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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1907)

Acciaierie d’Italia, ex Ilva, ha intensificato ieri il ricorso alla cassa integrazione straordinaria. Lo dichiarano i sindacati Uilm e Usb e anche la Fim Cisl afferma che sono giunte in tal senso segnalazioni dall’interno della fabbrica. Al momento, non ci sono numeri sull’incremento della cassa, né l’azienda ha incontrato o fornito informazioni alle sigle sindacali. Il quadro che i sindacati hanno ricostruito evidenzia che gli impiegati degli staff e gli addetti alle manutenzioni sono passati, nell’arco della settimana, da un giorno a due di cassa e che nel magazzino generale per gli operai la cassa è stata aumentata a più di 2 giorni. Inoltre, aumentata la cassa a capisquadra, tecnici e operai delle manutenzioni acciaierie 1 e 2 e Gestione rottami ferrosi. Cassa anche per gli addetti ai servizi sicurezza, personale, amministrazione, logistica e per gli impiegati dell’area energia. È in corso la quantificazione dei numeri.

    Nell’incontro di alcuni giorni fa, AdI ha spiegato ai sindacati che, rispetto ad un numero massimo di 2.500 cassintegrati previsto per Taranto, si era intorno ai 1.800 e le sigle metalmeccaniche ora attendevano un’ulteriore riduzione a seguito del riavvio, l’altro ieri, dell’altoforno 2 dopo dieci mesi di fermata. “I numeri della cassa integrazione si stanno impennando - dichiara Davide Sperti, segretario Uilm - e questo conferma come abbiamo fatto bene, a fine marzo, a non sottoscrivere con l’azienda al ministero del Lavoro per la proroga degli ammortizzatori sociali. Non si possono fare accordi con chi è inaffidabile”. Per Franco Rizzo, dell’esecutivo confederale Usb, sindacato che, al pari della Uilm, non ha firmato la proroga della cassa, “tantissimi lavoratori, dai quadri fino agli operai, nelle ultime ore hanno ricevuto la comunicazione telefonica da parte di Acciaierie d’Italia di altra cassa integrazione. Obbligo di almeno due giorni di cassa. Ciò in barba agli annunci tanto roboanti quanto inconsistenti di un fantomatico rilancio”

 

“Chiediamo l’immediato ritiro dell’aumento del numero di personale collocato in cassa integrazione e la convocazione di un incontro urgente per ripristinare quanto sottoscritto in sede ministeriale sull’utilizzo dell’ammortizzatore sociale”. È la richiesta avanzata stasera con una nota da Fim Cisl e Fiom Cgil al direttore delle Risorse Umane, Virginia Piccirilli, di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, dopo che l’azienda oggi ha aumentato il ricorso alla cassa straordinaria in alcuni reparti del siderurgico. “Riteniamo inaccettabili non solo le modalità con cui l’azienda ha deciso di collocare il personale in cassa integrazione ma, soprattutto, per le ripercussioni che potrebbero scaturire dal punto di vista delle attività manutentive necessarie a garantire la sicurezza sul lavoro” affermano Fim e Fiom. I due sindacati affermano che sono giunte “segnalazioni da molti lavoratori di un aumento della cassa integrazione, comunicato attraverso il portale aziendale, senza che vi sia una motivazione chiara rispetto alla scelta di aumentare il numero del personale collocato in cassa integrazione”. 

 

Quanto avvenuto con l’aumento indiscriminato della cassa integrazione è il solito metodo utilizzato dall’amministratore delegato di Arcelor Mittal con cui prova a destabilizzare, ancora una volta, i lavoratori di Acciaierie d’Italia con l’obiettivo di rendere sempre più complicata la risoluzione della vertenza ex Ilva” afferma Francesco Brigati della Fiom Cgil. “È del tutto evidente che la replica della Morselli alle dichiarazioni del presidente di Federacciai segnalano una certa irritabilità legata ad una possibile discussione in merito ai nuovi assetti societari e soprattutto alla futura gestione del gruppo e della transizione ecologica” afferma la Fiom. Per il sindacato, “una transizione giusta non potrà mai esserlo se la gestione continuerà a rimanere nelle mani di chi utilizza i lavoratori come clava per puri tornaconti personali”. “Bisogna intervenire subito e accelerare sull’intervento pubblico - conclude la Fiom Cgil -, quest\'ultima unica soluzione per avviare una seria discussione sul futuro del gruppo a partire dal piano industriale e ambientale”. 

