
Economia, Lavoro & Industria (1962)
LAVORO/ Centro per l'Impiego di Taranto: domani l'inaugurazione della nuova sede
Scritto da Giornalista1Sarà inaugurata domani, giovedì 6 febbraio la nuova sede del Centro per l’impiego di Taranto. Nell’occasione saranno diffusi i dati dell’attività del cpi.
ll Centro per l’impiego di Taranto ha quindi una nuova “casa”: l’inaugurazione ufficiale si terrà giovedì 6 febbraio, alle ore 10.30, presso la nuova sede ubicata in via Veneto n.83.
Interverranno: Rinaldo Melucci, sindaco della Città di Taranto, Marcello Murgia, assessore a Patrimonio e Tributi Città di Taranto, Beniamino Di Cagno, presidente cda Arpal Puglia, Gianluca Budano, direttore generale Arpal Puglia
Sarà presente anche Luigi Mazzei, dirigente U.O. Patrimonio e Attività negoziali di Arpal Puglia.
DECRETO SALVA ILVA/ Dal Governo altri 250 mln per garantire la continuità produttiva
Scritto da Giornalista1Sta suscitando reazioni contrastanti nella città, Taranto, che ospita il principale polo produttivo di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, la decisione del Governo di intervenire con un nuovo decreto che assicura alla continuità operativa dell’azienda altri 250 milioni. Risorse importanti, quest’ultime, che si vanno ad aggiungere alle tante altre che Ilva in amministrazione straordinaria prima, subentrata alla gestione Riva, e Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria dopo, che ha preso il posto della gestione ArcelorMittal-Invitalia, hanno ottenuto negli anni. Il conto di quanto il gruppo dell’acciaio abbia pesato, lo ha fatto alla Camera, rispondendo ad una interrogazione del deputato di AVS, Angelo Bonelli, il sottosegretario al Mimit, Fausta Bergamotto. Come detto, in soccorso di AdI è arrivato il Governo che con un decreto ha esteso da 150 a 400 milioni un precedente intervento di Ilva in as verso la stessa AdI in as. A conti fatti, AdI in as è assegnataria dal patrimonio destinato di Ilva in as finalizzato alle bonifiche delle aree non operative e produttive, di ben 550 milioni così ripartiti: una prima tranche di 150 e una seconda di 150, quest’ultima ampliata ora di altri 250 per un totale di 400. Che aggiunti ai primi 150 fanno appunto 550 da Ilva in as verso AdI in as. A questi si aggiungono i 320 milioni del prestito ponte Mef autorizzato dalla UE a luglio, prestito esteso di altri 100 milioni con l’ultimo decreto Milleproroghe. Infine ci sono i 200 milioni di prestito che AdI ha chiesto negli Usa a Morgan Stanley di cui una cinquantina erogati. Una fetta significativa di queste risorse è messa sul piano di ripartenza da 300 milioni voluto a maggio dai commissari per consentire alla fabbrica di risollevarsi attraverso i più urgenti lavori di ripristino (alla Camera il Governo ha parlato di “impianti lasciati dissestati dalla gestione Arcelor Mittal” ma anche di sprechi, di cui 3,5 milioni per la comunicazione).
GRANDI MANOVRE/ Vendita dell'ex Ilva, Uilm: se Jindal spegne le cokerie chiude lo stabilimento
Scritto da Giornalista1
La Uilm lancia l’allarme sui propositi annunciati dal gruppo Jindal per Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, e mette in guardia sulla chiusura delle cokerie a Taranto. Per il sindacato, il piano Jindal “rischia di portare alla chiusura definitiva degli stabilimenti”. Per Rocco Palombella, segretario generale Uilm, “se, come ha dichiarato il direttore europeo di Jindal Steel, il primo atto del piano industriale sarebbe quello di chiudere subito gli impianti di cokeria a Taranto, questo porterebbe inevitabilmente alla fermata della produzione e alla chiusura definitiva dell’ex Ilva. Una dichiarazione gravissima che sta creando forti preoccupazioni tra i lavoratori in tutti gli stabilimenti e una grande indignazione. Questo piano lo abbiamo già visto a Piombino, quando nel 2014 fu chiuso l’altoforno con la promessa di costruire forni elettrici che a oggi ancora non ci sono”. “Per noi - aggiunge Palombella - la transizione all’elettrico e la decarbonizzazione devono avvenire in maniera graduale, con gli altoforni in marcia adeguati dal punto di vista ambientale, avviando contemporaneamente la costruzione di forni elettrici e impianti di pre ridotto che andranno a sostituire l’attuale produzione a carbone. Solo così sarà possibile salvaguardare l’ambiente, l’occupazione, diretta e indiretta, e la produzione. Il risanamento ambientale potrà essere realizzato solamente con gli impianti in marcia e la continuità produttiva”.
