Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - Giornalista1

Non si ferma la scia di sangue e dolore nei luoghi di lavoro. In Puglia 

 

due incidenti, di cui uno mortale, certificano in emergenza che sembra avere mai fine. 
Un operaio di 46 anni ha perso la vita nella notte in un incidente sul lavoro nello zuccherificio di Brindisi. Il lavoratore, dipendente di una ditta esterna che stava effettuando lavori di manutenzione al nastro dell\'impianto, era di Latiano, nel Brindisino.

L\'incidente, nel quale l\'operaio ha subito l\'amputazione di un arto, è avvenuto dopo la mezzanotte, ma ancora non è chiara la dinamica, su cui indagano le forze dell\'ordine. L\'uomo è morto poco dopo l\'arrivo dei soccorritori del 118. A Gallipoli un operaio di 27 anni colpito da un cornicione è ricoverato in codice rosso.

Il Museo archeologico nazionale di Taranto ha registrato oltre 33mila presenze di visitatori nei primi quattro mesi dell’anno. Il MarTa (il Museo in sigla) è uno dei più importanti riferimenti internazionali per la storia e la civiltà della Magna Grecia, epoca storica di cui Taranto fu capitale nell’antichità. E domenica 5 maggio torna, l’appuntamento con domenica al Museo, l’iniziativa del Ministero della Cultura, che consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei e nei parchi archeologici statali. “La crescita è costante - dichiara  la direttrice del Museo di Taranto, Stella Falzone -, ma pensiamo ci siano ancora ampi margini di crescita, considerato l’imminente stagione estiva ma anche l’ampliamento dell’offerta, che in questi mesi ci vede al lavoro verso la definitiva realizzazione della nuova esposizione delle collezioni permanenti”. Circa la domenica gratuita, Falzone osserva che “si tratta di una buona consuetudine che suona come una festa, una pratica di fruizione culturale, che speriamo nel tempo possa consolidarsi, facendo crescere i numeri di cittadini propensi ad un sempre maggiore approccio all’arte, alla cultura e all’archeologia”. 

Un 27enne è rimasto ferito gravemente a causa di un incidente sul lavoro, avvenuto a Gallipoli (Le). Secondo una prima ricostruzione, l\'uomo stava lavorando su una impalcatura all\'interno di un residence, sul lungomare Marconi, quando sarebbe stato colpito accidentalmente da un pezzo di cornicione che si è staccato da un palazzo. Il 27enne, benché indossasse il casco, è rimasto ferito alla testa: il personale sanitario lo ha trasportato in codice rosso al Vito Fazzi di Lecce. Sul posto gli ispettori dello Spesal si occuperanno di ricostruire l\'esatta dinamica dell\'accaduto.

Miglior attore protagonista, Michele Riondino, miglior attore non protagonista Elio Germano, miglior canzone originale La mia terra di Antonio Diodato.  Questi sono i David di Donatello  assegnati a Palazzina Laf  l opera prima del regista Michele Riondino sui

79 confinati dell ex Ilva di Taranto. 

 Volevo condividere questo premio con Michele Riondino- ha detto Elio Germano durante la cerimonia di consegna- che invito sul palco. Questo film è stato un po una lotta. Anche noi andando in giro per l Italia abbiamo capito che questo film che parla di lavoro, una cosa un po dimenticata dal cinema, possa interessare, ha detto Elio Germano. Taranto è una città meravigliosa violentata dal profitto altrui. I film aiutano a farci quardare le cose se non possono cambiarle\\ prosegue Germano.

Sono io a ringraziare Elio, il cast e la troupe. Un lavoro molto condiviso, ha detto il regista al fianco dell attore.


 
Durante la premiazione Diodato ha riservato a Taranto parole piene di emozione, di  dolcezza e di speranza : dedico questo premio alla mia terra, Taranto, la mia città, una città che soffre ma che continua a mostrare bellezza e vi invito tutti a venire a vederla, a venire a vedere quanto è bella nonostante tutto la dedico a tutti i tarantini a quelli che hanno lottato e che non ci sono più ma che sentiamo al nostro fianco nella lotta che continua, e a tutti quelli che continuano a lottare e credono che un futuro diverso per questa terra sia 

Quest anno Taranto è presente ai David con tanti film girati in Puglia e in città. Siamo cresciuti con l idea che non esiste altra industria che l acciaieria. Il cinema è altra cosa, non vuole essere un alternativa ma può essere una prospettiva, ha detto l attore e regista Michele Riondino ricevendo il suo premio. 

