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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1903)

 

 

Sono occorsi ben 50 agenti per presidiare un’area cittadina ed impedire lo svolgimento del mercato domenicale di Salinella,  divenuto negli anni terra di conquista degli abusivi. La riprova di come certo commercio illegale  su aree pubbliche  si sia imposto, conquistando ampi spazi di un’ area  che doveva  ospitare un simpatico Mercatino delle Pulci e che invece è divenuta  una copia scadente di   Forcella.

A Salinella, la domenica, come Confcommercio denunciava da tempo si poteva infatti trovare  di tutto, dagli alimentari esposti senza alcun rispetto per le norme di sicurezza ed igiene, alle merci contraffatte o rubate.

Benissimo dunque per l’operazione condotta domenica scorsa, certamente esito della modalità operativa adottata dalle Forze dell’ordine, nell’azione  che ha visto impegnate congiuntamente Polizia locale, Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia. Una collaborazione che perseguendo potrebbe dare altri buoni frutti in altre aree della città, purtroppo invase da attività varie non autorizzate.

Pur comprendendo quanto impegnative possano risultare operazioni del genere e quali siano le difficoltà che le forze dell’ordine riscontrano in tempi di spending revew, è innegabile che il presidio del territorio e l’intervento delle Forze dell’Ordine è la via obbligata se si vuole porre un freno al commercio illegale. Fenomeno che oltre   rappresentare un danno per le attività del commercio, penalizzate dalla concorrenza sleale, implica un danno erariale per i mancati introiti della tassazione,  un costo sociale causato  dagli interventi che un’Amministrazione pubblica è costretta ad effettuare (a fronte di mancati incassi) per ripristinare le condizioni igienico-sanitarie delle aree utilizzate ad esempio per le attività di somministrazione non autorizzate (a Lungomare, a Corso Garibaldi) o per le aree mercatali abusive (Salinella).Senza contare il  danno di immagine  per la città, già messa a dura prova dalle altre questioni legate all’inquinamento.   

Dunque a nome dei commercianti 100 volte ‘Grazie’, ma per favore andate avanti!!        


 

Sei musicista e vuoi suonare nell’Orchestra ICO della Magna Grecia? Questo è il tuo momento!

L’Orchestra della Magna Grecia, infatti, ha bandito una prova pubblica selettiva, mediante audizione, finalizzata alla formazione di apposite graduatorie di merito da cui attingere in futuro per eventuali collaborazioni, secondo le esigenze artistiche ed organizzative delle produzioni.

I candidati dovranno essere in possesso del diploma di compimento superiore – o titolo equipollente – relativo allo strumento per il quale concorrono; dovranno, inoltre, essere maggiorenni, avere il godimento dei diritti politici, non essere incorsi in condanne penali e non avere procedimenti penali in corso o carichi pendenti.

Ogni partecipante alle selezioni potrà candidarsi per più strumenti e/o ruoli, facendone esplicita richiesta nel modello di iscrizione.

Le domande di partecipazione all’audizione, redatte su carta semplice secondo l’apposito modello, dovranno essere inoltrate, entro e non oltre il 8 ottobre prossimo, esclusivamente per posta elettronica al seguente indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

Il bando, contenente l’elenco degli strumenti e ruoli richiesti, e il modello per la compilazione della domanda sono scaricabili nella sezione “Vuoi suonare con noi?” del sito www.orchestramagnagrecia.it. Le prove d’esame si svolgeranno presumibilmente a partire dal 14 ottobre prossimo.

 


"Nessun disimpegno da parte di Evergreen e Tct" perchè "le notizie trapelate in questi giorni rispetto ad una possibile cessazione delle attività da parte del concessionario Taranto Container Terminal su Taranto vanno rilette a favore di altri scenari: Tct ha in realtà il pieno e totale interesse a rendere competitivo lo scalo jonico e quindi a rilanciare le attività del terminal proprio per consentire l'accesso a nuove unità marittime che vogliono scalare il porto di Taranto, quindi in un'ottica non già di chiusura bensì di prospettiva. Allo stesso tempo, ritiene urgente ed improcrastinabile, come ha già comunicato, accelerare da parte dell'Authority le opere di infrastrutturazione previste che, in base all'accordo di due anni fa stipulato fra le parti,  sarebbero dovute essere già ultimate e consegnate". 

