Presso lo stabilimento della Cementir di Taranto, si è tenuto un incontro tra le OO.SS. Confederali CGIL – CISL – UIL, le Federazioni di Categoria FILLEA – FILCA – FENEAL ed i lavoratori, nel corso del quale è stata effettuata una valutazione puntuale sugli esiti dell’incontro del giorno 5 u.s. tenuto con il management aziendale, al quale hanno preso parte anche i rappresentanti nazionali di categoria.
E’ stato evidenziato come l’Azienda, pur nel corso di una crisi di dimensioni transnazionali, abbia palesato numerose “amnesie”, che si sono accumulate e sedimentate sino a determinare lo spegnimento dell’intera “area a caldo” sin dal prossimo 31 dicembre. Decisione questa che non si presta ad interpretazioni diverse da quella di un “pericoloso” disimpegno dal territorio di Taranto.
Permangono nella loro interezza le problematiche legate alla scarsa agibilità del Porto di Taranto, alla “dubbia” fornitura del cemento da parte di Cementir per quanto attiene alle opere infrastrutturali dello stesso Porto, all’ulteriore “congelamento” degli investimenti di revamping da realizzare nell’ambito del progetto “Nuova Taranto” elaborato dalla stessa Cementir.
Al riguardo è emersa forte la preoccupazione tra i lavoratori per le condizioni di sostanziale insicurezza degli impianti che, dopo oltre mezzo secolo di esercizio, dovrebbero essere oggetto di importanti lavori di ristrutturazione che, al contrario, vengono affrontati semplicemente con interventi “tampone”. Anche in questo caso è stato ben stigmatizzato il comportamento dell’Azienda che tende a dilatare, differendoli, tempi e modi per affrontare gli interventi che, ormai, non sono più di semplice manutenzione, ma che assumono carattere strutturale.
Gli interventi dei lavoratori hanno, poi, fatto emergere chiaramente la condizione che gli stessi vivono giornalmente a causa dell’ incertezza, acuitasi dopo l’avvio delle procedure per la CIG scattate dal settembre scorso. Hanno evidenziato come l’assenza di una prospettive di futuro per loro e per le rispettiva famiglie genera un clima di tensione crescente dentro e fuori la fabbrica, per cui hanno rivendicato azioni immediate che devono tendere a far emergere prospettive chiare e compiute.
Le RSU hanno, tra l’altro, evidenziato, come, pur in costanza di crisi, taluni problemi siano stati risolti (la fornitura di loppa da parte dell’ILVA, la disponibilità della locale Autorithy portuale a rendere più agevole il traffico e la movimentazione delle merci al Porto) e che numerose sono le commesse in corso di aggiudicazione che potrebbero affluire allo stabilimento di Taranto.
Per questi motivi, l’assemblea dei lavoratori ha condiviso, chiedendone l’accelerazione, di avviare un confronto immediato con l’Ente Regione alla presenza degli Assessori al Lavoro e alle Attività produttive a cui, per le già note ragioni, è stata ritenuto opportuno allargarne la partecipazioneal Commissario Straordinario alle opere infrastrutturali del Porto di Taranto.
E’ stata, altresì, ritenuta necessaria la posizione tendente a far condividere l’intera problematica della Cementir alla comunità ionica con il pieno coinvolgimento delle Istituzioni locali (Comune, Provincia e Prefettura) sia nella fase di avvio delle trattive che in quella di coinvolgimento sociale.
Taranto alle prese con una crisi di dimensioni epocali deve difendere tutti i suoi insediamenti produttivi che, opportunamente ambientalizzati con l’applicazione rigorosa e integrale delle procedure AIA, devono costituire quella risposta di futuro attesa dai lavoratori e dalle loro famiglie.
Sulla questione Cementir si registra anche una lettera del Segretario della UIL Puglia Aldo Pugliese al Presidente della Regione Nichi Vendola e l'Assessore al Lavoro Leo Caroli.
Egregi,
le organizzazioni sindacali di categoria degli edili di Cgil, Cisl, Uil, nel corso di una riunione tenutasi presso la Regione Puglia con l’impresa Cementir, avevano ricevuto rassicurazioni che un ulteriore incontro sarebbe stato programmato entro la fine di settembre 2013, convocando le parti interessate, compresa l’Autorità Portuale di Taranto, per discutere con maggior precisione le problematiche relative alla crisi dell’azienda. Tale incontro non ha mai avuto luogo e, nonostante i richiami da parte delle organizzazioni sindacali, sia confederali che di categoria, nei mesi successivi, dobbiamo purtroppo registrare un reiterato disinteresse e disimpegno rispetto alla grave problematica in questione.Intanto, la Cementir non accenna a frenare il processo che tempo addietro ha messo in moto, che porterà, qualora non si intervenga in maniera tempestiva, alla chiusura dello stabilimento ionico.
Sicuramente condividerete la nostra preoccupazione per quello che rischia di tramutarsi in un colpo durissimo, l’ennesimo, per il tessuto economico, produttivo e sociale di Taranto, che negli ultimi anni è stata vittima fra le più penalizzate dalla crisi. Pertanto rinnoviamo l’invito a convocare con urgenza un incontro, quantomeno per smentire quella che riteniamo un’inconcepibile indifferenza e un inaccettabile immobilismo da parte delle istituzioni, mentre tanti posti di lavoro, diretti e indiretti, sono a serio rischio.Ricordiamo che la Cementir ha in questi mesi accampato pretesti del tutto falsi pur di giustificare la chiusura dello stabilimento, a cominciare dall’impossibilità di utilizzare il porto mercantile per l’attracco delle navi. Una scusa subito smentita dalla stessa Autorità Portuale, che ha sempre manifestato piena disponibilità a collaborare (sebbene, è bene sottolinearlo, negli ultimi quattro anni solo cinque navi con carichi riconducibili alla Cementir hanno fatto scalo nel porto ionico).Inattendibile è anche la presunta difficoltà a reperire materia prima, nello specifico la loppa, a causa della situazione dell’Ilva. Anche in questo frangente i nodi sono subito venuti al pettine: l’Ilva continua a produrre loppa, ma già l’attuale disponibilità servirebbe per coprire le necessità della Cementir per almeno un decennio.Smontato ogni alibi, la Cementir è uscita allo scoperto, addossando ogni responsabilità alla crisi economica, che avrebbe sensibilmente ridotto il mercato del cemento, e ventilando la concreta volontà di dismettere l’attività. Le organizzazioni sindacali di categoria hanno provveduto subito a far presente che il mercato è tutt’altro che deficitario: ad esempio, i lavori previsti nel porto di Taranto, per un valore complessivo di 400 milioni di euro, necessiteranno di ingenti quantità di cemento. E’ chiaro, quindi, che dietro le intenzioni della Cementir si celano ben altre questioni. Un atteggiamento che non può essere sottovalutato dalle istituzioni: in un anno nerissimo per l’occupazione, nei casi in cui si è intervenuti con decisione e celerità (Marcegaglia, Vestas, Bridgestone, ecc.) si è riusciti a trovare soluzioni credibili che hanno tutelato tanti posti di lavoro e l’attività produttiva. Vi chiediamo, quindi, di fare altrettanto, con la stessa urgenza, per lo stabilimento Cementir.
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Economia, Lavoro & Industria