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Giornale di Taranto - Giornalista1

Dario Stefàno lancia la sua sfiida per le primarie del centrosnistra in vista delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale pugliese. Lo fa dal Palazzetto CUS di Bari. Parla dei suoi avversari, di Vendola, delle battaglie vinte e di quelle perse dal 2005 ad oggi. Di Taranto e Brindisi, le città che soffrono e alle quali vanno rivolti attenzione particolare, un progetto strategico e tante risorse.

"Dobbiamo vincere le primarie - ha dichiarato- siamo alla vigilia di un appuntamento importantissimo. Con le stesse motivazioni dividevo un anno fa una grande responsabilità. Questa è una sfida.

Nel dibattito di queste settimane c’è una singolare dicotomia. Da una parte Minervini che evoca l’idea di un nuovo inizio. Dall’altra Emiliano che, invece, promette un azzeramento. Quasi che uscissimo da un decennio insoddisfacente, da una parentesi imbarazzante, da un governo di centrodestra. Io sento lontane queste letture, non per una difesa d’ufficio di Vendola, e anche mia ma perché le considero sbagliate.

Il nuovo inizio, e mi rivolgo a Guglielmo, è partito nel 2005. L’azzeramento, caro Emiliano, lasciamolo come slogan del centrodestra. Io credo che una classe dirigente seria, che ambisce a continuare ad esserlo, non debba autoassolversi a prescindere, ma deve saper ammettere insufficienze,inadempienze, ritardi commessi lungo questi dieci anni. Partivamo nel 2005 da una situazione catastrofica su tanti fronti. Su alcuni di questi abbiamo eccelso, su altri non siamo riusciti a brillare come avremmo voluto. Spesso anche per ostacoli, norme e vincoli che prescindevano anche dalle nostre stesse responsabilità o possibilità di azione. Tra le questioni ancora aperte- ha proseguito- non posso non considerare le criticità che ammantano le città di Taranto e Brindisi. Sono le città intere che soffrono e non solo sotto il profilo ambientale ma anche economico e occupazionale. La crisi di Brindisi, quella dell’Ilva a Taranto sono crisi che impongono scelte profonde per rendere compatibile con il territorio l’aspetto produttivo. Servono nuovi, complessi ed articolati contratti d’area, nuove strategie di sviluppo che possano portare alla rinascita di queste realtà territoriali. Esperienze condotte in  bacini industriali all’estero (Si pensi al bacino industriale siderurgico della Ruhr) dimostrano che è possibile. Servono un progetto strategico e un’attenzione particolare che non ritengano queste aree solo da recuperare ma, con le opportune azioni, leve di un nuovo modello di sviluppo.  Ciò è possibile con un’attenta regia pubblica, investendo ingenti risorse che fungano da motore e ci aiutino le risorse private da mobilitare. Anche qui serve un nuovo modello di governance  con ottiche manageriali che non dimentichi il valore dell’uomo e delle persone che hanno bisogno. Ma un punto è chiaro- sottolinea Stefàno- la Regione non puo essere lasciata sola come qualcuno ha tentato di fare ritenendo che una vicenda complicata Carica di significati speranza e dolore di passato e futuropotesse essere scaricata sulle spalle di Nichi Vendola e della sua amministrazione

 

Il raggruppamento temporaneo d’imprese (Rti) che riunisce il Consorzio Uni.Versus, la Società Italiana di Geologia Ambientale (Sigea), l’Università di Bari e l’Università di Genova ha consegnato all’assessorato all’Assetto del territorio della Regione Puglia, retto da Angela Barbanente, l’elenco dei siti pugliesi d’importanza geologica. Si tratta del primo censimento ai sensi della legge regionale n.33/2009.

 

L’elenco include 440 località così suddivise per provincia:

 

87       Bari

21       Bat

57       Brindisi

66       Foggia

147     Lecce

62       Taranto          

 

La Regione Puglia deciderà, su proposta del comitato tecnico che sovrintende il Progetto Geositi costituito da Francesca Pace, dirigente del Servizio Assetto del territorio della Regione Puglia e responsabile della Linea 4.4 Po Fesr 2007-2013, Michele Chieco eRoberto Fuiano, geologi del Servizio Ecologia della stessa Regione, Giuseppe Mastronuzzi, docente universitario del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Barinonché coordinatore tecnico-scientifico, quali saranno i geositi, le emergenze geologiche, i geositi speciali e i monumenti naturali da inserire definitivamente nel catasto regionale.

Le realtà censite non sono state classificate rigidamente perché le loro caratteristiche le rendono collocabili in più categorie. Le linee guida approvate nel tavolo tecnico tra il Rti e la Regione così distinguono le emergenze geologiche e i geositi.

