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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1908)

La CISL TARANTO BRINDISI apre il suo comunicato ricordando al GOVERNO di realizzare le migliori condizioni per un futuro positivo dell'ILVA.                    

Continua sottolineando che sebbene in un contesto generale del Paese alquanto incerto e critico, incoraggiano gli ultimi sviluppi concernenti il presente ed il futuro produttivo ed occupazionale del siderurgico di Taranto, con esso i destini dell’Ilva e di tutti gli altri stabilimenti del Gruppo. A cominciare dalla conversione in legge al Senato dell’ultimo, specifico Decreto e dagli esiti della riunione tecnica tenutasi di recente a Bruxelles e conclusasi con l’incoraggiamento della Commissione Concorrenza europea all'Italia a proseguire con celerità nei lavori di ambientalizzazione del processo produttivo e in quelli di aggiornamento della dotazione impiantistica del sito ionico, ponendo in essere ogni misura prescritta dall’Aia per le bonifiche ambientali, la sicurezza dei lavoratori e la tutela della salute pubblica.Sono stati passaggi indubbiamente impegnativi e dall’esito non scontato, per cui sarà fondamentale, come sempre ha sostenuto la nostra Organizzazione, che vengano rispettati i tempi stabiliti  e, soprattutto, che siano considerati i temi della sostenibilità della produzione di acciaio come connaturati al piano industriale di cui dovrà farsi carico chi, entro il prossimo 30 giugno, ne acquisirà la nuova proprietà o, in subordine, la prenderà in affitto.  Neppure scontata, a nostro avviso, era la disponibilità manifestata dall’Amministratore delegato della Cassa Depositi e Prestiti ad essere parte attiva del progetto di rilancio dell’Ilva, ancorché in ruolo di minoranza, anticipata in un’audizione alla Commissione Attività produttive della Camera dove ha dichiarato il proprio impegno ad avviare, a breve, la richiesta di dati sensibili per interagire, appunto, nel processo di acquisizione. Per tutto questo riteniamo importante che la suddetta serie di segnali positivi debbano essere colti indistintamente da tutti, perché tutti concorrano alla ricerca di soluzioni condivise agendo con piena responsabilità, senza prevaricazioni e intolleranze che tradirebbero le aspettative dei lavoratori e rischierebbero seriamente di ipotecare il futuro industriale e produttivo di un Gruppo leader in Europa che molti Paesi concorrenti invidiano all’Italia.La Cisl continuerà a fare come sempre la propria parte, responsabilmente, nell’esclusivo interesse dei lavoratori diretti e dell’indotto siderurgico e di quest’area territoriale che grazie anche al Contratto Istituzionale di Sviluppo sottoscritto con il Governo intende riemergere con forza e rilanciarsi in termini produttivi, sociali ed occupazionali.Auspichiamo, pertanto, che i prossimi passi del Governo si rivelino utili a trovare  soggetti industriali realmente interessati ai destini del Gruppo Ilva e che favoriscano le migliori soluzioni possibili, per la conferma della produzione siderurgica nel nostro Paese e, in particolare, a Taranto.

Di diverso tenore la nota dell' USB - Unione Sindacale di Base di Taranto che apre con un titolo abbastanza chiaro: A GENOVA SI LOTTA……..A TARANTO SI PRODUCE!!! Tre giorni di dura lotta a Genova, tre giorni con produzioni record a Taranto!! A Genova si lotta per il futuro, da noi a Taranto si aspetta l’esecuzione di massa…………

