Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 170

Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1914)

Cambio ai vertici della Cisl pugliese. Domani  mattina è stato convocato il Consiglio Generale della Cisl Taranto Brindisi. All'ordine del giorno c'è l'elezione del nuovo segretario generale e dei componenti della segreteria. Se le previsioni dovessero essere confermate, ad assumere l'incarico sarà Antonio Castellucci, responsabile Fai, il quale prenderà il posto di Daniela Fumarola a sua volta eletta segretario aggiunto della Cisl Puglia Basilicata, incarico prestigioso che premia l'impegno profuso dalla Fumarola in questi anni in una realtà particolarmente difficile, caratterizzata da una moltitudine di vertenze occupazionali.  

L'appuntamento è per questa mattina, a partire dalle 9, Tutto ciiò dopo l'elezione,  presso il Villaggio San Giovanni, in Contrada San Giovanni, a San Giorgio Jonico. 

 

L’ordine dei lavori prevede una relazione ed il saluto del Segretario generale uscente Daniela Fumarola, gli adempimenti statutari consequenziali e l’intervento del nuovo Segretario generale.

 

Presenzierà ai lavori  Giulio Colecchia, Segretario generale Cisl Puglia Basilicata e concluderà il dibattito Luigi Sbarra, Segretario confederale nazionale Cisl.

 

A dichiararlo il segretario Antonio Castellucci. Interventi di Daniela Fumarola e Antonio Lapadula.

 

La Fai e il lavoro: cambiare e crescere insieme” è il titolo dell’Assemblea Organizzativa Programmatica dellaFai Cisl Taranto Brindisi,tenuta l’altro ieri presso la sede territoriale di Taranto ed introdotta dalla relazione del Segretario Generale Antonio Castellucci. Hanno partecipato ai lavori Daniela Fumarola, Segretario Generale Cisl Taranto Brindisi e Antonio Lapadula, Segretario Generale aggiunto Fai Cisl Puglia Basilicata che ha concluso il dibattito.

Il Paese necessita di  un patto sociale che coinvolga la politica, il mondo imprenditoriale, le parti sociali, le istituzioni, per portarlo fuori dalla crisi depressiva che l'attanaglia e, contestualmente, rilanciare il progetto di Stato unito d'Europache finalmente parli la stessa lingua in campo economico finanziario” ha affermato Castellucci “e in questo quadro come sindacato chiediamo che siacollocata al centro dell'agenda politica la questione Mezzogiorno da parte di un Governo cui si chiede di ascoltare le parti sociali per far ripartire il Sud e con esso l'intero Paese”.

Il segretario ha anticipato e riassunto in questo modo il senso delle proposte che la Cisl nazionale illustrerà il prossimo 16 ottobre a Bari, per rilancio appunto del Mezzogiorno. Castellucci ha anche affrontato i temi della modernizzazione, riorganizzazione e riprogettazionedel lavoro sindacale sul territorio e sui posti di lavoro, per il bene delle persone-lavoratori, delle rispettive famiglie, per il bene comune, anche ispirati dalla Dottrina Sociale della Chiesa.”

La Fai Cisl Taranto Brindisi, perciò, assumerà “iniziative per il rilancio del proselitismo attraverso una politica di trasparenza, di coerenza, di investimento e di coinvolgimento di tutti i dirigenti, Rsa, Rsu, attivisti, collaboratori e responsabili, con l'individuazione di nuove forme di sindacalizzazione. Sul tema della contrattazione nazionale “è auspicabile un alleggerimento del livello nazionale, potenziando quello aziendale e territoriale per consentire più competitività alle aziende sul territorio, ai lavoratori e ai loro familiari, di ampliare le tutele, la partecipazione alle dinamiche dell’azienda con la possibilità di legare la produttività a strumenti di compartecipazione anche sugli utili.”

Quanto, infine, alle piaghe del caporalato e del lavoro nero in agricoltura “condannando ogni forma di sfruttamento, apprezza l'importante e decisa azione delle forze dell'ordine impegnate quotidianamente a controllare il fenomeno, sarà necessario proseguire nella vertenzialità, con la consapevolezza che esso però non è un fenomeno che si possa debellare con i soli controlli ispettivi o con la sola repressione. Vi è la necessità di un lavoro tracciabile all'interno di un sistema agricolo specializzato e di qualità, rendendo più agevole l'incontro domanda/offerta anche attraverso l'ausilio degli enti bilaterali agricoli”ha concluso Castellucci.

Daniela Fumarola si è soffermata in particolar modo, sull'azione e sulla presenza quotidiana della Cisl sul territorio e dove “la Fai Cisl si conferma sindacato di prossimità, attraverso la presenza, con le Leghe comunali e le Unioni Sindacali Comunali, e sui posti di lavoro con Rsu e Rsa, valorizzando così anche la prima linea mediante la contrattazione di secondo livello” e sulla piaga del caporalato che “va combattuto e contrastato con decisione agendo su più fronti, quello culturale, della qualità del lavoro e delle Imprese e assicurando un trasporto pubblico e con controlli mirati .”