A gettare acqua sul fuoco, dopo la notizia secondo la quale Evergreen avrebbe deciso di escludere il porto di Taranto dalle rotte oceaniche, sono i vertici di Confindustria Taranto i quali ribadiscono come i lavori all'interno dello scalo ionico sono "l'unica, forte pregiudiziale che il concessionario ha posto rispetto al prosieguo ottimale delle attività su Taranto, e si tratta, come è noto, di lavori di infrastrutturazione e di dragaggio indispensabili per garantire sicurezza di ormeggio e fondali adeguati, e quindi una vantaggiosa apertura dei traffici con un conseguente incremento del loro volume e quindi della competitività dello scalo".

A conferma della volontà di Tct di permanere su Taranto, peraltro, c'è, ed è stato appositamente comunicato, fa presente ancora Confindustria - l'avvio immediato delle operazioni di revamping, quindi di ammodernamento, delle gru da trasferire sulle nuove banchine nonché il previsto acquisto di nuove gru così come previsto dai precedenti accordi, proprio in virtù dell'avvenuta aggiudicazione dell'appalto, da parte dell'Authority, dei lavori relativi alla banchina del Molo Polisettoriale, che peraltro - conclude Confindustria - Tct ha accolto con favore e soddisfazione, annunciando, ma solo per ovvi motivi di riorganizzazione dovuta proprio ai lavori, la sospensione temporanea delle operazioni commerciali del terminal".

Lunedì, 08 Settembre 2014 16:19

TARANTO - Porto, Lemma: "I 500 lavoratori vanno tutelati"

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La decisione della società Evergreen di tagliare Taranto dalle proprie rotte oceaniche e il conseguente annuncio da parte di Tct di voler sospendere le attività sul molo polisettoriale "destano sconcerto, soprattutto per i tempi e le modalità adottati". A sostenerlo è Anna Rita Lemma, consigliere regionale Pd.

"Se da una parte, infatti, - sottolinea Lemma - le ragioni di mercato (a quanto pare sottaciute dalle aziende che si limitano a lasciare intendere le loro intenzioni attraverso i propri canali telematici) potrebbero eventualmente motivare i tagli previsti, dall'altra non si comprende che senso abbia, da parte di questo colosso della navigazione commerciale , abbandonare un porto strategico come quello di Taranto alla vigilia di importanti ed attesi lavori di adeguamento del terminal in vista delle nuove sfide che il mercato impone (il secondo lotto riguarderà i dragaggi)".

Per cui, aggiunge la consigliera regionale, la decisione di escludere Taranto dalle linee oceaniche sarebbe un colpo mortale al porto ionico "per il quale sarebbe grave anche una sola giornata di esclusione dalle linee oceaniche, figurarsi il taglio totale e reiterato per settimane". Ecco perchè secondo Anna Rita Lemma è necessario il coinvolgimento della Giunta regionale, ovviamente attraverso l'assessore ai Trasporti, Giuseppe Giannini. Così come fondamentale, conclude lìesponente Pd, sarà l'intervento del Governo, già sensibilizzato sulla vicenda e a quanto sembra pronto a dipanare la matassa, affinché giungano immediate e concrete rassicurazioni non solo sul futuro a medio e lungo termine dello scalo tarantino ma, soprattutto, delle 500 unità Tct. Lavoratori da mesi già messi a dura prova dalla cassa integrazione a rotazione. La loro tutela è obiettivo primario".

 

Domenica, 07 Settembre 2014 12:05

Congedo parentale: a ore, durata e indennità

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Congedo parentale: normativa completa con le modalità di fruizione anche su base oraria, durata di astensione per dipendenti e autonomi, diritto all'indennità economica.

A cura di Amedeo Cottino

In Italia il congedo parentale è disciplinato dagli artt. 32-38 del DLgs 151/2001 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di sostegno della maternità e paternità), integrati dall’art. 1, co. 339, L. 228/2012 in recepimento della Direttiva 2012/18 UE, che ha chiesto a Stati membri e parti sociali di accordare il congedo parentale a tempo pieno, parziale, in modo frammentato o in forma di credito di tempo, tenendo contodelle esigenze di datori di lavoro e lavoratori.