“Abbiamo registrato un cambio di passo nelle relazioni industriali che facevano da apripista al dialogo sui temi del lavoro, ma a pochi giorni dalla ripartenza di altoforno 2, i lavoratori tornano ostaggio di una gestione fuori controllo”. Lo dichiara Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl. “Invece di diminuire i numeri dei cassintegrati con la risalita della produzione”, aumentano, rileva la Fim nazionale, riferendosi a quanto accaduto nelle ultime ore col personale messo in cassa per altri giorni in aggiunta a quelli già previsti, “e questo senza nemmeno avvisare i lavoratori e le organizzazioni sindacali. Come Fim rivendichiamo quanto di buono si è ottenuto nella trattativa sulla cigs, ma, allo stesso tempo, ribadiamo che per far funzionare gli accordi, c\'è bisogno di una catena di comando affidabile e coerente, soprattutto ai massimi livelli”. Per la Fim Cisl, “se le condizioni resteranno immutate saremo pronti, coordinandoci con le altre organizzazioni, a mettere in piedi qualunque iniziativa di mobilitazione necessaria. In questo stato delle cose - conclude il sindacato - chiediamo ancora una volta la Governo di assumersi la responsabilità e dare seguito ad un rapido cambio di governance di Acciaierie D’Italia come da noi richiesto da tempo”.

È rimasto fermo per quasi dieci mesi, da luglio scorso, ma adesso nel siderurgico ex Ilva di Taranto (ora Acciaierie d’Italia) è ripartito l’altoforno 2. “L’impianto sta colando la ghisa” riferiscono fonti sindacali. Era nell’aria da alcune settimane questo riavvio, anche se l’azienda nell’ultimo incontro avuto con i sindacati alcuni giorni fa non ha specificato date ma solo affermato che era al lavoro per riavviarlo al più presto. L’attività dell’altoforno 2 riporta dunque a tre gli impianti in marcia a Taranto (oltre al 2, gli altiforni 1 e 4) e questo dovrebbe anche ridurre ulteriormente i numeri della cassa integrazione straordinaria che l’azienda ha recentemente quantificato in circa 1.850 contro i 2.500 previsti come tetto massimo. Non ci sono peró ancora dati su quanti sono ulteriormente rientrati in produzione lasciando la cassa integrazione. 

Poco prima della riaccensione dell’altoforno 2, la Uilm aveva protestato perchè AdI ha chiesto nel fine settimana turni di lavoro più lunghi al personale mentre ci sono lavoratori in cassa integrazione. Acciaierie d’Italia aveva messo in programma per quest’anno la ripartenza dell’altoforno 2 ma questo sarebbe dovuto avvenire nella seconda parte dell’anno e per un trimestre. Resta ora da vedere in che misura la rimessa in marcia di quest’impianto contribuirà eventualmente ad innalzare la produzione di Taranto che AdI ha quantificato per il 2023 in 4 milioni di tonnellate.

È scontro tra Acciaierie d’Italia, col suo amministratore delegato, Lucia Morselli, e il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi. Oggetto, l’intervento di ieri dello stesso Gozzi sull’ex Ilva all’assemblea a Milano della federazione di settore di Confindustria, federazione cui AdI è associata. Morselli scrive oggi al numero 1 di Federacciai di aver preso atto “con sconcerto” delle frasi di Gozzi “in relazione alla nostra società”. “Mettere in dubbio la qualità dei nostri prodotti e la sicurezza dei nostri lavoratori - scrive Morselli -, tanto più in una sede istituzionale e da una posizione come quella che ella ricopre, è una iniziativa di inaudita gravità, fortemente lesiva della reputazione e degli interessi commerciali della nostra società”. 

Morselli aggiunge: “Non comprendiamo quali siano i fondamenti delle sue asserzioni. Non ci risulta, peraltro, che ella abbia ritenuto di visitare lo stabilimento citato”, cioè quello di Taranto, “prima di formularle”. L\\\'a.d. cita a tal proposito la recente visita a Taranto dei vertici di Eurofer, l’associazione europea dei produttori di acciaio, che hanno “riconosciuto gli impressionanti sforzi di ammodernamento degli impianti compiuti negli ultimi anni. Si tratta - rileva l’a.d. di Acciaierie d’Italia - di investimenti per oltre 2 miliardi di euro realizzati da novembre 2018 a fine 2022, per di più finanziati interamente con i fondi generati dalla società  o capitali forniti da soci poiché ad oggi non é stato erogato nemmeno un euro di incentivi pubblici agli investimenti”. Morselli invita quindi il presidente di Federacciai “a ritrattare pubblicamente e senza indugio” quanto dichiarato in assemblea riservandosi “ogni azione a tutela della reputazione e degli interessi della nostra società”. 

