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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

I bilanci delle imprese del commercio attestano, ormai da qualche tempo, una drastica riduzione del volume d’affari che incide sulla vita delle imprese stesse. Il crescente numero di cessazioni attesta il malessere profondo che sta investendo il settore del commercio. Tale persistente difficoltà sta contribuendo a desertificare il Borgo di Taranto e a far chiudere molti negozi in periferia. Confcommercio unitamente ai proprietari degli immobili, rappresentati dall’U.P.P.I. (l’Unione dei Piccolo Proprietari Immobliari), ha concordato la possibilità di negoziare una riduzione dei canoni di locazione. Lunedì 23 settembre alle ore 10.30 (c/o Confcommercio) il presidente prov. dell’U.P:P.I., Ciro PARISI e il presidente prov. di Confcommercio, Leonardo GIANGRANDE sottoscriveranno un protocollo d’intesa alla presenza degli Organi di informazione.
L'assessore al Lavoro, Leo Caroli, comunica che mercoledì scorso si è tenuto un incontro sulla vertenza Cementir di Taranto, con la convocazione di azienda, parti sociali e istituzioni e per evitare il licenziamento di 120 dipendenti. “Oggi – dichiara Caroli – esprimo soddisfazione nell'apprendere che nella successiva riunione presso il Ministero del Lavoro l'azienda ha revocato la procedura di mobilità, rinunciando ai licenziamenti, accettando dunque l'invito che gli avevamo avanzato al tavolo regionale: ritiro della procedura di mobilità e l'attivazione degli ammortizzatori sociali”. “Rimane adesso – spiega – l'impegno a riconvocare azienda, istituzioni locali, parti sociali e autorità portuale per entrare nel merito del contratto di programma Cementir, che prevede ingenti investimenti con la disponibilità di banchine dedicate all'atività aziendale presso il porto di Taranto”. Nauturalmente – conclude – il mio impegno personale sarà finalizzato alla salvaguardia dei posti di lavoro e ad accertare la piena compatibilità del progetto industriale con l'ambiente e la salute dei cittadini di Taranto.
LA MERCE ERA CONTENUTA ALL’INTERNO DI UN CONTAINER ILLEGALMENTE DESTINATO IN CINA. Militari del Gruppo di Taranto, in collaborazione con funzionari della locale Dogana, all’esito di una serie di controlli finalizzati al contrasto dell’illecito traffico transfrontaliero di rifiuti, hanno proceduto al sequestro, presso il locale scalo marittimo, di 7.500 kg. di rifiuti speciali. Il materiale, costituito da vasche da bagno e piatti doccia in resina polimerica, era stato stivato all’interno di un container in procinto di essere esportato nella Repubblica Popolare Cinese, grazie ad una licenza d’importazione rilasciata da quel paese ed esibita a corredo della documentazione doganale. I militari della Guardia di Finanza ed i funzionari doganali hanno però accertato la difformità tra quanto realmente contenuto nel container e quello che è stato dichiarato sui documenti d’esportazione, con riferimento sia alla tipologia dei rifiuti (rifiuti da imballaggi in plastica – Polietilene) e sia alla quantità degli stessi. Una persona è stata denunciata all’Autorità Giudiziaria per traffico illecito di rifiuti (ex D.Lgs. 152/2006) e per falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico (art. 483 C.P.).