 

Emergenza geologica: «Un elemento o una porzione del territorio regionale che dal punto di vista geologico assume caratteri scientifici distintivi rispetto alle aree circostanti, anche in relazione ai suoi caratteri paleo-etno-antropologici. Tale elemento territoriale testimonia a scala locale, regionale o globale eventi e/o processi geologici significativi, con caratteri di rarità o di esclusività alla scala di riferimento. Al geosito è riconosciuto un interesse primario per la conservazione».

 

Geosito: «Un elemento o una porzione del territorio regionale che dal punto di vista geologico assume caratteri distintivi rispetto alle aree circostanti, anche in relazione ai suoi caratteri paleo-etno-antropologici. Esso testimonia a scala locale, regionale, o globale eventi e/o processi geologici significativi, senza caratteri di unicità o di esclusività alla scala di riferimento».

 

 

 

 

 

Il Progetto Geositi è importante non soltanto per l’aspetto strettamente scientifico, ma per le ricadute sociali ed economiche che può generare soprattutto per le comunità locali.Intende infatti restituire ai pugliesi la consapevolezza dell’oggettiva rilevanza della geodiversità. Il patrimonio geologico può così rappresentare, per le comunità locali e per tutti, una risorsa da utilizzare in maniera sostenibile, salvaguardandone nel tempo le caratteristiche uniche.

 

Le attività del Progetto Geositi finora svolte hanno riguardato, in parallelo, tre direttrici:

 

ü  rilievo dei siti d’interesse geologico (effettuato dall’Università di Bari);

ü  diffusione della conoscenza (Sigea e Uni.Versus);

ü  implementazione di un WebGis (Sigea, Università di Bari, Università di Genova).

 

Alcuni dei siti censiti sono conosciuti in Italia e all’estero, altri sono noti agli appassionati dell’escursionismo, altri sono pressoché sconosciuti nonostante risultino di grande interesse naturalistico e di potenziale attrazione turistica.

Siti d’indubbio valore geologico nelle sei province pugliesi sono i seguenti.

 

Foggia             Architello San Felice a Vieste

Ventaglio di rotta da maremoto Cauto a Lesina

Dolina Centopozzi a Rignano Garganico

Conoide di Mattinatella a Mattinata

Lago Pescara a Biccari

Miniere di bauxite Murgetta Rossa a Spinazzola

Pantano Sant'Egidio a San GiovanniRotondo

Tracce fossili di Piscichnusa Vieste

Faraglione Pizzomunno a Vieste

Dolina Pozzatina a San Nicandro Garganico

Punta Pietre nere a Lesina

Santuario San Michele a Monte Sant'Angelo

Sorgente San Nazario a Sannicandro Garganico

Ventaglio di rotta da maremoto Sant'Andrea a Lesina

Ventaglio di rotta da maremoto Schiapparo a Lesina

 

Bat                  Lama Santa Margherita e Conca anomia ad Andria

                        Il Pulo di Gurgo ad Andria

                        Successione stratigrafica San Giovanni a Trani

Chiesa di San Michele a Minervino Murge

                        Stagno Goglia a Minervino Murge

 

Bari                 Calcari rudiste a Putignano

Calcari ittilici a Rutigliano

Grotta delle Mura a Monopoli

Grotte di Castellana

Lago Agnano a Conversano

Lago Castiglione a Conversano

Grotta di Lamalunga ad Altamura

Cava Pontrelli ad Altamura

Pulo di Altamura

Pulo di Molfetta

Grotta santuario di Santa Maria degli Angeli a Cassano delle Murge

Cisterna Santiquando a Cassano delle Murge

Vulcanello di fango a Gravina in Puglia

Stagno I Vuotani a Cassano delle Murge

 

 

 

 

 

Taranto           Fiume Chidro a Manduria

                        Fonte pliniano a Manduria

                        Gravina a Castellaneta

                        Salina dei Monaci a Manduria

 

Brindisi            Punte Penne e del Serrone a Brindisi

                        Saline Punta Contessa a Brindisi

 

Lecce             Grotta Fetida a Santa Cesarea Terme

Grotta Gattulla a Santa Cesarea Terme

Grotta Sulfurara a Santa Cesarea Terme

Grotta Sulfurea a Santa Cesarea Terme

Grotta Zinzulusa a Castro

Scogliera oligocenica a Castro

                        Berma tsunami Torre Sant'Emiliano             a Otranto

                        Vora Vitigliano a Santa Cesarea Terme

 

 

Il censimento è stato presentato attraverso un’articolata campagna di divulgazione e di comunicazione coinvolgendo diversi settori della società civile e degli enti preposti alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio geologico e naturalistico pugliese.

