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Giornale di Taranto - Giornalista1

Ci hanno contestato la mancanza di progettualità ma le nostre piazze dimostrano il contrario”

 

 

Pubblichiamo di seguito la lettera aperta di fine anno che le Sardine hanno inviato a chiusura di un 2019 che li ha visti protagonisti della pacifica invasione delle piazze di tutta Italia.

Mancano poche ore al tempo che verrà, e al posto di augurarvi un mare piatto, vi auguriamo un’andatura di bolina, capace di risalire il vento di questi ultimi anni. Una manovra controcorrente che ci faccia tornare umani, in un mantra che è garanzia per tutti anche per quelli che oggi si sentono al riparo dall’ondata di odio, sopruso e violenza di coloro che spostano di volta in volta, a seconda delle proprie esigenze, i loro bersagli: dal terrone al nero, dal gay alla donna impegnata nella difesa dei diritti, fino al precario da multare perché sciopera dopo mesi senza stipendio.

Ci hanno contestato la mancanza di progettualità, (come se in meno di 60 giorni potessimo cambiare il mondo), ma invece le piazze delle Sardine hanno dimostrato il contrario. In quello spazio comunitario e aperto sono stati espressi sogni, opinioni, speranze, per discutere dei problemi che attanagliano il Mezzogiorno e in particolare la Puglia, come l’elevata percentuale dei giovani NEET (ragazzi dai 16 ai 35 che non studiano e non lavorano), la mancanza di lavoro che costringe migliaia di persone ad emigrare per cercare la felicità o per meglio dire una tranquillità economica, il perenne conflitto, che i casi TAP, ILVA ed Enel Cerano portano dietro con sé, tra sviluppo industriale, salute ed ambiente.

Temi così nevralgici che meriterebbero di essere affrontati con la dovuta dignità, di chi non ha più paura. Da chi sa che uguaglianza, solidarietà, diritti umani sono la base della buona politica, quella che sa scegliere per il bene collettivo e non per il grado di consenso elettorale che saprà muovere proprio facendo leva sui punti di deboli di chi ha paura di perdere un posto di lavoro, il suo piccolo posto in una comunità in crisi, la sua identità culturale o religiosa.

Così è la paura che le sardine combattono, e chi ci alita sopra, alimentando, spesso, narrazioni e cronache totalmente inventate. Le sardine hanno così scelto di essere piccoli e operosi pesci in un mare di indifferenza e scontro verbale. Un mondo che invece ha bisogno di riconquistare pensiero e coraggio.

La fretta di ingabbiarci in questo o quel partito è sintomo del male che avversiamo, perché in un acquario, per quanto grande sia, sarebbe più facile catturarci, omologarci, renderci pastura di quel  “son tutti uguali” che i pesci predatori hanno imparato ad utilizzare, anche con la clava, per annientare il pensiero, la coscienza, la partecipazione.

Nel 2020 noi terra di frontiera e di Mediterraneo saremo mare aperto. Ed è  in quelle acque libere che vi invitiamo a tornare!

 

Firmato:

Sardine di Puglia

Sardine di Lecce

Sardine Salento

Sardine Tarantine

Sardine Francavilla

Sardine Ginosa

Sardine Brindisi

 

Sardine Foggia

 

Fine anno col botto per la Banca di Taranto BCC, che conserva per il secondo anno consecutivo il secondo posto nella classifica nazionale delle piccole Banche Leader pubblicata da Milano Finanza.

 

Nell’Atlante delle Banche Leader, pubblicato il 27 dicembre u.s., l’Istituto di credito tarantino di via Berardi vanta un rating di 8,29, qualificandosi come seconda Banca Leader in Italia riuscendo a coniugare i risultati economici con la vicinanza a famiglie ed imprese del territorio.

Un posizionamento prestigioso, che conferma un percorso virtuoso ormai avviato da anni e che vede per la BCC di Taranto il raggiungimento ancora una volta dei vertici di una classifica autorevole.

La pubblicazione dell’Atlante infatti è un momento particolarmente atteso dagli istituti di credito che, nella classifica e nel punteggio ottenuto, trovano un riscontro alle proprie attività e al lavoro compiuto.

Questo successo si ascrive ad una Banca Locale che crea valore e risiede nella costante attenzione alla relazione e alle persone e nella sua autentica conoscenza del territorio. La mission di questi anni ha consentito alla realtà di credito cooperativo tarantina, ora facente parte del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, di creare nuovi spazi di crescita, di innovazione, di sinergia.

