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Giornale di Taranto - Giornalista1

Lettera aperta dell'Associazione Le belle città all’Arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro: “rigeneriamo i campetti dell’oratorio della chiesa di San Giuseppe”

 

 

 

Sua Eccellenza, Arcivescovo di Taranto,

sono Lino De Guido, abito in via San Francesco. Scrivo per mettere in rilievo un problema: lo stato d’abbandono dei campetti dell’oratorio della chiesa di San Giuseppe. La struttura risulta inaccessibile da diverso tempo. L’oratorio è stato, è, e continuerà ad essere, il punto di riferimento per i giovani del quartiere. Intere generazioni di ragazzi e ragazze della Città Vecchia hanno calcato il terreno di giuoco ed hanno condiviso esperienze di crescita umana e formativa. Ancora oggi, quando è aperto, si incontrano all’oratorio, per sfogare la voglia e la passione per il giuoco del calcio e per stare insieme e maturare. La struttura costituisce l’unico punto di riferimento per il giuoco, l’aggregazione e la crescita, nell’Isola. E’ certificato dai fatti che non vi è stato mai intervento pubblico, atto a realizzare spazi protetti e sicuri, volto a garantire il diritto al giuoco. Continuano, certo, ad esserci, per i ragazzini, campetti inventati alla bisogna e posti tra le macerie architettoniche che costellano il quartiere; cionondimeno l’oratorio di San Giuseppe è oasi di socialità da preservare e tutelare per le nuove ed attuali giovani generazioni. La struttura versa oggi in stato di avanzato degrado e non è gestita per soddisfare il bisogno al giuoco. Risulta, di fatto, inaccessibile e la sera d’estate è sempre chiusa. Lo stato di “cedimento organizzativo” è visibile ad occhio nudo. Considerato che la struttura è di proprietà della Curia, chiedo di adoperarsi per porre rimedio, al fine di restituire alle ragazze e ai ragazzi del quartiere, la possibilità di esercitare il diritto al giuoco. Ho ascoltato i ripetuti messaggi pronunciati in più d’una occasione. Ho letto le parole che hanno segnato passaggi importanti per la vita del quartiere, all’indomani dello “sbriciolamento” dovuto alle conseguenze dell’abbandono e dell’insipienza privata. Ho partecipato, lo scorso autunno, all’incontro con le persone del quartiere, per mettere a fuoco i problemi e ricercare le soluzioni. Il richiamo al “popolo di formiche”, l’opera di un grande figlio di Puglia, deve essere motivato da una pioggia di coerenze operose. Ciascuno nel proprio campo. Rigeneriamo i campetti dell’oratorio della chiesa di San Giuseppe.

Lino De Guido. Associazione Le belle città

All’insù, abitare la piazza

 

 

 

 

 

Una passeggiata teatrale tra i balconi del centro storico di Taranto. Aspettando l'ormai imminente terza edizione di "stArt up teatro", sabato 20 settembre 2014, alle ore 21 in piazza Municipio (ad accesso libero), va in scena All’insù, un progetto multidisciplinare di Armamaxa teatro, in cui il teatro, la musica, l’arte acrobatica del nuovo circo, la danza, si fondono per raccontare e “abitare” una città, una strada, i suoi amori, la sua gente. Un grande spettacolo-evento di “piazza” (supervisione artistica e coordinamento messa in scena Micaela Sapienza ed Enrico Messina) che “costringe” gli spettatori ad “alzare lo sguardo all’insù” e a rinnovare il proprio stupore per le meraviglie architettoniche e urbanistiche delle città pugliesi [...]

  

 

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Vito Massimano

 

La visita di Renzi a Taranto sembra ormai preistoria, tipico effetto degli eventi tanto attesi che si risolvono in un nulla di fatto.

Resta solo qualche pagina di giornale che ancora oggi usa la notizia come riempitivo e tanto amarezza per come sono andati i fatti.

Al netto di chi esalta l’episodio per interesse di bottega, ma i buoni a nulla sono generalmente capaci di tutto,  si può interpretare  la visita del Premier  come un segnale positivo per i numerosi fronti aperti in riva allo Jonio?

Una visita è sempre sintomo di rispetto ma, oltre il gesto,  non si segnalano episodi degni di nota e prese di posizione che lascino spiragli di fiducia o aspettative di alcun genere.

