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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

Si associa senza indugio la Raccomar Taranto alla protesta e alle rivendicazioni poste in essere dalla Categoria degli  Autotrasportatori di Taranto a proposito della serrata  che si è tenuta alle portinerie Eni, rispetto ai contratti di affidamento, in cui  i vincitori della gara dei trasporti risultano essere ancora aziende non tarantine e in cui vige la regola del subappalto a prezzi stracciati, pur nella cosiddetta “garanzia”  territoriale.

 

Alla luce della complessa  situazione, la Raccomar Taranto - afferma Giuseppe Melucci, presidente della Sezione di Taranto, Agenti Marittimi Raccomandatari - condividendo le preoccupazioni dei trasportatori sottolinea il  grave momento di crisi che lo shipping e le stesse agenzie marittime stanno attraversando per effetto  del drastico calo dei traffici. Una crisi che mette a repentaglio le aziende e i posti di lavoro dei dipendenti con  rischio di licenziamenti a catena”.

 

Un’eventualità che purtroppo a Taranto non è più solo una probabilità, ma piuttosto una vera crisi del settore che si allarga a tutta la catena  coinvolgendo ogni categoria collegata.

Nello stabilimento  siderurgico di Taranto di Acciaierie d'Italia, ex Ilva, Ex Ilva, l'amministratore  delegato Lucia Morselli "ha dato disposizione di spegnere gli impianti di condizionamento in tutte le palazzine della fabbrica, tranne che in quelle degli impianti di produzione (pochissimi quelli ancora in marcia)". Lo dichiara il sindacato Usb che annuncia iniziative di protesta.  "L’ordine è stato dato questa mattina - si spiega -  La notizia circolava dalle prime ore della giornata di oggi  e ha trovato  nel corso della giornata conferma. Decisione questa presa per ridurre il costo dell’energia elettrica, nella totale indifferenza nei confronti di tutti coloro che sono comunque presenti all’interno degli edifici (cosiddetto personale di presidio)". "Al problema atavico del mancato cambio dei filtri dei condizionatori, oggi - afferma Usb - si sostituisce quello dello spegnimento degli impianti di condizionamento dell’aria. I lavoratori quindi o aprono le finestre e respirano le polveri inquinanti o le  tengono chiuse ma soffrono il caldo, in ambienti nei quali certamente le temperature superano i limiti raggiunti in altri luoghi". Usb parla di "inaccettabile comportamento che dà chiaramente l’idea di quanto poco sia importante per questa gestione la salute ed il rispetto delle buone condizioni di lavoro dei dipendenti". 

“Il permanere di una distanza nella posizione delle parti in merito a importanti aspetti” ma anche il “quadro economico mondiale che sta coinvolgendo anche il nostro Paese che determina una serie di incertezze previsionali già a partire dai prossimi mesi”. Queste le motivazioni che hanno portato il gruppo Motion ad accantonare il progetto di riconversione industriale dello stabilimento (da tempo fermo) del gruppo Albini a Mottola, nel Tarantino. Stabilimento che sarebbe passato dalla produzione di tessuto per camiceria di alta gamma alla realizzazione di dispositivi elettrici e meccanici per la regolazione della seduta di poltrone e divani. Le motivazioni della Motion sono spiegate dall’amministratore unico della società, Elio Ravaioli, in una lettera inviata al Mise, alla Regione Puglia e alla stessa Albini. 

 

“Dall’inizio delle nostre trattative - spiega l’azienda - lo stesso importo degli investimenti è aumentato di circa il 10 per cento per via dell’aumento delle materie prime, anche relative all’ampliamento immobiliare necessario per la finalizzazione dell’investimento”. “Ciò ci costringe a cautela nel dar seguito (allo stato) ad una iniziativa industriale in cui crediamo ancora fermamente ma che ci vediamo costretti a sospendere almeno sino alla fine del corrente anno, in attesa di poter misurare gli sviluppi e gli effetti del deterioramento del quadro macro-economico” rileva Ravaioli per Motion. L’ultimo incontro con le parti la Motion l’aveva avuto lo scorso 11 agosto e in quella sede aveva confermato il suo progetto a Mottola e il subentro ad Albini. Dati fondamentali del progetto erano circa 30 milioni di investimento, con l’utilizzo dei contratti di sviluppo finanziati dal Mise, il riassorbimento di tutto il personale, più un’ulteriore fase che avrebbe successivamente previsto la costruzione di un nuovo capannone da 5mila metri quadrati e l’assunzione di altro personale sino ad arrivare a 282 addetti.

