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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1963)

Il Centro per l’impiego di Taranto ha una nuova “casa”, negli uffici di via Veneto n.83. L’inaugurazione ufficiale si è tenuta nella mattinata di ieri giovedì 6 febbraio.

Per il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, «grazie alla collaborazione tra ARPAL e Comune di Taranto, oggi non è stata inaugurata “solo” la nuova sede del Centro per l’impiego, risultato già di per sé importante. Oggi, infatti, vogliamo avviare anche un nuovo corso relativo all’attuazione delle politiche attive del lavoro nel distretto industriale più importante della Puglia, ridando centralità all’unica Agenzia pubblica che se ne occupa: ARPAL sarà all’altezza, per il tramite di operatori giovani e altamente preparati, di accompagnare le nuove sfide di economia sostenibile che attendono Taranto, dal necessario processo di decarbonizzazione ai Giochi del Mediterraneo alla blue economy e non solo. Si tratta di prospettive occupazionali concrete, che richiedono una progressiva riqualificazione delle competenze dei lavoratori e, di conseguenza, una complessa riorganizzazione anche del nostro approccio nell’erogazione dei servizi».

A portare i saluti del governatore Emiliano è stato Mattia Giorno, consigliere del Presidente per il coordinamento e monitoraggio delle attività connesse ai piani regionali, nazionali ed europei per la transizione ecologica, culturale ed economica dell'Area di Taranto.

«L’inaugurazione della nuova “casa” del Centro per l’impiego - ha dichiarato il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci - è il risultato dell’impegno profuso dall’Amministrazione comunale per dare una risposta adeguata alle necessità di un ufficio che sul territorio svolge un servizio di indubbio rilievo. Pienamente funzionale ed operativa, la sede di via Veneto è stata allestita per andare incontro a tutte le esigenze dell’utenza. Del resto, il nostro obiettivo è quello di contribuire alla creazione di un ambiente favorevole alla crescita economica e all’occupazione e la nuova sede è un tassello importante in quest’ottica. Nel ringraziare l’assessore Murgia ed il personale della Direzione Patrimonio per il lavoro svolto, desidero ribadire che il Comune sarà pronto ad affiancare ARPAL in eventuali altre iniziative a favore della collettività».

DALLA NUOVA SEDE AL NUOVO PERSONALE

«La nuova sede - ha aggiunto Beniamino Di Cagno, presidente cda Arpal Puglia - ci consentirà di affrontare con maggiore serenità la grande mole di lavoro che quotidianamente gestisce il Centro per l’impiego, che ha la competenza su un bacino di oltre 200mila utenti dei comuni di Taranto e Statte. Siamo impegnati a guardare già al futuro prossimo: nel corso di quest’anno sono in programma nuovi concorsi pubblici che consentiranno via via di completare il Piano di potenziamento del personale, con nuove assunzioni previste anche per Taranto».

Com’è noto, la precedente sede di via Carrieri è stata dichiarata inagibile l’11 aprile 2023. Il 30 aprile 2024, durante un tavolo tecnico tra Comune, Arpal e sindacati sono stati definiti i dettagli logistici per il trasferimento - avvenuto a dicembre - nella nuova sede di via Veneto, dove gli uffici sono aperti al pubblico dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 11.30, il martedì anche dalle ore 15 alle ore 16.30 e il giovedì pomeriggio su appuntamento.

«È importate per noi esserci in tutti i luoghi in cui i cittadini hanno necessità di lavoro - commenta Gianluca Budano, direttore generale di Arpal Puglia - ma lo è ancora di più in quelli in cui sono presenti impianti industriali e un tessuto produttivo particolarmente vivace, perché lì le politiche attive del lavoro hanno un ruolo strategico. Nonostante la chiusura temporanea degli uffici, il Centro per l’impiego ha garantito continuità nell’erogazione dei servizi, anche da remoto, all’utenza e alle aziende. La proficua sinergia con il Comune di Taranto e l’impegno profuso da Luigi Mazzei in qualità di dirigente dell’U.O. Patrimonio e Attività negoziali di Arpal Puglia ci consentono di ritornare oggi all’ordinarietà. Ci auguriamo si possa sin da subito potenziare l’asse con l’amministrazione comunale, per l’occupazione e il benessere di tutta la cittadinanza». Presente all’inaugurazione anche Marta Basile, nuova dirigente dell’U.O.Coordinamento Servizi per l’Impiego dell’Ambito Brindisi-Taranto.

