Un riconoscimento alla forza femminile nella cultura, promosso dalla Banca da quattro anni all’interno della kermesse di Polignano. La giornalista premiata per il suo impegno civile e narrativo.

 

È stato consegnato a Polignano a Mare, nella serata inaugurale della XXIV edizione del Festival “Il Libro Possibile”, il Premio “Valore Donna BCC San Marzano” alla giornalista e conduttrice Francesca Fagnani. Un riconoscimento istituito dalla Banca nel 2022 per valorizzare personalità femminili distintesi per innovazione, competenza e impatto sociale nei campi della cultura, della scienza, dell’arte e dell’innovazione.

 

Giunto alla sua quarta edizione, il Premio si inserisce nella partnership di lungo corso tra BCC San Marzano e Il Libro Possibile, che dura da ben nove anni, a conferma dell’impegno della Banca nella promozione della cultura come leva di sviluppo sociale ed economico del territorio.

 

Dopo le precedenti edizioni che hanno visto premiate Antonella Viola (2022), per il suo contributo medico-scientifico, Barbara Gallavotti (2023), per il lavoro nella divulgazione scientifica, e Cristina Scocchia (2024), CEO di Illycaffè, per la testimonianza manageriale e personale offerta nel libro Il coraggio di provarci, quest’anno il riconoscimento è stato conferito a Francesca Fagnani, “per la straordinaria capacità – si legge nella motivazione – di coniugare rigore giornalistico, empatia narrativa e coraggio civile”.

 

Ideatrice e conduttrice del programma Belve, Fagnani ha ridefinito il genere dell’intervista televisiva, offrendo uno spazio autentico e non compiacente dove dare voce anche a chi normalmente non ne ha. La sua attenzione verso i temi del disagio giovanile, della violenza di genere, della condizione carceraria e del divario retributivo ha contribuito ad arricchire il panorama culturale e sociale italiano con uno sguardo critico e profondo.

 

“La nostra Banca crede nella forza delle storie che generano cambiamento – ha dichiarato il Presidente Emanuele Di Palma – e questo premio vuole essere un tributo concreto a donne che, attraverso il proprio impegno, ispirano la società e aprono nuove strade. La cultura è un bene comune e condiviso, e per noi sostenere manifestazioni come Il Libro Possibile significa investire nel capitale umano del nostro territorio.”

 

Con il Premio “Valore Donna” e il sostegno continuativo al Festival, BCC San Marzano si conferma protagonista attiva nella valorizzazione della cultura, dell’inclusione e della responsabilità sociale, portando avanti con coerenza la propria missione di banca cooperativa vicina alle persone e ai territori.

Ancora una riprogrammazione nella fitta agenda degli incontri per l’ex Ilva di Taranto. Stasera il Mimit ha comunicato che l’incontro tra sindacati, istituzioni della Puglia e di Taranto e Governo inizialmente previsto per le 9 del 15 luglio, é stato anticipato alle 18 del 14 luglio.

    Resta invece programmato per le 10.30 del 15 luglio l’incontro al Mimit tra Governo e istituzioni della Puglia e di Taranto sull’accordo di programma per la decarbonizzazione dell’ex Ilva.

 Il Ministero ha quindi accolto la richiesta delle parti sociali. 

Ci sono negozi nel centro di Taranto, un tempo fiorente zona del commercio, che sono rimasti impressi nella memoria di tanti cittadini, anche dopo l'eventuale cessazione di attività. E questo è uno di quei casi.

 

Con profondo dolore, la Federazione Moda Italia Taranto – Confcommercio annuncia e partecipa al lutto per la scomparsa di Gaetano Mirabile, storico imprenditore del commercio tarantino, punto di riferimento per generazioni di operatori del settore.

 

"Figura carismatica e professionista esemplare, - scrive Federmoda - ha saputo coniugare rigore e passione nel lavoro con i valori autentici della famiglia, lasciando in tutti noi un ricordo indelebile.

Un grande Papà e Nonno, uomo di straordinaria umanità e sensibilità.