E' noto a tutti il momento critico delle famiglie italiane dal punto di vista finanziario in quanto vissuto dalla stragrande maggioranza sulla propria pelle. Disoccupazione, inflazione, riduzione della capacità di spesa e conseguente calo dei consumi, sono parte di un’analisi quotidiana condivisa Ma c’è anche che i colossi dell'energia ci mettano del loro e questo non va per niente bene! Un Associato Adiconsum della nostra provincia, in grave crisi finanziaria, eufemismo per dire che lavora quando può, è classificato dall'Enel come “moroso” e non certamente inteso nell’accezione … veneta del termine. Qualche bolletta pagata con ritardo e diventa addirittura “moroso abituale”. Così l'Enel riduce la potenza erogata alla sua abitazione come previsto dall'AEEG (Autorità del settore) fino a chiedere la cessazione del contratto di fornitura di energia elettrica. Il nostro Associato si reca allo sportello Enel per risolverla questione, paga lo scaduto ma invece di riattivare la potenza, come sarebbe stato giusto ed equo, gli viene comunicato che, appunto, è in atto la procedura di cessazione. Per riavere la fornitura, con un nuovo contratto, si prevedono tempi … tecnici non ben quantificati, a meno che - così lo consigliano – non attivi un nuovo contratto, sempre a suo nome, sempre allo stesso indirizzo, però con un costo maggiorato. Il cliente dell'Enel ci sta, attiva un nuovo contratto ma nonostante la cifra pagata deve attendere sempre i tempi … tecnici, cioè non meno di cinque giorni. Ci chiediamo: è possibile che nonostante l'introduzione dei contatori elettronici, comandati da remoto, non si possano espletare questi servizi in tempo reale? E' poi, è possibile far pagare pressoché una cifra doppia per una stipula di contratto allo stesso cittadino-utente, con lo stesso indirizzo e lo stesso contatore? Dove sono i benefici reali per i consumatori, pur in presenza di una persistente crisi economica del Paese e del Sud in particolare, che si vedono costretti a pagare il doppio per riavere l'energia elettrica in casa ma con gli stessi tempi della procedura normale? E infine, perché far stipulare un nuovo contratto quando si pagano regolarmente le scadenze pur gravate di morosità? E’ francamente inaccettabile che si faccia cassa in questa maniera! Antonio Bosco
Nei giorni scorsi, insieme con altre sigle sindacali ed Assolavoro, abbiamo siglato l’ipotesi di accordo per il 4° rinnovo del contratto nazionale (C.c.n.l.) dei lavoratori in somministrazione.I contenuti dell’accordo, che le Parti sottoscriveranno definitivamente il prossimo 30 settembre, determinerà risultati a nostro giudizio positivi per le condizioni di questi lavoratori i quali, in modo sempre crescente, attirano le attenzioni e l’interesse delle aziende. Sono almeno quattro le questioni più rilevanti dell’accordo che vogliamo evidenziare. Intanto si rafforza l’istituto della rappresentanza sindacale nelle Aziende dove il lavoratore in somministrazione è chiamato ad operare (ogni 15 dipendenti che abbiano almeno due mesi di missione), mediante l’istituzione di regole, rafforzamento di ruoli e permessi retribuiti. La seconda questione riguarda lo sviluppo della Bilateralità attraverso azioni di sistema per politiche attive del lavoro a favore delle fasce giovanili e dei fuoriusciti dal mercato del lavoro, con la costituzione di sportelli territoriali e l’istituzione di un fondo di solidarietà. Terzo punto nodale è la parità di trattamento economico, il rafforzamento delle missioni lunghe di servizio ed incentivi per le Agenzie del lavoro che promuovono assunzioni a tempo indeterminato. Infine, si introducono criteri di flessibilità in alcuni settori come turismo, grande distribuzione organizzata, logistica, alimentare agricoltura, telecomunicazioni e servizi alla persona, riconoscendo al lavoratore una retribuzione minima a fronte di una disponibilità dichiarata. Un principio, quest’ultimo, da noi particolarmente sostenuto in questi anni, ovvero che la flessibilità deve essere retribuita maggiormente rispetto al lavoro fisso. Come Felsa Cisl territoriale Taranto Brindisi ribadiamo la nostra soddisfazione per i contenuti dell’ipotesi di C.c.n.l., costituendo esso ulteriore, sostanziale passo avanti nel cammino di conquista delle tutele per tutti quei lavoratori che, fino a ieri, erano i precari per antonomasia del mondo del lavoro. A loro la Felsa e la Cisl Taranto Brindisi continuano a dedicare attenzione massima, assicurando rappresentanza politica, tutela e servizi specifici. Per ulteriori informazioni questi lavoratori possono continuare a trovarci presso la sede del Coordinamento territoriale di via Regina Elena, n. 126 a Taranto (Tel. 099 4526862 - int. 39 – Fax 099 4520455 e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ). Cosimo Giannattasio