Concludendo, Antonio Lapadula ha sottolineato ripercorrendo le questioni affrontate neldibattito “l’importanza della Fai Cisl su Taranto e Brindisi, ribadendo in particolar modo il percorso nazionale di trasparenza e legalità avviato con la Rete del Lavoro agricolo di qualità, organismo nato per rafforzare le iniziative di contrasto dei fenomeni di irregolarità e delle criticità che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore agricolo.”


A causa dell'innalzamento anomalo ed eccezionale delle temperature, tra i 34 e 40 gradi, degli ultimi mesi

 

 

L'on. Michele Pelillo, deputato tarantino, capogruppo Pd in Commissione finanze alla Camera dei deputati, ha presentato, congiuntamente all'on. Ludovico Vico (Pd) e agli altri parlamentari Pd pugliesi (Colomba Mongiello, Francesco Boccia, Michele Bordo, Salvatore Capone, Franco Cassano, Dario Ginefra, Gero Grassi, Alberto Losacco, Elisa Mariano, Federico Massa e Liliana Ventricelli), un'interrogazione rivolta al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sul caso della moria delle produzioni di cozze e ostriche a Taranto.

Il documento spiega nel dettaglio la situazione d'emergenza nel settore mitilicoltura e pone alcune richieste.

E' scritto nell'interrogazione: “A causa dell'innalzamento anomalo ed eccezionale delle temperature degli ultimi mesi, anche gli equilibri termici dei corpi idrici marini hanno subito rilevanti anomalie. In particolare le acque marine delle zone costiere della Puglia hanno subito innalzamenti termici che le hanno portate ad avere livelli costanti di oltre 34 gradi centigradi; il fenomeno eccezionale ha provocato gravi danni soprattutto all'attività di acquacoltura condotta nel mare di Taranto, luogo di primaria rilevanza per la sua peculiare vocazione alla mitilicoltura condotta con metodi naturali; i mitilicoltori tarantini sono in stato di allarme; l'aumento anomalo delle temperature per un periodo prolungato sta danneggiando gravemente il settore, causando perdite che vanno dal 60 all'80 per cento della produzione di mitili adulti, con un netto incremento rispetto agli ultimi anni; quasi 400 tonnellate di prodotto, pronto per andare sui mercati nazionali ed esteri, è andato distruttooltre alla perdita del prodotto vendibile, è andato perso anche il seme delle ostriche, con la conseguenza che anche la produzione dell'anno 2016 rischia di essere compromessa assieme al lavoro dei molti mitilicoltori vale la pena ricordare che le ostriche tarantine sono locali; allevate al naturale, col seme innestato e l'allevamento in mare. È questa una unicità del Tarantino ed il suo punto di forza rispetto al prodotto francese, che è basato su un procedimento costruito in laboratorio. Purtroppo, il caldo perdurante ha distrutto gran parte di questa pregiata produzione svuotando le ostriche del loro frutto; a quanto risulta, la Regione Puglia si starebbe attivando per proporre la declaratoria dell'eccezionalità del fenomeno per poi chiedere al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali la dichiarazione dell'esistenza del carattere di eccezionalità di tale calamità naturale, individuando i territori danneggiati e le provvidenze sulla base della richiesta; le stime dei militicoltori attestano al riguardo una perdita di circa trentamila tonnellate di cozze divenute inutilizzabili, per un valore del danno valutato in oltre 15 milioni di euro”. Secondo quanto segnalato dai parlamentari, “per fare fronte alle criticità prodotte dall'evento eccezionale di cui trattasi, sarebbe urgente disporre l'attivazione delle misure previste al riguardo, mediante l'utilizzo del Fondo di solidarietà nazionale, consistenti, tra l'altro, in: contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno accertato sulla base della produzione lorda vendibile media ordinaria; proroga delle operazioni di credito agrario, ossia proroga, per 24 mesi, della scadenza delle rate delle operazioni di credito agrario di esercizio e di miglioramento e di credito ordinario; agevolazioni previdenziali, ossia l'esonero parziale del pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali propri e per i lavoratori dipendenti, in scadenza nei dodici mesi successivi alla data in cui si è verificato l'evento”. I deputati del Pd Michele Pelillo e Ludovico Vico, insieme agli altri parlamentari pugliesi firmatari del documento, chiedono “se i ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti descritti e quali iniziative intendano assumere per fare fronte alle conseguenze di tali fatti, che hanno provocato danni all'economia ed all'ambiente marino delle coste tarantine; se il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, non intenda avviare iniziative, in collaborazione con la regione Puglia, affinché sia urgentemente dichiarato lo stato di eccezionalità della calamità naturale consistita nell'incremento anomalo della temperatura della acque del mare di Taranto, così da permettere l'attivazione delle misure risarcitorie e di sostegno, previste dal fondo di solidarietà nazionale (decreto legislativo n.102 del 2004) in favore dei mitilicoltori tarantini; se, in particolare, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ritenga necessario attivare operazioni di indagine e di ricerca volte alla migliore comprensione del fenomeno, in maniera da poter predisporre misure di prevenzione e di contrasto nel caso in cui tali avversità dovessero ripetersi nei prossimi anni; se - infine - i ministri non ritengano necessario predisporre, in collaborazione con le istituzioni regionali, iniziative atte a prevedere un piano straordinario di rilancio del settore”.