La classifica nazionale sintetizza un dato che coniuga dimensioni e risultati, un indice d’interesse utile ai lettori ad individuare gli istituti di credito che hanno saputo abbinare allo sviluppo la capacità di generare profitti, nel caso della Banca di Taranto tenendo a cuore la comunità che presiede.

Secondo gli analisti di MF, dunque, il risultato raggiunto è dovuto ad una combinazione di fattori che fanno emergere un altro “esercizio da incorniciare” dando prospettive di solidità e sicurezza ai cittadini e non solo.

Famiglie e imprese trovano nell’istituto un partner per crescere, in un contesto che esige la massima attenzione ed una condivisione concreta per importanti iniziative e progetti.

Non può che fare da sfondo a quest’ultimo traguardo natalizio il grande impegno della BCC promosso a beneficio della città, con la sua oramai costante spinta partecipativa verso iniziative di rilancio e di rilievo sociale oltre che economico.

Una fine d’anno, certamente col botto, per la banca tarantina che duplica un’ottima performance tra le piccole a livello nazionale, a chiusura di un esercizio che mira – in chiave attuale e prospettica - a far registrare ulteriori indici positivi e successi.

I giudici si sono riservati la decisione al termine dell'udienza del Tribunale del Riesame di Taranto sull'uso dell'Altoforno 2 del siderurgico ArcelorMittal.
    I giudici hanno tempo fino al 7 gennaio per esprimersi, in sede di appello, sul ricorso di Ilva in As contro la decisione del giudice Francesco Maccagnano di respingere la proroga dell'uso per l'altoforno sequestrato nel giugno 2015 nell'inchiesta sulla morte dell'operaio Francesco Morricella, travolto da una colata di ghisa incandescente. Presenti in aula i commissari straordinari, Ilva in As ha ribadito i motivi del ricorso e della memoria integrativa: occorre altro tempo per ottemperare alle prescrizioni del custode giudiziario (tra cui l'automazione del campo di colata), mentre altri interventi di sicurezza sono stati già realizzati, tanto che all'Afo2 da allora non ci sono più stati incidenti.
    Cittadini e movimenti hanno organizzato un sit in davanti al Tribunale, mostrando gli striscioni "Ilva is a Killer" e "Basta morire di Ilva". (Ansa)

“L’agricoltura ionica, per le eccellenze produttive che esprime, è una valida risorsa di crescita e di sviluppo per l’intero territorio ionico, sia in termini occupazionali, sociali, ambientali che economici. Non a caso il mondo agricolo nel tarantino esprime quasi tre milioni di giornate lavorative l’anno con quasi 36mila operatori impiegati nel settore”. 

Così, Alfonso Cavallo, presidente Coldiretti Taranto, ha voluto rimarcare il ruolo del settore agricolo nel contesto produttivo ionico, tracciando un bilancio dell’annata trascorsa. Le criticità nosono mancate, prima, fra tutte, la XylellaOggi esiste un decreto ministeriale non ancora attuativo con lo stanziamento di 300milioni di euro che dovrebbero dare una boccata di ossigeno a chi da anni non raccoglie più e ai frantoi che sono in crisi. Ma non bastano. “Servono– ha rimarcato Cavallo – risorse copiose e, soprattutto, una programmazione nuova, una progettualità seria per un rinnovamento e una diversificazione dell’assetto produttivo di quei terreni attraverso l’impiego di varietà olivicole resistenti al batterio o attraverso nuove colture”.

In questi territori iniziare a reinvestire non è facile: c’è il problema della frammentazione delle aziende e la criticità dell’acqua. “In passato – ha chiosato Cavallo – è mancata una programmazione seria su un bene indispensabile per poter fare agricoltura: l’acqua”. 

Altra criticità per la filiera dell’olio: l’estremizzazione dei fenomeni climatici (gelo, trombe d’aria, tassi di umidità molto alti) e leimportazioni selvagge da altri paesi, che inflazionano in maniera negativa il mercato. Anche quest’anno il prezzo dell’olio è ai minimi storici, ben al di sotto dei costi di produzione. Per fortuna, a dare valore aggiunto al prodotto è arrivato il marchio Igp Olio di Puglia. 

