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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1903)

Il presidente Emanuele di Palma: “Prosegue la fase di consolidamento ed espansione della

 banca sul territorio, nel segno dello sviluppo inclusivo e sostenibile”.

Domenica 7 maggio 2023 l’Assemblea dei soci della BCC San Marzano ha approvato il bilancio d’esercizio 2022 ed eletto la nuova governance della Banca per il prossimo triennio 2023 – 2025 (Consiglio di Amministrazione, Collegio Sindacale e Collegio dei Probiviri).

Dopo 3 anni di misure restrittive legate alla gestione dell’emergenza sanitaria da Covid-19, l’assise si è svolta in presenza, con una straordinaria partecipazione dei soci presso il Teatro Italia di Francavilla Fontana, che hanno approvato all’unanimità le proposte di delibera sui punti all’ordine del giorno.

IL BILANCIO 2022

Nonostante le difficoltà del contesto macroeconomico, l’istituto di credito pugliese, ha confermato il trend di crescita e ha chiuso il bilancio con un utile netto di 4,3 milioni di euro (+14%) rispetto al 2021. Un risultato guidato dalla crescita delle masse amministrate, dalla significativa riduzione dei crediti deteriorati e dal contributo del margine da attività. A questo proposito è stata approvata la distribuzione del dividendo ai soci, pari al 3,25% sul capitale versato.

Le masse intermediate superano il miliardo di euro con la raccolta complessiva che segna un incremento del 3,6%, attestandosi a 740 milioni di euro e gli impieghi che raggiungono quota 332 milioni di euro in linea con il 2021.

Il patrimonio netto sale a 64 milioni di euro (+ 2%). Il CET 1 Ratio raggiunge quota 28,46 %, ben al di sopra dei requisiti regolamentari.

   Prosegue l’attenzione della banca alla qualità degli impieghi e alla gestione del credito deteriorato con l’NPL Coverage Ratio (indice di copertura dei crediti non performanti) che si attesta all’85% e con un indice di copertura delle posizioni a sofferenza pari al 100%.

Tra le sessantotto banche aderenti al Gruppo Cassa Centrale, BCC San Marzano si conferma una delle realtà finanziarie più solide del Mezzogiorno, forte di una storia di quasi 70 anni, impegnata nella costruzione di uno sviluppo stabile nel segno dei fattori ESG e delle nuove generazioni.

Nell’ambito del rinnovo delle cariche, si evidenzia l’ingresso di 3 componenti di genere femminile, una nel Consiglio di Amministrazione e due nel Collegio Sindacale, che sancisce un ulteriore step nel percorso che la BCC San Marzano ha intrapreso per sostenere il ruolo delle donne in banca, riconoscendone le pari opportunità come risorsa chiave per lo sviluppo, la crescita sostenibile e la creazione di valore.

“Ringrazio i numerosi soci che hanno partecipato all’assemblea -ha dichiarato il presidente Di Palma- e che hanno rinnovato la fiducia nella governance della Banca. Un ringraziamento va anche al presidente che mi ha preceduto, Franco Cavallo, per il contributo dato negli anni alla crescita della BCC San Marzano.

Questa eccezionale affluenza rappresenta un attestato di stima e soprattutto un grande stimo e stimolo ad affrontare le importanti sfide che ci attendono. Sappiamo bene che la fiducia si costruisce solo nel tempo, lavorando insieme quotidianamente, costruendo rapporti e collaborazioni, con la capacità di fare sistema nell’interesse comune. E la fiducia è alla base di una banca locale come la nostra, in cui la missione non è solo quella di garantire risultati positivi, equilibri di bilancio, sostegno alle imprese e alla crescita del territorio, ma anche e soprattutto di assicurare uno sviluppo inclusivo e sostenibile a donne e uomini, con un vissuto e una storia che vanno oltre i numeri. Il bilancio 2022, oggi approvato, è la testimonianza di un lavoro strutturato ed efficace, in linea con il percorso tracciato dal Gruppo

 Cassa Centrale, a cui la nostra Banca aderisce, ma forte di una propria identità con raccolta, impieghi, utile e patrimonio in crescita. Si tratta di numeri in attivo che rendono possibile non solo la caratteristica attività economica della banca, ma anche un sostegno solidaristico importante al territorio in ottica ESG, dove la sostenibilità ambientale e sociale diventa trainante per creare fiducia nella comunità di riferimento. La BCC San Marzano da sempre svolge una funzione di “motore” all’interno dei propri territori e favorendo l’inclusione e il “ben vivere”. E lo fa sostenendo iniziative sanitarie e di welfare comunitario, sportive, culturali, assistenziali, ricreative, per lo studio e la didattica. Offrendo al tempo stesso il valore di un modello partecipativo e solidale. Continueremo con determinazione a garantire il nostro sostegno all\\\'economia reale, migliorando ulteriormente il presidio del territorio attraverso il restyling e l’apertura di nuovi sportelli, in controtendenza con gli istituti nazionali, in particolare nella provincia di Brindisi, dove, dopo l’inaugurazione di Villa Castelli, avvieremo una nuova sede a Francavilla Fontana e successivamente a Ceglie Messapica entro la fine del 2023, sempre pronti a cogliere nuove opportunità di crescita, potenziando l’impegno quotidiano al servizio di famiglie e imprese, per uno sviluppo della società responsabile e sostenibile”.