    Il 5 settembre era in programma un incontro alla task force lavoro della Regione Puglia per un approfondimento ulteriore, ora saltato. La Regione, però, col capo della task force lavoro, Leo Caroli, ha già convocato un incontro su Albini per il 27 settembre alle 12 invitando a parteciparvi la stessa Albini, la Vertus, la società che nell’attività di scouting ha trovato Motion, i sindacati sia confederali che di categoria e il sindaco di Mottola. La convocazione del 27 è stata anche trasmessa per conoscenza al Mise. 

Allarme sulle sorti di ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, da parte di Confindustria Taranto. In una dichiarazione congiunta il presidente Salvatore Toma, uno dei vice, Vladimiro Pulpo, e il presidente della sezione metalmeccanica degli imprenditori, sottolineano che “senza risorse immediatamente spendibili non si va avanti, sia sul fronte degli investimenti ambientali e industriali, sia per i pagamenti dell’indotto e del circolante in generale”. “L’intervento del Governo contemplato all’interno del decreto Aiuti bis, che prevede lo stanziamento di un miliardo per la ricapitalizzazione, non va in questa direzione - spiega Confindustria Taranto - lasciando di fatto una situazione drammatica e su tutti i fronti, cui si aggiunge la crisi delle aziende energivore a causa degli altissimi costi del gas. Si dia attuazione, pertanto, agli stanziamenti previsti dall’accordo del 2021”. Confindustria Taranto rammenta che “la norma varata dal Governo e contenuta nel decreto Aiuti bis, annunciata i primi di agosto dai ministri Giorgetti e Orlando per il sostegno alla siderurgia e quindi per ovviare alla crisi di liquidità di Acciaierie d’Italia, che prevedeva la possibilità di sottoscrivere aumenti di capitale fino a un miliardo, continua a non convincere i vertici di Confindustria Taranto, che chiedono invece ad Invitalia, per sbloccare la situazione altamente critica, di onorare i termini previsti dall’accordo del 2021”.

 

Già in occasione della riunione convocata al Mise il 3 agosto scorso, il presidente Salvatore Toma aveva pubblicamente espresso la sua perplessità in merito ad eventuali aiuti, da parte dello Stato, che non fossero di carattere immediatamente spendibile. All’indomani dello stesso incontro, tale perplessità ha trovato purtroppo riscontro nella norma contenuta nel decreto Aiuti bis. “Mi rincresce dover dire - dice - di aver avuto ragione nel palesare i miei dubbi, in merito ai sostegni promessi dal Governo per far fronte alla drammatica situazione in cui versa lo stabilimento siderurgico di Taranto e che, pur costituendo tentativi apprezzabili di porre attenzione al problema, non risolvono la crisi in atto, ovvero non fronteggiano la situazione critica relativa al circolante, quindi anche ai pagamenti dell’indotto, e tantomeno sostengono gli investimenti, industriali e ambientali, di cui lo stabilimento necessita”. “La ricapitalizzazione – prosegue Toma  – non sblocca alcun tipo di risorse in ordina a quello di cui la fabbrica necessita in questo momento. Né servono le garanzie Sace su risorse che di fatto non vengono concesse dalle banche. E se si va avanti così tutti i propositi relativi ai processi di decarbonizzazione dello stabilimento verranno meno, perché le condizioni per produrre si fanno sempre più critiche, e a peggiorare il tutto c’è il costo dell’energia, che in tutti i casi, sia che si tratti di violenta speculazione o rialzo strutturale, porrà le aziende energivore in crisi”. Il vice presidente Pulpo aggiunge: “Non si può immaginare di poter fare andare avanti una realtà industriale complessa come l’ex Ilva se non si ottempera, come prima condizione indispensabile, all’impegno assunto in fase di contrattazione. Lo Stato avrebbe dovuto versare 800 milioni che di fatto non sono stati ancora corrisposti”. 

