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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1906)

 

Al lavoro Luigi Sportelli e Alfredo Malcarne.

 

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Fra non molto le due Camere di Commercio di Taranto e di Brindisi saranno accorpate, si avrà pertanto un solo Ente camerale con, si spera, uffici decentrati dove le imprese potranno operare senza lunghi e costosi spostamenti. In tal senso le due Camere si starebbero già muovendo ed anzi da quanto ci risulta dovrebbe essere stato già siglato nei giorni scorsi un  Protocollo d’intesa fra la Camera di Commercio di Taranto, rappresentata dal Presidente Sportelli, e la Camera di Commercio di Brindisi, rappresentata dal Presidente Malcarne, in tema di accorpamento dei due Enti, così come previsto dalla riforma della Pubblica Amministrazione, proprio in questi giorni al centro del dibattito.La rivoluzione fortemente voluta dal Governo Renzi, prevede infatti un taglio delle sedi del sistema camerale tramite accorpamenti che avverranno in base a una soglia minima di imprese iscritte nei Registri che dovrà essere di almeno 75mila. Sulla base di questo parametro le Camere di Commercio passeranno da 105 a 60, ed in questa tagliola rientrano appunto le due province di Taranto e di Brindisi i cui dati camerali fanno segnare un numero di imprese attive al 31 dicembre 2014 di poco superiore alle 72mila.Le imprese attive iscritte nel 2014 alla Camera di Commercio di Taranto, secondo dati infoca mere, ammontano infatti a 41.043, di cui 6.823 società di capitale, 3.268 società di persone, 29.736 ditte individuali, 868 cooperative, 348 altre forme. A questa sono da aggiungere quelle iscritte alla Camera di Commercio Brindisi che nel 2014  sono in totale 31.253, di cui 4.275 società di capitale, 2.552 società di persone, 23.463 ditte individuali, 778 cooperative e 185 altre forme. Peraltro la crisi economica e produttiva che sta colpendo da tempo i due territori, con particolare attenzione per quello tarantino, non consente di sperare in un cambiamento delle attuali condizioni. Anzi dall’analisi dei dati registrati di recente nel 2014 e resi noti, si rilevano andamenti negativi rispetto all’anno precedente. Probabilmente da qui parte l’accordo sottoscritto da Luigi Sportelli e Alfredo Malcarne che, con l’obiettivo di evitare un intervento diretto del Governo sull’organizzazione del nuovo Ente camerale, entrerebbe nel dettaglio su una serie di aspetti come ad esempio a chi spetterà la Presidenza, dove avrà sede l’Ente, come saranno ripartite le spese ecc., ecc.. Successivamente,  in base alla Legge 580, si procederà alla nomina del Consiglio Generale che sarà costituto da tutte le componenti economiche-produttive presenti ed operanti nei due territori provinciali (industriali, artigiani, commercianti, portuali, bancari, cooperative, sindacati, ecc). L’accorpamento è già in avanzata realizzazione in molte province italiane, come ad esempio Biella e Vercelli in Piemonte, La Spezia, Imperia e Savona in Liguria, Catania, Siracusa e Ragusa in Sicilia, Isernia e Campobasso in Molise, Chieti e Pescara in Abruzzo ed altre ancora. Ma molte sono anche le polemiche e le diatribe che gravitano intorno a queste ipotesi che stanno arroventando ancora di più un caldo agosto 2015.

Il piano ambientale dell’Ilva, che prevedeva che entro la data del 31 luglio prevista dal DL 1/2015 doveva aver attuato l’80% dalle prescrizioni ambientali previste dall’AIA, non è stato rispettato.” Lo dichiara il coportavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. “Questa nostra valutazione, avviene dopo un continuo monitoraggio anche degli atti di Ispra e Arpa. Ora attendiamo – continua il leader dei Verdi- la certificazione finale di Ispra e Arpa Puglia ma siamo convinti che confermeranno quanto da noi affermato e nonostante i numerosi decreti Salva Ilva che hanno ridotto del 20% il numero delle prescrizioni da attuare, Ilva non supera il 65% delle prescrizioni ambientali.”
“Ilva dichiara di aver raggiunto 80% delle prescrizioni ambientali frammentando una prescrizione in una, due o tre. E’ un’inammissibile furbata – denuncia l’esponente ecologista “ perché le prescrizioni sono previste come uniche dal Piano ambientale ai fini della valutazione finale sul numero delle  prescrizioni per il raggiungimento dell’80%.
“Ricordo che la valutazione del danno sanitario su Taranto ha valutato che con le prescrizioni AIA completamente attuate, e non è il caso attuale, considerati i numerosi decreti, sarebbero a rischio tumore 12.500 cittadini di Taranto. Non smetteremo mai di gridare – conclude Bonelli-  contro la nuova Shoah che si sta realizzando contro la popolazione tarantina, bisogna aprire la strada ad un nuovo sviluppo che dica basta all’economia dei veleni per dire si all’economia della vita come hanno fatto a Bilbao o Pittsburgh.”
Bonelli,  inoltre, fa presente che dal monitoraggio fatto dai Verdi non risultano attuate le prescrizioni più significative come: 1)la chiusura completa di nastri trasportatori e cadute materiali; installazione del sistema a cappe mobili nell'area Grf (gestione rottami ferrosi); lo smantellamento dell'altoforno con bonifica e ripristino ambientale dell'area; l'installazione di nuovi filtri di aspirazione a tessuto nell'area dell'agglomerato; prescrizione n. 70.b: installazione di un nuovo filtro a tessuto a servizio dei convertitori ACC/1.
7) captazione dei fumi dal tetto dell’acciaieria; copertura parchi primari; copertura parchi grf ; smantellamento , demolizione e bonifica Afo3 ;  prescrizione n.16. h-70.c.: installazione di sistemi a cappe mobili area GRF;
12) Alla luce di quanto accaduto ad Afo 2 con la drammatica morte di Alessandro Morricella  la prescrizione UA18 «inerente il livello di conformità del sistema di gestione per la prevenzione degli incidenti rilevanti (data da Ilva come “attuata”) non può ritenersi attuata.
13) la corretta gestione delle acque meteoriche/di processo/scarichi idrici industriali e dei rifiuti;
14) prescrizione n. 16.a: fermata AFO/1  e riavvio dell’impianto previo adeguamenti (condensazione vapori loppa, depolverazione campo di colata, depolverazione stock house;
A queste prescrizioni ne vanno aggiunte altre 15.