LA NUOVA “CASA”: TRE PIANI, UFFICI E AULE PER SEMINARI

I locali, che nel recente passato hanno ospitato il settore Servizi Sociali del Comune, sono composti da tre piani più il pian terreno, dove viene accolta l'utenza. Oltre agli uffici in cui vengono erogati i servizi, si ha la disponibilità di due aule per le attività seminariali ed incontri.

«L’apertura di questa nuova sede – ha aggiunto l’assessore al Patrimonio della Città di Taranto, Marcello Murgia - segna un momento di grande importanza per la nostra città. Questo centro non è solo un luogo dove facilitare l’incontro fra domanda e offerta di un’occupazione, ma un vero e proprio punto di riferimento per la formazione, l’orientamento e il supporto ai lavoratori e alle imprese. L’Amministrazione comunale è fortemente impegnata nel promuovere politiche attive del lavoro che possono rispondere alle esigenze del territorio e siamo convinti che questa nuova struttura contribuirà in modo significativo a creare nuove opportunità e a migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini. Un ringraziamento speciale va al sindaco, alla Direzione Patrimonio e a tutti coloro che hanno messo a disposizione le proprie competenze per rendere possibile l’odierna inaugurazione. Desidero ricordare che questa soluzione consentirà un importante risparmio di risorse pubbliche impiegate precedentemente in fitti passivi».

LE STATISTICHE OCCUPAZIONALI: NEL 2024, AUMENTO DI 6.702 OCCUPATI NELLA PROVINCIA DI TARANTO

Le statistiche occupazionali elaborate dal Centro per l’impiego, a partire dai dati del Sistema Sintesi (il sistema integrato dei servizi per l’impiego), documentano per la provincia di Taranto un aumento di posti di lavoro nel corso del 2024. Si è registrato, infatti, il +1,73 per cento rispetto all’anno precedente, percentuale pari a 6.702 occupati in più: si è passati dai 166.095 occupati di dicembre 2023 ai 172.797 di dicembre 2024.

Contemporaneamente, il calo di disoccupati è stato pari a -1,09 per cento (95.712 disoccupati a dicembre 2024) e quello di inoccupati pari a -0,64 per cento (21.657).

I DATI DEL CPI: NEL 2024 PRESI IN CARICO 11.209 UTENTI E GESTITE OLTRE 300 OFFERTE DI LAVORO

Nel contesto sopra delineato, nevralgico è stato il ruolo rivestito dal Centro per l’impiego di Taranto: nel corso del 2024, ha erogato servizi a 11.209 utenti, per i quali sono state raccolte le dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro (D.I.D.), sono stati sottoscritti i patti di servizio personalizzati e sono state aggiornatele schede anagrafiche professionali.

Sono state 5.369 le persone prese in carico tramite il Programma G.O.L. (Programma “Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori”): il 71,60 per cento di queste è stata inserita nel Percorso 1, relativo al “reinserimento lavorativo rivolto alle persone più vicine al mercato del lavoro”, mentre il restante 28,4 per cento è stato inserito nei Percorsi 2 e 3 di aggiornamento (upskilling) e riqualificazione (reskilling) rivolti a persone più lontane dal mercato del lavoro.

Inoltre, il Centro per l’impiego ha convocato mensilmente, per incontri individuali o collettivi, 1.198 persone beneficiarie di SFL (Supporto per formazione e lavoro) e trimestralmente 1.927 beneficiari di ADI (Assegno di inclusione). Si tratta del pacchetto di misure che ha sostituito il Reddito di cittadinanza.

Ancora, sono stati 92 i tirocini extracurriculari promossi dal Cpi nel corso dell’anno e 96 i partecipanti ai seminari sull’autoimpiego.

