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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

Cgil, Cisl e Uil riaccendono i riflettori sul porto di Taranto e lo fanno in un’altra delle fasi delicate di questa infrastruttura che danni, purtroppo, attende il suo reale rilancio e la sua collocazione strategica nell’ambito dei traffici internazionali. La contingenza è dettata dai lavori di infrastrutturazione che secondo i ben informati rappresenterebbero, dopo l’Expo, il cantiere più importante italiano, sia per estensione, sia per spesa prevista.

Ma il nodo che pongono i segretari del sindacato confederale tarantino, Massafra, Fumarola e Turi, riguardano soprattutto il tema occupazionale. Perché per i lavori ai nastri di partenza sarebbero state individuate imprese dell’appalto che avrebbero tranquillamente evaso ben due impegni assunti alla Prefettura di Taranto, tra grandi committenze, parti sociali e associazioni datoriali: quello sulla legalità e quello sulla costituzione dei cosiddetti bacini occupazionali.

"Chiedevamo, alla vigilia dell’apertura di importanti cantieri in città, tra Aia, Ilva e porto – dicono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil – il rispetto di regole ferree in termini di legalità per evitare non solo procedure trasparenti per i lavori di potenziamento dell’hub tarantino, ma anche il rispetto di quella clausola sociale che è unica vera risposta alla crisi occupazionale locale. La situazione in realtà – denuncia il sindacato tarantino – sarebbe di grave fumosità, con impiego di manodopera a basso costo, per lo più straniera e disposta ad accettare condizioni di lavoro da terzo mondo. Tutto in barba all’assoluta assenza di controllo da parte delle istituzioni preposte. Non vogliamo che il porto – dicono ancora Massafra, Fumarola e Turi – da occasione di sviluppo diventi luogo di sfruttamento del lavoro, ma anche il simbolo in negativo di una complessiva deregulation del mercato che pone al ribasso il tema dei diritti e delle garanzie e lascia tragicamente fuori proprio i migliaia di lavoratori tarantini che da anni subiscono sulla loro pelle, con cassa integrazione, mobilità e licenziamento, gli effetti di una crisi che rischia di impoverire il territorio per la seconda volta".

Per proporre, per la prima volta nella città di Taranto, un approccio pratico alla innovativa “Economia condivisa” (sharing Economy), da oggi c’è il Progetto ReVES 2 (Rete per il Volontariato Etico e Solidale 2) che, fino al settembre del 2016, vedrà operare in rete il volontariato, e non solo, coinvolgendo gli stakeholder del territorio, i cosiddetti “portatori di interessi”.

L’iniziativa, finanziata dalla Fondazione con il Sud nell’ambito del “Bando Reti di volontariato 2013”, è stata presentata nella mattinata odierna (sabato 11 ottobre) dai rappresentanti del vasto partenariato che realizzerà il progetto ReVES 2.

Promosso dall’Associazione culturale Marco Motolese, associazione capofila, il progetto ReVES 2 vede infatti operare in partenariato AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi Taranto), APMAR (Associazione pugliese malattie reumatiche), AIC cefalee per la prevenzione e terapia del dolore, Associazione Culturale “Solirunners”, Gruppo Protezione Civile Taranto, Movimento Shalom, Associazione “Sherwood”, Associazione “Fattoria Amici Dante Torraco”, AGE Associazione Genitori Onlus di Taranto, i Laboratori Urbani dei comuni limitrofi e l’ITIS “A. Pacinotti” di Taranto.

ReVES 2 è un progetto estremamente innovativo con il quale il volontariato intende aprire un nuovo capitolo sul territorio tarantino, con l’intento di puntare alla innovazione sociale per cambiare il modus vivendi, adottando concretamente gli strumenti della economia condivisa, o economica collaborativa.

Per realizzare tutto ciò, in particolare, il progetto “Rete per il Volontariato Etico e Solidale 2” vuole favorire le interconnessioni tra il mondo del volontariato e gli stakeholder del territorio tarantino, in modo che, nel rispetto dei principi dell’Economia condivisa, possano sviluppare congiuntamente strategie territoriali innovative.