“Il nostro obiettivo - ha sottolineato il direttore generale Salvatore Nardiello- è rafforzare il posizionamento competitivo della Banca puntando sulla personalizzazione della risposta alle esigenze dei clienti con un’attività di consulenza completa e professionalizzata. Nella complessità dell’attuale scenario, continuiamo a portare avanti con determinazione le linee del piano strategico che focalizzano il miglioramento della qualità del servizio, l’efficientamento della struttura, insieme alla formazione continua dei collaboratori, la digitalizzazione dei processi e dei prodotti, la differenziazione dei canali distributivi con la segmentazione dei clienti e della loro gestione. A questo proposito vorrei ringraziare tutte le colleghe e tutti i colleghi della BCC San Marzano, con cui sono stati possibili i traguardi raggiunti e i risultati conseguiti con il lavoro di squadra e lo spirito di collaborazione al servizio della comunità.”

 

GLI ORGANI SOCIALI

Il nuovo Consiglio di Amministrazione è composto da:

    • Emanuele di Palma

• Enrico De Rose

• Gaila Maria di Maggio

• Alessandro Greco

• Raimondo Lanzo

Il Consiglio di Amministrazione ha confermato Emanuele di Palma Presidente e Raimondo Lanzo Vice Presidente.

 La Direzione Generale è affidata a Salvatore Nardiello.

Il nuovo Collegio Sindacale è composto da:

Sindaci Effettivi:

   • Vincenzo Fasano – Presidente

• Cosimo Damiano Miccoli

• Giuseppina Palasciano

Sindaci Supplenti:

  • Liliana Ciniero

• Maurizio Maraglino Misciagna

 Il nuovo Collegio dei Probiviri è composto da:

  • Fabrizio Cavallo – Presidente (designato da Cassa Centrale)

• Attilio Cavallo

• Vincenza Gigante

• Giulio Marchetti (Supplente)

• Vito Lorenzo Vieli (Supplente)

Nel dl Lavoro varato dal Governo si profila la proroga della cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre 2023 per i dipendenti del sito di Taranto di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Lo dice il segretario generale Uilm, Rocco Palombella. A fine marzo, al ministero del Lavoro, con un’intesa con l’azienda accettata da Fim Cisl, Fiom Cgil e Ugl e respinta da Uilm e Usb, è stata prorogata per un altro anno la cassa straordinaria per 3.000 dipendenti del gruppo all’infuori dei 2.500 cassintegrati previsti a Taranto, per i quali, stando all’intesa, la cassa termina il 19 giugno prossimo, avendo l’azienda esaurito le disponibilità per il sito pugliese, e demanda la sua prosecuzione alla cassa in deroga. Adesso, invece, col dl Lavoro la cassa per i 2.500 dell’ex Ilva di Taranto viene allungata sino a fine anno e non c’è più la scadenza di giugno prossimo. 

 

 Per Palombella, “si continua ad affidare le sorti di migliaia di lavoratori a decreti legge, continuando ad eludere, come è avvenuto in questi ultimi anni, il confronto sindacale. Siamo stati contrari alla concessione della cassa integrazione straordinaria per 3 mesi per lo stabilimento ex Ilva di Taranto e per 12 mesi per gli altri stabilimenti del Gruppo, poiché non c’erano e non ci sono le condizioni per collocare 3mila lavoratori in cassa integrazione” prosegue Palombella. Per il quale “non esiste un piano industriale, non esiste un piano di riorganizzazione e non c’è una crisi del mercato dell’acciaio. Gli impianti possono produrre entro i limiti previsti dall’Autorizzazione Integrata Ambientale e tutti i lavoratori potrebbero rientrare al lavoro”. “Il Governo con questo provvedimento continua a premiare una gestione fallimentare e irrazionale degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia” rileva la Uilm nazionale.