In particolare sono state coinvolte sei scuole superiori, una per provincia, enti parco, enti pubblici, addetti al turismo, associazioni di protezione ambientale e guide escursionistiche.

Le sei scuole superiori che hanno partecipato al Progetto Geositi sono state: l’Istituto tecnico Pitagora di Taranto, il Liceo scientifico Enrico Fermi di Bari, l’Istituto d’istruzione Giannone-Masi di Foggia, l’Istituto professionale Sandro Pertini di Brindisi, l’Istituto d’istruzione Egidio Lanoce di Maglie (Lecce), il Liceo statale Enrico Fermi di Canosa (Bat).

La campagna di divulgazione sarà conclusa, dopo l’estate, organizzando a Bari una giornata di studi e un’escursione sul territorio per presentare i risultati acquisiti e le attività svolte.

Presso il Laboratorio Geoinformatico del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali è stato approntato il WebGis. Lì saranno rese disponibili e consultabili tutte le schede rilevate anche attraverso specifiche applicazioni. L’indirizzo web è:http://bit.ly/catastogeositipuglia.

 

Pubblichiamo di seguito un intergento del segretario della Cisl Taranto Brindisi Daniela Fumarola

 

 

 

Consideriamo intollerabile che persone in condizioni di particolare fragilità sociale continuino a vedersi precluse opportunità occupazionali, nonostante l’Accordo sottoscritto il 28 luglio u.s. tra le OO.SS. confederali e la Regione Puglia, denominato “Piano Straordinario per il Lavoro – Per un lavoro di cittadinanza” sostenuto da una dotazione finanziaria complessiva di 162 milioni di euro, oltre alle risorse rivenienti dal Fondo Nidi (Nuove Iniziative di Imprese).

Auspichiamo, perciò, che il recente confronto tenuto a Brindisi dall’Assessore regionale al Lavoro Leo Caroli, che riteniamo positivo, con OO.SS. e Sindaci del territorio, sia programmato anche a Taranto e per questo avanzeremo richiesta ufficiale nei prossimi giorni, al fine di sollecitare le disponibilità dei Sindaci del territorio ionico, così come manifestate dai primi cittadini dell’area adriatica presenti, mai sottovalutando che le risorse finanziarie disponibili non sono certo infinite.

Le misure previste del Piano, a nostro avviso, rispondono in primo luogo al rispetto dovuto alla dignità di coloro che, seppur percettori di un’indennità (C.i.g. a zero ore o in deroga) non riescono a realizzare i propri  progetti di vita.

Ecco perché è importante che tutti i soggetti coinvolti si impegnino a non creare aspettative che non siano in grado di mantenere, nella consapevolezza che le risorse finanziarie disponibili debbano essere spese nel miglior modo, debbano dare risposte alle necessità di impiego di lavoratori ma anche che attraverso i progetti stessi debba ottenersi il risultato di rendere più vivibili i territori interessati.   

Ciò sarà possibile attivando tavoli di intesa anche con il partenariato socio-economico locale ed operando nei settori di intervento previsti dai Piani Sociali di Zona, a conferma di quanto come Cisl Taranto Brindisi abbiamo sempre sostenuto, ovvero che il welfare locale può e deve diventare vettore di sviluppo e di occupazione aggiuntiva.

Auspichiamo, comunque, che tutte le Pubbliche Amministrazioni sappiano utilizzare al meglio anche altre risorse finanziarie previste dalla programmazione dei Fondi europei 2014-2020, con riferimento alle misure individuate per l’inclusione sociale e senza limitarsi alle azioni previste dal “Piano Straordinario per il Lavoro – Per un lavoro di cittadinanza”.

                                                                                             

                                                                                                          Daniela Fumarola

Lettera aperta dell'Associazione Le belle città all’Arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro: “rigeneriamo i campetti dell’oratorio della chiesa di San Giuseppe”

 

 

 