Attraverso la rete ReVES 2, dunque, sul territorio tarantino il volontariato si impegna ad essere il motore propulsore del cambiamento sociale ed economico, mettendolo persino “nero su bianco”: con gli stakeholderlocali, infatti, sarà elaborato un documento partecipativo, un vero e proprio “patto etico per il territorio tarantino” col quale il mondo del volontariato locale si impegnerà concretamente nell’adozione di azioni propositive per il territorio.

Nell’ambito delle attività di ReVES 2, infatti, verranno realizzati anche giardini condivisi, “social street” ed eventi di animazione nei quartieri più svantaggiati della città, nonché videoconferenze ed incontri con organizzazioni italiane ed estere. Gli studenti dell’ITIS “Pacinotti”, scuola partner del progetto, beneficeranno anche di un corso di formazione sulla stampante 3d e della realizzazione di conseguenti spazi ideativi partecipati nei quali potranno, in sinergia con le associazioni, ideare servizi innovativi per le comunità.

La prima attività di ReVES 2, che si svilupperà tra maggio e ottobre, è il corso di formazione per i “Volontari Etici e Solidali” che, al fine di rafforzare il legame tra il Terzo settore e gli stakeholder del territorio, è orientato alla più ampia partecipazione.

Al percorso formativo, infatti, parteciperanno, oltre che ai soci delle associazioni della rete ReVES2, i giovani, gli attivisti, gli innovatori sociali e i professionisti delle altre organizzazioni del territorio, siano esse realtà associative, istituzionali, imprenditoriali, pubbliche o private. Particolare attenzione, inoltre, sarà rivolta, ai soggetti svantaggiati del territorio, comprendenti, nello specifico, soggetti a rischio di devianza, giovani, donne, immigrati e diversamente abili.

 

L'Assessore al Lavoro Vito Miccolis preannuncia una serie di incontri rivolti alle aziende. Si parte l'8 aprile a Castellaneta e si chiude il 20 a Taranto.

 

Ruoli diversi ma un unico obiettivo: rendere Garanzia Giovani una vera grande opportunità sia per i giovani, che intraprendono questo percorso allo scopo di trovare un’occupazione stabile, che per le aziende che decidono di ricorrere a questo strumento.

Accomunati da questa mission, ieri mattina l’assessore provinciale al Lavoro Vito Miccolis, il suo predecessore Luciano De Gregorio, il responsabile della Sezione Lavoro della Provincia Michele Coviello, e il presidente dei Consulenti del Lavoro ionici Giovanni Prudenzano, hanno incontrato la stampa per presentare un piano che mira a fornire informazioni e supporto a un programma - interamente finanziato dalla Regione - che fino a questo momento ha fatto registrare l’adesione, in tutta la provincia ionica, di 4719 giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, fuori dal mondo del lavoro, della scuola e della formazione.

Per  dare risposte concrete a questa platea vastissima, destinata a crescere ulteriormente visto che il termine per presentare l’adesione scade il 31 dicembre 2015, è necessario che tutti gli attori siano coinvolti, informati, attivati. Parliamo quindi dei Centri per l’Impiego, centrali e strategici, cui compete la fase di selezione e “profilazione” di ciascun candidato, degli Enti di Formazione (si sono costuite ben 11 ATS) che entrano in gioco nel secondo step, e delle aziende, gli “utilizzatori finali”, l’anello di collegamento con il mondo del lavoro, necessario per la chiusura del cerchio.

In questa logica si inserisce il calendario di seminari organizzati in tutta la provincia a partire dall’8 aprile prossimo. Lo scopo di questi incontri è quello di coinvolgere le aziende e fornire loro tutte le informazioni necessarie per cogliere pienamente i vantaggi e le opportunità derivanti dall’adesione a Garanzia Giovani.  “Per quanto ci riguarda- ha sottolineato Prudenzano- non possiamo non accogliere con grande favore un programma che presenta percorsi lineari finalizzati a offrire opportunità occupazionali stabili, trasparenti, legali.”

