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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

 Un primo incremento del traffico a luglio, con l’attivazione del collegamento ferroviario tra il terminal container e la rete nazionale. Un secondo aumento ad ottobre con l’avvio di nuove linee di trasporto. Yilport, il gruppo turco che attraverso la società San Cataldo Container Terminal gestisce in concessione l’infrastruttura portuale di Taranto, ha incontrato i sindacati ed ha spiegato il nuovo piano industriale già presentato all’Autorità portuale il 2 maggio. Il confronto è avvenuto tra i sindacalisti delle federazioni di categoria Cgil, Cisl e Uil e Nicolas Sartini, co ceo di Yilport. Per il terminalista, che ha ottenuto la concessione quarantennale il 30 luglio 2019 ma è entrato in attività con la prima nave a luglio 2020, il 2022 è paragonabile a un anno zero. È la ripartenza del terminal, ha ribadito la società, dopo due anni segnati dal Covid e dalla frenata dell’economia internazionale che ovviamente si è riflessa sui traffici marittimi e sugli scambi commerciali. 

 

 Il quadro prospettato ai sindacati prevede che da marzo 2022 a febbraio prossimo, quindi per l’arco temporale 2022-2023, ci sia un movimento di 71.609 teu. Da marzo prossimo, poi, e sino a febbraio 2024 si prevede invece una movimentazione di 143.050 teu. I 143mila teu di inizio 2024, ha puntualizzato Yilport, si potranno vedere solo se il dragaggio del fondale antistante il molo polisettoriale, che deve fare l’Autorità portuale per portare la profondità a 16,50 metri, sarà completato. Altrimenti, da marzo 2023 a febbraio 2024 i teu saranno meno: 92.800. Restano invece confermati - anche senza dragaggio ultimato - i 71.609 teu a febbraio del prossimo anno.

   Per il dragaggio, l’Authority attende che Partecipazioni Italia, subentrata ad Astaldi, presenti il piano operativo dei lavori. Il dragaggio rientra in un quadro economico complessivo di altre opere portuali, tra cui la vasca di colmata, per un importo di circa 80 milioni. Spiegando il piano industriale, Yilport ha detto che prevede cinque operatori diversi al molo polisettoriale tra transhipment, cioè lo sbarco e imbarco dei container, linee feeder e transoceaniche. Mentre per l’occupazione, la società conta di avere a fine anno circa 40 addetti in più, cioè dagli attuali 120 a 168. Numero finale, questo, che comprende anche i 15 già assunti a tempo determinato. A dicembre 2024, poi, ci sarebbe un’evoluzione ulteriore e ci si attesterebbe a 266 unità. Rispetto a una prima ipotesi, il terminalista ha variato leggermente i numeri complessivi prevedendo 5 assunti in più entro fine anno e 10 assunti in più alla conclusione del 2023. I numeri precedenti, invece, erano di 163 a fine anno e di 256 al termine del 2023. Il lieve aumento occupazionale è a prescindere dal dragaggio. 

“Abbiamo raggiunto un risultato ragguardevole. Abbiamo raddoppiato i cantieri e i turni per accelerare le attività nell’ultimo periodo. Usciti dalla pandemia, i rallentamenti sono venuti meno”. Lo hanno detto i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo, questa mattina in audizione alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera, a proposito della bonifica delle aree ex Ilva di Taranto rimaste in carico alla società pubblica, proprietaria degli impianti, e non trasferite all’attuale gestore privato della fabbrica. Circa la possibilità di un aumento dei costi della bonifica, i commissari Ilva - nominati a metà 2019 dal Mise - hanno dichiarato che “non sono da escludersi. Il tema è di carattere generale e c’è una dinamica inflattiva in Italia e nel mondo”, hanno spiegato. Tuttavia, hanno precisato i commissari, “l’attività in essere si basa su contratti definiti. Non vi è richiesta di aumenti e quindi confermiamo i nostri budget. Ma non escludiamo in futuro che possano esserci aumenti anche perché dovremo confrontarci con i costi lievitati, a partire da quelli del trasporto”. 