Riavvolgiamo il nastro e proviamo a capire cosa è successo in Prefettura: in maniera tutt’altro che spontanea (sollecitato da tutti a compiere tale gesto) Renzi, visto che si trovava all’inaugurazione della Fiera del Levante, ha deciso di allungare per qualche ora la sua visita in Puglia per affacciarsi metaforicamente dal balcone  del Palazzo del Governo di Taranto e placare gli animi. E che non si dica che non sono venuto a stringere mani e dare il cinque a tutti.

A margine della riunione istituzionale, come di consueto, ha incontrato i giornalisti approfittando per decantare le bellezze di una Taranto capace di conciliare ambiente ed industria, passato e futuro, potenzialità del territorio e produzione, cani e gatti, mare e montagna, zuppa e pan bagnato.

Renzi ha inoltre assicurato massima attenzione per la città ed impegno alacre teso a fare in modo che una simile sfida, quella dell’Ilva che il Governo è intenzionato a vincere, diventi il simbolo di un Sud che sappia coniugare la vivibilità, l’occupazione e la produzione siderurgica in quanto strategica e di interesse nazionale.

Eh però, notevole! Perbacco quante cose concrete. Accidenti, c’è da rimanere frastornati per la santabarbara di impegni precisi con cui Renzi ha bombardato la città di Taranto.

Città che, come di consueto, è stata subito reattiva, ha capito l’aria che tira  e si è sottratta con un sussulto di dignità al discount delle promesse un tanto al chilo.

Allora, volendo essere disillusi e pratici, con un po’ di sano realismo è facile intuire che, se avesse voluto dare risposte serie,  il Premier si sarebbe premurato di studiare il dossier Taranto fornendo soluzioni in luogo delle solite frasi fatte e del “molto si è fatto e molto resta da fare”.

La fiera della vanità (ottima coda della più nota fiera barese) insomma, la passerella perfetta per offrirsi in pasto ad una politica locale che, invece di rivoltare il tavolo indignata per il nulla di fatto, ne ha approfittato per farsi metaforicamente il selfie con la star consistente nell’amplificare a dismisura il nulla governativo mascherato da presa in carico del problema.

L’unico effetto collaterale ? Qualche sparuta e disorganizzata contestazione di piazza  accompagnata dai classici flebili comunicati stampa “contro”, arginati facilmente dall’imponente cordone di lacchè ossequiosi  e plaudenti  ad ogni frase di senso compiuto proferita da sua eccellenza il Signor Presidente. Bravo! Grazie!

Intanto i problemi restano sul tappeto  e non bastano i pensierini detti davanti ad un pubblico notoriamente  dal palato (politicamente) di ghisa a tal punto da non chiedersi cosa diavolo abbia detto il Premier.

I fatti parlano di un’altra storia fatta da 26 mesi di promesse, 6 decreti inutili sul tema, una serie di commissari e subcommissari che gettano la spugna, una proprietà  (il Gruppo Riva) che pian piano esce di scena limitando i danni, una trattativa con eventuali compratori che non garantisce nulla sul versante del risanamento e del rilancio, ed una linea di credito che, più che prestito ponte, sembra un prestito ponticello sgarrupato.

Ci vediamo a Natale ha detto Renzi. Si certo, ti facciamo trovare il capitone.  

L’85% dei diplomati presso uno degli ITS pugliesi risulta occupato, è quanto emerso durante il workshop “ITS e Poli tecnico-professionali: un ponte tra formazione e lavoro” a cura del Servizio Scuola, Università e Ricerca, svoltosi  presso il padiglione 152 di Regione Puglia in Fiera del Levante.

“Abbiamo operato scelte partendo dalla lettura del territorio e delle relative possibilità di occupazione, con l’obiettivo di avvicinare due mondi, quello del sistema di impresa e della formazione, che non comunicano molto - ha detto Alba Sasso, assessore alla Formazione e al Diritto allo Studio, durante il wokrshop - Attraverso gli Istituti Tecnici Superiori dell’Aerospazio, dell’Agroalimentare e della Meccatronica e grazie all’istituzione dei Poli tecnico-professionali, abbiamo attivato esperienze di incontro e di scambio, sviluppando reti di iniziativa e adesso raccogliamo i frutti del lavoro finora svolto. A breve – ha concluso Sasso – con la nuova programmazione2014-2020, oltre agli ITS esistenti, è prevista l’istituzione di altri due ITS nell’ambito delle Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-Turismo e della Mobilità Sostenibile e comincerà l’attività del primo polo tecnico-professionale a sostegno del turismo”.