Ecco, in questo quadro è determinante che si riesca a superare il clima di sfiducia nei confronti di tutto ciò che è pubblico, attraverso una capillare e diffusa attività di informazione che trova nei seminari in programma uno dei suoi momenti fondamentali.

Come ha spiegato l’assessore Miccolis, “seppure in clima di grande incertezza in quanto non sappiamo se e per quanto tempo ancora resterranno sotto la nostra gestione, ritengo i Centri per l’Impiego un’entità fondamentale, da sostenere e potenziare”.

Era inevitabile che, a questo punto, si aprisse una dolorosa parentesi sul Centro per l'Impiego di Taranto, la cui attuale sede è assolutamente inadeguata (“entrando in quella struttura mi sono vergognato…” ha commentato Miccolis) e il cui organico è totalmente sottodimensionato (“ci vorrebbero altre 15 unità per poter operare in maniera ottimale…”  ha chiosato l’assessore). A cercare di trovare una soluzione per far sì che il Centro per l’Impiego tarantino avesse una sede dignitosa ci aveva provato Luciano De Gregorio, ma a un passo dalla chiusura dell’operazione tutto andò a monte (colpa dei veti incrociati…) adesso Miccolis ha un’idea, che per scaramanzia ha preferito non rendere pubblica. .. Intanto, dei seminari previsti in tutta la provincia, l’unico che non sarà possibile svolgere presso la sede del Centro per l’Impiego è proprio quello di Taranto, ovviamente per inadeguatezza della struttura, priva di una sala riunioni….

“Siamo chiamati a fare sistema- ha detto De Gregorio- a mettere in campo professionalità ed energie per cogliere questa occasione, sfruttare queste risorse. Lo sappiamo fare, non a caso in Regione,  veniva indicato come esempio positivo  il “modello Taranto”, capace cioè  di usare tutte le risorse a beneficio della comunità”.

 Sul coinvolgimento dei Consulenti del Lavoro e delle Associazioni di categoria si è soffermato Michele Coviello il quale ritiene fondamentale che il programma sia accompagnato da una campagna di divulgazione capace di trasmettere il giusto messaggio sia alle aziende che ai giovani.

Per operare al meglio non si può prescindere dai numeri, relativi a quanto si è fatto fino ad ora, che offrono diversi spunti di riflessione.  Dei 4719 giovani che hanno aderito finora all’iniziativa ne sono stati “profilati” 1446, di cui 318 a Taranto (pari al totale dei convocati), 167 a Massafra (su 458 convocati, gli altri non si sono presentati), 259 a Martina Franca (su 496 convocati), 274 a Manduria (su 394 convocati), 335 a Grottaglie (su 665 convocati), 93 a Castellaneta (su 244 convocati). Insomma, fino a questo momento quelli più convinti sono stati i tarantini.

Nel corso della conferenza stampa sono stati naturalmente resi noti data e luogo dei seminari che di seguito riportiamo (come detto tutti si svolgeranno presso le rispettive sedi dei Centri per l’Impiego tranne quello di Taranto che avrà luogo nel Salone di rappresentnza della Provincia), l’avvio dei lavori è previsto alle 16.30: 8 aprile Castellaneta, 10 aprile Massafra, 15 aprile Martina Franca, 16 aprile Grottaglie, 17 aprile Manduria, 20 aprile Taranto.

 

 

 

 

Nicola Delle Donne (NELLA FOTO), presidente ANCE Puglia:«Il 5% degli edifici scolastici della Regione è a rischio idrogeologico mentre il 22% a rischio sismico; bene l’avviso regionale, ma auspicabile la rimozione dei limiti al numero di progetti proponibili»

 

«L’avviso regionale per l’edilizia scolastica 2015/2017  rappresenta una straordinaria occasione per disporre di un quadro completo del fabbisogno di messa in sicurezza e riqualificazione di scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado e università che, in Puglia, sono circa 3.400 di cui, secondo il ‘Rapporto Ance-Cresme’, il 5% a rischio idrogeologico e il 22% a rischio sismico».