    Il presidente Gozzi, nella conferenza stampa che ha anticipato l’assemblea di Federacciai, ha tra l’altro detto, riferendosi a Mittal e all’ex Ilva di Taranto, che “se la prima siderurgia del mondo è intenzionata seriamente a rilanciare il più grande asset industriale d’Italia mettendo soldi e management, noi riteniamo che non ci sia soluzione migliore. Se Londra non è disponibile a fare questo, bisogna cambiare spartito. Bisogna cercare un altro piano”. “Lo dico con grande chiarezza - ha sostenuto Gozzi - e questa affermazione, così importante, è stata da me vagliata con la comunità dei siderurgici italiani. Non è farina del sacco di Gozzi, è farina del sacco della comunità. Abbiamo soppesato parola per parola”. “ll privato - ha rilevato Gozzi su Mittal - ha avuto anche momenti di disimpegno perché ha tolto management, ha tolto garanzie finanziarie, ha creato un’altra organizzazione commerciale. Noi diciamo con chiarezza - anche se se è un nostro associato, ma perché siamo onesti intellettualmente - che col disimpegno non si risolvono i problemi. Taranto è sotto capex da dieci anni. Ci vogliono un piano industriale e un significativo intervento sugli impianti in modo da garantire sempre meglio la qualità del prodotto e la sicurezza». 

Il 15 maggio sarà in visita a Taranto Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, responsabile dell’azione per il clima e il Green Deal europeo. Il vicepresidente della Ue dialogherà con i cittadini e risponderà alle loro domande durante un incontro pubblico che si terrà al Teatro Comunale Fusco. L\'evento, aperto a tutta la comunità, “sarà un\'occasione per avvicinare i cittadini alle istituzioni europee” si spiega in una nota. L\'evento è organizzato dalla Commissione europea, Rappresentanza in Italia, in collaborazione con Europe Direct Taranto nell\'ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso ASviS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.   

    Timmermans si è occupato più volte della vicenda Taranto a proposito dei piani di riconversione dell’ex Ilva attraverso la decarbonizzazione e i forni elettrici. Per la transizione, Taranto è destinataria di circa 800 milioni su un totale di 1,2 miliardi assegnati all’Italia attraverso il Just Transition Fund. Due le aree pilota in Italia per superare attraverso il processo della transizione la dipendenza economica e industriale dalle fonti fossili, Taranto e il Sulcis in Sardegna. Inoltre, attraverso il Pnrr è stato assegnato per l’ex Ilva di Taranto un altro miliardo che dovrà utilizzare la società pubblica Dri d’Italia che costruirà a Taranto gli impianti del preridotto, semiprodotto di ferro che alimenterà, al posto dei minerali, i forni elettrici del siderurgico di Acciaierie d’Italia riconvertito ad un nuovo sistema produttivo, meno impattante ambientalmente. 

Il presidente Emanuele di Palma: “Prosegue la fase di consolidamento ed espansione della

 banca sul territorio, nel segno dello sviluppo inclusivo e sostenibile”.

Domenica 7 maggio 2023 l’Assemblea dei soci della BCC San Marzano ha approvato il bilancio d’esercizio 2022 ed eletto la nuova governance della Banca per il prossimo triennio 2023 – 2025 (Consiglio di Amministrazione, Collegio Sindacale e Collegio dei Probiviri).

Dopo 3 anni di misure restrittive legate alla gestione dell’emergenza sanitaria da Covid-19, l’assise si è svolta in presenza, con una straordinaria partecipazione dei soci presso il Teatro Italia di Francavilla Fontana, che hanno approvato all’unanimità le proposte di delibera sui punti all’ordine del giorno.

IL BILANCIO 2022

Nonostante le difficoltà del contesto macroeconomico, l’istituto di credito pugliese, ha confermato il trend di crescita e ha chiuso il bilancio con un utile netto di 4,3 milioni di euro (+14%) rispetto al 2021. Un risultato guidato dalla crescita delle masse amministrate, dalla significativa riduzione dei crediti deteriorati e dal contributo del margine da attività. A questo proposito è stata approvata la distribuzione del dividendo ai soci, pari al 3,25% sul capitale versato.

Le masse intermediate superano il miliardo di euro con la raccolta complessiva che segna un incremento del 3,6%, attestandosi a 740 milioni di euro e gli impieghi che raggiungono quota 332 milioni di euro in linea con il 2021.

Il patrimonio netto sale a 64 milioni di euro (+ 2%). Il CET 1 Ratio raggiunge quota 28,46 %, ben al di sopra dei requisiti regolamentari.