Solidarietà, stima e rispetto per chi a Genova protesta contro le scellerate decisioni del governo che con l’ultimo decreto si è letteralmente deresponsabilizzato sulla questione Ilva, scaricando sui lavoratori gli errori commessi da una classe politica nazionale inetta, incapace e ridicola.L’ultimo decreto che contiene il bando di vendita, in realtà sarà un regalo a qualche multinazionale estera o qualche gruppo di “prenditori amici” nostrani che non metterà un euro nel piatto, chiederà mano libera “per salvare il salvabile” e attuerà la macelleria sociale, con l’ambientalizzazione che non avverrà mai!!Piombino né è la prova, regalata letteralmente agli algerini di CEVITAL che hanno sottoscritto un impegno in cui dichiarano 700 MLN di investimento totale  per “ambientalizzare” e mantenere i livelli occupazionali, riconvertire le produzioni a caldo con i forni elettrici.Risultato? L’area a caldo è ferma, la bonifica mai partita , i lavoratori in cassa senza nessuna certezza e con una perdita di 5.000,00 € annue sul proprio reddito , ambientalizzazione  non pervenuta, dei 700 mln neanche l’ombra e CEVITAL è introvabile…… Anzi no è in Brasile a firmare accordi dichiarando che trasferirà le produzioni di Piombino in lì !!In compenso con la promessa dell’impegno sul siderurgico, il gruppo algerino  ha ottenuto il controllo del porto di Piombino che era il vero obbiettivo!!Il gruppo Ilva? Tranquilli faremo la stessa fine……… Diffidate da chi sostiene che a Genova si sciopera solo per il rispetto  dell’accordo di programma o per ottenere il famoso 10% integrazione , i lavoratori scioperano per la difesa del loro futuro che è identico a quello dei lavoratori di Taranto e di tutto il gruppo, compresi i lavoratori dell’appalto!!Diffidate da chi vi dice che i privati sono la salvezza, i soldi ce li metterà comunque lo stato, nessun privato investirà mai un euro dei propri soldi nella condizione in cui versa Ilva!!Il meccanismo è semplice, DIVISIONE, vogliono farci credere che a Genova a Novi a Taranto, che nei vari siti le problematiche sono diverse, vogliono farci credere che i lavoratori sono diversi,  lavoratori dell’area a caldo con quelli dell’area a freddo,  quelli iscritti a un  sindacato piuttosto che all’altro , quelli del sud e quelli del nord, chi vive in città piuttosto che nei paesi, quelli diretti con i lavoratori dell’appalto!! La verità è che siamo tutti uguali, da nord a sud passando per Genova , Piombino, Taranto ecc…. Questo è solo un trucco per dividere  e rendere deboli . Il compito dei commissari ufficialmente era quello di risollevare le sorti del gruppo, in realtà bisognava affossare il mondo Ilva per avere la giusta condizione per regalarlo!! Prova né è Mittal  che ha subito detto che un eventuale proposta di acquisto dovrebbe contenere impunità sui reati ambientali e di sicurezza del lavoro!!Cari colleghi come ci hanno detto alcuni lavoratori di Genova che in questi giorni protestano, le soluzioni sono solo due: aspettare una morte certa oppure reagire e tentare di salvarsi!!


 

 

Io sono qui a rappresentare, anche come pugliese, le grida di una città che vuole smettere di soffrire, le grida di un territorio che non vuole essere costretto a mortificare altre sue potenzialità espresse da agroalimentare, cultura e da un mondo produttivo che chiede il rispetto di un'identità territoriale.

 

Si riporta di seguito l'intervento integrale di questa mattina in Aula al Senato di Dario Stefàno (Misto) in dichiarazione di voto su decreto Ilva in esame.

Signor Presidente, onorevoli colleghi,
oggi siamo chiamati ad esprimerci su un nuovo decreto-legge salva ILVA, un ulteriore nuovo decreto: il nono. Ma, come per i precedenti, credo che anche questo non risolverà i nodi della siderurgia italiana, men che meno affronterà e cercherà di dare soluzione ai drammi - perché così vanno definiti - legati al sito siderurgico del polo di Taranto. Ciò perché strutturalmente non mette mano alle gravi criticità di questa complessa realtà; criticità ormai note a tutti, non solo ai pugliesi come me, ma che ancora una volta non vengono affrontate di petto. Questo decreto evidenzia nuovamente e in tutta la sua potenza la crisi dell'ILVA e la scelta di fondo sempre più criticabile di ricorrere a continue soluzioni tampone: un approccio sbagliato nella sua essenza, perché segnato da quello che potrei definire un peccato originale, ossia l'assenza di una visione strategica.

Siamo chiamati, quindi, nuovamente ad affrontare questo intervento normativo in ragione di una scelta sbagliata, operata dall'Esecutivo e difesa anche in Aula alla Camera, sulla quale sono stati più volte posti i nostri rilievi. Uno su tutti: la sopraggiunta indisponibilità di risorse su cui si era fatto affidamento precedentemente, con i decreti precedenti, e che sono poi venute a mancare. Non sono un gufo nel dire questo, però ho la necessità di mettere in evidenza come precedentemente queste stesse criticità erano state sollevate. In questa occasione, invece, credo sarebbe stato sufficiente dare spazio, riconoscere l'importanza e il valore del dialogo e anche dell'ascolto, perché proprio su questi rilievi erano state espresse sollecitazioni e considerazioni utili ad una soluzione.

Molte delle criticità che si sono presentate le avevamo poste in risalto, specie con riferimento all'utilizzazione dei famosi 1.200 milioni di euro. Ricordo - lo feci io personalmente - che avevamo evidenziato che tali risorse sarebbero state bloccate, che avrebbero potuto essere bloccate, ovvero che non sarebbero state comunque disponibili in quanto derivanti da un'attività di sequestro di fondi, azioni presenti sul mercato estero e che si sarebbero dovute recuperare, con tutte le difficoltà conseguenti. E allora, come poteva farsi affidamento - dicevamo allora - su risorse che da più parti venivano evidenziate come indisponibili nella realtà? Ma tanto è. Abbiamo proceduto e con questo nono decreto l'Esecutivo intende tracciare un percorso per il futuro industriale dell'ILVA, cercando, ancora una volta, di dare garanzie massime per potere rendere possibile l'intervento dei privati. Credo però che, ancora una volta, tale intento sia perseguito in modo completamente sbilanciato.

