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Giornale di Taranto - Giornalista1

AUMENTA IL COSTO DEL CARBURANTE, AUMENTANO LE TASSE E NONOSTANTE QUESTO ALCUNI OPERATORI/DISTRIBUTORI DI BENZINA E GASOLIO MOSTRANO GRANDE ATTENZIONE RIDUCENDO NOTEVOLMENTE IL COSTO DEL PREZIOSO LIQUIDO. E' QUANTO STA ACCADENDO ALLA ERG SITA IN VIA UNITA' D'ITALIA ALLE PORTE DI TARANTO IN DIREZIONE TALSANO-TARANTO. 

LA CGIL: Si ripari l'errore fatto

 

 

Una buona amministrazione deve ammettere un errore una volta commesso e denunciato. Si parla di quanto avvenuto nella ASL Taranto nello scorso mese di Dicembre, quando a seguito delle assunzioni in ruolo degli operatori socio-sanitari vincitori di concorso, è maturata la necessità di far cessare i corrispondenti incarichi a tempo determinato. Ci si aspettava una lettera di cessazione con un preavviso minimo di 15 giorni da parte dell'ufficio del personale, invece così non è avvenuto. Attraverso una disposizione delle strutture centrali, le cessazioni hanno visto invece assegnare alle direzioni periferiche il compito di comunicare le cessazioni, provocando una vera e propria Babele irrispettosa dei tempi di preavviso facendo scattare immediatamente per i lavoratori di rivalersi rivendicando il risarcimento per mancato preavviso. Si tratta di decine e decine di lavoratori, molti dei quali rappresentati dalla CGIL che già sulla questione intervenne ottenendo una prima azione correttiva da parte del Management che, però, puntualmente vide le direzioni periferiche insistere in procedure amministrative errate. Valga su tutti l'esempio di una serie di comunicazioni datate 29 dicembre 2017 per cessazione di due giorni dopo e non, quindi, 15 giorni di preavviso come previsto.Ora le strade sono due.

 

 

  1. risarcire economicamente l'ammontare del mancato preavviso
  2. risarcire moralmente quei lavoratori facendoli rientrare temporaneamente in servizio sui posti ancora vacanti dopo le immissioni in ruolo, considerato l'alto bisogno di OSS nella assistenza al paziente.

Dopo il "ritiro" delle deleghe ai Consiglieri da parte del Sindaco Melucci, giungono le prime dimissioni assessorili. A formalizzarle con una nota è l'ormai ex Assessore agli Affari Generali e Risorse Umane Anna Maria Franchitto. Dopo appena sei mesi l'Amministrazione comunale tarantina registra i primi scossoni o forse meglio dire i primi assestamenti di un terremoto che è pur vero non si è ancora verificato ma che tuttavia cova sotto il terreno tarantino come il magma scoperto di recente nell'appennino centrale. Si apre un nuovo fronte che probabilmente vedrà il Sindaco impegnato a breve ad assegnare le deleghe lasciate libere dalla Franchitto e quelle ai consiglieri delegati. Una situazione che giunge in prossimità delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo e di una vicenda come quella dell'ILVA che sta sicuramente mettendo ad un duro confronto il primo cittadino con il Partito Democratico ionico e nazionale. Senza tener conto dei problemi che potrebbero scaturire dalle recenti dimissioni della consigliera Patrizia Mignolo del PSI da Presidente della Commissione ai Servizi sociali.Vedremo gli sviluppi nei prossimi giorni.

Riportiamo di seguito la lettera integrale di dimissioni della Franchitto. 

Al Sindaco di Tamoto Rinaldo Melucci

Chi ha vissuto lunga esperienza nella vita amministrativa e politica di svariate comunità locali non puòche prendere atto delle sopraggiunte dinamiche elettorali e  della situazione politica determinatasi ed assumere, conseguentemente, "saggi" atteggiamenti ritenuti utili al sereno governo della città.

