Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 166

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 170

Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1935)

Forti preoccupazioni anche dal settore autotrasporto, se il Porto di Taranto muore, fallisce una città. Molteplici, infatti, sono le aziende di autotrasporto su gomma che fanno parte di tutto il sistema della logistica del Porto di Taranto.

Sono tante le Aziende e le famiglie che in questi giorni vedono a repentaglio il proprio futuro e delle proprie famiglie con la consapevolezza che se TCT e Evergreen lasciano Taranto a loro non spetterà la Cassa Integrazione.

“Pur Condividendo la situazione dei lavoratori dipendenti, vogliamo che la situazione del nostra situazione del lavoro sotto pagato e a rischio, sia a conoscenza di tutti “ cosi in una nota di Casartigiani gli autotrasportatori jonici esprimo il proprio disagio, continuando gli stessi: “Attendiamo della Istituzioni risposte certezze, attraverso un formale tavolo istituzionale più volte richiesto ove confrontarci con Ilva – Evergreen e TCT, e chiarire una volta per tutte quale sarà il futuro di Taranto.

Le 1000 le aziende iscritte all’albo degli autotrasportatori di Taranto con una forza lavoro di 1500 lavoratori dipendenti circa tra autisti e personale amministrativo, rischiano entro ottobre il licenziamento di massa e indi la chiusura delle aziende.

Si parla di alternative che  al momento non esistono  è nostro interesse crearle ma al momento nessuno se ne preoccupa ne  la politica  ne  i sindacati, ne le istituzioni

Venerdì, 26 Settembre 2014 10:11

Cervellera: Vendola revochi il parere favorevole su Tempa Rossa

Scritto da

“L’audizione in V Commissione regionale ‘Ambiente’ sul tema ‘Tempa Rossa’ ha confermato la pericolosità per l’ambiente e per i cittadini di Taranto di questa nuova infrastruttura. Le relazioni dell’Arpa Puglia, dell’Ordine dei Medici di Taranto, dell’Isde regionale, di Legambiente sono state tutte concordi nel denunciare un rischio inaccettabile per la popolazione jonica, già gravata da una situazione ambientale e sanitaria compromessa dalla presenza di industrie fortemente inquinanti (Ilva, Cementir, la stessa Raffineria dell’ENI, ecc.).  Il dottor Assennato (Arpa), dopo aver rilevato tutte le criticità del progetto, ha sottolineato che per l’ENI è possibile (come chiedo) applicare la mia Legge sulla Valutazione del Danno Sanitario (che il Governo ha sospeso con legge solo per l’Ilva) bloccando il procedimento amministrativo del Ministero dell’Ambiente, anche tramite un ricorso al TAR da parte della Regione.
Occorre, per essere coerenti, che la Giunta revochi il parere favorevole a suo tempo dato (2011) per l’AIA nazionale, che non è stato per nulla rispettato nelle prescrizioni e ormai datato, visto che in questi tre anni a Taranto la situazione è andata peggiorando come dimostrano i vari Studi epidemiologici, tra cui il Sentieri.
La stessa Del. Reg. 2511 prevedeva ‘che il gestore presenti all’Arpa Puglia e alla Asl competente una valutazione di incidenza sanitaria (VIS) quale monitoraggio attuativoe completo dell’andamento sanitario connesso con l’esercizio delle attività di stabilimento al fine di tutelare la pubblica salute sotto l’aspetto di una conoscenza più approfondita’.
Su mia richiesta sia l’ASL che l’Arpa hanno risposto che nessuno studio al riguardo sia stato mai richiesto, neanche dalla Regione.
Il Comune di Taranto ha ribadito la sua contrarietà all’intervento e che sta accelerando le procedure per una Variante al Piano Regolatore Portuale per impedire le infrastrutture previste.  La mia delusione scaturisce dall’assenza di iniziativa della Giunta regionale contro il Governo, che procede implacabile nel realizzare questo Progetto letale per Taranto.
Leggo che il Presidente Vendola scrive a Renzi per fissare un incontro ( insieme al Sindaco di Taranto) sulle questioni importanti del Porto.
E’ l’occasione giusta per chiedere di bloccare ‘Tempa Rossa’, che sarebbe la pietra tombale per uno sviluppo alternativo per Taranto.
Lodo la caparbietà del compagno Vendola a cercare una soluzione condivisa con le comunità locali per la Tap, non vedo lo stesso impegno per ‘Tempa Rossa’ e ciò mi delude tantissimo.
A tal proposito ho presentato, con colleghi di diversa collocazione politica, una Mozione da discutere nel prossimo Consiglio regionale.
In quel luogo di rappresentanza istituzionale il Governo Regionale è tenuto a far chiarezza sulla posizione politica che ha su questo tema e sulle iniziative che intende perseguire”.