 

I colleghi tutti si stringono con affetto e commozione attorno al dolore della famiglia: la Sig.ra Enza, Roberto, Daniele, Fabiana Mirabile e tutti i parenti.”

 

 

"Ciao Gaetano, la tua presenza resterà viva nei nostri cuori", conclude Federmoda Taranto.

 “Nessuno vuole la nave di rigassificazione a Taranto”. Così il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, riassume il confronto di ieri con i consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione sulle proposte avanzate dal Governo per la decarbonizzazione dell’ex Ilva nell’ambito dell’accordo istituzionale di programma sul quale si discuterà nuovamente il 15 luglio al Mimit. Le proposte sono due: tre forni elettrici e tre impianti di preridotto insieme, con la nave del gas a Taranto, non a 12 miglia dalla costa ma in porto o comunque in prossimità del porto; oppure, solo i tre forni elettrici a Taranto e gli impianti di preridotto da un’altra parte, probabilmente a Gioia Tauro dove é già previsto un rigassificatore terrestre. Il sindaco ha detto di essere più propenso ai soli forni elettrici che ai forni elettrici in combinata agli impianti di preridotto, quest’ultimo é il materiale di carica dei forni e se a Taranto non ci fosse il Dri, il preridotto necessario bisognerebbe farlo arrivare al siderurgico. Circa gli esuberi che si determinerebbero con l’abbandono della nave di rigassificazione, esuberi stimati in circa 700 e sono esuberi aggiuntivi a quelli che già si avranno con il graduale passaggio - in otto anni propone ora il Mimit - dagli altiforni ai forni elettrici, il sindaco di Taranto sostiene: “Le persone che servono al Dri sono circa 700. Si calcola circa 250 a impianto e ne sono stati previsti tre. Che succederebbe con i sindacati, la loro opposizione? Ma l’incontro tra loro, noi istituzioni locali e il Governo l’ho proposto io, che ho dichiarato al Mimit che i sindacati erano i grandi assenti. Con loro dobbiamo quindi confrontarci. Certo, hanno ragione sull’occupazione. I sindacati devono difendere il lavoro, non la cassa integrazione”. “I consiglieri hanno avanzato le loro posizioni - aggiunge il sindaco -. Chiaramente tutti chiedono approfondimenti poiché la materia é complessa. Chiedono studio e tempo. Il Mimit non ci ha ancora trasmesso gli aggiornamenti che attendiamo per valutarli. Forse anche loro stanno analizzando. Ho anche scritto al Mimit per sollecitare. E sto anche preparando una lettera per il ministero dell’Ambiente dove chiedo chiarimenti sul responso che l’Istituto superiore di Sanità ha dato in merito alla Valutazione d’impatto sanitario su una produzione annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio, Vis presentata dall’azienda per il rinnovo-riesame dell’Autorizzazione integtata ambientale”. 

“Questo procedimento Aia è  segnato da una opacità inaccettabile che deve cessare” poiché “lesiva del diritto fondamentale dei cittadini ad una informazione piena e tempestiva”. Lo dice Legambiente in merito alla procedura di rinnovo-riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale dell’ex Ilva di Taranto per una produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio l’anno con tre altiforni in attesa che siano dismessi e sostituiti progressivamente dai nuovi forni elettrici.

   Legambiente fa sapere che nei giorni scorsi “ha chiesto ufficialmente al ministero dell'Ambiente di rendere pubblico il Pic”. Si tratta del parere istruttorio conclusivo sull’Aia. Contestualmente, Legambiente “ha chiesto di partecipare alla conferenza dei servisu con all'ordine del giorno il rilascio della Aia per lo stabilimento ex Ilva di Taranto. Ribadiamo sin da ora - si sostiene - che l'Aia per gli attuali impianti, anche in base alla sentenza della Corte di Giustizia Europea, può essere rilasciata solo per una capacità produttiva per cui venga assicurata dall’ISS l’assenza di rischi inaccettabili per la salute”.