   Per Ubaldo Pagano, capogruppo Pd nella commissione Bilancio della Camera, “le norme che riguardano specificamente l’ex Ilva di Taranto confermano il completo disinteresse del Governo per il destino degli stabilimenti siderurgici e dei lavoratori”. “Una nuova proroga della cassa integrazione fino a fine anno non è un gesto di attenzione verso i dipendenti del gruppo - afferma Pagano -, ma, al contrario, l’ennesimo atto di imbarazzante silenzio di questo Governo sulla questione. A più di 6 mesi dall’insediamento del Governo Meloni, né la premier, né il ministro Urso hanno spiegato cosa si intende fare dell’acciaieria di Taranto. Malgrado i tanti proclami della campagna elettorale, tutto è assolutamente fermo”. 

D’Arcangelo: “Un Primo Maggio dedicato a chi è in difficoltà ma anche ai nostri militanti che ogni giorno sono al servizio dei problemi degli altri”

 


Il Primo Maggio della CGIL di Taranto arriva dove c’è bisogno dei valori che porta con se la storica Festa dei Lavoratori.

Rimandato, per il momento, a causa della pioggia, il programma delle iniziative che si sarebbero dovute svolgere nei giardinetti dell’Ospedale SS. Annunziata e al quartiere Tamburi, è stato confermato il tour musicale davanti alle fabbriche dismesse e ai luoghi dell’emergenza sociale del territorio.

Noi siamo il sindacato – dichiara Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della CGIL di Taranto - ed è nel nostro DNA essere sul fronte estremo delle emergenze sociali e occupazionali delle nostre comunità. E’ a noi che si rivolgono i lavoratori. A noi, alle nostre categorie, ai nostri centinaia di delegati, agli addetti dei servizi CAF e INCA. Un lavoro silenzioso e quotidiano a cui in qualche maniera rendiamo onore con questa festa, perché sono il lavoro, l’impegno e la militanza al servizio dei problemi degli altri.

Così Giovanni D’Arcangelo e i segretari Tiziana Ronsisvalle e Giuseppe Romano, prima di raggiungere la manifestazione nazionale del Primo Maggio di CGIL, CISL e UIL, che quest’anno si svolgerà a Potenza, non hanno voluto far passare sotto silenzio le riflessioni che sono le fondamenta di questa festa.

E’ il senso anche del docutrailer che oggi in contemporanea sulle pagine social, web e youtube della CGIL di Taranto, ha taccontato alcune delle emergenze occupazionali recenti ma anche quelle dimenticate del territorio.

In questo caso è la violoncellista Arianna Di Ponzio, a fare da emissaria per il messaggio della CGIL, partendo dal piazzale dell’ex Cementir.

Il violoncello di Arianna è andato dove i fari non si accendono più – dicono i segretari della CGIL di Taranto – tra i 7000 svaniti nel nulla dal 1995 ad oggi nel comparto tessile di Martina Franca, tra i quasi 400 dell’ex Polo dell’alluminio (Sural e Fonderie), sacrificati come i circa 230 dell’ex Marcegaglia sull’altare della Legge 181 del 1989 che consentiva alle aziende di lasciare dietro di loro cadaveri e cattedrali nel deserto dopo aver fatto manbassa delle risorse per il rilancio industriale.

Il ponticello e l’archetto della giovane violoncellista tarantina fa poi tappa davanti al cantiere dell’Ospedale San Cataldo simbolo della sanità tarantina a cui mancano però 400 lavoratori tra medici, amministrativi e infermieri. tra i 350 ex TCT ancora in attesa di collocazione, tra i 500 ex addetti del settore pesca e mitilicoltura in attesa delle bonifiche del Mar Piccolo, tra i 2000 posti persi nell’indotto ILVA, tra i 1936 studenti tarantini persi in un anno, e tra le migliaia di cessazioni di attività come commercio e ristorazione (+59%).

Con la disoccupazione record del 36,65% e il triste primato di un +27,8 di cassa integrazione (media ore – Rapporto Il Sole 24 Ore), o con il 24% della popolazione soprattutto giovane e femminile che ha smesso di studiare o cercare lavoro abbiamo l’urgenza di tornare ad un Primo Maggio di impegno e contenuti che sappia concretizzarsi 365 giorni l’anno – afferma D’Arcangelo – e a tutti loro oggi va il nostro pensiero e la nostra azione quotidiana.