 

I primi risultati, relativamente all’esperienza degli ITS, testimoniano di una scelta strategica di grande rilevanza: molti giovani sono stati assunti al termine del loro percorso proprio grazie alle competenze che sono state loro trasferite nel corso dei due anni.

I diplomati all’ITS Aerospazio sono attualmente 23 e hanno trovato tutti un’occupazione, di cui il 13% a tempo indeterminato e i restanti a tempo determinato. Il 30% lavora presso imprese socie della fondazione.

I diplomati all’ITS Agroalimentare sono 22, il 68% di essi ha trovato occupazione, il 27% di essi a tempo determinato, in proprio invece il 18%. Circa il 30% di coloro i quali hanno trovato lavoro, svolgono la propria attività nelle imprese presso cui hanno fatto attività di stage.

I diplomati all’ITS Meccanica–Meccatronica sono 20+5 uditori. L’88% dei diplomati ha trovato un’occupazione, di essi il 41% ha un contratto a tempo indeterminato, il 55% a tempo determinato e il 4% lavora in proprio. Svolgono la propria attività presso imprese socie della fondazione ben il 65% degli occupati. Più del 50% sono stati assunti dalle stesse imprese presso le quali hanno effettuato lo stage.   

 

Gli ITS attualmente costituiscono una valida alternativa o integrazione alle scelte universitarie degli studenti pugliesi, favorendo sul territorio un sistema di istruzione e formazione coerente con i fabbisogni formativi espressi dal sistema produttivo e capace di facilitare l’accesso alle opportunità professionali. Gli ITS e i Poli tecnico-professionali risultano fondamentali per sviluppare sinergie positive tra filiere formative e filiere produttive e facilitano l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

 

 

Continua il ping pong all'interno del centrosinistra regionale sulla questione Tempa Rossa. Questa volta è l'assessore Nicastro a rispondere al consigliere Cervellera

“In primo luogo una nota di forma che, all’interno delle istituzioni, è anche sostanza: se un consigliere ha a cuore una questione e intende far chiarezza svolge il proprio ruolo prendendo innanzi tutto coscienza del funzionamento delle istituzioni in cui è stato eletto. L’abitudine di inviare le interrogazioni prima alla stampa e poi al diretto interessato evidenza il motivo reale per cui questa attività viene svolta. Ben lungi, spesso, dall’approfondire i temi e svolgere il ruolo consiliare di controllo”. Così l’Assessore alla Qualità dell’Ambiente Lorenzo Nicastro rispetto alle dichiarazioni del consigliere Alfredo Cervellera relative alla presunta mancata risposta all’interrogazione consigliare.
“Poi, nel merito, senza anticipare la risposta che, appena l’interrogazione sarà notificata alla mia segreteria dal Consiglio Regionale, Cervellera riceverà per le vie istituzionali, come ho sempre fatto: il consigliere fa riferimento ad una Conferenza di servizi che riguardava la bonifica dell’area in questione e il parere positivo del tecnico regionale in quella commissione riguardava esclusivamente l’attività di bonifica, non il progetto Tempa Rossa. In merito agli orientamenti della Giunta sul progetto in questione – prosegue Nicastro – il tema è stato ampiamente dibattuto e le nostre strutture tecniche hanno imposto una serie di prescrizioni al progetto sulle quali la società è in ritardo. Un progetto, vale la pena ricordarlo non solo al consigliere, che è soggetto a valutazioni e autorizzazioni nazionali, non regionali”.
“Infine, un dato di conoscenza utile non solo a Cervellera: a Vas non si sottopongono i progetti (per i quali esiste la Valutazione d’Impatto Ambientale) ma i piani o i programmi. Quindi – conclude Nicastro - la risposta all’ultima domanda la lascio all’intuito del consigliere”. 

Trentaquattro milioni di euro alle aziende dell'indotto Ilva per i crediti scaduti: questo il principale impegno assunto dal Ministro dello Sviluppo Economico Guidi e dal Commissario Gnudi in occasione dell'incontro a Roma con

il Presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo. 

 

 

 

 

Il Governo tiene fede agli impegni assunti per Taranto con un primo, importante provvedimento che servirà a ridare ossigeno alle aziende dell'indotto stremate dall'assenza di risorse a causa dei crediti scaduti oramai da sette mesi.