   Facendo riferimento all’Istituto superiore di Sanità, in sigla ISS, Legambiente dichiara che “non è possibile, in assenza degli aggiornamenti e delle integrazioni richiesti ad Acciaierie d’Italia, e di una loro positiva valutazione da parte dell’ISS, autorizzare una capacità produttiva di 6 milioni di tonnellate annue, ma eventualmente e transitoriamente solo quella - ovviamente di gran lunga inferiore - che lo stesso ISS consideri compatibile”. Compatibile, conclude Legambiente, “con la tutela del diritto alla salute e l’esigenza inderogabile di evitare il rischio di esporre i lavoratori ed i cittadini di Taranto - ed in particolare quelli del quartiere Tamburi, più prossimo allo stabilimento- ad emissioni inquinanti che possano essere giudicate tra qualche mese inaccettabili”.

   Sulla nuova Aia il parere istruttorio conclusivo (PIC) redatto da un gruppo di lavoro formato da ministeri, Regione Puglia, Provincia di Taranto e Comuni di Taranto e Statte (Taranto) è pronto da alcune settimane ed ora il ministero dell’Ambiente, d’intesa con quello delle Imprese, hanno convocato per il 17 luglio la conferenza dei servizi per l’approvazione finale. Inoltre, il via libera alla nuova Aia - essendo l’attuale scaduta ad agosto 2023 - fa parte anche dell’accordo di programma sulla decarbonizzazione della fabbrica per il quale il Mimit ha riconvocato gli enti locali, soggetti deputati alla firma dell’accordo insieme al Governo, per la mattina del 15 luglio.Sulla questione interviene anche Peacelink con una lunga e dettagliata nota a firma del

Presidente Alessandro Matescotti che di seguito riportiamo. 

C’è un dato che nessuno può più fingere di non vedere: l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), massimo organo tecnico-scientifico del nostro Paese, ha segnalato in tre distinte relazioni «limiti» e «lacune» nella Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) presentata da Acciaierie d’Italia per ottenere la nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dell’ex ILVA. Proprio il documento da cui dipende il pronunciamento del Tribunale di Milano si basa su una Valutazione di Impatto Sanitario che presenta una sottovalutazione dell’impatto degli effetti delle emissioni dell'ILVA, secondo l’ISS.

 

Le reticenze del governo

Eppure il governo è andato avanti a spron battuto. 

Non sono state rese pubbliche queste relazioni.

Oggi ne veniamo a conoscenza pubblicamente, ma solo in parte e a stralci, solo grazie all’impegno della nota giornalista investigativa Valentina Petrini.

In queste settimane ci è stato negato l’accesso alle informazioni chiave.

Ciò è accaduto non solo alle associazioni ma persino ai parlamentari che lo avevano formalmente richiesto. Una scelta molto discutibile sul piano democratico e della trasparenza alla luce del rispetto della Convenzione di Aarhus.

 

Il gestore giudica se stesso

Per la prima volta la VIS, documento chiave per valutare l’impatto sanitario di un impianto industriale sulla salute della popolazione, non è stata elaborata da un ente terzo pubblico ma da esperti incaricati dall’azienda stessa. È un evidente conflitto di interessi.

Quando questa VIS è arrivata all’ISS per un parere tecnico, la risposta — lunga 23 pagine — è stata netta: la valutazione è incompleta, lacunosa, e rischia di sottostimare l’effettivo impatto sanitario dell’impianto.

 

Le criticità segnalate

L’Istituto Superiore della Sanità ha sottolineato che le concentrazioni di benzene nel quartiere Tamburi risultano in aumento negli ultimi anni, così come il PM10. Ci sarebbe un rischio sanitario sottostimato.

Anche dopo l’invio di documentazione aggiuntiva da parte del gestore, l’ISS ha ribadito le sue riserve.

