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Giornale di Taranto - Giornalista1

  Ilva in amministrazione straordinaria reinserisce al lavoro nelle bonifiche i primi cassintegrati. Si è infatti  svolto ieri mattina, a Taranto, il previsto incontro tra la struttura Commissariale di Ilva in Aa e le organizzazioni sindacali Fin, Fiom, Uilm, Usb e Ugl sul tema delle bonifiche. Nel confronto, si annuncia, è stato comunicato alle parti sociali il completamento, da parte di Ilva, delle attività preliminari necessarie per l’avvio dei primi cantieri dedicati alle aree cosiddette “escluse” dal perimetro di ArcelorMittal e in particolare all’area delle collinette ecologiche, alle ex discariche Cementir e Cava due mari, e all’area dei fanghi. Tali iniziative, si specifica, consentiranno, entro il prossimo bimestre, un primo inserimento in Ilva in as di 40 risorse individuate all’interno del bacino dei cassintegrati. Parallelamente Ilva ha informato i rappresentanti sindacali della disponibilità delle aziende di appalto ad assorbire sino a un massimo di ulteriori 25 lavoratori in cassa integrazione.Tali attività rappresentano l’avvio dei progetti di bonifica ambientale che si svilupperanno nell’apertura di nuovi cantieri e di conseguenza in ulteriori possibilità di utilizzo delle risorse di Ilva in al momento in cassa integrazione straordinaria. Ilva, su richiesta sindacale, "ha dato disponibilità a sviluppare continui e specifici momenti di confronto". 

 

 

Sul caso Ilva/ArcelorMittal e i fondi europei che potrebbero arrivare per ambientalizzare lo stabilimento interviene ArcelorMittal con la nota che di seguito pubblichiamo 

ll rinvio, se non proprio l’annullamento, del tavolo permanente per Taranto fa cadere definitivamente il velo sull’ennesima presa in giro ai danni del nostro territorio.

I giochi, infatti, si stanno facendo altrove e consentiranno, in sole due mosse, di portare a casa uno dei più grossi raggiri della storia politica del Paese a favore del siderurgico.

La partita si gioca tutta a livello europee e consiste in questo:

 

1) Paesi come Italia, Germania e Francia hanno spinto e ottenuto che il GAS (ma anche il NUCLEARE) fosse considerato come fonte di TRANSIZIONE energetica, anziché come combustibile fossile. Dunque è stato promosso a combustibile ‘necessario’ per passare dal carbone a quella che dovrebbe essere l’autentica sostenibilità ambientale, da raggiungere però non si sa quando.

 

2) Per favorire questa ‘TRANSIZIONE VERSO IL GAS’ il Fondo Europeo per la Globalizzazione si trasformerà in Fondo Europeo per la Transizione, con una dotazione di oltre 7 miliardi di euro.

 

Ciò significa che fabbriche a carbone, come l’Ilva, potranno essere convertite, seppur parzialmente, al gas e godere, perciò, di finanziamenti pubblici europei. Finanziamenti che avranno come conseguenza, sia quella di finanziare predatori spregiudicati come Mittal, sia di aggirare le norme europee sugli aiuti di Stato, comportando una riduzione del peso ambientale solo parziale e, in ogni caso, tutta da verificare.

Ilva, dunque, verrà ancora una volta salvata e stavolta anche spacciata per ‘eco-compatibile’, perché hanno annoverato un combustibile fossile, come il gas, fra quelli ‘quasi green’ rispetto al carbone. Tutto questo con una quantità di miliardi tre volte superiore a quella che occorrerebbe per chiudere la fabbrica, bonificare l’intero territorio e farlo ripartire, salvaguardando i salari dei lavoratori e creando nuovo lavoro sulla scorta delle sue autentiche vocazioni e sulle vere economie del futuro.

Insomma dichiareranno Taranto ufficialmente (e falsamente) ‘ambientalizzata' e Governo e Regione (ma soprattutto Mittal) si preparano a stappare spumante da farci andare, ancora una volta, di traverso…

Protesta del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, nei confronti del Governo per il nuovo annullamento del Tavolo istituzionale per il Contratto di sviluppo inizialmente in programma per venerdì prossimo in Prefettura dopo essere stato già rinviato a metà dicembre. Il sindaco parla di "un ennesimo sfregio alla città!.

    "Una scarna email serale per annunciare che il tavolo del Cis, che attendevamo dalla scorsa estate e che avrebbe dovuto affiancare il Consiglio dei Ministri monotematico su Taranto - con tanto di appello del premier ad ogni collega di Governo a fornire un contributo specifico - è stato rinviato una seconda volta” dichiara il sindaco di Taranto.