Sua Eccellenza, Arcivescovo di Taranto,

sono Lino De Guido, abito in via San Francesco. Scrivo per mettere in rilievo un problema: lo stato d’abbandono dei campetti dell’oratorio della chiesa di San Giuseppe. La struttura risulta inaccessibile da diverso tempo. L’oratorio è stato, è, e continuerà ad essere, il punto di riferimento per i giovani del quartiere. Intere generazioni di ragazzi e ragazze della Città Vecchia hanno calcato il terreno di giuoco ed hanno condiviso esperienze di crescita umana e formativa. Ancora oggi, quando è aperto, si incontrano all’oratorio, per sfogare la voglia e la passione per il giuoco del calcio e per stare insieme e maturare. La struttura costituisce l’unico punto di riferimento per il giuoco, l’aggregazione e la crescita, nell’Isola. E’ certificato dai fatti che non vi è stato mai intervento pubblico, atto a realizzare spazi protetti e sicuri, volto a garantire il diritto al giuoco. Continuano, certo, ad esserci, per i ragazzini, campetti inventati alla bisogna e posti tra le macerie architettoniche che costellano il quartiere; cionondimeno l’oratorio di San Giuseppe è oasi di socialità da preservare e tutelare per le nuove ed attuali giovani generazioni. La struttura versa oggi in stato di avanzato degrado e non è gestita per soddisfare il bisogno al giuoco. Risulta, di fatto, inaccessibile e la sera d’estate è sempre chiusa. Lo stato di “cedimento organizzativo” è visibile ad occhio nudo. Considerato che la struttura è di proprietà della Curia, chiedo di adoperarsi per porre rimedio, al fine di restituire alle ragazze e ai ragazzi del quartiere, la possibilità di esercitare il diritto al giuoco. Ho ascoltato i ripetuti messaggi pronunciati in più d’una occasione. Ho letto le parole che hanno segnato passaggi importanti per la vita del quartiere, all’indomani dello “sbriciolamento” dovuto alle conseguenze dell’abbandono e dell’insipienza privata. Ho partecipato, lo scorso autunno, all’incontro con le persone del quartiere, per mettere a fuoco i problemi e ricercare le soluzioni. Il richiamo al “popolo di formiche”, l’opera di un grande figlio di Puglia, deve essere motivato da una pioggia di coerenze operose. Ciascuno nel proprio campo. Rigeneriamo i campetti dell’oratorio della chiesa di San Giuseppe.

Lino De Guido. Associazione Le belle città

All’insù, abitare la piazza

 

 

 

 

 

Una passeggiata teatrale tra i balconi del centro storico di Taranto. Aspettando l'ormai imminente terza edizione di "stArt up teatro", sabato 20 settembre 2014, alle ore 21 in piazza Municipio (ad accesso libero), va in scena All’insù, un progetto multidisciplinare di Armamaxa teatro, in cui il teatro, la musica, l’arte acrobatica del nuovo circo, la danza, si fondono per raccontare e “abitare” una città, una strada, i suoi amori, la sua gente. Un grande spettacolo-evento di “piazza” (supervisione artistica e coordinamento messa in scena Micaela Sapienza ed Enrico Messina) che “costringe” gli spettatori ad “alzare lo sguardo all’insù” e a rinnovare il proprio stupore per le meraviglie architettoniche e urbanistiche delle città pugliesi [...]

  

 

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Vito Massimano

 

La visita di Renzi a Taranto sembra ormai preistoria, tipico effetto degli eventi tanto attesi che si risolvono in un nulla di fatto.

Resta solo qualche pagina di giornale che ancora oggi usa la notizia come riempitivo e tanto amarezza per come sono andati i fatti.

Al netto di chi esalta l’episodio per interesse di bottega, ma i buoni a nulla sono generalmente capaci di tutto,  si può interpretare  la visita del Premier  come un segnale positivo per i numerosi fronti aperti in riva allo Jonio?

Una visita è sempre sintomo di rispetto ma, oltre il gesto,  non si segnalano episodi degni di nota e prese di posizione che lascino spiragli di fiducia o aspettative di alcun genere.

Riavvolgiamo il nastro e proviamo a capire cosa è successo in Prefettura: in maniera tutt’altro che spontanea (sollecitato da tutti a compiere tale gesto) Renzi, visto che si trovava all’inaugurazione della Fiera del Levante, ha deciso di allungare per qualche ora la sua visita in Puglia per affacciarsi metaforicamente dal balcone  del Palazzo del Governo di Taranto e placare gli animi. E che non si dica che non sono venuto a stringere mani e dare il cinque a tutti.

A margine della riunione istituzionale, come di consueto, ha incontrato i giornalisti approfittando per decantare le bellezze di una Taranto capace di conciliare ambiente ed industria, passato e futuro, potenzialità del territorio e produzione, cani e gatti, mare e montagna, zuppa e pan bagnato.

Renzi ha inoltre assicurato massima attenzione per la città ed impegno alacre teso a fare in modo che una simile sfida, quella dell’Ilva che il Governo è intenzionato a vincere, diventi il simbolo di un Sud che sappia coniugare la vivibilità, l’occupazione e la produzione siderurgica in quanto strategica e di interesse nazionale.

Eh però, notevole! Perbacco quante cose concrete. Accidenti, c’è da rimanere frastornati per la santabarbara di impegni precisi con cui Renzi ha bombardato la città di Taranto.