Riteniamo gravi quindi le parole di Misra sull’occupazione - rileva la Uilm nazionale - perché non sono previste garanzie per tutti i lavoratori, diretti, dell’appalto e in Ilva AS, ma si fa riferimento genericamente a un numero necessario di lavoratori in base a un teorico livello produttivo e questo per noi è inaccettabile”. Secondo Palombella, “i lavoratori e tutte le comunità interessate in questi anni hanno pagato il prezzo più alto e quindi meritano più rispetto e considerazione da parte di chiunque acquisterà l’ex Ilva. Per noi resta fondamentale una presenza dello Stato all’interno della futura società, con ruolo e poteri decisionali e non come è avvenuto con Mittal. Altro che Golden Power! Solo così sarà possibile far rispettare l’effettivo impegno sugli investimenti, il risanamento ambientale e un futuro occupazionale e produttivo di tutti i siti dell’ex Ilva”.
A giudizio di Palombella, “per accompagnare questo complicato processo ci aspettiamo dal Governo in via preliminare un impegno concreto, non solo con ammortizzatori sociali, ma anche con interventi legislativi che prevedano anticipi pensionistici per i lavoratori esposti a sostanze nocive, come l’amianto” aggiunge. “È arrivato il momento della convocazione del tavolo a Palazzo Chigi per avere chiarimenti e dettagli da parte di Governo e Commissari sulle offerte presentate”, conclude Palombella.
GRANDI MANOVRE/ Vendita dell'ex Ilva. Usb: attendiamo convocazione, no allo "spezzatino"
Scritto da Giornalista1Sono state presentate le offerte vincolanti per l’acquisizione degli asset industriali di Ex Ilva/Acciaierie D’Italia. Adesso è indispensabile che le organizzazioni sindacali vengano convocate dal Governo per aprire la fase di confronto: è urgente conoscere i piani industriali di chi ha presentato offerte". Così in una nota l'USB che sottolinea che "è necessario evitare lo spezzatino". "Serve mantenere unito l’intero asset produttivo - spiega la nota - e dare certezze quel che riguarda la gestione unitaria della forza lavoro, assicurando un trattamento uguale per tutti, a Taranto come a Genova e negli altri stabilimenti. Ci aspettiamo, inoltre, che lo Stato mantenga la sua presenza all’interno della compagine societaria, rivestendo un ruolo attivo di garanzia. Serve, inoltre, che il Governo stili un Piano Taranto per dare risposte chiare ad un territorio che ha già pagato tanto sul piano sanitario, ambientale e produttivo-occupazionale".
