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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1935)

Dopo quattro anni torna in Puglia, precisamente a Ginosa in provincia di Taranto, “InterSud”, l’annuale riunione interregionale del Meridione dei Giovani di Confagricoltura Anga.

Organizzata una volta l’anno in differenti location, si tratta di una riunione itinerante che vede riunirsi i quadri dirigenti dei Giovani di Confagricoltura di tutte le regioni meridionali, a partire dai segretari e presidenti provinciali e regionali.

InterSud rappresenta una fondamentale occasione di confronto e di dibattito per formare i quadri dirigenti di Confagricoltura e informarli sulle principali novità del comparto agricolo, un incontro in cui i giovani imprenditori agricoli meridionali di Confagricoltura si “mettono in rete” confrontandosi sulle problematiche che vivono le loro aziende e i mercati di riferimento.

Quest’anno la riunione InterSud assume una particolare importanza perché è la prima dopo l’emanazione della nuova Politica Agricola Comune (PAC) 2015-2020, l'insieme delle regole dell'Unione europea per lo sviluppo del comparto agricolo.

 

L’edizione 2014 di InterSud dei Giovani di Confagricoltura si terrà, nella giornate di sabato 13 e domenica 14 settembre, al “Valle Rita” country resort, una suggestiva masseria in Contrada Girifalco a Ginosa, in provincia di Taranto.

Nella mattinata di sabato, 13 settembre, si terrà una riunione “tecnica” nel corso della quale i partecipanti incontreranno Paolo La Cava, il responsabile acquisti Barilla per l'area sud, con cui si confronteranno sulle tematiche inerenti i mercati e la filiera cerealicola meridionale: l’esperto manager illustrerà le opportunità dei “contratti di filiera” ai giovani imprenditori agricoli meridionali che, inoltre, potranno così acquisire informazioni su come organizzare le loro produzioni per renderle più rispondenti alle necessità di un buyer di livello europeo e potranno conoscere gli orientamenti futuri di una grande azienda come Barilla.

Nel pomeriggio si terrà, alle ore 16.30, il convegno aperto al pubblico "Nuova PAC: bio e greening, esperienze a confronto” in cui saranno illustrati e discussi i nuovi indirizzi della PAC con particolare riferimento al “biologico”.

I lavori, moderati da Francesco de Filippis, presidente Giovani di Confagricoltura Anga Taranto, saranno aperti dai saluti di Vito De Palma, Sindaco di Ginosa, Luca Lazzàro, presidente Confagricoltura Taranto, Rocco Caliandro, presidente Giovani di Confagricoltura Anga Puglia, e Giovanni Selvaggi, componente del comitato presidenza Giovani di Confagricoltura Anga.

Interverranno poi Filippo Schiavone, vicepresidente Giovani di Confagricoltura Anga, e Mario Salvi, Area Economica Confagricoltura, mentre i “case history” saranno illustrati da Giuseppe Tarantini, consigliere di amministrazione “OP Jonica Bio”, e da Rosario Barbaro, responsabile tecnico della azienda “Pasquale Mormino & figlio”.

Le conclusioni del convegno saranno affidate a Fabrizio Nardoni, assessore Risorse agroalimentari della Regione Puglia e coordinatore assessori regionali agricoltura.

La giornata di domenica sarà invece dedicata a momenti di approfondimenti tecnici e a visite in aziende della zona.

Sullo sfondo anche di questa InterSud dei Giovani di Confagricoltura Anga c’è l’esigenza di stimolare, con gli opportuni interventi, un significativo ricambio generazionale nel comparto agricolo: nel 2013 in Italia solo il 6,5% delle aziende agricole italiane è risultato essere condotto da imprenditori under 35, mentre oltre il 72,4% dagli over 50.

 

 

La segreteria provinciale di Trasportounito FIAP Taranto dopo l'incontro dello scorso 6 settembre di una nutrita rappresentanza di vettori ILVA Spa locali, che ha portato all'evidenza del tavolo il clima di incertezza che, a far data dalla dichiarazione di commissariamento dello stabilimento, e sottostante  I'esecuzione  delle commesse  di  trasporto  in partenza  dal siderurgico di Taranto e - soprattutto - quello che scaturisce dall'assenza di qualsivoglia risposta, certa ed univoca,in merito alla sorte dei crediti vantati dalle singole aziende  e loro consorzi e dai tempi di pagamento, ha chiesto al Prefetto di Taranto, attraverso il segretario provinciale Biagio Provenzale, la convocazione urgente di una riunione di un tavolo istituzionale alla presenza del Commissario Piero Gnudi e di una delegazione degli autotrasportatori.

