I day service per i cittadini a rischio cardiovascolare e per i percorsi diagnostici terapeutici di assistenza relativi all’ipertensione erano un punto di eccellenza di quello che un tempo era un presidio ospedaliero complesso come il San Marco di Grottaglie. Oggi questi due servizi nati con l’intento di una maggiore integrazione tra ospedale e territorio sono sospesi. Non ne conosciamo ragioni e motivi, ma certo non resteremo inermi di fronte ad un ulteriore ridimensionamento dei servizi di assistenza sanitaria in quel territorio.
Eva Santoro, componente della segreteria provinciale della CGIL di Taranto, con delega alla sanità, raccoglie l’appello lanciato dal sindacato pensionati tarantino.
Dallo SPI ci erano già arrivate numerose segnalazioni – spiega la Santoro – poi abbiamo verificato direttamente andando al CUP di Grottaglie per chiedere l’erogazione di questi servizi. Risultano sospesi dallo scorso 15 marzo. Ciò vuol dire che i pazienti ipertesi, con scompenso cardiaco o bronco pneumopatia cronica, sono stati abbandonati al loro destino.
Una platea di bisogno che in soli 72 giorni, alcune settimane fa, aveva avuto accesso ai servizi di day service per circa 215 pazienti. Le richieste avevano riguardato esami ematici, spirometrie e fondi oculati, ecodoppler carotideo, ecografie addominali. Tutto aveva prodotto una significativa riduzione dei ricoveri.
Si tratta di spesa sanitaria ridotta – spiega ancora Eva Santoro – ma anche di risposta umana a bisogni che evitando l’ospedalizzazione consentono in molti casi proprio ai pazienti più anziani di evitare uno stress inutile.
Ad oggi malgrado la delibera della Giunta Regionale pugliese sul Riordino Ospedaliero (delibera G.R. n. 239 del 28/2) preveda questi servizi nell’ambito delle attività ambulatoriali da svolgere all’interno del San Marco, non si hanno notizie in merito al proseguimento di queste attività.
Chiediamo che il servizio, previsto negli impegni dell’ASL di Taranto, inserito negli organigrammi organizzativi territoriali del Distretto Sanitario di Grottaglie – conclude la Santoro – venga ripreso immediatamente. Ne va di una comunità di ammalati che ha diritto alla salvaguardia della loro salute, ma anche della certezza degli impegni assunti di fronte ad un territorio che ha già subito troppe privazioni e cancellazione in tema di diritto alle prestazioni sanitarie.
“Ciao professore, io sono Christian, quello bocciato”, è questo il titolo del saggio pedagogico-didattico scritto dal prof. Saverio Fanigliulo. L’autore sarà ospite, venerdì 23 marzo alle ore 18.30 in via Fiume 12, dell’associazione “Le città che vogliamo” nell’ambito della rassegna “Venerdì in lettura". All’incontro parteciperà il consigliere regionale Gianni Liviano mentre a dialogare con l’autore sarà l’avv. Enzo Mastromarino, uno dei curatori della rassegna insieme all’avv. Cesare Paradiso.
Insegnante di Matematica e Scienze nella scuola secondaria di I Grado, a Saverio Fanigliulo piace scrivere. I suoi hobby sono la lettura, gli studi pedagogici, e la salute psicofisica. Ha scritto il suo primo libro “cercando - dice - di fare del mio meglio per riportare tutte le emozioni e le esperienze che ho vissuto in tanti anni di insegnamento”.
Il lavoro affronta gli aspetti nodali più dibattuti nella scuola italiana evidenziando, con fermezza ed arguzia, quelli a volte meno edificanti che, spesso, rimangono sotto traccia. Già il titolo provocatorio (“Ciao professore, io sono Christian, quello bocciato”) induce a riflettere sulla reale efficacia dell’azione educativa della bocciatura e, ancor prima, sulle modalità o strategie didattiche messe in atto dai docenti e che, sovente, dovrebbero essere sottoposte ad una sana rivisitazione e decisa innovazione.