Le tre relazioni dell’ISS sono del luglio 2024, del febbraio 2025 e del marzo 2025. In nessuna di queste viene dato “parere favorevole” alla valutazione di impatto sanitario delle emissioni complessive e cumulative degli impianti dell'ILVA. Anche nell’ultima relazione dell'ISS (marzo 2025) viene scritto che la risoluzione delle incongruenze è rimasta parziale e insufficiente. Ad esempio non viene considerato e conteggiato l'impatto delle emissioni della centrale termoelettrica collegata allo stabilimento.

 

La trasparenza negata

Nonostante il peso di queste osservazioni, il Ministero dell’Ambiente ha negato l’accesso agli atti a parlamentari come Bonelli (AVS), Pagano (PD) e Turco (M5S), giustificando la scelta con la necessità di attendere la conclusione del procedimento. Un atteggiamento «anomalo» alla luce della Convenzione di Aarhus, che riconosce invece il diritto dei cittadini a conoscere le informazioni ambientali che li riguardano.

Perché allora questa reticenza? Perché non rendere disponibili ai cittadini e ai parlamentari le relazioni dell’ISS?

 

Una domanda di responsabilità

È legittimo chiedersi: possiamo considerare “sicura” un’autorizzazione basata su una simile procedura che sbilancia il potere nettamente a favore dell’azienda e priva il pubblico dello strumento più importante, ossia la conoscenza dei documenti chiave? Ricordiamo che attualmente non è pubblico neppure il PICA, il parere istruttorio conclusivo che sarà alla base dell'autorizzazione o meno degli impianti.

Possiamo considerare “sicura” un’Autorizzazione Integrata Ambientale basata su una valutazione che, per stessa ammissione dell’ISS, presenta lacune, incongruenze e sottostime non del tutto risolte? Possiamo accettare che la salute dei cittadini sia trattata in questo modo?

Si respira un'aria da segreto militare.

La vicenda dell’AIA per l’ex Ilva ci deve ricordare che la trasparenza, la partecipazione del pubblico e la serietà scientifica sono condizioni essenziali per qualunque scelta che incida sulla vita delle persone e sull’ambiente.

La salute pubblica non è negoziabile. Finché queste incongruenze non saranno risolte, finché le relazioni dell’ISS non saranno pienamente rese pubbliche, l’AIA non darà la totale certezza che la salute dei cittadini è protetta. E quindi finché non vi è certezza per la salute non deve essere data alcuna proroga a emissioni che mettono a rischio cittadini e lavoratori. 

 

Chiediamo al sindaco di prendersi tutto il tempo necessario per redigere un parere sanitario aggiornato e completo e di mettere nelle conseguenziali prescrizioni di sua competenza anche la richiesta di una valutazione dell'impatto sanitario che comprenda i lavoratori dell'ILVA oltre che i cittadini. Se venisse fatto questo conteggio per i tumori dei lavoratori, le emissioni più pericolose dell'ILVA andrebbero fermate subito senza se e senza ma. I calcoli non tornerebbero più e ogni tentennamento cadrebbe. Taranto è infatti, secondo l'INAIL, la provincia con la più elevata presenza di patologie tumorali fra i lavoratori, sulla base dei recentissimi dati 2024-2025.

 

Il ruolo del Sindaco

Il sindaco dovrebbe poter accedere al registro dei lavoratori esposti alle sostanze cancerogene che attualmente non è pubblico e che prevede per il gestore dello stabilimento di fornire, operaio per operaio, i dati di esposizione sia in concentrazione sia in durata dell'esposizione cancerogena.

 

I lavoratori sanno tutto questo? O vivono la loro esposizione cancerogena senza alcuna reale conoscenza dei dati?

 

Vogliamo un futuro di felicità e non un futuro di orfani. 

I lavoratori si battano per il diritto dei loro figli ad avere genitori che non si debbano votare alla morte.

 

Stop alla produzione all'area a caldo.

In nome del diritto alla vita e alla salute.

Con i cittadini perché i bambini di Taranto non debbano più patire gli effetti dell'inquinamento cancerogeno e neurotossico.

Con i lavoratori per la tutela del loro futuro.