A tale finalitàho sempre dedicato la mia professione, e quindi la mia vita, lavorativa e non, a totale servizio delle istituzioni e della comunità che ho avuto l'onore e l'onere di gestire ricevendone  ampia condivisione e riconoscimenti

Anche agli incarichi assessorili recemtemente conferiti, nonostante la natura profondamente diversa, hoapplicato,perquantopossibile,lestesseregoleprofessionalidelpassatofattedirispettodelle normativemaanchedilealtàeriservatezzadacchèavvezzaperformazioneall'operositàpiuttosto cheallascenapubblica.Entusiasmo1 abnegazioneedintentodicostruireunaclasseburocraticapiù snella, effettivamente formata e competente, ma anche giustamente gratificata, rimodulata nell'assetto organizzativo per realizzare al meglio gli obiettivi e le strategie, della nuova amministrazione.QualcherisultatoloabbiamoraggiuntoeLeimeneha datoattopubblicamente. Mi mancava unnuovodirigente!                                                              1

Per questi incarichi,seppur brevi, io La ringrazio comunque ed ora, per la saggezza sopra richiamata,per me ètempodiformalizzarnelarestituzione,afardatadasubito,auspicandolibere scelte  ulteriori, mi  ripeto, utili  al  "sereno  govemo" della cosa pubblica. La nostra città neha

particolarmente bisogno per crescere.

La impegno, con cortesia, a salutare tutti i componenti della Giunta con i piu sinceri auguri di proficuo lavoro.

A Lei, Sindaco, il mio piu cordiale "ad maiora..semperlll"

 Taranto, 8 gennaio 2018

 

 

 

 

 

 

 

E' auspicabile che tutte le forze politiche in campo sappiano scegliere con cura e sulla base di specifici requisiti i prossimi candidati alle Politiche.

 

Parafrasando un celebre incipit, potremmo dire che uno spettro s’aggira in questo periodo preelettorale in terra di Taranto: il dilettantismo. Complici le potenzialità dei social media, che contribuiscono ad alimentare ridicoli tentativi di autocandidature destinati per lo più ad infrangersi contro il muro del consenso reale dei cittadini, assistiamo ad un dibattito quanto mai surreale.
È vero, siamo ancora nella fase iniziale ma se il buon giorno si vede dal mattino non c’è da stare molto sereni. Di come affrontare determinati problemi e soprattutto di come risolverli non c’è traccia nella discussione di queste ultime settimane. È tutto un gioco di posizionamenti e, appunto, di nomi che circolano negli ambienti politici circa eventuali candidature alla Camera e al Senato. Apprendiamo di incontri, di promossi e bocciati, di aspiranti deputati e senatori, di esponenti di determinate forze politiche che intendono presentarsi con liste diverse e concorrenti con il partito di appartenenza. In molti di questi casi, che potremmo definire grotteschi senza offendere il significato delle parole, non vi è traccia di un serio progetto politico capace di legittimare queste ambizioni.
Considerate le esperienze precedenti, recenti e meno recenti, è auspicabile che tutte le forze politiche in campo sappiano scegliere con cura e sulla base di specifici requisiti i prossimi candidati alle Politiche. Serve certamente un rinnovamento della classe dirigente ma, sia chiaro, la carta di identità non può bastare per sperare di entrare nelle aule dove si legifera nel nome del popolo italiano. Occorre competenza e preparazione, esperienza e visione politica perché in caso contrario Taranto rischierebbe di essere rappresentata da una classe politica mediocre. E noi, di una certa deludente continuità con quanto accaduto negli scorsi anni non abbiamo alcuna nostalgia. Abbiamo invece il desiderio di inaugurare una nuova stagione politica, abbiamo bisogno cioè di fare il salto di qualità, non di precipitare nel baratro della vanità e dell’inconcludenza. E dunque, occorre umiltà e senso di responsabilità. L’improvvisazione sarebbe meglio tenerla ai margini, almeno questa volta.Mi attiverò quindi attraverso i miei referenti istituzionali e politici, sia locali che nazionali, per orientare la scelta dei candidati sulla base dei requisiti poco sopra richiamati. Referenti che per la verità gravitano soprattutto, ma non solo, nell’alveo del centrosinistra. Farò del mio meglio per non far mancare il mio contributo, e quello che dei tanti amici e militanti che condividono il mio approccio, a quei candidati che abbiano contezza del presente e un progetto politico chiaro e credibile per il futuro. Mi farò inoltre partecipe di incontri e iniziative per diffondere proprio questa cultura di governo ancorata all’etica della responsabilità e alla valorizzazione delle competenze. A Taranto stiamo provando ad alzare il livello del dibattito pubblico in un’ottica di condivisione degli obiettivi da raggiungere, a partire dalla necessità di creare sviluppo e benessere sociale soprattutto per le nuove generazioni. Possiamo sperare di metterci alle spalle l’anonimato in cui Taranto è stata relegata per troppi anni solo se premieremo i migliori e avremo il coraggio di stroncare sul nascere le velleità dei dilettanti della politica.