    "Non abbiamo ricevuto né una motivazione, né una nuova data. E siamo ormai - afferma Melucci -  a tre settimane dalla coraggiosa visita a Taranto del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella Vigilia di Natale. Gli impegni che abbiamo sentito intorno al futuro dello stabilimento siderurgico e al cosiddetto “Cantiere Taranto” sono complessi da costruire, ne siamo consapevoli e continuiamo a garantire il nostro supporto al Governo". 

 

"Ma oggi - rileva il sindaco di Taranto - non possiamo non dirci esterrefatti per i giorni che passano senza progressi tangibili del negoziato con ArcelorMittal, senza che si conoscano finalmente le coperture finanziarie per le proposte di riconversione e rilancio sul tavolo dei singoli dicasteri, senza un coinvolgimento attivo degli enti locali e delle parti sociali ioniche, senza che si sia formalmente accolta l’ipotesi di un grande accordo di programma - aggiunge il sindaco -, senza che ci si interroghi a Roma sul reale stato degli impianti dell’ex Ilva e dunque sulla condizione di migliaia di lavoratori”.Per il sindaco di Taranto, “i piani trapelati ad oggi, veri o presunti che siano, sono poco convincenti, non sembrano garantire quella concreta virata indicata dall’Unione Europea e possibile nel quadro dei nuovi incentivi approvati a Bruxelles”. “Taranto - afferma ancora il sindaco - vuole conoscere al più presto il proprio destino e concorrere a questa transizione, una città intera merita di non essere presa ancora in giro o di ricevere misure palliative, i cittadini ionici, specie i più giovani, chiedono di sapere con quale tipo di industria e con quali interlocutori si daranno risposte a questa crisi”. Parlando dell’ex Ilva, oggi ArcelorMittal, il sindaco di Taranto dichiara che la “questione tecnica relativa alla tenuta, al futuro revamping, ad una conduzione adeguata della fabbrica e all’impatto atteso sull’ambiente oggi non è più subordinabile all’equilibrio economico o alla soddisfazione di banche e investitori privati”. “Questo silenzio, questo calo dell’attenzione, questa confusione sul Cis, questo far finta che tutto si risolverà banalmente in un accordo a porte chiuse, magari con obiettivi al ribasso per tutte le parti, rappresentano un grave errore del Governo, l’ennesimo sfregio alla dignità ed alle aspirazioni dei tarantini” afferma ancora Melucci. “Il Governo - conclude il sindaco di Taranto - non aspetti il prossimo incidente o il prossimo sciopero, non è detto che la corda prima o poi non si spezzi”. Ieri Melucci aveva scritto al premier Giuseppe Conte lamentando la stasi del Contratto istituzionale di sviluppo e chiedendo che la sua gestione sia tolta dal Mise per passare alla presidenza del Consiglio. 

 Il consigliere regionale della Puglia, Gianni Liviano, ha consegnato in Regione Puglia all'assessore all’Urbanistica Alfonso Pisicchio le 13 mila firme raccolte in questa settimana con una petizione popolare con la quale si chiede alla stessa Regione l'istituzione del parco regionale del Mar Piccolo a Taranto. Si tratta di un mare interno della città pugliese, oggetto di piani di risanamento e bonifica da parte del commissario di Governo, e vocato in ampie aree alla coltivazione delle cozze. Nella petizione presentata da Liviano si evidenzia che “il Mar Piccolo è un contesto tipografico stratificato di natura e cultura unico da tutelare e valorizzare come simbolo dell’arco ionico” ed è inoltre “un geosito,contiene piu geositi e fra questi uno che è un geosito speciale monumento naturale internazionale”. Si fa anche presente nella petizione che il Mar Piccolo di Taranto è una zona Sic (Sito di importanza comunitaria), nonché “un Ecomuseo naturalistico, storico e di comunità”. Per tutte queste ragioni, i 13mila che hanno firmato la petizione chiedono alla Regione Puglia “al fine di favorire la protezione di questo unicum paesaggistico da trasmettere alle future generazioni e valorizzare le opportunità economiche compatibili con la salvaguardia dell'ambiente”, di istituire appunto il parco regionale del Mar Piccolo.  

Il Tavolo istituzionale per il Contratto di sviluppo di Taranto non si terrà più il 17 gennaio alle 11 in Prefettura. Dopo la convocazione diramata ieri, stasera è arrivato l’annullamento: non c’è motivazione, nè nuova convocazione. È il secondo rinvio nell’arco di un mese. Il primo c’era stato già da dicembre scorso al 17 gennaio. Le precedenti riunioni si sono tenute ad aprile e giugno 2019 presiedute dall’allora vice premier Luigi Di Maio.

