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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1959)

 Il progetto pilota per la riqualificazione professionale dei dipendenti di Ilva in amministrazione straordinaria che sono in cassa integrazione, partirà nel primo trimestre 2023. Previsto l’impiego di 10 milioni di euro. I cassintegrati sono circa 1600. L’iniziativa tende a fornire nuovi profili professionali agli interessati. È quanto emerso oggi pomeriggio nel vertice in Regione Puglia presieduto dall’assessore al Lavoro, Sebastiano Leo, presenti il capo della task force lavoro della Regione, Leo Caroli, il consigliere regionale Michele Mazzarano, e i sindacalisti di Fim, Fiom, Uilm e Usb. Accanto alla riqualificazione professionale, c’è anche la possibilità di utilizzare questi lavoratori nei lavori di pubblica utilità. “La Regione - spiega Mazzarano - ha già  predisposto un importo di 500.000 euro in assestamento di bilancio, il cui stanziamento verrà portato lunedì 28 in Consiglio regionale. Una seconda parte di risorse - aggiunge Mazzarano - andrà poi programmata all’approvazione del Bilancio di previsione a fine dicembre”. “L’idea di dare impulso all\'avvio dei Lpu passa esclusivamente attraverso la proposta di emendare la legge nazionale di bilancio 2023, prevedendo l\'opportunità per le amministrazioni pubbliche di utilizzare, per lavori di pubblica utilità, lavoratori che percepiscono sostegno al reddito nell\'ambito delle Aree di crisi complessa, con copertura dei costi a carico  delle Regioni e delle Province autonome” rileva infine il consigliere regionale pugliese. 

 

Dopo l’incontro di oggi pomeriggio in Regione Puglia, Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm hanno commentato che “il tempo non è una variabile da non considerare e chesi registrano comunque gravi ritardi rispetto alla garanzia della partenza dei corsi”. Le sigle metalmeccaniche “hanno chiesto alla Regione una accelerazione fattiva sui tempi di partenza, il monitoraggio costante del progetto attraverso incontri periodici tra le parti, nonché la di calendarizzare un nuovo incontro prima delle festività natalizie utile a discutere circa l’aggiornamento dei cataloghi formativi, coerentemente con la riprogrammazione comunitaria che dovranno prevedere argomenti inerenti le competenze maturate dai lavoratori nelle mansioni svolte”. Questo, si afferma, “in ottica di aggiornamento delle stesse coerentemente agli indirizzi di produzione di acciaio green nel sito di Taranto”. Poichè era previsto che i cassintegrati di Ilva in amministrazione straordinaria tornassero in attività in fabbrica, cosa sinora non avvenuta, i sindacati dicono che “fermo restando il reinserimento a fine piano dei lavoratori, dapprima in Arcelor Mittal ora Acciaierie D’Italia, come previsto dall’accordo del 6 settembre 2018, tutte le dichiarazioni d’intenti si devono tramutare, dopo anni, almeno in qualcosa di concreto per i lavoratori (garantendone il diritto a tutti su base volontaria e non una parte) e per la loro prospettiva personale e professionale, evitando di continuare a discutere di tutto senza finalizzare mai niente”. 

“Acciaierie d’Italia si è accorta solo all’ultimo che mancava il refrattario dell’acciaieria 1, data in ripartenza nelle prossime ore, e così i lavoratori, che da mesi stanno in cassa integrazione e che erano stati richiamati per tornare in fabbrica, sono stati invitati a restare ancora a casa proseguendo la cassa integrazione. Assurdo”. Lo dichiara ad AGI Davide Sperti, segretario Uilm Taranto. “Tra manutenzione ed esercizio di quest’impianto, sono interessate fra le 350 e le 400 persone”.

    “La ripartenza dell’acciaieria 1 ci era stata annunciata dall’azienda ed ora è annullata", lamenta il sindacalista. "Questo è uno dei tanti motivi per i quali torniamo a chiedere che ArcelorMittal sia allontanata definitivamente dalla gestione dell’ex Ilva. Ci troviamo ormai di fronte ad una palese inaffidabilità e incapacità, con uno stabilimento, quello di Taranto, lasciato andare alla deriva mentre altrove la multinazionale Mittal investe”.

