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Giornale di Taranto - Visualizza articoli per tag: Da gennaio fino al 6 novembre, sono 67 donne uccise
Dal gennaio 2013 fino al 6 di questo mese di novembre, i dati parlano di 67 donne uccise da uomini, e altri casi si sono verificati negli ultimissimi giorni. Occorre denunciare e fermare questa escalation agghiacciante! Per questo motivo, il Coordinamento Donne dello SPI CGIL di Taranto e provincia ha partecipato alla mobilitazione, organizzata dalla CGIL con un incontro di formazione ed informazione sulla violenza di genere, che si è svolto mercoledi 20 novembre 2013 presso la biblioteca “Acclavio” in via Salinella 31 (piazzale Bestat), Taranto. Sono intervenute: Eva Santoro, Segretaria prov. dello SPI CGIL di Taranto, Filomena Principale della segreteria territoriale CGIL, la coordinatrice delle Donne dello SPI, Rosalba Presicci, e, per l’associazione ALZAIA, , l’avvocato Laura Sebastio e la psicologa Valentina Inglese. Un pubblico numeroso ed attento, a tratti anche molto commosso, ha ascoltato le storie raccontate dalle relatrici e le parole di protesta e proposizione di rimedi non più procrastinabili per la gravissima situazione, mentre si alternavano agli interventi, le letture tratte dal libro “Ferite a Morte” di Serena Dandini, a cura della dr.ssa Gianna De Bartolomeo, e di Monica Corallo, Vincenzo Alagni e Daniela Delle Grottaglie. L’obiettivo del Coordinamento Donne dello SPI CGIL di Taranto è stato quello di commemorare degnamente la giornata internazionale contro la violenza sulle donne che cade il 25 novembre. “Maltrattamenti e violenza non sono più tollerabili”, ha spiegato subito la coordinatrice Presicci”, come non sono più tollerabili le omissioni delle istituzioni e l’omertà di larga parte della società civile. Le proposte del Coordinamento Donne sono quindi, le seguenti: 1- istituzione di una materia obbligatoria nelle scuole per lo studio del fenomeno, 2- creazione di una unità specializzata all’interno della polizia e dei carabinieri per la lotta e il contrasto del fenomenok, 3- destinazione del 5x1000 ai centri anti violenza, 4- maggiore presenza di centri specializzati col fine di garantire adeguata assistenza psicologica, legale, sociale ed educativa. Il dato che maggiormente preme evidenziare come SPI è che nel 2012 su 121 donne uccise, 48 ovvero un terzo, aveva più di 60 anni. L’intento è quello di far capire che vittime possono essere non solo donne giovani e magari belle, ma anche e soprattutto, donne anziane che difficilmente riescono a difendersi; la spiegazione è da ricercarsi in motivazioni spesso di tipo culturale e sociale”. “Non basta, per fermare il femminicidio, una legge, tra l’altro inserita insieme a tanti altri provvedimenti d’altro genere nella Ominibus di ottobre” , ha di seguito affermato Filomena Principal., “Serve un cambiamento a livello culturale che nel nostro Paese ancora non c’è. Il corpo della donna, come dimostrano anche recentissimi spot pubblicitari, viene utilizzato per messaggi stereotipati. Non si è fatto nulla in tema di formazione e di conoscenza”. Per tale motivo la CGIL, come ha annunciato la Segretaria, somministrerà un questionario apposito nei luoghi di lavoro e organizzerà dei moduli formativi. “Le donne spesso sono incapaci di rendersi conto di quanto accade, il retaggio culturale le tiene legate all’uomo e, pensando di essere esse stesse colpevoli, tendono a perdonare”: la psicologa Valentina Inglese non ha incertezze, raccontando alla platea attenta, della sua importante e quotidiana esperienza nel centro dell’Alzaia. L’avv. Laura Sebastio , invece, ha spiegato con quali strumenti la giustizia combatta la violenza di genere ed il significato della parola “alzaia”, ossia la fune con l’aiuto della quale si risale il corso d’acqua. “Così, l’Alzaia aiuta queste donne a risalire il corso della vita”. I CAV (centri antiviolenza) sono “luoghi di libertà, soprattutto, di autodeterminazione della propria vita. Si fornisce prima di tutto l’ascolto”, evidenzia l’avv. “ e si studia la strategia migliore ma è sempre la donna che deve maturare una decisione”. Questi centri sono, inoltre, costituiti da sole donne e usano una metodologia specifica. A Taranto esiste un CAV da sette anni. “Alla fine del percorso, la donna deve prendere coscienza del proprio valore!”. Paradossalmente, “siamo proprio noi donne, che instilliamo una goccia di discriminazione di genere, a partire dal periodo in cui cresciamo i figli. Sta a noi dare l’educazione giusta”. Questa verità trapela dagli interventi del convegno dello SPI di Taranto ed è fondamentale, come ha ribadito nelle conclusioni, Eva Santoro, che “le donne più anziane trasmettano alle più giovani il concetto di essere persone dotate di propria dignità e volontà, non dipendenti dal genere maschile. Proprio adesso, invece, si sta assistendo ad un momento difficle, di svilimento ulteriore delle donne. Si stanno perdendo per strada valori importanti”. “L’autostima nelle donne è troppo traballente”, continua la Santoro, “ e la legge recente dello Stato italiano non ha dato dignità specifica al femminicidio, buttando tutto in un calderone comune ad altre problematiche, completamente differenti!” Santoro ha, infine, ricordato i dati preoccupanti che giungono dal mondo del lavoro (ad esempio la condizione critica e di assoggettamento che vivono le badanti, ricattate sessualmente pur di lavorare e mantenere la famiglia nei paesi d’origine) e le condizioni in cui vengono tenute le anziane nelle case di riposo, come l’attualità ci insegna, ancora in questi ultimissimi giorni. Altre iniziative sono in programma. Lo SPI CGIL non si ferma!