   Prosegue l’attenzione della banca alla qualità degli impieghi e alla gestione del credito deteriorato con l’NPL Coverage Ratio (indice di copertura dei crediti non performanti) che si attesta all’85% e con un indice di copertura delle posizioni a sofferenza pari al 100%.

Tra le sessantotto banche aderenti al Gruppo Cassa Centrale, BCC San Marzano si conferma una delle realtà finanziarie più solide del Mezzogiorno, forte di una storia di quasi 70 anni, impegnata nella costruzione di uno sviluppo stabile nel segno dei fattori ESG e delle nuove generazioni.

Nell’ambito del rinnovo delle cariche, si evidenzia l’ingresso di 3 componenti di genere femminile, una nel Consiglio di Amministrazione e due nel Collegio Sindacale, che sancisce un ulteriore step nel percorso che la BCC San Marzano ha intrapreso per sostenere il ruolo delle donne in banca, riconoscendone le pari opportunità come risorsa chiave per lo sviluppo, la crescita sostenibile e la creazione di valore.

“Ringrazio i numerosi soci che hanno partecipato all’assemblea -ha dichiarato il presidente Di Palma- e che hanno rinnovato la fiducia nella governance della Banca. Un ringraziamento va anche al presidente che mi ha preceduto, Franco Cavallo, per il contributo dato negli anni alla crescita della BCC San Marzano.

Questa eccezionale affluenza rappresenta un attestato di stima e soprattutto un grande stimo e stimolo ad affrontare le importanti sfide che ci attendono. Sappiamo bene che la fiducia si costruisce solo nel tempo, lavorando insieme quotidianamente, costruendo rapporti e collaborazioni, con la capacità di fare sistema nell’interesse comune. E la fiducia è alla base di una banca locale come la nostra, in cui la missione non è solo quella di garantire risultati positivi, equilibri di bilancio, sostegno alle imprese e alla crescita del territorio, ma anche e soprattutto di assicurare uno sviluppo inclusivo e sostenibile a donne e uomini, con un vissuto e una storia che vanno oltre i numeri. Il bilancio 2022, oggi approvato, è la testimonianza di un lavoro strutturato ed efficace, in linea con il percorso tracciato dal Gruppo

 Cassa Centrale, a cui la nostra Banca aderisce, ma forte di una propria identità con raccolta, impieghi, utile e patrimonio in crescita. Si tratta di numeri in attivo che rendono possibile non solo la caratteristica attività economica della banca, ma anche un sostegno solidaristico importante al territorio in ottica ESG, dove la sostenibilità ambientale e sociale diventa trainante per creare fiducia nella comunità di riferimento. La BCC San Marzano da sempre svolge una funzione di “motore” all’interno dei propri territori e favorendo l’inclusione e il “ben vivere”. E lo fa sostenendo iniziative sanitarie e di welfare comunitario, sportive, culturali, assistenziali, ricreative, per lo studio e la didattica. Offrendo al tempo stesso il valore di un modello partecipativo e solidale. Continueremo con determinazione a garantire il nostro sostegno all\\\'economia reale, migliorando ulteriormente il presidio del territorio attraverso il restyling e l’apertura di nuovi sportelli, in controtendenza con gli istituti nazionali, in particolare nella provincia di Brindisi, dove, dopo l’inaugurazione di Villa Castelli, avvieremo una nuova sede a Francavilla Fontana e successivamente a Ceglie Messapica entro la fine del 2023, sempre pronti a cogliere nuove opportunità di crescita, potenziando l’impegno quotidiano al servizio di famiglie e imprese, per uno sviluppo della società responsabile e sostenibile”.

“Il nostro obiettivo - ha sottolineato il direttore generale Salvatore Nardiello- è rafforzare il posizionamento competitivo della Banca puntando sulla personalizzazione della risposta alle esigenze dei clienti con un’attività di consulenza completa e professionalizzata. Nella complessità dell’attuale scenario, continuiamo a portare avanti con determinazione le linee del piano strategico che focalizzano il miglioramento della qualità del servizio, l’efficientamento della struttura, insieme alla formazione continua dei collaboratori, la digitalizzazione dei processi e dei prodotti, la differenziazione dei canali distributivi con la segmentazione dei clienti e della loro gestione. A questo proposito vorrei ringraziare tutte le colleghe e tutti i colleghi della BCC San Marzano, con cui sono stati possibili i traguardi raggiunti e i risultati conseguiti con il lavoro di squadra e lo spirito di collaborazione al servizio della comunità.”

 

GLI ORGANI SOCIALI

Il nuovo Consiglio di Amministrazione è composto da:

    • Emanuele di Palma

• Enrico De Rose

• Gaila Maria di Maggio

• Alessandro Greco

• Raimondo Lanzo

Il Consiglio di Amministrazione ha confermato Emanuele di Palma Presidente e Raimondo Lanzo Vice Presidente.