"Non si possono bocciare i ragazzi infelici, che vivono una solitudine affettiva a casa e a scuola. Mettetevi nei loro panni!”, sostiene Fanigliulo. Al contrario, secondo il docente, bisogna “promuoverli, incoraggiarli e motivarli, disporsi dalla loro parte, riconoscendo e rimuovendo le loro difficoltà di partenza onde favorire comportamenti etici ispirati ai valori. Dobbiamo fare in modo che la scuola - aggiunge Fanigliulo - diventi finalmente il luogo delle pari opportunità. Se, con metodologie appropriate, si saprà infondere negli alunni la gioia di apprendere, innescando processi inclusivi positivi, specie in coloro che vivono una condizione d'infelicità e di fragilità affettiva, potremo permettere a tanti ragazzi di riscattarsi, riducendo così il grave fenomeno della dispersione e dell'abbandono scolastico molto precoce. La scuola diverrà così il luogo dell'esercizio della libertà e della democrazia autentiche. Aspetto con ansia di vedere Christian, il mio alunno che spesso si assenta e di cui nessuno si prende cura; eccolo, l'ho visto, entra con gli ultimi, oltre l'orario consentito, il suo zaino mi sembra vuoto e leggero, mi guarda e mi sorride, quasi per dire: per oggi hai vinto tu! Oggi sono felice, sono tranquillo, Christian è al sicuro, possiamo ancora sperare per lui!. La scuola - conclude Fanigliulo - non ha bisogno d’insegnanti "tecnologi" (da non confondersi con gli insegnanti di tecnologia). Ormai, se ci guardiamo intorno, alcuni colleghi sono immersi in una spirale tecnologica che li costringe a dimenticare qual è il vero ruolo dell'insegnante nella società attuale. Abbiamo bisogno di educatori che ridiano senso e valore alle parole, ai numeri, ai gesti, ai segni, che mettano al centro del loro fare scolastico quotidiano la persona umana”.
La Passione Vivente raccontata attraverso un musical, dal vivo. Accade a Mottola, dove è tutto pronto per il grande evento della domenica delle Palme che coniuga fede, natura, musica, ma anche danza e teatro. Giorno 25 marzo, a partire dalle 20.30, centinaia di figuranti faranno rivivere le ultime ore della vita di Gesù. L’appuntamento, come sempre, sarà ospitato nel suggestivo santuario rupestre della Madonna del Carmine, conosciuto anche come Madonn’ Abbasc’ e impreziosito da uno spettacolo di suoni e luci. Giunto alla sua XXVIII edizione, “Passione Vivente, il Musical” è organizzato dall’associazione “don Tonino per Amore” in collaborazione con il Comune di Mottola e il patrocinio della diocesi di Castellaneta. Ma questa edizione ha già il profumo di qualcosa di speciale. Il motivo? I 25 anni dalla morte di don Tonino Bello, a cui l’associazione deve il nome. E se anche papa Francesco il prossimo 20 aprile sarà in Puglia per pregare sulla tomba di don Tonino, ecco che gli organizzatori non potevano certo far passare questa commemorazione nel silenzio.
“Come ogni anno, da 28 anni a questa parte- spiegano- durante il Musical una voce fuori campo leggerà le parole e gli scritti di don Tonino Bello. Sono pieni di forza e di speranza, emozionano per la loro attualità. Il fatto che il Papa venga proprio qui, nella terra di don Tonino, fa assumere alla nostra manifestazione e a questi testi preziosi un valore particolare”.
Parole, ma anche scenografia, giochi di luci (grazie a pannelli e proiettori) e musica: tutto questo con circa 200 attori e di tutte le età. Tema di quest’anno, poi, sarà l’accoglienza. In ogni caso, è indubbio che la rivisitazione in costume della Passione Vivente in chiave musical sia anche occasione per far conoscere il territorio ai tanti visitatori, che rimangono incantati dalla straordinaria cornice della gravina, tra scalinate, arbusti, terrazzi di pietra e macchia mediterranea. Come un Vangelo a puntate, in questi luoghi, sarà possibile ripercorrere la Via Crucis di Cristo per un appuntamento imperdibile e davvero unico.
L’ingresso è gratuito. Info evento: pagina Facebook Il Musical della Passione Vivente. Coordinate location: 40.612647, 17.033947.