Lu.Lo.

Ego Festival, la rassegna che per tre giorni, a partire da venerdì 10 maggio, parlerà di gastronomia, cultura, arte, identità del territorio, torna a Taranto anche quest’anno. E lo fa grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Rinaldo Melucci che ha inteso puntare su un evento foriero di ricadute economiche ed in grado di rappresentare un interessante veicolo promozionale per la città e per i prodotti del suo mare.

Questa mattina gli organizzatori della rassegna hanno presentato la sesta edizione (la quarta che si svolge nel capoluogo ionico) a Palazzo di Città, nella “Sala degli Specchi”, alla presenza del sindaco Rinaldo Melucci, del suo vice, l’assessore Gianni Azzaro, e della ideatrice dell’Ego Festival, Monica Caradonna.

Da alcuni anni -ha dichiarato il primo cittadino nel corso del suo intervento- stiamo raccontando il cambiamento di Taranto anche e soprattutto attraverso appuntamenti di respiro internazionale, come l’Ego Festival. Questo cambiamento, questa trasformazione fa leva su tre fattori che si concretizzano in altrettante azioni: investire le proprie risorse a favore di certi eventi con la necessità di recuperare la nostra identità e le nostre eccellenze; raccontare la città in modo diverso ed in grado di far capire che ci stiamo sganciando dalla monocultura dell’acciaio; infine, generare nei giovani e nelle imprese locali l’interesse per tutto ciò che può sorgere intorno alla filiera enogastronomica. Noi come Amministrazione crediamo in un prodotto come “Ego Festival” e questo è dimostrato dal fatto che lo abbiamo inserito nella programmazione annuale degli eventi cittadini garantendo il nostro supporto. Come ho già sostenuto in altre occasioni, è il momento di raccontare la città non solo a chi la visita, ma anche ai tarantini. È il momento di raccontare che c’è un nuovo modo di fare economia, partendo da fattori identitari, partendo da quelle ricadute che, probabilmente, possono valorizzare ulteriormente l’impegno dei nostri giovani e delle nostre realtà imprenditoriali.

Stesso concetto espresso anche dal vicesindaco Azzaro che ha voluto rimarcare come “con Ego abbiamo la possibilità di continuare questo percorso intrapreso da diversi anni dall’Amministrazione comunale che racconta una Taranto diversa, che ha deciso di cambiare direzione. Abbiamo sostenuto fortemente questa quarta edizione tarantina di Ego Festival per diverse ragioni. Ma soprattutto perché rappresenta un’occasione di promozione turistica della città che, approfittando degli chef stranieri che parteciperanno alla rassegna utilizzando i prodotti tipici locali, viene messa al centro del palcoscenico internazionale. Questo non farà altro che determinare ricadute importanti anche per i nostri cuochi che arricchiranno le loro competenze. E poi desidero ricordare il coinvolgimento dei nostri giovani che saranno parte attiva del contest fotografico e di “Cozza in City”, che non sarà solo la promozione di un presidio slow food, ma aiuterà riconnettere le nuove generazioni alle proprie radici.”

 