 La Direzione Generale è affidata a Salvatore Nardiello.

Il nuovo Collegio Sindacale è composto da:

Sindaci Effettivi:

   • Vincenzo Fasano – Presidente

• Cosimo Damiano Miccoli

• Giuseppina Palasciano

Sindaci Supplenti:

  • Liliana Ciniero

• Maurizio Maraglino Misciagna

 Il nuovo Collegio dei Probiviri è composto da:

  • Fabrizio Cavallo – Presidente (designato da Cassa Centrale)

• Attilio Cavallo

• Vincenza Gigante

• Giulio Marchetti (Supplente)

• Vito Lorenzo Vieli (Supplente)

Nel dl Lavoro varato dal Governo si profila la proroga della cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre 2023 per i dipendenti del sito di Taranto di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Lo dice il segretario generale Uilm, Rocco Palombella. A fine marzo, al ministero del Lavoro, con un’intesa con l’azienda accettata da Fim Cisl, Fiom Cgil e Ugl e respinta da Uilm e Usb, è stata prorogata per un altro anno la cassa straordinaria per 3.000 dipendenti del gruppo all’infuori dei 2.500 cassintegrati previsti a Taranto, per i quali, stando all’intesa, la cassa termina il 19 giugno prossimo, avendo l’azienda esaurito le disponibilità per il sito pugliese, e demanda la sua prosecuzione alla cassa in deroga. Adesso, invece, col dl Lavoro la cassa per i 2.500 dell’ex Ilva di Taranto viene allungata sino a fine anno e non c’è più la scadenza di giugno prossimo. 

 

 Per Palombella, “si continua ad affidare le sorti di migliaia di lavoratori a decreti legge, continuando ad eludere, come è avvenuto in questi ultimi anni, il confronto sindacale. Siamo stati contrari alla concessione della cassa integrazione straordinaria per 3 mesi per lo stabilimento ex Ilva di Taranto e per 12 mesi per gli altri stabilimenti del Gruppo, poiché non c’erano e non ci sono le condizioni per collocare 3mila lavoratori in cassa integrazione” prosegue Palombella. Per il quale “non esiste un piano industriale, non esiste un piano di riorganizzazione e non c’è una crisi del mercato dell’acciaio. Gli impianti possono produrre entro i limiti previsti dall’Autorizzazione Integrata Ambientale e tutti i lavoratori potrebbero rientrare al lavoro”. “Il Governo con questo provvedimento continua a premiare una gestione fallimentare e irrazionale degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia” rileva la Uilm nazionale.

   Per Ubaldo Pagano, capogruppo Pd nella commissione Bilancio della Camera, “le norme che riguardano specificamente l’ex Ilva di Taranto confermano il completo disinteresse del Governo per il destino degli stabilimenti siderurgici e dei lavoratori”. “Una nuova proroga della cassa integrazione fino a fine anno non è un gesto di attenzione verso i dipendenti del gruppo - afferma Pagano -, ma, al contrario, l’ennesimo atto di imbarazzante silenzio di questo Governo sulla questione. A più di 6 mesi dall’insediamento del Governo Meloni, né la premier, né il ministro Urso hanno spiegato cosa si intende fare dell’acciaieria di Taranto. Malgrado i tanti proclami della campagna elettorale, tutto è assolutamente fermo”. 

D’Arcangelo: “Un Primo Maggio dedicato a chi è in difficoltà ma anche ai nostri militanti che ogni giorno sono al servizio dei problemi degli altri”

 


Il Primo Maggio della CGIL di Taranto arriva dove c’è bisogno dei valori che porta con se la storica Festa dei Lavoratori.

Rimandato, per il momento, a causa della pioggia, il programma delle iniziative che si sarebbero dovute svolgere nei giardinetti dell’Ospedale SS. Annunziata e al quartiere Tamburi, è stato confermato il tour musicale davanti alle fabbriche dismesse e ai luoghi dell’emergenza sociale del territorio.

Noi siamo il sindacato – dichiara Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della CGIL di Taranto - ed è nel nostro DNA essere sul fronte estremo delle emergenze sociali e occupazionali delle nostre comunità. E’ a noi che si rivolgono i lavoratori. A noi, alle nostre categorie, ai nostri centinaia di delegati, agli addetti dei servizi CAF e INCA. Un lavoro silenzioso e quotidiano a cui in qualche maniera rendiamo onore con questa festa, perché sono il lavoro, l’impegno e la militanza al servizio dei problemi degli altri.