Mancano un paio di tappe per completare la edizione 2018 della 100 km. Du Senegal (138 in realtà). Alessandro Basta l’avvocato-podista-cantautore tarantino ha superato ieri la tappa più dura: 42 km nella sabbia. Dei 29 partecipanti sono rimasti in gara 22; Alessandro ha completato la maratona nella sabbia in circa sei ore. Davvero una impresa se si considera che, a causa dell’elevate temperature, alla fine della gara le scarpe sono risultate completamente consumate. Oggi, 21 marzo, nuove scarpe e altri 21 chilometri. Il 7 aprile, alle ore 11,00 nel BAR Turnone (viale Magna Grecia) si terrà una conferenza stampa durante la quale Basta racconterà nel dettaglio la sua impresa.
Grande festa di falò di San Giuseppe, lunedì sera, anche a Palagiano. Le fascine sono arrivate sui carri trainati dai cavalli. La gente ha popolato le vie, i quartieri si sono accesi di luci, di voci e di anime.
Al quartiere Bachelet, l’omonima associazione con il suo presidente Nico Nardi ha organizzato, insieme all’Amministrazione Comunale, il tradizionale falò, animato dal concerto degli AlmaNegra. Tradizione, musica, folklore, ma anche gastronomia con i cavatelli preparati dall’associazione Athletic Team Palagiano, presieduta da Raffaele Iacobino e la zeppola più grande del paese. L’auspicio, per il prossimo anno, è quello di entrare nel guinness dei primati.
Una grande festa, un grande quartiere, quello Bachelet, che, dopo due anni sabatici, è tornato a raccontare e a far rivivere tradizioni popolari, nel solco del recupero delle origini identitarie.
Un altro falò, organizzato dai giovani della parrocchia S.S. Annunziata, ha chiamato a raccolta i cittadini che vivono nei pressi delle Opere Don Giovanni Pulignano. Un mare di gente con il naso all’insù e gli occhi puntati sul palo della cuccagna, issato al centro della piazza, tifando per squadre di giovani “scalatori”, impegnati a contendersi i premi appesi in cima. Ad aprire la festa il saluto congiunto del parroco don Lorenzo Cangiulli e del sindaco Domiziano Lasigna.
Ed, ancora, ad animare e rinvigorire la tradizione, anche il falò realizzato presso il campo San Nicola. Anche qui, sono stati il parroco, don Francesco Zito e il sindaco Lasigna a dare inizio ai festeggiamenti, accendendo la grande catasta di rami d’ulivo. Una grande festa di quartiere, in cui a farla da padrone sono state l’aggregazione e la condivisione. Non sono mancate le giostre per i più piccoli, la buona musica e del buon cibo per gli adulti.
“Una straordinaria occasione di incontro – ha spiegato il primo cittadino – resa possibile grazie al recupero di una tradizione, che segna la storia della nostra comunità. La nostra città riconquista i suoi spazi e continua a vivere la tradizione della festa (jè semb fest’ a Polascjen). Tante risorse umane che si rimettono in moto, che si impegnano, che ci credono. E questa Amministrazione continuerà, per quanto possibile, a supportarle. Si cresce. Avanti così”.
E, poi, il pensiero di don Salvatore Casamassima rivolto ai papà. “Ci sono padri più piccoli dei loro figli e ci sono padri che crescono i loro figli e reggono le loro famiglie spesso nel silenzio, nonostante le tante difficoltà”. Esistono grandi padri. Esistono i padri.
Con il primo giorno di primavera, arriva la Festa della “semina” con un pomeriggio ricco di appuntamenti e interventi. E’ partito ad ottobre e si conclude a marzo. Il progetto Semina, curato dall’associazione Bocche del Vento, non è un festival, né una rassegna: è un processo diluito nel tempo, che concretamente si conclude il 21 marzo, in occasione del primo giorno di primavera, per raccogliere il “frutto della semina” di questi mesi di lavoro, dialogo e confronto, ma che idealmente comincia proprio ora sulla base dei risultati ottenuti. Quali? L’attivazione di una politica della bellezza, che vede nell’arte e nella riqualificazione del paesaggio la via per sperimentare e promuovere modelli di organizzazione “dal basso” ed un accresciuto senso di appartenenza al territorio, attivato attraverso nuovi circuiti di comunicazione, di dialogo e di confronto.
