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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

Sull’ex Ilva, il 22 giugno “Governo e proprietà decidano cosa vogliono fare, perché è stata raggiunta un’intesa di cui noi non siamo a conoscenza. Ormai siamo ai segreti di Stato negli accordi tra ArcelorMittal e il Governo”. Lo ha detto oggi a Taranto il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma, dopo la riunione del coordinamento nazionale di Fim, Fiom e Uilm, in relazione all’accordo di fine maggio scorso che ha prorogato di due anni l’attuale contratto tra Ilva in amministrazione straordinaria, Acciaierie d’Italia, ArcelorMittal e a Invitalia (questi ultimi due partner privato e pubblico nella stessa Acciaierie d’Italia).

   “Il Governo deve poi decidere - ha aggiunto Di Palma - se nel nostro Paese siamo difronte ad una transizione che riguarda la siderurgia, e di cui il punto centrale è questo gruppo, oppure se siamo ad una dismissione della siderurgia in Italia. Quello che sta succedendo negli impianti - ha sostenuto De Palma -, lo hanno detto i delegati di tutti gli stabilimenti, di qualsiasi organizzazione sindacale, è che la gestione, dal punto di vista degli impianti, della salute e sicurezza, della produzione, presenta condizioni inaccettabili”. 

 

 “Il punto - ha sostenuto De Palma - è non perdere tempo perché la scelta che sta facendo il ministro dello Sviluppo economico è quella di sfuggire al confronto. Noi chiediamo, essendo ArcelorMittal e Taranto centrali per tutto il futuro industriale del nostro Paese visto quello che sta succedendo per l’acciaio, che questo tavolo, anche per tutti i ministeri coinvolti, trovi un incontro diretto col presidente del Consiglio - ha rilevato il leader della Fiom Cgil -. È necessario che tutti i ministri, quello della Transizione, del Lavoro, dello Sviluppo economico, ma in particolare la presidenza del Consiglio, siano coinvolti e si assumano una responsabilità. Noi , quando firmiamo gli accordi, le nostre responsabilità, ce le assumiamo. Invece quelli che dall’altro lato firmano gli accordi, poi non li rispettano. La riunione di oggi a Taranto - ha affermato Di Palma - è stata importante, unitaria, con tutti gli stabilimenti del gruppo e non succedeva da tanto tempo, ed è anche un grande segnale di unita che diamo verso proprietà e governo. Non ci sono divisioni, anzi c’é un piano comune anche di iniziative e di richieste”. 

Venerdì 17 giugno 2022, alle ore 10,30, presso la Cittadella delle Imprese di Taranto - sala Monfredi, l’ODCEC di Taranto incontrerà l’Onorevole Anna Macina, Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia.

L’On. Macina illustrerà l’attuale stato dell’iter parlamentare dello “Schema di decreto legislativo recante modifiche al codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza di cui al decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14”, la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo 15 luglio.

“Si tratta di un intervento normativo rilevante per il ruolo del dottore commercialista - afferma il presidente dell’Ordine tarantino Francesco Vizzarro - che sarà chiamato a supportare l’imprenditore nelle scelte migliori da adottare, anche in considerazione dell’attuale momento storico. Infatti, nell’ambito della riforma è previsto l’istituto della composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa, in realtà già in vigore da qualche mese, che consentirà agli imprenditori di superare la situazione di squilibrio dell'impresa prima che si arrivi all'insolvenza”.

Il provvedimento risponde alle indicazioni del PNRR che colloca, tra gli ambiti di intervento prioritari, anche i provvedimenti di modifica del Codice della crisi d’impresa e dell'insolvenza.

In questo contesto i commercialisti tarantini cercheranno di evidenziare alcune criticità della nuova normativa.

 

La Fondazione Con il Sud lancia il Bando per le comunità energetiche e sociali al Sud mettendo a disposizione 1,5 milioni di euro per favorire la nascita di comunità energetiche nelle regioni meridionali, con l’obiettivo di favorire processi partecipati di transizione ecologica dal basso e ridurre la povertà energetica in cui vivono le famiglie che si trovano in situazioni di difficoltà economica e sociale. L’iniziativa scade il 21 settembre 2022.

