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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

Si accende domattina il primo parco eolico off shore del Mediterraneo. Lo ha costruito a Taranto, nel tratto di mare antistante il molo polisettoriale nell’area portuale, la società Renexia (gruppo Toto) che lo gestirà attraverso la società Beleolico. Per l’occasione saranno in collegamento con Taranto tre ministri: Enrico Giovannini delle Infrastrutture, Giancarlo Giorgetti dello Sviluppo economico e Mara Carfagna del Sud. Interventi anche di Franco Bernabé, presidente di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, di Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, e di Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente. L’inaugurazione avverrà a partire dalle 11 in un’area del terminal container Yilport dove sono state anche montate delle tensostrutture per l’accoglienza degli ospiti. 

 

- Il parco eolico offshore è un investimento di circa 80 milioni. Ha una potenza complessiva di 30 MW in grado di generare energia pulita pari a circa 58 mila Mwh, il fabbisogno di 60mila persone. Dieci le pale eoliche installate al largo. Per Renexia, “la città di Taranto diviene così il centro di partenza dell’energia del futuro, pulita e sostenibile, grazie al vento e al mare”. I lavori di predisposizione della infrastruttura energetica sono cominciati a metà ottobre scorso con l’arrivo della nave-cantiere che ha realizzato le fondazioni. Il 6 febbraio scorso é stato invece completato il montaggio della prima turbina.  Ma prima di approdare alla fase realizzativa il progetto ha incontrato molti ostacoli: societari (Renexia è infatti subentrata a precedenti investitori), industriali (col cambio di fornitore delle turbine), amministrativi (anni fa l’allora amministrazione comunale di Taranto era contraria) e giudiziari (la battaglia per le autorizzazioni ha coinvolto anche il Tar).

    Per Renexia, “l’eolico offshore rappresenta una tecnologia innovativa che rispetta l’ambiente perché non consuma suolo ma punta a sfruttare la maggiore forza del vento che il posizionamento in mare garantisce, rispetto a un impianto di terra. Si tratta quindi di una vera alternativa alle centrali clima alteranti, per la produzione di energia pulita e contribuire così alla riduzione delle emissioni in atmosfera di Co2 nel rispetto delle direttive dall’Europa. “Beleolico è un impianto - spiega Riccardo Toto, direttore generale di Renexia - che consentirà la produzione di energia pulita con una tecnologia, quella dell’eolico offshore, che di fatto riduce tutti i tradizionali elementi di inquinamento”.

    “Nel periodo di durata della concessione di Beleolico, 25 anni, in cui saremo a Taranto - aggiunge Toto - vogliamo avviare un percorso per diventare parte di questa città che ci sta ospitando, a cui siamo grati e a cui forniremo energia”. “Ci stiamo impegnando - prosegue Toto - per creare una filiera industriale intorno al parco, per valorizzare le risorse imprenditoriali e professionali già presenti nell’area e far nascere una filiera italiana per la realizzazione e gestione di parchi eolici offshore, per far diventare così Taranto il punto di riferimento di questo settore”.

E' stato sbloccato il progetto Ferretti a Taranto per uno stabilimento per la costruzione di scafi di yacht. Si tratta di un investimento pubblico privato per complessivi 200 milioni. Dopo la registrazione della Corte dei Conti, é stata infatti pubblicata in Gazzetta Ufficiale la delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile, che assegna 40,58 milioni di euro a progetti del CIS Taranto. La riprogrammazione degli interventi compresi nel Contratto Istituzionale di Sviluppo era stata definita dal Tavolo istituzionale che si era riunito il 7 dicembre 2021. Delibera proposta dal ministro Mara Carfagna, e ufficializzata dal Cipess nella seduta del 22 dicembre 2021.