Dalle aziende dell’indotto Ilva segnali di forte preoccupazione per un eventuale blocco dei pagamenti, malgrado la situazione complessiva sia ancora sotto controllo. Confindustria Taranto esorta il Governo a far presto per garantire la ripresa della produzione, auspicando un provvedimento che metta davvero fine ad un braccio di ferro senza precedenti. Intanto i cattivi segnali che giungono dal sistema creditizio aprono un altro fronte di discussione: salvo cambiamenti di rotta da parte delle banche, Confindustria convocherà a breve i direttori degli istituti di credito per un confronto a tutto campo sulle criticità denunciate dalle imprese. Forte preoccupazione per un eventuale blocco dei pagamenti, altrettanta apprensione per la tenuta ed il futuro delle proprie aziende. Una vasta platea di imprenditori dell’indotto Ilva ha mostrato ieri, nel corso di un apposito incontro convocato ad hoc dal Presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo e dal Presidente della sezione metalmeccanica Pietro Lacaita, i chiari sintomi del clima di grande tensione che la vicenda Ilva, con i suoi ultimi sviluppi, sta determinando. Due, in sostanza, gli aspetti emersi: il primo, la situazione dei pagamenti ai fornitori del centro siderurgico risulta ancora essere, sia pure nei limiti massimi consentiti, sotto controllo, nel senso che non si evidenziano ritardi tali da ricondurre all’emergenza; il secondo, già in atto da diversi mesi, riguarda invece le restrizioni del credito, sempre più evidenti alla luce di una palese mancanza di fiducia delle banche nei confronti del sistema dell’indotto Ilva. A fronte di tutto questo, è inevitabile che la preoccupazione da parte degli imprenditori raggiunga livelli di guardia, confutando totalmente le tesi secondo le quali il sistema Taranto legato ad Ilva risulti slegato da eventuali ripercussioni legate alle ultime vicende giudiziarie. Vero è, invece, che gli ultimi sequestri vanno ad investire un’intera, macroscopica filiera, fra dipendenti diretti, indotto e sub indotto, che non consente di stabilire linee di demarcazione fra nord e sud, e tantomeno di considerare l’area di Taranto, peraltro epicentro della nota catena di eventi, come un’isola felice. Confindustria Taranto, alla luce di tutto quello che sta investendo il territorio, ritiene urgentissimo che da parte del Governo si producano provvedimenti realmente risolutivi della complessa vicenda, che garantiscano la ripresa immediata della produzione (e quindi della piena attività di tutto l’indotto, che contempla non solo le imprese fornitrici ma anche altri sistemi, dai trasporti all’energia) e che soprattutto mettano la parola fine al lungo braccio di ferro fra Governo e magistratura. Non è più concepibile che ad ogni provvedimento dei giudici consegua una legge straordinaria; non è più ammissibile che il futuro del sistema siderurgico, fondamentale per l’economia italiana, sia legato al filo sottilissimo delle carte bollate. E’ ancora una volta il caso di sottolineare come non si possa penalizzare un’intera filiera, di piccole, medie e grandi aziende sane in nome di un generalizzato repulisti conseguente alla rigida applicazione di norme di legge e ad un ancor più pervicace teorema antindustriale peraltro palesemente controcorrente con tutto il resto d’Europa. Il rischio è di perdere di vista la realtà. E’ altrettanto evidente, infatti, come la vicenda, avviata inizialmente per inquisire una proprietà privata, sia diventata a tutti gli effetti un’emergenza pubblica e quindi sociale, con effetti potenzialmente devastanti. E’ questo il presupposto che – a parere di Confindustria Taranto - dovrebbe animare l’azione, metodica e strutturata, del Governo, da sostituire ad atteggiamenti di attesa o peggio ancora provvedimenti–tampone troppo fragili per non rischiare di auto- vanificarsi, come è già avvenuto, con la frequenza di due-tre mesi. In gioco c’è la posta altissima di una desertificazione industriale che è dietro l’angolo, di un punto di non ritorno che non consente più né rinvii né errori. Uno dei chiari segnali di allarme di una situazione che rischia di precipitare sta proprio nelle restrizioni del sistema creditizio cui si accennava prima; Confindustria convocherà infatti a breve i direttori degli istituti di credito per un confronto a tutto campo sulle possibili soluzioni da praticare in un contesto di forti criticità. Le stesse denunciate, più volte e oramai da troppo tempo, dalle imprese di ogni settore.