GRANDI MANOVRE/ Ex Ilva: "spezzatino" o vendita in blocco? Si valutano le offerte di acquisto
Scritto da Giornalista1Confermato: per Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, l’ex Ilva, sono arrivate 10 offerte in totale - le manifestazioni di interesse a settembre erano state 15 - di cui 3 per l’intero gruppo AdI con tutti i suoi stabilimenti, e 7 invece per asset specifici. E adesso domincia l’esame delle proposte. Come hanno reso noto i commissari di Acciaierie, Fiori, Quaranta e Tabarelli, sono una cordata e 2 gruppi per l’intera AdI e 3 cordate e 4 offerte singole per alcuni asset messi sul mercato. In particolare, per la totalità del gruppo, che fa leva sugli stabilimenti di Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi ma anche su altre attività, hanno depositato l’offerta vincolante la cordata Baku Steel Company CJSC e Azerbaijan Investment Company OJSC; Bedrock Industries Management Co Inc; Jindal Steel International. A quest’ultimo fa capo Vulcan Steel mentre Bedrock è il fondo americano che ha acquisito la canadese Stelco, industria dell’acciaio, l’ha rilanciata e infine rivenduta agli americani di Cleveland Cliffs. Per alcuni pezzi di AdI si sono invece presentati con la loro offerta la cordata CAR Segnaletica Stradale srl, Monge & C. spa e Trans Isole srl; la cordata Eusider spa, Marcegaglia Steel spa e Profilmec spa; la cordata Marcegaglia Steel spa e Sideralba SpA; eppoi le aziende Eusider spa, I.M.C. spa, Marcegaglia Steel spa e Vitali spa.
Il bando lanciato a fine luglio dai commissari prevedeva le manifestazioni di interesse giungessero a settembre e le offerte vincolanti a fine novembre. La prima scadenza è stata confermata, la seconda, invece, posticipata al 10 gennaio e questo, dicono i commissari di AdI, “ha consentito una più ampia partecipazione al processo di presentazione delle offerte”. L’esame delle offerte comincerà da subito. I commissari stimano una settimana di tempo, la prossima, per avere un primo quadro di dettaglio e cominciare ad allineare le varie proposte. “Sebbene il termine stabilito non sia da considerarsi perentorio - dicono i commissari Fiori, Quaranta e Tabarelli -, eventuali proposte che dovessero pervenire successivamente saranno valutate esclusivamente qualora presentino condizioni particolarmente favorevoli per la procedura in corso. I commissari straordinari si riservano un periodo di tempo congruo per esaminare attentamente tutte le proposte ricevute, con particolare riguardo agli aspetti occupazionali, alla decarbonizzazione e all’entità degli investimenti, al fine di assicurare uno sviluppo sostenibile degli impianti e la massima tutela del lavoratori coinvolti”.
Nella precedente privatizzazione, quella di giugno 2017, condotta da Ilva in amministrazione straordinaria, la gara per gli impianti dell’intero gruppo fu a due: ArcelorMittal da un lato, che era alleato con Marcegaglia che dopo poco uscì dall’operazione, e Acciaitalia dall’altro, cordata, questa, che metteva insieme Jindal, Arvedi, Cassa Depositi e Prestiti e Delfin dello scomparso Leonardo Del Vecchio. Alla fine il gruppo se lo aggiudicò ArcelorMittal, che poi nel 2021 darà vita ad Acciaierie d’Italia con la società pubblica Invitalia partner di minoranza. Lo Jindal allora in partita era lo stesso che sta investendo a Piombino nella costruzione di un forno elettrico, cioè Sajjan Jindal, mentre Vulcan Steel adesso in lizza è guidata da Naaven Jindal, il quale è anche venuto a Taranto ed ha incontrato il sindaco Rinaldo Melucci. “La partecipazione così significativa di grandi attori internazionali conferma che siamo sulla strada giusta per il rilancio della siderurgia italiana”, dichiara il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sull’ex Ilva. “Questa è la fase decisiva. Responsabilità, coesione e unità di intenti” sottolinea Urso. Non manifestano invece lo stesso ottimismo i sindacati. Per Rocco Palombella, numero 1 della Uilm, “dalla presentazione delle offerte per l’acquisto dell’ex Ilva non ci sono rilevanti novità rispetto ai mesi scorsi. Vogliamo conoscere al più previsto i dettagli dei piani ambientali, occupazionali e industriali per giudicarne la credibilità e sostenibilità”. “Dobbiamo notare purtroppo - aggiunge Palombella - che gli imprenditori italiani hanno presentato le offerte solo per singoli stabilimenti e noi rimaniamo fortemente contrari allo spezzatino perché porterebbe alla chiusura dei siti. Chiediamo l’immediata convocazione di un tavolo a Palazzo Chigi con Governo e commissari per valutare le offerte presentate e la gestione attuale”. Secondo la Fim Cisl, col segretario nazionale Valerio D’Alò, “questa volta bisogna dare un quadro normativo certo e duraturo. Sicuramente - aggiunge - si tratta di un primo passo in avanti verso quella che potrà essere l’autonomia dell’impresa, ma, rispetto al passato, va governata con regole certe perché gli investimenti che verranno proposti nel piano industriale di chi arriva, possano vedere una continuità nella loro realizzazione. Ci vorrà una sorveglianza forte da parte dello Stato, perché non sono investimenti che prevedono poche risorse e soprattutto non prevedono pochi anni”. Critica infine la Fiom Cgil nazionale. “In un passaggio così delicato come la presentazione delle offerte per l'acquisizione degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia, la comunicazione deve avvenire non a mezzo stampa ma attraverso il confronto nelle sedi istituzionali, a partire da Palazzo Chigi, con il sindacato e l’azienda”, dicono i metalmeccanici Cgil.
