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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura
Artigianato, Commercio & Agricoltura

Artigianato, Commercio & Agricoltura (137)

 

Gli iscritti all'Associazione dei Pensionati della CIA Agricoltori Italiani della Puglia riuniti in assemblea per discutere dell’andamento dell’epidemia Covid-19.

 

Taranto – Una lettera indirizzata al presidente della Regione Puglia, al presidente del consiglio regionale e all'assessore alla Sanità per sollecitare un immediato intervento per contrastare la diffusione del nuovo coronavirus.

Gli iscritti all'Associazione dei Pensionati della CIA Agricoltori Italiani della Puglia riuniti in assemblea, assieme ai dirigenti della CIA, hanno discusso e preso atto dell’andamento dell’epidemia Covid-19.

Permangono ancora tutti gli elementi di preoccupazione circa il controllo e il contenimento dei contagi con le relative varianti, con la conseguente pressione sulle strutture sanitarie e su tutti i servizi connessi alla cura delle persone.

Continua a propagarsi il contagio e continuano le stragi silenziose nelle RSA.

Si aggravano, inoltre, le condizioni dei malati cronici. Si sono ridotti pericolosamente gli screening oncologici.

Pertanto la ANP e la CIA sollecitano il Governo della Regione Puglia a proseguire sulla strada di una massiccia somministrazione dei vaccini. A questo proposito è necessario che la stessa Regione eserciti una forte pressione verso il Governo Nazionale affinché in tempi congrui garantisca a tutti i cittadini, in primis gli anziani, la disponibilità delle dosi necessarie per le vaccinazioni.

Inoltre si chiede espressamente al Governo regionale di concordare con i medici di medicina generale le modalità di prenotazione e di somministrazione dei vaccini, da praticare possibilmente all’interno degli studi professionali dei medici, oppure in strutture idonee messe a disposizione dalle aziende sanitarie in ogni Comune. Si eviterebbero in questo modo gravosi disagi agli anziani per le lunghe code davanti alle farmacie ed ai CUP, in una stagione caratterizzata dai rigori invernali, ma anche gli spostamenti, a volte distanti parecchi chilometri, nei centri vaccinali. Tra l’altro i medici di famiglia costituiscono una rete di presenza capillare sul territorio, compreso i piccoli Comuni delle zone interne e rurali, conoscono i propri pazienti e hanno con loro un rapporto fiduciario. Rappresentano in definitiva l’ideale per vaccinare la popolazione anziana.

Infine per ANP e CIA resta aperto, nella nostra Regione, il tema dei servizi sanitari territoriali che sono la vera sfida per il futuro. Portare la sanità vicino ai cittadini, con strutture ambulatoriali o case della salute vicino alle persone, in particolare nelle aree interne e rurali, potenziare l’assistenza domiciliare, utilizzare diffusamente le nuove tecnologie come la telemedicina, valorizzare le reti sociali e del volontariato; in sostanza, rafforzare tutte le forme di tutela sociale per il miglioramento della qualità della vita soprattutto per le persone anziane.

Oggi questa sfida può essere vinta attraverso un impegno straordinario della pubblica amministrazione, anche utilizzando correttamente i fondi Europei, affinché si eliminano le attuali discriminazioni sociali e territoriali.

 L’aumento improvviso delle temperature fino ai 18 gradi in Puglia risveglia la natura con mandorli, peschi e prati fioriti che confermano i cambiamenti climatici in atto con il moltiplicarsi di eventi estremi, dal gelo al caldo improvviso. “E’ una finta primavera in Puglia, un fenomeno che ormai si ripete ogni anno, con mandorli e peschi fioriti prima del tempo, assoggettati a sbalzi termici improvvisi che spesso causano la perdita dei frutti- afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia- prati e piante mediterranee come il rosmarino in fiore, a pochi giorni da nevicate e gelate intense, la dicono lunga sul clima pazzo  che mette a rischio le produzioni agricole.  Il rischio è che gli alberi da frutto, impossibilitati a vivere adeguatamente la fase di quiescenza, possano subire un 'risveglio' anticipato, con fioriture anomale registrate già a partire da gennaio. A nulla vale più la programmazione degli orticoltori che in Puglia raccolgono broccoli, cavoli, sedano, prezzemolo, finocchi, cicorie, bietole, che maturano contemporaneamente con un evidente effetto anche sull’offerta”.