Prima della chiusura temporanea prevista per il 30 settembre, propedeutica ai lavori di riallestimento, nel fine settimana dal 20 al 22 settembre, le collezioni del MARTA saranno fruibili secondo il seguente orario: Venerdi 20 settembre: dalle ore 8.30 alle ore 19.30 (ingresso consentito fino alle ore 19.00) Sabato 21 settembre: orario continuato dalle ore 8.30 alle ore 23.00 (ingresso consentito fino alle ore 22.30; dalle ore 20.00 ingresso gratuito) Domenica 22 settembre: dalle ore 8.30 alle ore 19.30 (ingresso consentito fino alle ore 19.00). Anche sabato 21 settembre, sarà possibile accedere alle collezioni permanenti dalle ore 20.00 alle ore 23.00 con ingresso gratuito (accesso consentito fino alle ore 22.30), nell’ambito del progetto OPEN DAYS promosso dall’Agenzia Puglia Promozione in accordo con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia. Durante l’apertura prolungata, sarà possibile usufruire di visite guidate gratuite, a cura di archeologi della Soprintendenza, alle ore 20.00 e alle ore 21.30. Si richiede la prenotazione telefonica allo 099/4532112. L’apertura del fine settimana è una delle ultime occasioni per visitare, sempre con ingresso gratuito, la mostra Negli occhi della Gorgone. Il volto di Medusa sulle antefisse di Taranto.
Si è svolto all'interno del Salone dell’Agroalimentare della Fiera del Levante 2013 un Convegno su Innovazione e Agricoltura sostenibile Parole d’ordine: aggregazione e innovazione. L' Assessore Nardoni ha detto : “Abbiamo esempi di buone pratiche nel settore vitivinicolo, ma la sfida deve interessare tutte le filiere” La Puglia ama le sfide. Ne ha vinta una importante attestandosi tra i territori che innovano e crescono in ogni comparto, agricoltura compresa. Ma ora i programmi di intervento comunitario e l’ingente mole finanziaria prevista per le imprese che sapranno ammodernarsi, nonché le linee guida segnate all’interno della nuova PAC, giunta ormai alla fase del trilogo finale, ci devono vedere pronti ad accogliere una nuova sfida che premia solo il sistema agricolo e agroindustriale che saprà interpretare in chiave di sviluppo il tema dell’innovazione. L’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, parla così alla platea di tecnici, esperti e rappresentanti del mondo agricolo intervenuti questa mattina al Convegno su “Le sfide dell’innovazione nel periodo 2014-2020: il partenariato europeo per l’innovazione. “agricoltura sostenibile” nel programma di sviluppo rurale”. Il riferimento è alla PAC, la nuova Politica Agricola Comune che presto sarà licenziata dall’Europa e al Programma Horizon 2020, il programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione che prevede per il settore dell’agricoltura una dotazione finanziaria di 4,6 miliardi di euro. Abbiamo esempi di buone pratiche specie nel settore vitivinicolo – ha detto l’Assessore pugliese – Ma la sfida deve riguardare tutte le filiere. Per questo dobbiamo prepararci e per farlo dobbiamo superare le ritrosie di un territorio e di un comparto che da sempre stenta a fare massa critica – dice Nardoni – l’agricoltura italiana e quella pugliese in particolare devono riuscire a fare un salto di qualità accettando l’esigenza dell’aggregazione come premessa indispensabile. La Regione Puglia in questo senso – ha continuato l’assessore che riveste anche il ruolo di coordinatore nella Conferenza Stato Regioni per il settore delle politiche agricole – sta conducendo un lavoro significativo, anche nel suo ruolo di capofila delle Regioni italiane, attraverso l’approfondimento tecnico che si sta conducendo anche grazie alla rete interregionale dei servizi di sviluppo agricolo, in stretta interrelazione con la rete interregionale ricerca, braccio tecnico della CPA coordinata dalla Regione Toscana. Così se l’innovazione entra a pieno titolo nei processi produttivi dell’agricoltura del nuovo millennio è anche vero che il comparto deve essere pronto ad accogliere questi cambiamenti cominciando dalla sua riorganizzazione di sistema. Secondo il membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Sergio Silvestris è una questione che attiene anche alle misure tipiche dell’azienda agricola italiana. La nostra estensione media è di 2,3 ettari – precisa l’on. Silvestris, ma per produrre meglio e di più e farlo in condizioni di risparmio economico, energetico, ambientale, bisogna farlo puntando su tecnologia, automatizzazione, innovazione, anche al fine di poter garantire sostenibilità economica all’agricoltore, primo anello di filiera. Aggregarsi e innovare per essere competitivi. Oggi prosegue il nostro programma di ascolto del settore – ha concluso Nardoni – domani nell’incontro con i parlamentari componenti la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo (previsto per le ore 10.00 nella sede dell’Istituto Agronomico del Mediterraneo di Valenzano – ndr), saremo in grado di porre i temi caldi di questa nuova stagione dell’agricoltura italiana e pugliese con efficacia e puntualità.