                                                                  Il Consigliere Comunale e Provinciale di Taranto
                                                                                       Piero Bitetti

Alla luce dei commenti generati dall’iniziativa relativa all’individuazione di un nome per la “mascotte” che caratterizza attività didattiche specifiche dedicate ai diversamente abili fruibili all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, è ferma volontà della sottoscritta, in qualità di direttrice della struttura, chiarire quello che può essere considerato esclusivamente come un malinteso. Premesso che è necessario garantire ad ogni cittadino la possibilità di accesso e fruizione del nostro patrimonio culturale, nonché favorirne la conoscenza, in primis urge evidenziare come questo Museo non abbia mai assunto atteggiamenti discriminatori nei confronti dei diversamente abili, né - tantomeno - la campagna lanciata sulla pagina Facebook del MArTA era assolutamente da intendersi in tal senso. L’abbattimento delle barriere architettoniche - e soprattutto mentali - ha sempre contraddistinto la progettazione di tutte le esperienze proposte dal MArTA, ideate in misura coerente anche con gli specifici bisogni delle persone con disabilità, così come con le attitudini e specificità di ognuno di noi. Ciò in quanto inclusione, a nostro avviso, è proprio questo: progettare e realizzare laboratori e percorsi accessibili, opportunamente studiati. L’integrazione delle persone con disabilità nella vita quotidiana rientra nel più ampio principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione, è oggetto della Convenzione dei diritti delle persone con disabilità dell’ONU, che prevede all’art. 30 una specifica attenzione per il settore della vita culturale e per l’accesso delle persone con disabilità al patrimonio culturale, è tutelata dalla legge 104/92 ("Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate"), ma prima ancora di essere mera applicazione delle normative vigenti è, per me e per tutti i Lavoratori ed i Collaboratori della struttura dalla scrivente diretta, l’esplicazione di una semplice e naturale volontà morale, personale. L’elencazione in questa sede di alcuni riferimenti normativi è stata inserita solo al doveroso fine di rispondere a chi ci ha accusato di aver addirittura violato la Legge chiedendo ai nostri utenti di individuare un nome evocativo della storia di Taranto (alla luce della forte identità che caratterizza il nostro Museo), cercando di coinvolgere – forse con ingenuità – quante più persone possibili nelle quotidiane attività del MArTA, di far partecipare tutti a tutto, per un simbolo, la talpa per l’appunto, di archeologia e scoperta (a livello internazionale, infatti, questo animaletto è affiancato agli archeologi militanti), e simbolo dalla forte connotazione filosofica con origine nell’”Amleto” di Shakespeare e recuperato da Hegel. Prevedere delle attività rivolte ai diversamente abili non è un reato, né giuridico né morale. In quasi tutte le istituzioni culturali italiane, pubbliche e private, sono organizzati dei laboratori appositi per diversamente abili, nel segno dell’inclusione, non dell’esclusione. Ed anche il MArTA da tempo attua progetti dedicati a persone con disabilità, di cui la mascotte vuole essere solo un qualcosa in più e non privare qualcuno di qualcosa, né tantomeno di diritti. E’ un profondo dispiacere notare che questa attività sia stata fraintesa e tradotta in termini che assolutamente non le appartengono e si coglie l’occasione per evidenziare – ancora una volta – che il MArTA è il museo di tutti. Non è nostra intenzione “creare distanze”, non è nostra intenzione “distinguere”, non è nostra intenzione “alimentare differenze”, non è nostra intenzione ledere la dignità umana, nel cui pieno rispetto si svolge il nostro lavoro tutti i giorni. Speriamo di riuscire quanto prima ad attuare percorsi di integrazione differenti, ancora più inclusivi, e senza barriere spaziali o sensoriali come da alcuni suggerito, ma purtroppo dobbiamo prendere atto anche dei limiti organizzativi ed economici che abbiamo – e che forse tanti non conoscono - e concentrare comunque le nostre forze su quello che possiamo fare, vale a dire una serie di attività che già proponiamo e che hanno incontrato l’approvazione e l’entusiasmo di tutti i partecipanti: laboratori multisensoriali, percorsi guidati altamente professionali, esperienze di vario tipo (anche tattili ed olfattive).I nostri visitatori con differenti abilità sono stati coinvolti sin dall’inizio nella progettazione e fruizione di un laboratorio didattico multisensoriale che, con percorsi, tecniche, argomenti e linguaggi adatti li potesse immergere fisicamente nel mondo del museo, purtroppo finora a loro precluso e per la cui preclusione nessuno si è mai scandalizzato. La realizzazione di laboratori ad uso specifico non è stata pensata né vissuta come un ghetto, al contrario, ha costituito un potenziamento basato sul confronto, sulla crescita etica e sociale collettiva, sulla riflessione e sulla condivisione. La scelta non è di separazione, ma di inclusione: rendere tutti, a prescindere dalle proprie condizioni fisiche, sensoriali, culturali, ecc. partecipi del Museo e della storia ivi narrata. Non a caso il percorso e la stessa figura della mascotte sono stati oggetto di esperienze didattiche e di visite specifiche da parte di associazioni e centri dedicati istituzionalmente all’inclusione dei nostri visitatori con abilità non minori, ma semplicemente differenti dalle nostre. Lo spirito richiesto nel post, ovvero di avere possibilmente un riferimento al mondo della disabilità, non è assolutamente quello di indicare un deficit, ma al contrario, quello di volere considerare un di più: includere tutti e di suggerire a tutti un modo diverso di vedere il mondo, valorizzando la specificità e l’essere unico e irripetibile di tutti gli esseri umani.

La Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto Ph.D. Eva Degl’Innocenti

Ad alcuni mesi dalla designazione di specifiche deleghe consiliari, preso atto di alcune oggettive difficoltà di interazione tra attività importanti per il territorio, ma altamente settoriali, e le attività delle direzioni tradizionali del Civico Ente, oltre che alla luce di un riordino di competenze che si vuole avviare in seno all'esecutivo, e dal momento che si è insediato a Palazzo di Città il nuovo Direttore Generale, il Sindaco ha inteso revocare con effetto immediato tutte le deleghe in questione.

Ai Consiglieri che in questi mesi hanno espresso al meglio il loro contributo il Sindaco rivolge la propria gratitudine e assicura, nelle forme consentite, il massimo coinvolgimento nell'azione amministrativa futura.

 

ALLE ORE 10,30 CIRCA DEL 6.01.2018, ALL’INTERNO DI UN’ABITAZIONE RURALE UBICATA A PALAGIANO (TA), CONTRADA MARZOTTA– LOCALITA’ PINO DI LENNE, IN CUI DOMICILIAVA DA SOLO, VENIVA RINVENUTO DAI PARENTI IL CADAVERE DI UN 45ENNE BRACCIANTE DEL POSTO.

DAI PRIMI ACCERTAMENTI ESEGUITI DAL MEDICO LEGALE E DAI CARABINIERI DEL REPARTO OPERATIVO DI TARANTO E DELLA COMPAGNIA DI MASSAFRA, INTERVENUTI SUL POSTO CON LA SEZIONE INVESTIGAZIONI SCIENTIFICHE ED IL P.M. DI TURNO, EMERGEVA CHE IL SOGGETTO PRESENTAVA UNA FERITA ALLA GOLA, ACCREDITANDO L’IPOTESI CHE FOSSE STATO ATTINTO DA UN’ARMA TAGLIO.

 

LE INDAGINI SONO IN CORSO.

 

 

Caro Direttore,

sin dall’inizio della mia esperienza politico-istituzionale, ho sempre pensato che l’impegno nelle istituzioni non può essere per sempre, che non può diventare un mestiere.

Quando la XVII legislatura della Repubblica passerà le consegne alla successiva, avrò completato il mio 18° anno consecutivo nelle istituzioni, prima regionali e poi nazionali. 18 anni sono tanti. Mai avrei immaginato di dedicare una parte così grande della mia vita all’impegno pubblico.