Congedo a ore

Nonostante la norma sulla conciliazione lavoro e famiglia sia in vigore, l’applicazione del congedo parentale a ore in Italia è in stallo. Secondo l’art. 1, co. 339, L. 228/2012 (modificando l’art. 32, D.Lgs. 151/2001), “la contrattazione collettiva di settore stabilisce le modalità di fruizione del congedo di cui al comma 1 su base oraria, nonché i criteri di calcolo della base oraria e l’equiparazione di un determinato monte ore alla singola giornata lavorativa”.

Spetta dunque alle associazioni di categoria portare a termine la concertazione per applicare l’opzione, ma il confronto si è arenato sull’interpretazione dell’espressione “contrattazione collettiva di settore”: il settore inteso dal Legislatore si riferisce a quello specifico produttivo o a quello generico del lavoro pubblico e privato? Il Ministero del Lavoro (rispondendo all’interpello di Cgil, Cisl e Uil n. 25 del 22 luglio 2013) ha chiarito che possono essere i contratti collettivi di 2° livello a stabilire modalità di fruizionedel congedo parentale a ore, i criteri di calcolo della base oraria e l’equiparazione di un determinato monte ore alla singola giornata lavorativa.

Per i dipendenti pubblici, invece, l’applicazione del congedo parentale a ore sembra lontana a causa del blocco della contrattazione collettiva nazionale, a cui tocca l’onere di stabilire le modalità di applicazione della nuova formula di congedo. Con il comunicato dell’11 ottobre 2013, la Flc Cgil ha criticato il Dipartimento della Funzione Pubblica che, contraddicendo quanto espresso dal Ministero con il citato interpello, ha negato l’applicazione del congedo a ore spiegando che per la sua applicazione “l’amministrazione dovrà attendere il recepimento attraverso il contratto collettivo di comparto o la contrattazione quadro”, negando di fatto la possibilità offerta alla contrattazione collettiva secondaria dallo stesso ministero.

Durata del congedo

In base alla norma generale di cui sopra, i genitori lavoratori dipendenti possono assentarsi dal lavoro anche contemporaneamente se hanno un figlio fino a 8 anni (anche in affido o adottivo, e comunque fino al diciottesimo anno d’età). La madre fino a 6 mesi continuati o frazionati, il padre fino a 7 mesi. Per astensioni contemporanee, l’assenza complessiva non può superare gli 11 mesi, diversamente per ogni singolo genitore si può arrivare a 10 mesi, continuati o frazionati. Per i lavoratori dipendenti, è necessario avvisare il datore di lavoro 15 giorni prima del giorno in cui si richiede il congedo, precisandone la data di inizio e fine. Le lavoratrici autonome artigiane, commercianti, coltivatrici dirette, mezzadre, colone e imprenditrici agricole a titolo principale che siano anche madri naturali, possono astenersi dal lavoro per 3 mesidurante il primo anno di vita del figlio (art. 66 e ss. del D.Lgs. 151/2001). Parimenti lavoratrici e lavoratori parasubordinati, a patto che non siano titolari di pensione o iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie.

Indennità

L’indennità percepita durante il periodo di congedo è pari al 30% della retribuzione. I dipendenti possono ottenerla fino ai 3 anni del figlio e per un massimo di 6 mesi l’anno, complessivi per entrambi i genitori. Oltre i 6 mesi e fino agli 8 anni del figlio, si ha diritto all’indennità sono se il reddito annuo del genitore non sia per due volte e mezzo superiore al trattamento minimo di pensione nell’anno. Le lavoratrici autonome possono beneficiare di un’indennità pari al 30% della retribuzione convenzionale giornaliera fissata dalla legge. Le lavoratrici parasubordinate percepiscono una indennità pari al 30% del reddito percepito nei 12 mesi precedenti al congedo.