 Hanno perso il posto di lavoro, perchè è finito il progetto nel quale erano impiegati, alla vigilia dell’1 Maggio, festa del lavoro. Sono 98 lavoratori ex Taranto Isola Verde sino all’altro ieri utilizzati nel progetto “Green Passage” che ha riguardato la messa a verde di varie aree urbane. Il progetto ora è giunto al capolinea e i 98 sono senza più occupazione. “Che il progetto ‘Green Passage’ finanziato dalla Regione Puglia non sarebbe potuto essere riforaggiato da risorse regionali il Comune di Taranto lo sa già da due anni - hanno detto oggi i sindacati Cgil, Cisl e Uil di categoria -. Eppure nulla si è mosso in questi 24 mesi per salvare i 98 lavoratori dell’ex società in house della Provincia Isola Verde’, che da ieri sono ufficialmente senza occupazione”. “Il progetto è scaduto - dicono Paola Fresi di Filcams, Luigi Spinzi di Fisascat e Carmelo Sasso di Uil Trasporti - e fa impressione il lassismo con cui tutti gli assessori al ramo e presidenti Kyma Servizi (ex Infrataras) transitati in questi anni nei numerosi avvicendamenti al Comune di Taranto, abbiamo affrontato la questione, così drammatica per il futuro di quasi un centinaio di famiglie, procrastinando riunioni, richieste di incontro o sollecitazioni giunte proprio dal mondo della rappresentanza sindacale”. I sindacati hanno appreso che “si sta lavorando, a progetto scaduto, a una possibile soluzione che ancora una volta evoca ipotesi tampone, come se non fosse già abbastanza lungo e umiliante tutto quello subito da questi lavoratori dal 2013 in poi. Dieci anni di chiacchiere e di contentini senza dignità e che in molti casi non consentono, neanche oggi, di accedere ad ammortizzatori sociali adeguati”. I sindacati infine sottolineano che “molti di questi lavoratori avrebbero lavorato a saltelli o con un monte ore esigui” e oggi sono nella impossibilità di “contare su una Naspi dignitosa”, ovvero il trattamento di disoccupazione. 

Dal 1865 cambiano gli attori restano i tumori

le parole scritte sullo striscione poste alla base del palco insieme a antifascismo rappresentano il

manifesto di questo Uno Maggio

Taranto Libero e Pensante. Parole risuonate sul palco e tra il pubblico che ha letteralmente invaso l’area del parco archeologico delle Mura Greche. La manifestazione ha così confermato uno dei suoi tratti distintivi, emersi sin dalla prima edizione del 2013, e cioè chiedere la chiusura dell’acciaieria perchè inquinante per sostituirla con la bonifica ambientale e la riconversione economica del territorio. “Daspo a vita per chi ci inquina” hanno gridato dal pubblico e dal palco, dove sono saliti i rappresentanti del comitato Cittadini Liberi e Pensanti cui si deve l’organizzazione del concerto. Sul palco sono stati aperti due grandi striscioni con la scritta “Bambini mi rivolgo a voi perchè con i vostri genitori ho perso le speranze” con chiaro riferimento alla battaglia contro l’inquinamento. “Noi non abbiamo mai smesso di lottare - ha detto Simona Fersini del comitato -, questo 1 Maggio Taranto è un sogno collettivo di chi cerca da sempre di liberarsi dal destino segnato per Taranto. Questo è il palco dal quale chiameremo sempre alla lotta perché noi non lasciamo soli nessuno”. “Vogliamo rivolgerci anche a quel Governo che dimentica talmente spesso di essere antifascista che dobbiamo ricordarglielo noi. Da questo palco la parola d’ordine è sempre la stessa e questa resterà: siamo tutte antifasciste”. 

Tanti i messaggi lanciati dal palco nel susseguirsi di interventi che si sono alternati alla musica.

“È quando siamo tutti insieme che cambiano le cose, quando non stiamo a guardare le differenze tra di noi ma le cose che ci possono unire, quando non stiamo a costruire dei muri ma costruiamo dei ponti e lottiamo tutti insieme per la comunità che siamo, nel piccolo e nel grande, senza gradi di separazione”. ha detto, nel corso della sua esibizione  la cantante Francesca Michielin, per la prima volta all’evento. Prima della Michielin si sono esibiti altri artisti tra cui Serena Brancale e Brunori Sas. “Mi piace il vostro aggettivo libero - ha detto Michielin rivolgendosi al comitato organizzatore dei Liberi e Pensanti - soprattutto quando si parla di temi del lavoro, che devono essere liberi da ricatti e da mafie. E oggi si celebrano i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici”. 

“Ringrazio tutti i compagni del 1 maggio di Taranto. La vostra solidarietà e il vostro supporto mi sono di grande aiuto per affrontare la situazione in cui mi trovo”. Così Ilaria Salis, l\'italiana detenuta in Ungheria, in un messaggio che ha fatto recapitare agli organizzatori del concerto il padre Roberto, che ieri è salito sul palco del concerto per una testimonianza.

    “E grazie alla vostra solidarietà e supporto spero che presto finisca questo incubo” conclude Ilaria Salis.