E’ questo il commento del presidente dell’ANCE Puglia, Nicola Delle Donne  sugli oltre 50 milioni di euro in arrivo a sostegno degli interventi di edilizia scolastica in Puglia. Con l’avviso pubblico gli enti locali pugliesi potranno richiedere contributi per l’edilizia scolastica fino al prossimo 10 aprile. Ciascuna richiesta potrà arrivare fino a 1,5 milioni di euro in caso di nuova costruzione di edifici scolastici e fino a 700 mila euro per altre tipologie di interventi (ristrutturazioni, messa in sicurezza, adeguamento sismico, efficientamento energetico, abbattimento di barriere architettoniche ecc.).

 «Tuttavia – precisa Delle Donne -per cogliere al meglio questa opportunità e realizzare un’analisi esaustiva che sarà il punto di partenza per la definizione di un piano triennale d’intervento, sarebbe auspicabile la rimozione dei limiti previsti al numero di progetti proponibili da parte degli enti locali».

Il limite, infatti, prevede che possa essere proposta massimo una domanda per gli enti locali che contano fino a quindici edifici scolastici, massimo tre domande per quelli che ne hanno da sedici a quarantacinque e massimo cinque domande per quelli che ne hanno oltre quarantacinque.

Secondo il presidente dell’associazione dei costruttori edili pugliesi «occorre, inoltre, che la Regione Puglia finanzi rapidamente un fondo per la progettazione in grado di supportare gli enti nella realizzazione di progetti di qualità da proporre in gara; auspichiamo, infine,  che le procedure di gara siano aperte e non negoziate per poter favorire al massimo la concorrenza».


Dal recente incontro del commissario straordinario per le Bonifiche dell'area di Taranto, Vera Corbelli, con le associazioni degli operatori dei vari settori economici sono scaturiti ulteriori elementi di riflessione per la programmazione delle azioni di bonifica del Mar Piccolo. "Al commissario va quindi dato atto - sottolinea la sezione Costruttori edili di Confindustria Taranto - di un approccio aperto e franco, in un momento e in un territorio dove, spesso e volentieri, i pareri e le idee galleggiano in un mare tutt’altro che calmo nel quale diventa difficile per tutti operare o almeno progettare e prefigurare scenari praticabili. Allo stato pertanto, in considerazione della necessità negli ultimi mesi ripetutamente ribadita di completare gli approfondimenti scientifici, - aggiunge Ance Taranto - evidentemente ritenendo insufficienti quelli fino ad oggi prodotti, si prende atto della valutazione prudentemente negativa di inadeguatezza e possibile dannosità del capping".

 Ragion per cui, per i costrutto edili "corre l’obbligo di precisare che la proposta Ance, elaborata con la stretta collaborazione e supervisione scientifica dell’istituto di ricerca del territorio vocato al Mar Piccolo ed il know-how industriale di una eccellenza produttiva italiana, si pone esclusivamente come possibilità di sperimentazione e di validazione di una tra le metodologie di intervento a disposizione. L’iniziativa pertanto, lungi dal puntare a primati ed esclusive ad oggi del tutto fuori luogo, nel mettere in pratica spunti ed indicazioni della ricerca locale può offrire ulteriori e concreti elementi di valutazione a supporto delle decisioni che saranno assunte nell’ambito del più ampio ventaglio delle tecniche disponibili".

Chiarito questo punto, l'Ance sottolinea che tutti gli approcci ipotizzabili, anche quelli integrati con tecniche di intervento diverse a seconda della diversa problematicità delle aree, devono necessariamente fare i conti con il fattore tempo. "Spostare in avanti la conclusione di indagini e studi di anni al solo fine di comprendere quanto già evidenziato da numerosi analisi e riferimenti scientifici di livello, - fa notare l'Ance al commissario straordinario - significa assestare un ennesimo colpo a questo territorio, il bacino del Mar Piccolo e le attività economiche ad esso legate che aspettano da oltre 20 anni che le parole possano davvero trasformarsi in fatti. La speranza è che si possa far bene ma in tempi ragionevolmente compatibili con le emergenze di un’area che non può permettersi di vanificare, tra ritardi e conflittualità, importanti aspettative di risanamento e rilancio. Se la fretta può essere cattiva consigliera, - conclude Ance Taranto - la lentezza e l'immobilismo possono rappresentare davvero la fine di ogni proposito di ripresa di questo territorio".