Sono in arrivo, infatti, 34 milioni di euro (che fanno parte della prima tranche del cosiddetto prestito ponte) da destinare esclusivamente a questo importante segmento imprenditoriale che da anni si rapporta allo stabilimento siderurgico per fornitura di servizi, e che rischiava di essere definitamente smembrato da una crisi di liquidità senza precedenti.

A dare rassicurazioni al Presidente di Confindustria Vincenzo Cesareo circa l'effettiva erogazione dei fondi sono stati, in un incontro tenuto ieri a Roma, il Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ed il Commissario dell'Ilva Piero Gnudi, presente anche il Direttore dell'Area Mezzogiorno di Confindustria Massimo Sabatini.

Si tratta di un segnale importantissimo che va nella direzione auspicata e che fa seguito alle numerose sollecitazioni mosse proprio da Confindustria Taranto nei confronti del Governo centrale e culminate con la manifestazione pubblica di agosto scorso; a quest'ultima hanno fatto seguito, come è noto, la visita del Premier Renzi della scorsa settimana che ha di fatto recepito il pressing degli industriali jonici e in maniera ancora più diretta del Presidente Cesareo rispetto alle risposte da fornire alle troppe questioni irrisolte.

Alle rassicurazioni del Presidente del Consiglio ha fatto seguito la grande disponibilità dimostrata dal Ministro Guidi, la quale, peraltro anticipando i tempi di convocazione a Roma, ha fornito rassicurazioni rispetto all'erogazione dei fondi per le aziende dell'indotto.

Da parte del Ministro e del Commissario sono state recepite, inoltre, le forti sollecitazioni di Confindustria a mettere in campo tutte le azioni necessarie affinchè siano presi in carico i crediti già maturati (e in fase di maturazione) dalle stesse aziende anche nell'ipotesi, sempre più probabile, in cui la società dovesse essere acquisita da una nuova cordata industriale. Un punto sicuramente fondamentale sul piano degli scenari che potrebbero aprirsi a breve nella complessa partita dell'acciaio e che fa ben sperare circa le reali possibilità di ripresa di un settore strategico per Taranto e per il Paese; una ripresa che si auspica possa realizzarsi parallelamente ai processi di risanamento prioritari rispetto alla definizione di qualsiasi nuovo assetto imprenditoriale. Il Ministro Federica Guidi, intanto, ha annunciato a breve  la visita a Taranto, che potrebbe essere contestuale all'annuale assemblea di Confindustria Taranto.

 

 

 

 

Comunicato a firma dei MeetUp Jonici (Amici di Beppe Grillo di Taranto e provincia).

 

 

Laeroporto-di-Grottaglie.jpg

Un territorio, quando ben amministrato, sfrutta tutte le opportunità di sviluppo legate sia alle proprie naturali vocazioni e potenzialità che al trend di mercato nei settori strategici delle attività produttive che lo caratterizzano. Attirare economie nell’ottica di uno sviluppo sostenibile è, poi, un dovere imprescindibile, perché la crescita economica dovrebbe sempre essere coniugata con un’equa distribuzione delle risorse e con la tutela e la salvaguardia dei patrimoni e delle risorse naturali.

Purtroppo, però, se consideriamo uno dei più potenti volani della nostra economia, ovvero l’aeroporto “Arlotta” di Grottaglie - Taranto, anche solo per l’indotto che può generare, non possiamo di certo sentirci grati nei confronti della Regione Puglia che lo ha sempre trascurato non garantendo, quindi, uno sviluppo omogeneo ed equitativo di tutti e quattro gli aeroporti pugliesi. Una reiterata mancanza di rispetto di leggi e regole sottoscritte e  violate per anni impunemente hanno contraddistinto l’azione di una Regione che, per la sua politica poco lungimirante e la sua indifferenza verso la città di Taranto, continua a farla ricadere nel baratro ogni volta che tenta di risollevarsi, credendo nella sua possibile rinascita.

Per fare una breve storia, ricordiamo che i quattro aeroporti pugliesi sono gestiti da una società “l'Aeroporti di Puglia”, detenuta per il  99,4% dalla Regione e questo rappresenta un unico caso anomalo in Italia, perché in ogni regione ci sono più società, una per ogni aeroporto. Solo in Puglia c’è questa situazione anomala che vede 4 aeroporti gestiti da un’unica società, tra l’altro sotto l’egida della Regione.

