Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1960)

Dri d’Italia, la società di Invitalia incaricata di costruire l’impianto del preridotto a Taranto, ha scelto Paul Whurt e Midrex, rispetto a Danieli e Denova di Energy Iron, per entrare nel merito del progetto. Il preridotto di ferro è un semiprodotto di ferro che alimenterà i futuri forni elettrici di Acciaierie d’Italia-ex Ilva, e la costruzione di quest’impianto è il primo importante snodo della decarbonizzazione. Finanziato con un miliardo dal Pnrr, l’impianto ora è uscito, su scelta del Governo, dal Pnrr per essere riposizionato sul Fondo sviluppo e coesione.

    A Paul Whurt Italia, specializzata nell’impiantistica e da anni presente nell’ex Ilva, la scelta è stata comunicata attraverso una lettera dall’ad di Dri d’Italia, Stefano Cao (presidente di Dri d’Italia, come anche di Acciaierie d’Italia, è invece Franco Bernabè). Nella lettera Paul Whurt e Midrex vengono definiti “offerente privilegiato”. La loro offerta non è ancora accettata, anzi, su decisione del committente, può essere rifiutata così come la discussione di approfondimento può essere sospesa o interrotta. Si procederà quindi per gradi. Prima un memorandum di intesa, da firmare entro fine agosto, poi il contratto vero e proprio, da sottoscrivere “non oltre la fine del primo periodo di lavori”.

   Primi lavori calcolati in sei mesi, di cui i primi tre saranno dedicati alle “attività di ingegneria previste nel programma di progetto”. Il contratto, “completo e vincolante”, sostituirà il memorandum e assicurerà “una transizione senza soluzione di continuità” tra la prima fase dei lavori e quella complessiva del progetto e stabilirà come integrare l’impianto di preridotto col forno elettrico ad arco sommerso che deve invece costruire AdI. La prima produzione di preridotto resta confermata a giugno 2026 e la quantità per l’ex Ilva dovrebbe restare in 2,5 milioni di tonnellate l’anno anche se quest’aspetto AdI si riserva di precisarlo in seguito. 

 

 “La ripartizione dei fondi FSC assegnati alla Puglia dal Ministro Fitto è inferiore di quasi 160 milioni rispetto alla ripartizione effettuata dal Ministro Carfagna 9 mesi fa. Questo è un segnale chiaro a tutti i pugliesi\". Lo dichiara il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. \"Si aggiunga - spiega il governatore - che le somme assegnate alla Puglia dal Cipess non sono immediatamente disponibili e non possono essere utilizzate - a quanto si comprende - per le spese di welfare, servizi sociali, contrasto alla povertà, cultura, turismo ed altre spese di parte corrente come ricerca e formazione. In questo modo (questo è il rischio) potrebbero non essere impiegabili per le spese di investimento immateriali che nel sud sono il necessario completamento dei fondi europei destinati a colmare il divario di sviluppo rispetto al nord\". E aggiunge: \'Questo divieto di utilizzo per le spese immateriali non era mai stato in precedenza imposto dalle analoghe delibere Cipe degli anni scorsi, anche perché la legge istitutiva dei fondi FSC non prevede affatto questo divieto ed anzi obbligava ad utilizzarle per settori essenziali in modo sinergico rispetto ai finanziamenti europei anche immateriali\". La conseguenza di questa \"scelta scellerata osteggiata da tutte le Regioni italiane, rimaste tutte inascoltate, corrisponderà ad una grave lesione delle politiche di coesione che avevano consentito alle aziende che investivano in Puglia di contare su questo sostegno complementare, ma essenziale, in settori strategici\". In ogni caso, il riparto oggi deliberato \"era stato definito quasi un anno fa dal Ministro Carfagna e se ne può concludere che sono stati inutilmente persi mesi e mesi anche con riferimento al cofinanziamento obbligatorio dei fondi europei anch’essi rimasti inutilmente fermi per mesi\". Emiliano conclude: \"L’arroganza e la prevaricazione sulla autonomia delle Regioni così progettata dal Ministro Fitto deve diventare la battaglia comune di tutte le Regioni italiane e in particolare di quelle del sud. Bisogna impedire che i fondi FSC (per la via del divieto di impiegarli per la spesa di parte corrente) vengano in questo modo utilizzati per il completamento dei cantieri PNRR che il governo non riesce ad accelerare per totale mancanza di capacità organizzativa della struttura amministrativa”.