Le comunità energetiche rinnovabili sono enti giuridici composti da soggetti che, su base volontaria, si riuniscono per produrre e consumare energia elettrica pulita. Le comunità energetiche si fondano su un modello decentrato e diffuso in cui i cittadini diventano prosumers, cioè utenti che non si limitano al ruolo passivo di consumatori (consumer), ma partecipano attivamente alle diverse fasi del processo di produzione (producer) e gestione dell’energia e delle risorse garantite dal sistema di incentivi e remunerazioni previsto per la parte di energia condivisa.

"Le comunità energetiche rinnovabili sono uno straordinario strumento di democrazia partecipativa - sottolinea Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione - la transizione energetica e il contrasto della povertà passano infatti per il protagonismo delle comunità locali che, in un’ottica di condivisione e collaborazione, propongono soluzioni innovative e sostenibili". 

 

 

 

 

 

 

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Una fermata di manutenzione programmata dell’altoforno 1, della durata di circa sedici ore, c’è stata nel siderurgico ex Ilva di Taranto. Lo dichiara la società Acciaierie d’Italia precisando che “dopo circa tre ore dall’avviamento, è stato riscontrato un trafilamento di lieve entità di polveri e loppa da un iniettore di aria calda”. Il  trafilamento, spiega l’azienda, "è stato contenuto dai canali di colata sottostanti. Non si è verificata alcuna conseguenza per le persone, l’ambiente e la struttura degli impianti”.     Sull’episodio hanno preso posizione i sindacati metalmeccanici Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb che hanno chiesto un incontro “urgente” all’azienda affermando che “la gravosa condizione data dalla scarsa manutenzione per assenza di ricambi e continue fermate per assenza di materiale, non fa altro che mettere in pericolo tutto il personale operante del reparto del pronto intervento meccanico/elettrico, comprese tutte le maestranze limitrofe”. L’incidente, dicono i sindacati, “ha evidenziato e generato una notevole massa emissiva in atmosfera”. 

La 33enne ha saputo valorizzare il brand dell’azienda vinicola tarantina nel mondo

“Essere notati è gratificante, significa che stiamo lavorando bene” le parole della Responsabile Marketing e Mercati Esteri di Varvaglione1921

 

Nell’Olimpo dei giovani del mondo di una ristorazione italiana sempre più rivoluzionaria, secondo la prestigiosa rivista di lifestyle Vanity Fair, c’è anche Marzia Varvaglione, ambasciatrice dell’azienda vitivinicola tarantina ormai diventata un brand apprezzato e noto nel panorama enoico mondiale.

Una top 15 che vede la 33enne ionica, Responsabile Marketing e Mercati Esteri di Varvaglione1921, in buona compagnia tra cuochi, vincitori di Masterchef, pasticceri, enologi, e altri under che, tramite coraggio e passione, si sono fatti strada in un comparto in forte crescita.

Tra le motivazioni che hanno spinto Vanity Fair a inserire il suo nome nel novero dei magnificent fifteen c’è la realizzazione della “prima etichetta di realtà aumentata”, definita dall’autorevole magazine “un metaverso a forma di bottiglia, un'esplosione floreale dei vigneti di PrimitivoNegroamaro e Aglianico”. Il riferimento naturalmente è al vino Masseria Pizzariello, etichetta celebrativa per i 100 anni di storia di Varvaglione1921, la prima in Italia a combinare immagini e altre percezioni sensoriali, un mondo virtuale che abbraccia il reale grazie al lavoro dell’illustratrice Lucia Emanuela Curzi e del digital storyteller Frankie Caradonna.

Si tratta di un ulteriore riconoscimento per la secolare impresa vitivinicola tarantina, guidata da Cosimo e Maria Teresa Varvaglione, che è riuscita ad armonizzare nel tempo il suo bagaglio di know-how e tradizione con le più avanzate tecnologie di vinificazione, mantenendo un occhio vigile sui mercati nazionali e internazionali.

“Sicuramente fa piacere essere notati – ha dichiarato Marzia Varvaglione –, è una giusta gratificazione per gli sforzi fatti insieme a tutta la famiglia per portare sempre più sulle tavole mondiali i sapori e gli odori di Taranto e della Puglia. Essere nella top 15 giovani del food&wine di Vanity Fair certamente è motivo d’orgoglio, ma è anche un indicatore della bontà del lavoro che portiamo avanti ogni giorno per la nostra azienda”.