 

Nelle commissioni parlamentari è stato poi chiesto ai commissari se potrebbero farsi carico anche della bonifica di aree che oggi non sono nelle loro competenze. La risposta dei commissari Ilva è stata che “è difficile immaginare che aree dello stabilimento, per vari problemi, siano gestiti da soggetti diversi dal gestore dello stabilimento. Non lo si può escludere ma è una ipotesi abbastanza residuale”, hanno osservato, affermando di aver avuto con l’attuale gestore Acciaierie d’Italia una “discussione su un area, per la quale si è convenuto che è più opportuno che i lavori li faccia Acciaierie d’Italia”.

   Il commissario Danovi ha in particolare puntualizzato che le bonifiche in capo a Ilva in as riguardano “250 ettari in condizioni non semplici da gestire. Si tratta di lavori che richiederanno tempi lunghi anche se ci prodighiamo per accelerarli laddove è possibile”. E a proposito della complessità dell’operazione, è stato citato alle commissioni il caso dei rilievi nell’area della gravina Leucaspide, che presenta parti inaccessibili e parti difficilmente accessibili, dove è stato necessario ricorrere ad un elicottero “per portare ad esecuzione le indagini. Un intervento delicato che ci espone anche economicamente con un milione di euro”. 

 

Alle commissioni è stato anche riepilogato il quadro finanziario delle bonifiche che attingono al miliardo di euro dei Riva (vecchi proprietari e gestori dell’Ilva) rientrato in Italia su azione della Magistratura e per il quale l’accordo transattivo fu sottoscritto il 24 maggio del 2017. Il relativo trasferimento a Ilva in as è poi avvenuto a dicembre 2018. Il quadro delle risorse dettagliato oggi dai commissari Ilva è il seguente: 352 milioni per la decontaminazione e 188 milioni per la caratterizzazione assegnati al gestore della fabbrica siderurgica di Taranto, 150 milioni di recente assegnati alla decarbonizzazione della produzione dell’acciaio con la recentissima conversione in legge del Dl Energia-Ucraina che comprende anche misure per le imprese strategiche energivore (“prendiamo atto di questa normativa” hanno detto i commissari) e 467 milioni destinati alle bonifiche di Ilva in as, di cui 442 milioni allocati “con individuali e singoli budget”. Cento, infine, i milioni impegnati da Ilva in as. 

 

Nella bonifica delle aree ex Ilva “abbiamo impiegato 400 lavoratori in cassa integrazione, a rotazione, ma non tutti hanno voluto aderire alla proposta. C’è stato un 49 per cento di rinunce”. hanno detto i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria a proposito dell’utilizzo del personale della stessa Ilva in as, tutto in cassa straordinaria da alcuni anni (1.800 in totale, circa 1.600 solo a Taranto). Fornendo poi alcuni dati della loro attività, che riguarda le aree che non fanno parte di quelle cedute ad ArcelorMittal a novembre 2018 all’atto del subentro, i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria hanno dichiarato che sono stati presentati “10 piani di caratterizzazione, 8 approvati. Per quello relativo alla gravina Leucaspide, abbiamo ricevuto la convocazione della conferenza dei servizi in fase decisoria per il 15 luglio”. C’é un intervento sospeso, hanno puntualizzato i commissari, e riguarda l’area fanghi, con 490mila tonnellate di materiali da asportare. 

 

“Si è sospeso il procedimento di caratterizzazione - hanno spiegato i commissari ai parlamentari - in attesa che siano rimossi i fanghi”. “Le caratterizzazioni - hanno spiegato - comportano veri e propri cantieri perché si fanno i sondaggi ed una serie di interventi”. Sullo smaltimento dei fanghi delle lavorazioni di altoforno ed acciaieria, una delle operazioni loro affidate, i commissari Ilva hanno affermato che relativamente alla cava Lamastuola, che è una delle 18 aree da bonificare affidate ad Ilva in as, “stiamo valutando la realizzazione di na piccola discarica per rifiuti speciali solo per le esigenze di Ilva in amministrazione straordinaria, cioè lo smaltimento dei fanghi”.

