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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1911)

 

“In riferimento ai crediti vantati dalle imprese che le risultano associate AIGI, Acciaierie d’Italia precisa che l’esposizione corrente per servizi resi nel 2023 è ampiamente inferiore ai dati pubblicati dalle associazioni di categoria ed è disponibile a una verifica condivisa”. Lo dichiara Acciaierie d’Italia. “Relativamente ai crediti ceduti dai fornitori a Banca Ifis per l’anticipo degli importi, Acciaierie d’Italia - spiega la società - informa di aver sempre onorato tutte le scadenze mensili nei confronti dell’Istituto finanziario, inclusa quella del 31 dicembre scorso”.

La particolare situazione dell’indotto di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, a Taranto, fa saltare la normalità delle mense e la fornitura dei pasti caldi sia nelle sale di refezione che sui posti di lavoro. Acciaierie ha infatti comunicato oggi che le mense Acciaieria 1, Pla (Produzione lamiere) 1 e Ima (Impianti marittimi) 3 “saranno regolarmente aperte e serviranno cestini freddi in sostituzione del pasto caldo”. Normalmente, invece, i dipendenti di Acciaierie, che hanno un menù predisposto su base settimanale, possono scegliere tra cinque primi e quattro secondi caldi. Ogni giorno sono preparati migliaia di pasti. La copertura è assicurata su primo e secondo turno. Nel primo, con le mense e la consegna sulle postazioni di lavoro, nel secondo turno, invece, solo con la consegna.

    La distribuzione dei cestini al posto dei piatti caldi è dovuta al fatto che il personale dell’impresa Pellegrini, addetta al servizio di refezione nel siderurgico, sta entrando in fabbrica, nelle primissime ore del mattino, in numero inferiore rispetto alle necessità organizzative a causa dei presìdi di protesta in corso davanti alle portinerie di stabilimento da parte dell’indotto che rivendica i pagamenti arretrati. 

Stessa difficoltà per il servizio di pulizia dei luoghi di lavoro, appaltato alla stessa Pellegrini. I sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno già protestato con Acciaierie chiedendo “la giusta igiene e pulizia dei luoghi di lavoro” mentre, visto che non ci sono i pasti caldi, è stata chiesta per gli operai normalisti l’uscita alle 15 con ingresso alle 7. 

    Aigi, l’associazione delle imprese dell’indotto, dichiara oggi che “l’interruzione di tutte le attività proclamata da tutte le aziende operanti all’interno dello stabilimento e del porto, è volta al solo fine di tutelare la sopravvivenza di tutte le aziende dell’indotto che attendono ancora da mesi di ottenere quanto dovuto a fronte del lavoro svolto sino a ora. Acciaierie d’Italia, infatti, continua a non pagare le fatture dei suoi fornitori e l’attuale management, in questo momento, è l’unico responsabile, in quanto è l’unico soggetto in grado di garantire il pagamento delle fatture, propedeutico allo svolgimento delle attività di manutenzione e prosecuzione delle attività produttive dello stabilimento. Auspichiamo quindi - conclude Aigi - da parte del Governo una ripresa immediata dell’interlocuzione con l’indotto al fine di scongiurare gli effetti nefasti derivanti dall’eventuale amministrazione straordinaria” conclude Aigi. 

“In merito alla proposta di accordo inviata lo scorso giovedì 18 gennaio al Governo italiano, al momento Arcelor Mittal non ha ricevuto riscontro”. Lo dicono fonti vicine alla multinazionale dell’acciaio. La proposta é quella inviata al premier Meloni e al sottosegretario alla presidenza Mantovano. “Accettiamo di essere diluiti al rango di azionisti di minoranza (e perdere il controllo congiunto e qualunque potere di veto o casting vote) attraverso la conversione dei finanziamenti soci e un’iniezione di capitale da parte di Invitalia”, ha scritto il ceo Aditya Mittal a Meloni e Mantovano. Inoltre, prosegue la lettera, “al fine di eliminare ex ante qualunque preoccupazione in materia di aiuti di Stato, AM è altresì disponibile a contribuire in ADIH esattamente un terzo del contributo pubblico finalizzato all’acquisto dei rami”.