    Oggi sia il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che i sindacati confederali hanno scritto al premier Giuseppe Conte manifestando viva insoddisfazione per come procede l’attuazione del Contratto istituzionale di sviluppo, messo in pista con una legge nel 2015 e varato alla fine dello stesso anno con intesa a Palazzo Chigi. Da più parti si evidenzia che la spesa, rispetto al miliardo di budget tra fondi vecchi e nuovi, è sostanzialmente ferma e che non ci sono passi avanti apprezzabili. Sindaco e sindacati hanno chiesto al premier che sia la presidenza del Consiglio ad assumere il coordinamento e la gestione del Contratto di sviluppo sottraendola dalla competenza del Mise. Venerdì a Taranto sarebbe dovuto venire il ministro Stefano Patuanelli a presiedere l’incontro. 

Salvo rinvii dell’ultimo momento, è convocato per venerdì prossimo alle 11 nella Prefettura di Taranto il Tavolo del Contratto istituzionale di sviluppo dell’area di Taranto. Le convocazioni da parte del Mise sono arrivate ai soggetti istituzionali che fanno parte del Tavolo. Oltre agli enti locali e all’Autorità portuale, ne fanno parte anche diversi ministeri. All’ordine del giorno della riunione, che dovrebbe essere presieduta dal ministro Stefano Patuanelli (Mise), c’è al primo punto una informativa dello stesso ministro in merito alla riconversione economica, sociale e ambientale di Taranto. Due i temi correlati: relazione in merito agli interventi già programmati tra il 2020 e il 2023 e relativi cronoprogrammi e aggiornamento in merito al Tecnopolo e al coinvolgimento di aziende in progetti strategici. Il Tecnopolo è un nuovo istituto già previsto dalla legge di bilancio del 2019 ed ha l’obiettivo di favorire il passaggio di Taranto verso modelli produttivi più sostenibili e a più basso impatto ambientale rispetto all’attuale sistema Ilva-ArcelorMittal. 

Italia assegna a Sea Watch un porto sicuro a Taranto. La gioia a bordo è inspiegabile, così come il nostro sollievo. Auspichiamo di arrivare presto a un meccanismo di sbarco e redistribuzione automatico, senza sporchi accordi con la Libia". Lo scrive su Twitter l'ong.

 Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha scritto al premier Giuseppe Conte chiedendo “il ritiro della attuale delega alla gestione del Contratto istituzionale di sviluppo Taranto” e che il controllo torni nelle sue mani perché il presidente del Consiglio "è l’unico che può favorire e garantire questa transizione del territorio ionico”. La delega è oggi affidata al ministero dello Sviluppo economico retto dal ministro Stefano Patuanelli. Si tratta dello strumento, normato da una legge del 2015 e avviato alla fine dello stesso anno, col quale il Governo ha puntato al rilancio dell’area attraverso una serie di interventi nelle infrastrutture, nelle bonifiche ambientali, nella portualità, nella riqualificazione urbana.

 

