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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1908)

 

Diminuiscono in Puglia, ad ottobre, le ore di cassa integrazione (-24.4%) rispetto al precedente dato di settembre 2015.

In termini assoluti, in Puglia con 10.657 lavoratori coinvolti, le ore di cassa integrazione nel mese di ottobre per interventi ordinari, straordinari e in deroga sono state complessivamente 1.8 milioni a fronte di circa 4 milioni di ore dello stesso mese del 2014.

Nel merito, le ore di cassa integrazione ordinaria (cigo) autorizzate in Puglia, ad ottobre 2015, registrano una crescita del 31.1% su settembre 2015 e una flessione dell’8.9% rispetto ad un anno fa. Rialzo, invece, dell’8.7% della cigo su ottobre 2008.

Relativamente alla cassa integrazione straordinaria (cigs), si segna un -52.2% sul precedente dato di settembre e -75.2% su ottobre 2014. A preoccupare è la comparazione con ottobre 2008: +196.8%.

Gli interventi in deroga (cigd), stante il ridimensionamento dello strumento (limitazione a 5 mesi del periodo fruibile nel 2015), registrano un calo del 50.4% rispetto a settembre 2015 e del 64.4% su ottobre dello scorso anno. Invece è del 7.6% la crescita su ottobre 2008.

“Con questi dati, teoricamente, l’approccio sarebbe positivo – commenta Aldo Pugliese, Segretario Generale della UIL di Puglia e Bari BAT – ma finché tutti gli indicatori sulla occupazione non andranno ad allinearsi, non si potrà parlare di stabile e sana ripresa economica. Ne è una prova l’ultimo rapporto Istat – continua Aldo Pugliese - che evidenzia un arretramento di lavoratori occupati (0,2% su scala nazionale) e che, pertanto, solo con efficaci politiche per lo sviluppo si potrà concretizzare l’auspicata crescita del Mezzogiorno e dell’intero Paese. Il segno meno alla voce cassa integrazione è una logica conseguenza della moria di imprese sul territorio, in particolare delle piccole aziende, quelle che per intenderci chiudono senza fare scalpore e, in molti casi, senza alcun diritto, per i lavoratori, alla cassa integrazione. Inoltre, va sottolineato il costante aumento del lavoro nero, in particolare in settori trainanti per la nostra economia, come l’agricoltura. Lavoro nero che non solo rappresenta un ingente danno economico per l’intero sistema previdenziale e occupazionale, ma anche un fenomeno che dà vita a condizioni lavorative inumane e illegali”.

Passa l’emendamento alla legge di Stabilità sul Fondo di Garanzia per le imprese dell’indotto Ilva ma si tratta di una misura che, “pur testimoniando nuovamente l’attenzione del Governo, non va ancora nella direzione auspicata”. È un giudizio negativo quello che Confindustria Taranto dà dell’emendamento approvato perché, dopo aver analizzato i contenuti del provvedimento, ravvisa nello stesso la mancanza di quei requisiti di semplificazione “che avrebbero dovuto consentire un accesso pressoché automatico delle aziende, fatte ovviamente le necessarie verifiche sui loro requisiti, al fondo di garanzia, in altre parole l’allargamento di quelle “maglie” che da tempo veniva portato avanti come condizione sine qua non.
Non si ravvisa inoltre la certezza né della concreta attuazione del provvedimento né dei tempi di emanazione dello stesso. Della misura, lo ricordiamo, (introdotta dalla legge 20 di marzo 2015) - sottolinea Confindustria - le aziende fornitrici dell’Ilva non avevano potuto usufruire a causa delle condizioni eccessivamente restrittive della stessa, che impedivano concretamente l’accesso al fondo. Tale semplificazione, che nei mesi scorsi era stata più volte caldeggiata proprio da Confindustria,  di fatto non è stata introdotta, lasciando tuttavia ancora dei margini di manovra per una necessaria rivisitazione e modifica nel senso auspicato”.

Confindustria tornerà infatti ad avanzare gli opportuni suggerimenti affinché la misura possa arrivare alla Camera modificata nei criteri di semplificazione di accesso al Fondo di Garanzia.

“L’auspicio ulteriore - sopiega Confindustria - è che oltre questa misura, opportunamente rimodulata, possano intervenire altri provvedimenti a sostegno della platea dei creditori dell’indotto”.