    “Confermo che siamo disponibili - ha scritto ancora Mittal - a vendere la nostra partecipazione azionaria a un investitore che il Governo dovesse indicare a un prezzo almeno pari a tale nostro ultimo intervento”. Ma viene anche confermata la disponibilità a cedere l’intera partecipazione “a Invitalia per un prezzo che riflette solo una frazione del nostro investimento per cassa”. Invitalia ha declinato, ma “l’offerta rimane sul tavolo nel caso in cui il Governo desiderasse riconsiderarla”. Mittal ha affermato infine che “siamo disponibili a rimanere come partner strategico di minoranza che fornisca esperienza tecnica e industriale mentre il Governo decide una soluzione permanente”.

Per il futuro dell\'ex Ilva di Taranto siamo alle grandi manovre. Partirà dal Senato, a quanto si apprende, l\'esame del decreto legge con disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico, varato martedì dal Consiglio dei ministri.

Il provvedimento - pubblicato nella serata di ieri in Gazzetta ufficiale - rafforza, in caso di ricorso all\'amministrazione straordinaria, le misure già presenti nell\'ordinamento a tutela della continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi, fra cui l\'ex Ilva, e prevede garanzie di cassa integrazione straordinaria durante l\'eventuale amministrazione straordinaria. Il decreto prepara la strada per l\'utilizzo della norma nell\'ambito del confronto con ArcelorMittal sull\'ex Ilva.

\"Continua l’interlocuzione già avviata con tutti gli attori del sistema siderurgico per elaborare il piano siderurgico nazionale, che è nostra intenzione presentare al Paese entro giugno. Consulteremo tutti gli attori. Un piano che possa concretizzare il rilancio siderurgico del nostro Paese”. Lo ha detto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a proposito del sito pugliese intervenendo alla video call che insieme al ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha avuto con le associazioni dell’indotto di Taranto. Lo riferiscono fonti presenti alla video call. “Lo stiamo facendo con Arvedi, con l’accordo di programma che dovrebbe essere sottoscritto a febbraio, lo stiamo facendo a Piombino, con due significative ipotesi di investimento complementari, una Metinvest, con cui abbiamo firmato un protocollo d’intesa, l’altra Jindal che ho incontrato proprio in questi giorni e con cui dovremmo concludere la prossima settimana per far risorgere il polo siderurgico, green in questo caso, di Piombino. Inoltre - ha detto Urso - c’è la lodevole attività che stanno svolgendo gli acciaieri del Nord che sono i più avanzati sul piano della sostenibilità ecologica a livello europeo e che contribuiranno a questo piano che è nostra intenzione realizzare”. Le fonti aggiungono che il ministro Urso ha sostenuto che “quello che era il più importante stabilimento siderurgico europeo, l’ex Ilva, può tornare ad essere uno dei più significativi stabilimenti siderurgici green d’Europa con le sue realtà a Taranto, Genova e Novi Ligure. Noi siamo impegnati affinché ove si passasse attraverso l’amministrazione straordinaria, questo percorso fosse celere stiamo già interloquendo con diversi - e quando parlo di diversi significa che dico più di 3-4 - interlocutori importanti sul piano internazionale, interessati a investire nell’ex Ilva di Taranto”. “Nostra intenzione - ha specificato Urso - è che attraverso l’amministrazione straordinaria, ove questa fosse la strada, si puntasse non solo alla continuità produttiva e alla manutenzione degli impianti, ma anche, ovviamente, e da subito, all’aumento della produzione di Taranto che lo scorso anno sarà pari, se non inferiore, a quella negativa del 2022 - ha spiegato Urso -. La decisione dell’amministrazione straordinaria e di far scendere in campo il Governo è dovuto anche a questo, ad evitare la lenta ma continua e progressiva riduzione della capacità produttiva di Taranto che comunque avrebbe avuto ripercussioni anche sulle vostre imprese”.