 “Mia figlia non ha avuto nessuna possibilità di dimostrare la sua innocenza sinora perchè il processo è deciso a priori ed è veramente difficile riuscire ad avere una difesa”. ha detto Roberto Salis “Ci sono delle ingerenze fatte dal primo ministro ungherese che addirittura ha attaccato me personalmente attraverso il suo portavoce - ha proseguito il padre di Ilaria Salis -, c’é stata una ingerenza dell’ambasciatore ungherese in Italia. Un’altra volta è arrivato qui in Italia il ministro degli Esteri che, anche lui, ha portato avanti delle teorie sulla colpevolezza di mia figlia bypassando completamente lo stato di diritto come dovrebbe essere fatto in un Paese civile come l’Ungheria visto che appartiene alla UE”. Roberto Salis, che ha letto dal palco un messaggio di saluto della figlia alla platea e agli organizzatori dell’1 Maggio Taranto, ha detto che la figlia “rischia 24 anni di carcere per lesioni guaribili in cinque-sei giorni su dei nazisti che non hanno neppure sporto denuncia perchè hanno detto che loro si vogliono vendicare in strada. Tra l’altro - ha aggiunto - che Ilaria è stata arrestata” ma “non è stata colta sul fatto. Era in taxi con due cittadini tedeschi, per cui é tutto veramente molto poco reale come situazione”. 

“Ci sono stati 11 mesi in cui c’è stato il totale silenzio sul caso di mia figlia”. 

“Mia figlia è stata arrestata l’11 febbraio e sino al 16 dicembre 2023, non c’è stata alcuna comunicazione sulla stampa - ha detto Roberto Salis - . Il primo articolo che è apparso su Repubblica é datato 16 dicembre. In tutto questo lasso di tempo, normalmente, quando uno Stato vuole intervenire per una situazione come quella di Ilaria, ha tutto il tempo per intervenire soprattutto prima che venga formulato l’atto di accusa. Perchè nel momento in cui c’è l’atto di accusa, ovviamente il processo poi si deve fare. Prima era assolutamente possibile intervenire e la diplomazia italiana avrebbe dovuto lavorare molto meglio, così come gli organi consolari e l’ambasciata italiana avrebbero dovuto impedire quelle torture che ha subito mia figlia soprattutto nei primi otto giorni e poi sono perdurate per altri 35 giorni” .

 “Se Ilaria non venisse eletta, vuol dire che abbiamo provato un’altra strada. Se non viene eletta, se non ci sono problemi, non dovrebbe esserci nessuna difficoltà. Ilaria non è che sta facendo una cosa illegale. Lei ha tutta la possibilità di candidarsi, è assolutamente nei suoi diritti e si sta candidando. Nel momento in cui dovesse cambiare la situazione, vorrebbe dire che ulteriormente il Governo italiano non ha fatto quello che deve esser fatto per tutelare i diritti dei cittadini”. Ha sottolineato  il padre di Ilaria, a proposito della candidatura della figlia alle europee di giugno nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS). Salis ha specificato che Ilaria, attualmente detenuta in Ungheria, rischia “24 anni di carcere”.

Tra gli interventi quello della sociologa Francesca Coin che con il libro \'Le grandi dimissioni\', edito da Einaudi, ha vinto l’ottava edizione del premio intitolato ad Alessandro Leogrande, ideato e organizzato dall’associazione Presìdi del libro.

“Il problema del lavoro dovrebbe essere tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali. C’è oggi, ma con due interpretazioni diverse: una ci dice che c’è la più elevata occupazione da tempo e l’altra ci dice quello che noi sappiamo”, e cioè la “precarietà” del lavoro. 

    “Taranto ce lo insegna - ha detto Coin - perché ha messo in contraddizione il lavoro e la salute e in un sacco di luoghi di lavoro, lavorare significa non arrivare nemmeno a fine mese. Ormai non è vero che non ci si può permettere di lasciare un lavoro, non ci si può permettere di lavorare con paghe così basse e con condizioni di sfruttamento così elevate. È il ricatto il modello di oggi - ha sostenuto - perché, inevitabilmente, chi potrebbe voler lavorare in queste condizioni di precarietà e di subappalto a cascata? Se guardiamo i dati sul malessere psichico, stanno crescendo in modo lampante. Il tentativo delle lotte sociali e di un sacco di intelligenza collettiva è di trovare un’altra via, una via di risposta a questo ricatto”. La cerimonia del premio Leogrande si è svolta sabato scorso. Il premio è intitolato alla memoria del giornalista e scrittore morto nel 2017 a 40 anni. 