 

 

 

 

L’intervento del Consorzio ASI in tema di bonifica del Mar Piccolo, apparso sulla stampa locale, è solo l’ennesimo segnale di un sistema locale ormai in stato confusionale in cui la politica fugge dalla guida salda e consapevole delle dinamiche economiche e sociali, si smarrisce la consapevolezza di quali sono i ruoli e le funzioni di ciascuno, tace chi ha competenze e responsabilità sulle questioni e parla chi invece non ne ha affatto.

 

Accade così che un ente pubblico economico, la cui autonomia funzionale è rigidamente circoscritta dalle norme a precisi ambiti di competenza ed operatività, si intrattenga nella disquisizione su tecniche e modelli di bonifica invocando per sé e per il territorio attenzioni e ruoli che forse, a nostro avviso, le istituzioni locali rappresentative di interessi generali dovrebbero a giusto titolo invocare.

 

Un protocollo di intesa non si nega a nessuno ma ad oggi c’è bisogno di sollecitudine e chiarezza di intenti. La bonifica del Mar Piccolo vede già impegnati, attorno alla figura del Commissario ed al coordinamento della Cabina di regia regionale, un buon numero di enti ed organismi con tutte le competenze del mondo scientifico ed accademico, così come delle agenzie di prevenzione protezione ambientale, adeguatamente mobilitate. Le stesse rappresentanze economiche e sociali sono state più volte coinvolte in momenti di ascolto e confronto. C’è dunque la necessità di non indugiare oltre, di non attardarsi nell’inseguire le istanze di chi ha altro da fare e di cui occuparsi, e procedere nella piena trasparenza a prendere le giuste decisioni per avviare con celerità i processi attuativi delle bonifiche e rendere disponibili tutte le risorse che servono.

 

Per l’ASI auspichiamo che lo stesso piglio e la stessa determinazione siano riposti nell’importante compito di sostenere le capacità produttive di un territorio in forte affanno, assolvendo al meglio ai propri compiti istituzionali.

 


 

Ieri il premier Renzi a Bologna ha detto che "il rilancio della siderurgia nazionale è fondamentale".

Io mi sento di precisare che il risanamento ambientale di Taranto lo è di più, ha precede...nza assoluta. L’ambientalizzazione dei processi produttivi è l’unica via, non ci sono alternative. È il modo per dare legittima risposta agli oltre 11 mila dipendenti di Ilva, ai lavoratori dell’indotto, alle loro rispettive famiglie. Ad una città, ad un intero territorio.

Come sostiene lo stesso ministro Galletti il risanamento ambientale non è una parte del problema produttivo-finanziario del polo siderurgico tarantino: è la soluzione.

L’applicazione puntuale delle prescrizioni ambientali dell’AIA è il presupposto della prosecuzione dell’attività dell’Ilva e l’unica garanzia per il mantenimento dei posti di lavoro e per il ripristino di un rapporto corretto fra fabbrica e città. Quel sito industriale avrà un futuro se saprà rinascere come esperienza pilota di una acciaieria tecnologicamente avanzatissima e che adotta i più moderni standard e le migliori soluzioni di tutela ambientale. Su questo punto non sono possibili mediazioni né sconti.

Il mio auspicio è che il presidente Renzi sia consapevole di questo elemento fondamentale, che rappresenta il nocciolo duro e insostituibile del progetto di rilancio della siderurgia italiana.

Senza risanamento non c'è futuro per Taranto.
Senza risanamento non c'è futuro per ILVA.
Senza risanamento - e innovazione - non c'è rilancio della siderurgia.

 

 

Sono occorsi ben 50 agenti per presidiare un’area cittadina ed impedire lo svolgimento del mercato domenicale di Salinella,  divenuto negli anni terra di conquista degli abusivi. La riprova di come certo commercio illegale  su aree pubbliche  si sia imposto, conquistando ampi spazi di un’ area  che doveva  ospitare un simpatico Mercatino delle Pulci e che invece è divenuta  una copia scadente di   Forcella.