    “Sui fanghi - hanno aggiunto i commissari - stiamo accelerando ma è possibile no si possa finire queste attività entro il 23 agosto 2023”, che è il termine temporale entro il quale tutte per prescrizioni ambientali Aia nel siderurgico di Taranto devono essere ultimate. “Di qui - hanno sostenuto i commissari Ilva - la necessità di un‘area di deposito in modo che i rifiuti siano spostati temporaneamente su un’area dedicata e poi destinati a smaltimento e recupero”. 

Dopo aver ricevuto dal Presidente della Provincia, Giovanni Gugliotti, la delega al Personale, il consigliere provinciale Vito Punzi si è messo subito al lavoro per superare alcune criticità manifestate dai dipendenti dell’ente di via anfiteatro nel corso dell’assemblea sindacale dello scorso martedì.

“Mi sono subito reso conto del malumore che serpeggia tra i dipendenti” – ha evidenziato il consigliere Punzi – “e ne comprendo le ragioni. Le Province a causa di una riforma rimasta incompleta sono Enti che più di tutti, in questi anni, hanno dovuto subire tagli notevoli alle risorse finanziarie pur conservando funzioni importantissime come quella della manutenzione delle strade provinciali, dell’edilizia scolastica e dell’ambiente e, cosa più importante, si sono svuotate di personale in prospettiva della loro abolizione. In questo clima, anche per i dirigenti è diventato complicato rispettare il raggiungimento degli obiettivi, a causa della carenza di organico ed è per questo” – ha annunciato l’ex-sindaco di Montemesola - “che daremo nuova linfa all’amministrazione assumendo nuovo personale.”

Il consigliere provinciale, in visita presso gli uffici delle diverse sedi, si è anche intrattenuto, in via ufficiosa, con i neoeletti rappresentanti sindacali per cominciare a stabilire una priorità tra le azioni da intraprendere mirate, soprattutto, a “ristabilire un clima lavorativo sereno e proficuo.”

 

TeleRama ospita Studio 100 aprendo le porte alla condivisione tra realtà economiche vicine.

“Paolo Pagliaro - si legge in una nota- editore della televisione salentina che trasmette sul Canale 15, ormai non solo nel Salento ma in anche Puglia e Basilicata, di fronte al grido di allarme di Studio 100, forte anche della stima professionale e dell’affetto personale che lo lega all’editore Gigi Blasi e allo storico direttore Walter Baldacconi, ha deciso di offrire degli spazi ben definiti alla programmazione di Studio 100.

Pagliaro, sensibile e liberale convinto, accoglie il grido d’allarme non solo del territorio tarantino ma anche di quello brindisino, poiché la recente modifica delle frequenze ha penalizzato Studio 100 tv, e soprattutto la diffusione nella città di Taranto, mentre a Brindisi continua ad essere seguita, in esclusiva, sul canale 85.

In questo particolare momento, con le elezioni amministrative del prossimo giugno, Taranto rischiava di dover fare a meno di un radicato strumento di confronto e dibattito che da decenni si tenevano sull’emittente Studio100. Questa operazione è una vera e propria novità che agevola la campagna elettorale in corso nella provincia con ben sei comuni, oltre Taranto, al voto.

Studio100 che prima era sul canale 15, dove adesso c’è TeleRama, poi è stato spostata sul Canale 85 e dunque adesso sarà possibile seguire l’emittente tarantina ancora sul 15 grazie a questo accordo che è una conseguenza logica al percorso storico di TeleRama.

La televisione salentina, infatti, era già presente oltre che su Lecce anche con le redazioni su Brindisi e Taranto che evidenziavano quell’idea di Salento portata sempre avanti dall’editore Pagliaro, quell’unione naturale che arriva da lontano dalla ex Terra d’Otranto.