Nella mozione sottoscritta anche dai consiglieri Losappio,  Lemma,  Martucci,  Ventricelli,  Sala, Laddomada e Galati si impegna la Regione Puglia affinchè richieda al Governo la riapertura dei termini della procedura di Aia, per acquisire il Rapporto di Valutazione del Danno Sanitario.

EDIZIONE MOLTO EDUCATIONAL SIA PER INVESTIMENTI CHE PER TRADING. OCCHI PUNTATI SU INTERNAZIONALIZZAZIONE ED EXPO 2015

 

Si svolgerà il prossimo 3 ottobre a Taranto (Histò San Pietro sul Mar Piccolo), l’Ottava Edizione del Taranto Finanza Forum, l’evento di economia e finanza promosso dalla BCC San Marzano di San Giuseppe in collaborazione con GAL Colline Joniche e Directa. La parola d’ordine dell’appuntamento 2014 è: educazione agli investimenti finanziari e imprenditoriali. Per questo motivo l’intero programma della giornata (si comincia alle 9 per proseguire senza soluzione di continuità fino alle 20) ruota su consigli e strategie per poter sviluppare imprese, business e investimenti con sempre maggiore cognizione di causa.

«Obiettivo del TFF – spiega il Direttore Generale della BCC San Marzano di San Giuseppe, Emanuele di Palma – è sempre stato quello di favorire la conoscenza delle dinamiche che muovono la galassia dell’economia e della finanza. E’ una strada perseguita con successo negli anni caldi della crisi, quando il sistema a livello mondiale ha dato importanti e inediti segnali negativi, lo diventa ancor di più oggi che abbiamo necessità di continuare a dare un contributo notevole verso la ripresa».

«Ritengo che oggi, più che in passato, il ruolo della Banca locale vada oltre la semplice operatività economica – dice il Presidente della BCC San Marzano di San Giuseppe, Francesco Cavallo –. Per questo motivo siamo costantemente al fianco delle aziende sostenendole anche nella valutazione dei progetti imprenditoriali. Il Taranto Finanza Forum quest’anno vuole offrire un percorso pratico verso l’affermazione della filiera del nostro territorio non solo in ambito nazionale, ma anche e soprattutto estero».

Nell’agenda dei lavori troverà spazio ancora una volta la sfera di influenza della cosiddetta Green Economy: la frontiera dello sviluppo eco-sostenibile di cui il GAL Colline Joniche (11 comuni della provincia di Taranto) si è fatto da tempo interprete con numerosi progetti. «La ruralità e il suo potenziale turistico, agroalimentare e legato al mondo dell’artigianato sono un motore che proponiamo con ciò che abbiamo sintetizzato attraverso i percorsi della Green Road – dice Antonio Prota, Presidente del GAL –. Un circuito di buone esperienze, storie di sviluppo possibile e uomini che sono riusciti ad andare oltre immaginando uno sviluppo differente per questa provincia. Asse di produttività e mercato che proporremo nel corso della giornata formativa rivolta prevalentemente ai beneficiari del GAL Colline Joniche e che nell’ambito del TFF volgerà la sua attenzione sull’appuntamento all’Expo 2015, tra green road, finanza e opportunità per il territorio».

L’Edizione 2014 del TFF celebra il T-DAY, ovvero il Trading Day, un appuntamento formativo esclusivo riservato tanto ai neofiti del trading quanto ai trader più esperti che vogliono conoscere da vicino nuove tecniche e piattaforme operative. Parallelamente, un focus è dedicato anche a quanti vogliono gestire in maniera diversificata il proprio portafoglio, in linea con le opportunità offerte dai mercati. Sul lato economia reale, la giornata formativa cavalca la strada dell’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese e della filiera dell’agroalimentare come via obbligata per lo sviluppo. Saranno presentati agli imprenditori le diverse (e maggiormente qualificate) opportunità estere, senza trascurare Expo 2015 evento che avrà il proprio epicentro a Milano, ma con riflessi sul resto d’Italia. In questo scenario saranno valutate le potenziali ricadute per le imprese pugliesi. «Il trading – afferma l’Ing. Mario Fabbri – AD di Directa – negli ultimi anni ha assunto un ruolo sempre più visibile anche a livello di comunicazione. Il nostro impegno è incentrato nel far comprendere che non si può “tradare” come se si giocasse una schedina. Anche per questo siamo felici che il Taranto Finanza Forum abbia posto l’accento in maniera importante sulla corretta educazione finanziaria».