A cura di Amedeo Cottino

Il sistema del mercato del lavoro con il quale la Germania, in meno di dieci anni, ha dimezzato il numero dei senza lavoro portando il tasso di disoccupazione dal 10,5% del 2004 al 5,3% del 2013 è, secondo quanto detto ieri dal premier Matteo Renzi “un modello e non un nemico”
Proprio grazie alla riforma Hartz, con la quale il governo Schroeder rivoluzionò fra il 2003 e il 2005 il mercato del lavoro tedesco, la Germania ha maturato quegli “anticorpi” che le hanno permesso di portare nel periodo più acuto della crisi economica globale (2007-2013) il proprio tasso di disoccupazione dall’8,7% al 5,3%. Nello stesso periodo, in Italia, la disoccupazione èraddoppiata dal 6,1% del 2007 al 12,2% del 2013. 
Nel luglio 2014 il tasso dei disoccupati è sceso addirittura al 4,9%, una percentuale molto lontana dallo 0,6% raggiunto negli anni Settanta, ma comunque la più bassa di tutto il Vecchio Continente.
SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE UNIVERSALI 
La ricetta dell’ex executive delle risorse umane di Volkswagen,Peter Hartz, intervenne su di un paese che a quasi tre lustri dall’unificazione si trovava a fare i conti con ben 5 milioni di disoccupati. Uno dei principali interventi è stata l’introduzione dei sussidi di disoccupazione universali, vale a dire estesi a tutti o, meglio, a tutti coloro che dimostrino di essere alla ricerca attiva di un lavoro: se non si accettano le proposte di lavoro le indennità vengono progressivamente decurtate. 
MINIJOBS
La riforma Hartz ha previsto buoni per la formazione e ha implementato la rete dei job centere delle agenzie interinali. Il vero cuore della riforma è stata l’introduzione dei Minijob, i contratti di lavoro precario a bassa tassazione e indipendenti dagli accantonamenti previdenziali e dall’assicurazione sanitaria. Quello dei Minijob – la cui retribuzione mensile non supera i 450 euro – è stato un vero e proprio boom: nel 2013 erano ben 7,3 milioni i tedeschi con questo tipo di contratto e per 5 milioni di loro questo contratto rappresentava l’unica forma di reddito.
Riguardo ai Minijob si sono create due scuole di pensiero: i favorevoli sostengono che questi contratti offrano ai genitori tempo libero da dedicare alla famiglia e agli studenti la possibilità di guadagnare denaro in maniera legale, i contrari sostengono che questa formula divarica la forbice fra ricchi e poveri e mina le basi del contratto sociale. Negli ultimi anni, fra i tedeschi titolari di Minijob è cominciato a serpeggiare il malumore: in molti si sono chiesti perché le performance dell’economia tedesca (secondo esportatore al mondo dopo la Cina) non abbiano dato vita a un benessere condiviso, tale da trasformare molti Minijob in lavori veri e propri. In uno studio del 2013, il Ministero della Famiglia tedesco aveva evidenziato quanto fosse alto, per le donne, il rischio che il Minijob divenisse “un programma per la creazione permanente di impotenza e dipendenza economica delle donne”. 
REDDITO DI CITTADINANZA
L’altro grande passo della riforma Hartz fu l’introduzione del reddito di cittadinanza per coloro che non trovano lavoro al termine degli studi, un beneficio articolato in contributi per la casa, la famiglia e i figli e in grado di garantire l’assicurazione sanitaria. 
SALARIO MINIMO GARANTITO
Di fatto, la formula di Hartz si è rivelata un ibrido fra il modello americano (alta flessibilità del lavoro) e la tradizione del Welfare europeo (sostegno a chi cerca lavoro), un mix vincente che ha favorito le assunzioni, ma che sul lungo termine ha indebolito i consumi interni, tanto da spingere i partner europei e l’amministrazione Obama a chiedere al governo di Angela Merkel di aumentare la domanda interna pagando di più il lavoro. Proprio quest’anno, la Germania ha introdotto il salario minimo garantito
SINDACATI IN AZIENDA
Ma copiare la riforma Hartz e adattarla alla situazione emergenziale del mercato del lavoro italiano potrà dare i frutti sperati? Secondo Enzo Canettieri di Uil la situazione italiana e tedesca è differente, anzi, diametralmente opposta: la ricostruzione economica tedesca del secondo dopoguerra si è realizzata  grazie a una “fitta ed estesa rete di partecipazione e coinvolgimento paritetico di imprese e sindacato”, frutto di una visione post-bellica tesa a “togliere qualsiasi forma di contrasto e conflitto sociale”. In Germania i sindacati sono parte integrante delle aziende e non corporazioni esterne a esse: i membri dei sindacati siedono nei consigli di sorveglianza delle imprese e questo consente un andamento più fluido e meno conflittuale delle trattative riguardanti aumenti salariali e tutele sul lavoro. 
Negli stessi anni, in Italia, prevalevano modelli associativi che “predicavano e praticavano la non contaminazione con le tematiche aziendali e che rifiutavano ogni soluzione che non fosse affidata ai rapporti di forza”. Se “il sistema di relazioni industriali e sindacali partecipative e collaborative è sempre stato uno dei pilastri su cui poggia l’economia tedesca”, creando il terreno fertile per il boom economico dell’ultimo decennio in Germania, lo stesso non si può dire dell’Italia. Meglio usare tutte le cautele del caso, dunque. Anche se il modello tedesco resta una formula vincente alla quale tendere, la carta carbone può non essere sufficiente per tirare l’Italia fuori dalle secche della recessione.