“Finalmente si registra un primo segnale di attenzione da parte del Governo regionale alle istanze del territorio”, commenta il cav. Luigi Sportelli, Presidente della Camera di commercio di Taranto, all’indomani dell’incontro tenutosi con l’Assessore regionale ai trasporti. “L’atteggiamento collaborativo assunto dalla Regione Puglia in merito alla questione dello sviluppo dell’Aeroporto di Taranto Grottaglie va colto positivamente poiché rappresenta un primo segnale di risposta alla necessaria attenzione che da tempo la nostra provincia rivendica”. Nel corso dell’incontro istituzionale, tutti i partecipanti sono stati d’accordo nel ritenere l’Aeroporto di Taranto un obiettivo strategico di sviluppo non solo per l’intera comunità regionale ma, soprattutto, per la comunità jonica, purchè finalmente si passi dalla fase propositiva alle realizzazioni. Circa gli esiti dell’incontro, il Presidente commenta: “certamente prevedibile è stata la posizione assunta dall’Assessore Giannini in merito all’attribuzione della destinazione cargo allo scalo jonico. Una posizione nota poichè non solo ribadita dal precedente Assessorato ai Trasporti regionale ma anche contenuta nel Piano regionale dei trasporti 2009/2013. Una posizione condivisibile, tuttavia, a patto che non rappresenti l’unica possibilità di sviluppo individuata per lo scalo jonico. E questo per molteplici ragioni, primo tra tutti lo stato di crisi conclamata in cui verte la provincia jonica che necessita di perseguire con immediatezza un nuovo percorso di sviluppo in settori produttivi che siano diversi e complementari a quello industriale, quali ad esempio il turismo ed il commercio internazionale” prosegue il Presidente Sportelli. “La piena funzionalità dell’Aeroporto di Taranto, possibile solo attraverso la coniugazione, perfettamente compatibile, del traffico cargo a quello passeggeri, consentirebbe alla nostra provincia di godere di nuovi scenari produttivi in grado di smuovere l’attuale staticità dell’economia locale”. La seconda ragione la rileviamo, invece, dalla storia dell’Aeroporto di Taranto. Lo scalo aeroportuale jonico è stato attivo ai voli passeggeri sino al 2003. Successivamente a tale data, nonostante gli interventi di allungamento della pista e di ammodernamento delle strumentazioni realizzati nel 2006, i voli civili sull’Aeroporto di Taranto sono stati inibiti in favore dell’attribuzione di una fittizia vocazione “cargo”, che non è stata mai realmente attivata sino ad oggi. Ciò ha comportato, dunque, una lunghissima ed improduttiva inattività dello scalo tarantino che, ad esclusione di Alenia, non è stato destinatario né di voli cargo né di voli civili. Proseguendo, la terza ragione rinviene invece dalla lettura dati più recenti sul traffico merci nazionale. Secondo le stime di Assaeroporti e di quanto riportato nella sezione “Trasporto Merci” del Piano nazionale degli Aeroporti redatto da Enac e Ministero dei Trasporti, analizzando i dati di traffico aeroportuale italiano nel 2012, il settore cargo, che in Italia rappresenta solo il 2% del totale delle merci trasportate in termini di volumi, registra rispetto al 2011 una contrazione del 4,8%. Si legge, inoltre che il 77% del traffico merci in Italia è sostanzialmente concentrato nei tre aeroporti principali di Malpensa (47%), Fiumicino (18%) e Orio al Serio (12%) mentre tutti gli altri scali sono interessati da quote inferiori al 4% del totale. Quarta ragione: le forti e chiare istanze espresse dai Sindaci, dagli Ordini, dagli imprenditori e da tutti gli stakeholders jonici nell’ambito del Tavolo della Mobilità. Pertanto, va bene la destinazione cargo proposta ma non può essere l’unica riduttiva occasione di sviluppo dell’Aeroporto di Taranto. E comunque è ora di passare da anni di parole alle realizzazioni concrete! In attesa che si attuino le lunghe procedure necessarie ad avviare il traffico cargo sullo scalo tarantino, cosa osta che siano attivati finalmente e da subito i voli charter e i voli di linea? Nelle prossime settimane, infine, un’attenzione particolare sarà rivolta al nuovo Piano regionale dei Trasporti 2014 -2020, nel quale la Camera di commercio di Taranto ha espressamente chiesto che sia previsto il pieno utilizzo anche per il traffico passeggeri del grande Aeroporto intercontinentale di Taranto Grottaglie attraverso l’attivazione di voli charter e di voli di linea. Attendiamo, pertanto, con fiducia gli esiti del prossimo incontro che l’Assessore Giannini ha programmato entro trenta giorni”.