In questi mesi, artisti, poeti, registi “tessitori di senso” sono stati chiamati da Lilia Carucci e Valentina Maggi, rispettivamente presidente e segretario di Bocche del Vento, a sperimentare pratiche nuove fatte di parole, di gesti, di azioni da inventare per e sui luoghi di una gravina, distrutta per il 75% da un incendio, la scorsa estate e che come la fenice deve rinascere dalle sue ceneri. Da marzo, la semina di Bocche del Vento è avvenuta con cinque macro – azioni: Semina Parole con poesia e teatro, Semina Fragile (arte e installazioni), Semina Segni (illustrazioni), Semina Suoni (musica e soundscape), Semina Trame (incontri ed esperienze a confronto). Domani, 21 marzo, grande Festa della Raccolta.
Si comincia alle 15 nel castello. Dopo i saluti del sindaco Michele Labalestra, della Carucci e della Maggi, che spiegheranno il progetto con le illustrazioni di Morena Tamborrino, seguirà uno spazio di dialogo e condivisione a cura di Emmanuele Curti. Diversi gli interventi delle realtà extraterritoriali: Ex Fadda con Roberto Covolo, Fitzcarraldo ArtLab con Franco Milella, Parco Paduli con Mauro Lazzari, l’Associazione LUA con Giorgio Ruggeri, Abitare i Paduli con Laura Basco Terramatta e Maria Giovanna Turturo come Manager culturale.
A presentare le loro esperienze come realtà territoriali, saranno: Iperurbano, il CEA Parco delle Gravine, il Museo del Territorio, il Serraglio Vicoli Corti, il LABUM Laboratorio Urbano, Reset, il Teatro Le Forche Clessidra, AFO6 Cinzella Festival, Il Cantiere, I Portulani, Articolazioni, AreLab, Puglia Cycle Tours, Infopoint Mottola, Chiave di Volta, Shooting, AUGEO, TeatroLab Restiamo Umani.
Poi, sarà la volta di Maria Francesca Guida e alle 18.30, incontro con Aldo Patruno, Direttore Dipartimento Turismo e Cultura Regione Puglia.
Alle 19, “I Semi del silenzio” a cura del Noci Saxophone Pool con Vittorino Curci (sax e poesia), Gianni Console (sax ed elettronica), Francesco Massaro (sax ed elettronica). Ospite, Mariasole De Pascali (flauti). La serata si concluderà con “Microfoni aperti. Voci e Suoni come semi di poesia” a cura di Erika Grillo, con le voci di Gianluigi Gherzi, Nadia Casamassima e gli allievi del laboratorio di teatro Semina Parole: Giuseppe Labalestra, Chiara Ritelli, Mariagrazia Plantamura, Fulvio Mandorino, Carmelo Tancorra, Valentina Libraro, Ermelinda Amico, Francesca Annoscia con i suoni di Mino Notaristefano e Walter Pulpito.
Per l’ultimo appuntamento in programma per il progetto “Semina”, che da mesi vede impegnata l’associazione culturale Bocche del Vento, in nome di una politica della bellezza, il massafrese Mino Notaristefano ha realizzato l’installazione “Arpa eolica” nel cuore del Parco Naturale di Palagianello.
Ha usato quello che resta di una pineta andata in fumo, “resti ancora pieni di vita - ha spiegato l’artista Notaristefano -. Ho utilizzato semplici molle d’acciaio armonico, ancorate a rami che resistono e collegate a una cassa di risonanza anch’essa resto dell’incendio di qualche estate fa. Il vento, trasformandosi in fiato, mette in vibrazione le corde vocali di una natura che non muore e che si rigenera”.
“Per noi – ha commentato Lilia Carucci, presidente dell’Associazione Bocche del Vento – ritornare nel bosco dopo l’incendio, insieme ai ragazzi delle classi 2^ C e D dell’istituto comprensivo Marconi, accompagnati dalle insegnanti Rosa De Leonardis e Piera Bruno, è stato un atto estremamente significativo. L’arte è diventata non solo un atto estetico, ma anche uno strumento didattico, espediente di valorizzazione e rigenerazione di materiali e luoghi”.