Di AMEDEO COTTINO

 

 

 

Gli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs Act sono in Gazzetta Ufficiale, con entrata in vigore il 24 settembre. Ammortizzatori sociali, semplificazioni, politiche attive, attività ispettiva: questi i provvedimenti che mancavano all’appello ed ora operativi, completando definitivamente l’iter della Riforma del Lavoro.

Fra i primi effetti, diventano strutturali tutte le misure di flessibilità per la conciliazione vita lavoro introdotte con il decreto 80/2015, che limitava la sperimentazione al 2015. Quindi diventano strutturali, e continueranno ad essere applicati anche dopo il 2015:

·         congedo parentale fino a 12 anni di vita del bambino (retribuito fino a 6 e in altri casi particolari),

·         maternità e congedo di paternità più flessibili,

·         congedo per donne vittima di violenza di genere,

Per quanto riguarda le altre modifiche più rilevanti, si potenzia la NASpI, la nuova assicurazione sociale per l’impiego che ha preso il posto dell’ASpI, ossia l’assegno di disoccupazione per eventi che si verificano dal 1 maggio 2015: durerà 24 mesi anche dal 2017 (non scenderà quindi a 18 mesi, come originariamente previsto).

Cambiano le regole sul controllo a distanza dei lavoratori, con modifiche all’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori: restano le limitazioni previste per l’utilizzo di telecamere e sistemi di controllo, mentre non ci sono paletti all’utilizzo dei nuovi device, smartphone e tablet.

Introdotte nuove forme di flessibilità sul lavoro, come la possibilità di cedersi le ferie fra colleghi per esigenze legate all’assistenza di figli minorenni. Potenziate le politiche attive per il lavoro, con il debutto del nuovo assegno di ricollocamento, voucher che il lavoratore disoccupato da almeno quattro mesi può spendere per trovare occupazione attraverso un’agenzia per il lavoro. Infine, nasce il nuovo ispettorato per il lavoro, con unificazione delle competenze ispettive prima distribuite anche con INPS e INAIL.

 

CASSA INTEGRAZIONE PER LE PICCOLE IMPRESE

Le PMI con almeno 5 dipendenti possono accedere alla cassa integrazione poiché il limite dimensionale per l’accesso alla prestazione è stato ridotto dal decreto ”ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro” attuativo del Jobs Act e in vigore dal 24 settembre (Dlgs 148/2015). Vediamo dunque tutte le novità perle imprese, anche in materia di contribuzione.

CIG

Passa da 15 a 5 il tetto sopra il quale le PMI hanno diritto alla cassa integrazione, la cui durata è limitata a un massimo di 24 mesi, che possono arrivare a 36 (tre anni) se si applicano prima i contratti di solidarietà: è necessario apposito accordo aziendale, con paletti fissati dalla legge anche in materia di riduzione di orario durante la solidarietà (riduzione media del 60%, riduzione complessiva per ciascun lavoratore massima del 70%).

All’interno di questo impianto complessivo di riforma della cassa integrazione, l’ammortizzatore è concesso ai lavoratori dipendenti assunti da almeno 90 giorni, anche con contratto di apprendistato professionalizzante. Secondo le stime del Governo, la platea di aventi diritto alla cassa integrazione si amplia a 600mila imprese e 5,6 milioni di dipendenti. Il trattamento resta invariato, all’80% della retribuzione.

CIGS

Diventano più severi i paletti per concedere la CIGS (cassa integrazione straordinaria), con l’esclusione dal primo gennaio 2016 dei casi di cessazione attività o di un ramo di essa. Contemporaneamente, si semplificano e velocizzano le pratiche per accedere allo strumento da parte degli aventi diritto.

Contribuzione

Cambia il sistema dei contributi a carico delle imprese per finanziare la cassa ordinaria con un maggior peso per quelle che effettivamente utilizzano lo strumento. In pratica, fino a 50 dipendenti si paga l’1,7%, sopra tale soglia il 2% della retribuzione. Ci sono poi percentuali più alte per gli operai delle imprese edili (4,7%) e per lapidei (3,3%). Per la CIGS invece non cambia nulla: 0,9% della retribuzione (0,6%a carico dell’impresa e 0,3% del lavoratore). Contributo addizionale solo per imprese che ricorrono alla CIG: 9% fino a 52 settimane; 12% fra 52 e 104 settimane; 15% oltre le 104 settimane.