Dunque, fino al 30 giugno, TeleRama manderà in onda 11 ore e 30 minuti settimanali di trasmissioni realizzate da STUDIO100TV e specificatamente così suddivise:

• ogni giorno: ore 13.30/13.55 100NOTIZIE BRINDISI; ore 14.00/14.25 100NOTIZIE TARANTO;

• ogni mercoledì e venerdì: ore 15.30/17.00 LIVE E LIVE SPECIALE ELEZIONI AMMINISTRATIVE;

• ogni giovedì: ore 21.30/23.00 15SERA E 15SERA SPECIALE ELEZIONI AMMINISTRATIVE.

Con questa missione decisa e precisa si intende rafforzare il Salento. L’accordo è propedeutico ad una stretta collaborazione tra le due strutture televisive e in particolare modo tra le redazioni delle due emittenti storicamente primatiste di ascolti e gradimento nei territori di Lecce, Brindisi e Taranto.

Il connubio che si sta creando tra TeleRama e Studio 100 potrebbe durare anche dopo il periodo elettorale e diventare un simbolo identitario forte del territorio salentino.”

 “I lavori Autorizzazione Integrata Ambientale sono stati puntualmente eseguiti dall’attuale gestore dello stabilimento (Acciaierie d’Italia) e si è ormai in una fase conclusiva essendo stato completato circa il 90% dei lavori previsti, quindi in anticipo rispetto alla scadenza dell’agosto 2023”. Lo dichiara Confindustria Taranto a proposito dell’ex Ilva.

    “Non tutti questi interventi sono visibili - come lo è la copertura integrale dei parchi minerari dello stabilimento siderurgico, visibile a tutti perché imponente – ma questo non vuol dire che non siano stati fatti” rileva ancora Confindustria Taranto, per la quale “molte delle aziende hanno diretta contezza dei lavori effettuati, avendoli svolti in appalto. Queste imprese lavorano in acciaieria da anni, hanno percorso lo stabilimento palmo a palmo e quindi conoscono la fabbrica, su cui sono intervenuti (e ancora intervengono) per far sì che gli interventi di carattere ambientale vengano effettuati con tutti i crismi e gli accorgimenti già opportunamente definiti”.

 

 la Procura di Taranto ha espresso alla Corte d’Assise parere negativo sul dissequestro degli impianti siderurgici chiesto da Ilva in amministrazione straordinaria, società proprietaria degli impianti. Anche gli avvocati della società Ilva in as, hanno dichiarato che le prescrizioni ambientali sono state eseguite al 90 per cento, ma la Procura, nel dire no al dissequestro, è del parere che la valutazione della loro efficacia debba essere fatta solo a conclusione del piano, i cui termini sono ad agosto 2023. La Procura, nel parere alla Corte d’Assise, parla ancora di criticità ambientali esistenti.

    Intanto, sul parere dei pm interviene il sindacato Usb. “La decisione della Procura della Repubblica di Taranto, che ha dato parere negativo al dissequestro dell’area a caldo dell’ex Ilva, chiesto dagli avvocati di Ilva in amministrazione straordinaria, dimostra che di fatto la situazione non è per niente migliorata rispetto alle condizioni del 2012, momento in cui è scoppiata la vicenda giudiziaria. Una decisione che rimanda inoltre l’aumento della partecipazione pubblica al 60%, inizialmente previsto entro maggio”, rileva Usb. “A questo punto - prosegue - non è più rinviabile una convocazione da parte del Governo perché vengano affrontate, in sede ministeriale, le diverse questioni che convivono all’interno della grande vertenza Acciaierie d’Italia”. “Il Governo apra una discussione per chiarire quali sono le prospettive future dei lavoratori di Acciaierie d’Italia, di Ilva in amministrazione straordinaria e dell’appalto” conclude Usb. 