    A queste risorse, si aggiungono ulteriori 1,5 milioni di euro che potranno essere impiegati nella progettazione della riqualificazione dell'area ex Torpediniere, per un totale di 42,08 milioni di euro investiti tra Taranto e i Comuni vicini. "Ha prevalso il pragmatismo e la voglia di non sprecare neppure un centesimo dei fondi disponibili", ha spiegato il ministro per il Sud, Carfagna. "Le decisioni che abbiamo assunto avranno ricadute occupazionali, infrastrutturali e ambientali importanti e in tempi certi. Abbiamo compiuto, inoltre, un' operazione di trasparenza verso i cittadini di Taranto: ora è chiaro a tutti cosa si finanzia e con quali obiettivi".

 

Nel dettaglio, 14,2 milioni di euro andranno a integrare l'investimento volto all'insediamento di un cantiere navale del Gruppo Ferretti nell'area ex Yard Belleli: un progetto con una ricaduta occupazionale stimata di circa 200 persone. Altri 11,6 milioni contribuiranno al programma di riqualificazione delle aree verdi del Comune di Taranto (progetto "Green Belt"), mentre 10 milioni saranno destinati a interventi nei Comuni dell'area tarantina di Statte, Massafra, Crispiano e Montemesola. Ulteriori 2,5 milioni rifinanzieranno il progetto di recupero e valorizzazione turistico-culturale dell'Arsenale, ad opera della Marina Militare, mentre 2,2 milioni serviranno al recupero dell'area ex Cemerad, con l'eliminazione del capannone dopo la rimozione dei fusti radioattivi. Infine, la riqualificazione dell'area ex Torpediniere, alla cui progettazione sono riservati 1,5 milioni, potrà comprendere tra le altre cose anche un Centro multimediale di cultura del mare, in sostituzione - per decisione degli stessi proponenti - della precedente proposta di un 'Acquario Green'. 

  Il Tavolo del Contratto Istituzionale di Sviluppo aveva anche approvato i risultati della 'due diligence' realizzata dal Ruc (Responsabile Unico del Contratto) Paolo Esposito, direttore dell'Agenzia per la Coesione territoriale. L'analisi ha evidenziato come dei 1.356 milioni che compongono la disponibilità finanziaria del CIS, il 52% è già investito in progetti in corso o conclusi, il 6% in avvio, mentre il 32% è riservato a interventi in fase di progettazione e il 6% per investimenti incagliati. Le decisioni assunte e pubblicate in Gazzetta Ufficiale consentiranno proprio di 'liberare' una parte di queste risorse e renderle immediatamente utilizzabili. 

Si apre una possibilità per riconvertire a polo di idrogeno verde l’ex Cementir di Taranto, stabilimento inattivo da tempo, passato al gruppo Italcementi che l’ha ridenominato Cemitaly, il cui personale, sceso da 51 a 45 addetti, a settembre prossimo rischia il licenziamento perchè ha esaurito l’utilizzo degli ammortizzatori sociali. “Oggi - dichiara ad AGI Francesco Bardinella, segretario di Fillea Cgil - abbiamo avuto un incontro con task force occupazione della Regione Puglia. Abbiamo ribadito la nostra proposta di candidare il sito ex Cementir di Taranto al bando per la riqualificazione aree industriali dismesse per la produzione di idrogeno verde”. “L'azienda - dichiara Bardinella - ha manifestato la sua disponibilità a collaborare se c'è il sostegno della Regione Puglia. L’azienda metterebbe a disposizione il sito. Non farebbe l’investimento perché non rientra nella sua mission”. “Il presidente della task force, Leo Caroli, ha registrato positivamente la posizione aziendale e la proposta del sindacato, e si è impegnato ad approfondire la questione con i livelli istituzionali regionali”. Sulla riconversione a fabbrica di idrogeno verde, nei giorni scorsi il consigliere regionale Puglia del Pd, Vincenzo Di Gregorio, aveva anche presentato una mozione per impegnare il governo regionale. Mentre il governatore pugliese Michele Emiliano sabato scorso ha dichiarato che la Regione ha candidato col Pnrr Taranto a polo dell’idrogeno. Cementir è una delle aziende storiche della città pugliese. È arrivata negli anni ‘60 con l’allora Italsider e le altre società a partecipazione statale che facevano capo all’Iri. 