 

Con la natura sconvolta, a preoccupare è il possibile prossimo ed improvviso abbassamento della temperatura sulle piante in fiore con effetti disastrosi sulla raccolta dei frutti primaverile ed estiva. Se prima della fine dell’inverno – secondo Coldiretti  - ci sarà un brusco abbassamento della colonnina di mercurio al sotto dello zero sarà inevitabile una moria di gemme con i raccolti compromessi. Siamo di fronte in Puglia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, siccità e alluvioni ed il rapido passaggio dal freddo al caldo che ha fatto perdere oltre 3 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

   La tropicalizzazione del clima incide anche sui frequenti fenomeni siccitosi, in Puglia le aree a rischio desertificazione sono pari al 57% del territorio regionale con le carenze infrastrutturali e le reti colabrodo che contribuiscono a far perdere l’89% della pioggia caduta. Uno spreco inaccettabile, secondo Coldiretti, per un bene prezioso anche alla luce dei cambiamenti climatici che stanno profondamente modificando la distribuzione e l’intensità delle precipitazioni anche sul territorio nazionale.

 In vista della scadenza della terza rata Tari, 28 febbraio, Confcommercio Taranto chiede “un rinvio del termine di pagamento” e chiede “alle amministrazioni locali di rivedere le politiche tributarie nei confronti delle imprese del terziario” anche perché queste scontano i problemi di un anno di Covid. Il presidente Confcommercio Taranto, Leonardo Giangrande , in una lettera ai sindaci, evidenzia “come la emergenza sanitaria richieda misure concrete di sostegno alle imprese” e “sollecita un’attività di confronto immediato al fine di individuare dei percorsi atti a sostenere le attività, iniziando dall’avvio di politiche di riduzione, rinvio e laddove possibile esenzione, dei tributi locali”. Per Confcommercio, “è necessario che il confronto prenda in esame le disposizioni contenute nella legge 160 del dicembre 2019 che, a decorrere dal 2021, prevede l’adozione,da parte di Comuni, Provincie e Città Metropolitane - del “canone unico patrimoniale” che unifica il prelievo Tosap/Cosap (imposta comunale sulla pubblicità, affissione, insegne, occupazione spazi ed aree pubbliche ), impegnando i Comuni all’approvazione dei relativi regolamenti e delle tariffe per l’anno in corso”. Per Confcommercio, “gli interventi del Governo risultano del tutto insufficienti a garantire il superamento di questo difficile momento, aggravato dai riflessi sull’economia del territorio della crisi del settore industriale, e pertanto è necessario che le amministrazioni locali supportino le attività commercio, dei servizi e del turismo, attraverso l’adozione di politiche tributarie che sostengano le imprese in questa difficile prova di “resistenza” che sta impegnando il terziario tarantino”.  “Un primo concreto segnale - conclude Giangrande - lo si attende dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ho chiesto di considerare la possibilità di prorogare il termine di pagamento della terza rata Tari”. 

De Padova e Rubino: «Incontro positivo con Borzillo e il Consorzio Stornara e Tara»

Diminuire e differenziare le tariffe, stagione irrigua basata sull’andamento climatico

 

Taranto – Diminuire il costo delle tariffe irrigue, differenziare le stesse a seconda delle modalità di distribuzione dell’acqua, basare l’inizio e lo svolgimento della stagione irrigua in base alle necessità imposte dall’andamento climatico: sono queste le principali richieste che CIA Due Mari Taranto-Brindisi ha fatto presenti al Commissario Unico dei Consorzi di Bonifica Ninnì Borzillo e alla dirigenza del Consorzio di Bonifica Stornara e Tara.

Martedì 16 febbraio, infatti, proprio su richiesta di CIA Due Mari, si è tenuto un incontro in videoconferenza tra la declinazione provinciale di CIA Agricoltori Italiani e i rappresentanti delle autorità irrigue già menzionate; si è parlato delle tariffe irrigue, evidenziando che il costo per metro cubo praticato nel 2020 è elevato, poiché i considerevoli volumi di acqua utilizzati dalle aziende, a causa delle condizioni pedoclimatiche sfavorevoli (elevate temperature, esigenze agronomiche delle colture e caratteristiche fisiche del terreno), hanno fatto aumentare a dismisura il costo che le aziende pagheranno per ettaro.