 Sul palco del concerto è approdata anche la vertenza della ex Gkn di Firenze. Dario Salvetti, a nome del collettivo di fabbrica ex Gkn, ha detto: “Siamo in assemblea permanente da più di mille giorni. Vuol dire che con i nostri corpi presidiamo la fabbrica e facciamo quello che un intero sistema politico ed economico non sa e non vuole fare. Evitiamo la distruzione della fabbrica e contemporaneamente lottiamo per la sua reindustrializzazione e riconversione ecologica”.

    “Ancora una volta - ha proseguito - siamo da quattro mesi senza stipendio, costretti a licenziarci per disperazione e per recuperare un reddito, ma noi abbiamo un piano: la riconversione di una fabbrica dell’ex automotive, l’ex Fiat di Firenze, in una fabbrica che sia un polo delle energie rinnovabili, che produca pannelli solari, biciclette per una diversa mobilità sostenibile urbana. Siamo uno spiraglio di speranza”.

    “Noi rivendichiamo l’intervento pubblico - ha sostenuto Salvetti - che la fabbrica sia rilevata dal consorzio regionale, ma un intervento pubblico diverso da quello che normalmente avviene, non imposto dall’alto alle comunità e ai lavoratori e lavoratrici. Il 18 maggio torniamo a mobilitarci a Firenze con un corteo con tutta la dignità che abbiamo in corpo perchè non ci rimane molto tempo. Vogliono trasformarci come Gkn in un problema di ordine publico e di sicurezza negando i diritti sindacali e così questa diventa anche una lotta per i diritti democratici del mondo del lavoro”.

    Risale al 9 luglio 2021 infatti quando Gkn, di proprietà del fondo inglese Melrose, annunciò, con una pec, la chiusura dello stabilimento di Campi Bisenzio e il conseguente avvio della procedura di licenziamento di 422 persone. 

Lu.Lo. 

“Noi non vogliamo curarci, vogliamo vivere”. Sul palco del concerto del 1 maggio in corso a Taranto, promosso dal comitato \'Cittadini e lavoratori liberi e pensanti\', arriva la voce degli operai dell’acciaio, tra quelli di Acciaierie d’Italia e di Ilva, due società entrambe in amministrazione straordinaria (la prima da febbraio scorso, la seconda dal 2015) e con i dipendenti in cassa integrazione straordinaria. Tutti (1.600) per Ilva in as, 3.000 per Acciaierie d’Italia.

    “Far credere che senza quella fabbrica ci sarebbe solo disoccupazione, significa fare terrorismo mediatico - è stato detto dal palco della manifestazione - far credere che il problema a Taranto, sia risolto, significa mentire. La città vuole tornare a vivere nonostante le delusioni e le false promesse. Ci hanno tradito tutti, da destra a sinistra, parlando di decarbonizzazione, di idrogeno, di produzione verde. I sindacati negoziano solo la cassa integrazione, che è l’anticamera del sicuro licenziamento”.    

    “Dobbiamo essere pronti a sognare, a lottare - hanno aggiunto dal palco gli operai - a prendere i nostri diritti per un futuro diverso. Per questo abbiamo studiato e ci siamo sostituiti alle istituzioni. Abbiamo elaborato un piano Taranto che prevede un percorso di smantellamento, bonifica, decontaminazione, con l’attuale forza lavoro e con gli operai che verranno. Solo così possiamo restituire alla città lo sviluppo a cui ambire, puntando a tutte le risorse storiche, naturali, culturali, di cui dispone, liberandoci dell’unica modalità di sviluppo industriale”.

La lunga scia di morti sul lavoro non risparmia questo Primo Maggio. Sta li a ricordarci che siamo di fronte a un\'emergenza senza fine, giorno dopo giorno, incidente dopo incidente, mancanza dopo mancanza.