Si terrà a Taranto sabato 20 gennaio con inizio alle nove e trenta la conversazione di aggiornamento professionale dal titolo «Perché una holding?». L’incontro  -di sicuro interesse per commercialisti, avvocati, notai, private banker ed imprenditori- sarà ospitato nella sala conferenze della Banca di Bari e Taranto Credito Cooperativoed è organizzato dalla locale Fondazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. Per comprendere la importanza ed attualità della materia basti dire che i Paesi membri dell’Unione Europea e non, da anni si contendono la attrattività della propria giurisdizione quale sede legale delle società holding, in molti casi arrivando a concedere tassazione pari a zero per i dividendi che la holding stessa riceve dalle sue partecipate (è il caso, ad esempio, di Belgio, Cipro, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda, Spagna, Svezia e Regno Unito). In Italia la cosiddetta holding di famiglia, i cui soci sono appartenenti alla medesima famiglia, costituisce una tipologia di holding particolarmente importante ed è in assoluto la più diffusa. In completa armonia con il tessuto economico e produttivo della nazione, che è in gran parte costituito da imprese a guida familiare, moltissime delle quali di dimensione piccola o media. La holding di famiglia rappresenta anche una soluzione valida al sempre attuale problema del passaggio generazionale, offrendo vantaggi quali la possibilità di gestire il passaggio riducendo al minimo le conflittualità familiari, che sono spesso causa di rallentamenti –se non addirittura di paralisi– dell’attività aziendale. Ad esempio, pianificare il trasferimento della proprietà azionaria e della responsabilità gestionale di un’azienda attraverso lo strumento della holding consente di separare gli interessi degli eredi concretamente interessati e preparati a misurarsi con la gestione dell’impresa, da quelli di chi guarda ai soli redditi derivanti dalla detenzione di azioni o quote, ma non in grado di partecipare alle scelte gestionali.  Tra le cento più ricche famiglie imprenditoriali italiane, il ricorso alla holding per “regnare” sul gruppo aziendale  sottostante è un must: la famiglia Benetton(Luciano, Giuliana, Gilberto e Carlo)  ha messo a capo dei loro diversi investimenti la holding Edizione Srl. Antonio Percassi(padre di sei figli) è a capo della holding Odissea Srl, attiva nel settore immobiliare e negli outlet. L’elenco potrebbe continuare quasi senza fine. Dopo i saluti istituzionali del Presidente della Fondazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto Laura Baccaro e del Presidente dell\'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto Francesco Vizzarro, interverranno in qualità di relatori all’evento, accreditato ai fini della formazione dei professionisti contabili: Achille Carrabba (Notaio), Domenico Santoro (Dottore Commercialista) ed Emilio Meneghella (Chartered Accountant).

 

Dalle 6 di oggi è in corso la protesta a oltranza delle imprese dell’indotto siderurgico di Taranto, protesta guidata dalle associazioni Aigi, Confapi e Casartigiani, contro il rischio che anche Acciaierie d’Italia finisca in amministrazione straordinaria come è giá accaduto a Ilva a gennaio 2015. Aigi esprime la maggior parte delle imprese che lavorano con l’acciaieria di Taranto fornendo servizi e forniture, anche a Confapi fanno capo le imprese, mentre a Casartigiani i trasportatori. Questi ultimi avevano già cominciato una protesta dal 2 gennaio, fermandosi con i loro mezzi sul piazzale della portineria C del siderurgico, e poi l’altro ieri l’avevano sospesa a fronte di pagamenti ricevuti sui lavori arretrati. Da stamattina peró le tre sigle riprendono a protestare insieme in quanto temono che l’amministrazione straordinaria di Acciaierie possa mandare in fumo i loro crediti creando grossi problemi alle aziende. Solo Aigi calcola il mancato pagamento di fatture in questa fase per circa 120 milioni. “Per senso di responsabilità verso i lavoratori, la cittadinanza e il territorio, saranno garantite esclusivamente le prestazioni attinenti la sicurezza degli impianti. La ripresa delle prestazioni potrà essere presa in considerazione esclusivamente a fronte della messa in sicurezza di tutti i crediti maturati al 31.12.2023 e dell’istituzione di un tavolo permanente sul futuro dello stabilimento e sulle sorti dell’economia dell’intera città”. Così Aigi, Confapi e Casartigiani presentano la protesta che si avvia da oggi. Che si esprime con un’assemblea in corso davanti alle portinerie della fabbrica. Gli associati di Aigi sono davanti alla portineria C. Sono assicurate solo le azioni minime per la salvaguardia e la sicurezza degli impianti. Infine, oggi alle 15 il Governo riceverà di nuovo i sindacati per informarli dei nuovi passi compiuti sulla crisi di Acciaierie. 