Mi limito a riferire alcune delle criticità più evidenti, per ovvie ragioni di tempo, che avevamo sublimato, come da prassi, in proposte emendative: tutte bocciate, ovviamente. Faccio riferimento, ad esempio, alla scelta di disporre lo slittamento del termine per la realizzazione degli interventi previsti nell'AIA, senza tenere conto della sofferenza di una città aggredita sotto il profilo ambientale; ma mi riferisco anche all'offerta della possibilità che il futuro piano industriale proponga modifiche al piano delle attività di tutela ambientale e sanitaria, e sicuramente ciò avverrà per contenere i costi, rendendo di fatto possibile una modifica dell'AIA. Poi, il sostegno futuro al piano del privato, individuando il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri come strumento di autorizzazione che tiene luogo, ove necessario, della valutazione di impatto ambientale, bypassando completamente con ciò le future possibili interpretazioni e prescrizioni imposte dagli enti che si esprimerebbero in merito alle criticità ambientali del nuovo piano e degli interventi che potrebbe prevedere. A ciò si associa, poi, il più grave silenzio che questo nuovo decreto porta con sé sul futuro di Taranto e sulla sua ricostruzione.

È un provvedimento, quello che oggi ci accingiamo a votare, che né si collega né tantomeno fa richiamo ad una visione. È un provvedimento che sembra prendere atto solo della mancanza di 1.200 milioni di euro su cui si sarebbe dovuto fare affidamento rinviando quindi sine die la questione Taranto.

Credo sarebbe stato di buonsenso prevedere lo slittamento dell'orizzonte di vendita di un anno, al 30 giugno 2017, così come avevamo peraltro suggerito, perché ciò avrebbe consentito tempi maggiori per la manifestazione di interesse da parte di un maggior numero di soggetti industriali, potenzialmente idonei, individuando poi quelli in grado di proporre strategie e piani industriali competitivi e maggiormente rispettosi dei processi di ricostruzione ambientale della città, non solo dell'ILVA.

Ciò avrebbe anche consentito di non spostare ulteriormente la scadenza dell'attuazione delle prescrizioni AIA, che sono fondamentali per ridurre il sacrificio ambientale, che ancora oggi si continua a chiedere a Taranto e ai pugliesi, su cui si stanno riversando inquinanti pericolosi, come dimostrano i dati dell'ARPA, ma anche quelli associazioni ambientaliste, come PeaceLink, e come dimostra anche la continua ed estesa protesta dalla gente, per un'aggressione ambientale che ormai non ha più limitazioni. Con i nostri emendamenti volevamo blindare anche il mantenimento dei livelli occupazionali, le garanzie contrattuali e la protezione sociale dei lavoratori, in modo che il processo di trasferimento fosse indolore, almeno per i lavoratori. Avevamo richiesto di non estendere lo scudo giudiziario anche nell'ambito civile, per l'organo commissariale e i suoi delegati, per non limitare la responsabilità di chi, comunque, è chiamato alla responsabilità di decidere. Allo stesso tempo, ritenevamo necessario il coinvolgimento dell'ARPA Puglia e della commissione istruttoria per l'autorizzazione ambientale integrata nell'eventuale modifica del piano ambientale, per non rinunciare all'apporto scientifico e tecnico di organismi di alta qualificazione, tra l'altro con profonde conoscenze delle realtà territoriali interessate. Parimenti, avevamo sostenuto la proposta dell'ISPRA di richiedere che l'eventuale modifica del piano fosse supportata da un documento di non aggravio sanitario, secondo le linee guida per la valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (VIIAS), approvate dall'ISPRA.

Cari colleghi, su Taranto e sui suoi cittadini pesa l'aggravio delle condizioni ambientali e i rischi associati ai continui rinvii del termine di scadenza per gli adeguamenti, previsto dall'AIA, che è il nodo principale che si continua a non affrontare. Per questo non siamo d'accordo sul nuovo slittamento per l'adeguamento ambientale, come non siamo d'accordo sulla possibilità che il nuovo acquirente possa proporre modifiche allo stesse piano, che possano far persistere lo stato di aggravio ambientale, o addirittura esporci al rischio di accrescerlo. Il rispetto delle scadenze fissate è un punto di partenza non negoziabile e possono proporsi soluzioni differenti, unicamente per esaltare e premiare nuovi e più attenti profili di rispetto ambientale delle proposte di acquisto. Lo sappiamo che è difficile, ma ciò è proponibile nell'ottica di non considerare negoziabile la salute dei cittadini, come anche di non volerla mettere in ultimo piano rispetto ad obbiettivi di compatibilità industriale, anch'essi importanti, ma che non possono passare sulla testa dei cittadini. Ecco perché avremmo dovuto garantire tempi più celeri e procedure speditive per l'espletamento della valutazione di impatto ambientale, ma non certo di considerare un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (DPCM) come direttamente sostitutivo della proposta stessa. Si tratta di un grave attacco a procedure tecniche irrinunciabili e all'apporto di soggetti con competenze integrate, la cui espressione migliorerebbe qualsiasi modifica al piano ambientale e industriale.