 

Programma completo su www.tarantofinanzaforum.it


A cura di Amedeo Cottino

 

 

Bando “Tranched cover” per le imprese pugliesi che promuovono investimenti immateriali: domande entro il 10 ottobre 2014.

Ammonta a 125 milioni di euro il plafond di risorse stanziato per il nuovo bando “Tranched cover”, l’iniziativa promossa dalla Regione Puglia per offrire alle imprese le garanzie necessarie a ottenere finanziamenti dalle banche. Finalità del nuovo avviso è quella di sostenere le micro e PMI che vogliono investire sull’innovazione e sullo sviluppo tecnologico e non su beni immobili e materiali, spesso penalizzate dagli istituti bancari più restii a concedere finanziamenti.

Tranched cover

«La Puglia – afferma l’assessore regionale allo Sviluppo economico Loredana Capone – è la seconda regione d’Italia, dopo il Veneto, ad avere adottato il “Tranched cover”. Vogliamo che tutte le imprese pugliesi interessate a investire in attività innovative possano accedere ai prestiti bancari. Lo vogliamo perché siamo convinti che questo sostegno sia indispensabile e perché è umiliante e frustrante rivolgersi a una banca, in Italia, e non ricevere il trattamento riservato, invece, alle imprese della Silicon Valley o di altri Paesi in cui innovazione e ricerca sono ormai considerate il motore dell’intera economica territoriale. Solo le aziende che innovano hanno la forza di combattere la crisi. Solo le aziende che innovano possono affrontare la sfida del futuro e dell’internazionalizzazione ed essere, quindi, competitive. È fondamentale, allora, non lasciarle sole».

Finanziamenti e Garanzie

Le risorse regionali sono erogate a favore delle banche per limitare il rischio di credito, agevolando così la concessione di prestiti alle imprese anche grazie al il rilascio di una garanzia sul portafoglio. Se da un lato le aziende avranno a disposizione maggiore credito, dall’altro lato le banche beneficeranno di un abbattimento dell’assorbimento patrimoniale e dell’efficentamento dei rischi assunti.

Bando e modulistica

Le domande per accedere al bando devono essere inviate entro il 10 ottobre 2014 scaricando la modulistica pubblicata sulportale di SistemaPuglia.

 Partirà da subito e si concluderà a fine ottobre l'erogazione dei crediti scaduti delle aziende dell'indotto Ilva della provincia di Taranto. Il management della società dell'acciaio corrisponderà i pagamenti relativi alle commesse scadute entro il 15 agosto scorso. Soddisfazione di Confindustria per il buon esito delle richieste avanzate da tempo dagli industriali jonici e per l'impegno profuso dal management Ilva

 

 

C'è un'altra buona notizia, dopo quella dei giorni scorsi, per le aziende dell'indotto Ilva della provincia di Taranto: entro la fine di ottobre prossimo sarà erogato – da parte della società – l'ammontare dei crediti vantati fino alla metà di agosto scorso dalle stesse imprese operanti nell'appalto; crediti, lo ricordiamo, scaduti da almeno sette mesi.

La società  ha infatti comunicato – nel corso di un incontro avuto  fra il Presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo ed il management Ilva – che i pagamenti riguarderanno i crediti esigibili scaduti entro e non oltre il 15 agosto 2014, vale a dire la gran parte di quanto avanzato dalle stesse aziende.

E' un altro importante tassello, dicevamo, che si aggiunge al quadro già positivo emerso dal confronto dei giorni scorsi fra il Ministro dello Sviluppo Economico, il Commissario Ilva e Confindustria, che, come si ricorderà, aveva sancito lo sblocco di risorse ad hoc – trentaquattro milioni di euro – per tutte quelle realtà imprenditoriali che da almeno sette mesi attendevano il pagamento di lavori già effettuati per il centro siderurgico, oramai stremate da una crisi di liquidità senza precedenti.  La notizia del pagamento immediato, nei modi e nei tempi già citati, dei crediti esigibili, apre ulteriori scenari sul fronte dei rapporti – inediti – che si stanno sempre più instaurando con il management della società dell'acciaio, particolarmente sensibile ed attento alle istanze che arrivano dal territorio jonico, la cui situazione rimane comunque particolarmente complessa.