Così Giovanni D’Arcangelo e i segretari Tiziana Ronsisvalle e Giuseppe Romano, prima di raggiungere la manifestazione nazionale del Primo Maggio di CGIL, CISL e UIL, che quest’anno si svolgerà a Potenza, non hanno voluto far passare sotto silenzio le riflessioni che sono le fondamenta di questa festa.

E’ il senso anche del docutrailer che oggi in contemporanea sulle pagine social, web e youtube della CGIL di Taranto, ha taccontato alcune delle emergenze occupazionali recenti ma anche quelle dimenticate del territorio.

In questo caso è la violoncellista Arianna Di Ponzio, a fare da emissaria per il messaggio della CGIL, partendo dal piazzale dell’ex Cementir.

Il violoncello di Arianna è andato dove i fari non si accendono più – dicono i segretari della CGIL di Taranto – tra i 7000 svaniti nel nulla dal 1995 ad oggi nel comparto tessile di Martina Franca, tra i quasi 400 dell’ex Polo dell’alluminio (Sural e Fonderie), sacrificati come i circa 230 dell’ex Marcegaglia sull’altare della Legge 181 del 1989 che consentiva alle aziende di lasciare dietro di loro cadaveri e cattedrali nel deserto dopo aver fatto manbassa delle risorse per il rilancio industriale.

Il ponticello e l’archetto della giovane violoncellista tarantina fa poi tappa davanti al cantiere dell’Ospedale San Cataldo simbolo della sanità tarantina a cui mancano però 400 lavoratori tra medici, amministrativi e infermieri. tra i 350 ex TCT ancora in attesa di collocazione, tra i 500 ex addetti del settore pesca e mitilicoltura in attesa delle bonifiche del Mar Piccolo, tra i 2000 posti persi nell’indotto ILVA, tra i 1936 studenti tarantini persi in un anno, e tra le migliaia di cessazioni di attività come commercio e ristorazione (+59%).

Con la disoccupazione record del 36,65% e il triste primato di un +27,8 di cassa integrazione (media ore – Rapporto Il Sole 24 Ore), o con il 24% della popolazione soprattutto giovane e femminile che ha smesso di studiare o cercare lavoro abbiamo l’urgenza di tornare ad un Primo Maggio di impegno e contenuti che sappia concretizzarsi 365 giorni l’anno – afferma D’Arcangelo – e a tutti loro oggi va il nostro pensiero e la nostra azione quotidiana.

Il docutrailer è visibile sulla pagina facebook, il sito istituzionale e la pagina Youtube della CGIL di Taranto

Questo il link per scaricare il video di oggi: https://we.tl/t-E7EDsqGO7U?utm_campaign=TRN_TDL_05&utm_source=sendgrid&utm_medium=email&trk=TRN_TDL_05

 

Sono otto le nuove imprese che vogliono insediarsi nel porto di Taranto. E per le aree della Zona economica speciale ionica (Zes) sono in gestione cinque nuove autorizzazioni di imprese per circa 240 occupati. Per le domande in istruttoria, il via libera arriverà a maggio. Le ultime conferenze dei servizi sono state infatti indette nella prima settimana del mese prossimo. Tredici aziende, dunque, ai nastri di partenza, facilitate anche dall’avvio operativo della Zes. Intanto, la Zes ionica (che punta ad avere una seconda Zona franca doganale a Ferrandina, nel Materano, dopo quella esistente nel porto di Taranto) ha già registrato 500 contatti diretti da parte di imprese. E su un piano complessivo, sono 40 le iniziative che hanno investimenti in avanzata fase di progettazione con una ricaduta occupazionale stimata in oltre 2.000 lavoratori. Riguardano soprattutto i settori della logistica, cantieristica, automotive, costruzioni e agroalimentare. È questo il quadro della situazione fornito da Autorità portuale del Mar Ionio, porto di Taranto, e Zona economica speciale ionica, guidate, rispettivamente, dal presidente Sergio Prete e dal commissario straordinario Floriana Gallucci.