Siamo coscienti - le chiedo un ulteriore minuto di tempo, signor Presidente - che i processi di ambientalizzazione possono attuarsi migliorando anche gli strumenti di controllo e monitoraggio ambientale. Anche l'ARPA va potenziata e dunque uno degli emendamenti da approvare - ancora oggi, ancora una volta, ancora in questo decreto-legge - sarebbe stato quello volto non a chiedere risorse, ma a consentire alla Regione Puglia la possibilità di assicurare, con risorse proprie, con nuove assunzioni, un aumento del personale disponibile di ARPA, per aumentare la possibilità di effettuare i monitoraggi e i controlli necessari, perché il personale dell'ARPA, che è chiamato ai monitoraggi e ai controlli ed è in numero assolutamente insufficiente, è sottoposto, contrariamente ai commissari, alla responsabilità penale e civile per i mancati monitoraggi e controlli. In tutto questo, però, non è stato possibile interloquire, né in Commissione né in Assemblea, stante un approccio di censura ad ogni proposta emendativa.

Nell'annunciare, dunque, il voto contrario alla conversione del decreto in esame, da parte del Gruppo Misto, voglio dire che questo nono decreto non chiuderà una pagina drammatica. Probabilmente esso darà soltanto delle considerazioni che rinviano il problema sine die, non so fino a quando.

Io sono qui a rappresentare, anche come pugliese, le grida di una città che vuole smettere di soffrire, le grida di un territorio che non vuole essere costretto, da dinamiche estranee a quel territorio, a mortificare altre sue potenzialità espresse dall'agroalimentare, dalla cultura e da un mondo produttivo che chiede il rispetto di un'identità territoriale, ma anche di una linea industriale nazionale che tarda a farsi definire e che continua ad essere interpretata con iniziative tampone che non risolveranno il problema, ma aggraveranno le difficoltà di rimettere mano ad una situazione tarantina che è ormai divenuta veramente insostenibile.



ILVA stima perdite per circa 2 milioni di euro al giorno.

A rischio gli investimenti sulla linea 4 di zincatura se la fabbrica di Genova non riprenderà a funzionare regolarmente.

L'Ilva messa in ginocchio dagli operai, che con il blocco dello stabilimento di Cornigliano stanno creando danni elevatissimi. Il bollettino dell'azienda è nero. Intanto sindacati e lavoratori aspettanosegnali sul Governo ripetendo a gran voce che "l'accordo di programma non si tocca"

Di segiito il comunicato diffuso dall'azienda

Lo sciopero e le manifestazioni organizzate dalla Fiom presso lo stabilimento ILVA di Genova negli ultimi tre giorni stanno generando danni reputazionali oltre che di fatturato per il Gruppo.

La temporanea interruzione delle attività della fabbrica, infatti, oltre a compromettere la reputazione di ILVA, in particolare verso i clienti internazionali con cui negli ultimi mesi sono stati siglati importanti contratti di fornitura, sta causando perdite finanziarie, stimate in circa 6 milioni di euro per le tre giornate di fermo della fabbrica.

Queste perdite di fatturato ad oggi corrispondono all'ammontare delle risorse finanziarie necessarie per gli investimenti sulla linea 4 di zincatura del sito industriale di Genova, sui quali, alla luce dei fatti accaduti in queste ore, l'Azienda valuterà come procedere.

L'eventuale protrarsi del fermo anche nella giornata di domani potrebbe, inoltre, compromettere il funzionamento della fabbrica di Novi Ligure, e in particolare del decatreno, causando, di conseguenza, ulteriori danni al Gruppo, già sotto pressione a causa delle difficoltà interne e della debolezza del settore.

ILVA segnala, infine, che le manifestazioni in corso stanno impedendo alle chiatte, da giorni in stato di attesa presso le banchine del porto, di procedere con l’attività di scarico e carico di ingenti quantità di prodotti destinati alla lavorazione e all’esportazione.

Per queste ragioni, pur nel rispetto del diritto di sciopero dei lavoratori e delle scelte delle diverse sigle sindacali, la Società auspica che non venga ulteriormente ostacolato il normale svolgimento delle attività industriali dello stabilimento.

 

 

"L'accordo di programma non si tocca e i patti vanno rispettati". E' questo il senso della protesta scoppiata all'Ilva di Cornigliano dove i lavoratori hanno occupato la fabbrica e bloccato il Casello della A10. La manifestazione, indetta da Fiom e Failms nasce dalla necessità di mettere il Governo di fronte alle proprie responsabilità e di ottenere garanzie chiare e certe sul processo di vendita che, secondo i sindacati, non deve mettere in discussione l'accordo di programma. Insomma, è in atto un vero e proprio braccio di ferro. Attualmente impianti fermi, lavoratori per strada e una chiara ed esplicità richiesta: aprire una trattativa vera con il Governo, una trattativa politica. "Basta parlare con i tecnici, basta essere presi in giro!" Hanno ripetuto all'unisono sindacati e lavoratori. Insomma, Genova non ci sta a subìre i "capricci" di un Governo poco chiaro. E Taranto che fa, visto che il Governo ha parlato più volte di una sorta di vendita "in blocco" ritenendo le sorti dei stabilimenti Ilva legati tra loro?