Infine, il Centro per l’impiego ha gestito 322 offerte di lavoro: a candidarsi sono stati 3.553 cittadini, 1.965 dei quali sono stati selezionati attraverso colloqui e analisi dei curricula per essere  presentati alle aziende. Il settore metalmeccanico resta quello con maggiore richiesta di personale, seguito dalle telecomunicazioni, dal comparto delle energie rinnovabili, aerospazio e tessile.

Tra le offerte più importanti gestite, spicca quella della Vestas Blades Italia srl, filiale locale della holding danese leader mondiale nella progettazione e produzione di turbine eoliche: grazie all’intermediazione del Cpi, sono state assunte diciassette persone, tutte con profili altamente tecnici, in seguito ad una maxi-selezione che ha visto la partecipazione di 500 candidati e si è svolta da luglio a dicembre.

Sarà inaugurata domani, giovedì 6 febbraio la nuova sede del Centro per l’impiego di Taranto. Nell’occasione saranno diffusi i dati dell’attività del cpi.

ll Centro per l’impiego di Taranto ha quindi una nuova “casa”: l’inaugurazione ufficiale si terrà giovedì 6 febbraio, alle ore 10.30, presso la nuova sede ubicata in via Veneto n.83.

Interverranno: Rinaldo Melucci, sindaco della Città di Taranto, Marcello Murgia, assessore a Patrimonio e Tributi Città di Taranto, Beniamino Di Cagno, presidente cda Arpal Puglia, Gianluca Budano, direttore generale Arpal Puglia

Sarà presente anche Luigi Mazzei, dirigente U.O. Patrimonio e Attività negoziali di Arpal Puglia.

 

Sta suscitando reazioni contrastanti nella città, Taranto, che ospita il principale polo produttivo di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, la decisione del Governo di intervenire con un nuovo decreto che assicura alla continuità operativa dell’azienda altri 250 milioni. Risorse importanti, quest’ultime, che si vanno ad aggiungere alle tante altre che Ilva in amministrazione straordinaria prima, subentrata alla gestione Riva, e Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria dopo, che ha preso il posto della gestione ArcelorMittal-Invitalia, hanno ottenuto negli anni.  Il conto di quanto il gruppo dell’acciaio abbia pesato, lo ha fatto alla Camera, rispondendo ad una interrogazione del deputato di AVS, Angelo Bonelli, il sottosegretario al Mimit, Fausta Bergamotto. Come detto, in soccorso di AdI è arrivato  il Governo che con un decreto ha esteso da 150 a 400 milioni un precedente intervento di Ilva in as verso la stessa AdI in as. A conti fatti, AdI in as è assegnataria dal patrimonio destinato di Ilva in as finalizzato alle bonifiche delle aree non operative e produttive, di ben 550 milioni così ripartiti: una prima tranche di 150 e una seconda di 150, quest’ultima ampliata ora di altri 250 per un totale di 400. Che aggiunti ai primi 150 fanno appunto 550 da Ilva in as verso AdI in as. A questi si aggiungono i 320 milioni del prestito ponte Mef autorizzato dalla UE a luglio, prestito esteso di altri 100 milioni con l’ultimo decreto Milleproroghe. Infine ci sono i 200 milioni di prestito che AdI ha chiesto negli Usa a Morgan Stanley di cui una cinquantina erogati. Una fetta significativa di queste risorse è messa sul piano di ripartenza da 300 milioni voluto a maggio dai commissari per consentire alla fabbrica di risollevarsi attraverso i più urgenti lavori di ripristino (alla Camera il Governo ha parlato di “impianti lasciati dissestati dalla gestione Arcelor Mittal” ma anche di sprechi, di cui 3,5 milioni per la comunicazione). 