Anche il settore agrumicolo ionico continua ad essere minacciatodall’arrivo di prodotto estero: “Serve – ha detto Aldo Raffaele De Sario, direttore Coldiretti Taranto - una stretta sui controlli degli agrumi importati l’avvio di controlli a tappeto anche nei mercati generali per assicurarsi che sulle etichette sia indicata chiaramente l’origine del prodotto. Si sta lavorando anche per stringere accordi con la Grande Distribuzione Organizzata per la commercializzazione e si sta dando il via ai contratti di filiera per salvaguardare e valorizzare il prodotto e non solo quello agrumicolo.

Non a caso, se oggi il prezzo del latte è più stabile lo si deve anche all’accordo di filiera fatto tra Coldiretti e la cooperativa Latte Munto in Puglia e Delizia spa, che, come spiega Francesco D’Onghia, vicepresidente Coldiretti Taranto “ha garantito trasparenza e stabilità dei prezzi, valorizzando la qualità e la sostenibilità del prodotto”. 

L’auspicio per il 2020 di Coldiretti Taranto è che ci sia uno snellimento della burocrazia, che ruba 120 giorni all’anno al lavoro nelle aziende agricole e che vengano messe in campo azioni in grado di tutelare le nostre produzioni dalla concorrenza sleale dei mercati esteri. Di qui, la necessità di muoversi sempre più verso gli accordi di filiera anche per altre produzioni: l’obiettivo è quello di garantire la valorizzazione del prodotto attribuendogli un prezzo equo e responsabile ed evitando che sottostia ancora alle logiche speculative dei mercati.

Ripristinare gli Sprar per tutti i richiedenti asilo. Venerdì mattina il circolo Arci Svegliarci, ente gestore del progetto Siproimi del Comune di Palagiano, è stato a Taranto,insieme ad altri enti che si occupano di accoglienza migranti, dinanzi alla Prefettura per manifestare la propria preoccupazione per la sorte dei richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria: questi, per effetto del primo decreto sicurezza di Salvini, dovrebbero lasciare i centri di accoglienza ex Sprar entro il 31 dicembre con la possibilità concreta di rimanere per strada.

Una manifestazione di protesta pacifica, per chiedere la cancellazione delle Leggi Salvini ed il ritorno al Sistema Sprar, garantendo così un'accoglienza dignitosa a tutti i richiedenti asilo e ai rifugiati presenti nel territorio. Nei giorni scorsi, due circolari del Viminale hanno fatto piombare nell'incertezza migliaia di titolari di protezione umanitaria e richiedenti asilo attualmente ospiti nei progetti Siproimi (ex Sprar), mettendo in discussione la loro permanenza all'interno dei progetti che si apprestano a concludere l'ultimo triennio proprio il prossimo 31 dicembre. 

Il provvedimento, contenuto nella legge 132/2018, il famoso decreto Salvini convertito in legge, attualmente vigente, determina, quindi, l'uscita dai centri di nuclei familiari e donne sole con minori, consegnandole alla strada, interrompendo i percorsi di inclusione in atto. “Ciò – spiega Angela Surico, presidente dello Svegliarci Palagiano e coordinatrice del Siproimi Palagiano – ha già prodotto un grave aumento della condizione di irregolarità sul territorio, fallendo quindi l'obiettivo che dovrebbe proporsi un testo denominato decreto sicurezza.

E la Surico continua: “Benché il Governo in queste ore abbia individuato una soluzione tampone che dovrebbe scongiurare il pericolo che questa gente si ritrovi per strada da un giorno all’altro rimangono tante perplessità circa l’interruzione dei loro percorsi di integrazione in atto che sempre per effetto del decreto sicurezza saranno comunque sospesi. La preoccupazione rimane inoltre anche per coloro che sono accolti nei Cas e che hanno avuto il riconoscimento di una forma di protezione: sempre al 31 dicembre dovranno lasciare laccoglienza anche senza un inserimento lavorativo e abitativo.

Pertanto, “chiediamo a questo Governo di rendere più forti ed evidenti gli elementi di discontinuità con il governo precedente abolendo il decreto sicurezza e ripristinando gli Sprar che sono esempi virtuosi di attuazione di percorsi di inclusione sociale ed economica dei migranti attraverso un lavoro di pregio che coinvolge tutta la comunità in cui operano.