 

Per discutere le problematiche dell'Azienda Siderurgica. CalendarizzatI incontri per programmare azioni, anche clamorose, di protesta e mobilitazione.

 

 

L’Ilva: attualmente, una situazione drammatica che rischia di esplodere se non si adotteranno, a breve, azioni anche di carattere straordinario per scongiurare il tracollo: della fabbrica, dei lavoratori, dell’indotto, della città.

E’ questa, in breve, la valutazione emersa dall’incontro tenuto in Confindustria, alla presenza del Presidente Vincenzo Cesareo, fra i componenti il consiglio direttivo della sezione metalmeccanica- presente il Presidente Pietro Lacaita- ed i segretari generali di Fim Fiom e Uilm di Taranto Valerio D’Alò, Giuseppe Romano e Antonio Talò.

La situazione è tale da far temere il cosiddetto collo dell’imbuto, che una volta imboccato non può più consentire alcun margine di manovra: la cessione dei complessi aziendali dell’Ilva e l’avvio delle procedure per il trasferimento delle aziende che fanno capo alle società del gruppo, ora in amministrazione straordinaria, si stanno infatti velocemente concretizzando: dal 10 gennaio scorso, si sono aperti i trenta giorni  concessi dall'avviso internazionale per la presentazione delle manifestazioni di interesse dei gruppi e delle società interessate all’acquisizione.

Cosa sta succedendo nel frattempo? Confindustria e sindacati si sono interrogati brevemente e la situazione è apparsa subito, da entrambe le parti, particolarmente critica.

I numeri sono, più di ogni altro aspetto, a parlare chiaro: ad oggi sono 1021 i dipendenti dell’appalto in cassa integrazione, ordinaria e straordinaria; 136 le procedure di licenziamento già concluse e 3.510 i dipendenti diretti con contratto di solidarietà.

Le aziende dell’appalto, già penalizzate fortemente dai crediti pregressi e mai ottenuti, si trovano in una situazione di stand by dovuta al fermo pressoché totale della produzione. I dipendenti della fabbrica, dal canto loro, guardano al futuro imminente senza alcuna garanzia e oramai pochissime certezze. I processi di ambientalizzazione sono al palo, in vista probabilmente  degli scenari che si delineeranno da qui a breve con l’ingresso dei privati.

La città, manco a dirlo,  risente pesantemente della fase di stasi – oramai molto lunga –che la vicenda ha inevitabilmente provocato, e gli ultimi provvedimenti del Governo, fra cui le risorse rivenienti dalla legge di stabilità, appaiono insufficienti e comunque non di immediata fruizione.

Il sistema Taranto, insomma, rischia un tracollo senza ritorno.

Confindustria – è stato ribadito nel corso dell’incontro - non può rimanere inerme davanti ad una crisi di queste proporzioni; i sindacati, dal canto loro, hanno nei giorni scorsi inscenato una protesta in consiglio comunale coinvolgendo anche i sindaci degli altri comuni per fronteggiare una situazione che inevitabilmente coinvolge tutta la provincia; contestualmente, hanno programmato una serie di incontri con le rappresentanze sindacali dell’indotto per stabilire i provvedimenti da intraprendere. Successivamente al 10 febbraio, data in cui si concluderà il primo step di cessione ai privati dell’Ilva, sono in calendario incontri serrati con i consigli di fabbrica per adottare tutte le azioni che si riterranno opportune.

Da qui la decisione dei presenti di continuare a vedersi per delineare strategie comuni e coinvolgere le istituzioni del territorio ed altre organizzazioni datoriali (commercianti, artigiani ecc.) al fine di sensibilizzare il governo sulla drammatica situazione in atto.

Confindustria e sindacati, intanto, hanno calendarizzato una serie di incontri per fare il punto sui passaggi da concretizzare dopo il 10 febbraio prossimo, non escludendo - per i rispettivi ambiti di competenza-  azioni, anche clamorose, di protesta e mobilitazione.


 

 

E scrivono una lettera ai Commissari e alla Regione Puglia che riportiamo integralmente.

Alla Cortese Attenzione

Commissari Ilva Spa in A.S.

Presidente della Regione Puglia

E p.c. Presidenza del Consiglio dei Ministri

Oggetto: Integrazione salariale lavoratori Ilva.

Ill.mi Sig.ri,

viste le criticità connesse allo stabilimento Ilva di Taranto, con particolare riferimento ai risvolti ambientali, al mantenimento dei livelli occupazionali e degli assetti produttivi;

considerato il perdurare dell’incertezza sui passaggi futuri;

è inaccettabile scaricare sulle maestranze che dal primo giorno pagano, pur senza colpe, un prezzo già alto il peso della crisi.

Per questi motivi è da respingere la posizione aziendale alla non disponibilità ad integrare il salario dei lavoratori Ilva che dovranno accedere agli ammortizzatori sociali.