Per tali ragioni le aziende agricole, per la stagione irrigua 2021, potrebbero non fare le prenotazioni irrigue al consorzio utilizzando i pozzi aziendali, allo scopo di ridurre le spese.

CIA Due Mari, inoltre, ha spiegato che sarebbe opportuno differenziare le tariffe fra i due impianti di distribuzione Sinni Vidis e San Giuliano, in quanto nei casi in cui l’acqua alle bocchette viene distribuita a pressione senza necessità di una pompa di spinta, il costo deve essere differente rispetto all’acqua che necessita di essere prelevata e immessa negli impianti aziendali, poiché non vi è pressione e ciò determina un aggravio dei costi per l’azienda agricola.

Peraltro, allo scopo di aumentare le prenotazioni, avvicinare e fidelizzare sempre di più gli utenti al Consorzio di Bonifica, oltre a ridurre il costo al metro cubo è necessario avviare la stagione irrigua seguendo l’andamento climatico e non altri parametri, erogando l’acqua già nei mesi di marzo/aprile, in particolare per le colture precoci.

«Per tale ragione abbiamo chiesto all’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia Donato Pentassuglia, che si è già attivato in tal senso, di rivedere gli accordi con la Basilicata – hanno dichiarato Vito Rubino e Pietro De Padova, rispettivamente direttore e presidente di CIA Due Mari – Riteniamo sia assurdo pagare 7 centesimi al metro cubo come ristoro del danno ambientale verso la Basilicata: le opere, all’epoca, sono state realizzate con soldi pubblici della collettività e destinate all’utilizzo sia della Basilicata che per la Puglia. È urgente rivedere i volumi da distribuire verso la Puglia con un calendario che parta dal mese di marzo e prosegua per tutto il mese di ottobre, sia per la Diga di San Giuliano che per la Diga di Monte Cotugno».

Nel corso dell’incontro la CIA ha evidenziato che bisogna intervenire per ridurre gli sprechi lungo la condotta: i trentacinque chilometri a cielo aperto del canale adduttore, opera ormai obsoleta, presentano numerose perdite aggravate dalla mancanza periodica di manutenzione e pulizia; tale condizione non fa altro che peggiorare ulteriormente il vettoriamento delle acque dalla Basilicata alla Puglia. Occorre affidare alle squadre di operai avventizi che conoscono la realtà territoriale la manutenzione/pulizia della rete idrica prima dell’avvio della stagione irrigua. Bisogna attivare la possibilità di attingimento dal fiume Bradano da utilizzare specialmente nei mesi estivi in caso di emergenza e/o riduzione della fornitura da parte della Basilicata. È necessario realizzare alla presa 4a una vasca di recupero, per far si che nei momenti di minori, attingimento di acqua da parte degli utenti anziché disperderla (come avviene ora nel corso della stagione irrigua) la risorsa idrica venga accumulata e reimmessa negli impianti. C’è la necessità di prevedere, laddove possibile, l’attivazione di integrazioni/collaborazioni con l’ARIF, recuperando vecchie opere inutilizzate, per consentire la distribuzione della risorsa idrica delle dighe, riducendo il prelievo dai pozzi e garantendo alle colture una qualità di acqua superiore.

È auspicabile valutare l’opportunità, in alcuni territori, di prelevare le acque reflue in collaborazione con Arif per immetterle nella rete irrigua. Occorre utilizzare, per ammodernare gli impianti, il finanziamento di diversi milioni di euro previsto con la delibera CIPE e destinato alle vasche della lama di Castellaneta fermo ed inutilizzato da diversi anni. È necessario monitorare tutta la rete degli acquedotti rurali e valutare la possibilità di abbassare il costo pagato dalle aziende zootecniche.

La CIA ha inoltre evidenziato che, per la prossima stagione irrigua 2021, occorre tener conto della presenza di criticità dovute alla crisi di liquidità che le imprese agricole stanno vivendo provocate sia da calamità diffuse che dalla mancata vendita di prodotti agricoli; occorre dare la possibilità di rateizzare i pagamenti, alle aziende che lo richiederanno, consentendo nel contempo di accettare le richieste di prenotazione per la stagione irrigua 2021.