 

Nelle aree portuali, che sono anch’esse aree della Zes ionica, con procedura gestita dall’Authority, dopo le società Progetto Internazionale 39 (servizi alle merci con l’intermodalità), cui è stata assegnata la piattaforma logistica, e Cantieri di Puglia (costruzione e refitting di yacht medio-grandi), cui è andata l’ex Soico, ora sono in corsa per altre aree Termocentro (stoccaggio e logistica di prodotti per acquedotti e fognature), Gracocem (stoccaggio di cemento Portland) e Unaitalia Solar Batterie (pannelli fotovoltaici). A queste, si aggiungono altre imprese in lizza. Sindacati dei trasporti Cgil, Cisl e Uil e Authority puntano a ricollocare in queste nuove aziende il personale dell’ex terminalista TCT (352 unità a fine marzo scorso) attualmente in carico all’Agenzia del lavoro portuale, la Taranto Port Workers Agency (TPWA). Partita a giugno 2017 con un bacino iniziale di 560 addetti, nel tempo l’Agenzia ne ha ricollocati circa 200 divisi tra 120 che sono stati rioccupati nel nuovo terminalista (Yilport attraverso la società San Cataldo Container Terminal) subentrato dal 2020 a TCT e in altre realtà portuali. Nel frattempo, Authority e operatori portuali hanno chiesto al ministero Infrastrutture e trasporti (Mit) l’autorizzazione “per la costituzione di un’agenzia” con l’ Autorità di sistema portuale del Mar Ionio “come capofila e gli operatori portuali come soci e con quote di partecipazione proporzionale alle attuali presenze”. Questo per  “proseguire nella fornitura di manodopera temporanea”. La nuova Agenzia, nella somministrazione dei lavoratori ai richiedenti, utilizzerà il personale della TPWA. Successivamente le due Agenzie saranno fuse. Per allineare la realizzazione dei progetti dei nuovi investitori con l’assorbimento della manodopera ancora senza lavoro (richiamata, a tal fine, la clausola sociale dell’articolo 4 della legge 18/2017), con riferimento alla TPWA, dichiarano Authority e sindacati, “è stato avviato percorso di confronto per l’ottenimento di un’ultima proroga di almeno 12 mesi dello strumento, garantendo anche un’ultima proroga dei relativi finanziamenti”. Questi ultimi, coperti da una legge (si tratta dell’indennità di mancato avviamento, una cassa integrazione), scadono infatti a fine anno mentre la TPWA termina a giugno 2024.

 

Sono otto le nuove imprese che vogliono insediarsi nel porto di Taranto. E per le aree della Zona economica speciale ionica (Zes) sono in gestione cinque nuove autorizzazioni di imprese per circa 240 occupati. Per le domande in istruttoria, il via libera arriverà a maggio. Le ultime conferenze dei servizi sono state infatti indette nella prima settimana del mese prossimo. Tredici aziende, dunque, ai nastri di partenza, facilitate anche dall’avvio operativo della Zes. Intanto, la Zes ionica (che punta ad avere una seconda Zona franca doganale a Ferrandina, nel Materano, dopo quella esistente nel porto di Taranto) ha già registrato 500 contatti diretti da parte di imprese. E su un piano complessivo, sono 40 le iniziative che hanno investimenti in avanzata fase di progettazione con una ricaduta occupazionale stimata in oltre 2.000 lavoratori. Riguardano soprattutto i settori della logistica, cantieristica, automotive, costruzioni e agroalimentare. È questo il quadro della situazione fornito da Autorità portuale del Mar Ionio, porto di Taranto, e Zona economica speciale ionica, guidate, rispettivamente, dal presidente Sergio Prete e dal commissario straordinario Floriana Gallucci.

 

Nelle aree portuali, che sono anch’esse aree della Zes ionica, con procedura gestita dall’Authority, dopo le società Progetto Internazionale 39 (servizi alle merci con l’intermodalità), cui è stata assegnata la piattaforma logistica, e Cantieri di Puglia (costruzione e refitting di yacht medio-grandi), cui è andata l’ex Soico, ora sono in corsa per altre aree Termocentro (stoccaggio e logistica di prodotti per acquedotti e fognature), Gracocem (stoccaggio di cemento Portland) e Unaitalia Solar Batterie (pannelli fotovoltaici). A queste, si aggiungono altre imprese in lizza. Sindacati dei trasporti Cgil, Cisl e Uil e Authority puntano a ricollocare in queste nuove aziende il personale dell’ex terminalista TCT (352 unità a fine marzo scorso) attualmente in carico all’Agenzia del lavoro portuale, la Taranto Port Workers Agency (TPWA). Partita a giugno 2017 con un bacino iniziale di 560 addetti, nel tempo l’Agenzia ne ha ricollocati circa 200 divisi tra 120 che sono stati rioccupati nel nuovo terminalista (Yilport attraverso la società San Cataldo Container Terminal) subentrato dal 2020 a TCT e in altre realtà portuali. Nel frattempo, Authority e operatori portuali hanno chiesto al ministero Infrastrutture e trasporti (Mit) l’autorizzazione “per la costituzione di un’agenzia” con l’ Autorità di sistema portuale del Mar Ionio “come capofila e gli operatori portuali come soci e con quote di partecipazione proporzionale alle attuali presenze”. Questo per  “proseguire nella fornitura di manodopera temporanea”. La nuova Agenzia, nella somministrazione dei lavoratori ai richiedenti, utilizzerà il personale della TPWA. Successivamente le due Agenzie saranno fuse. Per allineare la realizzazione dei progetti dei nuovi investitori con l’assorbimento della manodopera ancora senza lavoro (richiamata, a tal fine, la clausola sociale dell’articolo 4 della legge 18/2017), con riferimento alla TPWA, dichiarano Authority e sindacati, “è stato avviato percorso di confronto per l’ottenimento di un’ultima proroga di almeno 12 mesi dello strumento, garantendo anche un’ultima proroga dei relativi finanziamenti”. Questi ultimi, coperti da una legge (si tratta dell’indennità di mancato avviamento, una cassa integrazione), scadono infatti a fine anno mentre la TPWA termina a giugno 2024.