Le scriventi OO.SS., ritengono che ai lavoratori non si possano chiedere altri sacrifici (ulteriori decurtazioni del salario), per cui

CHIEDONO risposte certe sulla possibilità di integrazione da parte delle istituzioni, Regione Puglia compresa.

Non da meno si richiedono risposte certe sulla situazione dei lavoratori dell'indotto a cui, oltre i noti problemi legati al salario, si aggiunge un futuro non chiaro sui programmi occupazionali futuri.

In assenza di garanzie avvieremo a partire dal 10 febbraio p.v. iniziative di sciopero a sostegno di questa richiesta, con modalità da definire, presso le sedi istituzionali in indirizzo.

Taranto, 22 gennaio 2016

I Segretari Generali Fim-Fiom-Uilm

Valerio D’Alò – Giuseppe Romano – Antonio Talò


Rigenerazione urbana, riquelificazione delle aree degradate, sicurezza. La legge di stabilità 2016 offre opportunità in questa direzione a città metropolitane e capoluoghi di provincia. Ma i Comuni devono mettersi subito al lavoro, il bando per accedere ai finanziamenti sarà pubblicato entro il 3 gennaio e i progetti dovranno essere presentati entro il 1° marzo.L'Ance, nel segalare l'importante novità, evidenzia l'esigenza di attivarsi immediatamente. Il presidente Antonio Marinaro ha già scritto al sindaco Stefàno manifestando la massima disponibilità a collaborare e invitando il primo cittadino ad agire subito.

Di seguito il comunicato inviato dall'Associazione Costruttori edili di Confindustria

 

 

 

Dalla legge di Stabilità 2016 un'importante novità che potrebbe dare un impulso decisivo alla riqualificazione urbana di Taranto. L'art. 1 comma 974 della stessa, infatti, prevede l’attuazione di un "Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”.

 

Il programma è rivolto esclusivamente alle città metropolitane e ai comuni capoluogo di provincia ed è finalizzato alla realizzazione di interventi urgenti per la rigenerazione delle aree urbane degradate attraverso il miglioramento della qualità del decoro urbano e l’accrescimento della sicurezza territoriale. A tal fine, nello stato di previsione del Ministero dell’economia, è istituito un apposito “Fondo per l’attuazione del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie”, da trasferire al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con una dotazione di 500 milioni/€ per l’anno 2016.

 

Gli enti competenti e, cioè, le città metropolitane e i comuni capoluogo di provincia, avranno tempo fino al 1 marzo 2016 per presentare alla Presidenza del Consiglio i progetti di riqualificazione. Tali progetti dovranno essere redatti e trasmessi sulla base delle indicazioni contenute in un apposito bando che verrà approvato con decreto del Presidente del Consiglio da emanarsi entro il 31 gennaio 2016.

 

Questa, in sintesi, la parte più importante di una previsione della Legge di Stabilità che sembra andare incontro alle emergenze di una città come Taranto che nei decenni passati ha avuto spesso un disordinato e tumultuoso sviluppo urbanistico e che oggi, tra le altre cose, ha la necessità estrema di riconnettere virtuosamente le periferie alla città storica risolvendo anche le pericolose marginalità sociali che l'attualità evidenzia.

 

“In ragione dei tempi ristretti a disposizione per cogliere l’importante opportunità di proseguire - con nuove e rilevanti risorse - nell’articolato processo di rigenerazione urbana nel Comune di Taranto " - si legge in una lettera del Presidente di ANCE Taranto Antonio Marinaro indirizzata al Sindaco Stefano - "auspichiamo che l’Amministrazione si attivi prontamente, anche coinvolgendo le forze economiche e sociali del territorio, per individuare l’area bersaglio e per avviare l’elaborazione dei progetti da candidare nell’ambito del programma straordinario. Come ANCE Taranto confermiamo la nostra più ampia disponibilità a collaborare con l’Amministrazione comunale alla definizione di una proposta progettuale da candidare al programma."

 

 

 

Per chi cessa l’attività nel 2016. Per la presentazione delle istanze c’è tempo sino al 2017.

Anche per l’anno in corso sarà possibile cessare l’attività ed ottenere un indennizzo pari a poco più di 500 euro mensili di accompagnamento alla pensione. Il requisito per accedere all’incentivo è avere più di 62 anni di età, se uomini, o più di 57 , se donne, e vantare un’iscrizione al momento della cessazione dell’attività per almeno 5 anni,  in qualità di titolari o collaboratori, nella gestione degli esercenti  attività commerciali istituita presso l’Inps. I destinatari sono tutti coloro che esercitano il commercio al minuto in sede fissa o mobile, i gestori di bar e ristoranti, gli agenti e rappresentanti di commercio.

Il beneficio, già previsto nel 1996, è stato in vigore sino al 2011, ed è stato ripristinato nel 2014 con la legge di stabilità (legge 147 del 2013 comma 490). E’ un atto fortemente voluto la Confcommercio, vista la persistente crisi del settore. La prestazione funziona come ammortizzatore sociale  per accompagnare sino alla pensione coloro che lasciano definitivamente l’attività. E’ necessario infatti la cancellazione definitiva del titolare dell’attività dal Registro delle Imprese, e dal ruolo provinciale se agenti di commercio.