Quindici giorni di tempo, al massimo nelle prossime settimane, per un nuovo piano industriale di Yilport, il gruppo turco concessionario del terminal container di Taranto. È sostanzialmente l’esito di due riunioni svoltesi oggi, di cui l’ultima in serata. La prima tra il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, Sergio Prete, e i vertici di Yilport (a partire dal presidente Robert Yuksel Yildirim e dal co-ceo Nicolas Sartini, affiancati dai dirigenti di Yilport e della società San Cataldo Container Terminal), la seconda tra Authority, Yilport, Scct e i sindacati Cgil, Cisl e Uil dei trasporti. Una nota della compagnia annuncia “nuova ristrutturazione per il piano operativo della Scct” e “un vero e proprio reset per Scct a Taranto dopo 8 anni di inattività del terminal”. “Ad oggi - specifica la società - il terminal è operativo con 7 gru di banchina, 16 Rmg, 15 ralle portuali e 2 locomotive. Nel terminal sono inoltre in uso due magazzini ristrutturati ed un’officina”. “A partire dal primo luglio 2022  il primo treno sarà operativo nel terminal - aggiunge - l’Autorità portuale si occuperà delle operazioni di dragaggio che consentiranno il pescaggio fino a -16.5 metri nel più breve tempo possibile”. Per la società, “sulla base di queste premesse, nuovi target sono stati discussi con un approccio collaborativo e costruttivo da parte di tutti i partner. Gli stessi saranno presentati da Yilport nell’ambito di un piano operativo revisionato che sarà sottoposto all’attenzione dell’Authority nelle prossime settimane”. 

La Puglia si presenta con 110 le aziende vitivinicole e oltre 10mila etichette alla 54ma edizione di “Vinitaly”, il prestigioso salone internazionale del vino e dei distillati che si svolge dal 10 al 13 aprile a Verona che ritorna dopo due anni di interruzione dovuta alla pandemia. La vetrina dei prodotti pugliesi sarà allestita nel padiglione 11 della Regione Puglia, in collaborazione con l'Unioncamere regionale, dove i produttori avranno la possibilità di posizionare i loro vini sui principali mercati mondiali e di confrontarsi con oltre 4.000 aziende produttrici da 19 nazioni. A Verona, infatti, sono attesi 700 top buyer da oltre 50 paesi, provenienti in particolare dal Nord America. Fitto è il programma delle attività dal titolo “Puglia Wine World”: il padiglione della Regione Puglia ospiterà 60 eventi, tra cui conferenze, incontri di approfondimento e show cooking, realizzati da dieci realtà pugliesi, associazioni per la promozione del vino e operatori economici.

  Secondo il “Rapporto Ismea-Qualivita 2021”, dedicato alle produzioni agroalimentari e vitivinicole Dop, Igp, Stg per il comparto vini, la Puglia si posiziona in Italia al quarto posto per impatto economico, con 594 milioni di euro di valore alla produzione 2020 e un aumento percentuale del 27,6% rispetto al 2019. E' in crescita, inoltre, il numero degli addetti, secondo i dati elaborati dall’Ufficio Studi di Unioncamere Puglia: 2.208 al 2021, dato che attesta l’aumento (+189 unità) rispetto a cinque anni prima (erano 2.019 nel 2016).