A Salinella, la domenica, come Confcommercio denunciava da tempo si poteva infatti trovare  di tutto, dagli alimentari esposti senza alcun rispetto per le norme di sicurezza ed igiene, alle merci contraffatte o rubate.

Benissimo dunque per l’operazione condotta domenica scorsa, certamente esito della modalità operativa adottata dalle Forze dell’ordine, nell’azione  che ha visto impegnate congiuntamente Polizia locale, Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia. Una collaborazione che perseguendo potrebbe dare altri buoni frutti in altre aree della città, purtroppo invase da attività varie non autorizzate.

Pur comprendendo quanto impegnative possano risultare operazioni del genere e quali siano le difficoltà che le forze dell’ordine riscontrano in tempi di spending revew, è innegabile che il presidio del territorio e l’intervento delle Forze dell’Ordine è la via obbligata se si vuole porre un freno al commercio illegale. Fenomeno che oltre   rappresentare un danno per le attività del commercio, penalizzate dalla concorrenza sleale, implica un danno erariale per i mancati introiti della tassazione,  un costo sociale causato  dagli interventi che un’Amministrazione pubblica è costretta ad effettuare (a fronte di mancati incassi) per ripristinare le condizioni igienico-sanitarie delle aree utilizzate ad esempio per le attività di somministrazione non autorizzate (a Lungomare, a Corso Garibaldi) o per le aree mercatali abusive (Salinella).Senza contare il  danno di immagine  per la città, già messa a dura prova dalle altre questioni legate all’inquinamento.   

Dunque a nome dei commercianti 100 volte ‘Grazie’, ma per favore andate avanti!!        


 

Sei musicista e vuoi suonare nell’Orchestra ICO della Magna Grecia? Questo è il tuo momento!

L’Orchestra della Magna Grecia, infatti, ha bandito una prova pubblica selettiva, mediante audizione, finalizzata alla formazione di apposite graduatorie di merito da cui attingere in futuro per eventuali collaborazioni, secondo le esigenze artistiche ed organizzative delle produzioni.

I candidati dovranno essere in possesso del diploma di compimento superiore – o titolo equipollente – relativo allo strumento per il quale concorrono; dovranno, inoltre, essere maggiorenni, avere il godimento dei diritti politici, non essere incorsi in condanne penali e non avere procedimenti penali in corso o carichi pendenti.

Ogni partecipante alle selezioni potrà candidarsi per più strumenti e/o ruoli, facendone esplicita richiesta nel modello di iscrizione.

Le domande di partecipazione all’audizione, redatte su carta semplice secondo l’apposito modello, dovranno essere inoltrate, entro e non oltre il 8 ottobre prossimo, esclusivamente per posta elettronica al seguente indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

Il bando, contenente l’elenco degli strumenti e ruoli richiesti, e il modello per la compilazione della domanda sono scaricabili nella sezione “Vuoi suonare con noi?” del sito www.orchestramagnagrecia.it. Le prove d’esame si svolgeranno presumibilmente a partire dal 14 ottobre prossimo.

 


"Nessun disimpegno da parte di Evergreen e Tct" perchè "le notizie trapelate in questi giorni rispetto ad una possibile cessazione delle attività da parte del concessionario Taranto Container Terminal su Taranto vanno rilette a favore di altri scenari: Tct ha in realtà il pieno e totale interesse a rendere competitivo lo scalo jonico e quindi a rilanciare le attività del terminal proprio per consentire l'accesso a nuove unità marittime che vogliono scalare il porto di Taranto, quindi in un'ottica non già di chiusura bensì di prospettiva. Allo stesso tempo, ritiene urgente ed improcrastinabile, come ha già comunicato, accelerare da parte dell'Authority le opere di infrastrutturazione previste che, in base all'accordo di due anni fa stipulato fra le parti,  sarebbero dovute essere già ultimate e consegnate". 

A gettare acqua sul fuoco, dopo la notizia secondo la quale Evergreen avrebbe deciso di escludere il porto di Taranto dalle rotte oceaniche, sono i vertici di Confindustria Taranto i quali ribadiscono come i lavori all'interno dello scalo ionico sono "l'unica, forte pregiudiziale che il concessionario ha posto rispetto al prosieguo ottimale delle attività su Taranto, e si tratta, come è noto, di lavori di infrastrutturazione e di dragaggio indispensabili per garantire sicurezza di ormeggio e fondali adeguati, e quindi una vantaggiosa apertura dei traffici con un conseguente incremento del loro volume e quindi della competitività dello scalo".