CALL CENTER/ "Contratto inaccettabile": manifestazioni a Taranto e Bari
Scritto da Giornalista1Due iniziative di protesta oggi a Taranto e Bari dei lavoratori dei call center dopo la stipula di un nuovo contratto di lavoro tra Assocontact, associazione datoriale di categoria, e una sola sigla sindacale, la Cisal, e ritenuto “peggiorativo” dal personale. A Taranto è in corso stamattina un corteo di protesta con tappa finale la Prefettura, mentre a Bari le sigle sindacali dissidenti sul nuovo contratto incontreranno i consiglieri regionali e i parlamentari della Puglia oggi alle 15 nella sede della Cgil. La questione coinvolge in Puglia 5mila addetti tra Taranto, Lecce, Molfetta (Bari).
GRANDI MANOVRE/ La vendita dell'ex Ilva alla volata finale: domani alle 24 chiusura delle offerte di acquisto
Scritto da Giornalista1La vendita di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, è giunta al rush finale. Domani a mezzanotte scadono i nuovi termini per presentare le offerte vincolanti dopo il rinvio che c’è stato a fine novembre. Stavolta però niente dilazioni. Il rinvio da fine novembre al 10 gennaio venne effettuato per dar modo ai potenziali acquirenti di strutturare meglio la loro offerta.
È una fase molto delicata quella che comincia da dopodomani. Non si conoscerà ovviamente nell’immediatezza quale gruppo ha presentato l’offerta ritenuta migliore per AdI perché i commissari Fiori, Quaranta e Tabarelli, espressione del Governo, dovranno fare una serie di valutazioni. In ogni caso, se ci sarà un’offerta ritenuta congrua economicamente e valida industrialmente, non ci dovrebbero essere problemi - viene riferito - altrimenti se ciò non ci fosse, si dovranno fare altre valutazioni. Da rilevare che a fronte di offerte per l’intero gruppo, il discorso non si chiude subito poiché è prevista un’ulteriore fase di negoziazione con gli investitori privati con la finalità di giungere ad un loro rilancio.
Il bando di gara lanciato a fine luglio dai commissari Fiori, Quaranta e Tabarelli privilegia la vendita di Acciaierie in blocco unico, ma tuttavia non esclude la cessione per pezzi se non dovessero arrivare per l’insieme offerte ritenute soddisfacenti. Da tenere presente che allo stato, salvo che non si manifestino altri compratori, solo tre offerenti su quindici puntano all’intero gruppo di Acciaierie. E in quest’ultimo nucleo quelli che appaiono meglio piazzati sono Vulcan Steel dall’India e Baku Steel dall’Azerbaijan. C’è poi il fondo americano Bedrock, che si è fatto vivo mesi fa, ha partecipato alla data room aziendale per la conoscenza dei dati di AdI, ed è il fondo che ha acquisito l’azienda siderurgica canadese Stelco, l’ha risanata e rilanciata e poi l’ha venduta nei mesi scorso agli americani di Cleveland Cliff. Il nome di Stelco è stato anche inserito tra i soggetti potenzialmente orientati a prendersi tutta l’ex Ilva.