    “L’acciaieria 1 sarebbe dovuta ripartire tenendo per ora in funzione anche l’acciaieria 2. In un secondo momento si sarebbe visto se fermare l’acciaieria 2, dove un convertitore è a fine campagna e su un altro, per problemi tecnici, si sta intervenendo”, ricorda Sperti. “Fatto sta che l’acciaieria 1 resta ancora ferma. Stessa cosa per tanti altri impianti del siderurgico di Taranto. E la cassa integrazione straordinaria continua”. 

“Siamo solidali con i lavoratori dello stabilimento Ilva di Taranto che rischiano di perdere l'occupazione” ma “la siderurgia di Taranto è un cavallo morente che non potrà essere cavalcato per molto altro tempo. Sta stramazzando rovinosamente, facendo cadere nella disperazione i lavoratori e le loro famiglie, che hanno bisogno in questo momento di un sostegno”. Lo dice sulla vicenda Acciaierie d’Italia, ex Ilva, Alessandro Marescotti di Peacelink, una delle associazioni ambientaliste più attive. “L'intervento dello Stato - rileva Peacelink - deve servire a sostenere i lavoratori e le loro famiglie, non l'azienda. Le due prospettive non sono tra loro compatibili perché con un sostegno all'azienda si rischia di bruciare miliardi di euro per colmare i buchi di bilancio invece di aiutare i lavoratori a costruire un nuovo futuro occupazionale”. Secondo Peacelink, “occorre un piano B per le aree di crisi, fra cui Taranto, basato sulle bonifiche e su una riconversione economica finalizzata alla transizione ecologica. Lo stabilimento Ilva di Taranto non ha un futuro né.economico né ecologico”. 

La sospensione delle 145 imprese appaltatrici di Acciaierie d’Italia è “l’epilogo di un atteggiamento che l’azionista di maggioranza della società (ovvero ArcelorMittal) continua a avere dal suo arrivo a Taranto”. Si legge sull’ex Ilva nel documento congiunto di sindaco e presidente della Provincia di Taranto, presidente Regione,Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Usb e le rispettive federazioni dei metalmeccanici, dei trasporti, degli edili e dei servizi. “Da anni infatti - si legge nel documento - denunciamo, in ogni sede e a tutti i livelli istituzionali, i continui ricatti e pretesti adottati dal soggetto privato nei confronti del governo italiano, che continua ad utilizzare migliaia di lavoratori della nostra comunità come scudo umano per i propri interessi”.

 

Per istituzioni e sindacati, le “priorità” sono che “lo Stato deve acquisire il controllo e la gestione degli impianti nazionalizzando o diventando socio di maggioranza, rinegoziando l’accordo che prevede la transizione dei nuovi assetti societari al 2024, anticipandola da subito, stabilendo e vincolando l’utilizzo dei fondi pubblici e la loro destinazione”. Si afferma poi che “Acciaierie d’Italia deve ritirare il provvedimento di taglio degli ordini e delle commesse delle imprese dell’indotto”. Altra richiesta è che “il governo deve costituire un tavolo permanente con tutti i soggetti interessati per subordinare i finanziamenti ad un indirizzo chiaro da un punto di vista ambientale, sanitario, industriale e occupazionale prevedendo un monitoraggio costante a tutela del rispetto delle condizioni di salute e sicurezza all’interno del sito produttivo di Taranto”. Infine, si afferma nel documento sindaco e presidente della Provincia di Taranto e sindacati, “il Governo deve garantire la prospettiva occupazionale  dei lavoratori Ilva in amministrazione straordinaria, emettendo, nel frattempo, il decreto apposito in legge di bilancio riguardante il rifinanziamento dell’integrazione salariale alla cassa integrazione straordinaria così come previsto da due accordi ministeriali in essere”. 

 

 Per istituzioni e sindacati, le “priorità” sono che “lo Stato deve acquisire il controllo e la gestione degli impianti nazionalizzando o diventando socio di maggioranza, rinegoziando l’accordo che prevede la transizione dei nuovi assetti societari al 2024, anticipandola da subito, stabilendo e vincolando l’utilizzo dei fondi pubblici e la loro destinazione”. Si afferma poi che “Acciaierie d’Italia deve ritirare il provvedimento di taglio degli ordini e delle commesse delle imprese dell’indotto”. Altra richiesta è che “il governo deve costituire un tavolo permanente con tutti i soggetti interessati per subordinare i finanziamenti ad un indirizzo chiaro da un punto di vista ambientale, sanitario, industriale e occupazionale prevedendo un monitoraggio costante a tutela del rispetto delle condizioni di salute e sicurezza all’interno del sito produttivo di Taranto”. Infine, si afferma nel documento sindaco e presidente della Provincia di Taranto e sindacati, “il Governo deve garantire la prospettiva occupazionale  dei lavoratori Ilva in amministrazione straordinaria, emettendo, nel frattempo, il decreto apposito in legge di bilancio riguardante il rifinanziamento dell’integrazione salariale alla cassa integrazione straordinaria così come previsto da due accordi ministeriali in essere”. 