 

 

 

Ecco il link di Vanity Fair: https://www.vanityfair.it/gallery/nomi-nuovi-giovani-chef-ristoratori-vinicultori

“Si evince una chiara difficoltà sull'approvvigionamento delle materie prime che sta causando un rallentamento produttivo con fermate di altoforni  e, a cascata, di altri reparti e sulle manutenzioni. Riteniamo non più rinviabile un confronto con le organizzazioni sindacali in quanto tali scelte potrebbero determinare chiusure di impianti con un ulteriore aumento della cassa integrazione". Lo affermano i coordinatori di fabbrica Fim, Fiom e Uilm dello stabilimento Acciaierie d'Italia di Taranto in una lettera all'Ad Lucia Morselli, al direttore di stabilimento, Vincenzo Dimastromatteo, al direttore del Personale, Artuto Ferrucci, e al dirigente dell'Ufficio Relazioni Industriali, Pietro Golini. I sindacati evidenziano che l’ex Ilva non ha ancora chiarito “gli assetti di marcia” della fabbrica che, quest’anno, in base alle dichiarazioni aziendali, dovrebbe produrre 5,7 milioni di tonnellate, un livello produttivo rispetto al quale, però, i sindacati manifestano grande scetticismo.

 

Per le sigle metalmeccaniche, “a distanza di poche settimane dalla conclusione di un accordo tra la multinazionale, Ilva in amministrazione straordinaria  e Invitalia, che ha prolungato il contratto di affitto ad ArcelorMittal per ulteriori due anni rinviando, di fatto, possibili investimenti sul processo di transizione ecologica, non sono mancati annunci roboanti da parte del Governo che continua a rendere nota la risalita produttiva dell'acciaieria di Taranto e la risoluzione delle tante problematiche che attanagliano lo stabilimento siderurgico”. Ad avviso di  Fim, Fiom e Uilm, “tali dichiarazioni non trovano conferme sulla situazione allarmante inerente gli attuali assetti produttivi. Agli annunci di Acciaierie d'Italia e del governo devono corrispondere atti concreti che vadano nella direzione di risolvere questioni inerenti il processo di risanamento ambientale, produttivo e occupazionale”. Qualche giorno fa, in occasione della firma dei progetti bandiera sul Pnrr da parte delle Regioni, tra cui la Puglia, il premier Mario Draghi ha sottolineato la necessità che Ilva torni a produrre come ha fatto in anni passati. Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha intanto convocato per il 22 giugno al Mise un incontro sull’ex Ilva tra azienda, Invitalia, partner pubblico di Acciaierie d’Italia, sindacati, ministero del Lavoro e Regioni sedi di impianti Ilva. 

 Il ministero dello Sviluppo economico ha convocato il tavolo ex Ilva per il 22 giugno alle ore 12.  

    All'incontro - riferiscono delle fonti - sono stati invitati l'azienda, i sindacati, le Regioni Puglia, Piemonte, Liguria, Invitalia e il ministero del Lavoro. 

Dopo aver costruito e inaugurato nel Mar Grande di Taranto, con in investimento di 80 milioni, il primo parco eolico offshore del Mediterraneo, la società Renexia mette in campo nuove iniziative legate allo sviluppo della filiera industriale. Lo ha detto a margine di un incontro con Confindustria Taranto il direttore generale di Renexia, Riccardo Toto. “Cominciamo un percorso - ha dichiarato Toto - speriamo che sia pragmatico. È un percorso legato a cinque punti che vanno dalla scuola all’idrogeno, dalla mobilità elettrica alle nuove tecnologie. Un progetto completo che spazia su molti punti speriamo si possa realizzare qui a Taranto”.

 

Per l’idrogeno, ha aggiunto Toto, “abbiamo un progetto, nel senso che ci piacerebbe aiutare i ragazzi ad entrare in questo mondo in maniera diversa rispetto a come stanno facendo adesso. Riteniamo che la produzione dell’idrogeno - e oggi erano presenti aziende che fanno già elettrolizzatori - possa essere il futuro e quindi cominciare con loro un percorso di partnership per poter poi cominciare a vendere idrogeno a terzi”. Per la mobilità elettrica, invece, ha detto il dg di Renexia, “noi ci rivolgiamo in particolari alle pubbliche amministrazioni con progetti a tutto tondo che vanno dall’efficientamento e installazione di colonnine alla fornitura di mezzi elettrici. Ci piacerebbe cominciare con qualche amministrazione della zona per andare avanti con questo tipo di progetto”. 