“Messi da parte gli eccessi e le forzature, è prevalso il buonsenso, così come avevamo auspicato. Un risultato ottenuto grazie al dialogo tra le parti e grazie alla sapiente regia del sottosegretario Teresa Bellanova". È questo il commento dell'on. Michele Pelillo all'indomani della soluzione positiva per i dipendenti di Teleperformance.
"L'impegno per salvaguardare il comparto del call center tarantino e garantire un futuro all'attività e ai lavoratori - ha aggiunto Pelillo - ha avuto l'esito sperato. L'accordo sottoscritto rasserena tutti e induce ad essere fiduciosi per il futuro, guardando a questo con una maggiore serenità, in riferimento, in particolare, ai lavoratori e alla salvaguardia dei livelli occupazionali.Da oggi - conclude il parlamentare tarantino - possiamo contare su nuove garanzie per tutelare e valorizzare il settore call center a Taranto, che rappresenta una fetta importante della nostra economia e  - da un punto di vista sociale - il presente e il futuro per migliaia di famiglie”.

Apprezzamento per come la vertenza ha avuto esito positivo, è stato espresso dal sindaco di Taranto, Ezio Stefàno.

"E’ stata certamente una vertenza complessa - commenta il sindaco - che ha visto coinvolti e partecipi diversi attori. Parti sociali ed istituzionali, sindacati e lavoratori, ciascuno per propria parte e competenza, hanno contribuito a comporre l’accordo ed incassare questo importante risultato che allontanerebbe le ombre minacciose sui posti di lavoro del call center. In tutto questo percorso - ricorda il primo cittadino - anche l’amministrazione comunale di Taranto, sempre accanto ai lavoratori per la tutela dei livelli occupazionali, non ha risparmiato impegno ed iniziative a sostegno dell’azione sindacale di Andrea Lumino e degli altri rappresentanti sindacali interessati alla vertenza. Oggi, ad esito degli accordi raggiunti in ordine alla vertenza Teleperformance, sento di rivolgere un sentito apprezzamento per gli sforzi profusi dalle organizzazioni sindacali, dalle forze governative, in primis il Sottosegretario Teresa Bellanova, e i diversi soggetti che hanno fattivamente contribuito ai lavori del tavolo ministeriale. Viene dunque meno - conclude Stefàno - la preoccupazione sul futuro dei lavoratori e delle loro famiglie."

 

 

Lo evidenziano in una nota Mimma Annicchiarico di Casartigiani, Riccardo Caracuta del CLAAI e Leonardo Giangrande di Confcommercio Taranto 

   

 

 

 

I numeri del  corto circuito economico  che nel 2014  ha caratterizzato l’andamento economico dell’area di Taranto, diffusi nei giorni scorsi dalla Camera di commercio, non devono destare  sorpresa. Il dato statistico - elaborato dall’Istituto Tagliacarne – ha solo avvalorato una situazione economica ormai in caduta libera,  da tempo percepita  da imprenditori, professionisti ed osservatori vari. Allora perché sorprendersi? La situazione economica,  non di gran lunga migliore nella lettura statistica del  2013,   è il risultato di un percorso in discesa imboccato ormai da tempo e lasciato libero di franare verso il basso. Il problema è che da alcuni anni ormai  ci si ripromette di   invertire la rotta, di puntare su progettualità e strategie innovative,   e soprattutto di cambiare metodo,  ma poi  di fatto nulla  mai cambia. ‘Fare sistema’ è la parola d’ordine,   in un contesto economico che resiste a ‘fare sistema’.

La Camera di commercio - come ha dichiarato il presidente Luigi Sportelli- afferma di aver molto lavorato nell’anno passato per avviare un progetto comune tra i portatori di interessi del territorio; percorso che ha partorito la Agenzia di sviluppo, l’organismo che dovrebbe  lavorare per stimolare la ripresa economica. Dunque, il percorso di cura per uscire dalla crisi – secondo il presidente dell’Ente camerale-   starebbe tutto  nella collaborazione delle forze economiche e sociali, coinvolte nella  Agenzia di sviluppo. Ciò  detto, rimangono aperte alcune questioni.  