Cgil, Cisl e Uil di Taranto e le rispettive categorie dei metalmeccanici, edili, trasporti e servizi inaspriscono la protesta nei confronti di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Mentre in tutti i siti del gruppo lunedì prossimo si effettueranno 4 ore di sciopero, a Taranto saranno invece 48 di cui le prime 24 lunedì. Lo hanno deciso oggi i sindacati. Il pacchetto di 48 ore di sciopero punta, si spiega, a “impedire un processo di desertificazione ambientale ed industriale del territorio. La prima mobilitazione del 21 novembre sarà articolata su 24 ore su tre turni con presidi e un corteo che partirà dalla portineria tubificio per raggiungere i lavoratori dell’appalto, e proseguirà verso le altre portinerie D ed A per giungere davanti alla portineria Direzione”. Per confederazioni e categorie, “è del tutto evidente che l'assenza della multinazionale alla riunione presso il ministero dello Sviluppo Economico ha mostrato, ancora una volta,  tutto il disinteresse della stessa multinazionale e la volontà di determinare negativamente lo sviluppo di un territorio, dei lavoratori e della sua comunità, i quali non possono ulteriormente attendere dei tempi che rischiano di far implodere una situazione di criticità irreversibile”. 

 

Cgil, Cisl e Uil insieme alle categorie avanzano poi una serie di richieste sono anche alla base delle 48 ore di sciopero. Si chiede in primo luogo che “lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti nazionalizzando o diventando socio di maggioranza, rinegoziando l'accordo che prevede la transizione dei nuovi assetti societari al 2024, stabilendo e vincolando l’utilizzo dei fondi e la loro destinazione”.

    Si chiede poi che “Acciaierie D'Italia ritiri il provvedimento di taglio degli ordini e delle commesse delle imprese dell'indotto” e che “il Governo sia garante di un riequilibrio delle relazioni sindacali all’interno del Gruppo ADI oggi assenti”. “Il Governo - chiedono ancora Cgil, Cisl e Uil e categorie - costituisca un tavolo permanente con tutti i soggetti interessati per garantire la risalita produttiva e la rinegoziazione del mancato accordo sulla cassa integrazione straordinaria”. Inoltre “sia confermata da parte del ministero del Lavoro l’integrazione al reddito per i lavoratori Ilva in amministrazione straordinaria” e infine “siano garantire le condizioni di salute e sicurezza in tutti gli stabilimenti”.     “Le ulteriori 24 ore di sciopero - spiegano i sindacati - saranno programmate in assenza di risposte certe che possano finalmente traguardare obiettivi a tutela del lavoro, della salute e del tessuto produttivo ionico e del Mezzogiorno e che inevitabilmente non possono passare dalle mani dell’attuale amministratore delegato”. 

"Stato e ArcelorMittal si incontreranno già nei prossimi giorni e decideranno come proseguire, se lo riterranno, in questa collaborazione. Certamente dal punto di vista del governo l’impegno c’è. Aspettiamo di sapere se si concretizzerà in un accordo forte con il partner". Lo ha dichiarato Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia, all’evento digitale dal titolo “La filiera dell’acciaio nel Centro-Sud: numeri e prospettive”, organizzato da siderweb.

    "La sopravvivenza e il rilancio dell’ex Ilva sono un tema importante per tutta l’industria siderurgica italiana. Lo sforzo è di minimizzare l'impatto sulle terze parti", ha sottolineato.

    "Abbiamo una situazione in cui le due parti (Stato e ArcelorMittal, ndr) devono incontrarsi e decidere cosa intendono fare. L’idea originaria era chiara. Il cambio di esecutivo da questo punto di vista non ha aiutato, perché la situazione è così delicata che non può non avere il consenso e il supporto del governo, e il partner deve essere tranquillizzato del fatto che l’atteggiamento dello stesso esecutivo non cambi nel tempo", ha precisato Bernabè.