 Fim, Fiom e Uilm nazionali hanno scritto oggi una lettera ad Invitalia e al ministero dello Sviluppo Economico per chiedere un incontro relativo al finanziamento diretto che con il “Decreto Aiuti bis” il Governo ha previsto per sostenere l’attività di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Si tratta in pratica di un’autorizzazione ad operare verso la società del Mef, partner di minoranza di Acciaierie d’Italia (la maggioranza è di Mittal), sino ad un massimo di un miliardo di euro, per il rafforzamento patrimoniale della società siderurgica anche con un aumento di capitale. “Ora che il Governo ha realizzato quanto annunciato nell’incontro con tutte le parti sociali del 3 agosto al Mise, abbiamo bisogno non solo di conoscere entità e forma del finanziamento, ma che lo stesso sia indirizzato al rilancio effettivo della gestione industriale e a migliorare la gestione dell’occupazione -dichiarano Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl, e Valerio D’Alò della segreteria nazionale con delega alla siderurgia -. Servono soluzioni rapide, ma non devono portare ad una gestione unilaterale dell’attuale management”. Per la Fim, “lo sforzo che lo Stato italiano sta ulteriormente facendo verso Acciaierie d’Italia deve comportare un cambio di passo radicale che porti a più impianti funzionanti, più produzione e meno cassintegrazione e una migliore gestione degli appalti, altrimenti rischia di essere una notevole boccata d’ossigeno destinata tuttavia a consumarsi rapidamente senza effetti decisivi”. “Come da noi ribadito nell’incontro con il Governo - aggiungono Benaglia e D’Aló -, è inevitabile che questo ulteriore sforzo da parte dello Stato produca un più diretto e ulteriore coinvolgimento attivo nel sostegno alla società da parte della multinazionale Arcelor Mittal, oggi proprietaria maggioritaria, che non può continuare a disimpegnarsi per il rilancio”. 

 

 “Acciaierie d’Italia, ex Ilva, ha tramutato nuovamente e arbitrariamente in cassa integrazione le ferie programmate dai lavoratori. Lo hanno fatto a tutti”. Lo dichiara all’AGI Gennaro Oliva, coordinatore di fabbrica Uilm, affermando che “i lavoratori hanno fatto questa scoperta stamattina accedendo al portale dell’azienda e visionando i cedolini delle retribuzioni di luglio che saranno messe in pagamento domani”. “Domani finirò di completare la raccolta dei cedolini paga e andrò in Procura a consegnare il tutto con un esposto. Ci sono già enti vigilanti che hanno avviato un approfondimento su questa intollerabile anomalia dell’ex Ilva a Taranto” afferma  Oliva. “La cosa davvero singolare é che l’azienda ha invitato tutti i dipendenti a farsi le ferie e a programmarle dandone comunicazione e poi, nella realtà, ci troviamo di pfronte a queste sgradite sorprese” conclude il coordinatore di fabbrica per la Uilm. I sindacati metalmeccanici alzano il tiro sull’ex Ilva, Acciaierie d’Italia, dopo che oggi si è scoperto, dai cedolini delle buste paga che saranno accreditate domani, che le ferie programmate dai lavoratori sono state trasformate in cassa integrazione. La Fim Cisl paventa di rivolgersi alla Procura della Repubblica. “Con l’uscita dei cedolini - dice la Fim - sono emerse varie anomalie tra cui quella delle ferie estive programmate tramutate in cassa integrazione. Questo è stato uno dei tanti motivi per cui Fim, Fiom e Uilm hanno fatto denuncia all’Ispettorato del Lavoro e all’Inps. Dopo la stessa denuncia - affermano i metalmeccanici della Cisl - sono intervenuti gli ispettori ma, allo stesso tempo, l’azienda ancora una volta continua a commettere gli stessi errori. Come Fim, se l’esito delle ispezioni dovesse dare ragione all’azienda, ci rivolgeremo direttamente alla Procura della Repubblica”. Nel frattempo, la Fim Cisl invita i lavoratori, attraverso gli rsu, a consegnare le “fotocopie dei cedolini e cartellini specificando le anomalie riscontrate”.

    E prende posizione anche la Fiom Cgil con Francesco Brigati. “L'azienda, nonostante l’intervento dell’ispettorato del Lavoro - afferma Brigati - ha trasformato le ferie programmate dai lavoratori in cassa integrazione. In queste ore stanno arrivando moltissime segnalazioni dai lavoratori che hanno scoperto, direttamente attraverso la busta paga, la trasformazione delle ferie programmate in cigs senza nessuna comunicazione al lavoratore. Stessa sorte è toccata anche ai lavoratori che hanno usufruito di permessi per la donazione sangue”.   

Alessandro Labile è il nuovo direttore dello stabilimento siderurgico Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Lo comunicano i sindacati metalmeccanici dopo averlo appreso oggi dall’azienda. Labile è stato sinora responsabile dell’area ambiente della fabbrica ed ha seguito l’attuazione delle prescrizioni di risanamento ambientale. Sostituisce Vincenzo Dimastromatteo che era arrivato in Acciaierie d’Italia il 26 aprile del 2021. In precedenza Dimastromatteo era stato col gruppo Arvedi e prima ancora all’Ilva di Taranto ma con la gestione del gruppo Riva. L’arrivo di Labile al vertice dell’acciaieria di Taranto segue una serie di cambiamenti già avvenuti nella fabbrica negli ultimi tempi a seguito dell’uscita, per dimissioni volontarie, di diversi dirigenti di primo piano. 