 Prima domanda: perché la presidenza della Camera di commercio  ha deciso di svuotare il ruolo e le funzioni del  Consiglio camerale, chiamato solo ed esclusivamente – pochissime volte all’anno-  a svolgere un’attività obbligatoria e strettamente necessaria come l’approvazione,  per alzata di mano, delle delibere camerali, come ad esempio  il bilancio?  

Seconda domanda: perché attendere quattro anni ed oltre per  costituire un’ Agenzia di sviluppo  a pochi mesi dalla scadenza di un mandato di presidenza della Camera di commercio che va al rinnovo degli organi  in un clima  di forte conflittualità tra le espressioni sindacali del mondo economico?

Terza domanda: la Camera di commercio di Taranto quale autorevolezza e quale competenze  ha espresso in questi anni, ben diversi dalla gestione Papalia/De Benedictis (che portò ai Patti territoriali ed alla collaborazione con la Provincia per la gestione della Conferenza Unitaria)   da poter avocare a se un ruolo così delicato?

Non si dimentichi  che proprio la  presidenza della Camera di commercio  all’indomani del rinnovo degli organi alla guida della Regione Puglia in un incontro con i neo Consiglieri regionali eletti ha valutato di tenere fuori da quel tavolo importanti organizzazioni rappresentative del mondo delle imprese. Assenza che è stata stigmatizzata dagli stessi Consiglieri, alcuni dei quali hanno pubblicamente preso le distanze dalla Agenzia di sviluppo.

Cinque anni persi

  • Per cinque lunghi anni abbiamo chiesto e richiesto veri percorsi di confronto finalizzati a costruire un ragionamento su quello che doveva essere il futuro dell’economia del territorio provinciale.
  • Per cinque lunghi anni abbiamo chiesto che la Camera di commercio fosse il luogo dove fosse riconosciuta la responsabilità e l’autorevolezza delle organizzazioni di rappresentanza delle imprese nel  confronto  con la politica, e che da questo confronto e dal concorso e la collaborazione attiva di tutte le parti potesse prendere avvio un ragionamento sullo sviluppo futuro dell’area di Taranto.
  • Per cinque lunghi anni abbiamo detto – restando inascoltati- che la storia sta per assegnare anche a Taranto un ruolo diverso da quello contrassegnato dalla egemonia di quella  cultura fordista - basata sul filo diretto  tra produzione, sindacati e finanza - attorno a cui è cresciuta l’economia locale.
  • Per cinque lunghi anni abbiamo detto che andava modificato alla base il sistema delle relazioni con la politica, le istituzioni e  lo Stato e che occorreva traguardare ad uno scenario  futuro non più Ilva- dipendente, ma   basato su un’ economia dello sviluppo sostenibile che mettesse al centro dell’impresa il corretto rapporto con l’ambiente.
  • Per cinque lunghi anni abbiamo gridato che il ruolo dell’economia di  terziario è essenziale nel nuovo corso che la storia sta per assegnare  a Taranto. L’agro-alimentare,  l’artigianato, l’economia del mare, il commercio, i  servizi , il turismo – in un tempo prossimo- dovranno guidare l’economia dello sviluppo sostenibile, puntando su i fattori della competitività:  innovazione, reti territoriali di imprese, collaborazione con il mondo della ricerca.  
  • Per cinque lunghi anni abbiamo chiesto che la Camera di commercio si attivasse per sbloccare Distripark e Agromed,  progetti che avrebbero potuto svolgere un ruolo  strategico per l’economia  del territorio. Se è vero che l’agroalimentare della provincia jonica  è stato il miglior settore in Puglia nel 2013, logica vorrebbe che tale  performance fosse supportata da una progettualità che garantisse la crescita del comparto.  Cosa si aspetta allora a  spendere i  10 milioni di euro disponibili per  Agromed, struttura alla cui presidenza vi è  Luigi Sportelli?    

Oggi che siamo ufficialmente – questa volta  lo dicono i dati - la città più povera della Puglia, ma che stanno per arrivare un bel po’ di risorse economiche, ecco che,  con molta naturale spregiudicatezza,  si afferma che Taranto deve trovare in se la forza per ‘risollevarsi dai vincoli della old economy e che deve trovare la forza per ragionare su un piano di sviluppo integrato nel quale le componenti pubbliche, economiche e sociali ritrovino l’equilibrio’.

Nelle settimane scorse è stata avviata, la fase di confronto in seno al Tavolo interistituzionale permanente per l’area di Taranto che entro novembre dovrebbe portare al Contratto Interistituzionale di Sviluppo. E’ importante per i comparti produttivi alternativi all’industria e per le imprese dei vari settori, sapere cosa si intenda fare per restituire le precondizioni ambientali necessarie alle produzioni agricole e del mare;  ugualmente non ci sembra emerga alcuna strategia finalizzata a conseguire uno sviluppo della  economia turistica. Si continua a parlare di rilancio industriale e di Ilva, ma non si prende in considerazione la necessità di perseguire lo sviluppo di un sistema economico diversificato.

Ci attendiamo quindi a breve che Comune, Provincia e Regione rendano partecipi le associazioni di categoria coinvolgendole nelle strategie che il territorio dovrà realizzare se vorrà conseguire obiettivi duraturi che mettano al centro le risorse locali.      