 

Secondo Bernabè, "il 2023 sarà un anno molto complicato. L’accelerazione dell’inflazione ha determinato la reazione delle Banche centrali, con la restrizione monetaria e il rialzo tassi. Ma le cose stanno cambiando abbastanza rapidamente: l’aumento del costo dei noli, la mancanza di chip, la crescita delle materie prime dovrebbero rientrare. Se non si innesta una spirale inflazionistica alimentata dalla rincorsa salari-prezzi e se vi si associa una prospettiva di stabilizzazione della tensione internazionale, allora il 2023 potrebbe non essere peggiore del 2022 e portare anzi qualche miglioramento".            Nell'attuale situazione di grande incertezza, non dovrebbe mancare la prudenza, testimoniata nel settore siderurgico dal fatto che - ha fatto notare - "molti operatori hanno deciso di anticipare le ferie o allungare i periodi di manutenzione straordinaria, per cercare di capire meglio come andrà il prossimo anno. Non è con certezza che si andrà verso una recessione".

Nel capoluogo ionico Il 18 e 19 novembre convegno nazionale con magistrati di Cassazione, docenti universitari e la Presidente nazionale degli Avvocati Giuslavoristi Italiani

 

 

Con il convegno “La tutela del Lavoratore tra prevenzione e protezione” Taranto sarà per due giorni la capitale italiana del diritto del lavoro: importanti specialisti del settore, magistrati e docenti universitari, e autorevoli avvocate e avvocati giuslavoristi si riuniranno nel capoluogo jonico per confrontarsi sui più recenti sviluppi della normativa a tutela del lavoratore.

Il convegno si svilupperà su due sessioni - venerdì 18 e sabato 19 novembre - presso la sede del Dipartimento Jonico Università, in Via Duomo a Taranto.

L’evento, accreditato dal Consiglio Nazionale Forense, è organizzato dall’AGI (Avvocati Giuslavoristi Italiani) di Puglia e Basilicata, con il patrocinio di Camera Giuslavoristi di Taranto, Anmil nazionale, Inail Puglia, Ordine degli Avvocati di Taranto, Fondazione Scuola Forense, Dipartimento Jonico in Sistemi Giuridici ed Economici del Mediterraneo Università degli studi di Bari “Aldo Moro”.

 

Per il convegno sarà a Taranto Tatiana Biagioni, Presidente Nazionale AGI, che ha sottolineato l’importanza dell’evento e dei temi trattati: «La tutela della sicurezza e la prevenzione sono due assi strategici per avere nel nostro Paese lavoro di qualità. Taranto per due giorni sarà la capitale di un confronto scientifico e giuridico su temi che sono fondamentali per rilanciare il mondo produttivo valorizzando la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori».

Nell’occasione la Presidente AGI Puglia e Basilicata, Grazia Fazio, ha dichiarato: «ringrazio la Presidente Nazionale Tatiana Biagioni per aver scelto la Puglia come sede del primo evento formativo AGI in materia di previdenza. I temi trattati sono di grande attualità non solo nel particolare ed emblematico ambiente tarantino ma, per come la cronaca quotidiana ci insegna, su tutto il territorio nazionale».

L’avvocato giuslavorista Mariella Tritto, nel comitato organizzatore dell’evento, ha spiegato che «la variegata attività industriale ed agricola presente in città e nel territorio circostante fa di Taranto un unicum che – purtroppo – crea notevoli problematiche in materia di sicurezza sul lavoro».

 

La prima sessione del convegno, ore 15.30 di venerdì 18 novembre, affronterà il tema “La tutela del Lavoratore tra prevenzione e protezione”; i lavori saranno coordinati da Domenico Garofalo, Ordinario Diritto del lavoro Università di Bari, a cui saranno affidate anche le conclusioni.

Relazioneranno Domenico Mesiti dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria su “Danno sotto soglia”, Paolo Pascucci dell’Università di Urbino “Carlo Bo” su “La tutela dell'ambiente di lavoro e dell'ambiente esterno all'impresa: quali possibili raccordi?“, Roberto Riverso, Consigliere Sezione Lavoro Corte di Cassazione, su “La prescrizione nelle malattie professionali: il corto circuito della giurisprudenza“, Milena d'Oriano, Coordinatrice del Massimario presso la Corte di Cassazione, su “L'azione di regresso dell'Inail: oggetto e presupposti”, mentre a seguire ci saranno gli interventi programmati degli  Avvocati Francesca Chietera e Cosimo Summa, giuslavoristi esperti della materia.