Ha superato i due miliardi di euro in Puglia il valore degli interventi edilizi col superbonus 110% ma crescono i crediti fiscali che le imprese edili pugliesi non riescono a monetizzare

 

Nicola Bonerba (Ance Puglia): “Se il Governo non sblocca la cessione dei crediti sono a rischio decine di imprese e centinaia di posti di lavoro. Meglio non avviare i cantieri senza contratti scritti con le banche sulla cessione dei crediti”

 

Bari, 5 agosto 2022 – La corsa al Superbonus 110% per le ristrutturazioni edilizie continua, nonostante le criticità legate alla cessione dei crediti fiscali. Secondo i dati MISE - Enea, infatti, le asseverazioni per questo bonus in Puglia al 30 giugno scorso erano 12.487 per un investimento totale ammesso in detrazione di 2,02 miliardi di euro, con una crescita superiore al 17% di entrambi i valori rispetto al 31 maggio. “La misura sta vivendo il picco massimo in termini di pratiche – dichiara il presidente di Ance Puglia Nicola Bonerba - e si avvia a un inesorabile calo di interesse se il Governo non sarà in grado di riattivare le cessioni dei crediti fiscali, dando certezza ai contratti già firmati e ai nuovi lavori. In Puglia sono decine le imprese, con importanti risorse investite e senza le capacità patrimoniali per resistere in questa situazione di incertezza, che rischiano di uscire dal mercato con effetti immediati sull’occupazione, finalmente tornata a crescere in questo ultimo anno e mezzo; purtroppo, temiamo che alcune centinaia di posti di lavoro siano a rischio solo in Puglia. In questo momento, il consiglio per tutte le imprese edili impegnate in lavori di ristrutturazione con bonus 110% è di non avviare i cantieri senza contratti scritti con le banche sulla cessione dei crediti fiscali”.

Fino al 30 giugno scorso, da quando è stata introdotta la misura del bonus 110% per favorire le ristrutturazioni del patrimonio residenziale in chiave energetica e di sicurezza antisismica, in Puglia sono stati asseverati 1.182 interventi su edifici condominiali (il 9,5% del totale) per un investimento di oltre 800 milioni di euro (pari al 40% del totale); gli interventi sugli edifici unifamiliari, invece, ammontano a 9.144 (il 73% del totale) per un investimento che sfiora il miliardo di euro (pari al 49,3% degli investimenti totali in Puglia) mentre quelli sulle unità indipendenti sono 2.161 per 215 milioni di euro. “La misura – aggiunge Bonerba – ha fatto ripartire un settore fiaccato da 12 anni di crisi rimettendo finalmente in sesto un patrimonio vetusto, inefficiente sotto il profilo energetico e insicuro dal punto di vista sismico. Peraltro, il 47% del costo di un intervento di superbonus rientra già il primo anno nelle casse dello Stato sotto forma di maggior gettito fiscale, contributi e minori sussidi di disoccupazione; considerando tutti gli effetti economici che investimenti e nuovi redditi producono, la minore spesa delle famiglie per i consumi energetici e l’aumento di valore degli immobili, alcuni studi hanno quantificato il ritorno economico per lo Stato addirittura superiore al costo sostenuto. È per questi motivi che Ance sosterrà, anche con il nuovo Governo, l’efficacia di questa misura, da trasformare in strutturale, con una modulazione diversa degli incentivi e, soprattutto, con regole certe e chiare da non cambiare continuamente”.

Una buona notizia per il sistema del superbonus 110% in Puglia è arrivata, invece, col recente aggiornamento del prezziario regionale, utilizzato nel percorso di asseverazione degli interventi edilizi. “Siamo soddisfatti dell’aumento del 17% circa del prezzo relativo alle lavorazioni riguardanti le ristrutturazioni energetiche – conclude Bonerba -. Tuttavia, abbiamo chiesto alla Regione di adeguare, nel prossimo aggiornamento, i costi della manodopera, cresciuti col rinnovo del contratto nazionale del comparto edile, e delle tante lavorazioni tipiche delle opere pubbliche: senza questo aggiornamento il rischio che le gare per la realizzazione delle opere previste dal PNRR vadano deserte o, peggio, siano aggiudicate a imprese interessate a investire denaro di dubbia provenienza, è molto concreto”.