 

 

                                                                                                                                       

 

 

 

 

 

 

 

         Il Presidente

      Casartigiani Taranto

(Domenica    Annicchiarico)

    Il Presidente

      C.L.A.A.I. Taranto

  (Riccardo Caracuta)

                Il Presidente

                       Confcommercio Taranto

         (Leonardo   Giangrande)

               
 

 


Le nuove strategie da attuare per il miglior impiego degli arsenali della Marina miltare di Taranto e Brindisi saranno al centro della visita nella città dei due mari del mnistro della Difesa, Pinotti. Nei mesi scorsi fu proprio Confindustria Taranti ad invitare il rappresentante del dicastero della Difesa a Taranto. Circa un anno fa la Pinotti venne a Taranto ma evito di incontrarsi con le parti sociali andandomi visita solo sulla buona portaerei Cavour.

L'appuntamento è per lunedì mattina in Prefettura, quando il ministro Pinotti incontrerà i vertici militari per ridiscutere dell'impiego delle due strutture e in particolare per quella di Taranto un utilizzo quale polo museale. Indirizzo, quest'ultimo, ricompreso anche nei finanziamenti previsti dal Tavolo per Taranto ma che non incontra il favore di Confindustria Taranto i cui vertici spingono perchè venga rafforato il sistema della cantieristica e delle manutenzioni all'interno della struttura tarantina.

In occasione della visita del Ministro il Palazzo del Governo di via Anfiteatro sarà precluso alla città. È' quanto scaturito da una riunione tenuta in Prefettura in serata. Con le tante vertenze aperte sul territorio, e' stata adottata una decisione che non consentirà ai tarantini di usufruire per l'intera giornata di lunedì di tutti gli uffici.

E' stata temporaneamente sospesa la protesta dei lavoratori della società Isola Verde. Gli operai hanno deciso di tornare a casa in attesa che la loro vertenza sia oggetto di un confronto che porti a trovare una via d'uscita anche perchè i dipendenti non percepiscono lo stipendio da marzo scorso. L'occasione per un incontro potrebbe arrivare già lunedì quando sarà a Tarato il presidente della Regione Emiliano. Lunedì a Taranto è infatti previsto un vertice con il ministro della Difesa Pinotti. Emiliano potrebbe approfittare della circostanza per approfondire il caso Isola Verde con il presidente Tamburrano

I presidenti delle Confindustrie pugliesi a Squinzi "facciamo partire da Taranto una nuova politica industriale"

Nella riunione di giovedi il Consiglio Generale di Confindustria ha posto al centro del dibattito la vicenda Ilva, con particolare riferimento all'ipotesi di chiusura del secondo altoforno, oggetto in questi giorni di scelte che potrebbero determinare definitivamente le sorti dell'impresa.
Il Consiglio Generale ha espresso unanime preoccupazione per una vicenda che rischia di assumere contorni drammatici, in primo luogo per le conseguenze sui livelli occupazionali ma anche per la strategicità che riveste nel nostro paese la produzione di acciaio, asset fondamentale. A testimonianza del sostegno all'impresa e al territorio tarantino è stato deciso che la prodesideriamo innanzi tutto esprimerti il nostro più sincero ringraziamento per aver scelto la città di Taranto quale sede deputata ad ospitare il Consiglio Generale di Confindustria del prossimo 24 settembre. 

Alla luce di questa decisione i presidenti delle Confindstrie pugliesi hanno inviato la lettera he di seguito pubblichiamo integralmente

 

Si tratta per noi di un segnale importante in quanto tangibile testimonianza della forte attenzione verso un territorio mai come in questo momento avversato da una serie di eventi contrastanti ed allo stesso tempo preoccupanti.

 

La parabola Ilva traccia, infatti, oggi uno dei suoi picchi più alti di conflittualità, registrando da una parte il costante impegno del Governo nel cercare di risolvere le problematiche connesse alla continuità produttiva ed alle questioni ambientali; dall’altra, l’altrettanto costante intervento della magistratura -mirato ad ottenere le più ampie garanzie sul fronte della sicurezza dello stabilimento- che si traduce nelle oramai note e reiterate istanze di fermata degli impianti.

 

Pur non entrando nel merito della questione - sia perché particolarmente complessa e articolata sia perché sappiamo essere a te ampiamente nota – potrai comprendere, caro Presidente, il clima di incertezza e di preoccupazione che serpeggia oramai da mesi fuori e dentro la fabbrica, e che si ripercuote pesantemente su tutto il sistema sociale, economico e produttivo senza soluzione di continuità.

Abbiamo apprezzato, a questo proposito, la tua lettera al Corriere della Sera del 17 luglio scorso in cui tracci sapientemente una giusta linea di demarcazione fra giustizia ed economia, pur riconoscendo all’una ed all’altra un ruolo fondamentale, nel tentativo di ricomporre un equilibrio sicuramente oggi fra i più difficili da raggiungere. Abbiamo condiviso nella tua analisi molte delle istanze che faticosamente portiamo avanti su questo territorio, nel tentativo di far comprendere che “industria” non è sinonimo di violazione delle regole ambientali ma che, al contrario, è proprio attraverso la certezza delle regole che riesce ad ottemperare al suo ruolo migliore, di volano di ricchezza e benessere per il territorio.