Infine, obbligo per tutte le PMI sopra i 5 dipendenti di iscrizione ai Fondi di Solidarietà Bilaterali nei settori che non sono coperti dalla normale copertura di integrazione salariale.

Fonte: il dlgs 148/2015

 

Sabato, 26 Settembre 2015 07:01

LA SHARING ECONOMY VISTA DA GIOVANNNI BATTAFARANO.

Scritto da

 

Se il 2011 è stato l’anno del manifestante, il 2015, secondo Il New York Times,  sarà l’anno della sharing economy.

Le nuove piattaforme sociali servono e non solo a comunicare, ma anche a consumare, viaggiare, spostarsi, lavorare, socializzare. Ormai l’opposizione tra reale e virtuale è finita: il virtuale è diventato aspetto del reale.  Siamo nell’era dell’accesso e del possesso, meno della proprietà.  La collaborazione, condivisione, cooperazione,  c’è sempre stata, oggi è recuperata nell’epoca elettronica. Il consumo collaborativo stabilisce un contatto alla pari tra le persone e vuole rappresentare una risposta positiva al dato che le risorse del pianeta sono limitate, la fiducia cieca nel progresso è venuta meno, anzi si teme di star peggio delle generazioni precedenti,il consumatore compulsivo appare in crisi. Occorre allora recuperare quel motto cinese, secondo cui la parola crisi significa pericolo, ma anche un’opportunità. L’economia della condivisione è appunto un’opportunità e si può ricondurre alla terza fase del WEB:Prima fase passiva:Internet- Seconda fase partecipativa:Internet più social network-Terza fase propositiva: tutte le tecnologie digitali.Le novità della fase propositiva sono la condivisione, la collaborazione, la fiducia negli sconosciuti, la riduzione dell’intermediazione, la glocalizzazione. La condivisione riguarda foto, video, notizie, informazioni, letture, ma anche  oggetti (auto, casa, orto, utensili). I servizi collaborativi digitali generano tre vantaggi: economici, ambientali, sociali, come si può vedere dagli esempi più noti

 BLABLACAR e RELAISRIDES

L’auto da prodotto diventa servizio. BLABLACAR mette in contatto chi ha bisogno di un passaggio condiviso in auto. RELAIRIDES mette in contatto chi vuole noleggiare un’auto privata. L’auto in fitto e l’auto condivisa si diffondono  per l’aumentato costo della proprietà e favoriscono meno competizione per il parcheggio, meno congestione, meno anidride carbonica.

ETSY

 È una community di piccoli e piccolissimi artigiani, al 90% donne, che vende prodotti in 150 paesi del mondo. Si taglia la coda lunga con un contatto diretto produttori-consumatori. Sede centrale a New York, 300 dipendenti, poca pubblicità, passaparola e social network. Nella ricerca di oggetti non industriali, migliaia di piccole aziende sono più sostenibili  di poche aziende monopolistiche.  In Italia 1162 persone impegnate. Lucia Squilleri, 24 anni di Alba, ha venduto 3500 capi femminili dal 2.007.

AIRBNB

Fondato nel 2007 a SOMA, S.Francisco. Si affitta una casa o una stanza. Oggi rappresenta il 10% degli alloggi a Parigi, il 17% a New York.

TASK RABBIT

 I task rabbit sono micro imprenditori: assemblaggio mobili IKEA, portare a spasso il cane, scrivere una lettera per chi vuol riconquistare la fidanzata, comprare un regalo per la suocera, fornire assistenza in ospedale, lavorare nel terrazzo, prelevare una raccomandata alle Poste, imbiancare la casa.

LANDSHARE

Il concetto basilare è la terra come bene comune, si coltivano i terreni abbandonati in orti urbani. Chi offre il lavoro, chi offre il terreno; si stabiliscono termini di accesso, regole di comportamento, regole di scambio. Todmorden (Yorkshire) verso autosufficienza alimentare:lamponi, albicocche, ribes, verdure. Si utilizza una legge inglese del 1908, in base alla quale un lotto di terreno pubblico va concesso a fronte di richiesta di almeno sei persone. Va sottolineato altresì il valore formativo della coltivazione della terra nella scuola.

THE HUB

A metà tra uno studio di co-working e un incubatore, un luogo nel quale imprenditori sociali, creativi e professionisti lavorano a propri progetti e collaborano a quegli degli altri. Fondatore Alberto Masetti Zannini. Ci sono i portatori i talento e i portatori di progetto. Nella società dei servizi fortemente competitiva, The HUB ripropone uno spirito collaborativo, attraverso  i workshop, ma anche  i pranzi comunitari. Secondo The HUB non è l’idea che determina il successo di un’iniziativa, ma il processo partecipativo.