A conferma della volontà di Tct di permanere su Taranto, peraltro, c'è, ed è stato appositamente comunicato, fa presente ancora Confindustria - l'avvio immediato delle operazioni di revamping, quindi di ammodernamento, delle gru da trasferire sulle nuove banchine nonché il previsto acquisto di nuove gru così come previsto dai precedenti accordi, proprio in virtù dell'avvenuta aggiudicazione dell'appalto, da parte dell'Authority, dei lavori relativi alla banchina del Molo Polisettoriale, che peraltro - conclude Confindustria - Tct ha accolto con favore e soddisfazione, annunciando, ma solo per ovvi motivi di riorganizzazione dovuta proprio ai lavori, la sospensione temporanea delle operazioni commerciali del terminal".

Lunedì, 08 Settembre 2014 16:19

TARANTO - Porto, Lemma: "I 500 lavoratori vanno tutelati"

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La decisione della società Evergreen di tagliare Taranto dalle proprie rotte oceaniche e il conseguente annuncio da parte di Tct di voler sospendere le attività sul molo polisettoriale "destano sconcerto, soprattutto per i tempi e le modalità adottati". A sostenerlo è Anna Rita Lemma, consigliere regionale Pd.

"Se da una parte, infatti, - sottolinea Lemma - le ragioni di mercato (a quanto pare sottaciute dalle aziende che si limitano a lasciare intendere le loro intenzioni attraverso i propri canali telematici) potrebbero eventualmente motivare i tagli previsti, dall'altra non si comprende che senso abbia, da parte di questo colosso della navigazione commerciale , abbandonare un porto strategico come quello di Taranto alla vigilia di importanti ed attesi lavori di adeguamento del terminal in vista delle nuove sfide che il mercato impone (il secondo lotto riguarderà i dragaggi)".

Per cui, aggiunge la consigliera regionale, la decisione di escludere Taranto dalle linee oceaniche sarebbe un colpo mortale al porto ionico "per il quale sarebbe grave anche una sola giornata di esclusione dalle linee oceaniche, figurarsi il taglio totale e reiterato per settimane". Ecco perchè secondo Anna Rita Lemma è necessario il coinvolgimento della Giunta regionale, ovviamente attraverso l'assessore ai Trasporti, Giuseppe Giannini. Così come fondamentale, conclude lìesponente Pd, sarà l'intervento del Governo, già sensibilizzato sulla vicenda e a quanto sembra pronto a dipanare la matassa, affinché giungano immediate e concrete rassicurazioni non solo sul futuro a medio e lungo termine dello scalo tarantino ma, soprattutto, delle 500 unità Tct. Lavoratori da mesi già messi a dura prova dalla cassa integrazione a rotazione. La loro tutela è obiettivo primario".

 

Domenica, 07 Settembre 2014 12:05

Congedo parentale: a ore, durata e indennità

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Congedo parentale: normativa completa con le modalità di fruizione anche su base oraria, durata di astensione per dipendenti e autonomi, diritto all'indennità economica.

A cura di Amedeo Cottino

In Italia il congedo parentale è disciplinato dagli artt. 32-38 del DLgs 151/2001 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di sostegno della maternità e paternità), integrati dall’art. 1, co. 339, L. 228/2012 in recepimento della Direttiva 2012/18 UE, che ha chiesto a Stati membri e parti sociali di accordare il congedo parentale a tempo pieno, parziale, in modo frammentato o in forma di credito di tempo, tenendo contodelle esigenze di datori di lavoro e lavoratori.

Congedo a ore

Nonostante la norma sulla conciliazione lavoro e famiglia sia in vigore, l’applicazione del congedo parentale a ore in Italia è in stallo. Secondo l’art. 1, co. 339, L. 228/2012 (modificando l’art. 32, D.Lgs. 151/2001), “la contrattazione collettiva di settore stabilisce le modalità di fruizione del congedo di cui al comma 1 su base oraria, nonché i criteri di calcolo della base oraria e l’equiparazione di un determinato monte ore alla singola giornata lavorativa”.