 

 

Dopo uno stop di circa tre giorni, lo stabilimento di Taranto dell’ex Ilva ha ripreso da stamattina la produzione della ghisa. L’altoforno 4 - l’unico dei tre installati attualmente operativo - è stato infatti sottoposto ad un intervento di manutenzione che adesso è terminata. L’intervento è consistito nel rifare le parti di refrattario dell’altoforno che necessitavano di un rifacimento.

   La tecnica usata è simile a quella del calcestruzzo ed è consistita nello spruzzare sulle pareti dell’altoforno il refrattario liquido che poi si è solidificato. Ci si è concentrati, spiegano ad AGI fonti tecniche, su dove si immaginava fosse necessario agire e poi è stata fatta anche una ispezione con una videocamera che è entrata all’interno dell’impianto. Per spruzzare il refrattario è stato usato un robot che partendo dalla parte alta dell’altoforno, scende sino all’altezza della parte su cui intervenire e inizia ad agire. É un intervento che non vede all’opera persone e si tratta di un robot costruito apposto per questo scopo. La tecnica è utilizzata in tutto il mondo.

    Circa la ripresa produttiva dell’altoforno, che prima della fermata era attestato su una produzione di circa 4.300-4.500 tonnellate di ghisa al giorno, l’impianto non torna subito a regime, ma, ripartendo pian piano, deve anzitutto progressivamente recuperare il regime termico prima di tornare ai livelli di produzione antefermata. Ci vogliono circa 2-3 giorni per tornare a regime. Inoltre, si è concluso anche il ripristino del gasometro a servizio dell’acciaieria 2 per cui anche quest’ultimo impianto, che era stato fermato nei giorni scorsi, è ripartito.

   Ripristinata l’acciaieria 2, si ferma di nuovo l’acciaieria 1 dell’ex Ilva che era stata riaccesa per sopperire alla mancanza dell’altro impianto. Tuttavia nei giorni scorsi, con la fermata dell’altoforno 4, non essendo prodotta ghisa da inviare alle acciaierie per trasformare in acciaio la stessa ghisa, anche l’acciaieria 1 ha dovuto fermarsi allineandosi quindi alla 2 che era già ferma.

   Nell’ex Ilva l’altoforno 4 è l’unico in marcia poiché l’altoforno 1, a causa dell’incendio del 7 maggio ad una delle tubiere esterne dove transita l’aria, è sotto sequestro senza facoltà d’uso da parte della Procura di Taranto e quand’anche fosse dissequestrato dall’autorità giudiziaria, avrebbe bisogno di lavori di ripristino post incendio. L’altoforno 2, invece, è fermo da oltre un anno e i lavori - sostituzione del crogiolo - sono stati programmati nei prossimi mesi in modo che l’impianto possa riprendere ad inizio del 2026. 

Ritorna a Grottaglie la “Mietitura del grano”, la grande festa che, nata due anni addietro nell’ambito del progetto “Azioni di Menti” da un’idea della progettista Maria Teresa Marangi e di Roberto Guarini, intende far ritornare indietro nei secoli i partecipanti, quando la mietitura era il momento gioioso in cui gli agricoltori ricevevano il premio di un anno di duro lavoro nei campi.

La “Mietitura del Grano” si terrà, con ingresso libero e gratuito (info. 3892486252), a partire dalle ore 18.30 di venerdì 11 luglio, nella Masseria Capitolo, sulla via per Montemesola a Grottaglie. La manifestazione è organizzata da Compagnia Areté di Grottaglie, Isonomia Ets e Azienda Agricola Roberto Guarini, e si avvale del patrocinio del Comune di Grottaglie, del Centro Servizi Volontariato Taranto Ets e del GAL Magna Grecia, nonché della collaborazione dell’Azienda Agricola Giuseppe Guarini. Si ringraziano partner e aziende che hanno sostenuto la manifestazione; media partner è OraQuadra oraquadra.info.