Il Vicepresidente nazionale Anmil, il tarantino Emidio Deandri, interviene sulla morte di Guido Prudenzano, il metalmeccanico morto l’altro giorno in un capannone industriale di Taranto mentre lavorava con un flex che gli ha reciso l’arteria femorale.

«Ho aspettato per intervenire sull’ennesima morte bianca del territorio tarantino – ha commentato Emidio Deandri – per una serie di motivi. Il primo è che conoscevo personalmente Guido, un amico, un brav’uomo tutto dedito alla famiglia, un lavoratore esperto e attento. La sua morte mi ha colpito profondamente. Più di una volta ci eravamo trovati a parlare del mio infortunio alla gamba, con lui che mi diceva “Emidio sei stato fortunato a essere vivo e camminare con le tue gambe”, e ora andrò al suo funerale».

«Poi lo ripeto, fuori da ogni retorica – alza i toni il vicepresidente nazionale Anmil Emidio Deandri – sono stanco, sì sono stanco, ma non mollerò, lo devo a Guido e a tutti gli altri che, come lui, non sono tornati a casa. Sono oltre dieci anni che mi impegno ogni giorno in Anmil, prima a livello territoriale e ora nazionale, cercando di cambiare le cose perché aumenti la sicurezza sui posti di lavoro, ma anche la loro salubrità, perché c’è poca differenza tra morire dissanguato per un flex, o morire dopo anni per un tumore ai polmoni perché hai respirato fibre di amianto o prodotti tossici lavorando. Te ne vai lasciando una famiglia senza un padre e magari, dopo una vita di lavoro, senza vedere i tuoi figli sistemati o tenere in braccio i tuoi nipotini».

«Ma una differenza c’è, sì una. Nel primo caso hai le pagine di giornali piene di messaggi di cordoglio, nel secondo te ne vai, dopo anni di cure e sofferenze, in silenzio, senza neanche un trafiletto. Questo deve far riflettere tutti gli attori che operano per la sicurezza dei posti di lavoro, perché non esistono morti bianche di Serie A e di Serie B, una riflessione da cui può e deve partire un progetto per cambiare le regole del gioco. Perché se si continua a morire nei cantieri e le malattie professionali aumentano, nonostante tutti i messaggi di cordoglio e le buone intenzioni delle Istituzioni, allora c’è qualcosa che non va, qualcosa da correggere. Riflettiamoci tutti insieme, magari non in convegni con professoroni che snocciolano dati e statistiche, piuttosto ascoltando chi si alza ogni mattina per andare a lavorare in un cantiere, senza sapere se tornerà a casa».

«Alla famiglia di Guido Prudenzano – conclude Emidio Deandri – esprimo il cordoglio mio personale e della mia organizzazione, e la disponibilità dell’Anmil ad assisterla in tutte le pratiche burocratiche da espletare in queste tristi occasioni».

 

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha disdetto la convocazione del vertice sull’ex Ilva, Acciaierie d’Italia, previsto per domani alle 11 nella sede della presidenza a Bari. L’incontro era stato convocato ieri sera, a poche ore dalla conclusione del vertice al Mise con l’azienda e i sindacati, presenti i ministri Giancarlo Giorgetti e Andrea Orlando. A portare il governatore Emiliano verso la disdetta dell’incontro è stata la presa di posizione della Fim Cisl nazionale che questa mattina aveva contestato l’iniziativa affermando che l’unico tavolo su cui si discute dell’ex Ilva è quello ministeriale nazionale. E oggi pomeriggio, nella lettera che Emiliano ha inviato all’azienda e ai sindacati, afferma che la presa di posizione di una sigla sindacale (Emiliano non cita la Cisl) “non prelude alla migliore discussione”. L’incontro, sostiene il governatore di Puglia, “mirava a chiarire le posizioni reciproche finora tenute dalla Regione Puglia e dal Comune di Taranto nel confronto col Governo sulla assoluta necessità di rendere concreto il processo di decarbonizzazione della fabbrica così  come proposto dall’azienda e dallo stesso Governo Draghi con l’impiego dei finanziamenti europei del JFT” (Just Fund Transition). Emiliano non fissa una nuova data ma manifesta “la disponibilità della Regione Puglia a riconvocare la riunione non appena sussisteranno le migliori condizioni per la migliore riuscita della stessa”. 

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