“L’Europa e il mondo si adeguano al futuro mentre noi torniamo indietro. Un miliardo di euro del Pnrr destinato all’Ilva è stato spazzato via e non se ne conosce il motivo”. Lo dichiara Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, a proposito dell’investimento in decarbonizzazione (preridotto) in Acciaierie d’Italia a Taranto, ex Ilva. “Sembra chiaro - dice Emiliano a proposito di AdI, individuandolo come competitore di Mittal - che Mittal abbia fermato il suo principale competitor europeo a suo completo vantaggio. In meno di 6 mesi tutto è cambiato e sembra che il governo non abbia visione della politica economica ed industriale del Paese, né tantomeno del futuro dell’ambiente e delle persone. Ancora una volta - prosegue il governatore di Puglia - una sconfitta a tutto campo del governo che dovrebbe chiedere scusa alle mamme, ai papà e ai bambini di Taranto”.

    “Un governo vicino alla privata Mittal che continuando ad inquinare, a sovrapprodurre aprirà un varco verso nuove infrazioni tornando al punto di partenza. Una maledizione a discapito dei cittadini e delle cittadine di Taranto”, osserva Emiliano. Per il quale “il percorso dell’ex Ilva verso una transizione con l’uso delle fonti rinnovabili e verso una acciaieria green era già in atto e aveva già ottenuto le autorizzazioni necessarie per l’utilizzo del gas al posto del carbone”. Circa il preridotto da usare nei forni elettrici, il governo ha però assicurato che il progetto non è stato definanziato ma, uscendo dal Pnrr nell’ambito di una generale revisione che ha riguardato una serie di progetti, solo cambiato come fonte di finanziamento. 

 

 

 \\\\\\\"Nel Pnrr ci sarà una rimodulazione di 1 miliardo di euro sull\\\\\\\'ex Ilva di Taranto. Io per primo ho chiesto lo spostamento sul fondo di sviluppo e coesione perché non c\\\\\\\'era la certezza di riuscire a svolgere i progetti entro il giugno 2026. L\\\\\\\'operazione sull\\\\\\\'idrogeno è complicata, servono certezze\\\\\\\". Lo ha detto il ministro dell\\\\\\\'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin in audizione in Commissione Ambiente alla Camera. 

Con l’obiettivo di salvaguardare “la salute e la sicurezza dei lavoratori”, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha firmato una ordinanza che vieta il lavoro “in condizioni di esposizione prolungata al sole, con efficacia immediata e sino a tutto il 31 agosto”.

    “L’iniziativa del Comune di Taranto è lodevole perché risponde pienamente ai nostri appelli circa un immediato intervento per la tutela della salute delle migliaia di lavoratori edili su ponteggi e cantieri esposti alla calura di questi giorni”, commenta Francesco Bardinella, segretario della Fillea Cgil di Taranto. “L’ordinanza emessa dal Comune di Taranto, va nella direzione giusta: protegge i lavoratori ma previene anche possibili incidenti sul lavoro”. 

Un uomo di 53 anni, originario di Bitonto (Ba), Arcangelo Sifo, è morto questa mattina in via Fiume a Trani, mentre lavorava su un ponteggio edile per la ristrutturazione della facciata di un palazzo. L\\\\\\\'uomo, dipendente della ditta Ecol Gessi, con ogni probabilità potrebbe essere stato colpito da infarto. Sul luogo, oltre agli operatori del 118, è intervenuto il personale dello Spesal della Asl Bt e i vigili del fuoco del comando di Bari, per recuperare la salma. Il 53enne è stato trasportato all\\\\\\\'istituto di medicina legale del policlinico di Bari, dove sarà svolta l\\\\\\\'autopsia, disposta dalla procura di Trani, che sta accertando quanto accaduto. (foto di repertorio)

 “Il Governo vuole chiudere la porta all’accordo di programma”. Lo dice sull’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, dichiarando che “in queste ore è in discussione in Parlamento un maxi emendamento all’art. 9 bis del Dl “Infrazioni”, su proposta del ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, riferibile ai processi di decarbonizzazione per l\'ex Ilva di Taranto”. “Siamo molto preoccupati  dice il sindaco di Taranto - perché, a una prima lettura, con quello che sembra tanto un improvviso e raffazzonato colpo di mano, il Governo di centrodestra riporta indietro le lancette del tempo”.