In particolare, fanno presente gli industriali tarantini, al fine di fornire alle imprese ulteriore “ossigeno” che consenta loro di andare avanti, si riconferma la necessità “di dare concreta attuazione a provvedimenti che possano prevedere delle forme di anticipazione (fino al 30%) sui crediti pregressi”, richiesta già formulata da Confindustria al giudice delegato.

Altra misura auspicabile, su cui sono però ancora in corso appositi approfondimenti, è la possibilità da parte delle aziende, in regime di procedura concorsuale, “di recuperare l’IVA versata all’Erario relativa ai crediti non incassati. Una possibilità che la Legge di stabilità ha accolto prevedendone l’applicazione, però, solo a partire dal 1° gennaio 2017”.

La questione, insomma, è, a tutti gli effetti, ancora lontana dal dirsi risolta.

“Va tuttavia, come dicevamo, sottolineato ancora una volta l’interesse dimostrato dal governo nei confronti di queste aziende. Un interesse che - conclude Confindustria - riconosce inoltre il loro ruolo strategico, in quanto,  pur in assenza di introiti, hanno continuato a garantire servizi e forniture al centro siderurgico, prima e dopo l’ingresso in amministrazione straordinaria dell’Ilva, maturando crediti pregressi pari a 150 milioni di euro riferiti solo all’area di Taranto e provincia”.

 

 

 

 

Come si legge nella nota stampa che di seguitopubblichiamo, , l’Autorità Portuale, il 16 novembre scorso. ha stipulato il contratto d’appalto, con il CONSORZIO 4IT CONSTRUCTIONS, con sede in Genova, ed ha proceduto, tramite il Direttore dei Lavori, alla consegna dei lavori di “Riqualificazione della banchina e dei piazzali in radice del Molo Polisettoriale – Adeguamento area terminal rinfuse”.

Il Consorzio ha offerto un prezzo per l’esecuzione dell’appalto pari ad € 7.035.486,58 (€ 6.765.370,28 offerti per lavori ed € 270.116,30 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso).

L’esecuzione delle opere è prevista in circa 10 mesi dalla data di consegna.

I lavori ricadono tra le attività individuate dall’Autorità Portuale di Taranto per rilanciare lo scalo pugliese e fronteggiare la concorrenza degli altri porti del Mediterraneo.

L’area oggetto di riqualificazione ha una estensione di circa 60.000 m² ed occupa una parte di radice del Molo Polisettoriale e l’attuale banchina di riva.

 

Gli obiettivi dell’intervento consistono nel ripristino della funzionalità delle strutture di banchina che necessitano di interventi di manutenzione straordinaria, nella riqualificazione delle aree a terra, nonché nell’adeguamento degli impianti elettrico e di drenaggio delle acque meteoriche alla normativa vigente.

L’adeguamento renderà le banchine e i retrostanti piazzali fruibili per le funzioni previste, tra l’altro, nel nuovo PRP. 

Il Commissario Straordinario, Prof. Avv. Sergio Prete, sull’intervento, dichiara che: “Con l'avvio di questo ulteriore cantiere si allinea temporalmente il completamento dell'intera banchina del Molo Polisettoriale (2050 metri) e dei piazzali retrostanti. Ciò consentirà la possibilità di una migliore e diversificata utilizzazione delle infrastrutture direttamente collegate alle reti stradali e ferroviarie e dotate di ampi spazi retroportuali.

Vince l’edizione 2015 di Mimprendo l’azienda tarantina Asepa Energy di Sergio Strazzella, vicepresidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Taranto. Ieri la premiazione a Padova. L’idea vincente, un “fertirrigatore” che sfrutta l’energia solare fotovaoltaica. Assegnato il premio di diecimila euro al team di studenti che si sono cimentati nella messa a punto del progetto

 

Fra i 29 progetti finalisti di Mimprendo 2015, l’incubatore di imprenditorialità che vede “al lavoro” gomito a gomito aziende e studenti, è risultata quella dell’azienda tarantina Asepa Energy l’idea vincente e quindi maggiormente innovativa: la giuria tecnica ha assegnato infatti il premio Mimprendo Italia Iccrea BancaImpresa 2015 di 10mila euro al progetto SolarFertigation, il fertirrigatore a energia solare fotovoltaica controllato da un software sviluppato dal team compostoda Lucia Alemanno, Marco Apollonio e Sarah Quarta,  studenti dell’Università del Salento (età 24-26 anni)sulla base dell’idea proposta dall’azienda tarantina Asepa Energy di Sergio Strazzella, vicepresidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Taranto.