 

 Sul fronte dell'export nel mondo, le cifre del settore vitivinicolo sono in forte crescita: 208.740.037 euro di valore di prodotto esportato nel 2021, ovvero +2.580.535 euro rispetto all’export 2020 (206.159.502 euro). Il Dipartimento regionale Agricoltura sul fronte valorizzazione e tutela del settore ha di recente emanato il bando per ristrutturazione e riconversione dei vigneti con una dotazione complessiva di 14.259.409 euro, inserendo delle premialità per i giovani imprenditori under 40, come anche per le imprese iscritte ai consorzi di tutela di vini Dop. Inoltre la Regione Puglia ha inserito altre sette varietà nell’elenco dei vitigni autoctoni. Secondo i dati diffusi dall'Ufficio Studi di Unioncamere Puglia, al vertice della classifica dei primi dieci paesi importatori di vino pugliese nel 2021 vi è la Germania (55.079.562), seguita da Svizzera (27.350.455), Albania (27.350.455), Albania (13.199.753), Stati Uniti (13.168.064), Regno Unito (13.079.226), Belgio (8.204.421), Paesi Bassi (7.507.692), Cina (7.102.539), Svezia (5.791.168), Francia (5.532.808). I paesi che, invece, nel 2021, hanno fatto registrare il maggiore incremento delle importazioni rispetto all'anno precedente, sono Albania (+5.939.304), Stati Uniti (+3.586.385), Germania (+2.715.011), seguiti da Svizzere (+1.886.312), Belgio (+1.843.445), Corea del Sud (+1.803.395), Cina (+1.634.231), Irlanda (+1.613.349), Paesi Bassi (+1.362.923), Danimarca (+631.597). 

 

"Verona è un’occasione per i nostri produttori per accrescere la visibilità dei vini di qualità – ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano - provenienti da vitigni autoctoni che sono peculiari della nostra terra, storia, identità, cultura. E’ un appuntamento immancabile per raccontare ai migliaia di visitatori, buyer, soprattutto stranieri, le storie di successo delle nostre cantine che, tra tradizione e innovazione, stanno contribuendo a esportare il brand Puglia, marchio di garanzia del mangiare, bere e vivere sano”.

   L'assessore regionale all'Agricoltura, Donato Pentassuglia, ha ricordato: “In Puglia abbiamo oltre 90.000 ettari di superficie vitata, 40 tra denominazioni di origine protetta e indicazione geografica garantita, eccellenze reali che saranno protagoniste al Vinitaly 202. Nel corso della quattro giorni veronese – anticipa l’assessore - presenteremo, tra le altre cose, il portale vino del vino, PugliaWineWorld, una piattaforma di promozione delle aziende vitivinicole pugliesi al servizio delle nostre imprese”. L'export del vino pugliese nel mondo numeri, ha infine sottolineato il presidente di Unioncamere Puglia, Damiano Gelsomino “è un fenomeno in continua ascesa, nonostante la pandemia che ha bloccato il canale Ho.Re.Ca.: oltre 208 milioni di euro di export totale nel 2021, 2,6 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente”.  

L’avanzamento dell’investimento a Taranto del gruppo Ferretti per un nuovo cantiere navale addetti alla costruzione di scafi per yacht è bloccato alla Corte dei Conti, nonostante il via libera del ministro per il Sud, Mara Carfagna. Una vicenda sulla quale ha preso posizione il presidente della Puglia Michele Emiliano che, perlando al Petruzzelli di Bari nel corso dell'iniziativa 'Le Meridiane', si è rivolto al ministro per il Sud Mara Carfagna per sollecitare l'intervento del collega di governo Giancarlo Giorgetti. Emiliano ha ricordato che sono "in ballo" 1.500 posti di lavoro. “Ferretti - ha sostenuto Emiliano - si è quotato in Borsa a Hong Kong e ha bisogno per sostenere l'impegno di presentare il progetto dello stabilimento”.  

 

Lo scorso 7 dicembre, in occasione del tavolo per il Contratto istituzionale per Taranto, il ministro per il Sud aveva assicurato una dote di 8 milioni, necessari a chiudere il progetto dal lato dell’intervento finanziario pubblico. I fondi provengono dal 'definanziamento' per circa 48 milioni del progetto dell’acquario digitale anch’esso inserito tra gli interventi del Contratto. Le risorse tolte all’acquario sono state riprogrammate per una quota sull’intervento Ferretti e per la restante parte su altre misure per Taranto.