REOOSE e  BARATTO AMMINISTRATIVO

Luca e Irina Leoni non sapevano che fare di un materassino, poi finito in discarica. Hanno avviato una piattaforma per il baratto e lo scambio. I crediti come nuova moneta. L’oggetto è valutato in crediti in base alla sostenibilità ambientale. Ventimila iscritti alla community, ottomila articoli pubblicati su piattaforma. I ricchi barattano per hobby, i poveri per necessità. Il baratto molto diffuso in Sardegna. Vari Comuni italiani, per lo più piccoli, vanno applicando il cosiddetto “baratto amministrativo”, normato dall’art. 24 del decreto Sblocca Italia, che  concede ai cittadini che forniscono ore di lavoro e servizi in accordo con l’Amministrazione di avere uno sconto sui tributi: cura del verde, piccole manutenzioni, sostegno alle attività di pulizia. L’Amministrazione fornisce attrezzature a assicurazioni. Si adotta una via o una piazza; le mamme curano un parco giochi; un gruppo di musicisti riatta un vecchio mercato e lo trasforma in una sala prove.  Tra i Comuni impegnati ricordiamo Invorio(Novara), Massarosa (Lucca), Bazzana e Palazzago (Bergamo). Dice Marino Niola: se anche il fisco ritorna al baratto, vuol dire che per andare avanti bisogna anche guardare indietro. Andiamo verso un futuro meno centralizzato, più negoziale e collaborativo. Un do ut des fatto di tempo, di competenze, di prestazioni, di servizi: un obolo in natura come le vecchie decime, ma con spirito nuovo che valorizza la partecipazione dal basso.

FUBLES

 Concludiamo la rassegna con un riferimento sportivo.  FUBLES organizza partite di calcetto 200 MILA gli iscritti, 400 a Maruggio (TA) con seimila abitanti. Ogni giocatore ha un rango come l’Elo  per gli scacchisti.

 

                               LE RAGIONI DELLA SHARING ECONOMY

Non c’è dubbio che l’economia della condivisione sia stata incoraggiata dalla crisi  e dalla esigenza conseguente di trovare risposte concrete in questa fase di difficoltà. Secondo alcuni economisti, perciò, essa conoscerà un prevedibile declino  con il superamento, quando ci sarà, della crisi stessa. Non è d’accordo con questa tesi Jeremy Rifkin, che già nel 2.000 aveva pubblicato il libro “l’era dell’accesso” e che prevede semmai uno sviluppo con l’Internet delle cose, l’approccio partecipativo, il finanziamento dal basso. L’Internet delle cose significa che gli oggetti si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri. Le sveglie suonano prima in caso di traffico, i vasetti di medicina avvisano i familiari se si dimentica di prendere il farmaco; gli oggetti assumono un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete. Si delinea una quarta rivoluzione industriale, in cui la fabbrica viene ripensata con il digitale, in cui la catena di montaggio è monitorata in tempo reale per prevenire guasti. Nella Fabbrica 4.0, l’Italia, grande Paese manifatturiero, deve giocare alla avanguardia, anche perché nel mondo lo stile e il gusto italiano continuano a segnare livelli di eccellenza in tanti campi.

     Con la sharing economy si determina un diverso equilibrio fra mercato, Stato e società, in cui i mercati progressivamente cedono il passo alle reti, la proprietà diviene meno importante dell’accessibilità e si afferma il cittadino smart, allo stesso tempo fruitore e produttore di servizi. Secondo Marco Mistretta, il capitalismo e il socialismo perdono peso nella società, si affermano gli imprenditori sociali, l’energia verde, le stampanti 3D,il finanziamento partecipativo. Aumentano  la partecipazione e il protagonismo dal basso, spesso grazie alla collaborazione degli Enti locali. Secondo Evgeny Morozov, sociologo ed esperto di nuovi media, invece tende ad affermarsi un modello individualistico a scapito del modello sociale. Le aziende private americane della Silicon Valley gestiscono  sempre più servizi pubblici ed acquisiscono ingenti profitti e grande potere.

Se usare un oggetto non significa di per sé possederlo, il vecchio modello di consumo del capitalismo va in crisi. La Barclays, grande banca di investimenti, ha condotto uno studio sulle ricadute della sharing economy sull’economia tradizionale . Nel settore dell’auto, ad esempio, la concorrenza dei vari Uber o Blablacar può portare ad una riduzione del 60% del parco macchine e una riduzione del 40% delle auto nuove. Lo stesso vale per gli alberghi. Già oggi il 10% dell’offerta di alloggia Parigi passa attraverso Airbnb; il 17% a New York. Così il settore del lusso. Già oggi l’usato on line vale 34 miliardi di dollari su un totale di 400 miliardi e la percentuale è destinata a crescere. Su eBay le borsette di lusso costano 500 dollari contro i mille del prezzo pieno.In conclusione, il mondo è in rapido e tumultuoso cambiamento Non si può fermare il cambiamento, semmai bisogna imparare a gestirlo.