Oltre settanta tra imprese e professionisti hanno partecipato al seminario “Investire alle Canarie. Opportunità, vantaggi, agevolazioni e incentivi”, svoltosi nella sala Monfredi della Cittadella delle imprese.

L’arcipelago spagnolo, situato nel cuore dell’Atlantico, a circa 150 km dal Marocco, offre una serie di agevolazioni agli investitori stranieri grazie alla presenza di due zone franche (Gran Canarie e Tenerife) e della Zona Especial Canaria (Zec) a ridotta fiscalità.

“La Camera di commercio di Taranto– ha spiegato il presidente Luigi Sportelli aprendo i lavori – ha siglato un protocollo d’intesa con la Camara Ufficiale di Commercio di Santa Cruz di Tenerife in virtù del quale si è instaurato un vero e proprio canale di collaborazione tra la provincia di Taranto e le isole Canarie. Un’opportunità per le nostre imprese che intendono svolgere attività all’estero, ma anche un’occasione per creare scambi e far conoscere il nostro territorio”.

Al termine del seminario, infatti, si è svolta una degustazione di vino, olio e altri prodotti agroalimentari della nostra provincia, offerti da alcune imprese locali.

Nell’isola di Tenerife risiedono oltre 60mila italiani su un totale di 100mila presenti sull’intero arcipelago. Una comunità numerosa ed importante come ha sottolineato l’avvocato Vincenzo Brudaglio che “non guarda soltanto ai vantaggi fiscali, ma anche alla felice posizione geografica, al clima mite tutto l’anno, all’ottima rete di collegamenti che ne fa un vero  hub internazionale”.

La dottoressa Carmen Sosa, direttrice della Proexca, l’agenzia che promuove gli investimenti nell’area, ha ricordato che “il regime economico e fiscale della Canarie è il più vantaggioso dell’Unione europea. Non si tratta di un paradiso fiscale, ma di un regime autorizzato dall’Ue in cui vige la massima trasparenza. Attualmente, inoltre, stiamo lavorando ad un progetto per sviluppare le Canarie come hub sull’Africa occidentale ed anche questa può diventare un’opportunità per le imprese italiane”.

Numerose le agevolazioni offerte dalla Zec (Zona especial Canaria). “La più importante è l’aliquota al 4% dell’imposta sulle società – ha spiegato la dottoressa Olga Martin Pascual (Zec Tenerife). Sono previste, inoltre, l’esenzione dall’Iva e una serie di esenzioni sulle imposte patrimoniali”.

Il dottor Federico Pesiri (Tax Advisor Studio Pesiri & Partner srl) ha illustrato le varie forme societarie presenti alle Canarie e le analogie con il diritto italiano. Entrambi, infatti, traggono origine comune dal diritto Romano.

“Denunciare per tornare ad amare”, è stato questo il tema della conferenza stampa svoltasi nei giorni scorsi nella sede Aci di Taranto. Un incontro fortemente voluto dall’associazione Taranto Turismo e da Made in Taranto, con il sostegno di Aci Taranto e Codacons Taranto. Un incontro per fissare un sodalizio che tuteli l’immagine di Taranto contro coloro che, pur di fare i propri interessi, la infangano ai quattro venti.