 

Il ruolo di forte proposizione di Confindustria è per noi- in questo momento particolare e delicatissimo - fondamentale e irrinunciabile: mentre si discute dell’Afo 2, oggetto della diatriba delle ultime settimane, (la cui chiusura  aprirebbe una fase ingestibile e irreversibile), i  tagli alla produzione del maggiore stabilimento siderurgico europeo – che peraltro si riflettono nella mappa della produzione globale di acciaio, ponendo l’Italia al decimo posto- si fanno via via più drastici, evidenziando a chiare lettere un graduale depauperamento produttivo dello stabilimento, fortemente penalizzante non solo per Taranto ma per l’intero sistema pugliese.Abbiamo degli strumenti a disposizione, delle misure che finora sono solo sulla carta ma sostengono le nostre azioni presenti e future: il Contratto Istituzionale di Sviluppo è in questo senso una certezza, ma da solo non basta.

 

Oggi abbiamo bisogno che una voce forte ed autorevole si levi a sostegno di una nuova politica industriale: fatta di regole e di certezze ma anche in grado di potersi muovere in un clima totalmente diverso da quello in cui ha operato finora.

Un clima di collaborazione che allontani definitivamente i focolai di ostilità; un clima di nuove prospettive che prendano il posto delle vecchie logiche e dei falsi preconcetti.

 

Abbiamo bisogno che questa forte proposizione, questa nuova politica industriale, parta proprio da Taranto, dalla Puglia e dal prossimo appuntamento che ci vedrà riuniti; da un territorio che si conferma paradigma purtroppo perfetto di un’Italia produttiva che però non è messa nelle condizioni di costituire un sistema manifatturiero stabile e di avere l’industria come punto di riferimento per il futuro.

 

Ecco perché abbiamo accolto con grande favore la notizia del prossimo Consiglio Generale a Taranto: siamo sicuri che questo importante appuntamento segnerà un passo fondamentale nella battaglia che tutti insieme stiamo conducendo.Nell’auspicio, pertanto, di poter collaborare reciprocamente per il miglior esito dei lavori che si andranno a svolgere, ti ringraziamo e ti inviamo i nostri più cordiali saluti.

 

 

Domenico Favuzzi (Confindustria Puglia)               

 

Domenico De Bartolomeo (Confindustria Bari e BAT)     

 

Giuseppe Marinò (Confindustria Brindisi)         

 

Gianni Rotice (Confindustria Foggia)                    

 

Eliseo Zanasi (Confindustria Lecce)                                  

 

Vincenzo Cesareo (Confidustria Taranto)                                        

 

 

 

 

 

Immagine associata al documento: Il presidente Emiliano e l'assessore allo Sviluppo economico, Loredana Capone, intervengono sulla riunione di insediamento del Tavolo istituzionale permanente per l'area di Taranto tenutosi oggi nella citta ionica , che avvierà il lavoro di preparazione del Contratto istituzionale di sviluppo. Per la città il decreto prevede misure di semplificazione e accelerazione per riqualificare e valorizzare le emergenze urbane, storiche e culturali, affidate ad un tavolo istituzionale istituito presso palazzo Chigi.
Alla riunione in Prefettura ha partecipato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, oltre all'assessore Gianni Liviano, al consigliere Michele Mazzarano e alle autorità cittadine e provinciali.
"Ringrazio il Governo - ha detto Emiliano - per aver voluto l'insediamento del tavolo a Taranto. Per noi è un'opportunità per spendere presto e bene le risorse che nel corso degli ultimi anni sia lo Stato che la Regione hanno destinato all'area tarantina. Chiediamo un cronoprogramma molto serrato al Governo e manterremo un appoggio forte al nucleo tecnico di supporto al contratto istituzionale di sviluppo".
"Ricordo - ha spiegato l'assessore Capone - che agli obiettivi strategici descritti dal sottosegretario De Vincenti che condividiamo pienamente col governo , vanno aggiunti alcuni rilevanti investimenti regionali. Penso ai 17 milioni che la Regione ha destinato al Centro Salute e Ambiente, destinato alla ricerca e alle cure dei cittadini, in particolare dei bambini. E ancora i piani di rigenerazione urbana per i quartieri Paolo VI, Isola e Tamburi, con una dotazione destinata anche ai progetti di cittadinanza attiva. In più, gli investimenti per l'aeroporto di Grottaglie che immaginiamo integrato con il porto industriale in un'ottica complessiva di sviluppo del territorio".
 

Il Rapporto Taranto 2015, predisposto dal Centro Studi camerale insieme all'Istituto Tagliacarne in occasione della XIII Giornata dell’Economia, rappresenta, ormai dal 2003, un momento fondamentale di lettura delle dinamiche statistico – economiche del territorio dal punto di vista particolare dell’economia reale. Un’analisi, dunque, che trova il proprio punto di forza nella concretezza e nel legame fra i dati e la percezione quotidiana delle tendenze, con grande attenzione a quegli indicatori che non solo possono assicurare una interpretazione verosimile, ma anche orientare valutazioni e scelte di natura decisoria. In una parola, di policy. 