A Padova, presente anche il presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria Marco Gay, la competizione, che viaggia su proposte dal contenuto fortemente innovativo e tecnologicamente all’avanguardia, è stata molto sentita perché le varie proposte presentavano aspetti di grande interesse. Alla fine l’ha spuntata l’idea della “Asepa Energy” con Solar Fertigation”, un’apparecchiatura che, alimentata con energia solare-fotovoltaica, permette la contemporanea fertilizzazione ed irrigazione dei terreni agricoli, graduando in maniera automatica, tramite un apposito software, la quantità di fertilizzante e di acqua necessari in base alle condizioni climatiche ed al tipo di coltura. Il sistema è stato sviluppato dai tre studenti su proposta dell’azienda di Strazzella, che ha sede in provincia di Taranto, specializzata nella produzione di pannelli solari ed impianti fotovoltaici. La seconda edizione di Mimprendo ha coinvolto quest’anno 7 regioni e 28 atenei. Aitre studenti, premiati alla presenza dei docenti Giustina Secundo e Pasquale Del Vecchio, è andato l’assegno di 10mila euro previsto per il progetto vincitore.

 

 

Quali sono i requisiti fondamentali che un’azienda deve avere affinché possa aggredire i mercati internazionali, quali le regole da seguire e il miglior approccio da adottare nei processi di internazionalizzazione. Se ne è parlato ieri in un incontro organizzato da Confindustria Taranto nella sede di Euro Delta Srl, a Fragagano, presenti numerose aziende interessate a conoscere le esperienze vincenti – nel settore - di alcuni imprenditori appartenenti a settori diversi

Perfezionare un prodotto e lanciarlo sul mercato oppure studiare prima il mercato e testare il prodotto prima di definirlo? Partecipare alle fiere prima ancora di averle visitate oppure farsi un’idea preliminare per evitare mosse inutili?

Queste ed altre domande sono emerse ieri nel corso di un incontro organizzato da Confindustria Taranto nella sede della "Euro Delta srl" (a Fragagnano) nell'ambito delle iniziative sviluppate  direttamente sui territori.

Tema programmato, l'internazionalizzazione e quindi le eventuali difficoltà che un’azienda può incontrare – così come i vantaggi che può ottenere -  nell’approccio ai mercati.

Ad illustrare le proprie esperienze in merito alla piccola ma interessata platea di imprenditori presenti sono stati Angelo L’Angellotti (Zanzar Sistem), Luigi Sergi (Comes SpA), Guglielmo Donzella (Donzella), Mario De Iacovo (I.S.C.), Giuseppe Ancona (in rappresentanza del settore moda di Confindustria) e Michele De Pace (Feat Srl, delegato al marketing associativo).

Presenti all’incontro le aziende Wec Srl, Looxia Trading , Foel Srl, Saldotecnica, New Box, Saric, Calò Impianti, Md Service, Aessegi Srl, Tecnocamini Srl , BS salotti, Azienda Agricola Di Maggio, Vi.Sca.

Molto ampio e partecipato il dibattito sviluppatosi durante e dopo gli interventi, che ha focalizzato l’attenzione su aspetti da sempre fondamentali (la credibilità  e la “riconoscibilità” del prodotto, la conoscenza del mercato, la completezza della documentazione, il networking, ovvero l’importanza dei contatti e delle eventuali partnership) e su altri altrettanto rilevanti ma spesso non ritenuti –erroneamente - strategici (l’importanza di avere un interprete che parli la lingua specifica del paese di riferimento, la conoscenza delle regole fiscali ed amministrative di quel paese ed i molteplici cavilli della logistica).

Gli imprenditori che hanno raccontato le loro personali esperienze aziendali sui mercati hanno potuto contestualmente fornire anche un ampio spaccato dei piccoli accorgimenti da mettere “in valigia” prima di affrontare la sfida dell’export. Piccole (ma a volte grandi) accortezze preziosissime sia per chi per la prima volta si approccia ai mercati esteri sia per le aziende già internazionalizzate ma ancora in procinto di affacciarsi su altri mercati, a dimostrazione dell’evidenza che ogni paese estero ha le sue peculiarità ed ognuno differisce dall’altro per regole, comportamenti e più in generale “cultura” dell’accoglienza e del business.