Un rapporto più fluido che Confindustria Taranto accoglie con particolare favore soprattutto alla luce delle reiterate richieste avanzate negli ultimi mesi dagli industriali jonici al Governo ed alla stessa Ilva affinchè la critica situazione dell'indotto trovasse una rapida ed esaustiva soluzione. Richieste che, a quanto pare, stanno finalmente trovando concretezza ridando serenità e prospettive ad un significativo e fondamentale segmento imprenditoriale e produttivo del nostro territorio.

 

Siamo al paradosso. La confusione sui dati degli Ipa e del Benzo(a)pirene emessi dall'Ilva è tale che potrebbe sembrare che sia il quartiere Tamburi ad inquinare lo stabilimento siderurgico. A denunciare la clamorosa discrepanza tra quanto rilevato da Arpa Puglia ed i report trimestrali pubblicati dal Ministero dell'Ambiente è PeaceLink. In un lungo documento, Alessandro Marescotti, Antonia Battaglia e Luciano Manna spiegano che "sul sito del Ministero dell'Ambiente sono stati pubblicati dati inediti di monitoraggio degli inquinanti sugli impianti ILVA, frutto dei controlli trimestrali previsti dall'AIA. Si tratta di documenti relativi ai report del gestore (Ilva) per l'attività di vigilanza e controllo. Tali dati sulle emissioni inquinanti hanno rivelato una situazione preoccupante e talvolta drammatica che testimonia di un grave e persistente malfunzionamento degli impianti dello stabilimento siderurgico. Ad esempio un dato importante è collegato alla violazione della famosa prescrizione nr. 49 che segna il limite di 25 g/t coke dalle torri di spegnimento della cokeria.
 Dall'ultimo riepilogo pubblicato dal Ministero dell'Ambiente e dai report singoli si notano gli sforamenti (in cokeria) della torre di spegnimento numero 4. I dati rilevati vanno oltre il limite. Ciò avviene nei mesi di maggio e giugno 2014 rispettivamente con 33,42 e 32,42 g/t coke.Lo sforamento di questo parametro è stato segnalato da Ispra nel corso dell'anno 2013 come violazione notificata ad ilva da parte del Ministero. Questa ed altre informazioni sono state da PeaceLink prontamente comunicate alla Commissione Europea, al fine di sottolineare - con dati certi alla mano - che la situazione all’ILVA di Taranto è molto lontana dall’essere stata risolta.Il Governo Italiano, la cui preoccupazione maggiore al momento è quella di vendere lo stabilimento e sbarazzarsi del problema, continua a non considerare la gravità di ciò che avviene a Taranto e che si abbatte quotidianamente sulle vite dei tarantini e degli operai ILVA.

Nonostante le rassicurazioni di facciata e lo spegnimento in cokeria di 6 batterie su 10, il Governo e la struttura di Commissariamento ILVA non sono attualmente in grado di tenere sotto controllo le emissioni delle restanti quattro batterie della cokeria ILVA, come i dati dimostrano chiaramente.
La gestione ILVA è fallimentare e il Governo, insieme alla Regione, continua a raccontare una situazione ottimistica che non corrisponde alla realtà.

I numeri parlano da soli. In data 6 maggio 2014, le emissioni totali di IPA hanno toccato la cifra esorbitante di 4864 nanogrammi a metro cubo, con una concentrazione di benzo(a)pirene di ben 640 nanogrammi. Valori inaccettabili e il cui effetto alla lunga sugli operai e la popolazione è potenzialmente drammatico, se si considera che il valore di 20 nanogrammi a metro cubo di IPA è la media del 2010 nel quartiere Tamburi. Simili picchi emissivi, in condizioni meteo particolari, possono avere effetti non trascurabili. Per quanto riguarda il benzo(a)pirene, infatti, siamo 640 volte oltre i limiti di accettabilità per l'aria-ambiente di città e oltre 4 volte oltre i limiti fissati per i lavoratori delle cokerie dalla Francia (150 nanogrammi a metro cubo). L'Italia - che si pone come obiettivo il raggiungimento dei valori più bassi tecnicamente possibili - non può considerare questi numeri come indicativi di un buon funzionamento degli impianti. In cokeria solo nell'ultimo trimestre i valori elevati consultabili variano da 1000 a 3000 nanogrammi a m3 per gli ipa sino ad arrivare al picco già citato.