“La vertenza ex Ilva continua a essere al centro del dibattito pubblico per l’assenza di una prospettiva chiara in merito al futuro ambientale, occupazionale e industriale del sito di Taranto e per la sua risoluzione sarebbe necessaria la costituzione di un tavolo permanente con il coinvolgimento dei ministeri dello Sviluppo Economico, del Lavoro e della Transizione Ecologica”. Lo scrivono i sindacati metalmeccanici Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb al vice ministro delo Sviluppo economico, Alessandra Todde, chiedendola d’incontrare domani in Prefettura in occasione della sua visita a Taranto. 

 

“Riteniamo, fondamentale il coinvolgimento dei lavoratori e delle istituzioni locali per traguardare obiettivi condivisi, in particolare sul processo di transizione ecologica che inevitabilmente deve intrecciarsi con la questione occupazionale” dicono i sindacati. Per i quali “in assenza di una progettualità su questi temi, rischieremmo di far diventare questa vertenza un problema sociale per la città e tutto il Mezzogiorno”.

   Le sigle metalmeccaniche rammentano al vice ministro che lo scorso 6 maggio “c’è stata una straordinaria mobilitazione dei lavoratori allo sciopero indetto da Fim, Fiom, Uilm e Usb che non terminerà se non si inizia ad aprire un confronto sulle prospettive future di migliaia di lavoratori di Acciaierie d’Italia, di Ilva in amministrazione straordinaria e dell’appalto”.

Si è riunita questa mattina la rappresentanza sindacale della Provincia di Taranto, fresca di nomina, composta dai lavoratori Nicola Cavallo (CISL FP), Mariangela Fedele (UILFpl), Giacomo Abatematteo (UILFpl), Salvatore Cianciaruso (UILFpl) e Antonio Monaco (Fp CGIL).

 

Erano presenti anche i rappresentanti territoriali Tiziana Ronsisvalle della FpCGIL, Enrico Giannini, Responsabile Enti locali della CISL Cisl Fp Taranto e Brindisi e il Segretario Generale della CISL Fp di Taranto Brindisi Massimo Ferri.

Diverse le istanze dei lavoratori che, in sintesi, lamentano la mancanza di attenzioni della parte politica che, in questi anni, non ha mostrato particolare interesse per il personale dell’amministrazione di via Anfiteatro ridotto ormai al minimo storico in termini numerici.

La nuova Rsu ha rappresentato la necessità di rappresentare le istanze dei lavoratori dell’ente con una determinazione rinnovata anche su aspetti della vita lavorativa, apparentemente meno significativi, ma importanti per i lavoratori e a lungo trascurati come l’orario di lavoro o i buoni pasto.

 

Massimo Ferri nel suo intervento ha evidenziato che a marzo 2021 i piena emergenza sanitaria, ha sottoscritto con CGIL CISL e Uil il Patto per l’Innovazione e la Coesione sociale, necessario a sostenere il paese sul fronte economico  introducendo un elemento di equilibrio e di stabilità restituendo la fiducia necessaria anche attraverso il rinnovo e dei contratti del pubblico impiego, elemento indispensabile per cogliere le opportunità dei fondi europei.

 

 

Tutti e tre i rappresentanti territoriali hanno comunque convenuto sull’esigenza di procedere al più presto a ripianare gli organici dell’Ente Provincia senza i quali non sarà possibile realizzare le attività indispensabili.

 

Infine le RSU hanno invitato i colleghi ad una maggiore partecipazione anche in termini di proposte sui temi del lavoro e di stimolo al miglioramento delle condizioni di lavoro.

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“La musica è cambiata” – hanno dichiarato i rappresentanti sindacali a chiusura dell’assemblea– l’amministrazione ora dovrà ascoltare i dipendenti.”