L’incontro si è concluso con una serie di scambi “be to be” fra le imprese partecipanti.  I workshop itineranti di Confindustria proseguiranno nelle prossime settimane.


 

 

“La disponibilità a sostenere l’economia tunisina non si può tradurre ancora in una misura che danneggia irreversibilmente la nostra agricoltura. Purtroppo è quello che potrebbe accadere, se dovesse passare la proposta dell’Unione Europea di un incremento dell’olio dal Paese africano esente da dazio doganale”. E’ il commento del senatore Dario Stefàno alla notizia del possibile nuovo ingresso in UE di 70 mila tonnellate di olio tunisino esente da tasse.  

“L’olivicoltura italiana - continua Stefàno - si deve ancora riprendere dagli effetti negativi della riforma PAC 2013, dal 2014 che è stato un anno nero per il nostro olio e, soprattutto, sta combattendo una battaglia durissima contro il rapido avanzare della Xylella Fastidiosa nelle campagne di Puglia. La scelta dell'UE su olio tunisino, se dovesse confermarsi, avrebbe ricadute pesantissime sul comparto e darebbe il colpo di grazia al Made in Italy". 

“La prospettiva di qualche aspettativa positiva per il 2015, in questo modo verrebbe pesantemente compromessa da una nuova decisione che, ancora una volta, viene mascherata da nobili intenzioni, ma senza una reale valutazione del suo impatto sul tessuto economico e sociale della nostra comunità. 

“Far arrivare una simile quantità di olio senza tasse doganali - conclude Stefàno - significa alimentare il circuito del sotto costo, inficiando i livelli di qualità e sicurezza adottati e previsti in Europa. Spero prevalga il buon senso”.


Per il tarantino Matteo Dusconi, Segretario Generale di Assonautica Italiana, sono In-formazione, innovazione, internazionalizzazione e impresa.

Nell'intervista rilasciata nel numero di novembre 2015 della famosa rivista settoriale "NAUTICA", mensile internazionale di navigazione, il "nostro" dirigente affronta con grande determinazione, capacità e preparazione le tematiche che possono ridare nuova linfa ad un comparto ritenuto da tanti, ed a giusta ragionee, determinante per puntare al rilancio economico ed occupazionale di un determinato territorio che si affaccia sul mare. Dusconi si sofferma sulle 4 i perchè va oltre il presente per puntare sul futuro della nautica indicando appunto nella informazione (e di conseguenza nella formazione), nella innovazione, nella internainalizzazione e nell'impresa la strada per una nautica all'avanguardia. E sicuramente il Segretario di Assonautica, che per tanti anni ha operato e lavorato sul territorio tarantino, nel rilasciare l'intervista guardava alla "SUA" Taranto, una Città dalle grandi potenzialità che però andrebbe sostenuta con maggiore decisione ed attenzione da parte degli amministratori ed operatori  locali, regionali e nazionali. Spesso tuttavia non è così, tant'è che proprio in questi giorni abbiamo appreso di un interessantissimo progetto che mira a dare forza e concretezza ai Porti turistici del Sud, ma che vede esclusa la Città dei Due Mari. Sicuramente, a nostro parere, è stato commesso un errorre a non tenere nella giusta considerazione una meta, culturale e archeologica di portata nazionale e internazionale come Taranto. Il Ministero dei Beni Culturali, che ha ideato, organizzato e finanziato il progetto, non ha ritenuto di tenere in cosiderazione i riflessi turistici che tale coinvolgimento poteva portare nella nostra Città. Non si possono fare dichiarazioni di grande attenzione verso Taranto e dei suoi grandi tesori, come ha più volte fatto il Ministro Franceschini, eppoi agire diversamente. Peraltro si rischia di vanificare gli sforzi che Assonautica provinciale e nazionale stanno portando avanti da anni per fare emergere positivamente la nautica da diporto nella città ionica e di riflesso far crescere il turismo. Nella intervista a NAUTICA (che vi invitiamo a leggere), emergono chiaramente gli sforzi che Assonatica italiana, attraverso un incessante lavoro quotidiano di Matteo Dusconi, sta mettendo in atto, sforzi che andrebbero tuttavia sostenuti adeguatamente dallo Stato italiano che spesso è distratto sulle opportunità che può dare questo settore.  