 \"Con profondo sgomento ho appreso la drammatica notizia del decesso di un nostro concittadino sul proprio posto di lavoro. A nome dell\'intera comunità di Gioia del Colle, esprimo tutta la mia vicinanza e il mio cordoglio ai familiari e a tutte le persone colpite da questo immane dolore\". Lo ha scritto sui social il sindaco della città del Barese, Giovanni Mastrangelo, dopo aver appreso della morte di un 58enne gioiese, nel corso della notte scorsa, in una ditta metalmeccanica sita lungo la provinciale 29 a pochi chilometri dal centro cittadino.

    Secondo quanto si apprende, l\'uomo era in servizio nell\'azienda specializzata in strutture prefabbricate in acciaio, quando sarebbe stato travolto dal materiale caricato sul muletto che guidava. Nonostante i soccorsi degli operatori sanitari del 118, l\'uomo non ce l\'ha fatta. Per stabilire l\'esatta dinamica dell\'incidente, sul posto, sono intervenuti i carabinieri e il personale dello Spesal. La salma è stata trasportata all\'istituto di medicina legale del policlinico di Bari, in attesa dell\'esame autoptico. 

“Vogliono cancellare, ribaltare la narrazione di questa città. Vogliono ribaltare tutto quello che noi abbiamo fatto in questi anni. Ecco perché l’1 maggio Taranto libero e pensante è ancora necessario”. Lo ha detto oggi, dal palco del concerto di Taranto, in corso nell’area del parco archeologico delle Mura Greche, l’attore e regista Michele Riondino, uno dei direttori artistici dell’evento, a proposito della situazione dell’ex Ilva.

    Riondino ha infatti raccontato di aver letto su un muro della città una scritta \'l’Ilva ha ucciso mia madre\'. Un grido “intimo sicuramente - lo ha definito - ma che diventa collettivo nel momento in cui si scrive su un muro. Quella scritta è stata cancellata, l’unica scritta cancellata su quel muro, che ha una macchia bianca ma che non è di pulizia”.

    Il comitato \'Cittadini e lavoratori liberi e pensanti\', che da 11 anni organizza il concerto dell’1 maggio a Taranto, è nato proprio sull’onda della vicenda che ha interessato l’acciaieria a luglio 2012, quando gli impianti dell’area a caldo furono messi sotto sequestro per inquinamento e danni ambientali da parte della magistratura al termine di una lunga inchiesta. Ancora oggi il comitato fa dell’ex Ilva la sua battaglia distintiva e chiede la chiusura dell’acciaieria con il reimpiego dei lavoratori nelle bonifiche per avviare una riconversione economica dell’area di Taranto.

 

“Capovolgere una fotografia significa anche capovolgere la realtà, certo, significa alludere, certo, e magari significa anche sbagliare anche i modi e i tempi, ma la realtà non cambia. Comunque la si giri, la foto è sempre quella ed è lì, nella sua immobilità definitiva, a raccontare oggi il nostro Paese”. 

    Con queste parole, Riondino ha ricordato l’episodio che lo ha riguardato nei giorni scorsi, quando sul proprio profilo Facebook, in occasione del 25 aprile, aveva pubblicato una foto capovolta  di un giovane Ignazio La Russa, l’attuale presidente del Senato, con altre persone accanto a una foto di Benito Mussolini e un mazzo di fiori davanti. 

 Riondino, che oggi sull’episodio ha detto “sono stato imprudente”, aveva accompagnato la foto con un post in cui si diceva tra l’altro: “Non ci sono più i fascisti di una volta, solo pecore”.

    La foto aveva sollevato molte proteste istituzionali e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva espresso la sua solidarietà a La Russa.

    Oggi, tornando sull’episodio, Riondino ha aggiunto: “Sia ben chiaro, io mai auspicherei violenza su qualcuno, tanto meno su chi ha vinto legittimamente elezioni democratiche. Non li ho votati, non condivido le loro idee e nel mio piccolo lotterò affinché la loro sconfitta politica avvenga il prima possibile”.

    Citando poi il presidente Sandro Pertini, Riondino ha affermato che “tutte le idee vanno difese e rispettate, tutte, tranne il fascismo, che è la morte di tutte le idee, che è il capovolgimento di tutti i principi democratici e di tutti i diritti”. E poi citando il professor Alessandro Barbero, ha concluso: “Se qualcuno che ha giurato sulla Costituzione antifascista, fa tanta fatica a dirsi antifascista, significa che è fascista”.

Pagina 2 di 915