 

Anche quest’anno il sindaco di Taranto al pari di altri primi cittadini ha emesso un’ordinanza per vietare l’utilizzo e il commercio dei botti di Capodanno. 

“La cosa potrebbe anche essere derubricata a consuetudine, usuale modalità di festeggiamento. – si legge in una nota - Insomma, un peccato veniale su cui chiudere un occhio, se non fosse che quei botti terrorizzano talvolta fino a uccidere gli animali che tanto diciamo di amare, lasciano la città sporca e deturpata, incrementano il mercato della malavita e possono arrecare danni irreparabili a persone e a cose”. 

Con l’arrivo del freddo massima attenzione ai senza fissa dimora. L’amministrazione comunale apre il centro accoglienza di Via Orsini  al  quartiere Tamburi. 

In tanti troveranno un pasto caldo e riparo nel dormitorio e nelle mense della Caritas o nei centri di accoglienza, molti altri preferiranno cavarsela da soli.

Saranno garantiti coperte, tute, scarpe, abbigliamento intimo, prodotti per igiene personale. 

Al fine di aiutare i senza tetto, già da tempo, sono attivi diversi servizi: la mensa della Chiesa Pio X, nell’omonima Piazza, a partire dalle ore 18.00; l’unità mobile della Croce Rossa, formata da operatori specializzati a cui si aggiungono operatori sociali e sanitari che lavorano per fornire coperte e vivande a chi è senza riparo, garantendo inoltre assistenza medica e supporto psicologico; i volontari dell’associazione Bethel, che pure si occupano di distribuire cibo e bevande calde durante i giorni più freddi. Queste due realtà daranno le informazioni ai senza fissa dimora sugli orari della mensa e sul servizio dei centri di accoglienza.

 

 

 

 

Presentato oggi dal sindaco Melucci e dall’assessore Occhinegro

 

 


Quasi 600 milioni di lavori, 596 per l’esattezza, nel triennio 2020-2023 per cambiare il volto di Taranto ed avviare una importante opera di riqualificazione e rigenerazione urbana. Il piano è stato presentato oggi a Palazzo di Città dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e dall’assessore ai Lavori pubblici, Ubaldo Occhinegro. “Stiamo seminando la rinascita”: questo il filo conduttore del piano che attinge a varie fonti finanziarie tra progetto per la città vecchia, Contratto istituzionale di sviluppo, Strategia di sviluppo urbano sostenibile (Sisus), fondi comunali e altri finanziamenti. Per rendere partecipi i cittadini, i primi cartelli con la scritta “Stiamo seminando la rinascita” sono già comparsi nei luoghi che saranno oggetto di intervento. È il caso del lungomare di via Garibaldi, sul Mar Piccolo, nella città vecchia. I cantieri - è stato detto - partiranno il prossimo anno ed hanno l’obiettivo di “disegnare” una nuova Taranto anche in vista dei Giochi del Mediterraneo che la città pugliese ospiterà nel 2026. Si tratta di una manifestazione sportiva sul modello delle Olimpiadi, con le stesse discipline, e l’unica particolarità che possono parteciparvi solo gli atleti delle Nazioni che si affacciano sul Mediterraneo.

 

Nello specifico, il piano presentato oggi prevede per la città vecchia di Taranto la riqualificazione del lungomare di via Garibaldi, waterfront Giardini, la creazione di un’area polifunzionale sul lungomare via Garibaldi e la riqualificazione di via Nuova e postierla via Nuova (si tratta di una scalinata che collega la parte a mare del centro storico di Taranto con via Duomo che è situata più in alto). Previsti inoltre, sempre nel centro storico, un intervento per il cantiere Maggese con la rifunzionalizzazione dell’ex chiesa di San Gaetano, la ristrutturazione e rifunzionalizzazione di Palazzo Amati per un centro di animazione sociale, la ristrutturazione e rifunzionalizzazione di Palazzo Troilo per un hub per l’arte e  l’intervento a Palazzo Carducci per la realizzazione di una casa museo. Va detto che la città vecchia è destinataria di un  importante finanziamento Cipe di 90 milioni deliberato quando Dario Franceschini era ministro dei Beni culturali nel Governo Gentiloni, risorse sbloccate qualche tempo fa da Mise e Mibact. Ma accanto alle risorse pubbliche, saranno investiti anche fondi privati ed è il caso dei progetti di social housing.