Infine la CIA ha sottolineato la necessità di rivedere i piani di classifica relativi al tributo 630 e affidare alle imprese agricole la pulizia dei canali di bonifica, visto e considerato che le aziende agricole sono il presidio più importante per salvaguardare e manutenere il territorio.

«Ringraziamo il Commissario Borzillo per la sensibilità e la tempestività mostrata nel rispondere alla nostra richiesta d’incontro – hanno dichiarato Pietro De Padova e Vito Rubino dopo lo svolgimento dello stesso – Grazie anche alla dirigenza del Consorzio Stornara e Tara; i nostri interlocutori hanno accolto le nostre istanze e si sono resi disponibili a impegnarsi immediatamente per trovare le soluzioni adeguate alle questioni messe in rilievo».

 Con le chiusure imposte nel primo fine settimana di febbraio a 15mila bar, trattorie, ristoranti, 6500 pizzerie e 876 agriturismi, in Puglia si sono persi 12 milioni di euro, con un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare regionale per la riconferma della Puglia in zona arancione per la terza settimana consecutiva. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, organizzazione di settore per la quale è necessaria una robusta iniziazione di liquidità e provvedimenti di sostegno al lavoro per garantire che le aziende sopravvivano alla crisi. “Le misure più restrittive colpiscono 4 milioni di pugliesi che risiedono nella zona arancione, con pesanti effetti sulle attività produttive che trainano l’economia regionale - ribadisce il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia-gli effetti della limitazione delle attività di ristorazione  si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con cali di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato”. 

 

La spesa alimentare è tornata indietro di dieci anni su valori del 2010 nonostante che in termini percentuali si sia verificato un aumento rispetto alle altre spese. I consumi alimentari dei pugliesi fanno segnare un calo del 10% per effetto del crollo del canale della ristorazione – insiste Coldiretti Puglia - che non viene compensato dal leggero aumento della spesa domestica, mentre  si sono ingenerate le speculazioni sui prezzi dei beni di prima necessità, che vanno fermate per difendere la capacità degli pugliesi di rifornire le dispense di casa con cibo e bevande e garantire un giusto compenso agli agricoltori. In Puglia si calcola un PIL del valore di 69 miliardi di euro  con importanti segmenti economici che fanno da volano ad occupazione ed investimenti, dall’industria al commercio fino all’agricoltura che in queste aree rappresenta una realtà strategica del sistema produttivo. La spesa media mensile in Puglia è di 1.996 euro a famiglia, mentre per la spesa alimentare i pugliesi spendono 453 euro a nucleo familiare per la tavola. In complesso, secondo Coldiretti Puglia, quasi 22000 ristoranti, bar, mense e pizzerie  e gli agriturismi operanti in Puglia sviluppano un fatturato annuale di oltre 5 miliardi di euro che ora è praticamente azzerato, con i pesanti effetti che si trasferiscono direttamente lungo tutta la filiera a causa del taglio delle forniture di alimenti e bevande colpendo le aziende agricole ed alimentari per le quali è necessario prevedere adeguati ristori. “Complessivamente nel 2020 la ristorazione ha quasi dimezzato il fatturato (-48%) e gli agriturismi hanno vissuto un crack senza precedenti – precisa Filippo De Miccolis Angelini, presidente di Terranostra Puglia, associazione agrituristica di Coldiretti - con la perdita di fatturato di 60 milioni di euro. " Per effetto delle limitazioni imposte alla ristorazione è a rischio un sistema agroalimentare che in Puglia è assicurato grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle – conclude Coldiretti Puglia - più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione che nel 2020 a causa dell’emergenza Covid è sostenuta dalle consegne a domicilio e dall’asporto .

di Antonio Notarnicola

Si è spento pochi giorni fa, a causa di una malattia incurabile che non gli ha dato scampo, a 42 anni, l’imprenditore palagianese, Giuseppe Laterza, figura nota in ambito nazionale della gelateria artigianale.

Il turista o il semplice visitatore giunto da queste parti, sarà sicuramente capitato di far capolino al suo bar-gelateria, intitolato al padre “Mincuccio”, essendo ubicato nelle adiacenze della centralissima piazza, Vittorio Veneto, nelle immediate vicinanze vi è l’ex sede municipale.

La specialità della casa era senza dubbio il gelato preparato artigianalmente per chi era in cerca del gusto e della ricercatezza dei particolari d’altri tempi.