La gestione dei quattro aeroporti pugliesi di Bari, Brindisi, Foggia e Taranto Grottaglie è stata assegnata, in regime di un’unica concessione quarantennale, con Convenzione n. 40 del 25/01/2002 e successivo Decreto interministeriale n. 4269 del 6/03/2003, ad Aeroporti di Puglia S.p.A.; ed è proprio tale Convenzione a non esser  rispettata ormai da 11 anni. Per citare solo qualche grave inadempienza, ricordiamo che la Convenzione di concessione attribuisce alla Concessionaria, tra gli altri, i seguenti obblighi:

art. 2 comma 5:

a. "La concessionaria definisce e attua le strategie e le politiche commerciali più opportune per lo sviluppo di ciascun aeroporto, anche in relazione alle esigenze del bacino di traffico servito";

(A tal proposito, è infatti da considerare la collocazione di Taranto in area strategica per le comunicazioni intermodali, a ridosso di  due Regioni (la Calabria e la Basilicata) che, non avendo aeroporti vicino, potrebbero sostenere la domanda di una notevole utenza per i voli passeggeri di linea; l’ampiezza del bacino di utenza è di 681.983 unità, quadrilatero compreso nelle province di Taranto, Matera e Cosenza situate a distanze maggiormente favorevoli rispetto agli aeroporti di Bari e soprattutto Brindisi. L’Arlotta può considerarsi, con facili collegamenti stradali e ferroviari, complementare agli aeroporti di Bari e Brindisi, potendo ospitare anche aerei intercontinentali, essendo con i suoi 3200 metri di estensione la terza pista più lunga d’Italia, potendo richiamare così anche le vivaci economie dell’estremo Oriente, dell’India, della penisola arabica);

art. 4:

a. "La concessionaria provvede, con onere a proprio carico, quale complesso di beni, attività e servizi
      organizzati destinati direttamente o indirettamente alle attività aeronautiche, adottando ogni
      opportuna iniziativa in favore delle comunità territoriali vicine, in ragione dello sviluppo
      intermodale dei trasporti e adottando altresì le iniziative dirette ad assicurare, d’intesa
     con l’E.N.A.C., anche mediante provvedimenti di ricollocazione all’interno del sedime
     aeroportuale, lo svolgimento delle attività di aviazione generale comunque compatibili
     con l’operatività aeroportuale;
b
.   "organizzare e gestire l’impresa aeroportuale garantendo l’ottimizzazione delle risorse
        disponibili per la produzione di attività e di servizi di adeguato livello qualitativo, nel rispetto
        dei principi di sicurezza, di efficienza, di efficacia e di economicità e di tutela dell’ambiente
";
        (L’eventuale problema di sostenibilità economico-finanziaria sarebbe ampiamente controbilanciato
         dai ragguardevoli benefici che l’aeroporto genererebbe a livello economico-sociale per la
         collettività, considerando gli effetti propulsivi sull’economia, sul turismo e sull’indotto
         occupazionale che conseguirebbero);

art. 14:

Nei casi previstidal Codice della Navigazione, nel caso di gravi ovvero reiterate violazioni della
  disciplina relativa alla sicurezza, in caso di mancata presentazione del Piano Regolatore Generale
  di ciascun aeroporto nei termini indicati, di mancato ed immotivato rispetto del programma di
  intervento e del piano degli investimenti o di grave e immotivato ritardo nell'attuazione degli stessi
  o al verificarsi di eventi da cui risulti che la concessionaria non si trova più nella capacità di
gestire
  gli aeroporti, l’E.N.A.C., con provvedimento motivato, dispone la revoca della concessione e
  contestualmente nomina un commissario per la gestione operative dell’aeroporto”.

Inoltre, diversamente da quanto disposto dall’art. 5, comma 1 lettera B) della menzionata Convenzione di concessione, dall’art.704 del Codice della Navigazione e dall’art. 7, comma 3, del D.M. 521/1997, alcun Contratto di programma sembra essere stato sottoscritto tra l’ENAC e Aeroporti di Puglia S.P.A. per l’Aeroporto di Taranto; quando, invece, l’affidamento in concessione è subordinato alla sottoscrizione della convenzione e del contratto di programma.