La prossima assemblea ordinaria della Banca riveste una grande importanza per le sorti dell'istituto, trattandosi di ridisegnare la governance che avrà il compito di elaborare la strategia che serva a rilanciare la BPPB nell'interesse dei soci, dei clienti, dei dipendenti e di tutte le comunità territoriali di appartenenza. Per tale fine, senza precedenti così cogenti nella storia della Banca, vi è l'inderogabile necessità che tanto l'assemblea quanto l'attuale fase che la precede siano informate al massimo rispetto di quei principi democratici che possano consentire ai soci di esprimere liberamente la propria espressione di voto dal momento che, come è noto, in una società cooperativa ogni socio vale uno e chi viene eletto amministratore non è “il padrone” ma espressione di una volontà di natura popolare. E se questo vale per tutti i soci deve valere a maggior ragione per i dipendenti-soci che, nella veste di soci, non sono più dipendenti da alcuno ma solo dalla propria coscienza. Viceversa, i segnali che si manifestano da parte dell'attuale amministrazione – residuale a seguito delle dimissioni dei componenti sfiduciati, poi ricomposta a mezzo della cooptazione che certamente lascia dubbi su una reale indipendenza dei prescelti rispetto a chi li ha nominati – vanno in direzione opposta rispetto alla correttezza democratica che è richiesta nella circostanza. Un presidente che, sfiduciato dalla Banca d'Italia e da questo stesso Sindacato anche (ma non solo) per il comportamento non corretto e trasparente sullo stato della banca tenuto in occasione dell'Assemblea ordinaria dello scorso aprile, dimessosi a tempo per poter gestire, pur da iper-sfiduciato, questa fase pre-assembleare e assembleare, persevera in comportamenti deprecabili spesso oltre i limiti del lecito. Non ha inviato ai soci le lettere di convocazione per l'Assemblea del 21 con la patetica scusa che erano in ferie ma con l’evidente intenzione di limitare la partecipazione assembleare ad un gruppo di fedelissimi (e dovrebbe, invece, provvedere a farlo sia pur tardivamente perché ci risulta che diversi soci hanno espresso forte contrarietà presso i nostri sportelli per questa evidentemente dolosa omissione). Inoltre, con la complice collaborazione del Direttore Generale, è arrivato anche a far trasferire dei preposti ad horas per l'accusa, ovviamente non dichiarata e soprattutto non provata, di un presunto interessamento alla raccolta di firme di candidati non graditi. Stante la macroscopia ed abnorme illegittimità di tale comportamento, stiamo, ovviamente, procedendo ad interventi di natura legale e di denuncia sulla stampa. Se non bastasse, il Caso, quello stesso dei provvedimenti intimidatori e persecutori, pur dimissionario, va organizzando pretestuosi tour in banca non per congedarsi ma con il presumibile intento di reclutare, come per il passato, truppe cammellate che dovrebbero mettersi al servizio della sopravvivenza di un potere logoro, delegittimato, crepuscolare, responsabile dell'attuale stato di difficoltà della Banca. Anche per queste inaccettabili iniziative che recano palesi turbative al regolare svolgimento della futura assemblea sociale, procederemo sindacalmente e con denunce alla Vigilanza ed anche alla Magistratura penale. Riguardo alle manovre di precettazione, invitiamo preposti e colleghi a non prestarsi a raccogliere deleghe in bianco ad ignota destinazione ma solo deleghe di cliente socio a cliente socio come previsto dal codice civile e dalla normativa di legge. Poiché sappiamo che sono state date disposizioni di acquisirle se a favore del “governo” e di rifiutarle se richiesto dal socio, e che