Ma la gelateria Mincuccio, non era solo gelato. Quest’anno, per esempio, i panettoni natalizi di casa Laterza, anch’essi confezionati artigianalmente, sono sbarcati in America, nel centralissimo distretto di Manhattan.

Gli americani, notoriamente spendaccioni ma anche indiscussi ricercatori del buongusto, hanno fatto man bassa dei panettoni made in Palagiano, senza possibilità di far ritorno a nessun esemplare, si parla di centinaia di pezzi

Nel 2017 la rivista di settore, Dissapore faceva notare l’eccellenza dei prodotti realizzati dal giovane imprenditore palagianese, Giuseppe Laterza come una delle piacevoli sorprese che appaiono sul panorama nazionale. Altro riconoscimento l’ottenne dalla Compagnia dei gelatieri che riunisce i migliori gelatai d'Italia, che lo definì "Un grande e talentuoso professionista”.

Il suo motto: “La vita è come un gelato, bisogna gustarlo prima che si sciolga”, sembra quasi un’appendice del suo stesso destino.

La sua ultima apparizione al cospetto del grande pubblico risale al 29 novembre scorso, allorché le telecamere della RAI Nazionale giunsero da queste parti per documentare le nostre prelibatezze agrumicole che il mondo intero ci riconosce, come le Clementine di Palagiano, di cui si annovera il riconoscimento Europeo dell’IGP- Clementine del Golfo di Taranto. In tale circostanza lo sfortunato imprenditore palagianese, con il suo carretto storico di gelataio ambulante, appartenuto a suo padre, presentò all’Italia come fare il gelato al mandarino.

Dopo la morte del padre, fondatore della gelateria in piazza centrale, Giuseppe, si è dedicato totalmente alla gestione e alla crescita dell’attività commerciale, dando un volto completamente rinnovato all’esercizio, all’altezza dei tempi ormai notevolmente cambiati dalla sua fondazione.

A tumulazione avvenuta l’imprenditore palagianese, lascia la moglie Marilù e i suoi due amati figlioletti, Domenico e Alba, cui vanno le condoglianze del “Giornale di Taranto”.

Agrumi a scuola a Taranto, con clementine, limoni, arance, mandarini e pompelmi a colazione e a merenda, oltre a spremute, pane e marmellata all’arancia ai bambini che sono tornati nelle aule. E’ un’iniziativa organizzata per sensibilizzare al consumo dei frutti stagionali contro il crack del comparto.

L’appuntamento è per domani, sabato 23 gennaio, dalle 9 presso il “Centro educativo Piccoli Clown” di Manduria, dove Coldiretti Taranto donerà il sacchetto di agrumi "gustoso e sano" degli agricoltori di Campagna Amica, che i bambini porteranno a casa.

Con la crisi causata dal Covid, i limiti alla movimentazione e le temperature più alte della media stagionale è crisi profonda per gli agrumi, come il crac per le clementine in provincia di Taranto, che restano invendute sugli alberi. I consumi sono in caduta libera del 60 per cento e i prezzi stracciati a 15 centesimi al chilogrammo, con una perdita del valore del 10 per cento per il calo della produzione lorda vendibile ferma a 70 milioni di euro rispetto ai 78 milioni dell’anno scorso.

“Le imprese agricole impegnate nella produzione di agrumi in provincia di Taranto sono 1.041, il 9 per cento del totale dell’imprenditoria agroalimentare ionica, con una produzione di clementine, arance e mandarini di 2,5 milioni di quintali – dice Coldiretti Taranto - un patrimonio da valorizzare attraverso un piano straordinario agrumicolo e un sostegno al reddito”.

“L’ascolto e l’attenzione riservata dall’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia, ci fa ben sperare sulla possibilità di intercettare risorse, individuando la formula migliore, per riconoscere indennizzi agli agricoltori che, da novembre scorso, stanno denunciando la grave crisi che il comparto agrumicolo della provincia di Taranto sta vivendo. Di 2,5 milioni di quintali di agrumi prodotti, ben 1,5 milioni sono rimasti invenduti”, afferma il presidente di Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo.