“La cittadinanza costituisce una risorsa e un’attrattiva per i visitatori. Il turista basa una parte della sua esperienza proprio sul contatto umano. E’ impossibile far crescere il turismo laddove non esiste una disponibilità o flessibilità da parte dei residenti – ha affermato Irene Lamanna, presidente ATT -. La volontà di accoglienza deve essere un sentimento diffuso, sia da parte di coloro che lavorano direttamente nel turismo, sia da parte di quelli che non si sentono coinvolti in prima persona, ma che spesso si è visto lo sono oggettivamente. Il nostro territorio è martoriato, da politicanti e non che pur di balzare agli onori delle cronache preferiscono raccontare il negativo (che ovviamente fa più notizia). Dobbiamo fissare bene nelle nostre menti e nei nostri discorsi che il problema non è Taranto, il problema è stata l’industria a Taranto come in tutto il mondo. Ora si sta affondando. E’ vero è necessario mantenere alta la guardia, ma basta con il vanificare il lavoro di ogni impresa gettando inutilmente fango sulla città. Taranto non c’entra nulla, non ha fatto nulla, è una vittima dei politici e dell’industria e di tutti coloro che, non riuscendo ad realizzare un proprio progetto di vita, spendono il loro tempo ad utilizzare il nome della nostra città per ingiuriarla”.

Secondo Gianluca Lomastro, presidente di Made in Taranto, invece, “dovremmo passare il tempo a capire come rilanciare la città, dal punto di vista turistico e commerciale, ma anche da quello dell’inclusione sociale, dati i numerosi soggetti che vivono ai margini della società. Non certo per colpa loro, piuttosto per la nostra incapacità di aver generato opportunità concrete, ma solo annunci, parole, promesse – ha aggiunto Gianluca Lomastro -. E’ il momento di fermarsi e ripartire con azioni, idee e proposte congiunte ed individuando gli elementi che frenano questa possibilità. C’è gente che ha fatto della denigrazione un mestiere. Perché criticare è più facile che fare. Ma ora basta. Parlar male della nostra città ai quattro venti non ci aiuta. I panni sporchi vanno lavati in casa, con forza e determinazione. Come con Taranto Turismo, ogni giorno noi di Made in Taranto™, insieme ad altre associazioni, proponiamo idee, soluzioni, approcci possibili. Dire che stiamo attraversando una fase delicata è dire un eufemismo. I problemi di Taranto sono noti e non c'è bisogno di continuare a piangersi addosso o di lanciare anatemi contro questo o quell'altro politico. E' tempo di tornare ad affrontare di petto le cronicità dei drammi che ci affliggono e ad individuare soluzioni immediate ai problemi più seri come disoccupazione, inquinamento, chiusure di negozi e aziende. Il cambiamento è il prodotto di persone unite nel progettare insieme un futuro migliore per tutti con le risorse presenti sul territorio. Come tutti i progetti, bisogna crederci, farne parte e impegnarsi in prima persona per portarli a termine”.

“Come Aci ci impegniamo da sempre nella tutela del territorio e ora più che mai sosteniamo la battaglia di chi si rimbocca le maniche ogni giorno per promuovere Taranto e il turismo – ha affermato Pino Lessa, direttore Aci Taranto -. Non trovo giusto che ci sia gente che invece si impegni per la distruzione della propria città, facendolo inoltre in maniera plateale. Dovremmo lasciare gli interessi personali, unirci insieme e combattere per il bene comune”.

A questo punto la domanda sorge spontanea: cosa fare? La risposta arriva forte e decisa. “Denunciare chi parla male della città - continua Lamanna -. E’ plausibile condannare l’industria, ma non diffamare il buon nome della città e dei cittadini e di tutto ciò che la natura ci ha voluto donare-. E’ giusto preservare il lavoro di commercianti e imprenditori che ogni giorno si mettono in gioco ed investono le proprie risorse umane ed economiche per dare lustro alla nostra città.  E allora l’invito è quello di stare attenti e vigilare “sull’ingordo” che abbiamo a fianco. E se una propaganda deve esserci, deve avere un aspetto positivo: c’è una nuova attrazione turistica nella nostra città, l’ospitalità. Denunciamo dunque alla Procura della Repubblica chi diffama ingiustamente il nome di Taranto”.