Città che, come di consueto, è stata subito reattiva, ha capito l’aria che tira  e si è sottratta con un sussulto di dignità al discount delle promesse un tanto al chilo.

Allora, volendo essere disillusi e pratici, con un po’ di sano realismo è facile intuire che, se avesse voluto dare risposte serie,  il Premier si sarebbe premurato di studiare il dossier Taranto fornendo soluzioni in luogo delle solite frasi fatte e del “molto si è fatto e molto resta da fare”.

La fiera della vanità (ottima coda della più nota fiera barese) insomma, la passerella perfetta per offrirsi in pasto ad una politica locale che, invece di rivoltare il tavolo indignata per il nulla di fatto, ne ha approfittato per farsi metaforicamente il selfie con la star consistente nell’amplificare a dismisura il nulla governativo mascherato da presa in carico del problema.

L’unico effetto collaterale ? Qualche sparuta e disorganizzata contestazione di piazza  accompagnata dai classici flebili comunicati stampa “contro”, arginati facilmente dall’imponente cordone di lacchè ossequiosi  e plaudenti  ad ogni frase di senso compiuto proferita da sua eccellenza il Signor Presidente. Bravo! Grazie!

Intanto i problemi restano sul tappeto  e non bastano i pensierini detti davanti ad un pubblico notoriamente  dal palato (politicamente) di ghisa a tal punto da non chiedersi cosa diavolo abbia detto il Premier.

I fatti parlano di un’altra storia fatta da 26 mesi di promesse, 6 decreti inutili sul tema, una serie di commissari e subcommissari che gettano la spugna, una proprietà  (il Gruppo Riva) che pian piano esce di scena limitando i danni, una trattativa con eventuali compratori che non garantisce nulla sul versante del risanamento e del rilancio, ed una linea di credito che, più che prestito ponte, sembra un prestito ponticello sgarrupato.

Ci vediamo a Natale ha detto Renzi. Si certo, ti facciamo trovare il capitone.  

L’85% dei diplomati presso uno degli ITS pugliesi risulta occupato, è quanto emerso durante il workshop “ITS e Poli tecnico-professionali: un ponte tra formazione e lavoro” a cura del Servizio Scuola, Università e Ricerca, svoltosi  presso il padiglione 152 di Regione Puglia in Fiera del Levante.

“Abbiamo operato scelte partendo dalla lettura del territorio e delle relative possibilità di occupazione, con l’obiettivo di avvicinare due mondi, quello del sistema di impresa e della formazione, che non comunicano molto - ha detto Alba Sasso, assessore alla Formazione e al Diritto allo Studio, durante il wokrshop - Attraverso gli Istituti Tecnici Superiori dell’Aerospazio, dell’Agroalimentare e della Meccatronica e grazie all’istituzione dei Poli tecnico-professionali, abbiamo attivato esperienze di incontro e di scambio, sviluppando reti di iniziativa e adesso raccogliamo i frutti del lavoro finora svolto. A breve – ha concluso Sasso – con la nuova programmazione2014-2020, oltre agli ITS esistenti, è prevista l’istituzione di altri due ITS nell’ambito delle Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-Turismo e della Mobilità Sostenibile e comincerà l’attività del primo polo tecnico-professionale a sostegno del turismo”.

 

I primi risultati, relativamente all’esperienza degli ITS, testimoniano di una scelta strategica di grande rilevanza: molti giovani sono stati assunti al termine del loro percorso proprio grazie alle competenze che sono state loro trasferite nel corso dei due anni.

I diplomati all’ITS Aerospazio sono attualmente 23 e hanno trovato tutti un’occupazione, di cui il 13% a tempo indeterminato e i restanti a tempo determinato. Il 30% lavora presso imprese socie della fondazione.

I diplomati all’ITS Agroalimentare sono 22, il 68% di essi ha trovato occupazione, il 27% di essi a tempo determinato, in proprio invece il 18%. Circa il 30% di coloro i quali hanno trovato lavoro, svolgono la propria attività nelle imprese presso cui hanno fatto attività di stage.

I diplomati all’ITS Meccanica–Meccatronica sono 20+5 uditori. L’88% dei diplomati ha trovato un’occupazione, di essi il 41% ha un contratto a tempo indeterminato, il 55% a tempo determinato e il 4% lavora in proprio. Svolgono la propria attività presso imprese socie della fondazione ben il 65% degli occupati. Più del 50% sono stati assunti dalle stesse imprese presso le quali hanno effettuato lo stage.   