 La provincia di Taranto è risultata nel 2014 la peggiore area in Italia per andamento del valore aggiunto a prezzi correnti con una flessione, rispetto al 2013, del 3,2%. Una perdita notevole in termini ricchezza, che già avevamo avvertito nel 2013 e che si rispecchia in un sistema imprenditoriale che non cresce ed in un sistema occupazionale caratterizzato da evidenze gravissime: solo a titolo di esempio, circa la metà dei residenti della provincia di Taranto in età lavorativa risulta non attiva, mentre il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è cresciuto di quasi 14 punti in un anno, arrivando al 54,2%. Indici preoccupanti che impongono di abbandonare la lamentazione per passare alla proposta ed all’azione.

La  battuta d’arresto  del sistema economico locale

La dinamica recessiva ha assunto nel tarantino una dimensione più marcata rispetto sia alle altre province pugliesi sia al resto del Paese: nel 2014, infatti, la provincia è risultata la peggiore area in Italia per andamento del valore aggiunto prodotto a prezzi correnti con una flessione, rispetto al 2013, del -3,2%, a fronte di una media nazionale che ha fatto registrare un primo timido segnale di ripresa (+0,2%). Il confronto con le altre realtà pugliesi sembrerebbe indicare una regione a due velocità. Da un lato Bari (-0,2%), Brindisi (+0,2%), Lecce (-0,3%) e Barletta-Andria-Trani (-0,3%) dall’altro Foggia (-1,7%) e, soprattutto, Taranto mostrano una sorta di incapacità nel recepire i benefici connessi al miglioramento del ciclo economico internazionale e nazionale.

I settori produttivi

Commercio e i servizi hanno contribuito nel 2013 al 72,8% della produzione del valore aggiunto provinciale, un dato inferiore di 1,4 punti alla media nazionale (74,4%) e di ben 4,4 punti a quella pugliese (77,2%). All’opposto Taranto presenta, insieme a Brindisi, un profilo più industriale che la distingue dalle altre aree pugliesi. Nel 2013, il settore secondario ha contribuito per il 20,8% alla formazione del valore aggiunto (industria in senso stretto 16,5%; costruzioni 4,3%), un livello superiore al dato medio regionale (17,9%), ma al contempo ancora inferiore da quello nazionale (23,2%). Nel 2013, l’incidenza del comparto agricoltura, silvicoltura e pesca sul valore aggiunto provinciale è pari al 6,4%; a livello regionale, dove si osserva un dato medio inferiore (4,8%), soltanto la provincia di Foggia (8,5%) presenta un peso maggiore. Tra l’altro, il settore agricolo appare tuttora quello con le maggiori possibilità di traino per il rilancio dell’economia locale.L’incidenza dell’artigianato sul valore aggiunto totale presenta a Taranto il valore meno marcato tra le province pugliesi. Nel 2012, soltanto l’8,9% della ricchezza prodotta era imputabile ad imprese artigiane, a fronte dell’11,4% della media pugliese e dell’11,5% di quella nazionale.

Una rilevante importanza è rivestita dalle Pubbliche Amministrazioni della provincia, dal momento che nel 2012 il 24,1% del valore aggiunto è generato proprio da Enti pubblici, in misura superiore al dato medio regionale e nazionale (rispettivamente 19,1% e 12,5%). Si tratta, se si escludono le province siciliane, del più elevato contributo a livello nazionale.

Il mercato del lavoro

Rispetto al 2013 il numero di occupati in provincia di Taranto si è ridotto di circa 10.400 unità (-6,2%). Si tratta della peggior performance a livello regionale.Circa la metà dei residenti della provincia di Taranto in età lavorativa risulta non attiva. Il tasso di disoccupazione, dato dal rapporto tra persone in cerca di lavoro e forza lavoro totale, nel 2014 aumenta passando dal 15,5% al 18,5%, crescita decisamente più rilevante del dato pugliese (passa dal 19,7% al 21,5%) e di quello nazionale (da 12,1% a 12,7%). Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è cresciuto in provincia di Taranto di quasi 14 punti in un anno, passando dal 40,5% al 54,2%. Le difficoltà occupazionali in provincia di Taranto si traducono in un significativo ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG). Nel 2014, il volume complessivo è rimasto pressoché identico al 2013 (+0,1%), confermandosi il più alto dell’intera Puglia. Nello specifico, il 42,5% del totale delle ore CIG erogate in Puglia è stato destinato a lavoratori di imprese tarantine.

Infrastrutture e potenzialità

L’indice relativo alle infrastrutture economiche si attesta a 83,5 (Italia = 100). In questo caso si osserva un gap negativo piuttosto rilevante con le aree di Brindisi (n.i. 134,6) e Bari (n.i. 97,4), sebbene si evidenzi una condizione migliore rispetto a Foggia (64,5) e Lecce (70,3). È evidente che il tema delle infrastrutture può rappresentare un fattore chiave per l’attivazione di politiche finalizzate alla crescita. Il gap infrastrutturale, infatti, risulta molto penalizzante per le aree industriali del tarantino, oltre ad aver inciso negativamente nella marginalizzazione del Porto di Taranto. La provincia di Taranto evidenzia una bassa sensibilità al ciclo economico, posizionandosi all’83-esimo nella graduatoria delle province italiane.La rigidità al ciclo dell’economia tarantina dipende, in via prevalente, dal suo isolamento internazionale: la

propensione all’export (n.i. Taranto 30,4; Italia = 100) e l’apertura internazionale al turismo (n.i. 8,2) sono i fattori che presentano una maggiore criticità, tali da isolare la provincia dalle fluttuazioni dei mercati e dal ciclo internazionale. Questa condizione di chiusura limita la possibilità di beneficiare dei segnali di ripresa dell’economia internazionale. Taranto viene inquadrata nell’ambito delle aree a medio-alto potenziale inespresso, analogamente a Bari e Brindisi.