Gli unici Accordi di programma, al contrario regolarmente sottoscritti per gli Aeroporti di Bari e di Brindisi, non prevedono alcun riferimento alle linee programmatiche di sviluppo per l’Aeroporto di Taranto e di Foggia. Pertanto, non essendo stato sottoscritto alcun unico contratto di programma per i quattro scali pugliesi, a far data dalla sottoscrizione della Convenzione (2002) ad oggi, si evidenzia una grave irregolarità perpetrata nel tempo da parte di Aeroporti di Puglia S.P.A. e dall’ENAC.

Ciò che inoltre viene spontaneo chiedersi  è come sia possibile che la società ADP, oltre  a non rispettare una convenzione da lei sottoscritta, possa anche agire in deroga alle disposizioni della Comunità Europea che, tra l’altro, ha chiesto di migliorare le infrastrutture e le vie di accesso per gli aeroporti e ai principi della nostra Costituzione (art.16) che garantisce il diritto alla mobilità e alla libera circolazione.

Sembra invece che il "sistema aeroportuale" che la Regione Puglia vanta di amministrare abbia invece significato finora  possibilità per un unico soggetto amministrativo di scegliere quali aeroporti pugliesi sviluppare e quali dimenticare.

Ma noi vorremmo ricrederci! E’ infatti con nuova speranza che leggiamo delle nuove linee guida adottate dalla Commissione europea che prevedono oltre ad aiuti di stato per la costruzione e l'ampliamento di infrastrutture  per gli aeroporti,  anche aiuti al funzionamento degli aeroporti regionali con numero di passeggeri inferiori a 3 milioni (ai quali sarà concesso un periodo di transizione di 10 anni per permettere l'aggiustamento del modello di business in modo che al suo termine possano essere finanziariamente autonomi) e ad aeroporti regionali con meno di 700mila passeggeri per i quali ci sarà, invece, un regime speciale con più aiuti consentiti e un riesame della situazione tra 5 anni. Inoltre saranno permessi, anche se per un limitato periodo di tempo, aiuti pubblici alle compagnie aeree per avviare nuove rotte. Queste nuove misure di politica economica a vantaggio della mobilità dei cittadini, in Puglia, possono essere applicate per buona parte solo per l’aeroporto di Grottaglie-Taranto; se non si vorrà aprire l’Arlotta ai voli passeggeri di linea, molti di questi finanziamenti saranno persi, perché non possono essere dirottati o utilizzati per altri scali. Allora, se la Regione Puglia volesse dimostrare concretamente il suo impegno per lo sviluppo dell'area jonica, non potrà non sfruttare questa preziosa opportunità di sviluppo e crescita di una provincia che da tanto attende un meritato riscatto.

 


 

Nota del Segretario Generale della SLC CGIL, Andrea Lumino.                                                                                                    

 

Generalmente è facile pensare che gli episodi di sfruttamento(per usare un termine gentile) di lavoro, con condizioni improponibili ed oltre i limiti della dignità del lavoratore, siano lontani da noi e dalle nostre realtà: in questo caso, invece, denunciamo un call center che si trova a Taranto, in città, in una delle vie più trafficate.

Si tratta di un call center che lavora per la commessa “FASTWEB”, monocommittente, che, a seguito delle segnalazioni che ci sono state fatte dai collaboratori, sarebbe al di fuori di ogni limite di legge e di buonsenso nella gestione delle persone.

Per quanto ci è stato riferito, infatti, si tratterebbe di un' ”azienda” che non paga in base a quanto previsto dall'accordo sindacale del 2013, paga i compensi in base alle simpatie/antipatie del datore di lavoro che decide di premiare o penalizzare i collaboratori, che dice ai lavoratori che chiedono spiegazioni "questo è se ti sta bene altrimenti vai a casa", che ha le telecamere nelle sale puntate sui lavoratori e sui pc mentre lavorano(avranno rispettato la legge 300???), che manda a casa i lavoratori se chiedono spiegazioni sulle bustepaga fantasiose o se si trattengono un minuto di più nel bagno.

Peraltro, è un'azienda nella quale(e ce ne rammarichiamo), esisterebbe un accordo tra la stessa azienda ed un'altra sigla sindacale(sigh!) per cui i lavoratori che non raggiungono l'obiettivo di 1 contratto ogni 14 h percepirebbero un compenso di 2,5 euro all'ora, nemmeno i 5 pattuiti originariamente: come fa una sigla sindacale a firmare accordi capestro di questo genere e poi venire con noi a manifestare a Roma quando chiediamo regole uguali per tutti e più dignità per i lavoratori?

spiuchiamo quanto prima un intervento dell'Ispettorato del Lavoro, da noi sollecitato, altrimenti, nel giro di qualche settimana, indiremo una manifestazione fuori i cancelli di quell'azienda e porteremo i dirigenti della SLC CGIL di Taranto a manifestare contro chi è responsabile della giungla in cui versa questo settore e gridare rispetto e dignità per chi è costretto ad accettare quelle tristi condizioni di lavoro pur di avere un minimo reddito.