L’indennizzo – che è incompatibile con attività di lavoro autonomo o subordinato- compete dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda e fino al momento in cui si percepisce la pensione di vecchiaia. Ciò significa che rispetto al passato l’indennizzo avrà una durata superiore ai tre anni, visto che l’assegno viene erogato fino al compimento della nuova età pensionabile.

La legge di stabilità 2014 non ha solo riattivato l’incentivo per chi matura i requisiti e le condizioni dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016, ma ha riaperto i termini per le vecchie chiusure avvenute entro il 31 dicembre 2011 da parte di coloro che avevano maturato i requisiti tra il 1° gennaio 2019 ed il 31 dicembre 2011.

Per informazioni,  per la predisposizione ed inoltro all’Inps delle domande ci si può rivolgere agli Uffici del Patronato 50& Più Enasco:(Taranto, in via Lacaita 5; Crispiano,  via Mesole 45;   Fragagnano, via Caduti per la Patria 11; Ginosa, via Matteotti 29; Lizzano, via Poerio 140; Martina Franca, via Taranto 72;  Manduria, via Roma 44)  e presso tutte le sedi provinciali di Confcommercio.

La prestazione viene offerta in modalità gratuita.   


Gli aiuti di Stato all'Ilva passano attraversola lente d'ingrandimento della Commissione europea al fine di verificarne congruità e legittimità. Parte così l'indagine che porterà a chiarire una vicenda che mira a capire si vi sia stato o meno rispetto delle regole.

Su questo fronte conduce la propria battaglia l'Associazione Peacelink  la cui posizione è la seguente: niente aiuti di Stato all'Ilva ma loro utilizzo per i lavoratori. L'Europa sanziona gli aiuti di Stato ma aiuta la riconversione con consistenti fondi per le aree di crisi industrialeLa Commissione Europea ha aperto un’approfondita procedura d’investigazione per stabilire se il supporto dello Stato italiano in favore dell’azienda siderurgica ILVA sia in linea con le regole europee in materia di aiuti di Stato.

Intanto, ecco di seguito l'articolatocomunicato stampa in cui Peacelink indica i termini delcaso e la propria posizione in merito

Antonia Battaglia, da Bruxelles, riferisce che la Commissione Europea esaminerà in dettaglio le misure che hanno facilitato l’accesso dell’ILVA a strumenti finanziari per modernizzare lo stabilimento di Taranto, fatto che costituirebbe in un vantaggio non a disposizione dei concorrenti.

Data l’urgenza con la quale si deve agire per far fronte al problema inquinamento a Taranto, la decisione della Commissione vuole anche garantire dei punti fermi che possano permettere all’Italia di garantire la messa in opera immediata delle operazioni di bonifica. L’apertura di una procedura di investigazione permetterà a terze parti interessate di poter sottoporre alla Commissione le proprie osservazioni.

Nel caso dell’ILVA, la Commissione valuterà quindi se il supporto dello stato italiano è in linea con le regole europee in merito. La Commissione lavorerà con il governo italiano per trovare una soluzione viabile per lo stabilimento ILVA, conto tenuto dell’interesse di poter realizzare una vendita dello stabilimento ad acquirenti che possano metterlo a norma. La decisione di oggi, scrive la Commissione Europea, chiarisce all’Italia che il governo può sostenere le spese per le bonifiche del sito e delle aree circostanti, ma aggiunge che questi fondi dovranno poi essere richiesti all’inquinatore (“polluter”), addirittura con gli interessi.

Lo stabilimento ILVA di Taranto è il più grande stabilimento d’Europa e la Commissione ha ricevuto delle denunce sul fatto che lo stabilimento ILVA è tenuto in vita in modo artificiale.

Le misure intraprese dal Governo in favore dell’ILVA riguarderebbero somme per un ammontare di circa 2 miliardi di euro di aiuti statali. Esse includono

  • le garanzie statali sui prestiti;
  • una legge che ha eccezionalmente concesso prestiti a ILVA e una garanzia assoluta di pagamento in caso di fallimento, inclusa la copertura dei debiti con risorse pubbliche;
  • una legge che avrebbe dato ad ILVA accesso a fondi posti sotto sequestro in procedimenti giudiziari, e somme riguardanti pagamenti all’ILVA di provenienza da un procedimento giudiziario tra Fintecna e ILVA.

L’ILVA – secondo la Commissione Europea - ha fallito nel rispettare le regole ambientali per diversi anni, causando problemi di grave natura sanitaria ed ambientale nell’area di Taranto.

Dal 2013, la Commissione ha lanciato dei procedimenti di infrazione (su denuncia di PeaceLink) per il mancato rispetto delle direttive ambientali in materia di emissioni industriali.

In seguito ai procedimenti penali nazionali, la direzione dello stabilimento è indagata per disastro ambientale e il Governo italiano ha assunto la guida del Gruppo ILVA mediante l’amministrazione straordinaria statale.