A maggio il valore più basso sempre in area cokeria è di 391 ng/m3 di IPA, che per noi è già un valore da allarme sociale. Nel primo trimestre gennaio/marzo 2014 la situazione non era migliore, anche in questo periodo leggiamo valori tra i 1000 e i 2000 nanogrammi a m3 di IPA. Stiamo parlando di IPA, potenzialmente cancerogeni e per i quali non esiste una soglia sotto la quale è garantita l'innocuità. Non possiamo tacere l'enorme divergenza di questi dati rispetto a quelli molto "tranquillizzanti" pubblicati sul sito dell’ARPA. Ad esempio proprio nel giorno (6/5/2014) in cui venivano misurati sul piano di caricamento ben 4864 nanogrammi a m3 in cokeria, sul sito Arpa apparivano solo 5 nanogrammi a metro cubo di IPA per la cokeria stessa".

Secondo Peacelink "il contrasto è evidente: dalla cokeria ILVA si è sprigionata una concentrazione di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) che è 972 volte superiore a quella misurata dalla centralina degli IPA che fornisce i dati al sito ARPA. La cosa, ad essere sinceri, ci sconcerta al di là di tutte le disquisizioni tecniche che saranno portate per spiegare questa abnorme discrepanza. Ancora più sconfortante è constatare che in quel giorno (6 maggio 2014) le centraline poste dentro ILVA davano valori di IPA talmente rassicuranti da far apparire la cokeria come il punto migliore dello stabilimento, come si può notare di seguito. Ecco la sintesi dei dati IPA (ng/m3 sta per nanogrammi a metro cubo) per il 6/5/2014:

Cokeria piano coperchi: 4864 ng/m3 (sito Ministero Ambiente)
Cokeria ILVA: 5 ng/m3 (sito ARPA)
Direzione ILVA: 11 ng/m3 (sito ARPA)
Parchi minerali ILVA: 8 ng/m3 (sito ARPA)
Portineria ILVA: 7 ng/m3 (sito ARPA)
Riv1 ILVA: 7 ng/m3 (sito ARPA)
Taranto Quartiere Tamburi: 16 ng/m3 (sito ARPA)

Queste misurazioni più elevate di IPA sono state effettuate in quello che è uno dei punti più critici della cokera: il piano coperchi (il cosiddetto "top side").

Questo che cosa significa? Significa che se fossero stati piazzati sul "top side" della cokeria gli analizzatori IPA (che forniscono quotidianamente i valori di inquinamento della cokeria sul sito dell'ARPA) i valori sarebbero risultati molto più alti di quelli che oggi appaiono sul sito dell'ARPA e che sono frutto di centraline mal posizionate. Perché ARPA non li ha fatti piazzare lì? Per trovare gli IPA bisogna cercarli. Ciò che emerge dal quadro delle emissioni certificate nell'ambito del piano di monitoraggio trimestrale dell'AIA smentisce ogni ottimismo politico e contraddice l'immagine rassicurante di un'ILVA ormai innocua e virtuosa, capace di contendere ad altre industrie mondiale il podio delle migliori prestazioni ambientali. 
La divergenza tra le illusioni della politica - alimentata da dati sottostimati - e la realtà dei dati è abissale. Testimonia di una fabbrica obsoleta, che produce non rispettando gli standard emissivi che le migliori tecnologie disponibili (obbligatorie per legge) dovrebbero assicurare. In particolare colpiscono le elevate misurazioni trimestrali pubblicate riguardano le polveri e gli Ipa nella zona cokerie dell'Ilva nel periodo gennaio-aprile 2014. Si possono osservare i valori abnormi a 3 e 4 cifre degli Ipa in cokeria, così distanti da quelli a cui ci aveva abituati il sito dell'ARPA. Per ogni documento c’è una tabella riassuntiva e poi i singoli rapporti di prova. L'elemento importante di queste analisi è la scomposizione che il rapporto di prova fa degli Ipa totali e le quantità di benzo(a)pirene e di tutti i componenti singoli della famiglia degli Ipa.