 

A cura di Amedeo Cottino

Al via il prelievo INPS dello 0,5% sugli stipendi per finanziare il fondo di solidarietà residuale per i lavoratori non

Al via il prelievo INPS sulle buste paga dei dipendenti previsto dalla Riforma del Lavoro Fornero (articolo 3 della Legge 28 giugno 2012, n. 92) con l’obiettivo di finanziareil Fondo di solidarietà residuale per i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione guadagni. Il contributo è pari allo 0,5% della retribuzione  – 1/3 è a carico del lavoratore e 2/3 a carico del datore di lavoro – riguarda dipendenti (esclusi i dirigenti) e imprenditori, avverrà a partire dal mese di settembre, ma verranno prelevati anche gli arretrati a partire da gennaio 2014.Al Fondo residuale contribuiscono solo le imprese che impiegano mediamente più di quindici dipendenti:

 “Si evidenzia che il requisito occupazionale, parametrato su un arco temporale di sei mesi, può comportare una fluttuazione dell’obbligo contributivo, nel caso di oscillazione del numero delle unità occupate in più o fino a quindici: in tal caso l’obbligo sussiste nel periodo di paga successivo al semestre nel quale sono stati occupati, in media, più di quindici dipendenti e non sussiste nel periodo di paga successivo al semestre nel quale sono stati occupati, in media, fino a quindici dipendenti”.

Scopo del prelievo

Tale prelievo andrà ad assicurare ai lavoratori dipendenti da imprese operanti in settori non coperti dalla normativa in materia d’integrazione salariale (ad esempio quelle commerciali fino a 50 dipendenti), tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa per cause previste dalla normativa in materia di integrazione salariale ordinaria o straordinaria, tuttavia prevista per un periodo più breve di quello della cassa integrazione guadagni, ovveroper soli tre mesi, prorogabili in via eccezionale fino a 9. La necessità di operare il prelievo, spiega l’INPS nella Circolare n. 100/2014, nasce dal fatto che:

“Il fondo ha l’obbligo del bilancio in pareggio e non può erogare prestazioni in carenza di disponibilità. Gli interventi a carico del Fondo sono concessi entro i limiti delle risorse già acquisite.”.

Modalità del prelievo

Il prelievo avrebbe dovuto aver luogo a partire da gennaio 2014 ma finora non erano ancora state stabilite le modalità. Quindi, da settembre, oltre al contributo del mese stesso verranno prelevati anche gli arretrati più 1% di mora sul dovuto a partire dal 7 giugno. Il direttore generale dell’Istituto, Mauro Nori, in una nota, ha tuttavia precisato che

«Nessuna mora sarà dovuta per chi pagherà entro novembre il contributo ordinario per i Fondi di solidarietà residuale dovuto per i periodi gennaio-settembre».

Per i datori di lavoro che ricorrono alla sospensione o riduzione dell’attività lavorativa è previsto un contributo addizionale calcolato in rapporto alle retribuzioni perse nella misura del 3% per le imprese che occupano fino a 50 dipendenti e del 4,50% per le imprese che occupano più di 50 dipendenti.

Fonte: INPS – Circolare n. 100/2014

Venerdì, 05 Settembre 2014 19:25

TARANTO - Arsenale al collasso, l'allarme di Confindustria

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Confindustria Taranto ritiene urgente la convocazione di un  tavolo di crisi in Prefettura, con il sindaco ed i parlamentari, al fine di richiedere interventi urgenti al ministro della Difesa ed individuare soluzioni immediate per scongiurare i rischi di chiusura o, nei casi migliori, di drastico ridimensionamento che a breve, salvo novità, riguarderanno le aziende della navalmeccanica impegnate nella manutenzione delle navi.