Nella complicatissima vicenda di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, si aprono altri due fronti critici: l’avvio della nuova cassa integrazione straordinaria nello stabilimento di Taranto e la stretta sul credito annunciata dalla banca che la stessa Acciaierie d’Italia ha delegato a trattare e gestire le fatture dei fornitori e delle imprese dell’indotto. Per la cassa straordinaria, il sindacato Usb ha comunicato che nelle scorse ore Acciaierie ha inoltrato alle sigle metalmeccaniche la lettera che avvia la procedura per l’avvio di un nuovo anno di sospensione dal lavoro dall’1 gennaio scorso alla luce della proroga disposta dal Governo. La cassa straordinaria è già in atto in Acciaierie da molto tempo e il 2023 si é chiuso con 3mila addetti sospesi temporaneamente dal lavoro, di cui 2.500 solo a Taranto, dove i dipendenti sono 8.200. Le norme ora prevedono che per quest’anno per le imprese di interesse strategico nazionale che hanno in corso piani di riorganizzazione aziendale con almeno 1.000 lavoratori dipendenti, sia autorizzato con un decreto del ministero del Lavoro - a domanda e in via eccezionale - un ulteriore periodo di cassa straordinaria fino al 31 dicembre 2024. 

Sul fronte indotto-credito-fatture emesse verso Acciaierie, Aigi, l’associazione che raggruppa molte imprese che lavorano nell’ex Ilva, segnala che la banca individuata dalla società siderurgica ha inviato nelle scorse ore una comunicazione allo stesso indotto, specificando che l’istituto di credito “ha preso atto della comunicazione della presidenza del Consiglio dei ministri in data 8 gennaio 2024 in cui si rende noto l’indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento nemmeno come socio di minoranza in Acciaierie d’Italia”. C’è quindi il “rischio di non continuità aziendale”, si legge nella lettera che la banca ha inviato all’indotto, e quindi si comunica “la revoca con effetto immediato del plafond prosoluto da essa concessa sul debitore ceduto”. “Nessun ulteriore credito - afferma la banca -, rispetto a quelli la cui cessione era già stata perfezionata e resa efficace nei confronti del debitore ceduto, potrà ritenersi accolto in garanzia. I contratti già oggetto di cessione saranno disciplinati secondo le previsioni di contratto di factoring in essere tra le parti”. Allarmata l’Aigi per la stretta sul credito all’indotto. L’associazione ha chiesto ai ministri Urso, Fitto e Calderone, nonchè al sottosegretario alla presidenza, Mantovano, di essere ricevuta domani. Evidenziando sia la rottura tra Governo e Mittal sul futuro di Acciaierie (“abbiamo sperato che si potesse giungere ad un accordo che conciliasse produzione, investimenti, interventi per la decarbonizzazione e lavoro”), ma anche la stretta bancaria, Fabio Greco, presidente di Aigi, scrive al Governo che le imprese “sono strangolate da una situazione finanziaria complessa già dal 2015 con la dichiarazione di amministrazione straordinaria”. “Ed ora - rileva Greco - sono sull\'orlo del baratro a causa di crediti insoluti e mancati ordini. Saranno costrette a fare ricorso allo strumento della cassa integrazione”. Preoccupazione, infine, l’Aigi manifesta sul fatto che la banca delegata da Acciaierie alle operazioni sulle fatture, abbia “interrotto la cessione dei crediti alle aziende che ne avevano fatto ricorso”. Questa mattina, infine, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, sarà al presidio di protesta degli autotrasportatori di Casartigiani che dal 2 gennaio stazionano con i loro mezzi sul piazzale della portineria C del siderurgico per rivendicare da Acciaierie il pagamento delle fatture arretrate e scadute. 