 

Dopo i saluti istituzionali di Ciro D’Alò, Sindaco di Grottaglie, e di Luca Lazzaro, Presidente Gal Magna Grecia, moderati da Giuseppina Nigro della Compagnia Areté, ci saranno gli interventi di Roberto Guarini, titolare dell’omonima azienda agricola, e di Maria Teresa Marangi, la project manager di “Azioni di Menti” che, anche se il progetto è ormai concluso, con questa e altre iniziative continua a mantenere attiva la rete di istituzioni, Ets e aziende creatasi sul territorio.

 

La manifestazione comincerà con una straordinaria dimostrazione di mietitura che mostrerà l’evoluzione storica di questo processo agricolo: si inizierà con la tecnica manuale all’antica con la falce, per poi proseguire con i primi esemplari di macchine per la mietitura meccanica, autentici macchinari storici riportati in vita da appassionati, per poi concludersi con la moderna mietitrebbia in azione e la formazione delle rotoballe.

Per tutta la manifestazione risuoneranno nell’aria la musica e i canti popolari che accompagneranno i balli tradizionali dei contadini meridionali, su tutti la pizzica salentina, una performance curata degli Aretè che nell’occasione insegneranno ai partecipanti questo antichissimo ballo popolare.

Il noto ammansitore di cavalli Angelo Macripò proporrà lo spettacolo la “Tarantata” con protagonisti cavalli, figuranti e ballerini nei costumi dei primi del Novecento, che proporranno alcune fasi della mietitura del grano con lavori agricoli e danze popolari.

Sarà Cosimo Luccarelli, il noto storico e cultore delle tradizioni popolari, a narrare la storia della mietitura nell’agro di Grottaglie, un intervento in collaborazione con l’Azienda Agricola Fragnelli e l’Associazione Culturale Cocolicchio di Fasano.

Per i più piccoli – dai 5 ai 12 anni – l’Associazione Candy Joy Art Aps curerà “La Festa del Grano Dorato”, un laboratorio artistico sulla mietitura e la magia del raccolto per far conoscere ai bambini il ciclo del grano e la tradizione della mietitura, stimolando la loro immaginazione attraverso il racconto e il disegno e favorendo la manualità e l’espressione artistica.

Oltre all’allestimento di stand per la degustazione enogastronomica di prodotti del territorio, ci saranno laboratori culinari dedicati al grano, il vero protagonista della manifestazione, e alla sua trasformazione in quel cibo che ha rappresentato per secoli l’elemento principale della dieta dei contadini.

L’Accademia professionale del Gusto, che proporrà anche un’esibizione di pizza acrobatica, e il panificio Bakery cureranno un laboratorio di pane e pizza, l’Auser Grottaglie illustrerà le pietanze condivise di una volta e, infine, ci sarà il laboratorio curato dalla grottagliese DOC Aurelia Arces, più famosa come “Zia Lella”, una vera artista nell’arte di creare magicamente le orecchiette da acqua e semola!

I segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella, hanno inviato una lettera alla Presidenza del Consiglio e al ministro Adolfo Urso per chiedere “un incontro urgente nel pomeriggio di lunedì 14 luglio, preliminare al tavolo già convocato per il giorno successivo al Mimit, per affrontare il tema della garanzia occupazionale per tutti i lavoratori di AdI in AS, Ilva in AS e appalti, dato il percorso istituzionale in corso con gli enti locali”. L’incontro del 15 è con Governo ed enti locali sull’accordo di programma sulla decarbonizzazione dell’acciaieria.

     “In assenza di questo incontro - dicono le sigle - saremo costretti a esprimere il nostro dissenso a qualsiasi intesa che verrà realizzata tra le istituzioni nazionali e locali, non avendo ricevuto alcuna rassicurazione sul piano industriale e sui livelli occupazionali”. 