Il docutrailer è visibile sulla pagina facebook, il sito istituzionale e la pagina Youtube della CGIL di Taranto

Questo il link per scaricare il video di oggi: https://we.tl/t-E7EDsqGO7U?utm_campaign=TRN_TDL_05&utm_source=sendgrid&utm_medium=email&trk=TRN_TDL_05

 

Sono otto le nuove imprese che vogliono insediarsi nel porto di Taranto. E per le aree della Zona economica speciale ionica (Zes) sono in gestione cinque nuove autorizzazioni di imprese per circa 240 occupati. Per le domande in istruttoria, il via libera arriverà a maggio. Le ultime conferenze dei servizi sono state infatti indette nella prima settimana del mese prossimo. Tredici aziende, dunque, ai nastri di partenza, facilitate anche dall’avvio operativo della Zes. Intanto, la Zes ionica (che punta ad avere una seconda Zona franca doganale a Ferrandina, nel Materano, dopo quella esistente nel porto di Taranto) ha già registrato 500 contatti diretti da parte di imprese. E su un piano complessivo, sono 40 le iniziative che hanno investimenti in avanzata fase di progettazione con una ricaduta occupazionale stimata in oltre 2.000 lavoratori. Riguardano soprattutto i settori della logistica, cantieristica, automotive, costruzioni e agroalimentare. È questo il quadro della situazione fornito da Autorità portuale del Mar Ionio, porto di Taranto, e Zona economica speciale ionica, guidate, rispettivamente, dal presidente Sergio Prete e dal commissario straordinario Floriana Gallucci.

 

Nelle aree portuali, che sono anch’esse aree della Zes ionica, con procedura gestita dall’Authority, dopo le società Progetto Internazionale 39 (servizi alle merci con l’intermodalità), cui è stata assegnata la piattaforma logistica, e Cantieri di Puglia (costruzione e refitting di yacht medio-grandi), cui è andata l’ex Soico, ora sono in corsa per altre aree Termocentro (stoccaggio e logistica di prodotti per acquedotti e fognature), Gracocem (stoccaggio di cemento Portland) e Unaitalia Solar Batterie (pannelli fotovoltaici). A queste, si aggiungono altre imprese in lizza. Sindacati dei trasporti Cgil, Cisl e Uil e Authority puntano a ricollocare in queste nuove aziende il personale dell’ex terminalista TCT (352 unità a fine marzo scorso) attualmente in carico all’Agenzia del lavoro portuale, la Taranto Port Workers Agency (TPWA). Partita a giugno 2017 con un bacino iniziale di 560 addetti, nel tempo l’Agenzia ne ha ricollocati circa 200 divisi tra 120 che sono stati rioccupati nel nuovo terminalista (Yilport attraverso la società San Cataldo Container Terminal) subentrato dal 2020 a TCT e in altre realtà portuali. Nel frattempo, Authority e operatori portuali hanno chiesto al ministero Infrastrutture e trasporti (Mit) l’autorizzazione “per la costituzione di un’agenzia” con l’ Autorità di sistema portuale del Mar Ionio “come capofila e gli operatori portuali come soci e con quote di partecipazione proporzionale alle attuali presenze”. Questo per  “proseguire nella fornitura di manodopera temporanea”. La nuova Agenzia, nella somministrazione dei lavoratori ai richiedenti, utilizzerà il personale della TPWA. Successivamente le due Agenzie saranno fuse. Per allineare la realizzazione dei progetti dei nuovi investitori con l’assorbimento della manodopera ancora senza lavoro (richiamata, a tal fine, la clausola sociale dell’articolo 4 della legge 18/2017), con riferimento alla TPWA, dichiarano Authority e sindacati, “è stato avviato percorso di confronto per l’ottenimento di un’ultima proroga di almeno 12 mesi dello strumento, garantendo anche un’ultima proroga dei relativi finanziamenti”. Questi ultimi, coperti da una legge (si tratta dell’indennità di mancato avviamento, una cassa integrazione), scadono infatti a fine anno mentre la TPWA termina a giugno 2024.

 

Sono otto le nuove imprese che vogliono insediarsi nel porto di Taranto. E per le aree della Zona economica speciale ionica (Zes) sono in gestione cinque nuove autorizzazioni di imprese per circa 240 occupati. Per le domande in istruttoria, il via libera arriverà a maggio. Le ultime conferenze dei servizi sono state infatti indette nella prima settimana del mese prossimo. Tredici aziende, dunque, ai nastri di partenza, facilitate anche dall’avvio operativo della Zes. Intanto, la Zes ionica (che punta ad avere una seconda Zona franca doganale a Ferrandina, nel Materano, dopo quella esistente nel porto di Taranto) ha già registrato 500 contatti diretti da parte di imprese. E su un piano complessivo, sono 40 le iniziative che hanno investimenti in avanzata fase di progettazione con una ricaduta occupazionale stimata in oltre 2.000 lavoratori. Riguardano soprattutto i settori della logistica, cantieristica, automotive, costruzioni e agroalimentare. È questo il quadro della situazione fornito da Autorità portuale del Mar Ionio, porto di Taranto, e Zona economica speciale ionica, guidate, rispettivamente, dal presidente Sergio Prete e dal commissario straordinario Floriana Gallucci.