   Melucci avanza quindi una serie di interrogativi: “Se si parla nuovamente di commissari ed esperti lautamente pagati, allora si sta chiudendo la porta a un accordo di programma con la comunità e le parti sociali? Che ne sarà dei forni elettrici se spostiamo le risorse dalle pronte misure Pnrr a quelle futuribili Fsc, di fatto lasciando il pallino in mano al gestore, che equivale a dire ad ArcelorMittal, con gli annessi e connessi?” Inoltre, per il sindaco, “se in buona fede si vuole decarbonizzare lo stabilimento siderurgico per andare incontro alle sentenze della Corte Europea e alle politiche europee per la transizione giusta, perché si prevede ancora di limitare i poteri di intervento del sindaco, che è previsto operi nell\'interesse di una comunità? E come mai - prosegue Melucci - l\'unica generica riflessione circa la salute delle persone si riferisce a un bilanciamento di interessi, nei fatti superato dal nuovo dettato costituzionale?” “Lo ribadiamo forte e chiaro - conclude il sindaco -, per l\'ex Ilva c\'è spazio solo per un accordo di programma serio, oppure per la chiusura definitiva, una terza strada con nuove dilazioni e norme fuori dalla morale, fuori dal tempo e fuori dagli interessi nazionali non è più sostenibile”.

Sulla questione si registrano le reazioni dei sindacati.

 

“Prendiamo atto di questo ulteriore passaggio normativo che auspichiamo possa essere orientato non solo verso la decarbonizzazione ma verso l’indispensabile e urgente rilancio della produzione dell’attività dello stabilimento di Taranto”. Lo dice la Fim Cisl, col segretario generale Roberto Benaglia e il segretario nazionale Valerio D’Aló, a proposito della situazione Ilva, ora Acciaierie d’Italia, delineata nell’emendamento presentato dal ministro agli Affari europei, Raffaele Fitto, al dl “Salva Infrazioni”.     Per la Fim, “se, come letto, l’emendamento agevola la chiusura della procedura di infrazione pendente sullo stabilimento Ilva di Taranto (n. 2013/2177), consentendo di proseguire nell’attività di modernizzazione e di decarbonizzazione dell’impianto, in attuazione del Piano di risanamento ambientale e delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione integrata ambientale, dobbiamo fare in modo che questa sia anche l’occasione buona affinché il Governo  acceleri le scelte che permettano di cambiare la gestione e di riprendere un’attività produttiva, che oggi è totalmente carente e tenuta sotto scacco, a partire anche delle nostre esigenze sull’occupazione”. Benaglia e D’Aló parlano di “un’altra esteta rovente per l’ex Ilva di Taranto, con i lavoratori  ancora una volta costretti a dover fare i conti con uno stipendio falcidiato dalla cassaintegrazione. Una situazione che ci trasciniamo dietro da diversi anni. I provvedimenti di rilancio del siderurgico di Taranto, annunciati, vengono lasciati a se stessi e non vengono messi in campo”. 

Nei giorni scorsi le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Taranto, nell’ambito dell’attività di controllo economico del territorio, hanno individuato nei comuni di Taranto, Massafra, Martina Franca, Castellaneta, Ginosa, Crispiano, Grottaglie, Manduria, Lizzano, Sava e Maruggio 25 lavoratori “in nero” e stanno svolgendo specifici approfondimenti finalizzati a verificare la regolarità dell’assunzione di ulteriori 87 lavoratori.

Le violazioni riscontrate hanno interessato attività commerciali di diverso tipo, tra cui agriturismi, aziende agricole e imprese edili.