Ci piacerebbe che il Premier Renzi venisse a conoscere queste realtà, a vedere realmente cosa succede nel mondo del lavoro; parla di una sociuetà che non può avere lavoratori di serie A(al Premier ci verrebbe da chiedere se i lavoratori di TP e degli altri call center stabilizzati rientrano in questa categoria) e lavoratori di serie B: noi condividiamo, ma non vorremmo che la sua impostazione di rendere tutti uguali si volga verso il basso,cancellando l'art 18 e facilitando i licenziamenti, dove realtà come quella di questo call center siano legalizzate e normali

 

 

 

 

                                                                                  

 

"Da qui in Avanti": si apre stasera  la campagna elettorale delle Primarie per il centrosinistra pugliese del senatore Dario Stefàno. L’appuntamento è alle ore 19 al Palazzetto del Cus di Bari (Lungomare Starita 1 - fronte Fiera del Levante).

Con Dario Stefàno ci sarà anche Nichi Vendola. "Sarà il racconto di una storia straordinaria - spiega Stefàno -  che  è partita nel 2005 e che non vogliamo che si chiuda certo adesso. Anzi la vogliamo arricchire di idee, sogni e ambizioni per fare della nostra Puglia una terra ancora più moderna, efficiente, giusta e solidale. Dobbiamo continuare ad andare avanti. Tutti".



 

 

 

 

Credo nella difesa di ciò che è bello in quanto è questo ciò di cui tratta il sapere. Credo nella difesa del sapere in quanto è questo che converge nella bellezza. Credo fortemente in questa cosa, essendo nata e vivendo in una città abbastanza problematica come Taranto.

 Ci credono i rappresentanti del Liceo Statale Archita, l'istituto tanto flagellato e sofferente della città dei due mari, ci crede chi, pur frequentando lo stesso Istituto, studia in tre sedi dislocate tra loro, il corpo docente, gli ex alunni e chi, prima di raggiungere la pensione, ha lavorato diversi anni in quel palazzone di Piazza Garibaldi. Insomma, non ci crede soltanto l'amministrazione.

Per questo motivo lunedì 22 settembre si scende in piazza, nella nostra piazza, per dare voce a quel vecchio palazzone che, se potesse parlare, ne direbbe di cose poco carine! Alle 9:30 si aprirà la manifestazione con un discorso tenuto da parte del Comitato Studentesco, poi la parola passerà ai rappresentanti dell'Associazione di ex alunni "Aldo Moro" e saranno presenti al rapporto anche alcuni ragazzi dell'Associazione di Promozione Sociale di OffTopic, ragazzi che hanno affinità col "popolo" dell'Archita per la voglia di rivitalizzare luoghi abbandonati e per l'impegno nella difesa della cultura. Il Comitato Studentesco, come scritto in un comunicato del 5 Settembre scorso, chiede all'Amministrazione Comunale di istituire un tavolo di lavoro tra tutti gli organi competenti al fine di riuscire a riportare il Palazzo alla vecchia gloria e denuncia anche la difficile autorganizzazione nelle realizzazione dei progetti scolastici.

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare per testimoniare ancora una volta come questo rappresenti l'ennesimo suicidio per una città che non riesce a decollare. Ricordiamo come i tantissimi libri di proprietà dell'Archita, libri su cui la scuola ha investito nel corso della sua lunga storia, non rappresentino più un bene comune! Ricordiamo come l'ubicazione del Liceo in Piazza Garibaldi angolo Via D'Aquino rappresentasse un importante centro commerciale nel Borgo cittadino! Ricordiamo come 142 anni di storia siano stati rovinati dalla vostra inerzia! È impensabile e ingiustificabile lo stile di vita così precario di questa scuola, che docenti, studenti e un'intera città debbano ancora ricevere delle risposte. Concludo con una citazione dello scrittore Italo Calvino: "Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce la sua scuola è già governato da quelli che della diffusione del sapere hanno solo da perdere". Ipse dixit.

 

 


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