               Giovanni Battafarano

.


 

 

Tutto nasce dalla Riforma Fornero, che ha creato uno scalone, bloccando di fatto l'uscita di centinaia di migliaia di persone che erano a un passo dalla pensione, rallentando al contempo l'ingresso di forze fresche nel mercato del lavoro. Dopo anni di discussioni e soluzioni tampone (come nel caso degli esodati), oggi si prospetta una soluzione per gli over 60. A patto che accettino una riduzione non trascurabile dell'importo.

L'ipotesi in campo
Il piano al quale sta lavorando il Governo, che molto probabilmente sarà inserito nella Legge Stabilità (l'ex-Finanziaria), mira a offrire una via d'uscita a chi è a due-tre anni dal riposo secondo le attuali regole previste per la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi per gli uomini; 65 anni e 7 mesi per le donne). Considerato che l'Europa è contraria a un innalzamento della spesa pensionistica, non resta che trovare una soluzione per autofinanziare l'intervento. Così chi va in pensione in anticipo dovrebbe accettare un taglio dello stipendio intorno al 3-4% annuo, fino al 10% per chi va in quietanza tre anni prima del previsto. Quindi, a fronte di una pensione attesa di 1.500 euro, si passerebbe a 1.350 euro; nel caso di 1.200 euro la retribuzione calerebbe a 1.080 euro.

Gli ostacoli
Una misura di questo tipo potrebbe interessare soprattutto a chi ha perso il lavoro, mentre difficilmente i lavoratori troverebbero conveniente un taglio fino a un decimo della propria retribuzione. Tuttavia anche questo schema non ha uno sbocco scontato: innanzitutto perché, almeno nel primo periodo di attuazione, questo intervento avrebbe comunque dei costi per le casse dello Stato. Come finanziarlo? Accettando di fare nuovo deficit, il che vorrebbe dire avviare un braccio di ferro con l'Ue? Un'ipotesi che ha poche possibilità di essere realizzata. 

Ritorno al retributivo?
Da qui il ritorno in auge della proposta messa a punto dal presidente dell'Inps Tito Boeri, che prevede il passaggio al calcolo interamente contributivo dell'assegno. Questo significa pensioni parametrate a quanto effettivamente versato nell'intera carriera lavorativa e non solo negli ultimi anni (come, invece, previsto dal sistema retributivo). In questo caso, a fronte di costi zero per le casse pubbliche, si arriverebbe a riduzioni fino al 30% dei trattamenti. Quanti accetterebbero questa soluzione? Il fallimento del Tfr in busta paga non promette bene...


 

Il Governo - ha detto fra l'altro il rappresentante degli industriali tarantini- non è riuscito a garantire le aziende dell'indotto ILVA che versano in gravi condizioni economico-finanziarie. 

 

Caro Presidente, cari amici,

lasciatemi innanzi tutto ringraziarvi di cuore per la vostra presenza qui, oggi.

Una presenza per me particolarmente importante perché mi dà più forte il senso di una vicinanza che non è retorica ma tangibile e di particolare evidenza.

Taranto è destinataria da tempo di un’attenzione, da parte del governo centrale, che non ha precedenti.

Un interesse che abbiamo accolto con grande favore e che non vogliamo disperdere nel clima di incertezza che la complessità della questione Ilva purtroppo ci consegna, con i suoi ma e i suoi se.

Oggi vorrei che uscissimo da questo Consiglio Centrale forti di nuove consapevolezze. 

Non impegnerò molto del vostro tempo per questo mio intervento, ma vorrei tuttavia riuscire a rendere al meglio il momento delicato e importante che vive in questo momento il sistema Taranto nella sua interezza.

Mi concentrerò, giocoforza, su parte di questo sistema, che è poi quello che ha consentito alla grande fabbrica di viaggiare speditamente nei suoi primi 50anni di vita e che in questi ultimi tre anni, particolarmente, ne ha praticamente retto le sorti.

Sto parlando delle aziende dell’indotto Ilva di Taranto, delle “nostre” aziende, di quelle piccole, medie e grandi imprese che hanno scommesso su una partita che pur non avendo ancora perso le ha sicuramente –e pesantemente – penalizzate.  

Oggi le aziende dell’indotto registrano, a livello nazionale, un passivo di 250 milioni di euro: 150 riguardano Taranto e la sua provincia. Una cifra che incombe gravemente sui bilanci di quelle realtà che, contrariamente ad altre, sono ancora in piedi e che hanno retto l’onda d’urto della crisi dell’Ilva, con tutti gli strascichi che la stessa ha prodotto.

Senza queste aziende il sistema Ilva perde una parte importante della sua identità: professionalità consolidate, esperienza e preparazione acquisite in decenni di rapporto con la grande fabbrica.

La città rischia di perdere un pezzo fondamentale del suo tessuto produttivo.

Non basta assicurare la produzione.

Non basta far andare avanti le pur indispensabili, fondamentali opere di risanamento e di bonifica.