 

Altri interventi riguardano il rione Tamburi, noto per la sua vicinanza al siderurgico ex Ilva, ora ArcelorMittal, e per questo sottoposto da decenni ad un pesante impatto ambientale e di inquinamento che ne ha compromesso la vivibilità oltre a degradare in modo significativo diversi spazi urbani. Per il quartiere Tamburi, gli interventi, che si rifanno a risorse Cipe e del Contratto di sviluppo per Taranto, prevedono, tra l’altro, la demolizione di 216 alloggi parcheggio di proprietà dell’Arca (sono i vecchi istituti autonomi delle case popolari) perché fatiscenti e la costruzione di 126 alloggi in social housing e di 86 unità di edilizia economica e popolare. Ci sono poi interventi per una complessiva riqualificazione urbana del quartiere Tamburi tra strade, piazze, parcheggi, marciapiedi e pubblica illuminazione, la creazione di un lungomare terrazzato sul Mar Piccolo e il potenziamento degli impianti sportivi. Nel centro urbano di Taranto, invece, il piano prevede la ristrutturazione dello storico palazzo Archita, il restauro della villa Peripato, la creazione di nuovo parcheggio nell’area ex Arena Artiglieria (si tratta di un cinema all’aperto, su un’area militare, che ha funzionato sino ad un po’ di anni fa), il restauro della masseria Solito per ubicarvi il museo dei tarantini illustri e la riqualificazione della biblioteca comunale Acclavio. E ancora, la costruzione di un nuovo parco delle arti e della musica nell’area ex Baraccamenti Cattolica (anche questa è una area ex militare) vicino all’Arsenale della Marina e, infine, la riqualificazione e valorizzazione dei giardini terrazzati del lungomare Vittorio Emanuele che si affaccia sulla rada di Mar Grande. 

Nella serata di domani, sabato 28 a partire dalle ore 21, presso lo Spazio Yashin (Corso Umberto 162 a Taranto), ci sarà la presentazione del libro "Sul tifare Taranto. Indagine etnosemiotica intorno a una disaffezione". All'incontro, organizzato da Ardita Due Mari sarà presente Michele Dentico, ricercatore dell'Università La Sapienza di Roma e autore del libro, che presenterà la sua ricerca e dialogherà con i partecipanti sulla disaffezione dei tifosi rossoblu per la propria squadra del cuore e sulla delicata situazione, non solo sportiva, che vive la città.

Non nasconde che "quello che mi stupisce", dopo l'annuncio delle sue dimissioni da ministro dell'Istruzione, "è che tante voci della leadership del M5s mi stiano attaccando in questo momento". Lorenzo Fioramonti non ci sta e contrattacca, soprattutto sul tema delle restituzioni delle indennità parlamentari, tema sul quale, rimproverandogli un certo ritardo, hanno puntato alcuni dei suoi critici interni.     

    "Dopo aver restituito puntualmente per un anno, come altri colleghi, ho continuato a versare nel conto del Bilancio dello Stato e le mie ultime restituzioni - chiarisce allora Fioramonti - saranno donate sul conto del Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile, un centro di ricerca pubblico che, da viceministro prima e da ministro poi, ho promosso a Taranto, una città deturpata da un modello di sviluppo sbagliato”.

“Invito anche altri parlamentari 5 stelle - dice poi tornando sulla destinazione delle resitituzioni - a fare lo stesso, non appena il conto sarà attivo. Ho chiesto a tutto il governo di fare di più per finanziare il Tecnopolo, che ad oggi riceve un esiguo finanziamento annuale di 3 milioni, perché è forse il segno più concreto per una comunità civica che, come tutti noi, ha bisogno di futuro. Sarebbe un piccolo gesto per dimostrare che la ricerca, soprattutto quella che può migliorare la qualità della vita, ci sta davvero a cuore".

    Anche in questa occasione, Fioramonti rinnova dunque le sue critiche alla gestione di vertice M5s e rileva che "in tanti, nel Movimento, abbiamo contestato un sistema farraginoso e poco trasparente di rendicontazione".

 

    Quanto al suo addio al governo, il ministro dimissionario confida il suo stupore per le critiche dal suo partito solo "aver fatto solo ciò che ho sempre detto". "Mi sarei in realtà aspettato il contrario: sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data favorendo le dimissioni, invece di chiedermi di fare - sottolinea ancora - quello che i politici italiani hanno sempre fatto: finta di niente"

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