Il potenziale turistico della provincia, infatti, appare ancora in larghissima parte sottoutilizzato. Una crescita significativa è ipotizzabile anche nel breve periodo, alla luce delle rilevanti risorse naturali presenti sul territorio e purché si sviluppino linee di policy orientate parallelamente a: i) aumento della visibilità delle principali mete turistiche del tarantino sui mercati internazionali; ii) miglioramento dei collegamenti con i principali hub di arrivo dei visitatori stranieri; iii) valorizzazione delle infrastrutture turistiche e delle risorse naturali.

Imprese, ricchezza, export

Le unità locali attive nel 2014 nella provincia di Taranto sono 48.031, registrando una contrazione del -0,9% rispetto al 2013. Si tratta di un trend che non si discosta sostanzialmente da quello nazionale (-0,4%) e, più in generale, da quello osservabile per le altre realtà pugliesi (-0,6%).

Nel 2014, le imprese giovanili della provincia di Taranto sono 4.739 e risultano attive, in particolare, nel terziario (commercio 38,8%, altri servizi 32,6%), in una dimensione piuttosto in linea con quanto riscontrabile a livello regionale e nazionale. Le imprese a titolarità femminile ammontano a 10.734 e sono distribuite in modo prevalente nei settori del commercio (32,8%), dell’agricoltura (30,9%) e dei servizi (27,3%).

La fase recessiva che continua ad interessare la provincia di Taranto ha determinato, anche per il 2014, un decremento della ricchezza media per abitante, che allontana ulteriormente l’area dagli standard nazionali. Più nel dettaglio, il valore aggiunto pro capite si riduce di poco più di 550 euro, passando da 15.163,08 euro del 2013 a 14.609,86 del 2014 e mostrando la variazione più ampia tra le province pugliesi (Taranto: -3,6; Puglia: -1,2%; Italia:    -0,7%).

Nel 2014, il valore delle merci esportate si attesta a circa 1,6 miliardi di euro, facendo registrare rispetto al 2013 un incremento del +24,7%. La composizione delle esportazioni tarantine risulta poco diversificata: le prime dieci merci esportate incidono per il 91,7% sul volume totale di export. Più nel dettaglio, si osserva che quasi la metà dell’export (47,5%) riguarda metalli o prodotti in metallo, per un valore complessivo di 758,9 milioni; tra le altre voci assumono un certo peso coke e prodotti petroliferi raffinati (11,9%), mezzi di trasporto (10,2%), apparecchi elettrici (9,4%) e estrazione di minerali (7,9%). Piuttosto contenuto risulta invece il peso del settore agricoltura, silvicoltura e pesca (2,8%). Il commercio estero tarantino rimane ancora ampiamente ancorato alle materie prime e ai prodotti tradizionali, mentre l’incidenza dei prodotti ad alto contenuto tecnologico permane limitata.

Il credito

In provincia di Taranto, rispetto al 2013, la quota di depositi bancari e risparmi postali è cresciuta del 2,8%. Si tratta di un incremento più debole di quanto registrato in Puglia (+3,3%) e nel resto del Paese (+3,6%). L’analisi della distribuzione dei risparmi per clientela mostra che la grande maggioranza dei depositi bancari e postali della provincia di Taranto si ascrive alle famiglie consumatrici (85,2%). Le sofferenze bancarie, indicatore in grado di evidenziare le situazioni di difficoltà economica, aumentano del 6% nel 2014, dato inferiore all’incremento regionale (+10,1%) e nazionale (+13,5%) che conferma quanto sottolineato nell’ambito delle situazioni di criticità imprenditoriale riguardo la minore vulnerabilità finanziaria del tessuto produttivo tarantino. Le difficoltà verso il sistema bancario sembrano investire soprattutto il ramo delle costruzioni (+26,3%) e dei servizi +21,2%.  L’accesso al credito nella provincia di Taranto sconta, tuttavia, rischi maggiori rispetto alla media pugliese e nazionale. Il tasso di interesse sui finanziamenti per cassa per rischi a revoca è, infatti, pari a 9,61%, al di sopra sia del dato pugliese (8,75%) e, in modo ancor più evidente, di quello nazionale (6,27%).

L’agroalimentare

Nel 2013, il settore primario tarantino ha contribuito alla formazione del valore aggiunto provinciale con 565,2 milioni di euro, segnando una variazione positiva del +18,9% rispetto al 2012, crescita superiore sia alla media regionale (+17,8%) che a quella nazionale (+5,6%).