E’ un intero sistema che va recuperato e di questo sistema le nostre aziende sono parte integrante e fondamentale.

Finora le istanze portate avanti da Confindustria, che nel difficile percorso degli ultimi 24 mesi ha sostenuto fortemente il nostro impegno, profuso per consentire a queste imprese di traguardare un momento difficile attraverso l’adozione di strumenti mirati (sospensione dei tributi erariali, accesso al Fondo di Garanzia), non hanno ottenuto alcun tipo di riscontro.

Il Governo, pur guardando a Taranto con un’attenzione indubbiamente eccezionale, guardando a questa città come realtà industriale da salvaguardare e rendere nuovamente competitiva, non è riuscito a garantire a queste aziende, e quindi a tutto il nostro sistema produttivo, il ristoro anche parziale di quelle risorse che pure hanno consentito all’azienda dell’acciaio di andare avanti quando la situazione era già fortemente compromessa.

 


 

IMPORTANTE INIZIATIVA DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA MARTINO TAMBURRANO.

 

 

Si è discusso in Provincia di caporalato e delle azioni da mettere in campo per contrastare questo fenomeno nel territorio ionico.

Hanno partecipato all’incontro il presidente Martino Tamburrano, il vicepresidente Gianni Azzaro, il consigliere provinciale delegato al Mercato del Lavoro Vito Miccolis, il presidente del CTP di Taranto Roberto Falcone e il responsabile provinciale del servizio Controversie Collettive, Michele Coviello.

Tra le proposte emerse, la predisposizione di un progetto per il trasporto delle braccianti dalla residenza alle aziende agricole con i mezzi messi a disposizione dal CTP. Tale richiesta verrà sottoposta agli assessori regionali Sebastiano Leo e Giannini, con deleghe rispettivamente al Lavoro e ai Trasporti, ai fini di un cofinanziamento regionale. A tale scopo, il capo dell’amministrazione di via anfiteatro ha assicurato la presenza di un apposito capitolo nel prossimo Bilancio di previsione dell’Ente.

La Provincia si è impegnata a dare massima pubblicità, attraverso i centri territoriali per l’impiego, alle modalità di iscrizione dei braccianti agli elenchi dei lavoratori agricoli ed ha invitato i responsabili degli uffici preposti a garantire la massima attenzione  verso i problemi di questa categoria.

Inoltre verranno intensificati i controlli sulle strade da parte della Polizia provinciale.

Alla prossima riunione, prevista per giovedì 24 settembre alle ore 12.30, che si terrà sempre nel salone della presidenza, parteciperanno anche le organizzazioni sindacali di categoria e le associazioni datoriali.


 

L’accorpamento, anticipato lo scorso 4 agosto dal Giornale di Taranto, al centro dell’ultima riunione del Consiglio camerale di Taranto

 

Entra nella fase operativa il percorso di accorpamento delle Camere di commercio di Taranto e di Brindisi in ossequio a quanto previsto dalla legge delega di riforma della Pubblica Amministrazione. Come è noto, il testo prevede, tra le altre cose, la ridefinizione delle circoscrizioni territoriali camerali, dalle attuali 105 a non più di 60, “mediante accorpamento sulla base di una soglia dimensionale minima di 75mila  imprese e unità locali iscritte o annotate nel registro delle imprese”.

Le giunte camerali di Brindisi e Taranto hanno già deliberato l’avvio del processo di accorpamento in ragione delle affinità presenti storicamente nel tessuto economico, associativo e sociale dei due territori.Un ulteriore passo è stato compiuto nell’ultima riunione del Consiglio camerale di Taranto che ha dato pieno mandato al Presidente Cav. Luigi Sportelli ed alla Giunta  di intraprendere le azioni e le procedure necessarie per completare il percorso.

“Questo accorpamento – spiega Sportelli– porterà alla creazione di una delle più grandi Camere di Commercio di Puglia non solo in termini di presenza delle imprese. Il nuovo Ente, infatti, potrà far valere a livello nazionale il suo importante peso specifico che deriva dalla presenza di insediamenti industriali strategici per lo Stato, da un diffuso e capillare sistema produttivo che abbraccia tutti i comparti (agricoltura, industria, commercio, artigianato, turismo), dalle grandi infrastrutture logistiche di portata internazionale (due porti e due aeroporti) che dovranno,ancora meglio, essere messe a sistemacome leva fondamentale ed imprescindibile della crescita edello sviluppo economico del territorio. Questa sarà l’unica Camera di commercio in Italia che si affaccia su due mari, l’Adriatico e lo Jonio, un ponte concreto tra le due sponde della Puglia. Un progetto ambizioso, quindi,che migliorerà il livello di servizio dei nostri Enti che ancora di più sapranno cogliere le necessità delle imprese e rispondere alle loro rinnovate esigenze. Una prova concreta, infine, di come il Sistema camerale sia in grado di riformarsi, non solo a parole, ma nei fatti, senza autoreferenzialità, salvaguardando i presidi originari delle due strutture camerali, ma con lo sguardo rivolto soprattutto e prioritariamente al bene dei territori e delle imprese.