E’ giusto e naturale che la classe dirigente si apra ad una nuova generazione; da parte mia riconquisterò tempo per la mia vita privata, spegnerò qualche riflettore,  restituirò  attenzioni alla mia famiglia ed ai nuovi impegni professionali che verranno.

In realtà, la decisione di non ricandidarmi stava maturando già da qualche tempo. Ero tentato di esternarla già nel mese di luglio, subito dopo l’ultimo grande successo elettorale di cui sono stato protagonista. Ma alcuni cari amici, quasi spaventati dalla mia decisione che avevo cominciato a confidare, mi hanno chiesto di aspettare. E l’ho fatto perché non volevo per nessuna ragione che tale mia scelta, espressa con largo anticipo, disorientasse il partito.

I 18 anni sono tutti compresi negli anni 2000, il periodo senz’altro più difficile dal punto di vista socio-economico per il nostro territorio e per la nostra gente.

Da una parte il mio consenso elettorale cresceva a vista d’occhio, i successi personali e di partito si rincorrevano in una sequenza ripetitiva ininterrotta fino ad arrivare ai giorni nostri; dall’altra, le vicende del nostro territorio diventavano sempre più complesse e difficili ed il peso della responsabilità diventava sempre più gravoso.

Non mi sono mai sottratto alle mie responsabilità istituzionali, ho provato sempre ad agire con rigore e sobrietà, non ho mai tradito la fiducia di qualcuno.

Per qualche anno ho sempre portato nella mia borsa la dichiarazione dei redditi presentata nel 1999, l’anno precedente alla mia prima elezione in Regione, per documentare che la mia condizione economica, dopo l’elezione, era tutt’altro che migliorata. E ancora oggi quel reddito del 1999 è superiore a quello dichiarato quest’anno.

Ringrazio Dio per tutti i doni che ho ricevuto, ringrazio la mia famiglia e mia moglie in particolare per la pazienza che hanno avuto e per la forza che mi hanno dato. Ringrazio tutte le persone che hanno creduto in me, nella mia lealtà, nella mia voglia di fare. Ringrazio tutti i miei elettori, soprattutto quelli che non ho mai conosciuto personalmente.

 

Le prossime elezioni politiche saranno per il mio partito le prime elezioni a Taranto con me nella veste di semplice iscritto al PD. So che per molti non sarà facile, ma bisogna subito trovare le motivazioni per consolidare il primato che il Partito Democratico ha conquistato e mantenuto a Taranto da quando è nato.

Come CAF-LABOR da tempo stiamo seguendo l’evolversi della vicenda riguardante il Reddito di Inclusione (Rei). Siamo costretti ancora una volta a richiamare l’attenzione degli Organi di Informazione per denunciare una situazione a dir poco paradossale. Ci rivolgiamo al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per chiedergli se non ritenga che, tra le tante incombenze di cui è chiamato ad occuparsi, non sia il caso di dare assoluta priorità alla questione REI. I giornali di oggi, anche a livello nazionale, riportano in grande evidenza come, a fronte di circa 75.000 domande presentate per l’accesso al Reddito di Inclusione, nessuna provenga dalla Puglia. La regione pare contesti i dati dell’INPS ma nei fatti i CAF sono bloccati. Non ci sono famiglie bisognose in Puglia? Al contrario! A giudicare dalle tante richieste che pervengono giornalmente nei nostri uffici. Semplicemente le procedure sono allo stato bloccate. Perché? Attendiamo di capirlo; sembrerebbe che tutto dipenda dalla presenza di un’altra forma di sostegno regionale , il Reddito di Dignità, che va modificato per risultare compatibile con il REI. Ma quando, ci chiediamo, e si chiedono con noi migliaia di famiglie pugliesi, si provvederà a mettere tutto in ordine?  Taranto in particolare, come è noto al Presidente Emiliano, vive un momento di particolare difficoltà, e tante sono le famiglie che attendono di poter accedere a questa forma di sostegno. L’auspicio è che ora, terminate le feste di fine anno, si dia finalmente una necessaria accelerata.

Frane e abbandono delle aree rurali sono per la Coldiretti le cause principali.