 “ArcelorMittal è favorevole al versamento da parte di Invitalia di ulteriori 320 milioni di euro di capitale fresco per supportare le operation di AdI, con la propria conseguente diluizione al 34%”. Lo precisano fonti legali vicine ad Arcelor Mittal a proposito dell’incontro di ieri sera col Governo e Invitalia su Acciaierie d’Italia. ArcelorMittal, si precisa, è anche favorevole all’acquisizione degli impianti da Ilva in amministrazione straordinaria che era originariamente prevista per maggio 2022 e in seguito posticipata a maggio 2024. Si fa presente da parte delle stesse fonti che al momento dell’investimento di 400 milioni in AdI da parte di Invitalia, pari al 38% della società, avvenuto nella primavera del 2021, ArcelorMittal ha accettato di condividerne il controllo e la governance al 50% sulla base dell’impegno a erogare misure di supporto pubblico fino alla concorrenza di 2 miliardi di euro. A oggi, dicono le fonti legali, solo 350 milioni di misure pubbliche sono state erogati da Invitalia e dal Governo italiano. I legali fanno poi presente che la proposta di Invitalia di funding e diluizione al 34% di ArcelorMittal, prevede anche la cessazione del controllo condiviso al 50% tra i due soci. Controllo condiviso del quale invece oggi beneficia Invitalia, detentrice di una quota del tutto simile, pari al 38%. La cessazione del controllo condiviso - sostengono gli avvocati della multinazionale - “va in direzione contraria a tutte le interlocuzioni avvenute. E ArcelorMittal si sarebbe aspettata  invece di poter continuare a esercitare il ruolo di partner industriale di Invitalia, con il medesimo status di controllo al 50%  anche a pesi azionari invertiti”. “In quest’ottica - si conclude - ArcelorMittal conferma la volontà di collaborare con il Governo italiano a livello tecnico e tecnologico per la decarbonizzazione e la transizione ambientale dell’azienda”. 

Nulla di fatto per l\\\'ex Ilva di Taranto all\\\'incontro tenutosi ieri a Palazzo Chigi. Lo Stato è disposto a mettere 

630 milioni per il salvataggio dell\\\'azienda ma il socio di maggioranza Arcelor Mittal che non ritiene strategico lo stabilimento 

siderurgico tarantino e non vuole quindi impegnarsi.

<La delegazione del Governo - riferisce Palazzo Chigi- ha proposto ai vertici dell’azienda la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, così da concorrere ad aumentare al 66% la partecipazione del socio pubblico Invitalia, unitamente a quanto necessario per garantire la continuità produttiva. Il Governo ha preso atto della indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento, anche come socio di minoranza, e ha incaricato Invitalia di assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale».

A questo punto si potrebbe riaprire lo scenario dell’amministrazione straordinaria. Il governo ha convocato i sindacati per giovedì 11 gennaio e in quella sede potrebbero essere forniti i dettagli della procedura che si intende seguire.

L’assemblea degli autotrasportatori di Casartigiani Taranto, alla portineria C area Tir del siderurgico ex Ilva di Taranto, continuerà fino al 12 gennaio. È quanto deciso ieri sera in seguito agli esiti dell’incontro tra Governo e Arcelor Mittal. “Risultati che, ancora una volta, lasciano intendere che ci si ritrovi dinnanzi a una situazione dai contorni poco chiari e dal futuro instabile, in cui i lavoratori vengono costantemente lasciati ai margini” commenta Casartigiani che nei giorni scorsi in un documento al Governo ha scritto che il credito vantato dal settore trasporto verso l’ex Ilva ammonta a circa 20 milioni.