    Ferretti si dovrà insediare nell’area dell’ex yard Belleli nel porto di Taranto con un investimento pubblico-privato. Lo stallo alla Corte dei Conti - secondo quanto appreso dall'AGI - riguarda la mancata bollinatura della delibera relativa allo spostamento delle risorse del Contratto istituzionale di sviluppo. Un ritardo - sempre secondo quanto si è appreso - che si aggiunge a quello dei commissari per le due Zone economiche speciali della Puglia, quella ionica e quella adriatica, che sono stati nominati quasi quattro mesi fa ma che non riescono ancora ad insediarsi per il mancato visto dell'organo della giustizia contabile. 

 

"Interloquirò direttamente con la Corte dei Conti e il collega Giorgetti nelle prossime ore perché arrivi quanto prima il visto e si sblocchi la situazione”.  ha assicurato il ministro per il Sud, Mara Carfagna, rispondendo al presidente Michele Emiliano. 

Scoppia una nuova crisi nell’indotto siderurgico legato all’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia. L’azienda metalmeccanica Lacaita ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per la metà dell’organico e domani è in programma un incontro con i sindacati. Gli esuberi sono una quarantina. Pietro Cantoro, della Fim Cisl, annuncia: “Domani proveremo a vedere se ci sono percorsi alternativi al licenziamento del personale ma la vediamo difficile”.

   “La Lacaita - aggiunge Cosimo Amatomaggi della Uilm - viene già da una situazione pesante. Attualmente il personale è tutto in forza all’azienda, però l’intenzione è di tagliarne metà. Non siamo ovviamente disponibili a fare un accordo sui licenziamenti e chiediamo che si cerchino tutte le alternative possibili con gli ammortizzatori sociali”. Per i sindacati, tra annuncio di licenziamenti, cassa integrazione che si sussegue pur cambiando causale, fatture scadute e non pagate, stipendi ai dipendenti corrisposti in ritardo o solo con anticipi in attesa di tempi migliori, nel  pianeta dell’indotto ex Ilva sembra proprio non essere cambiato nulla a sentire i sindacati. E anche tra le imprese c’é molta sofferenza. Benchè da aprile 2021 lo Stato, attraverso Invitalia, sia partner di minoranza del privato ArcelorMittal ma con diritti di voto al 50 per cento, si vede sostanzialmente la stessa situazione della primavera-estate 2020, quando per sbloccare lo stallo nei pagamenti si dovette mettere in campo un tavolo col Mise. Tavolo poi revocato ma il problema non è che sia stato risolto, né si è andati verso la normalità.

   “Le aziende che lavorano col siderurgico si dividono in monocommittenti o prevalentemente monocommittenti - spiega Cantoro -. Per il 70 per cento del personale oggi sono aperte procedure di cassa integrazione ordinaria”. “L’aspetto singolare - aggiunge Cantoro - è che il lavoro per queste imprese non mancherebbe. Molte di loro si sono già aggiudicate commesse che vanno dai ripristini ai rifacimenti impiantistici alle manutenzioni ordinarie e straordinarie. Non possono però cominciare i lavori perché Acciaierie d’Italia non fornisce il benestare finale”. 

La divisione Elettronica per la Difesa di Leonardo investirà su Grottaglie in provincia di Taranto - dove esiste già lo stabilimento di Aerostrutture - circa 10 milioni di euro per allestire la nuova base. L’operazione rientra in un riassetto-rilancio complessivo della divisione e vedrà il trasferimento dal quartiere Paolo VI di Taranto (l’attuale sede nell’ex scuola Cisl verrà dismessa) a Grottaglie. 