Per questo Coldiretti ha chiesto aiuti urgenti ai produttori di agrumi pugliesi e che l’assessore regionale, in qualità di coordinatore della Commissione nazionale per le politiche agricole, si faccia portavoce di una proposta formale al Ministero: si chiede che il codice Ateco corrispondente alla produzione agrumicola possa rientrare tra quelle attività beneficiare dell’esonero contributivo, a valere sull’art. 222 del Decreto Rilancio.

“Il trend della campagna agrumicola 2020/2021 è drammatico e ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche sull’ambiente e sulla salute dei consumatori”, ha lanciato l’allarme il presidente Cavallo.

“Coldiretti – ricorda Aldo Raffaele De Sario, direttore Coldiretti Taranto - ha anche chiesto la scrittura del piano agrumicolo regionale, una stretta sui controlli degli agrumi importati dall’estero e l’avvio di controlli a tappeto anche nei mercati generali. Bisogna assicurarsi che sulle etichette sia indicata chiaramente l’origine del prodotto. E’ importante anche stringere accordi con la grande distribuzione organizzata per la commercializzazione di agrumi 100 per cento Made in Puglia e lo stanziamento delle risorse per il risarcimento dei danni subiti dai produttori e dai vivaisti in caso di obbligo di espianti”.

La Regione Puglia ha eliminato l’obbligo di acquisizione del durc (il documento unico di regolarità contributiva) per il rinnovo delle concessioni agli ambulanti scadute a fine 2020. Lo stabilisce una circolare del dipartimento Sviluppo economico arrivata ai responsabili degli uffici Commercio e attività produttive dei Comuni.

    "Per fortuna, oltre a fare chiarezza, ha prevalso il buonsenso”, commenta il presidente regionale della Confcommercio, Alessandro Ambrosi. “Si è appreso che molti Comuni pugliesi, nell’ambito delle procedure finalizzate al rinnovo d’ufficio delle concessioni, richiedono il documento unico di regolarità contributiva e fiscale (durc) quale elemento essenziale. Questo è illegittimo”. 

 

 “Bene ha fatto la Regione", aggiunge Ambrosi, "a chiarire tale circostanza, che rischiava di abbattersi come una mannaia su un settore già fortemente provato dalle restrizioni e dai provvedimenti di chiusura presi dai sindaci di alcuni comuni a macchia di leopardo, come già abbiamo più volte nelle scorse settimane denunciato. Sarebbe stata la mazzata finale per il commercio su aree pubbliche”.

    Sulla questione era intervenuta anche l‘assessora allo Sviluppo economico di Bari, Carla Palone, la quale precisa: “Naturalmente, il fatto di non dover presentare il durc per le autorizzazioni non significa che si possano tollerare atteggiamenti non conformi alla legge che va rispettata, sempre e comunque. Anzi, cogliamo l’occasione per lanciare un appello agli operatori, che eventualmente non lo fossero, di mettersi in regola. Intanto, però, possono continuare a lavorare”. 

Federmoda Taranto, la federazione di categoria di Confcommercio, chiede alla Regione Puglia di aiutare  le imprese del dettaglio moda in una richiesta di aiuti, da inoltrare al Governo, per il settore. Per Federmoda Taranto, “il  bilancio del week end  è stato negativo. Il maltempo ha largamente contribuito a vanificare l’apertura domenicale dei negozi della moda per i saldi invernali 2020”. 

 

 Le attività del settore abbigliamento, calzature e accessori,a 5r giorni dalla partenza dei saldi, tirano le somme per la prima settimana, solitamente strategica per l’andamento di una stagione saldi, e dichiarano che “rispetto allo scorso anno,gli incassi viaggiano a -70%. Un po’ di movimento lo si è registrato nel primo giorno di partenza, già alla seconda giornata gli scontrini battuti erano al disotto della media pre Covid”. Federmoda dichiara che sono andate “deluse tutte le attese dei commercianti che avevano confidato nell’esito del fine settimana, ritenuto erroneamente incentivante per lo shopping in considerazione anche della possibilità di poter fruire dell’orario prolungato di apertura e della apertura domenicale”. Per Mario Raffo, presidente Federmoda Taranto, “l’andamento del settore moda continua ad essere pericolosamente molto ma molto critico.“Dopo una stagione 2019/20 devastante, contrassegnata da perdite del 50%, ci presentiamo allo start del nuovo anno - aggiunge Raffo -  tra contrazione dei consumi, orari ridotti, zone arancioni e rosse ed una falsa partenza”. 