“Denunciare è importante, perché solo attraverso la denuncia si sono scoperte tante cose. Però è necessario parlare anche di riconversione – ha concluso l’avvocato Luca Piccione, Codacons Taranto -. Il turismo ha un ruolo fondamentale per la rinascita di Taranto, anche e soprattutto in un momento di crisi come questo. La crisi può essere vista come un’opportunità e dobbiamo sensibilizzare l’amministrazione a rimboccarsi le maniche e guardare a tutte le opportunità non ancora sfruttate. Inoltre sono d’accordo con l’ATT e Made in Taranto  che non si può, quando si parla di Taranto, identificarla solo come industria ed inquinamento. Bisogna uscire da questo vicolo cieco e per farlo è necessaria una riqualificazione e il turismo è un’arma importante”.

Alla conferenza era presenti inoltre Giovanni Sebastio, vicepresidente Aci Taranto, che ha sottolineato l’importanza del sostegno dell’Aci verso la città per scoprire le sue bellezze e farle scoprire anche ai turisti invogliandoli a venire nel nostro terrirorio.

 

 

 

 

Approvato dal Consiglio d᾿Amministrazione della BCC San Marzano di San Giuseppe, il Bilancio d᾿Esercizio 2014 che conferma come anche nell᾿ultimo anno l᾿Istituto di credito pugliese sia stato importante punto di riferimento per la propria area d᾿appartenenza. Nel dettaglio, la raccolta diretta si è attestata a 484 milioni con un incremento del 4,12% sull’anno precedente. In lieve flessione gli impieghi (-5,7%), che raggiungono quota 201 milioni. L᾿utile d᾿esercizio evidenzia un avanzo d᾿amministrazione di 2,5 milioni di euro. Sebbene in calo (-46,35%) rispetto allo scorso anno, consentirà un’adeguata ulteriore capitalizzazione, in linea con gli obiettivi della Banca, dato l’attuale contesto economico.

Contestualmente, prosegue il rafforzamento della Banca con un patrimonio netto che si attesta a 41,5 milioni di euro, con un incremento del 9,07% sul 2013, realizzato grazie all’accantonamento a fondi indivisibili degli utili e all’incremento e irrobustimento della base sociale.

Il Presidente Francesco Cavallo, giudica positivamente i risultati conseguiti: «Sono il segno del continuo impegno della Banca per sostenere le famiglie e le imprese e per contrastare le difficoltà economiche che sta vivendo il territorio su cui insiste l’Istituto».

Il Direttore Generale, Emanuele di Palma, ribadisce come il conto economico sia stato anche per questo 2014 di ottima soddisfazione: «Segno che le politiche imprenditoriali seguite sono state adeguate alla situazione socio economica del territorio e della clientela». Il Direttore sottolinea inoltre l’accresciuta qualità del conto economico del 2014, grazie al miglioramento del grado di copertura dei crediti problematici: «Anche nel 2015, prosegue il consolidamento patrimoniale dell’Istituto con la prospettiva di aumentare la quota di mercato sviluppata nella zona di competenza».

 

 

LO DICHIARA BIAGIO PROVENZALE (nella foto), SEGRETARIO PROVINCIALE TRASPORTOUNITO FIAP 

 

Non c’è più tempo per l’indotto del porto con i suoi autotrasportatori. L’abituale “giro” di tavoli, che vede impegnati istituzioni locali e Governo nell’affannosa risoluzione del rinnovo della CIG per i lavoratori, porta al dimenticatoio le richieste avanzate già dalla fine dello scorso anno dalle aziende di trasporto tarantine e dai loro dipendenti, ferme al palo, perché dall’inizio dell’anno nello scalo ionico non arriva più neppure un container.

Trasportounito si schiera con tutte le aziende di trasporto che auspicano, in attesa del verdetto finale  che stabilirà se Evergreen continuerà a scalare a Taranto oppure no, un’accelerazione all’individuazione di soluzioni per il ripristino di una quota del traffico locale.