All’iniziativa ha aderito anche il Corpo Forestale di Castellaneta, che ha guidato i ragazzi nell’osservazione e nell’interpretazione del nuovo paesaggio. Un modo per far comprendere alle future generazioni come “la tutela del paesaggio e lo studio della sua memoria storica costituiscano valori culturali ineludibili e premessa per un uso consapevole del territorio e per un suo sviluppo sostenibile”.
“Non siamo in una fase conclusiva di progetto - ha sottolineato Valentina Maggi, segretaria di Bocche del Vento - ma siamo all’inizio di una nuova fase, in cui con maggiore consapevolezza intendiamo continuare su questa strada, provando a seminare ancora, imparando a prenderci cura del nostro territorio e a progettare nuovi immaginari”.
“Semina”, lo ricordiamo, è parte del progetto Open Plus vincitore di Funder35 edizione 2016, sostenuto da Fondazione con il sud e patrocinato del Comune di Palagianello. “Va dato atto a Bocche del Vento di aver mantenuto alta l’attenzione – ha spiegato il sindaco Michele Labalestra – sulla nostra gravina, che un incendio ha distrutto il 13 agosto scorso. Quella gravina è la culla della nostra identità, custodisce le nostre origini e le nostre radici. Mantenerne viva la memoria, oltre che la natura, contribuisce a mantenere viva la nostra comunità”.
Tappe di avvicinamento alla Settimana Santa che, a Mottola, assume i contorni sempre più marcati di una serie di grandi eventi. Si inizia domenica 18 marzo 2018 con il Concerto della Passione. Appuntamento alle ore 20:00 nella chiesa Maria SS.ma del Monte Carmelo. Un momento particolarmente atteso, considerando che, negli anni e proprio grazie al vasto corredo di marce funebri, la cittadina della provincia di Taranto si sta affermando con i suoi Riti, tra i più suggestivi della Puglia.
Il Concerto è giunto alla trentacinquesima edizione ed è a cura della Confraternita del Carmine di Mottola e dell’associazione musicale “U.Montanaro”, che eseguirà le marce con la direzione del M° Barbara Gigante. Durante la serata, condotta dalla giornalista Valeria D'Autilia, verranno proposte composizioni prestigiose e verrà consegnato il premio “La troccola d’argento”. Giunto alla sua seconda edizione, quest’ultimo rappresenta un riconoscimento simbolico all’impegno e alla dedizione che la Confraternita del Carmine, presieduta dal priore Vito Greco, dedica ogni anno a una personalità del posto.
“Il rapporto tra Mottola e le marce pasquali- commenta il priore Vito Greco- è antichissimo, come dimostra il fatto che la cittadina possiede un ampio corredo musicale, ideato da compositori locali, nel corso dei decenni. E il Concerto che organizziamo ogni anno nasce dalla volontà di tramandare questa tradizione musicale, ma anche di farla conoscere sempre più all’esterno. Si tratta di un vero e proprio scrigno di brani, da tutelare e valorizzare. Come Confraternita, siamo molto impegnati anche su questo fronte”.
Nel corso della serata, saranno eseguite quelle melodie uniche che accompagnano i Confratelli e le Consorelle durante le processioni e che sono profondamente radicate nel cuore dei mottolesi. Il Concerto, infatti, viene vissuto con particolare devozione, in quanto rappresenta un momento di incontro tra fedeli e coloro che si apprestano a vivere i Riti nel segno del pellegrinaggio. Ad aprire la serata, sarà la marcia “Tomba che chiudi in seno” dell’indimenticato compositore mottolese Franco Leuzzi. Quest’anno, poi, ricorre il trentennale dalla composizione e, già lo scorso anno, durante il Concerto della Passione, furono consegnate delle partiture originali a Germana Sapio, moglie del compianto Maestro.
In questa edizione saranno, inoltre, eseguite le marce “Christus” di L. Rizzola, “Sepulcrum” di C. Martina, “Angoscia” di A. Lamanna, “Delirante” di N. Corbascio, “Mamma” di L. Rizzola, il bis sarà un omaggio Sivigliano con la marcia spagnola“Amarguras” di Manuel Font de Ana.