 

Nelle aree portuali, che sono anch’esse aree della Zes ionica, con procedura gestita dall’Authority, dopo le società Progetto Internazionale 39 (servizi alle merci con l’intermodalità), cui è stata assegnata la piattaforma logistica, e Cantieri di Puglia (costruzione e refitting di yacht medio-grandi), cui è andata l’ex Soico, ora sono in corsa per altre aree Termocentro (stoccaggio e logistica di prodotti per acquedotti e fognature), Gracocem (stoccaggio di cemento Portland) e Unaitalia Solar Batterie (pannelli fotovoltaici). A queste, si aggiungono altre imprese in lizza. Sindacati dei trasporti Cgil, Cisl e Uil e Authority puntano a ricollocare in queste nuove aziende il personale dell’ex terminalista TCT (352 unità a fine marzo scorso) attualmente in carico all’Agenzia del lavoro portuale, la Taranto Port Workers Agency (TPWA). Partita a giugno 2017 con un bacino iniziale di 560 addetti, nel tempo l’Agenzia ne ha ricollocati circa 200 divisi tra 120 che sono stati rioccupati nel nuovo terminalista (Yilport attraverso la società San Cataldo Container Terminal) subentrato dal 2020 a TCT e in altre realtà portuali. Nel frattempo, Authority e operatori portuali hanno chiesto al ministero Infrastrutture e trasporti (Mit) l’autorizzazione “per la costituzione di un’agenzia” con l’ Autorità di sistema portuale del Mar Ionio “come capofila e gli operatori portuali come soci e con quote di partecipazione proporzionale alle attuali presenze”. Questo per  “proseguire nella fornitura di manodopera temporanea”. La nuova Agenzia, nella somministrazione dei lavoratori ai richiedenti, utilizzerà il personale della TPWA. Successivamente le due Agenzie saranno fuse. Per allineare la realizzazione dei progetti dei nuovi investitori con l’assorbimento della manodopera ancora senza lavoro (richiamata, a tal fine, la clausola sociale dell’articolo 4 della legge 18/2017), con riferimento alla TPWA, dichiarano Authority e sindacati, “è stato avviato percorso di confronto per l’ottenimento di un’ultima proroga di almeno 12 mesi dello strumento, garantendo anche un’ultima proroga dei relativi finanziamenti”. Questi ultimi, coperti da una legge (si tratta dell’indennità di mancato avviamento, una cassa integrazione), scadono infatti a fine anno mentre la TPWA termina a giugno 2024.

 

Sono otto le nuove imprese che vogliono insediarsi nel porto di Taranto. E per le aree della Zona economica speciale ionica (Zes) sono in gestione cinque nuove autorizzazioni di imprese per circa 240 occupati. Per le domande in istruttoria, il via libera arriverà a maggio. Le ultime conferenze dei servizi sono state infatti indette nella prima settimana del mese prossimo. Tredici aziende, dunque, ai nastri di partenza, facilitate anche dall’avvio operativo della Zes. Intanto, la Zes ionica (che punta ad avere una seconda Zona franca doganale a Ferrandina, nel Materano, dopo quella esistente nel porto di Taranto) ha già registrato 500 contatti diretti da parte di imprese. E su un piano complessivo, sono 40 le iniziative che hanno investimenti in avanzata fase di progettazione con una ricaduta occupazionale stimata in oltre 2.000 lavoratori. Riguardano soprattutto i settori della logistica, cantieristica, automotive, costruzioni e agroalimentare. È questo il quadro della situazione fornito da Autorità portuale del Mar Ionio, porto di Taranto, e Zona economica speciale ionica, guidate, rispettivamente, dal presidente Sergio Prete e dal commissario straordinario Floriana Gallucci.

 