qualche iper-zelante capoarea ha addirittura assegnato un budget di deleghe in bianco ad ogni dipendenza della sua area, informeremo la Vigilanza anche di queste ulteriori anomale ed indebite “sollecitazioni”. Venendo all’assemblea, dove sarebbe stato opportuno che l'intero CDA si presentasse dimissionario per una reale discontinuità con un infausto recente passato, è necessario che i dipendenti soci siano nelle condizioni di esprimere liberamente il proprio voto senza condizionamenti, intimidazioni e neanche tanto velate minacce di ritorsione. Quindi la prima garanzia democratica è che la votazione avvenga a scrutinio segreto rinunciando a proporre la votazione per alzata di mano, quand’anche non vi fossero candidature alternative. Se non sarà garantito questo elementare diritto democratico, procederemo con un esposto alla Procura della Repubblica perché nei confronti dei dipendenti-soci si tratterebbe di una forma surrettizia di violenza privata da abuso di posizione gerarchica dominante e chiederemo parallelamente all'organo di vigilanza di invalidare l'assemblea. Per quanto riguarda le modalità di svolgimento degli adempimenti elettorali, reperito faticosamente il relativo regolamento esotericamente conosciuto da pochi e che invece andrebbe reso pubblico prima della assemblea, possiamo chiarire che: • le votazioni si svolgono mediante preferenze nei confronti dei singoli canditati e non per liste; • l'elenco dei candidati deve essere esposto all'ingresso dei locali della assemblea; • le schede devono contenerne i nomi in ordine alfabetico; • occorre esibire il biglietto di ammissione all'assemblea ed un documento d'identità; • ciascun socio può esprimere tante preferenze per quanti sono i posti da ricoprire. È del tutto evidente che l’elenco dei candidati dovrà contenere sia le nuove candidature che quelle dei nominativi cooptati, che hanno la sola differenza che, in caso di elezione, mantengono la stessa anzianità dei consiglieri che sono andati a sostituire per cooptazione. Saremo vigili al fine di poter denunciare, alla luce di una esperienza che non ci manca di queste pratiche, qualsiasi eventuale trucco o espediente di manipolazione delle votazioni. Non riteniamo di dover dare indicazioni di voto ma è bene che ciascun socio e perciò anche ciascun dipendente-socio sia messo in condizione di decidere il destino della Banca in base ad una scelta ponderata e consapevole. Per assicurare questo obiettivo chiediamo che prima del voto ciascun candidato presenti all'Assemblea il proprio programma. A tal proposito è ormai di pubblico dominio che la strategia del potere in carica consiste in una operazione di alleanza societaria con la Banca Popolare di Bari, ed in tal senso è già stata assunta una propedeutica delibera in un recente CDA. Ora, dopo un bilancio 2012 chiuso con un “rosso” rilevantissimo, con un presidente dimissionario, con un CdA largamente rinnovato e carente di personalità di “peso”, e, dunque, in una condizione di assoluta debolezza negoziale, una operazione del genere non può non suscitare perplessità e preoccupazioni e più che nell'interesse degli stakeholder sembra avere come principale motivazione una programmata spartizione di potere per far rientrare dalla finestra chi è uscito dalla porta. Facciamo, infine, appello a tutti i dipendenti-soci di partecipare all'assemblea non sottraendosi al diritto/dovere di esercitare una propria libera e consapevole scelta sul futuro della Banca e quindi sul proprio futuro. ORGANI DI COORDINAMENTO DIRCREDITO FABI FIBA/CISL FISAC/CGIL BANCA POPOLARE DI PUGLIA E BASILICATA
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