 

“Dei 10 milioni, uno verrà impiegato nella fase iniziale per la configurazione del lay out. Si tratta di creare il footprint, come lo ha definito l’azienda - spiega Andrea Toma della Uilm Puglia -. Il passaggio di Elettronica per la Difesa da Taranto allo stabilimento di Grottaglie, dove avrà una sua sede e manterrà autonomia e distinzione rispetto alle attività di Aerostrutture, dovrebbe completarsi nel giro di due anni. Ma pensiamo - anche se non c’é ancora conferma - che un primo step possa esserci già a luglio. Potrebbero infatti non venire più a Taranto ma resterebbero a Grottaglie gli altri 25 dipendenti di Aerostrutture destinati al trasferimento in Elettronica per la Difesa”. Erano 150 sino a qualche tempo fa gli addetti tarantini di Elettronica per la Difesa. A questi si sono poi aggiunti altri 25 provenienti da Aerostrutture, un passaggio finalizzato a riequilibrare divisioni con meno lavoro (Aerostrutture) con quelle che invece non hanno problemi (Elettronica per la Difesa) e ulteriori 25, per un totale di 50, ne sono previsti.

    “Alla fine - spiega Toma - avremo un organico di circa 200 addetti perché l’azienda, oltre agli assorbimenti da Aerostrutture, ha anche annunciato quattro assunzioni dal mercato”. “La missione di Elettronica per la Difesa di Taranto - aggiunge l’esponente Uilm - è stata sostanzialmente confermata. Ci si occuperà di “Sviluppo comando e controllo navale presso Maricenprog” a San Vito-Taranto e di “Sviluppo prodotti Data Link per piattaforme terrestri, navali e avioniche”. Per Data Link si intendono i sistemi di comunicazione militare”. “A breve - conclude Toma - faremo incontri di approfondimento sito per sito. Quel che ci preme è capire gli sviluppi industriali e di investimenti del piano Leonardo Elettronica per la Difesa. Non vogliamo che sia solo una razionalizzazione di costi”. 

In Acciaierie d’Italia, ex Ilva, “i lavoratori dell'indotto rischiano di rimanere fuori dai cancelli”. Lo dice il sindacato Usb, sottolineando che “a poche ore dalla scadenza degli ordini, manca il timbro dell'ad Morselli che consentirebbe di garantire la continuità dell’attività lavorativa di diverse aziende dell’appalto. Questo espone al rischio per centinaia di lavoratori di restare fuori dai cancelli per una formalità”. “Non vi è certezza alcuna - sostiene Usb - sul prosieguo delle attività e si vive alla giornata. È questa la situazione in cui versano i dipendenti di aziende dell'appalto Acciaierie d’Italia. Lavoratori che non sanno quale sarà il loro futuro già a partire da domani 1 aprile”, conclude Usb. 

"Si sta a tutti gli effetti sfilacciando e degradando il comparto delle centinaia di piccole e medie imprese del territorio prevalentemente mono committenti". Il giorno dopo il fallimento della trattativa al ministero del Lavoro sulla cassa integrazione straordinaria in Acciaierie d'Italia, ex Ilva, la Fim Cisl lancia l'allarme per l'indotto siderurgico. Per la Fim, che interviene con Pietro Cantoro, "nonostante le numerose commesse di attività necessarie e finalizzate al proseguimento della produzione e al consolidamento della tenuta strutturale impiantistica in Acciaierie d'Italia, anche subordinate e connesse all"Autorizzazione integrata ambientale (Aia), le aziende di appalto continuano a permanere in uno stato di totale e forzato immobilismo". "Ad un proporzionale e crescente incremento di volumi produttivi - evidenzia la Fim Cisl - gli interventi manutentivi non solo di carattere ordinario ma anche straordinario, vengono clamorosamente trascurati e posti in secondo piano. Il tutto a discapito della necessità e dell’urgenza di intervento impiantistico, nonché della sicurezza dei lavoratori". Per la Fim Cisl, non vi sono solo "situazioni estremamente critiche" circa il "rischio tenuta impianto" ma si va al collasso di " interi comparti delle aziende d’appalto che sono costrette inevitabilmente ad aprire procedure di cassa integrazione o addirittura a chiudere". 

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