La seconda sessione (dalle ore 9.00 di sabato 19 novembre) affronterà il tema “Il decreto legislativo n° 81 del 2008 la salubrità del posto di lavoro: tutele e sanzioni“ con una tavola rotonda che sarà coordinata da Eugenia Pontassuglia, Procuratore Capo della Repubblica di Taranto, cui saranno affidate anche conclusioni.

Parteciperanno Elvira Palma, Consigliere Corte d’Appello di Bari, Aurora Notarianni, Direttrice Ufficio Direzione e Amministrazione AGI, Guglielmo Corsalini, Coordinatore Avvocatura regionale Inail delle Marche, Giuseppe Ludovico dell’Università Statale di Milano, e Stefano Caffio del Dipartimento Jonico in Sistemi Giuridici e Economici dell’Università di Bari.

 

I saluti saranno portati al convegno da Paolo Pardolesi, Direttore Dipartimento Jonico Uniba, Stefano Vinci, Coordinatore Corsi Di Laurea In Giurisprudenza e Scienze Giuridiche Dipartimento Jonico Uniba, Bruno Notarnicola, Ordinario Merceologia e Coordinatore del Dottorato Diritti, Economie e Culture del Mediterraneo, Tatiana Biagioni, Presidente Nazionale AGI, Grazia Fazio, Presidente Agi Puglia e Basilicata, Ernesto Aprile, Avvocato Distrettuale Inail presso Corte Appello Lecce, Emidio Deandri, Vicepresidente Nazionale Anmil e Civ Inail, Laura di Santo, Assessore ambiente e Qualità Vita del Comune di Taranto, Antoniovito Altamura, Presidente Ordine Avvocati Taranto, Paola Donvito, Presidente Fondazione Scuola Forense Taranto, Stefania Pollicoro, Presidente Camera Giuslavoristi di Taranto “Avv. Vincenzo Pollicoro”.

 Al termine dell’incontro al ministero per le Imprese e il Made in Italy, i sindacati osservano che il tavolo "se ha consentito di verificare rinnovata una disponibilità del governo a considerare la vertenza di Acciaierie D'Italia centrale e strategica per l'insieme dell'industria manifatturiera in Italia, non ha però consentito di fare concreti passi avanti per quanto riguarda il merito delle questioni aperte, non fosse altro per l'assenza dell'azienda al tavolo".

    Per queste ragioni le segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm hanno deciso di proclamare per lunedì 21 novembre uno sciopero generale in tutti gli stabilimenti del gruppo di 4 ore, la cui gestione è demandata alle RSU e alle strutture territoriali di riferimento.

    Queste le proposte e le rivendicazioni sindacali: lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti nazionalizzando o diventando socio di maggioranza, rinegoziando l'accordo che prevede la transizione dei nuovi assetti societari al 2024, stabilendo e vincolando l’utilizzo dei fondi e la loro destinazione; Acciaierie D'Italia ritiri il provvedimento di taglio degli ordini e delle commesse delle imprese dell'indotto; il Governo sia garante di un riequilibrio delle relazioni sindacali all’interno del Gruppo ADI oggi assenti; il Governo costituisca un tavolo permanente con tutti i soggetti interessati per garantire la risalita produttiva e la rinegoziazione del mancato accordo sulla cassa integrazione straordinaria; sia confermata da parte del Ministero del Lavoro, l’integrazione al reddito per i lavoratori Ilva in A.S; siano garantire le condizioni di salute e sicurezza in tutti gli stabilimenti. Sarà invece di 24 ore lo sciopero indetto sempre lunedì nell’ex Ilva dal sindacato Usb. “Le parole del ministro Urso sulla volontà dello Stato di individuare una strada che l’azienda deve rispettare nei vari siti produttivi, e di gestire, come socio pubblico, con responsabilità la fase attuale in cui transizione ecologica ed industriale sono strettamente connesse, sono un film già visto” dice Usb. 

 

 “Siamo all’osso - dice Usb -, troppe situazioni ormai al collasso a partire da un ricorso vergognoso, perché sfrenato, alla cassa integrazione sulle spalle dei lavoratori per passare alla condizione degli ex Ilva in amministrazione straordinaria e per finire alla desolante situazione dell’appalto che, dopo esser stato stremato da infiniti ritardi nel pagamento delle fatture arretrate, ha avuto il benservito di sabato scorso con la sospensione delle attività di moltissime aziende, anche locali”. 