Dai nuovi dati pubblicati sul sito del Ministero dell'Ambiente i valori del benzo(a)pirene in cokeria risultano più elevati di quelli degli IPA in cokeria pubblicati sul sito dell'ARPA. La cosa è assurda e paradossale. Infatti gli IPA dovrebbero essere sempre più alti del benzo(a)pirene in quanto gli IPA contengono il benzo(a)pirene.Siamo nel pieno caos dei numeri. Non possiamo accettare che il punto più pulito dell'Ilva sia la cokeria e che l'inquinamento da Ipa si impenni una volta varcato il muro di cinta e aver messo il naso nel quartiere Tamburi (qualcuno potrebbe ironizzare che è il quartiere che inquina l'Ilva). Non lo possiamo accettare perché i nuovi dati da poco pubblicati sul sito del Ministero dell'Ambiente pongono finalmente fine a questa assurdità. Oggi - con nuovi dati - viene confermata tutta la potenza emissiva della cokeria. Con i dati del controllo trimestrale aggiornato sappiamo finalmente che la cokeria inquina con numeri a tre e a quattro cifre e non con numeri a uno o due cifre (come leggiamo sul sito dell'ARPA). La questione dell'errato posizionamento delle centraline dentro l’Ilva, più volte sottolineato, non è mai stato risolto e tutto questo ci porta ad avere dati non rappresentativi che entrano in conflitto con quelli delle rilevazioni trimestrali le quali vengono effettuate proprio sui punti critici e rappresentativi delle aree di emissione, quelli cioè su cui chiedevamo di piazzare le centraline che forniscono ogni giorno di dati al sito ARPA".

I dati citati nel comunicato di PeaceLink sono estratti da un dossier reperibile al seguente link http://aia.minambiente.it/Ilva.aspx

 

Sarà intasata la buca delle lettere del presidente del consiglio a Palazzo Chigi. Più o meno contesutalmente al sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, anche il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, ha impugnato la penna ed ha vergato di suo pugno una "vibrata protesta" indirizzata a Matteo Renzi sul futuro del porto di Taranto. Grazie sindaco, grazie presidente ma da voi pretendiamo di più. La pantomima della letterina, francamente, ha stancato. C'è un territorio da ricostruire, da riprogettare. E, invece, da Palazzo di città a Via Capruzzi, fino a Palazzo Chigi, non un'idea, non un contributo se non l'affannosa corsa a salvare un modello industriale ed economico ormai logoro. Logoro come la classe politica che lo ha spalleggiato e sostenuto, non a caso finita sotto inchiesta. Siate seri! Non più di dieci giorni fa, caro Stefàno e caro Vendola sedavate fianco a fianco con il Matteo nazionale e cosa avete fatto? Gli avete posto con urgenza il disastro della grande industria? Avete esternato il dramma di una città senza lavoro e senza salute? Avete sbattutto i pugni sul tavolo per le bonifiche, per il porto, per l'aeroporto, per le aree demaniali dismesse? Niente di tutto ciò. Pacche sulle spalle e la solita minestra sulla centralità dell'acciaio, del petrolio di Tempa Rossa e della Marina Militare. Un bla... bla... bla sentito mille volte. Per piacere, cari Stefàno e Vendola, scrivete di meno e operate di più in favore di Taranto. Grazie.

Siccome la cronaca va sempre fatta salva, vi proponiamo il testo integrale della lettera di Vendola al presidente Renzi.