Nella foto a destra il Presidente della Camera di Commercio di Taranto Luigi Sportelli ed a sinistra il segretario generale Francesco De Giorgio.

 

IN OCCASIONE DEL PROSSIMO CONSIGLIO GENERALE CHE SI TERRA' A TARANTO IL PROSSIMO 24 SETTEMBRE.

 

Gent.mo dottor Squinzi lei farà il Consiglio generale di Confindustria nella città di Taranto il prossimo 24 settembre. Non è la prima volta che questa città, con una antica connotazione operaia nel Mezzogiorno, ospita la sua organizzazione. Prima di lei il suo predecessore, Emma Marcegaglia,  fece visita al centro siderurgico tarantino della famiglia Riva accolta in modo fraterno dalla proprietà al gran completo e da un codazzo istituzionale. In quella occasione inaugurò uno stabilimento, della famiglia, di impianti fotovoltaici con le maestranze ereditate, a buon prezzo, come tutti gli spazi e capannoni, dalle aziende Belleli e Simi, allora in difficoltà ma ancora presenti, oggi, con successo, nel mondo.  C’è sempre una ragione sentimentale in ogni vostra visita ed è quella dei propri interessi industriali, infatti lei viene qui da noi perché,ha affermato recentemente: «Se perdiamo la partita sull'Ilva, l'Italia non è più una potenza industriale». In questo periodo lei ha conquistato anche la scena politica italiana oltre che quella economica, come ovvio con il suo incarico di presidente della ormai centenaria Confindustria, per una unità di intenti e vedute con l’attuale, nominato, presidente del consiglio. Sembrerebbe, quasi, che anche lei detti tempi e programmi al governo Renzi. In esso il vostro ufficiale punto di riferimento è il ministro dell’industria Guidi ex presidente dei giovani industriali ed in aperto conflitto di interesse, ma questa non è una novità. Va di moda oggi mettere giovani politici, ma di comprovata fede ed interessi di parte, nel governo della nazione che dovrebbe rappresentare gli interessi di tutti. Neanche il fascismo, il cui regime Confindustria servì e ne trasse i massimi benefici, giunse a tanto. Oggi si propone, ancora una volta, la salvezza dell’economia nazionale attraverso la tutela delle imprese e nel continuare la vendita (ai privati) del patrimonio pubblico con un piano di privatizzazione “serio” ma con l’assenza di vincoli per le aziende. Ovviamente nessun sussulto politico a difesa della Costituzione da parte di questo governo che prevede, come prioritario, oltre alla tutela della proprietà di ogni cittadino, il vincolo sociale delle imprese. Nessuna garanzia per i ceti popolari sempre più poveri mentre si continua a conferire esplicitamente la delega politica alle imprese per la soluzione dei problemi di tutti noi. Negli ultimi trentacinque anni le aziende che lei rappresenta hanno goduto dell’acquisto a basso prezzo delle nostre industrie pubbliche tra le quali Ilva e di alcune importanti banche. Hanno facilmente de localizzato nel mondo, hanno partecipato al banchetto della finanziarizzazione artificiosa dell’economia che ha portato allo sfascio globale. Hanno goduto di leggi italiane sul lavoro senza certezze e tutele con un abbassamento dei salari, stipendi e pensioni pari al 10% del Pil nazionale (circa 120 miliardi) trasferito con leggi appropriate e concordate, purtroppo anche con i sindacati in modo concertativo, nelle vostre tasche. Tutto ciò ha segnato la completa sconfitta e subalternità della politica nazionale e locale agli interessi dei grandi gruppi economici privati che lei rappresenta. Per voi non esiste la “destra” o la “sinistra”, né mediazioni di interessi ma il mercato verso il quale si deve obbedienza cieca. Infatti è per questo che ella viene nella nostra città, per chiedere di far presto e vendere l’Ilva, perorare probabilmente una cordata di suoi colleghi italiani e chiedere all’attuale governo di tutelarsi, con leggi sempre più anticostituzionali, dalla magistratura e dall’iniziativa di una Procura della Repubblica anacronistica perché  pone ancora, prima di ogni cosa, la vita e la salute di cittadini e lavoratori. I comunisti italiani per primi, anni fa’, proposero la soluzione drammatica in cui vive il territorio con la nazionalizzazione dell’Ilva come industria strategica nazionale utilizzando tutti i profitti dell’impresa nella bonifica del territorio interno ed esterno all’azienda. Senza ciò, per noi, non c’è risoluzione dei problemi enormi che sono stati creati e la sua chiusura la determinerà inesorabilmente  il mercato dopo l’ennesimo saccheggio del capitale umano e naturale.


Pagina 89 di 137