“Ci auguriamo di chiudere un accordo che accontenti tutti”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sull’accordo di programma sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto proposto dal Governo alle istituzioni locali. “Una cosa è certa - ha rilevato il presidente Emiliano -: ad oggi nessuna forza politica ci ha chiesto di programmare la chiusura della fabbrica. Il che vuol dire che deve rimanere aperta e dunque l'accordo di programma bisogna firmarlo. Bisogna tener conto che senza l'accordo col Governo è impossibile la prosecuzione dell’attività industriale e la decarbonizzazione che la Regione Puglia chiese già dieci anni fa”. “Adesso - ha rilevato Emiliano - siamo ad un passo dalla decarbonizzazione e anche coloro che in passato furono contrari, oggi si sono convinti che quella indicata dalla Regione Puglia era l’unica via percorribile per Taranto. Sarebbe pazzesco che questo accordo saltasse, ad un passo dalla definitiva uscita di Taranto dalla tragedia dell’incompatibilità degli attuali impianti a ciclo integrale con la salute umana, come ha evidenziato la Corte di Giustizia Europea”.

Intanto Il ministro Adolfo Urso, d’intesa con il presidente della Regione Puglia e su sollecito del sindaco di Taranto, ha convocato per il 15 luglio alle ore 9 una riunione su ex Ilva alla presenza di tutti gli attori istituzionali nazionali e locali, sottoscrittori dell’accordo interistituzionale. 

"Siamo riusciti già ad ottenere dal ministero il dimezzamento dei tempi della decarbonizzazione, scendendo a otto anni se verranno realizzati forni Dri riduzione diretta che mantengono la strategicità e la centralità dell'impianto di Taranto come polo siderurgico italiano; oppure a sette anni realizzando solo forni elettrici, che però non hanno la stessa capacità produttiva dei forni Dri”.  ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al termine dell’audizione nella Commissione Industria del Senato sul decreto legge 92/2025 (sostegno comparti produttivi). “Sulla questione della nave rigassificatrice – ha proseguito Emiliano - non interessa dire nave-sì o nave-no. Se dobbiamo realizzare i forni Dri, servono determinati quantitativi di gas che possono essere portati lì anche dal gasdotto Tap, oppure da Viggiano in Basilicata. Ci dicono che esiste una regola europea che impedisce il finanziamento di opere che veicolano combustibili fossili. Ma quando il combustibile fossile, come in questo caso, è di transizione, ed è finalizzato alla decarbonizzazione, quindi serve a raggiungere gli stessi obiettivi dell'Unione Europea, non si capisce perché non si debba allungare il gasdotto Tap da Mesagne fino a Taranto e risolvere così il problema della nave, la quale, d’altro canto, lo comprendiamo, offre una flessibilità commerciale per chi deve acquistare il gas, molto superiore a quella di un gasdotto”. 

“Il sindaco di Taranto, così come tutti gli Enti territorialmente competenti facenti parte della conferenza dei servizi, hanno una grossissima responsabilità come garanti della salute pubblica e delle tutele economiche per tutti i lavoratori e per questa ragione auspichiamo che non firmino quell’autorizzazione. In caso contrario capiremo da che parte stanno loro e le loro giunte”. Lo dicono sull’ex Ilva una serie di associazioni e movimenti a Comuni di Taranto e di Statte, a Provincia di Taranto e a Regione Puglia in merito alla nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l’ex Ilva e in vista della conferenza dei servizi indetta su questo tema dal ministero dell’Ambiente per il 10 luglio. L’Aia é la licenza necessaria all’ex Ilva per continuare a produrre. “Il Governo - sostengono le associazioni - si appresta a chiudere l'iter per la concessione dell'Autorizzazione integrata ambientale che autorizzerà il siderurgico di Taranto a continuare a produrre a carbone fino a 6 milioni di tonnellate di acciaio all'anno, senza nessuna tutela per la sicurezza dei lavoratori, ma ad oggi si rifiuta di pubblicare le relazioni dell'Istituto Superiore della Sanità, di fatto precludendo ai cittadini di essere informati. La conferenza dei servizi di giovedì prossimo - dicono le associazioni - si appresta a concedere all'ex Ilva l'Aia in violazione di questo principio di trasparenza. È gravissimo negare alla popolazione tarantina, che da decenni subisce gli effetti dell'inquinamento, il diritto di sapere a che prezzo ci si ostina a tenere in vita un impianto fuori legge”. 

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