 

 La Uilm lancia l’allarme sui propositi annunciati dal gruppo Jindal per Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, e mette in guardia sulla chiusura delle cokerie a Taranto. Per il sindacato, il piano Jindal “rischia di portare alla chiusura definitiva degli stabilimenti”. Per Rocco Palombella, segretario generale Uilm, “se, come ha dichiarato il direttore europeo di Jindal Steel, il primo atto del piano industriale sarebbe quello di chiudere subito gli impianti di cokeria a Taranto, questo porterebbe inevitabilmente alla fermata della produzione e alla chiusura definitiva dell’ex Ilva. Una dichiarazione gravissima che sta creando forti preoccupazioni tra i lavoratori in tutti gli stabilimenti e una grande indignazione. Questo piano lo abbiamo già visto a Piombino, quando nel 2014 fu chiuso l’altoforno con la promessa di costruire forni elettrici che a oggi ancora non ci sono”. “Per noi - aggiunge Palombella - la transizione all’elettrico e la decarbonizzazione devono avvenire in maniera graduale, con gli altoforni in marcia adeguati dal punto di vista ambientale, avviando contemporaneamente la costruzione di forni elettrici e impianti di pre ridotto che andranno a sostituire l’attuale produzione a carbone. Solo così sarà possibile salvaguardare l’ambiente, l’occupazione, diretta e indiretta, e la produzione. Il risanamento ambientale potrà essere realizzato solamente con gli impianti in marcia e la continuità produttiva”.

    Riteniamo gravi quindi le parole di Misra sull’occupazione - rileva la Uilm nazionale - perché non sono previste garanzie per tutti i lavoratori, diretti, dell’appalto e in Ilva AS, ma si fa riferimento genericamente a un numero necessario di lavoratori in base a un teorico livello produttivo e questo per noi è inaccettabile”. Secondo Palombella, “i lavoratori e tutte le comunità interessate in questi anni hanno pagato il prezzo più alto e quindi meritano più rispetto e considerazione da parte di chiunque acquisterà l’ex Ilva. Per noi resta fondamentale una presenza dello Stato all’interno della futura società, con ruolo e poteri decisionali e non come è avvenuto con Mittal. Altro che Golden Power! Solo così sarà possibile far rispettare l’effettivo impegno sugli investimenti, il risanamento ambientale e un futuro occupazionale e produttivo di tutti i siti dell’ex Ilva”.

     A giudizio di Palombella, “per accompagnare questo complicato processo ci aspettiamo dal Governo in via preliminare un impegno concreto, non solo con ammortizzatori sociali, ma anche con interventi legislativi che prevedano anticipi pensionistici per i lavoratori esposti a sostanze nocive, come l’amianto” aggiunge. “È arrivato il momento della convocazione del tavolo a Palazzo Chigi per avere chiarimenti e dettagli da parte di Governo e Commissari sulle offerte presentate”, conclude Palombella.

Sono state presentate le offerte vincolanti per l’acquisizione degli asset industriali di Ex Ilva/Acciaierie D’Italia. Adesso è indispensabile che le organizzazioni sindacali vengano convocate dal Governo per aprire la fase di confronto: è urgente conoscere i piani industriali di chi ha presentato offerte". Così in una nota l'USB che sottolinea che "è necessario evitare lo spezzatino". "Serve mantenere unito l’intero asset produttivo - spiega la nota - e dare certezze quel che riguarda la gestione unitaria della forza lavoro, assicurando un trattamento uguale per tutti, a Taranto come a Genova e negli altri stabilimenti. Ci aspettiamo, inoltre, che lo Stato mantenga la sua presenza all’interno della compagine societaria, rivestendo un ruolo attivo di garanzia. Serve, inoltre, che il Governo stili un Piano Taranto per dare risposte chiare ad un territorio che ha già pagato tanto sul piano sanitario, ambientale e produttivo-occupazionale".

Confermato: per Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, l’ex Ilva, sono arrivate 10 offerte in totale - le manifestazioni di interesse a settembre erano state 15 - di cui 3 per l’intero gruppo AdI con tutti i suoi stabilimenti, e 7 invece per asset specifici. E adesso domincia l’esame delle proposte. Come hanno reso noto  i commissari di Acciaierie, Fiori, Quaranta e Tabarelli, sono una cordata e 2 gruppi per l’intera AdI e 3 cordate e 4 offerte singole per alcuni asset messi sul mercato. In particolare, per la totalità del gruppo, che fa leva sugli stabilimenti di Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi ma anche su altre attività, hanno depositato l’offerta vincolante la cordata Baku Steel Company CJSC e Azerbaijan Investment Company OJSC; Bedrock Industries Management Co Inc; Jindal Steel International. A quest’ultimo fa capo Vulcan Steel mentre Bedrock è il fondo americano che ha acquisito la canadese Stelco, industria dell’acciaio, l’ha rilanciata e infine rivenduta agli americani di Cleveland Cliffs. Per alcuni pezzi di AdI si sono invece presentati con la loro offerta la cordata CAR Segnaletica Stradale srl, Monge & C. spa e Trans Isole srl; la cordata Eusider spa, Marcegaglia Steel spa e Profilmec spa; la cordata Marcegaglia Steel spa e Sideralba SpA; eppoi le aziende Eusider spa, I.M.C. spa, Marcegaglia Steel spa e Vitali spa. 