 

Gli ITS attualmente costituiscono una valida alternativa o integrazione alle scelte universitarie degli studenti pugliesi, favorendo sul territorio un sistema di istruzione e formazione coerente con i fabbisogni formativi espressi dal sistema produttivo e capace di facilitare l’accesso alle opportunità professionali. Gli ITS e i Poli tecnico-professionali risultano fondamentali per sviluppare sinergie positive tra filiere formative e filiere produttive e facilitano l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

 

 

Continua il ping pong all'interno del centrosinistra regionale sulla questione Tempa Rossa. Questa volta è l'assessore Nicastro a rispondere al consigliere Cervellera

“In primo luogo una nota di forma che, all’interno delle istituzioni, è anche sostanza: se un consigliere ha a cuore una questione e intende far chiarezza svolge il proprio ruolo prendendo innanzi tutto coscienza del funzionamento delle istituzioni in cui è stato eletto. L’abitudine di inviare le interrogazioni prima alla stampa e poi al diretto interessato evidenza il motivo reale per cui questa attività viene svolta. Ben lungi, spesso, dall’approfondire i temi e svolgere il ruolo consiliare di controllo”. Così l’Assessore alla Qualità dell’Ambiente Lorenzo Nicastro rispetto alle dichiarazioni del consigliere Alfredo Cervellera relative alla presunta mancata risposta all’interrogazione consigliare.
“Poi, nel merito, senza anticipare la risposta che, appena l’interrogazione sarà notificata alla mia segreteria dal Consiglio Regionale, Cervellera riceverà per le vie istituzionali, come ho sempre fatto: il consigliere fa riferimento ad una Conferenza di servizi che riguardava la bonifica dell’area in questione e il parere positivo del tecnico regionale in quella commissione riguardava esclusivamente l’attività di bonifica, non il progetto Tempa Rossa. In merito agli orientamenti della Giunta sul progetto in questione – prosegue Nicastro – il tema è stato ampiamente dibattuto e le nostre strutture tecniche hanno imposto una serie di prescrizioni al progetto sulle quali la società è in ritardo. Un progetto, vale la pena ricordarlo non solo al consigliere, che è soggetto a valutazioni e autorizzazioni nazionali, non regionali”.
“Infine, un dato di conoscenza utile non solo a Cervellera: a Vas non si sottopongono i progetti (per i quali esiste la Valutazione d’Impatto Ambientale) ma i piani o i programmi. Quindi – conclude Nicastro - la risposta all’ultima domanda la lascio all’intuito del consigliere”. 

Trentaquattro milioni di euro alle aziende dell'indotto Ilva per i crediti scaduti: questo il principale impegno assunto dal Ministro dello Sviluppo Economico Guidi e dal Commissario Gnudi in occasione dell'incontro a Roma con

il Presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo. 

 

 

 

 

Il Governo tiene fede agli impegni assunti per Taranto con un primo, importante provvedimento che servirà a ridare ossigeno alle aziende dell'indotto stremate dall'assenza di risorse a causa dei crediti scaduti oramai da sette mesi.

Sono in arrivo, infatti, 34 milioni di euro (che fanno parte della prima tranche del cosiddetto prestito ponte) da destinare esclusivamente a questo importante segmento imprenditoriale che da anni si rapporta allo stabilimento siderurgico per fornitura di servizi, e che rischiava di essere definitamente smembrato da una crisi di liquidità senza precedenti.

A dare rassicurazioni al Presidente di Confindustria Vincenzo Cesareo circa l'effettiva erogazione dei fondi sono stati, in un incontro tenuto ieri a Roma, il Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ed il Commissario dell'Ilva Piero Gnudi, presente anche il Direttore dell'Area Mezzogiorno di Confindustria Massimo Sabatini.

Si tratta di un segnale importantissimo che va nella direzione auspicata e che fa seguito alle numerose sollecitazioni mosse proprio da Confindustria Taranto nei confronti del Governo centrale e culminate con la manifestazione pubblica di agosto scorso; a quest'ultima hanno fatto seguito, come è noto, la visita del Premier Renzi della scorsa settimana che ha di fatto recepito il pressing degli industriali jonici e in maniera ancora più diretta del Presidente Cesareo rispetto alle risposte da fornire alle troppe questioni irrisolte.

Alle rassicurazioni del Presidente del Consiglio ha fatto seguito la grande disponibilità dimostrata dal Ministro Guidi, la quale, peraltro anticipando i tempi di convocazione a Roma, ha fornito rassicurazioni rispetto all'erogazione dei fondi per le aziende dell'indotto.