    Circa il funzionamento del parco eolico in Mar Grande costruito da Renexia e inaugurato lo scorso 21 aprile, parco composto da 10 pale, il dg Toto ha spiegato che le “pale sono tutte accese, quelle che stanno producendo energia sono 4, entro il mese saranno tutte e dieci e siamo assolutamente contenti. Le pale stanno entrando adesso in funzione”. Circa la possibilità di sviluppare a Taranto filiere industriali dell’eolico, il dg di Renexia ha detto che “nella nostra testa, nelle nostre idee, Taranto può diventare assolutamente il centro per una serie di progetti pilota. In particolar modo il primo di cui abbiamo parlato oggi è quello legato al moto ondoso per produrre energia. Faremo adesso i passaggi necessari con le varie autorità e poi ci piacerebbe cominciare a lavorare su questa cosa qui. Taranto può diventare per noi una sorta di centro di ricerca a cielo aperto, noi abbiamo una serie di progetti pilota”.

    Circa la fornitura di componenti per l’energia eolica, discorso questo che rientra nella filiera industriale, “abbiamo parlato prima con Leonardo - ha detto infine il dg di Renexia - e riteniamo che lo sfogo naturale di quest’area sia la produzione delle pale vere e proprie”. 

Si firma questa mattina alle 11, a Milano, il contratto che proroga di due anni, sino a maggio 2024, il rapporto tra Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria. La prima è la società operativa dalla primavera del 2021 e di cui fanno parte il privato ArcelorMittal e Invitalia per lo Stato, con ruolo, rispettivamente, di maggioranza e minoranza. La seconda, invece, è la proprietaria degli impianti del gruppo siderurgico in tutti gli stabilimenti, da Genova a Taranto. Impianti dati in fitto ad Acciaierie d’Italia dietro versamento di un canone. Ilva in as è gestita da tre commissari straordinari nominati dal Mise.

   La proroga del contratto era già la soluzione individuata nelle scorse settimane, tant’è che le parti hanno avuto diverse riunioni tra Milano e Roma insieme ai propri legali. Ai vertici di Acciaierie d’Italia restano il presidente Franco Bernabé (per la parte pubblica) e l’amministratore delegato Lucia Morselli (in quota Mittal). 

 

Tra Ilva in as e Acciaierie d’Italia viene quindi prorogato a maggio 2024 il contratto in essere e spostata a quella data anche la salita dello Stato, attraverso Invitalia, al 60 per cento del capitale (oggi il pubblico è al 38 per cento ma esprime gli stessi diritti di voto del privato). Lo slittamento di 24 mesi ha le sue motivazioni nel fatto che alla data odierna non si sono realizzate quelle condizioni che, indicate nel contratto del 10 dicembre 2020, avrebbero dovuto portare Invitalia al 60 per cento, con l’esborso di altri 680 milioni - dopo averne già versati 400 nella primavera 2021 - e all’acquisto, da Ilva in amministrazione straordinaria, dei rami di azienda Ilva che attualmente sono dati e gestiti in fitto.

   Tra queste condizioni, definite sospensive, la principale che non si è verificata è il dissequestro degli impianti dell’area a caldo. Sequestro scattato per gravi reati ambientali, su ordine delll’allora gip Patrizia Todisco, a luglio 2012, e vigente tuttora ma con la facoltà d’uso poiché la legge riconosce a Ilva lo status di impresa strategica nazionale. Per il dissequestro, gli avvocati di Ilva in as, Filippo Dinacci e Angelo Loreto, hanno avanzato istanza a fine marzo alla Corte d’Assise di Taranto, che proprio un anno fa, con la sentenza del processo “Ambiente Svenduto”, ha disposto la confisca degli stessi impianti accogliendo la richiesta dei pm.