 Il bando lanciato a fine luglio dai commissari prevedeva le manifestazioni di interesse giungessero a settembre e le offerte vincolanti a fine novembre. La prima scadenza è stata confermata, la seconda, invece, posticipata al 10 gennaio e questo, dicono i commissari di AdI, “ha consentito una più ampia partecipazione al processo di presentazione delle offerte”. L’esame delle offerte comincerà da subito. I commissari stimano una settimana di tempo, la prossima, per avere un primo quadro di dettaglio e cominciare ad allineare le varie proposte. “Sebbene il termine stabilito non sia da considerarsi perentorio - dicono i commissari Fiori, Quaranta e Tabarelli -, eventuali proposte che dovessero pervenire successivamente saranno valutate esclusivamente qualora presentino condizioni particolarmente favorevoli per la procedura in corso. I commissari straordinari si riservano un periodo di tempo congruo per esaminare attentamente tutte le proposte ricevute, con particolare riguardo agli aspetti occupazionali, alla decarbonizzazione e all’entità degli investimenti, al fine di assicurare uno sviluppo sostenibile degli impianti e la massima tutela del lavoratori coinvolti”. 

Nella precedente privatizzazione, quella di giugno 2017, condotta da Ilva in amministrazione straordinaria, la gara per gli impianti dell’intero gruppo fu a due: ArcelorMittal da un lato, che era alleato con Marcegaglia che dopo poco uscì dall’operazione, e Acciaitalia dall’altro, cordata, questa, che metteva insieme Jindal, Arvedi, Cassa Depositi e Prestiti e Delfin dello scomparso Leonardo Del Vecchio. Alla fine il gruppo se lo aggiudicò ArcelorMittal, che poi nel 2021 darà vita ad Acciaierie d’Italia con la società pubblica Invitalia partner di minoranza. Lo Jindal allora in partita era lo stesso che sta investendo a Piombino nella costruzione di un forno elettrico, cioè Sajjan Jindal, mentre Vulcan Steel adesso in lizza è guidata da Naaven Jindal, il quale è anche venuto a Taranto ed ha incontrato il sindaco Rinaldo Melucci.   “La partecipazione così significativa di grandi attori internazionali conferma che siamo sulla strada giusta per il rilancio della siderurgia italiana”, dichiara il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sull’ex Ilva. “Questa è la fase decisiva. Responsabilità, coesione e unità di intenti” sottolinea Urso. Non manifestano invece lo stesso ottimismo i sindacati. Per Rocco Palombella, numero 1 della Uilm, “dalla presentazione delle offerte per l’acquisto dell’ex Ilva non ci sono rilevanti novità rispetto ai mesi scorsi. Vogliamo conoscere al più previsto i dettagli dei piani ambientali, occupazionali e industriali per giudicarne la credibilità e sostenibilità”. “Dobbiamo notare purtroppo - aggiunge Palombella - che gli imprenditori italiani hanno presentato le offerte solo per singoli stabilimenti e noi rimaniamo fortemente contrari allo spezzatino perché porterebbe alla chiusura dei siti. Chiediamo l’immediata convocazione di un tavolo a Palazzo Chigi con Governo e commissari per valutare le offerte presentate e la gestione attuale”. Secondo la Fim Cisl, col segretario nazionale Valerio D’Alò, “questa volta bisogna dare un quadro normativo certo e duraturo. Sicuramente - aggiunge - si tratta di un primo passo in avanti verso quella che potrà essere l’autonomia dell’impresa, ma, rispetto al passato, va governata con regole certe perché gli investimenti che verranno proposti nel piano industriale di chi arriva, possano vedere una continuità nella loro realizzazione. Ci vorrà una sorveglianza forte da parte dello Stato, perché non sono investimenti che prevedono poche risorse e soprattutto non prevedono pochi anni”. Critica infine la Fiom Cgil nazionale. “In un passaggio così delicato come la presentazione delle offerte per l'acquisizione degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia, la comunicazione deve avvenire non a mezzo stampa ma attraverso il confronto nelle sedi istituzionali, a partire da Palazzo Chigi, con il sindacato e l’azienda”, dicono i metalmeccanici Cgil. 

