto che  narrano in maniera tangibile il cambiamento già in atto.

Dalla tradizione rurale arrivano risposte di grande portata – spiega il direttore del GAL, Rocky Malatesta – dai modelli di filiera integrata che riescono a sfruttare, come nel caso della ricetta brevettata da alcune aziende locale e istituti di ricerca, del pesto da foglie di vite, passando per il settore della bio-edilizia e la frontiera appena varcata dalla nostra provincia con la nascita a Crispiano del primo impianto al Sud Italia per la trasformazione della paglia di canapa.

I vasetti di pesto di vite “La Dolce Vite” e i programmi connessi alla filiera della canapa saranno presentati ufficialmente in Fiera nel corso del work shop a cui prenderanno parte Franco Donatelli e Rocky Malatesta, rispettivamente vice presidente e direttore del GAL Colline Joniche, Cosimo Sallustio, responsabile dell’Asse 3 dell’Assessorato alle Risorse Agroalimentari,Gianluigi Cesari, della NEPRI Srl e componenti il Comitato Tecnico-scientifico del GAL per Expo 2015, Michele Cericola dell’Azienda Agricola Tocchi di Puglia, Nicola Cristella della CRISMONT Srl, Rachele Invernizzi della South Hemp Tecno Canapa e l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni.

 

Al termine del work shop ci sarà la degustazione del pesto di vite e di altre specialità tipiche del territorio del Gal Colline Joniche.

 

“Se si continuerà a bloccare ogni opera infrastrutturale ed economica nel Porto di Taranto, ci saranno conseguenze gravissime non solo per la città, ma per l’intero sistema portuale nazionale”.
Così il consigliere regionale di Forza Italia, Pietro Lospinuso. “Non lo diciamo noi - prosegue - ma uno studio del Ministero alle Infrastrutture. Il porto ionico paga la concorrenza dei porti del Nord Africa, i ritardi nella realizzazione delle opere infrastrutturali e le vicende dell’Ilva. Il rapporto conferma quanto sosteniamo da tempo: se non si realizzeranno le opere programmate, la situazione (già di enorme difficoltà) potrebbe sfociare in emergenza. Non possiamo più perdere tempo: ci sono interventi urgenti da cantierizzare il prima possibile, altrimenti si rischia di non essere più competitivi. Poche settimane fa la Compagnia Evergreen aveva paventato l’ipotesi di trasferire le linee restanti altrove. Un pericolo che abbiamo evitato, ma è comprensibile dal momento che si continua a perdere tempo. In questi giorni, a Nardò, fa notizia il caso del resort bloccato per burocrazia ed altri limiti vigenti. Taranto questo dramma lo vive da anni: basti pensare anche a Tempa Rossa e l’investimento dell’Eni dove  si moltiplicano i veti senza un motivo giacché anche il ministero ha dato il suo ok. Si fanno prevalere i “no” ideologici senza fondamento allo sviluppo del territorio intralciando anche gli investimenti, soprattutto in vista delle primarie del Pd. La burocrazia regionale ha un’incidenza pesantissima che si aggiunge alla miopia del Comune di Taranto che, dopo aver perso già ingenti investimenti, vorrebbe permettersi il lusso di fare anche la variante al Piano Portuale. Confindustria Taranto elenca, nel suo appello a Renzi, le tante questioni in bilico (dall’Ilva a Tempa Rossa, appunto). Se il Comune dovesse aggiungere la variante al Piano, per Taranto sarebbe una morte annunciata. Il ministero fotografa un ritardo nella realizzazione delle opere che strozza il porto e a nulla sono valsi gli accordi inter-istituzionali degli ultimi tempi”.
“Su Taranto la Giunta Regionale non ha mai avuto un programma di rilancio - conclude Lospinuso - ed è un territorio che soffre e che merita una politica industriale e portuale determinata in grado di perseguire la crescita nel rispetto della salute dei cittadini e dell’ambiente”.

Sulla questione dell’installazione di una nuova antenna telefonica nei pressi di via Peonie a Lama, il sindaco non è rimasto fermo ma si è mosso tempestivamente per verificare e valutare l’impatto dell’installazione sulla salute dei cittadini. Dopo aver avuto un incontro nei giorni scorsi con i cittadini della zona che manifestavano il loro dissenso per l’installazione della nuova antenna, il primo cittadino ha scritto alla direzione dell’Arpa.

"La protesta dei cittadini e la richiesta di effettuare un controllo sulle installazione telefoniche - fanno sapere da Palazzo di Città - sono entrambe fondate anche sulla presenza nella zona di abitanti con particolari patologie caratterizzate da forme dei leucemia e di sanguecemia. E fra questi anche una bambina. Il sindaco - conclude la nota - ha fatto ben presente nella sua missiva inviata ad Arpa questa particolare realtà dell’abitato urbano di Lama ed ha chiesto di disporre tutti i controlli necessari per verificare la compatibilità di questi impianti con la presenza di abitazioni".

A lanciare l'allarme era stato, nei giorni scorsi, Vincenzo Marasco, componente del Comitato cittadini, il quale sottolineava che "l'impianto della nuova antenna, la cui concessione è stata rilasciata qualche mese fa, verrà realizzato in un terreno in cui insiste già un'antenna del gestore di telefonia H3g, installata dieci anni fa a soli sei metri di distanza da civili abitazioni. Nell’area di soli cento metri persistono altri 4 impianti simili. Non se ne può più.  I cittadini dell'area residenziale in questione, comprendente via Primule, via Peonie, via Dalie e via Circonvallazione dei fiori, - prosegue Marasco - si stanno mobilitando per opporsi ai soprusi di chi perpetra le ragioni economiche a scapito della salute pubblica. Gli effetti dell'inquinamento elettromagnetico, infatti, la cui reale portata rimane pressoché ignota, potrebbero andare ad aggravare situazioni patologiche già sofferte da alcune famiglie della zona". 

 

“La notizia dell’interesse di imprenditori stranieri pronti ad acquisire il pacchetto azionario dell’Ilva di Taranto non induce certo a fare salti di gioia”. E’ il commento di Antonio Camporeale, presidente del Gruppo del Nuovo Centrodestra in Consiglio Regionale. “Intanto per la strategicità del comparto per lo Stato italiano, che dovrebbe indurre il Governo e le parti interessate a un ruolo decisamente attivo e alla massima attenzione in una trattativa tutt’altro che semplice e dalle molteplici ripercussioni. Poi, per le garanzie sia sui livelli occupazionali da mantenere, sia per le condizioni nelle quali i lavoratori stessi devono essere chiamati a operare”, sottolinea ancora Camporeale.
“Siamo proprio sicuri che un imprenditore indiano possa operare meglio dell’attuale proprietà, e affrontare e risolvere tutte le problematiche e le emergenze che hanno reso tormentata la vita della e nell’acciaieria? Non si tratta  conclude il capogruppo alla Regione del Nuovo centrodestra - di diventare tifosi di una soluzione e acquisizione rispetto a un’altra, ma di fare un’attenta analisi di costi e benefici non solo in un immediato così pressante e nebuloso, ma necessariamente anche a medio e lungo medio termine, per evitare che la cura non si riveli, un giorno nemmeno troppo lontano, peggiore del male. E che a pagare siano sempre e solo i lavoratori e una città intera”.

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