Tolti i gruppi che puntano all’intero corpo di AdI - i cui principali stabilimenti sono a Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi - i restanti dodici, tra cui Marcegaglia, vogliono solo singoli asset e attività. C’è preoccupazione nei sindacati per il passaggio della vendita. In una relazione fatta prima dell’estate, i commissari hanno scritto che “in via di prima e larga approssimazione, il valore di cessione dell’azienda” può attestarsi attorno ad un miliardo e mezzo di euro, “inclusivo del valore di cessione del magazzino”. Ma ai sindacati più che l’offerta economica, interessa quella occupazionale e si teme che i potenziali compratori abbassino l’asticella.
Oggi Acciaierie ha circa 10mila addetti, di cui 8mila a Taranto. In cassa integrazione straordinaria sono circa 2.200-2.300 unità a Taranto, più qualche altro centinaio nel resto del gruppo. Va ricordato che quando a novembre 2018 subentrò ArcelorMittal, che vinse a giugno 2017 la gara lanciata dalla precedente gestione commissariale, Ilva aveva circa 13mila addetti, ma Arcelor offrì lavoro per 10mila poi portati a 10.700. Gli altri rimasero in Ilva in amministrazione straordinaria, in cassa integrazione, e lì sono rimasti, mai più ricollocati al lavoro, almeno sino ad oggi. E in questa situazione ci sono circa 1.600 persone.
Adesso il timore delle sigle metalmeccaniche e degli stessi lavoratori è che il nuovo acquirente prenda meno delle 10mila unità dell’organico, tanto più che l’ex Ilva dal 2027 dovrà avere i forni elettrici - anche perché la decarbonizzazione è una delle priorità richiamate nel bando di vendita - e l’elettrificazione della produzione già di per se significa meno occupati. Tutto questo sicuramente delinea un percorso in salita.
Per l’ex Ilva questa è la terza privatizzazione. La prima è avvenuta nel 1995 dall’Iri (Stato) al gruppo Riva, rimasto sino ai primi mesi del 2013 quando l’azienda è stata poi commissariata dal Governo. La seconda, in base all’esito di una gara internazionale, a giugno 2017, quando l’azienda è passata dai commissari pubblici alla multinazionale ArcelorMittal, con la quale in seguito si è alleata la società pubblica Invitalia dando così vita ad Acciaierie d’Italia, join venture rimasta in carica sino a febbraio scorso quando è poi subentrato un nuovo commissariamento. La terza privatizzazione è attesa quest’anno, col passaggio dai commissari ad un altro privato, quello che vincerà la gara in corso. Ma i tempi di conclusione dell’operazione non dovrebbero più essere a marzo prossimo, come inizialmente si pensava di poter fare, potrebbero slittare probabilmente di uno o due mesi.
I sindacati chiedono al Governo che lo Stato resti nella nuova Ilva che verrà. Cosa che il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha invece escluso, individuando nel ricorso al golden power lo strumento di controllo pubblico del futuro investitore. Da quando AdI è stata commissariata, l’azienda ha ottenuto 300 mln da Ilva in amministrazione straordinaria - la società che ha gestito la privatizzazione a Mittal e che tuttora è proprietaria degli impianti - 320 del prestito ponte autorizzato dalla commissione UE (portati col dl Milleproroghe a 420) e contrattato infine un prestito di 200 mln con Morgan Stanley di cui circa 50 già erogati.
CAMBIO AL VERTICE/ Per la Segreteria nazionale della Cisl, in pole position la tarantina Daniela Fumarola
Scritto da Giornalista1Potrebbe essere la tarantina Daniela Fumarola il prossimo segretario generale della Cisl Nazionale. Una precisa indicazione è stata lanciata nei giorni scorsi dall’attuale segretario Luigi Sbarra in una intervista rilasciata dal sindacalista al quotidiano Avvenire che ha preannunciato che lascerà a breve la guida della CISL nazionale.