 

 

 

Secondo l’ultimo rapporto ISPRA 2017 in Puglia in un anno, tra il 2015 e il 2016 sono andati in fumo 414 ettari di suolo, cioè 1 m2 ogni 5 secondi. La percentuale di consumo aggiornata al 2016 è tra l’8 e il 10%, leggermente superiore alla media nazionale che si attesta al 7,6% e al secondo posto fra le regioni del Sud Italia, . Si passa in pratica dai 29.312 ettari di suolo consumato a Foggia (4,20%) ai 39.908 di Lecce (14,46%), passando per Taranto (9,57%) con 23.358 ettari, Bari (9,91%) con 37.924 ettari e Brindisi (10,58%) con 19.446 ettari, dove l’ultima generazione – commenta Coldiretti Puglia - è responsabile della perdita in Italia di oltre ¼ della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari.

“La terra frana e si consuma anche a causa dell’abbandono delle aree rurali – denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele– per fattori diversi, a cui si aggiungono fenomeni meteorologici sempre più intensi, concentrati in poche ore e su aree circoscritte, con alluvioni e danni anche in aree non eccessivamente antropizzate. Ciò fa emergere la necessità di monitorare e prevenire i loro effetti per pianificare e programmare le politiche territoriali nei prossimi anni”.

Per questo è stata lanciata l’iniziativa “People4Soil”, a nome delle 500 organizzazioni che hanno aderito al network europeo (www.salvailsuolo.it). Al presidente della CE si chiede di fermare il consumo di suolo sviluppando un quadro legislativo vincolante per gli Stati Membri, che riconosca al suolo lo status di “bene comune” proprio come l'aria e l'acqua. In Italia la task force formata da ACLI, Coldiretti, FAI, INU, Legambiente, LIPU, Slow Food e WWF punta il dito anche sulla grave impasse del progetto di legge nazionale contro il consumo di suolo, da tre anni rimpallato dalle commissioni delle due Camere e impantanato al Senato.

“Proprio nell’ottica della prevenzione è urgente l’applicazione del provvedimento sul consumo del suolo passato in Consiglio regionale – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti  – utile ad arrestare la pericolosa avanzata della copertura artificiale del nostro territorio. Con il dispositivo legislativo dovranno essere valorizzati i terreni agricoli e promossi l’attività agricola, il paesaggio e l’ambiente, per impedire che il suolo – bene comune e risorsa non rinnovabile – venga sottratto alla sua utilizzazione agricola e stravolto nelle sue connotazioni naturalistiche attraverso l’eccessivo consumo. Riusciremmo così ad impedire lo sfruttamento e la sempre maggiore sottrazione di suolo dai contesti tipicamente naturali e rurali, che sta determinando cambiamenti radicali nel paesaggio, nell’ambiente, negli ecosistemi”.

La Puglia convive, tra l’altro, con un vero e proprio paradosso idrico. Se da un lato è dilaniata da annosi fenomeni siccitosi – aggiunge Coldiretti Puglia - dall’altro è colpita da alluvioni e piogge torrenziali, con l’aggravante che l’acqua non viene riutilizzata a fini irrigui, a causa della carenza e/o mancanza di infrastrutture ad hoc. L’andamento climatico impazzito, poi, si abbatte su un territorio fragile, dove 232 comuni su 258 (78%) è a rischio idrogeologico con diversa pericolosità idraulica e/o geomorfologica.  Sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni (dati ISPRA).

Ogni pugliese dispone di quasi 400 m2 di suolo consumato, secondo i dati ISPRA, per lo più presente nei comuni adiacenti alla costa. Il Salento, infatti, presenta numerosi comuni con suolo consumato al 20% rispetto la propria superficie, fra i quali, i più rinomati dal punto di vista turistico, sono Castro (27%), Porto Cesareo (22%) e Gallipoli (20%). Bari e Modugno possiedono il proprio territorio comunale consumato – rilavano i dati - per oltre il 40% e con tassi di incremento annuale che si ritengono essere elevati (+8,6% e +3,8%, rispettivamente). Il consumo di suolo zero o prossimo a zero (< 0,1 %) è stato raggiunto da 45 comuni pugliesi su 258 totali, per lo più poco abitati e nessuno facente parte delle province di Bari, BAT e Brindisi.

 

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