Insomma,è' allarme anche sul fronte Arsenale. Fino alla fine dell'anno in corso e per tutto il 2015 i lavori di manutenzione delle navi non potranno godere di risorse né ordinarie né straordinarie. A confermare le notizie già trapelate nei giorni scorsi è stato il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, in un incontro con il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, e con il presidente della sezione Navalmeccanica, Vincenzo Calabrese.

Nel corso del confronto, durante il quale l'ammiraglio ha mostrato grande disponibilità e sensibilità rispetto alla situazione che si prospetta soprattutto per le imprese che operano nella manutenzione del naviglio, è emersa a chiare lettere la mancanza di fondi che possano garantire una anche minima programmazione dei lavori per il prossimo 2015; prima ancora che sulle cause, l'attenzione si è spostata sugli effetti che l'assenza di prospettive di lavoro, da qui a un anno (senza considerare gli anni successivi) si produrrà inevitabilmente a carico del cospicuo patrimonio umano e imprenditoriale che opera nella navalmeccanica.

Un settore forte di grandi professionalità e competenze da sempre fiore all'occhiello di Taranto e che oggi, alla luce degli scenari che si delineano, privi di qualsiasi spiraglio, rischia seriamente di scomparire, senza peraltro alcuna possibilità di ripresa a breve considerati i tempi lunghi  prospettati dai vertici della Marina Militare rispetto alla carenza di risorse. Anche la fine dell'anno in  corso, peraltro, registra un “tutto esaurito” sul fronte dei finanziamenti: la gran parte dei lavori in itinere sono stati già finanziati e ultimati nei tempi previsti e talvolta in anticipo, a conferma della grande efficienza e competenza delle aziende private.

E' quindi una situazione senza “se” e senza “ma” quella che già si delinea a Taranto. Una condizione che, malgrado la più volte citata strategicità dell'Arsenale di Taranto, peraltro ribadita dallo stesso ammiraglio De Giorgi nel corso dell'incontro, pone pesanti dubbi circa il futuro di un pezzo fondamentale e imprescindibile del tessuto industriale tarantino e del  pregevole patrimonio umano e professionale che lo stesso rappresenta. Allo stesso tempo, rischiano di essere vanificati i tentativi di diversificazione già in atto da parte dello stabilimento Arsenale per consentire sia alla Marina Militare sia all'imprenditoria locale vantaggi  reciproci attraverso l'adozione di nuove forme di contratto. In primis, l'istituto della permuta,  utile sia in un’ottica di ottimizzazione delle risorse  e quindi di contestuale mantenimento della competitività dello stabilimento, sia in termini di nuove opportunità di lavoro (per le aziende dell’indotto). E' purtroppo evidente come, alla luce della mancanza di risorse da qui ai prossimi mesi, anche le nuove forme di rapporto fra Marina Militare e industria, pur costruite con grande impegno e già forti di risultati positivi, rischino anch'esse di esaurirsi a causa di un humus non più favorevole. 

"E' un'altra tegola - commentano Cesareo e Calabrese - che si abbatte su un territorio già fortemente provato, un altro campanello di allarme che non può ammettere né atteggiamenti di rassegnazione né semplici prese d'atto: al Premier Renzi Confindustria aveva già prospettato, nella lettera di agosto, la situazione riguardante, fra le altre, lo stabilimento Arsenale, parte integrante e fondamentale del tessuto economico della città e della sua provincia. Ora quella questione riveste il carattere dell'urgenza ed ogni determinazione assunta dal Governo rispetto al Sistema Taranto, pertanto, dovrà tener conto anche di questa ennesima, grave necessità".

 

Venerdì, 05 Settembre 2014 19:11

TARANTO - I “magnifici sette” di Eccellenze in digitale

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    Sono sette le eccellenze dell’agroalimentare e dell’artigianato individuate dalla Camera di commercio di Taranto nell’ambito di “eccellenze in digitale” promosso da Google in collaborazione con Unioncamere, per diffondere la cultura dell’innovazione digitale e favorire l’utilizzo del web per la promozione del Made in Italy. L’iniziativa si inserisce all’interno della campagna e-Skills for jobs della Commissione Europea e ha il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico.

    Il progetto prevede il supporto alle imprese nel percorso di digitalizzazione con l’ausilio dei 107 giovani formati da Google e Unioncamere, ospitati da 52 camere di commercio italiane, tra cui Taranto.