Nelle aree portuali, che sono anch’esse aree della Zes ionica, con procedura gestita dall’Authority, dopo le società Progetto Internazionale 39 (servizi alle merci con l’intermodalità), cui è stata assegnata la piattaforma logistica, e Cantieri di Puglia (costruzione e refitting di yacht medio-grandi), cui è andata l’ex Soico, ora sono in corsa per altre aree Termocentro (stoccaggio e logistica di prodotti per acquedotti e fognature), Gracocem (stoccaggio di cemento Portland) e Unaitalia Solar Batterie (pannelli fotovoltaici). A queste, si aggiungono altre imprese in lizza. Sindacati dei trasporti Cgil, Cisl e Uil e Authority puntano a ricollocare in queste nuove aziende il personale dell’ex terminalista TCT (352 unità a fine marzo scorso) attualmente in carico all’Agenzia del lavoro portuale, la Taranto Port Workers Agency (TPWA). Partita a giugno 2017 con un bacino iniziale di 560 addetti, nel tempo l’Agenzia ne ha ricollocati circa 200 divisi tra 120 che sono stati rioccupati nel nuovo terminalista (Yilport attraverso la società San Cataldo Container Terminal) subentrato dal 2020 a TCT e in altre realtà portuali. Nel frattempo, Authority e operatori portuali hanno chiesto al ministero Infrastrutture e trasporti (Mit) l’autorizzazione “per la costituzione di un’agenzia” con l’ Autorità di sistema portuale del Mar Ionio “come capofila e gli operatori portuali come soci e con quote di partecipazione proporzionale alle attuali presenze”. Questo per  “proseguire nella fornitura di manodopera temporanea”. La nuova Agenzia, nella somministrazione dei lavoratori ai richiedenti, utilizzerà il personale della TPWA. Successivamente le due Agenzie saranno fuse. Per allineare la realizzazione dei progetti dei nuovi investitori con l’assorbimento della manodopera ancora senza lavoro (richiamata, a tal fine, la clausola sociale dell’articolo 4 della legge 18/2017), con riferimento alla TPWA, dichiarano Authority e sindacati, “è stato avviato percorso di confronto per l’ottenimento di un’ultima proroga di almeno 12 mesi dello strumento, garantendo anche un’ultima proroga dei relativi finanziamenti”. Questi ultimi, coperti da una legge (si tratta dell’indennità di mancato avviamento, una cassa integrazione), scadono infatti a fine anno mentre la TPWA termina a giugno 2024.

 

Sono otto le nuove imprese che vogliono insediarsi nel porto di Taranto. E per le aree della Zona economica speciale ionica (Zes) sono in gestione cinque nuove autorizzazioni di imprese per circa 240 occupati. Per le domande in istruttoria, il via libera arriverà a maggio. Le ultime conferenze dei servizi sono state infatti indette nella prima settimana del mese prossimo. Tredici aziende, dunque, ai nastri di partenza, facilitate anche dall’avvio operativo della Zes. Intanto, la Zes ionica (che punta ad avere una seconda Zona franca doganale a Ferrandina, nel Materano, dopo quella esistente nel porto di Taranto) ha già registrato 500 contatti diretti da parte di imprese. E su un piano complessivo, sono 40 le iniziative che hanno investimenti in avanzata fase di progettazione con una ricaduta occupazionale stimata in oltre 2.000 lavoratori. Riguardano soprattutto i settori della logistica, cantieristica, automotive, costruzioni e agroalimentare. È questo il quadro della situazione fornito da Autorità portuale del Mar Ionio, porto di Taranto, e Zona economica speciale ionica, guidate, rispettivamente, dal presidente Sergio Prete e dal commissario straordinario Floriana Gallucci.

 

Nelle aree portuali, che sono anch’esse aree della Zes ionica, con procedura gestita dall’Authority, dopo le società Progetto Internazionale 39 (servizi alle merci con l’intermodalità), cui è stata assegnata la piattaforma logistica, e Cantieri di Puglia (costruzione e refitting di yacht medio-grandi), cui è andata l’ex Soico, ora sono in corsa per altre aree Termocentro (stoccaggio e logistica di prodotti per acquedotti e fognature), Gracocem (stoccaggio di cemento Portland) e Unaitalia Solar Batterie (pannelli fotovoltaici). A queste, si aggiungono altre imprese in lizza. Sindacati dei trasporti Cgil, Cisl e Uil e Authority puntano a ricollocare in queste nuove aziende il personale dell’ex terminalista TCT (352 unità a fine marzo scorso) attualmente in carico all’Agenzia del lavoro portuale, la Taranto Port Workers Agency (TPWA). Partita a giugno 2017 con un bacino iniziale di 560 addetti, nel tempo l’Agenzia ne ha ricollocati circa 200 divisi tra 120 che sono stati rioccupati nel nuovo terminalista (Yilport attraverso la società San Cataldo Container Terminal) subentrato dal 2020 a TCT e in altre realtà portuali. Nel frattempo, Authority e operatori portuali hanno chiesto al ministero Infrastrutture e trasporti (Mit) l’autorizzazione “per la costituzione di un’agenzia” con l’ Autorità di sistema portuale del Mar Ionio “come capofila e gli operatori portuali come soci e con quote di partecipazione proporzionale alle attuali presenze”. Questo per  “proseguire nella fornitura di manodopera temporanea”. La nuova Agenzia, nella somministrazione dei lavoratori ai richiedenti, utilizzerà il personale della TPWA. Successivamente le due Agenzie saranno fuse. Per allineare la realizzazione dei progetti dei nuovi investitori con l’assorbimento della manodopera ancora senza lavoro (richiamata, a tal fine, la clausola sociale dell’articolo 4 della legge 18/2017), con riferimento alla TPWA, dichiarano Authority e sindacati, “è stato avviato percorso di confronto per l’ottenimento di un’ultima proroga di almeno 12 mesi dello strumento, garantendo anche un’ultima proroga dei relativi finanziamenti”. Questi ultimi, coperti da una legge (si tratta dell’indennità di mancato avviamento, una cassa integrazione), scadono infatti a fine anno mentre la TPWA termina a giugno 2024.