Un traguardo quello della sindacalista tarantina, frutto di una lunga esperienza sul campo, alle prese con vertenze di grande rilievo.
Già Segretario generale Cisl di Taranto, poi della Cisl Puglia, Daniela Fumarola attualmente ricopre il ruolo di Segretario aggiunto della Cisl nazionale.
Lu.Lo.
DL MILLEPROROGHE/ Innalzato di 100 mln il prestito ponte all'ex Ilva che tocca quota 420 mln
Scritto da Giornalista1ROMA, 28 DIC - Sale da 320 a 420 milioni il prestito ponte per l'ex ILVA. Lo prevede il decreto Milleproroghe pubblicato in Gazzetta Ufficiale. La norma vigente prevede che il Mef, per supportare la continuità produttiva e aziendale degli impianti siderurgici dell'ex ILVA, possa concedere alle società che gestiscono gli impianti ammesse alla procedura di AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA uno o più finanziamenti a titolo oneroso della durata massima di cinque anni, nel limite massimo di 320 milioni di euro per l'anno 2024: questo limite viene ora portato a "420 milioni". (ANSA)
EX ILVA - TARANTO/ Natale difficile: lavoratori dell'indotto senza tredicesima
Scritto da Giornalista1È un Natale difficile quello che in queste ore arriva per i lavoratori dell’indotto di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva. “Lo stipendio di novembre, in pagamento il 20 dicembre, è stato corrisposto da quasi tutte le imprese appaltatrici - dichiara Mimmo Amatomaggi della Uilm -, eccetto alcuni casi dove questo purtroppo non si è verificato. Parliamo di poche imprese per circa un centinaio di addetti complessivi. Invece non c’è stata analoga situazione per le tredicesime. La maggioranza delle imprese, come si temeva, non le ha corrisposte dichiarando che attendevano dei pagamenti per far fronte a questa scadenza di fine anno, ma i pagamenti non sono arrivati”. Sono circa 3.500 gli addetti dell’indotto e già da una settimana le imprese avevano manifestato la loro difficoltà a corrispondere le tredicesime.E che rispetto ai giorni scorsi, si sia mosso poco per l’indotto, lo conferma Nicola Convertino, presidente di Aigi, l’associazione delle imprese che lavora col polo siderurgico: “C’è stato qualche altro pagamento ma limitato a qualche azienda e null’altro. Insomma, un’altra spolveratina. In compenso, però, abbiamo fatto dei passi avanti con gli intermediari finanziari Sace e General Finance che dovrebbero consentirci una migliore gestione del problema delle fatture. In particolare, con General Finance è stato chiuso l’accordo finalizzato alla cessione dei crediti. Sono nove, in questo caso, le imprese interessate e l’intesa si è conclusa prima di Natale perché c’era già un’istruttoria avanzata in corso. Contestualmente, con la stessa finalità di cedere le fatture, abbiamo avviato l’attivazione di una linea di credito con Sace grazie anche alla disponibilità e all’impegno del commissario di AdI Giovanni Fiori”.
“Questa linea - spiega Convertino - riguarda l’80 per cento delle imprese, non l’80 per cento dei crediti. Nei mesi scorsi avevamo utilizzato il canale di Sace per il ristoro dei crediti pregressi, quelli maturati dalle imprese prima che Acciaierie finisse in amministrazione straordinaria e risolti con una transazione con AdI, ma non avevamo attivato quest’altra linea. L’abbiamo fatto in questi giorni e adesso occorrerà il tempo tecnico necessario per renderla operativa, ma intanto abbiamo quantomeno sistemato un altro tassello per il futuro”. Nei giorni scorsi Acciaierie ha ricevuto da Morgan Stanley con cui ha negoziato un prestito di circa 200 milioni di euro - prestito basato sul meccanismo del pegno rotativo con il magazzino messo a garanzia - una prima anticipazione di 50 milioni. E questo ha permesso di effettuare alcuni pagamenti alle imprese dell’appalto.