 Si cerca di serrare i tempi per la stesura del nuovo contratto tra Ilva in amministrazione straordinaria e Acciaierie d’Italia visto che l’attuale scade a fine maggio e per il mancato dissequestro degli impianti (ieri la Procura di Taranto ha espresso parere negativo sull’istanza di Ilva in as) non sarà possibile, per l’attuale gestore, acquistare i rami di azienda dalla stessa amministrazione straordinaria. Dopo l’incontro di ieri a Milano, al quale hanno partecipato i commissari di Ilva per la proprietà degli impianti e l’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, per il gestore privato della fabbrica, un altro incontro è stato fissato per giovedì per continuare la trattativa. Punti critici del negoziato, sono ancora gli aspetti economici con Mittal che chiede una riduzione di 200 mln sul prezzo di acquisto fissato in 1,8 miliardi e una riduzione ulteriore del 25 per cento sul canone di fitto che già a marzo del 2020 è stato dimezzato. Resta critico, intanto, il rapporto tra Acciaierie d’Italia e indotto a causa dei mancati pagamenti da parte del committente. In primo piano è il caso di Peyrani Sud, azienda di logistica che ha sospeso lo sbarco delle materie prime al quarto sporgente portuale perché in credito di 10 milioni da Acciaierie d’Italia. A tal proposito il sindaco uscente di Taranto, Rinaldo Melucci, ha dichiarato che “lo scontro tra ex Ilva e Peyrani è rappresentativo di come il rapporto tra grande industria e tessuto produttivo si sia irrimediabilmente sfilacciato”. “Insistiamo col dire che siano maturi i tempi per per scrivere quell’accordo di programma che disegni la nuova forma del rapporto tra città ed ex Ilva” rileva Melucci. “Peyrani - prosegue -, azienda che opera nel nostro porto da decenni, è creditrice di somme ingenti da parte di Acciaierie d’Italia e la sua condizione è, purtroppo, condivisa con tante altre aziende dell’indotto. Se per queste realtà produttive il rapporto con l’ex Ilva è oggi un problema, un freno allo sviluppo e non più un’opportunità, è chiaro a tutti come serva correre ai ripari”. Secondo Melucci, “se Acciaierie d’Italia ricorre all’espediente della sostituzione per aggirare l’ostacolo delle aziende che sospendono i servizi a fronte di crediti insoluti, non potranno certo stare tranquille le aziende subentranti perché il medesimo schema finirà per colpire anche loro”. 

 Peyrani Sud, un’azienda appaltatrice di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, a Taranto, potrebbe fermare nelle prossime ore al quarto sporgente portuale la sua attività di scarico e movimentazione delle materie prime destinate al siderurgico perché Acciaierie d’Italia non sta pagando ed ha accumulato verso l’impresa uno scaduto rilevante. Si tratterebbe di circa 10 milioni. Lo dichiarano fonti sindacali. L’azienda ha convocato i sindacati per questa mattina alle 9.30 per un punto di situazione. Sul quarto sporgente lato Ilva, Peyrani Sud - da molti anni a Taranto - opera con delle gru di proprietà adibite allo scarico delle materie prime. I quantitativi maggiori sono movimentati proprio da Peyrani Sud. Sono occupati circa 65 diretti ma l’azienda ricorre anche a personale esterno della compagnia portuale e in questo caso si arriva ad un centinaio di unità.

 