   I legali hanno chiesto il dissequestro asserendo che dieci anni dopo la situazione dell’ex Ilva è cambiata, che la gestione Riva non c’è più e che le prescrizioni ambientali sono state eseguite al 90 per cento. La Corte non si è ancora espressa sul dissequestro, così come non ha ancora depositato le motivazioni della sentenza di fine maggio 2021. Tuttavia il parere negativo già dichiarato dalla Procura alla stessa Corte sul dissequestro (gli impianti per la Procura sono ancora pericolosi), la ragionevole ipotesi che anche la Corte si esprima negativamente e soprattutto il fatto che ad oggi e non si è realizzato quanto prefigurato a dicembre 2020, ha portato le parti in campo a virare verso una proroga del contratto. Che oggi viene formalizzata. 

 

 Si sono scelti due anni di proroga anziché un tempo più breve perché le prescrizioni Aia scadono ad agosto 2023 e solo dopo questa data l’Ispra potrà certificare se tutti gli investimenti ambientali indicati, per avere meno emissioni inquinanti ed una produzione di acciaio più sostenibile, sono stati effettuati o meno.

   “Fondamentalmente l’impianto è più o meno quello”, ha detto qualche giorno fa il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti sul contratto, parlando di modifiche solo per le parti dove si è reso necessario intervenire per le nuove circostanze. Il ministro ha anche confermato (è “irrinunciabile”) il passaggio dello Stato al 60 per cento. Molto critici i sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm sulla proroga. Sindacati metalmeccanici che aspettano la convocazione del Governo sull’Ilva dopo gli scioperi del 2 maggio a Genova e del 6 maggio a Taranto e dopo il mancato accordo - a fine marzo al ministero del Lavoro - sulla cassa integrazione straordinaria per un anno, attualmente in corso per 3.000 dipendenti del gruppo come numero massimo. I sindacati temono che la proroga contrattuale mantenga l’ex Ilva in un ulteriore, lungo periodo di incertezza e di stasi. Che coinvolgerà sia il gruppo con i suoi dipendenti ma anche tutto l’indotto, soprattutto a Taranto. 

 Nessuna approvazione del nuovo piano industriale di Yilport per il terminal container di Taranto ma solo presa d’atto. A fronte dei nuovi obiettivi di traffico indicati dal terminalista, si chiede di rispettare quelli che dovevano essere i volumi indicati nella concessione per i primi due anni di esercizio dell’infrastruttura, ovvero 105mila e 245mila teu, l’unità di misura dei container. C’è stato infatti il “mancato rispetto delle previsioni”. Si ritengono poi “parzialmente giustificabili” le motivazioni che Yilport, attraverso la società San Cataldo Container Terminal (SCCT), ha fornito in merito alle contestazioni espresse a febbraio scorso dall’Authority. Ovvero che la pandemia, il suo impatto sul traffico merci e sull’economia internazionale, non ha consentito di effettuare quello che, tra movimento container e investimenti, era stato dichiarato. Infine, si danno al terminalista due anni di tempo, che scatteranno probabilmente a decorrere da febbraio scorso, per ultimare le opere in sospeso. 

 

Ma i due anni di proroga valgono anche per gli interventi a carico della stessa Authority, a partire dal dragaggio dei fondali antistanti il molo polisettoriale per portarli ad una profondità di 16,50 metri e consentire quindi l’attracco di navi più grandi.  Sono queste, in sintesi, le decisioni prese oggi dal comitato di gestione dell’Authority di Taranto chiamato ad esprimersi, dopo un’istruttoria tecnica, sul nuovo piano industriale che Yilport ha trasmesso il 2 maggio. Del comitato di gestione fanno parte l’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, la Capitaneria di porto, in quanto autorità marittima, il Comune di Taranto e la Regione Puglia. E domani sarà il presidente dell’Authority, Sergio Prete, a riportare al partenariato del mare le decisioni odierne. Il partenariato é un organo allargato dove siedono i sindacati di categoria, Confindustria Taranto, gli operatori e i diversi soggetti che si occupano di portualità. Nessuna revoca della concessione a Yilport, quindi, ma l’indicazione di un diverso percorso. “Abbiamo ritenuto - spiega il presidente Prete - che il terminalista debba anzitutto impegnarsi per realizzare, nella ripartenza del terminal container, gli obiettivi di traffico che ha largamente mancato nei primi due anni di attività. Obiettivi che avrebbe dovuto raggiungere indipendentemente dal dragaggio”.

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