Il contributo del comparto agroalimentare all’occupazione provinciale risulta maggiore rispetto a quanto osservato in Puglia ed in Italia: nel tarantino, infatti, il comparto agroalimentare assorbe il 16% del totale degli addetti, 1,5 punti percentuali in più di quanto riscontrato a livello regionale e 8,2 punti percentuali in più di quanto rilevato in Italia. Per quanto concerne le esportazioni, si è invece assistito ad un importante incremento nel 2012 (+19,8%), compensato da successivi cali del 19,7% e del 3,5% rispettivamente nel 2013 e nel 2014. E’importante evidenziare come la contenuta rilevanza dell’export di prodotti alimentari rispetto al commercio estero complessivo della provincia, rappresenta un evidente punto di debolezza, in un paese come l’Italia dove il comparto rappresenta un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. L’anomalia del tarantino emerge chiaramente se si rapporta il dato locale con quello relativo alla Puglia nel suo complesso, dove le esportazioni agroalimentari pesano per il 17,3%, ben 12,3 punti in percentuali in più di Taranto.

Il turismo

Il settore del turismo può rappresentare per la provincia di Taranto un importante fattore di rilancio dell’economia locale, tuttavia, la lettura dei principali indicatori turistici suggerisce che tale risorsa risulta ancora lontana dall’essere pienamente valorizzata. Ad esempio, se si considera l’indice di concentrazione turistica, che misura il rapporto tra gli arrivi totali annui e la popolazione,Taranto si colloca addirittura al 98-esimo posto a livello nazionale. Focalizzando l’attenzione sui dati relativi al 2013, si osserva come Taranto si collochi al penultimo posto, dopo Barletta Andria Trani, tra le Province pugliesi per presenze (1.100.710) ed arrivi (258.745). Se si rapporta il dato complessivo provinciale con quello totale della Puglia, si rileva come la provincia tarantina abbia contribuito per appena l’8,1% agli arrivi e per l’8,2% alle presenze totali in regione.L’area del tarantino fatica ad attrarre turisti internazionali, come evidenziato dalla 90-esima posizione dell’indice di internazionalizzazione turistica. La spesa dei turisti internazionali in provincia di Taranto ha raggiunto nel 2014 il livello più basso dell’ultimo quinquennio, attestandosi a 30 milioni di euro. Particolarmente rilevante la flessione del periodo 2011-2014, quando il volume di spesa si è ridotto del 38,8%, passando da 49 a 30 milioni di euro.

L’economia del mare

Nel 2014 l’incidenza del valore aggiunto dell’economia del mare sul totale – stimato in 693,1 milioni di euro – è stato del 7,3%, 2,4 punti percentuali in più della media pugliese e 4,3 punti percentuali in più del dato nazionale. In termini di valore assoluto, soltanto a Bari si rileva una maggiore quota di valore aggiunto connessa alla risorsa mare (854 milioni).

 

La ricchezza prodotta dalla blue economy nel tarantino è per oltre la metà (56,5%) ascrivibile al settore “ricerca, regolamentazione e tutela ambientale”, che fa riferimento ad attività di ricerca e sviluppo nel campo delle biotecnologie marine e delle scienze naturali legate al mare, a quelle di regolamentazione per la tutela ambientale, nonché alle attività legate all’istruzione. Non risulta pienamente valorizzata la presenza di un importante porto – il quinto a livello nazionale per movimentazione merci – alla luce della contenuta incidenza dei settori “movimentazione merci e passeggeri”. Le imprese della filiera ittica rappresentano per la provincia di Taranto poco più di un quinto (21,3%) del totale blue, mentre a livello regionale incidono per poco meno di un quarto (24,5%). Gli addetti alle attività dell’economia del mare in provincia di Taranto sono circa 10.200 (il 6,7% del totale degli addetti). 

 

Carabinieri irrompono nell’ILVA e controllano gli operai al lavoro in Afo2 per non aver ottemperato allo spegnimento, cosi come disposto dalla Magistratura. Dal sindacato dicono che non dipende dai lavoratori e che la loro sicurezza è sempre più a rischio. Nei diversi contenziosi - ribadisce la FIM - vogliamo garanzie altrimenti la fermiamo noi la fabbrica. Queste le dichiarazioni arrivate nel pomeriggio di ieri 17 luglio dopo il blitz dei Carabinieri. In serata i Sindacati FIM-FIOM-UILM e le Segreterie confederali, hanno ricevuto convocazione presso la Prefettura di Taranto, esprimendo la forte preoccupazione dei lavoratori.Al tavolo, il Prefetto, Il Comitato provinciale Ordine e Sicurezza ai quali i rappresentanti sindacali hanno formulato rassicurazioni circa l’estraneità dei lavoratori ai fatti contestati e che simili azioni non avranno a ripetersi.Ampie rassicurazioni sono state fornite in merito all’accesso su AFO 2 di tutti i lavoratori interessati alle pertinenti lavorazioni.FIM, FIOM e UILM nell’apprezzare la disponibilità manifestata dalle competenti Autorità, auspicano che tutti i soggetti in campo a partire da ILVA mostrino maggiore chiarezza, responsabilità e manifesta collaborazione per il superamento delle forti criticità tutt’ora presenti.

I Carabinieri nel corso dell'incontro in Prefettura hanno precisato che sono stati effettuati solo accertamenti di carattere assolutamente preliminare in vista di eventuali successive attività di indagine.

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