 

Sono otto le nuove imprese che vogliono insediarsi nel porto di Taranto. E per le aree della Zona economica speciale ionica (Zes) sono in gestione cinque nuove autorizzazioni di imprese per circa 240 occupati. Per le domande in istruttoria, il via libera arriverà a maggio. Le ultime conferenze dei servizi sono state infatti indette nella prima settimana del mese prossimo. Tredici aziende, dunque, ai nastri di partenza, facilitate anche dall’avvio operativo della Zes. Intanto, la Zes ionica (che punta ad avere una seconda Zona franca doganale a Ferrandina, nel Materano, dopo quella esistente nel porto di Taranto) ha già registrato 500 contatti diretti da parte di imprese. E su un piano complessivo, sono 40 le iniziative che hanno investimenti in avanzata fase di progettazione con una ricaduta occupazionale stimata in oltre 2.000 lavoratori. Riguardano soprattutto i settori della logistica, cantieristica, automotive, costruzioni e agroalimentare. È questo il quadro della situazione fornito da Autorità portuale del Mar Ionio, porto di Taranto, e Zona economica speciale ionica, guidate, rispettivamente, dal presidente Sergio Prete e dal commissario straordinario Floriana Gallucci.

 

Nelle aree portuali, che sono anch’esse aree della Zes ionica, con procedura gestita dall’Authority, dopo le società Progetto Internazionale 39 (servizi alle merci con l’intermodalità), cui è stata assegnata la piattaforma logistica, e Cantieri di Puglia (costruzione e refitting di yacht medio-grandi), cui è andata l’ex Soico, ora sono in corsa per altre aree Termocentro (stoccaggio e logistica di prodotti per acquedotti e fognature), Gracocem (stoccaggio di cemento Portland) e Unaitalia Solar Batterie (pannelli fotovoltaici). A queste, si aggiungono altre imprese in lizza. Sindacati dei trasporti Cgil, Cisl e Uil e Authority puntano a ricollocare in queste nuove aziende il personale dell’ex terminalista TCT (352 unità a fine marzo scorso) attualmente in carico all’Agenzia del lavoro portuale, la Taranto Port Workers Agency (TPWA). Partita a giugno 2017 con un bacino iniziale di 560 addetti, nel tempo l’Agenzia ne ha ricollocati circa 200 divisi tra 120 che sono stati rioccupati nel nuovo terminalista (Yilport attraverso la società San Cataldo Container Terminal) subentrato dal 2020 a TCT e in altre realtà portuali. Nel frattempo, Authority e operatori portuali hanno chiesto al ministero Infrastrutture e trasporti (Mit) l’autorizzazione “per la costituzione di un’agenzia” con l’ Autorità di sistema portuale del Mar Ionio “come capofila e gli operatori portuali come soci e con quote di partecipazione proporzionale alle attuali presenze”. Questo per  “proseguire nella fornitura di manodopera temporanea”. La nuova Agenzia, nella somministrazione dei lavoratori ai richiedenti, utilizzerà il personale della TPWA. Successivamente le due Agenzie saranno fuse. Per allineare la realizzazione dei progetti dei nuovi investitori con l’assorbimento della manodopera ancora senza lavoro (richiamata, a tal fine, la clausola sociale dell’articolo 4 della legge 18/2017), con riferimento alla TPWA, dichiarano Authority e sindacati, “è stato avviato percorso di confronto per l’ottenimento di un’ultima proroga di almeno 12 mesi dello strumento, garantendo anche un’ultima proroga dei relativi finanziamenti”. Questi ultimi, coperti da una legge (si tratta dell’indennità di mancato avviamento, una cassa integrazione), scadono infatti a fine anno mentre la TPWA termina a giugno 2024.

 (foto di Luca Tocci) 

“Abbiamo ribadito con chiarezza che siamo intenzionati a sostenere i progetti di riconversione industriale verso i forni elettrici” e  “al compimento dell\'accordo di programma va prevista la chiusura dell\'area a caldo”. Lo dichiara il sindaco e presidente della Provincia di Taranto, Rinaldo Melucci, dopo il confronto avuto in mattinata al Mimit sull’avvio dell’accordo di programma per l’ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d’Italia. All’incontro erano presenti diversi ministeri, il Comune e la Provincia di Taranto. Melucci parla di “positiva partenza odierna a Roma del tavolo per la redazione dell\'accordo di programma sull\'ex Ilva, tra indirizzi politici definiti e primi spunti di valutazioni tecniche”.