Spetta dunque alle associazioni di categoria portare a termine la concertazione per applicare l’opzione, ma il confronto si è arenato sull’interpretazione dell’espressione “contrattazione collettiva di settore”: il settore inteso dal Legislatore si riferisce a quello specifico produttivo o a quello generico del lavoro pubblico e privato? Il Ministero del Lavoro (rispondendo all’interpello di Cgil, Cisl e Uil n. 25 del 22 luglio 2013) ha chiarito che possono essere i contratti collettivi di 2° livello a stabilire modalità di fruizionedel congedo parentale a ore, i criteri di calcolo della base oraria e l’equiparazione di un determinato monte ore alla singola giornata lavorativa.

Per i dipendenti pubblici, invece, l’applicazione del congedo parentale a ore sembra lontana a causa del blocco della contrattazione collettiva nazionale, a cui tocca l’onere di stabilire le modalità di applicazione della nuova formula di congedo. Con il comunicato dell’11 ottobre 2013, la Flc Cgil ha criticato il Dipartimento della Funzione Pubblica che, contraddicendo quanto espresso dal Ministero con il citato interpello, ha negato l’applicazione del congedo a ore spiegando che per la sua applicazione “l’amministrazione dovrà attendere il recepimento attraverso il contratto collettivo di comparto o la contrattazione quadro”, negando di fatto la possibilità offerta alla contrattazione collettiva secondaria dallo stesso ministero.

Durata del congedo

In base alla norma generale di cui sopra, i genitori lavoratori dipendenti possono assentarsi dal lavoro anche contemporaneamente se hanno un figlio fino a 8 anni (anche in affido o adottivo, e comunque fino al diciottesimo anno d’età). La madre fino a 6 mesi continuati o frazionati, il padre fino a 7 mesi. Per astensioni contemporanee, l’assenza complessiva non può superare gli 11 mesi, diversamente per ogni singolo genitore si può arrivare a 10 mesi, continuati o frazionati. Per i lavoratori dipendenti, è necessario avvisare il datore di lavoro 15 giorni prima del giorno in cui si richiede il congedo, precisandone la data di inizio e fine. Le lavoratrici autonome artigiane, commercianti, coltivatrici dirette, mezzadre, colone e imprenditrici agricole a titolo principale che siano anche madri naturali, possono astenersi dal lavoro per 3 mesidurante il primo anno di vita del figlio (art. 66 e ss. del D.Lgs. 151/2001). Parimenti lavoratrici e lavoratori parasubordinati, a patto che non siano titolari di pensione o iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie.

Indennità

L’indennità percepita durante il periodo di congedo è pari al 30% della retribuzione. I dipendenti possono ottenerla fino ai 3 anni del figlio e per un massimo di 6 mesi l’anno, complessivi per entrambi i genitori. Oltre i 6 mesi e fino agli 8 anni del figlio, si ha diritto all’indennità sono se il reddito annuo del genitore non sia per due volte e mezzo superiore al trattamento minimo di pensione nell’anno. Le lavoratrici autonome possono beneficiare di un’indennità pari al 30% della retribuzione convenzionale giornaliera fissata dalla legge. Le lavoratrici parasubordinate percepiscono una indennità pari al 30% del reddito percepito nei 12 mesi precedenti al congedo.