 

Sono otto le nuove imprese che vogliono insediarsi nel porto di Taranto. E per le aree della Zona economica speciale ionica (Zes) sono in gestione cinque nuove autorizzazioni di imprese per circa 240 occupati. Per le domande in istruttoria, il via libera arriverà a maggio. Le ultime conferenze dei servizi sono state infatti indette nella prima settimana del mese prossimo. Tredici aziende, dunque, ai nastri di partenza, facilitate anche dall’avvio operativo della Zes. Intanto, la Zes ionica (che punta ad avere una seconda Zona franca doganale a Ferrandina, nel Materano, dopo quella esistente nel porto di Taranto) ha già registrato 500 contatti diretti da parte di imprese. E su un piano complessivo, sono 40 le iniziative che hanno investimenti in avanzata fase di progettazione con una ricaduta occupazionale stimata in oltre 2.000 lavoratori. Riguardano soprattutto i settori della logistica, cantieristica, automotive, costruzioni e agroalimentare. È questo il quadro della situazione fornito da Autorità portuale del Mar Ionio, porto di Taranto, e Zona economica speciale ionica, guidate, rispettivamente, dal presidente Sergio Prete e dal commissario straordinario Floriana Gallucci.

 

Nelle aree portuali, che sono anch’esse aree della Zes ionica, con procedura gestita dall’Authority, dopo le società Progetto Internazionale 39 (servizi alle merci con l’intermodalità), cui è stata assegnata la piattaforma logistica, e Cantieri di Puglia (costruzione e refitting di yacht medio-grandi), cui è andata l’ex Soico, ora sono in corsa per altre aree Termocentro (stoccaggio e logistica di prodotti per acquedotti e fognature), Gracocem (stoccaggio di cemento Portland) e Unaitalia Solar Batterie (pannelli fotovoltaici). A queste, si aggiungono altre imprese in lizza. Sindacati dei trasporti Cgil, Cisl e Uil e Authority puntano a ricollocare in queste nuove aziende il personale dell’ex terminalista TCT (352 unità a fine marzo scorso) attualmente in carico all’Agenzia del lavoro portuale, la Taranto Port Workers Agency (TPWA). Partita a giugno 2017 con un bacino iniziale di 560 addetti, nel tempo l’Agenzia ne ha ricollocati circa 200 divisi tra 120 che sono stati rioccupati nel nuovo terminalista (Yilport attraverso la società San Cataldo Container Terminal) subentrato dal 2020 a TCT e in altre realtà portuali. Nel frattempo, Authority e operatori portuali hanno chiesto al ministero Infrastrutture e trasporti (Mit) l’autorizzazione “per la costituzione di un’agenzia” con l’ Autorità di sistema portuale del Mar Ionio “come capofila e gli operatori portuali come soci e con quote di partecipazione proporzionale alle attuali presenze”. Questo per  “proseguire nella fornitura di manodopera temporanea”. La nuova Agenzia, nella somministrazione dei lavoratori ai richiedenti, utilizzerà il personale della TPWA. Successivamente le due Agenzie saranno fuse. Per allineare la realizzazione dei progetti dei nuovi investitori con l’assorbimento della manodopera ancora senza lavoro (richiamata, a tal fine, la clausola sociale dell’articolo 4 della legge 18/2017), con riferimento alla TPWA, dichiarano Authority e sindacati, “è stato avviato percorso di confronto per l’ottenimento di un’ultima proroga di almeno 12 mesi dello strumento, garantendo anche un’ultima proroga dei relativi finanziamenti”. Questi ultimi, coperti da una legge (si tratta dell’indennità di mancato avviamento, una cassa integrazione), scadono infatti a fine anno mentre la TPWA termina a giugno 2024.

 

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