 “Si è stabilito, nel particolare, il metodo dei lavori e la necessità - spiega - di allargare la composizione del tavolo, a seconda dei temi trattati ai fini dell\'intesa finale. Nei prossimi quindici giorni, il gruppo di lavoro tecnico di Comune e Provincia di Taranto, raccordandosi con la Regione Puglia, fornirà al Gabinetto del Ministro Adolfo Urso i propri preliminari contributi per le sezioni dell\'accordo di propria competenza. Nel mentre, si individuerà probabilmente in Invitalia la struttura di coordinamento del Governo sull\'intera vicenda”.

 

Nel ringraziare il ministro Adolfo Urso, il sindaco Melucci ricorda che c’é “ancora molta strada da fare, mettiamo in conto le difficoltà e restiamo aperti al confronto con tutti”.

    “Siamo in grado di utilizzare i fondi europei per il processo di decarbonizzazione e di riqualificazione del personale, individuando gli interventi di bonifica e rilancio della città, incluse le iniziative a favore dell\'indotto locale - prosegue Melucci -. Nel contempo, vorremmo rivedere l\'assetto delle aree urbane e portuali in uso allo stabilimento ex Ilva. E per avere il coinvolgimento concreto della componente privata, ritengo sia fondamentale che il Governo assuma il timone dell\'azienda in tempi rapidi”.

    “Su questi obiettivi c\'è spazio per la soddisfazione e la tutela di tutte le parti e per un acciaio verde a Taranto. Indietro non si torna, guardiamo avanti con fiducia”, chiosa il sindaco di Taranto.

Sulle 10.700 unità concordate con l’accordo al Mise di settembre 2018, 10.628 sono quelle assunte in Acciaierie d’Italia (già ArcelorMittal Italia) dal bacino dell’amministrazione straordinaria di Ilva. Il dato è stato fornito ieri da Ilva in amministrazione straordinaria (società proprietaria degli impianti dsti in fitto ad AdI) nell’incontro con i sindacati metalmeccanici. Inoltre, su 2.586 che verso la fine del 2018 erano stati complessivamente collocati nell’amministrazione straordinaria, a Taranto hanno accettato l’esodo in 1.100 mentre 1.447 sono rimasti a Ilva in as e attualmente sono in cassa integrazione. Cassa che, grazie ad un’integrazione finanziaria rinnovata di anno in anno attraverso una legge, consente di percepire un trattamento economico pari al 70 per cento dello stipendio. Soldi spesi: nel 2018 c’erano 250 milioni come budget per gli esodi. 

Si è partiti da 100mila euro lordi procapite, 77mila circa netti, ridotti ogni trimestre di 5mila euro. Ora l’incentivo è di 15mila euro lordi e terminerà a fine anno. Sono rimasti del budget 117 milioni e ne sono stati spesi 133. Le maggiori uscite nel gruppo sono avvenute nel 2018 (728) e nel 2019 (477) quando l’incentivo era più alto. Poi, persa l’appetibilità, i fuoriusciti sono progressivamente calati. A Ilva in amministrazione straordinaria, i sindacati metalmeccanici chiedono ora di rivedere, aumentandolo, l’incentivo all’esodo agevolato. Che questa volta non dovrebbe riguardare solo coloro che sono in Ilva in as in cassa integrazione straordinaria perché non riassunti da ArcelorMittal Italia prima e da Acciaierie d’Italia dopo, ma anche gli attuali dipendenti di AdI, se interessati a lasciare il lavoro anzitempo. Sulla richiesta Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb, i dirigenti dell’area risorse umane di Ilva in as hanno aperto. C’è quindi la possibilità di rivedere l’incentivo. Ma i dirigenti hanno anche precisato, si legge nel verbale conclusivo, “che un nuovo accordo sindacale non può che collocarsi all’interno del più ampio perimetro dei rapporti contrattuali”. Ai sindacati che hanno sollecitato “il rinnovo del piano di esodi utilizzando le risorse economiche residue”, Ilva in amministrazione straordinaria, recita il verbale, “ha espresso la propria disponibilità specificando che per un nuovo accordo sindacale è necessaria la presenza di tutte le parti firmatarie dell’accordo del 2018”. In sostanza, come a settembre 2018, al Mise, tra Governo, società interessate e sindacati fu stabilito, dall’1 novembre successivo, il passaggio di 10.700 lavoratori da Ilva in amministrazione straordinaria all’allora ArcelorMittal Italia (divenuta nel 2021 Acciaierie d’Italia) e la collocazione dei 2.586 non assunti in Ilva in as, così adesso bisognerebbe rifare un nuovo accordo a quattro: sindacati, Governo, AdI e Ilva in as. 

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