Se la decisione di oggi indica chiaramente che la preoccupazione attuale della Commissione riguarda l’uso di soldi pubblici per modernizzare la produzione dell’ILVA- scrive la Commissione-, questo non preclude che l’Italia debba mettere in opera quelle misure urgenti e necessarie alle bonifiche delle aree e al contenimento dell’inquinamento nelle zone circostanti allo stabilimento, nella città di Taranto, al fine di migliorare la salute pubblica.

Una volta che la giurisdizione nazionale avrà identificato “l’inquinatore responsabile” (“responsible polluter”), le autorità italiane dovranno chiedere a chi ha inquinato di rimborsare, con gli interessi, i fondi pubblici spesi nelle operazioni di bonifica e di contenimento dell’inquinamento in linea con il principio del “chi inquina paga”.

 

Questo procedimento odierno non interferisce con le procedure di infrazione ambientali. Le azioni che l’Italia dovrà mettere in atto per conformarsi al diritto europeo in materia ambientale e con particolare riguardo alle emissioni industriali dovranno essere in linea con il rispetto delle regole in materia di aiuti di Stato, specifica la Commissione Europea.

In buona sostanza la Commissione Europea specifica che il non rispetto della direttiva sulle emissioni industriali non può essere una giustificazione per concedere aiuti di Stato. Viceversa gli aiuti di Stato possono riguardare le bonifiche dei terreni ma solo applicando il principio del chi inquina paga che impone la restituzione allo Stato delle somme utilizzate per disinquinare, più gli interessi.

Antonia Battaglia, Rappresentante di Peacelink presso le Istituzioni Europee, ha denunciato la questione ILVA/aiuti di stato per la prima volta nell’agosto del 2014 e ha seguito la questione, inviando informazioni e ogni tipo di documentazione utile, svolgendo un lavoro incrociato presso la Commissione Concorrenza e la Commissione Ambiente in modo da poter dimostrare l’erogazione di fondi pubblici e la persistenza della situazione di criticità ambientale.

La posizione di PeaceLink è chiara: niente aiuti di Stato all'Ilva (basterebbero a malapena per un anno!) ma loro utilizzo per i lavoratori (potrebbero gestire la riconversione, la formazione e in reimpiego nell'arco di un biennio, garantendo un reddito dignitoso). L'Europa sanziona gli aiuti di Stato ma aiuta la riconversione con consistenti fondi per le aree di crisi industriale.

 

Per PeaceLink

Antonia Battaglia – portavoce PeaceLink presso le Istituzioni Europee

Luciano Manna – curatore dossier Ilva

Alessandro Marescotti – Presidente di PeaceLink

Insomma, alla fine è saltato tutto. Travolto dalle polemiche relative alla sua condanna per il tragico incendio alla Thyssen, che subito dopo la nomina hanno letteralmente invaso il web alimentando una serie di reazioni a catena, l'ing. Marco Pucci ha deciso di fare marcia indietro e di rinunciare all'incarico di direttore generale dell'Ilva, Ecco la sua dichiarazione: "Ringrazio i commissari per la fiducia che mi hanno mostrato nel nominarmi direttore generale di Ilva per la fase di trasferimento degli asset della società. Tuttavia non ritengo di accettare l'offerta e preferisco attendere l'esito del ricorso in Cassazione sul processo che mi ha visto condannato ingiustamente per il tragico incidente alla Thyssen di Torino. All'epoca ero nel Consiglio di amministrazione della società senza alcuna delega alla sicurezza e con responsabilità nelle aree commerciali e del marketing. Confido che i giudici supremi sapranno dare il giusto peso alle responsabilità penali personali. Sono tornato in Ilva un anno fa e continuerò a collaborare come manager per il risanamento e il rilancio della società".

Alla luce di questa decisione, si attende ora di capire come l'azienda intenderà muoversi,

Intanto, sul fronte locale, si registra una dichiarazione del sindaco Ippazio Stefàno a conclusione del Consiglio di fabbrica di  Fim, Fiom, Uilm dell'Ilva tenutosi nell'aula consiliare di Palazzo di Città e conclusosi con un documento in cui si preannunciano iniziative nei confronti di Giverno e rappresentanti sindacali nazionali al fine di ottenere garanzie su mantenimento dei livelli occupazionali e ambientalizzazione. "Quella di Fim, Fiom e Uilm- commenta il Sindaco- è un’azione sindacale forte che delinea lo stato di tensione tra i lavoratori e ben si inserisce nel quadro più complessivo delle iniziative, avviate da questo Comune, che hanno trovato la condivisione dei sindaci delle città sedi di insediamenti siderurgici. Pertanto, ora con forza e all’unisono rivendichiamo lo svolgimento del richiesto incontro urgente con il Governo per ottenere la costituzione di un Tavolo Nazionale sulla Siderurgia e sul Trasporto, quale sede di confronto e approfondimento sugli intendimenti e sulle scelte del Governo in ordine alla politica industriale dell’acciaio 

 

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