Due iniziative di protesta oggi a Taranto e Bari dei lavoratori dei call center  dopo la stipula di un nuovo contratto di lavoro tra Assocontact, associazione datoriale di categoria, e una sola sigla sindacale, la Cisal, e ritenuto “peggiorativo” dal personale. A Taranto è in corso stamattina un corteo di protesta con tappa finale la Prefettura, mentre a Bari le sigle sindacali dissidenti sul nuovo contratto incontreranno i consiglieri regionali e i parlamentari della Puglia oggi alle 15 nella sede della Cgil. La questione coinvolge in Puglia 5mila addetti tra Taranto, Lecce, Molfetta (Bari). 

La vendita di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, è giunta al rush finale. Domani a mezzanotte scadono i nuovi termini per presentare le offerte vincolanti dopo il rinvio che c’è stato a fine novembre. Stavolta però niente dilazioni. Il rinvio da fine novembre al 10 gennaio venne effettuato per dar modo ai potenziali acquirenti di strutturare meglio la loro offerta. 

   È una fase molto delicata quella che comincia da dopodomani. Non si conoscerà ovviamente nell’immediatezza quale gruppo ha presentato l’offerta ritenuta migliore per AdI perché i commissari Fiori, Quaranta e Tabarelli, espressione del Governo, dovranno fare una serie di valutazioni. In ogni caso, se ci sarà un’offerta ritenuta congrua economicamente e valida industrialmente, non ci dovrebbero essere problemi - viene riferito - altrimenti se ciò non ci fosse, si dovranno fare altre valutazioni. Da rilevare che a fronte di offerte per l’intero gruppo, il discorso non si chiude subito poiché è prevista un’ulteriore fase di negoziazione con gli investitori privati con la finalità di giungere ad un loro rilancio.

   Il bando di gara lanciato a fine luglio dai commissari Fiori, Quaranta e Tabarelli privilegia la vendita di Acciaierie in blocco unico, ma tuttavia non esclude la cessione per pezzi se non dovessero arrivare per l’insieme offerte ritenute soddisfacenti. Da tenere presente che allo stato, salvo che non si manifestino altri compratori, solo tre offerenti su quindici puntano all’intero gruppo di Acciaierie. E in quest’ultimo nucleo quelli che appaiono meglio piazzati sono Vulcan Steel dall’India e Baku Steel dall’Azerbaijan. C’è poi il fondo americano Bedrock, che si è fatto vivo mesi fa, ha partecipato alla data room aziendale per la conoscenza dei dati di AdI, ed è il fondo che ha acquisito l’azienda siderurgica canadese Stelco, l’ha risanata e rilanciata e poi l’ha venduta nei mesi scorso agli americani di Cleveland Cliff. Il nome di Stelco è stato anche inserito tra i soggetti potenzialmente orientati a prendersi tutta l’ex Ilva.

Tolti i gruppi che puntano all’intero corpo di AdI - i cui principali stabilimenti sono a Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi - i restanti dodici, tra cui Marcegaglia, vogliono solo singoli asset e attività. C’è preoccupazione nei sindacati per il passaggio della vendita. In una relazione fatta prima dell’estate, i commissari hanno scritto che “in via di prima e larga approssimazione, il valore di cessione dell’azienda” può attestarsi attorno ad un miliardo e mezzo di euro, “inclusivo del valore di cessione del magazzino”. Ma ai sindacati più che l’offerta economica, interessa quella occupazionale e si teme che i potenziali compratori abbassino l’asticella.