“Gli autotrasportatori - dichiara Casartigiani - continueranno l’assemblea fin quando non verranno saldati i pagamenti di tutte le fatture scadute entro la data sopra indicata. Qualora i pagamenti non venissero disposti, saranno costretti ad avviare ulteriori azioni a tutela dei propri diritti. Gli autotrasportatori restano in attesa di essere ricevuti dai vertici di Acciaierie d’Italia, disponibili a sottoscrivere un accordo di rientro delle somme dovute”. 

I sindacati hanno definito gravissimo il comportamento di Mittal ritenendo necessari il controllo pubblico dell\\\'azienda e interventi che mettano in sicurezza i lavoratori, compresi quell\\\'indotto la salvaguardia occupazionale, la salute e la sicurezza, il risanamento ambientale e il rilancio industriale. 

Lu.Lo.

Speravamo che l’ingresso dello Stato nell’azionariato del siderurgico

segnasse un cambio di passo stabile rispetto al passato. Al contrario, l’azienda continua a

disattendere gli accordi commerciali con i propri fornitori. A partire dai trasportatori, le nostre

imprese si trovano ancora una volta a fare i conti con gravi ritardi di pagamento, in spregio a

qualsivoglia norma contrattuale e negoziale. C’è molta preoccupazione per il futuro di Acciaierie

d’Italia e siamo in attesa di conoscere l’esito delle trattative in sede governativa” – così

Francesco Sgherza, Presidente di Confartigianato Imprese Puglia, commenta l’ennesima

vertenza tra le imprese dell’indotto e l’ex Ilva.

Gli autotrasportatori, in particolare, così come molte altre imprese dell’indotto, hanno

garantito continuità nella fornitura dei loro servizi nonostante i gravi ritardi nei pagamenti

che in alcuni casi sono avvenuti solo a parziale saldo delle fatture. Sebbene l’azienda stia in

proprio in queste ore cominciando a sanare gli arretrati più risalenti (fine 2022 e primi mesi

del 2023), le criticità sono ancora molte e ad esse si aggiunge l’incertezza sul futuro di

Acciaierie d’Italia, il cui dossier è al centro di trattative tra il Governo, Invitalia e Arcelor

Mittal, che si incontreranno nuovamente la prossima settimana.

Per i trasportatori lo spettro è quello della gestione commissariale dell’ex Ilva che ha

determinato in molti casi pagamenti irrisori rispetto ai servizi forniti, con conseguenze

devastanti per imprese, lavoratrici e lavoratori.

Il cronico e prolungato ritardo nei pagamenti si somma al fatto che già prima dell’ingresso di

Invitalia l’azienda aveva radicalmente rivisto le modalità di assegnazione dei trasporti,

innescando un regime di spietata competizione tra i piccoli vettori, con il risultato che in

moltissimi sono rimasti esclusi dal sistema. A farne le spese sono state in primis le piccole

imprese fornitrici storiche del siderurgico, che hanno sempre dato il proprio contributo,

specie negli anni di maggiore difficoltà dell’ex Ilva.

“È francamente incredibile che il fatto che ADI stia dando seguito al pagamento di fatture della

fine del 2022 e di inizio 2023 debba suonare come una vittoria, quando non è altro che

l’adempimento di un obbligo contrattuale – continua Michele Giglio, presidente regionale

dei Trasportatori di Confartigianato Puglia. Ci auguriamo che gli incontri della prossima

settimana abbiano come esito il superamento, una volta per tutte, di questa situazione che si

trascina ormai da anni. È assolutamente necessario e urgente recuperare il prima possibile la

normale operatività di un polo industriale strategico del Paese, a partire dai rapporti con

centinaia di piccole imprese del territorio di fatto espulse dall’indotto ex Ilva: occorre lavorare

nell’interesse della correttezza dei rapporti e nell’ottica di una competitività sana tra le aziende

fornitrici, non unicamente improntata al principio del massimo ribasso ma tesa all’innovazione e

al miglioramento dei processi aziendali.

Proprio per questo e per rappresentare al meglio lo stato delle nostre imprese, abbiamo avviato

ogni utile interlocuzione politica sul piano nazionale e territoriale, a partire da quella con il prefetto di Taranto>.

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