Venerdì, 30 Ottobre 2015 18:56

Manduria/ Confronto sui temi del lavoro.

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Parlare di lavoro oggi non è facile, soprattutto nella nostra Regione, dove il tasso di disoccupazione giovanile è fermo al 58%.
Le politiche pubbliche possono fare molto per accompagnare il giovane nel suo percorso di formazione professionale e per sostenerlo nel fare impresa.
In questo contesto i Comuni devono poter assumere un ruolo cerniera tra l’ente regionale e le realtà locali, informando, sensibilizzando e supportando i giovani in merito alle diverse possibilità offerte loro.
Il Comune di Manduria non ha uno sportello informativo,che svolga tale funzione.
Su questi temi si sono confrontati stasera a Manduria per cercare di colmare questa lacuna attraverso un forum il giovane ma esperto delle questioni locali, Tullio Mancino, con l’Assessore Regionale al Lavoro Sebastiano Leo e il Senatore Dario Stefàno.
 
 
“Non è possibile rimanere in questa CGIL. Decidiamo di uscirne, con l’intento di proseguire la nostra attività sindacale ed, anzi, rilanciarla. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutte le lavoratrici e i lavoratori che hanno voglia di cambiare questo stato di cose e rompere il monopolio sindacale fondato sull’obbedienza al volere dell’azienda.  Non siamo soli, ma, al contrario, abbiamo ricevuto subito il sostegno delle/i compagne/i dell’USB a cui aderiamo da oggi e insieme ai quali contribuiremo a ricostruire un movimento sindacale democratico e non verticistico, libero e non subalterno alle aziende, fatto di lavoratrici/ori e non di funzionari, legittimato dai lavoratori attraverso la rivendicazione e la lotta e non dai padroni attraverso la firma di qualunque accordo”. Con queste parole le RSU Francesco Marchese, Giuseppe Maniglia (presenti in conferenza stampa), Checco Masiello (assente per problemi di salute ma firmatario del documento) e Davide Cicorella (Comitato iscritti Teleperformance) hanno annunciato alla stampa la decisione di passare dopo dieci anni di militanza nel sindacato CGIL all’USB. Una decisione importante in una situazione delicata come quella di Teleperformance, espressa in un documento e maturata in diversi anni in cui “il sindacato (e il più rappresentativo in particolare) è rimasto colpevolmente a guardare e ha consegnato completamente nelle mani dell’azienda la disciplina della prestazione di lavoro e degli orari, ha ignorato consapevolmente il tema del controllo a distanza, non ha protestato di fronte alla palese violazione del CCNL e delle leggi oppure, nella migliore delle ipotesi, ha aspettato le violazioni aziendali per promuovere azioni legali individuali che da anni prendono polvere in qualche cassetto o ha scritto qualche diffida che ha fatto il giro del web prima di essere dimenticata – hanno dichiarato -. La condizione dei lavoratori di Teleperformance (e in Italia) oggi è intollerabile e deve essere vissuta come un atto di accusa da ogni sindacalista che creda ancora nella propria funzione. Non è solo la perdita di retribuzione e diritti, il peggioramento delle condizioni di lavoro, ma soprattutto la paura e la rassegnazione diffuse, il rancore, la rottura di solidarietà elementari tra lavoratori che mettono sotto accusa tutto l’operato sindacale di questi anni".
Ciò che si lamenta è soprattutto la mancanza di ascolto da parte dell’organizzazione sindacale in cui militavano dei propri iscritti. “Durante la nostra esperienza sindacale, come militanti ed RSU, abbiamo tentato per anni di far capire alla nostra organizzazione, la CGIL, che la misura era stata ormai raggiunta da un pezzo, ma  siamo stati sempre ignorati e progressivamente relegati al ruolo di fastidiosa minoranza interna: un problema sopportabile, finché circoscritto alle dinamiche interne all’organizzazione e non percepibile dai lavoratori. Oggi, però, siamo noi a sentirci totalmente estranei a ciò che realmente  è diventata questa organizzazione. La Cgil è sempre più distante da come avremmo voluto che fosse. E non ci riferiamo ai proclami