A cura di Amedeo Cottino

Il sistema del mercato del lavoro con il quale la Germania, in meno di dieci anni, ha dimezzato il numero dei senza lavoro portando il tasso di disoccupazione dal 10,5% del 2004 al 5,3% del 2013 è, secondo quanto detto ieri dal premier Matteo Renzi “un modello e non un nemico”
Proprio grazie alla riforma Hartz, con la quale il governo Schroeder rivoluzionò fra il 2003 e il 2005 il mercato del lavoro tedesco, la Germania ha maturato quegli “anticorpi” che le hanno permesso di portare nel periodo più acuto della crisi economica globale (2007-2013) il proprio tasso di disoccupazione dall’8,7% al 5,3%. Nello stesso periodo, in Italia, la disoccupazione èraddoppiata dal 6,1% del 2007 al 12,2% del 2013. 
Nel luglio 2014 il tasso dei disoccupati è sceso addirittura al 4,9%, una percentuale molto lontana dallo 0,6% raggiunto negli anni Settanta, ma comunque la più bassa di tutto il Vecchio Continente.
SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE UNIVERSALI 
La ricetta dell’ex executive delle risorse umane di Volkswagen,Peter Hartz, intervenne su di un paese che a quasi tre lustri dall’unificazione si trovava a fare i conti con ben 5 milioni di disoccupati. Uno dei principali interventi è stata l’introduzione dei sussidi di disoccupazione universali, vale a dire estesi a tutti o, meglio, a tutti coloro che dimostrino di essere alla ricerca attiva di un lavoro: se non si accettano le proposte di lavoro le indennità vengono progressivamente decurtate. 
MINIJOBS
La riforma Hartz ha previsto buoni per la formazione e ha implementato la rete dei job centere delle agenzie interinali. Il vero cuore della riforma è stata l’introduzione dei Minijob, i contratti di lavoro precario a bassa tassazione e indipendenti dagli accantonamenti previdenziali e dall’assicurazione sanitaria. Quello dei Minijob – la cui retribuzione mensile non supera i 450 euro – è stato un vero e proprio boom: nel 2013 erano ben 7,3 milioni i tedeschi con questo tipo di contratto e per 5 milioni di loro questo contratto rappresentava l’unica forma di reddito.
Riguardo ai Minijob si sono create due scuole di pensiero: i favorevoli sostengono che questi contratti offrano ai genitori tempo libero da dedicare alla famiglia e agli studenti la possibilità di guadagnare denaro in maniera legale, i contrari sostengono che questa formula divarica la forbice fra ricchi e poveri e mina le basi del contratto sociale. Negli ultimi anni, fra i tedeschi titolari di Minijob è cominciato a serpeggiare il malumore: in molti si sono chiesti perché le performance dell’economia tedesca (secondo esportatore al mondo dopo la Cina) non abbiano dato vita a un benessere condiviso, tale da trasformare molti Minijob in lavori veri e propri. In uno studio del 2013, il Ministero della Famiglia tedesco aveva evidenziato quanto fosse alto, per le donne, il rischio che il Minijob divenisse “un programma per la creazione permanente di impotenza e dipendenza economica delle donne”. 
REDDITO DI CITTADINANZA
L’altro grande passo della riforma Hartz fu l’introduzione del reddito di cittadinanza per coloro che non trovano lavoro al termine degli studi, un beneficio articolato in contributi per la casa, la famiglia e i figli e in grado di garantire l’assicurazione sanitaria. 
SALARIO MINIMO GARANTITO
Di fatto, la formula di Hartz si è rivelata un ibrido fra il modello americano (alta flessibilità del lavoro) e la tradizione del Welfare europeo (sostegno a chi cerca lavoro), un mix vincente che ha favorito le assunzioni, ma che sul lungo termine ha indebolito i consumi interni, tanto da spingere i partner europei e l’amministrazione Obama a chiedere al governo di Angela Merkel di aumentare la domanda interna pagando di più il lavoro. Proprio quest’anno, la Germania ha introdotto il salario minimo garantito
SINDACATI IN AZIENDA
Ma copiare la riforma Hartz e adattarla alla situazione emergenziale del mercato del lavoro italiano potrà dare i frutti sperati? Secondo Enzo Canettieri di Uil la situazione italiana e tedesca è differente, anzi, diametralmente opposta: la ricostruzione economica tedesca del secondo dopoguerra si è realizzata  grazie a una “fitta ed estesa rete di partecipazione e coinvolgimento paritetico di imprese e sindacato”, frutto di una visione post-bellica tesa a “togliere qualsiasi forma di contrasto e conflitto sociale”. In Germania i sindacati sono parte integrante delle aziende e non corporazioni esterne a esse: i membri dei sindacati siedono nei consigli di sorveglianza delle imprese e questo consente un andamento più fluido e meno conflittuale delle trattative riguardanti aumenti salariali e tutele sul lavoro. 
Negli stessi anni, in Italia, prevalevano modelli associativi che “predicavano e praticavano la non contaminazione con le tematiche aziendali e che rifiutavano ogni soluzione che non fosse affidata ai rapporti di forza”. Se “il sistema di relazioni industriali e sindacali partecipative e collaborative è sempre stato uno dei pilastri su cui poggia l’economia tedesca”, creando il terreno fertile per il boom economico dell’ultimo decennio in Germania, lo stesso non si può dire dell’Italia. Meglio usare tutte le cautele del caso, dunque. Anche se il modello tedesco resta una formula vincente alla quale tendere, la carta carbone può non essere sufficiente per tirare l’Italia fuori dalle secche della recessione.

 

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