 Il Comune di Taranto, sostiene il sindaco, “ha espresso grande preoccupazione sullo stallo del tavolo istituzionale previsto dal Contratto, nonché sul momento di confusione che sembra attraversare la struttura di missione, in contrasto, per altro, sia con l’indirizzo formulato di recente dallo stesso Governo, rispetto all’auspicato 'Cantiere Taranto' ovvero al redigendo decreto legge Taranto, sia con l’avanzato stato dell’arte delle numerose schede progettuali sin qui presentate al tavolo dalla comunità ionica”. Per il sindaco, “le intenzioni del presidente del Consiglio su Taranto sembrano essere fiaccate dall’attuale gestione del Cis. Non si capisce perché solo il nostro tavolo debba conoscere questi intoppi ed essere incardinato nei lavori del Mise, evidentemente preso da tante vertenze. In ogni altro luogo di Italia, il Cis viene seguito direttamente e con ben altra efficacia e speditezza da Palazzo Chigi - osserva Melucci.  "Se, come è stato ampiamente dichiarato, il Governo desidera misurarsi con la sfida di Taranto per rilanciare l’intero Paese e ripagare tutti i tarantini di tanti sacrifici e privazioni, è arrivato il momento di correggere certe anomalie politiche - sostiene ancora il sindaco di Taranto - e ridare slancio al tavolo riportandolo sotto il controllo del presidente Conte, l’unico che può favorire e garantire questa transizione del territorio ionico”. Col Governo Gentiloni, responsabile del Contratto istituzionale Taranto era l’allora ministro per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti. Con l’avvento del primo Governo Conte, si pensò di attribuire inizialmente la responsabilità del Cis al ministero per il Mezzogiorno, allora guidato da Barbara Lezzi, poi, invece, fu fatta la scelta del Mise. E infatti nella veste di allora responsabile del Mise e di vice premier, Luigi Di Maio ha presieduto due vertici a Taranto ad aprile e giugno scorsi. Subentrato Patuanelli al Mise col secondo Governo Conte, si sarebbe dovuto tenere un vertice sul Cis a dicembre scorso, ma è stato rinviato al 17 gennaio 2020. Ad oggi, però, non è ancora certo che il vertice si tenga in questa  "Se, come è stato ampiamente dichiarato, il Governo desidera misurarsi con la sfida di Taranto per rilanciare l’intero Paese e ripagare tutti i tarantini di tanti sacrifici e privazioni, è arrivato il momento di correggere certe anomalie politiche - sostiene ancora il sindaco di Taranto - e ridare slancio al tavolo riportandolo sotto il controllo del presidente Conte, l’unico che può favorire e garantire questa transizione del territorio ionico”. Col Governo Gentiloni, responsabile del Contratto istituzionale Taranto era l’allora ministro per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti. Con l’avvento del primo Governo Conte, si pensò di attribuire inizialmente la responsabilità del Cis al ministero per il Mezzogiorno, allora guidato da Barbara Lezzi, poi, invece, fu fatta la scelta del Mise. E infatti nella veste di allora responsabile del Mise e di vice premier, Luigi Di Maio ha presieduto due vertici a Taranto ad aprile e giugno scorsi. Subentrato Patuanelli al Mise col secondo Governo Conte, si sarebbe dovuto tenere un vertice sul Cis a dicembre scorso, ma è stato rinviato al 17 gennaio 2020. Ad oggi, però, non è ancora certo che il vertice si tenga in questa data in Prefettura a Taranto. E lo stato attuativo del Cis segna ancora il passo visto che, a fronte di un miliardo di fondi disponibili tra vecchi (riprogrammati) e nuovi (stanziati) la quota di spesa realizzata è giudicata bassa e inadeguata, con diversi progetti rimasti al palo. giudicata bassa e inadeguata, con diversi progetti rimasti al palo.

Con un emendamento al decreto Milleproghe, presentato dal Governo, è stata risolta la questione inerente l'integrazione del trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per i dipendenti del Gruppo Ilva in Amministrazione Straordinaria (Ilva, Sanac e Taranto Energia)". Lo conferma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla programmazione economica e agli investimenti, Mario Turco, dopo l’annuncio del ministero del Lavoro. 

 

"L’integrazione è prorogata per l’anno 2020, per un importo di spesa di 19 milioni di euro a valere sul Fondo sociale per Occupazione e Formazione - spiega Turco . Sono state così trovate le coperture finanziarie per garantire la continuità del sostegno al reddito, anche ai fini della formazione professionale per la gestione delle bonifiche". Le istanze di cassa integrazione straordinaria presentate per le tre aziende del Gruppo per l’anno 2020 riportano un numero complessivo di lavoratori interessati dal trattamento pari  a 2.331 di cui 1.978 dipendenti di Ilva, 341 per Sanac, 12 per Taranto Energia. Dai dati forniti dalla direzione del personale, si prevede, tuttavia, una sospensione media rispettivamente di 1.800, 230 e 10 lavoratori per un totale di 2.040 unità lavorative. Pertanto, il costo totale dell’intervento per un anno è stimato in 19 milioni di euro. “Ringrazio il ministro Nunzia Catalfo – conclude il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Turco - per aver sostenuto la risoluzione di una questione spinosa che coinvolgeva un numero elevato di lavoratori e per aver mostrato attenzione verso un territorio già segnato da pesanti crisi aziendali e sociali. Adesso però - conclude Turco -la vera sfida è lavorare per dare dignità e soluzione lavorativa definitiva a tutti i lavoratori in cassa integrazione".

"L'Italia avrà a disposizione probabilmente dai 4 miliari in su" per la riconversione ecologica dell'ex Ilva di Taranto. Lo ha spiegato in un'intervista al Messaggero il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Arriveranno dal "Fondo 'per la transizione giusta'. Vi potranno attingere sia le Regioni, sia i settori nazionali e le aziende dei Paesi che hanno sistemi industriali dipendenti dal carbone".

    Oggi sarà una giornata importante per l'Ue nella lotta al cambiamento climatico. "parte proprio in queste ore il processo per capire come si svilupperà la nuova strategia dell'unione europea che porterà a un nuovo modello di sviluppo: il Green deal. Si tratta di un modello improntato alla sostenibilità sociale, economica, finanziaria. Ci saranno 50 proposte legislative nei prossimi due anni e la prima sarà varata oggi". Ed è quella sulla creazione del fondo "per la transizione giusta" per l'uscita dall'economia basata sul carbone. 

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