Sono stati analizzati i mercati, i canali distributivi, la possibilità di attivare o incrementare l’export, il gradimento dei prodotti più rappresentativi e di qualità della provincia ionica. Al termine della ricerca, condotta dalla Camera di commercio di Taranto e dai due borsisti Marcella Cavallo e Michele Leone, sono stati selezionati i prodotti e le aree di riferimento su cui si concentrerà l’attività di digitalizzazione: artigianato artistico della ceramica di Grottaglie, vino Primitivo e Negroamaro di Manduria (Doc), olio extravergine d’oliva (Dop), pane e prodotti da forno di Laterza, caciocavallo, capocollo di Martina Franca, conserve e sughi pronti.

“Sin da subito – spiega il presidente della Camera di commercio di Taranto Luigi Sportelli – abbiamo colto lo spirito e la portata innovativa di eccellenze in digitale e per questo vi abbiamo aderito. Il progetto è entrato nella sua fase operativa e dopo aver individuato le produzioni, si passerà a contattare le imprese che operano negli ambiti prescelti. La vera forza dell’iniziativa è quella di puntare sull’utilizzo delle nuove tecnologie per promuovere e far conoscere sui mercati nazionali ed esteri le nostre produzioni di qualità. Si tratta di un segnale importante che vede protagoniste le Camere di commercio, autentico presidio di promozione, sviluppo e studio del tessuto produttivo e commerciale”.

    Il presidente Sportelli sottolinea che “grazie a Internet, oggi aziende di ogni settore e dimensione possono far conoscere i propri prodotti, anche di nicchia, oltre i confini nazionali raggiungendo nuovi mercati e nuovi clienti in tutto il mondo. Recenti studi dimostrano che, al crescere del livello di maturità digitale, aumenta la percentuale di imprese che fanno export. Solo una quota minima delle nostre imprese, però, sfrutta tutte le potenzialità di Internet per accrescere il proprio fatturato”.

    Tra le Pmi manifatturiere, infatti, la stragrande maggioranza ha un proprio sito web ma solo il 16% fa attività di e-commerce. Marcella Cavallo e Michele Leone si occuperanno dicondividere con le imprese un programma di lavoro per la digitalizzazione. Entro la fine di settembre prenderanno avvio le attività formative e  di diffusione.

Il progetto è destinato a tutte le imprese interessate, iscritte presso la Camera di commercio di Taranto ed in regola con il pagamento del Diritto annuale. Le attività di sensibilizzazione si avvieranno, dunque, d’ufficio, ma le realtà imprenditoriali produttrici nei settori individuati sono, comunque, invitate a contattare i borsisti presso la Camera di commercio di Taranto ai seguenti indirizzi e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

"Genera profondo stupore il rifiuto reiterato della direzione tarantina dell’Eni S.p.A., di riscontrare le nostre richieste di convocazione che, a partire dallo scorso giugno, abbiamo formalizzato per discutere sull’emergenza occupazionale denunciata dall’Impresa appaltatrice Ottomano Carmine".

E' una ferma presa di posizione quella assunta da Vito Licesso, segretario generale della Filca Cisl, il quale considera "davvero inaccettabile che una grande società come l’Eni, storicamente presente in questo territorio oggi alle prese con emergenze sociali ed occupazionali diffuse, si comporti con disprezzo circa le sorti lavorative presenti e future anche delle maestranze dell’appalto edilizia industriale che hanno reso fortemente competitivo lo stabilimento ionico con le loro specifiche professionalità. Il risultato di tale diniego è, al momento, che oltre 20 padri di famiglie monoreddito, in un primo tempo dichiarati esuberi, sono già stati licenziati e che i rimanenti circa 50 dipendenti della stessa Ottomano vorrebbero legittimamente  conoscere se ci sono le condizioni per la ripresa a pieno ritmo delle attività a seguito di nuove commesse che, come è negli auspici di tutti, possano restituire loro serenità e far rientrare eventualmente il personale espulso. E’ del tutto ovvio - conclude Lincesso - che il direttore di stabilimento, l'ing. Luca Amoruso, non possa più ignorare le nostre richieste di convocazione ulteriormente reiterate, senza scalfire la credibilità dell’Eni S.p.A. e, soprattutto, senza assumersi la responsabilità di sottrarsi al confronto sindacale con tutte le risposte sociali conseguenti".

        

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