e alle dichiarazioni sulla stampa o sul web che, come sempre accade, fanno fuoco e fiamme, ma alla vita quotidiana e reale dell’organizzazione in cui si pratica il piccolo aggiustamento, la soluzione a favore del singolo, la ricerca costante del danno minore: insomma il pompiere che tenta di spegnere le fiamme che lui stesso ha acceso. Non abbiamo bisogno di un sindacato rassegnato ai ricatti occupazionali delle aziende, incapace di infondere coraggio ai lavoratori. Non abbiamo bisogno di un sindacato che contesta pubblicamente le scelte aziendali per giustificare agli occhi dei lavoratori la sua esistenza, ma che poi in trattativa accetta e firma qualunque accordo, anche contrario al mandato ricevuto dai lavoratori, oppure aspetta che le proteste dei lavoratori di fronte all’ennesima ingiustizia si trasformino in rassegnazione, per consentire all’azienda di fare ciò che vuole. Non è questa CGIL il sindacato che vorremmo e di cui crediamo abbiano bisogno i lavoratori e le lavoratrici, ma soprattutto non vediamo in essa la minima volontà di diventarlo”. 
 “La decisione di accogliere Marchese, Cicorella, Maniglia e Masiello nel nostro gruppo è stata presa in diversi mesi di confronto – dichiara Francesco Rizzo, responsabile USB Provinciale -. Non siamo un sindacato che mira ad ‘ingrassare’ il gruppo, né a togliere iscritti agli altri gruppi. Noi intendiamo davvero fare buona politica all’interno delle aziende per la tutela dei diritti del lavoratore. Per questo motivo non abbiamo accettato altri dipendenti sempre di Teleperformance, ma abbiamo ritenuto opportuno invece inglobare loro che hanno una spinta importante per realizzare i nostri stessi obiettivi. Ci siamo studiati a vicenda prima di realizzare questo ‘matrimonio’. Questi ragazzi hanno preso una posizione verso la CGIL senza accettare passivamente quanto da loro proposto in ogni occasione. Il sindacato (CGIL) che oggi cerca di contrastare le politiche aziendali è lo stesso che ha permesso negli ultimi dieci anni all’azienda stessa di sottomettere i diritti dei lavoratori, sempre in nome del ricatto occupazionale. Noi questo lo combattiamo e con altri nuovi compagni motivati come loro riusciremo di sicuro ad ottenere qualcosa di importante. Il primo passo ufficiale: impugneremo legalmente l’accordo del 28 luglio con cui si conclude la procedura di societarizzazione che introduce un pesantissimo peggioramento delle condizioni dei lavoratori in deroghe al CCNL e alla legge.  Soprattutto alla luce del fatto che tra settembre e ottobre sono stati firmati altri due accordi sindacali che prevedono l’assunzione di 183 lavoratori interinali in costanza di ammortizzatori sociali già preesistenti. E tutto ovviamente in accordo con la CGIL, CISL, UIL, UGL”.
Alla conferenza stampa erano presenti anche Pierpaolo Corallo - esecutivo nazionale USB, Domenico Portulano - coordinamento Teleperformance, Irene Giaffreda - coordinamento Teleperformance, Nancy Scarci coordinamento Teleperformance., Irene Aloisio coordinamento Teleperformance
 
 
 

Michele Emiliano (presidente della Regione Puglia)  sull'Ilva a 24Mattino su Radio 24: “Per l’Ilva previsti  1,2 miliardi di euro, ma non è un provvedimento per il sud”.

 

Per l’Ilva in Legge di Stabilità è previsto un contributo di 1,2 miliardi di euro, ma tecnicamente questo non è provvedimento per il sud perché l’Ilva è una società del nord  che per le produzioni inquinanti ha una sede a Taranto”. Così, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a 24Mattino su Radio 24. “Critico con i commissari pubblici dell’Ilva? Il problema è che con llva è stata applicata la legge Marzano, per i gruppi industriali in crisi, ad una azienda che non aveva buchi di bilancio, ma che aveva un problema processuale. Quando è stata consegnata ai commissari l’Ilva era in equilibrio finanziario, ma ora ha un buco che non possiamo neanche leggere perché non vengono prodotti bilanci da tre anni. Per questo – conclude Emiliano- sono molto preoccupato per i posti di lavoro.”

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