Dopo aver pagato a proprie spese i ritardi dovuti alla cantierizzazione di parte delle opere di ammodernamento dello scalo, le aziende – già vittime di una contesa milionaria degli appalti che ha trovato terreno fertile nei cavilli di una burocrazia antiquata e farraginosa - rischiano ora di essere ulteriormente danneggiate da un’eventuale “chiusura” anticipata con Tct, che le esporrebbe al rischio di nuovi contenziosi di carattere legale, con l’unico risultato di prolungarne l’agonia.

 

                                                                                                                      

Le fonti rinnovabili ricoprono un ruolo importante all’interno del sistema elettrico nazionale. Il numero degli impianti installati sul territorio pugliese continua a crescere. Si contano 39.841 unità, per una potenza complessiva di 5.115,6 megawatt. E’ quanto rileva il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Gestore dei servizi energetici (GSE).

In particolare, sono stati installati quattro impianti idraulici, per una potenza di 1,6 megawatt; 467 impianti eolici, per una potenza di 2.265,6 megawatt; 39.318 impianti solari, per una potenza di 2.555 megawatt e 52 impianti di bioenergie, per una potenza di 293 megawatt. Riguardo alla produzione, gli impianti producono, complessivamente, 9.258 gigawatt, di cui quelli idraulici 4,9 gigawatt, quelli eolici 3.909,4 gigawatt; quelli solari 3.714,9 gigawatt; quelli di bioenergie 1.628,8 gigawatt. Più precisamente, la produzione di bio-energie è così suddivisa: 62,7 gigawatt da rifiuti urbani bio; 103,6 da biomasse; 105 da biogas; 1.357,5 da bioliquidi, per un totale di 1.628,8 gigawatt.

La potenza installata in Italia, a fine 2013, è di circa 50mila megawatt, in crescita rispetto all’anno precedente per l’istallazione di nuovi parchi eolici, di impianti alimentati con bioenergie e soprattutto di impianti fotovoltaici. La produzione rinnovabile ha segnato un record nel 2013, raggiungendo 112.008 gigawatt, il 21,5 per cento in più rispetto all’anno prima. «I dati elaborati dal nostro Centro studi – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenziano come la Puglia sia all’avanguardia nello sfruttamento delle fonti rinnovabili. Il paradosso è che, a fronte di questa consistente produzione “verde”, le bollette dei cittadini e quelle delle imprese pugliesi continuano ad essere “in rosso”. Insomma – spiega il presidente – le ricadute per il pubblico di questo primato sono davvero molto scarse. È necessario garantire ai pugliesi la possibilità di beneficiare di questi risultati, che altrimenti rimarrebbero ad esclusivo vantaggio di singoli operatori. In questo – continua – un occhio di riguardo deve essere riservato alle aziende piccole e artigiane, la parte più consistente in Puglia, attraverso la previsione di specifici ncentivi di sostegno agli investimenti necessari per il miglioramento energetico dei propri siti produttivi, con tutto quel che ne deriverebbe tanto a livello di riduzione dei costi quanto a livello di efficientamento del ciclo produttivo. Come Confartigianato – conclude il presidente – siamo già impegnati a fondo affinché il conto energetico dei nostri associati possa essere sempre più sostenibile. Tramite i nostri Consorzi nazionali per l’acquisto di energia sul mercato libero consentiamo non soltanto agli imprenditori aderenti, ma anche alle loro famiglie, di usufruire di risparmi consistenti ed effettivi, immediatamente riscontrabili in bolletta».

Numero e potenza degli impianti a fonti rinnovabili
Idraulica Eolica Solare Bioenergie Totale
impianti MW impianti MW impianti MW impianti MW impianti MW
4 1,6 467 2.265,6 39.318 2.555 52 293 39.841 5.115,6
                   
                   
Produzione da fonti rinnovabili
Idraulica Eolica Solare Bioenergie Totale
GWh GWh GWh GWh GWh
4,9 3.909,4 3.714,9 1.628,8 9.258,0
                   
                   
Produzione da bio-energie
RU bio Altre biomasse Biogas Bio-liquidi Totale Bioenergie
GWh GWh GWh GWh GWh
62,7 103,6 105 1.357,5 1.628,8
                   
fonte: elaborazione Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati GSE  

 

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