"Caro Presidente,

come Le è noto, le vicende legate al rilancio dell’attività del porto di Taranto, per le quali nel febbraio del 2012 è stato nominato un Commissario straordinario per l’attuazione di opere infrastrutturali di importanza strategica, hanno maturato nel tempo un preoccupante ritardo.
Non è questa la sede in cui ripercorrere i motivi e le ragioni per le quali le iniziali previsioni di esecuzione delle opere hanno subito una dilatazione dei tempi che nella migliore delle ipotesi verrà consuntivata in almeno 24 mesi, quanto evidenziare come le ultime interlocuzioni tra l’Autorità Portuale di Taranto, le Organizzazioni Sindacali ed il Concessionario terminalista TCT, stiano assumendo toni preoccupanti per il futuro del porto e della città di Taranto. Le agitazioni dei lavoratori ormai in Cassa Integrazione da più di due anni, la decisione del terminalista di spostare anche l’ultima rotta transoceanica dal Porto di Taranto al Porto del Pireo, interrompendo di fatto qualsiasi attività operativa sul Terminal, le “comprensibili” istanze dell’Autorità Portuale di porre al Terminalista “condizioni” e “garanzie” di operatività, stanno determinando delle frizioni che potrebbero facilmente degenerare in una irreversibile rottura.
Sul punto, la scelta di TCT di dirottare ieri, verso il Porto di Trieste, l’ultima nave transoceanica attesa a Taranto, ha contribuito ad esasperare ancora di più i rapporti già compromessi. Per questa ragione pur a conoscenza dell’iniziativa che il Presidente dell’Autorità Portuale di Taranto Prof. Avv. Sergio Prete ha intrapreso per convocare in Prefettura a Taranto, la Presidenza del Consiglio, le OO.SS e la TCT SpA, per un incontro finalizzato alla sottoscrizione di un ulteriore accordo tra le parti, Le chiedo di valutare l’opportunità di una urgente convocazione a Roma, delle parti coinvolte (ApTA, TCT SpA, le OO.SS e la Regione Puglia) ed esercitare una quanto mai incisiva azione di mediazione a recupero della normalità in un quadro di rispetto dei reciproci obblighi assunti dagli attori della vicenda.Obiettivo inderogabile sarà quello di confermare la volontà comune a proseguire nel percorso intrapreso, attraverso la rassicurazione che le legittime aspettative di tutti verranno soddisfatte attraverso l’impiego delle ingenti risorse disponibili, fondamentali per il rilancio della crescita e dello sviluppo di una realtà già pesantemente colpita".

 

Sono motivo di forte preoccupazione le decisioni assunte dai vertici di TCT di sospendere le operazioni commerciali al terminal dell'area portuale di Taranto. Ne è preoccupato il sindaco di Taranto e tutto il territorio per il fatto che tali decisioni non sono assolutamente collimati con le esigenze degli operatori del porto e più complessivamente della Città, protesa alla ricerca di soluzioni di rilancio per la sua economia. Il sindaco Stefàno con questi toni ha scritto al ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi. L’appello che il primo cittadino rivolge al Governo riguarda l’impegno ad adoperarsi per la ricerca di un punto di mediazione che scongiuri conseguenze dannose al territorio e che possa vanificare tutti gli sforzi prodotti per l'attuazione della Zona Franca al Porto di Taranto e, non secondariamente, anche tensioni sociali.

"Per questa ragioni ed apprezzando gli sforzi del prefetto di Taranto che in questa direzione sta già assumendo in loco- conclude la lettera il sindaco al Ministro -. Le chiedo di fissare un incontro fra le varie componenti affinché questa criticità giunga a positiva soluzione scongiurando gravi penalizzazioni al nostro sistema portuale."

"Suona strano sentire il sindaco di Taranto preoccuparsi per le sorti economiche del territorio, dopo tutte le dichiarazioni degli ultimi tempi che hanno messo in allarme le compagnie internazionali". Lo dichiara il consigliere regionale di Forza Italia, Pietro Lospinuso. "Oggi si preoccupa per l'abbandono di Tct -prosegue- ma non si e' preoccupato di dire di voler fare la variante al piano portuale. Lo sostengo da tempo: perseverando su questa linea e in un contesto di lavori infrastrutturali in ritardo, era ovvio che le grosse aziende organizzassero il ritiro da Taranto. Sembrava fosse questo l'obiettivo del sindaco e per questo resto sorpreso oggi. Chissa', di questo passo -conclude- anche su Tempa Rossa o su altri investimenti fino ad ora osteggiati, potremmo vederlo cambiare idea, per la prima volta nel reale interesse della comunita' tarantina".

Il progetto dell’Eni “Tempa Rossa” per lo stoccaggio a Taranto del petrolio proveniente dalla Basilicata va approfondito. E’ stata questa la conclusione della seduta della V commissione consiliare nel corso della quale hanno avuto luogo una serie di audizioni (ASL TA, Associazione medici per l’ambiente ISDE, Ordine dei medici Taranto, Lega Ambiente, ARPA, Comune di Taranto) nel corso delle quali sono emerse, in un’area già fortemente provata, una serie di criticità ambientali, sanitarie e legate al porto di Taranto – in termini di Rischio di incidente rilevante -  che verrebbe interessato, a seguito della costruzione di due serbatoi da 180 mila metri cubi, ad una movimentazione di un centinaio di petroliere all’anno.
Va precisato che il Ministero dell’ambiente ha rilasciato  l’autorizzazione VIA-AIA nell’ottobre 2011 senza attendere il parere VIA della Regione Puglia (deliberazione della Giunta regionale n. 2515 del novembre 2011),  che conteneva alcune prescrizioni  a cui non è stato dato seguito.
Nel frattempo è stata approvata la L.R. n. 21/2012 che ha introdotto lo strumento della Valutazione del danno sanitario (VDS),  quale parte integrante dell’AIA.
Anche nella Conferenza dei servizi decisoria del 17 luglio scorso presso il Ministero dell’ambiente non è stato presentato dalla Regione  il rapporto di VDS che è obbligatorio in caso di AIA nazionale.  
 