“L’improvvisa sospensione dell’operatività di 145 imprese appaltatrici da parte di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, desta molta preoccupazione e, nel totale rispetto dell’autonomia d’impresa, Confindustria, Confindustria Puglia e Confindustria Taranto auspicano che venga individuata al più presto una soluzione nell’interesse dei lavoratori e della vasta filiera di imprese fornitrici, scongiurando gravi ripercussioni sul tessuto sociale di Taranto e della Puglia. Acciaierie d’Italia è una priorità nazionale per l’intera manifattura del Paese ed è strategico accelerare la piena difesa del ciclo integrale a caldo per l’Italia intera e per la sua bilancia commerciale. Da anni è evidente l’effetto di freno sulle scelte di Acciaierie d’Italia determinato dal percorso dilazionato e incerto del ventilato ritorno al controllo pubblico. Per questo il Sistema Confindustria si rende disponibile a contribuire alla ricerca di soluzioni da avviare in tempi rapidi, in linea con l’importanza strategica che rappresentano le produzioni, gli occupati e la filiera di Acciaierie d’Italia”.

Governo già in campo per la crisi dell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, dopo che l’azienda siderurgica ha sospeso da oggi attività e ordini di 145 imprese dell’indotto, di cui 43 a Taranto, con una ricaduta stimata di circa 2mila lavoratori esterni. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha convocato a Roma per giovedì il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e i sindacati nazionali metalmeccanici. Quest’ultimi hanno scritto proprio stamattina a Urso e ai ministri Marina Calderone (Lavoro) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) chiedendo un confronto urgente e sollecitandoli a riprendere  il dossier Ilva. Oggi a Taranto imprese e lavoratori dell’indotto sono comunque entrati in fabbrica per smontare i cantieri così come ordinato loro da Acciaierie d’Italia. Non ci sono state proteste stamattina. 

 

 I sindacati, che nel pomeriggio hanno tenuto una riunione, pur in presenza della convocazione di Urso per il 17, vogliono tenere comunque alta l’attenzione sull’intera vicenda. Un’iniziativa di mobilitazione inizialmente messa in cantiere per dopodomani, si farebbe adesso venerdì. Anche perchè, oltre a convocare gli incontri di giovedì, il ministero guidato da Adolfo Urso ha dichiarato di attendere già dal cda di domani di Acciaierie d’Italia “concrete risposte per l’indotto e per i lavoratori a fronte di una decisione che ha suscitato giustamente sconcerto, tanto più per le modalità con cui è stata annunciata, assolutamente inaccettabili”. In mattinata i sindacati hanno incontrato alla Camera di Commercio i parlamentari e nel primo pomeriggio c’è stato anche un vertice in Confindustria Taranto delle imprese, della sezione metalmeccanica e del consiglio generale. Nella riunione con i parlamentari, i sindacati hanno espresso toni molto duri verso ArcelorMittal di cui é stato chiesto l’allontanamento nella gestione dell’azienda. I sindacati si oppongono contro l’utilizzazione del miliardo del dl Aiuti Bis e dell’altro miliardo del dl Aiuti Ter in favore della liquidità dell’ex Ilva, ormai asfittica, visto che sono risorse destinate all’aumento del capitale e al finanziamento soci (il primo miliardo) e all’impianto del preridotto da alimentare con l’idrogeno verde (il secondo miliardo). “No all’uso di questi soldi per coprire i buchi dell’azienda” è stato detto oggi nel confronto sindacati-parlamentari. Rilanciata l’ipotesi che Acciaierie d’Italia abbia voluto usare il varo dell’ultimo decreto, Aiuti Ter, per cercare di ottenere una parte delle risorse, ricorrendo poi alla sospensione delle imprese appaltatrici come ulteriore mezzo di pressione. Il ministero delle Imprese, in relazione alle imprese sospese, ha affermato che “nulla era stato preannunciato dall’azienda negli incontri che lo stesso ministro aveva avuto nei giorni scorsi con ceo e presidente di Acciaierie d’Italia, così come con l’azionista pubblico, proprio al fine di affrontare le problematiche dell’azienda anche in riferimento alle risorse pubbliche già destinate e ai nuovi provvedimenti appena deliberati”. Ma per Franco Bernabè, presidente AdI, “la gestione della liquidità è per noi un problema gigantesco e non c’è intendimento di fare pressione sul Governo che ci ha costantemente sostenuto, parlo del Governo Draghi, ed è molto forte l’attenzione che sta dedicando al problema il Governo Meloni”. 

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