Da parte del Ministro e del Commissario sono state recepite, inoltre, le forti sollecitazioni di Confindustria a mettere in campo tutte le azioni necessarie affinchè siano presi in carico i crediti già maturati (e in fase di maturazione) dalle stesse aziende anche nell'ipotesi, sempre più probabile, in cui la società dovesse essere acquisita da una nuova cordata industriale. Un punto sicuramente fondamentale sul piano degli scenari che potrebbero aprirsi a breve nella complessa partita dell'acciaio e che fa ben sperare circa le reali possibilità di ripresa di un settore strategico per Taranto e per il Paese; una ripresa che si auspica possa realizzarsi parallelamente ai processi di risanamento prioritari rispetto alla definizione di qualsiasi nuovo assetto imprenditoriale. Il Ministro Federica Guidi, intanto, ha annunciato a breve  la visita a Taranto, che potrebbe essere contestuale all'annuale assemblea di Confindustria Taranto.

 

 

 

 

Comunicato a firma dei MeetUp Jonici (Amici di Beppe Grillo di Taranto e provincia).

 

 

Laeroporto-di-Grottaglie.jpg

Un territorio, quando ben amministrato, sfrutta tutte le opportunità di sviluppo legate sia alle proprie naturali vocazioni e potenzialità che al trend di mercato nei settori strategici delle attività produttive che lo caratterizzano. Attirare economie nell’ottica di uno sviluppo sostenibile è, poi, un dovere imprescindibile, perché la crescita economica dovrebbe sempre essere coniugata con un’equa distribuzione delle risorse e con la tutela e la salvaguardia dei patrimoni e delle risorse naturali.

Purtroppo, però, se consideriamo uno dei più potenti volani della nostra economia, ovvero l’aeroporto “Arlotta” di Grottaglie - Taranto, anche solo per l’indotto che può generare, non possiamo di certo sentirci grati nei confronti della Regione Puglia che lo ha sempre trascurato non garantendo, quindi, uno sviluppo omogeneo ed equitativo di tutti e quattro gli aeroporti pugliesi. Una reiterata mancanza di rispetto di leggi e regole sottoscritte e  violate per anni impunemente hanno contraddistinto l’azione di una Regione che, per la sua politica poco lungimirante e la sua indifferenza verso la città di Taranto, continua a farla ricadere nel baratro ogni volta che tenta di risollevarsi, credendo nella sua possibile rinascita.

Per fare una breve storia, ricordiamo che i quattro aeroporti pugliesi sono gestiti da una società “l'Aeroporti di Puglia”, detenuta per il  99,4% dalla Regione e questo rappresenta un unico caso anomalo in Italia, perché in ogni regione ci sono più società, una per ogni aeroporto. Solo in Puglia c’è questa situazione anomala che vede 4 aeroporti gestiti da un’unica società, tra l’altro sotto l’egida della Regione.

La gestione dei quattro aeroporti pugliesi di Bari, Brindisi, Foggia e Taranto Grottaglie è stata assegnata, in regime di un’unica concessione quarantennale, con Convenzione n. 40 del 25/01/2002 e successivo Decreto interministeriale n. 4269 del 6/03/2003, ad Aeroporti di Puglia S.p.A.; ed è proprio tale Convenzione a non esser  rispettata ormai da 11 anni. Per citare solo qualche grave inadempienza, ricordiamo che la Convenzione di concessione attribuisce alla Concessionaria, tra gli altri, i seguenti obblighi:

art. 2 comma 5:

a. "La concessionaria definisce e attua le strategie e le politiche commerciali più opportune per lo sviluppo di ciascun aeroporto, anche in relazione alle esigenze del bacino di traffico servito";

(A tal proposito, è infatti da considerare la collocazione di Taranto in area strategica per le comunicazioni intermodali, a ridosso di  due Regioni (la Calabria e la Basilicata) che, non avendo aeroporti vicino, potrebbero sostenere la domanda di una notevole utenza per i voli passeggeri di linea; l’ampiezza del bacino di utenza è di 681.983 unità, quadrilatero compreso nelle province di Taranto, Matera e Cosenza situate a distanze maggiormente favorevoli rispetto agli aeroporti di Bari e soprattutto Brindisi. L’Arlotta può considerarsi, con facili collegamenti stradali e ferroviari, complementare agli aeroporti di Bari e Brindisi, potendo ospitare anche aerei intercontinentali, essendo con i suoi 3200 metri di estensione la terza pista più lunga d’Italia, potendo richiamare così anche le vivaci economie dell’estremo Oriente, dell’India, della penisola arabica);

art. 4:

a. "La concessionaria provvede, con onere a proprio carico, quale complesso di beni, attività e servizi
      organizzati destinati direttamente o indirettamente alle attività aeronautiche, adottando ogni
      opportuna iniziativa in favore delle comunità territoriali vicine, in ragione dello sviluppo
      intermodale dei trasporti e adottando altresì le iniziative dirette ad assicurare, d’intesa
     con l’E.N.A.C., anche mediante provvedimenti di ricollocazione all’interno del sedime
     aeroportuale, lo svolgimento delle attività di aviazione generale comunque compatibili
     con l’operatività aeroportuale;
b
.   "organizzare e gestire l’impresa aeroportuale garantendo l’ottimizzazione delle risorse
        disponibili per la produzione di attività e di servizi di adeguato livello qualitativo, nel rispetto
        dei principi di sicurezza, di efficienza, di efficacia e di economicità e di tutela dell’ambiente
";
        (L’eventuale problema di sostenibilità economico-finanziaria sarebbe ampiamente controbilanciato
         dai ragguardevoli benefici che l’aeroporto genererebbe a livello economico-sociale per la
         collettività, considerando gli effetti propulsivi sull’economia, sul turismo e sull’indotto
         occupazionale che conseguirebbero);

art. 14:

Nei casi previstidal Codice della Navigazione, nel caso di gravi ovvero reiterate violazioni della
  disciplina relativa alla sicurezza, in caso di mancata presentazione del Piano Regolatore Generale
  di ciascun aeroporto nei termini indicati, di mancato ed immotivato rispetto del programma di
  intervento e del piano degli investimenti o di grave e immotivato ritardo nell'attuazione degli stessi
  o al verificarsi di eventi da cui risulti che la concessionaria non si trova più nella capacità di
gestire
  gli aeroporti, l’E.N.A.C., con provvedimento motivato, dispone la revoca della concessione e
  contestualmente nomina un commissario per la gestione operative dell’aeroporto”.

Inoltre, diversamente da quanto disposto dall’art. 5, comma 1 lettera B) della menzionata Convenzione di concessione, dall’art.704 del Codice della Navigazione e dall’art. 7, comma 3, del D.M. 521/1997, alcun Contratto di programma sembra essere stato sottoscritto tra l’ENAC e Aeroporti di Puglia S.P.A. per l’Aeroporto di Taranto; quando, invece, l’affidamento in concessione è subordinato alla sottoscrizione della convenzione e del contratto di programma.

Gli unici Accordi di programma, al contrario regolarmente sottoscritti per gli Aeroporti di Bari e di Brindisi, non prevedono alcun riferimento alle linee programmatiche di sviluppo per l’Aeroporto di Taranto e di Foggia. Pertanto, non essendo stato sottoscritto alcun unico contratto di programma per i quattro scali pugliesi, a far data dalla sottoscrizione della Convenzione (2002) ad oggi, si evidenzia una grave irregolarità perpetrata nel tempo da parte di Aeroporti di Puglia S.P.A. e dall’ENAC.

Ciò che inoltre viene spontaneo chiedersi  è come sia possibile che la società ADP, oltre  a non rispettare una convenzione da lei sottoscritta, possa anche agire in deroga alle disposizioni della Comunità Europea che, tra l’altro, ha chiesto di migliorare le infrastrutture e le vie di accesso per gli aeroporti e ai principi della nostra Costituzione (art.16) che garantisce il diritto alla mobilità e alla libera circolazione.

Sembra invece che il "sistema aeroportuale" che la Regione Puglia vanta di amministrare abbia invece significato finora  possibilità per un unico soggetto amministrativo di scegliere quali aeroporti pugliesi sviluppare e quali dimenticare.

Ma noi vorremmo ricrederci! E’ infatti con nuova speranza che leggiamo delle nuove linee guida adottate dalla Commissione europea che prevedono oltre ad aiuti di stato per la costruzione e l'ampliamento di infrastrutture  per gli aeroporti,  anche aiuti al funzionamento degli aeroporti regionali con numero di passeggeri inferiori a 3 milioni (ai quali sarà concesso un periodo di transizione di 10 anni per permettere l'aggiustamento del modello di business in modo che al suo termine possano essere finanziariamente autonomi) e ad aeroporti regionali con meno di 700mila passeggeri per i quali ci sarà, invece, un regime speciale con più aiuti consentiti e un riesame della situazione tra 5 anni. Inoltre saranno permessi, anche se per un limitato periodo di tempo, aiuti pubblici alle compagnie aeree per avviare nuove rotte. Queste nuove misure di politica economica a vantaggio della mobilità dei cittadini, in Puglia, possono essere applicate per buona parte solo per l’aeroporto di Grottaglie-Taranto; se non si vorrà aprire l’Arlotta ai voli passeggeri di linea, molti di questi finanziamenti saranno persi, perché non possono essere dirottati o utilizzati per altri scali. Allora, se la Regione Puglia volesse dimostrare concretamente il suo impegno per lo sviluppo dell'area jonica, non potrà non sfruttare questa preziosa opportunità di sviluppo e crescita di una provincia che da tanto attende un meritato riscatto.

 


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