Di qui la richiesta (codificata in una mozione che sarà sottoposta a breve al Consiglio regionale) di Alfredo Cervellera, il consigliere SEL che ha promosso la seduta odierna della 5° commissione, con cui si impegna la Giunta regionale a richiedere al Governo nazionale la riapertura dei termini della procedure AIA al fine dell’acquisizione della VDS che dovrà essere redatta da ARPA, ASL e Ares nel più breve termine possibile (l’unica deroga prevista dal Decreto Balduzzi alla VDS è stata prevista, infatti, per la sola ILVA) e a revocare la citata deliberazione n. 2511/2011.
 
Su tutta la questione “pesa molto l’atteggiamento ondivago del Comune di Taranto” – ha detto Michele Mazzarano (PD) - che solo recentemente ha preso posizione in maniera netta sulla questione con l’approvazione di un ordine del giorno di contrarietà all’iniziativa e ha ricordato come nel 2011 si sono registrati i pareri favorevoli in merito da parte del Comune e della Provincia di Taranto nonché della stessa Regione. “Adesso – ha aggiunto Mazzarano – siamo ai tempi supplementari ed è il Comune che gioca un ruolo di primissimo piano”.

Per la Regione – ha precisato Michele Losappio (SEL) – è sufficiente chiedere al Governo, alla luce di tutto quello che ha dato fino ad ora in termini di energia, che non via sia alcun aggravio ma solo una riduzione, sia in termini di stoccaggio che di produzione. A maggior ragione, peraltro, in assenza di un Piano energetico nazionale.

Anna Rita Lemma ha sottolineato le difficoltà che vivono gli enti locali nella gestione dei processi di politica energetica e ha chiesto che della questione venga investito il Consiglio regionale, con la discussione della mozione di cui è primo firmatario Cervellera.

Il presidente della V commissione Filippo Caracciolo ha assicurato che tutti i contributi forniti nel corso delle audizioni saranno trasmessi all’assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro e al direttore di Area Antonello Antonicelli, oggi assenti a seguito di impegni ministeriali.  
Avrà luogo, quindi, un’altra seduta allargata a questi ultimi. A seguire un’altra con la convocazione del sindaco di Taranto, Ezio Stefàno. 

 

Il 73% delle imprese orientate all’innovazione riscontra difficoltà nel reperimento di figure professionali. ‘Giovani innovatori in azienda’, è il nuovo bando regionale rivolto ai giovani pugliesi – tra i 18 ed i 35 anni- finalizzato a promuovere l’incontro tra le piccole e medie imprese ed i giovani. L’iniziativa è di Regione Puglia ed Arti, e rientra nel piano di azione Bollenti Spiriti 2014/15.

Si tratta di un programma  sperimentale finalizzato a consentire ai giovani ad alta qualificazione di migliorare la propria occupabilità,  sviluppando esperienze all’interno di piccole e medie imprese che in tal modo possono rafforzare la loro capacità di innovazione ed internazionalizzazione.

Nella sostanza il progetto si rivolge  ai giovani  candidati che possono  presentare (sino al 15 ottobre p.v.) un progetto  di innovazione,  ed alle imprese (hanno tempo sino al 14 novembre)  che sono disposte ad ospitarlo; i progetti avranno la durata di tre mesi e ai giovani candidati verrà corrisposta una indennità di 5 mila euro.   

Il progetto di innovazione può essere un prodotto finito (ad esempio un sito e commerce) o preparatorio per l’avvio di un processo di innovazione aziendale, lo svolgimento di un progetto non comporta l’instaurarsi di un rapporto di lavoro e può essere interrotto da entrambe le parti in qualsiasi momento.

Confcommercio Taranto per l’area provinciale promuove l’incontro tra l’offerta e la domanda di proposte progettuali,  per informazioni ed assistenza: Ufficio Area Credito Confcommercio  (dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 13.00)


Pagina 113 di 139