 

 Le collezioni sulle quali abbiamo registrato gravi perdite già nel 2020 sono quelle ordinate del 2019, e quelle in vendita attualmente sono le nuove che abbiamo acquistato in piena crisi pandemica, confidando nella ripresa che non ci è stata” rileva ancora Raffo. Per il presidente di Federmoda Taranto, “due anni di fila di dimezzamento degli incassi, può rappresentare la fine di una attività. Se lo scorso anno in molti hanno resistito ed hanno stretti i denti, il 2021 vedrà la cessazione di varie attività”. 

Con la crisi causata dal Covid, i limiti alla movimentazione e le temperature più alte della media stagionale è crisi profonda per gli agrumi, come il crac per le clementine in provincia di Taranto, che restano invendute sugli alberi, a causa dei consumi in caduta libera del 60 per cento e prezzi stracciati a 15 centesimi al chilogrammo, con una perdita del valore del 10 per cento per il calo della Produzione Lorda Vendibile, ferma a 70 milioni di euro rispetto ai 78 milioni dell’anno scorso.

E’ quanto ha denunciato Coldiretti Taranto all’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia, che tempestivamente ha accolto l’appello degli agricoltori di fare il punto della situazione e tracciare il futuro dell’agrumicoltura in Puglia con provvedimenti ad hoc per il comparto.

“E’ necessaria l’istituzione di un tavolo agrumicolo permanente, considerato che la crisi del comparto è strutturale, e un Piano agrumicolo regionale che preveda il sostegno per nuovi impianti e una rigenerazione del patrimonio agrumicolo in provincia di Taranto”, ha chiesto il direttore della Coldiretti regionale, Pietro Piccioni, nel corso dell’ampio e costruttivo confronto con l’Assessore Pentassuglia.

"Le imprese agricole impegnate nella produzione di agrumi in provincia di Taranto sono 1.041, il 9 per cento del totale dell’imprenditoria agroalimentare ionica, con una produzione di clementine, arance e mandarini di 2,5 milioni di quintali – dice Aldo Raffaele De Sario, direttore Coldiretti Taranto -; è un patrimonio da valorizzare attraverso un piano straordinario agrumicolo e un sostegno al reddito. “Da novembre scorso abbiamo denunciato la grave crisi che il comparto agrumicolo della provincia di Taranto sta vivendo. Di 2,5 milioni di quintali di agrumi prodotti, ben 1,5 milioni sono rimasti invenduti”, ha aggiunto il presidente di Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo, lamentando l’andamento al ribasso di un “mercato freddissimo a causa del crollo dei consumi e dei prezzi molto al di sotto dei costi di produzione, con il rischio deflazione nei campi con arance e clementine che restano invendute sugli alberi”, ha aggiunto Cavallo.

Per questo Coldiretti ha chiesto aiuti urgenti ai produttori di agrumi pugliesi a titolo di indennizzo una tantum al fine di compensare il danno subito, a causa del temporaneo crollo dei mercati cagionato dall’emergenza da Covid 19 e che l’assessore regionale, in qualità di coordinatore della Commissione nazionale per le politiche agricole, si faccia portavoce di una proposta formale al Ministero affinché anche il codice Ateco corrispondente alla produzione agrumicola possa rientrare tra quelle attività beneficiare dell’esonero contributivo, a valere sull’art. 222 del Decreto Rilancio.

“Anche la campagna agrumicola 2020/2021 ha subito insidie letali per il settore, dalle importazioni di prodotto dall’estero senza passaporto verde, al crollo dei prezzi, ai rischi ambientali che le imprese agricole subiscono quotidianamente, un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori, su cui è necessario intervenire drasticamente”, ha lanciato l’allarme il presidente Cavallo. Coldiretti ha anche chiesto una stretta sui controlli degli agrumi importati dall’estero che invadono il mercato interno e avvio di controlli a tappeto anche nei mercati generali per assicurarsi che sulle etichette sia indicata chiaramente l’origine del prodotto, oltre ad accordi con la Grande Distribuzione Organizzata per la commercializzazione di agrumi 100 per cento  Made in Puglia e lo stanziamento delle risorse per il risarcimento dei danni subiti dai produttori e dai vivaisti in caso di obbligo di espianti.

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