   Oggi Acciaierie ha circa 10mila addetti, di cui 8mila a Taranto. In cassa integrazione straordinaria sono circa 2.200-2.300 unità a Taranto, più qualche altro centinaio nel resto del gruppo. Va ricordato che quando a novembre 2018 subentrò ArcelorMittal, che vinse a giugno 2017 la gara lanciata dalla precedente gestione commissariale, Ilva aveva circa 13mila addetti, ma Arcelor offrì lavoro per 10mila poi portati a 10.700. Gli altri rimasero in Ilva in amministrazione straordinaria, in cassa integrazione, e lì sono rimasti, mai più ricollocati al lavoro, almeno sino ad oggi. E in questa situazione ci sono circa 1.600 persone.

   Adesso il timore delle sigle metalmeccaniche e degli stessi lavoratori è che il nuovo acquirente prenda meno delle 10mila unità dell’organico, tanto più che l’ex Ilva dal 2027 dovrà avere i forni elettrici - anche perché la decarbonizzazione è una delle priorità richiamate nel bando di vendita - e l’elettrificazione della produzione già di per se significa meno occupati. Tutto questo sicuramente delinea un percorso in salita.

   Per l’ex Ilva questa è la terza privatizzazione. La prima è avvenuta nel 1995 dall’Iri (Stato) al gruppo Riva, rimasto sino ai primi mesi del 2013 quando l’azienda è stata poi commissariata dal Governo. La seconda, in base all’esito di una gara internazionale, a giugno 2017, quando l’azienda è passata dai commissari pubblici alla multinazionale ArcelorMittal, con la quale in seguito si è alleata la società pubblica Invitalia dando così vita ad Acciaierie d’Italia, join venture rimasta in carica sino a febbraio scorso quando è poi subentrato un nuovo commissariamento. La terza privatizzazione è attesa quest’anno, col passaggio dai commissari ad un altro privato, quello che vincerà la gara in corso. Ma i tempi di conclusione dell’operazione non dovrebbero più essere a marzo prossimo, come inizialmente si pensava di poter fare, potrebbero slittare probabilmente di uno o due mesi.

   I sindacati chiedono al Governo che lo Stato resti nella nuova Ilva che verrà. Cosa che il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha invece escluso, individuando nel ricorso al golden power lo strumento di controllo pubblico del futuro investitore. Da quando AdI è stata commissariata, l’azienda ha ottenuto 300 mln da Ilva in amministrazione straordinaria - la società che ha gestito la privatizzazione a Mittal e che tuttora è proprietaria degli impianti - 320 del prestito ponte autorizzato dalla commissione UE (portati col dl Milleproroghe a 420) e contrattato infine un prestito di 200 mln con Morgan Stanley di cui circa 50 già erogati. 

Potrebbe essere la tarantina Daniela Fumarola il prossimo segretario generale della Cisl Nazionale. Una precisa indicazione è stata lanciata nei giorni scorsi dall’attuale segretario Luigi Sbarra in una intervista rilasciata dal sindacalista al quotidiano Avvenire che ha preannunciato che lascerà a breve la guida della CISL nazionale.

Un traguardo quello della sindacalista tarantina, frutto di una lunga esperienza sul campo, alle prese con vertenze di grande rilievo.

Già Segretario generale Cisl di Taranto, poi della Cisl Puglia, Daniela Fumarola attualmente ricopre il ruolo di Segretario aggiunto della Cisl nazionale. 

Lu.Lo. 

ROMA, 28 DIC - Sale da 320 a 420 milioni il prestito ponte per l'ex ILVA. Lo prevede il decreto Milleproroghe pubblicato in Gazzetta Ufficiale. La norma vigente prevede che il Mef, per supportare la continuità produttiva e aziendale degli impianti siderurgici dell'ex ILVA, possa concedere alle società che gestiscono gli impianti ammesse alla procedura di AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA uno o più finanziamenti a titolo oneroso della durata massima di cinque anni, nel limite massimo di 320 milioni di euro per l'anno 2024: questo limite viene ora portato a "420 milioni". (ANSA)

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