 Secondo fonti sindacali, a Peyrani è stata anche proposta, in sede di rinnovo contrattuale, una riduzione del 7/8 per cento del costo economico dell’attività di fornitura, nonché la disponibilità di Acciaierie d’Italia all’acquisto delle gru. Peyrani Sud non avrebbe ancora deciso quando fermarsi. La possibilità di uno stop sarebbe stata vagliata. Da rilevare, infine, che un taglio del 7/8 per cento sarebbe stato chiesto dall’ex Ilva anche agli altri fornitori e che la mancanza di liquidità ha portato l’azienda ad allungare i tempi di pagamento. Adesso si va sui 180 giorni ed anche oltre. Antonio Lenoci, responsabile della metalmeccanica di Confindustria Taranto, ha dichiarato che “l’indotto ha concordato con l’amministratore delegato di AdI di allungare i termini di pagamento delle prestazioni in cambio di bonifici puntuali. I pagamenti sono sì più lunghi ma regolari”. La mancanza di liquidità in cassa è un problema che interessa l’ex Ilva da tempo. Molte le aziende che attendono i pagamenti per lavori e forniture fatte e questo determina una serie di problemi a cascata come la ritardata o rinviata corresponsione degli stipendi al personale dipendente. Ci sono anche imprese come Lacaita e Iris, che, entrate in crisi, adesso prospettano il taglio del personale per oltre cento addetti complessivi. Per sciogliere il nodo liquidità di recente Acciaierie d’Italia ha cartolarizzato crediti per 1,5 miliardi con Morgan Stanley mentre il governo, nel Dl Ucraina già approvato dal Senato qualche giorno fa e ora al vaglio della Camera per il voto finale, oltre a prevedere per l’ex Ilva l’arrivo di 150 milioni spostandoli dalle bonifiche delle aree inquinate, ha anche previsto una garanzia Sace al 90 per cento per le linee di credito che l’azienda dovesse attualmente attivare. 

Sulla questione è intervenuta l’azienda.

Con una nota, la società Acciaierie d’Italia, ex Ilva, ha comunicato che l’impresa Peyrani Sud ha annunciato di voler interrompere lo sbarco e la movimentazione, dal quarto sporgente portuale, delle materie prime necessarie alla produzione. “Acciaierie d’Italia - spiega azienda - prende atto dell’annuncio da parte di Peyrani Sud della sua illegittima decisione di interrompere il servizio ed agirà nelle opportune sedi per tutelare i propri interessi”. L’azienda appaltatrice - che questa mattina  incontrerà i sindacati - ha motivato lo stop col mancato pagamento da parte dell’ex Ilva dei lavori svolti e di essere in credito di circa 10 milioni. “Acciaierie d’Italia - afferma l’azienda committente - comunica che i gravissimi incidenti occorsi recentemente in attività svolte dalla Peyrani Sud hanno costretto AdI a valutare con cautela l’estensione del relativo contratto, in scadenza a giugno 2022”. Per l’ex Ilva, “Peyrani Sud ha registrato infatti ben due incidenti fatali - anche se non in attività svolte per conto di Acciaierie d’Italia - e, da ultimo, un gravissimo incendio proprio ad una delle gru in servizio per Acciaierie d’Italia al quarto sporgente, che ha messo a rischio la sicurezza di tutti gli operatori e causato ingenti danni economici, ben superiori al valore dei servizi erogati in favore di AdI”.

 La commissione parlamentare sulla sicurezza sul lavoro, oggi in visita nello stabilimento di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, di Taranto, “è stata informata delle criticità inerenti la salute e la sicurezza che riguardano lo stabilimento siderurgico”. Lo dichiarano i segretari della Fiom Cgil, Giuseppe Romano e Francesco Brigati, dopo l’incontro che i parlamentari della commissione, presieduta dal senatore Gianclaudio Bressa, hanno avuto con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. La Fiom Cgil, che aveva chiesto alla commissione di essere ascoltata, afferma che sono state evidenziate al presidente Bressa e ai parlamentari “le ricadute del dumping contrattuale nel mondo dell’appalto che continua ad essere un problema anche dal punto di vista della sicurezza, la mancanza della macchina a granulare come misura di sicurezza per i lavoratori, per gli impianti e di un possibile impatto ambientale necessario inoltre a poter superare le comandate allargate”. Evidenziata inoltre “la mancata consegna del materiale dei documenti di valutazione dei rischi agli rls, i tanti licenziamenti discriminatori scaturiti da incidenti impiantistici successivamente annullati dal giudice del lavoro”. Romano e Brigati sostengono che “l’incontro con la commissione parlamentare, che ringraziamo per avere ascoltato le nostre istanze, è stato molto proficuo e si darà seguito attraverso una dettagliata memoria corredata da documentazione a supporto”. 

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