Tra i lavoratori “in nero” scoperti, figurano 5 soggetti risultati componenti di nuclei familiari percettori del reddito di cittadinanza. Tali contesti sono stati immediatamente segnalati ai competenti uffici dell’INPS per l’adozione dei provvedimenti di competenza.

Sono stati inoltre verbalizzati 21 datori di lavoro per l’utilizzo di manodopera in nero e/o irregolare.

Il lavoro nero è piaga per l’intero sistema economico perché sottrae risorse all’erario, mina gli interessi dei lavoratori, spesso sfruttati, e consente una competizione sleale con le imprese oneste.

 La proroga della cassa integrazione dal 19 giugno a fine anno in base al decreto legge sulla Pubblica amministrazione, il ministero del Lavoro non l’ha ancora autorizzata per 2.500 dipendenti di Acciaierie d’Italia a Taranto, ma oggi il personale sospeso dal lavoro ha percepito una busta paga ridotta anche per i giorni compresi tra il 19 e il 30 giugno. Come se la cassa fosse già stata prorogata e approvata. Inoltre, con l’ultimo aumento contrattuale, coloro che beneficiano di un superminimo assorbibile di fatto non si sono visti riconoscere nulla. L’ex Ilva ha infatti disposto l’assorbimento dell’incremento stabilito dalla clausola di salvaguardia del contratto ed ha ignorato la richiesta dei sindacati di soprassedere. I due problemi vengono sollevati rispettivamente da Uilm e Fim Cisl. “Avevamo il sospetto che Acciaierie d’Italia decurtasse le buste paga applicando la cassa integrazione anche senza l’autorizzazione ministeriale e così è stato, lo abbiamo visto oggi dalle buste paga di giugno - dice Davide Sperti, segretario Uilm -. Quello che è avvenuto non è legale”. Per l’assorbimento degli aumenti di contratto di giugno da parte del superminimo individuale, Valerio D’Aló, segretario nazionale Fim Cisl, afferma che “sebbe l’assorbimento sia contrattualmente valido, i sindacati avevano chiesto all’azienda - data l’evidente difficoltà economica che vivono i lavoratori, nessuno escluso -, almeno in quest’occasione, di riconoscere gli aumenti a tutti senza distinzione. Molte aziende, riconoscendo il momento, hanno accolto l’invito e trovato insieme a noi gli strumenti di equilibrio pur di riconoscere gli aumenti. Acciaierie d’Italia, invece, in barba al periodo di difficoltà e senza nemmeno un cenno alle organizzazioni sindacali, ha riassorbito gli aumenti previsti dalla clausola di salvaguardia del contratto”, conclude D’Aló. 

 La proroga della cassa integrazione dal 19 giugno a fine anno in base al decreto legge sulla Pubblica amministrazione, il ministero del Lavoro non l’ha ancora autorizzata per 2.500 dipendenti di Acciaierie d’Italia a Taranto, ma oggi il personale sospeso dal lavoro ha percepito una busta paga ridotta anche per i giorni compresi tra il 19 e il 30 giugno. Come se la cassa fosse già stata prorogata e approvata. Inoltre, con l’ultimo aumento contrattuale, coloro che beneficiano di un superminimo assorbibile di fatto non si sono visti riconoscere nulla. L’ex Ilva ha infatti disposto l’assorbimento dell’incremento stabilito dalla clausola di salvaguardia del contratto ed ha ignorato la richiesta dei sindacati di soprassedere. I due problemi vengono sollevati rispettivamente da Uilm e Fim Cisl. “Avevamo il sospetto che Acciaierie d’Italia decurtasse le buste paga applicando la cassa integrazione anche senza l’autorizzazione ministeriale e così è stato, lo abbiamo visto oggi dalle buste paga di giugno - dice Davide Sperti, segretario Uilm -. Quello che è avvenuto non è legale”. Per l’assorbimento degli aumenti di contratto di giugno da parte del superminimo individuale, Valerio D’Aló, segretario nazionale Fim Cisl, afferma che “sebbe l’assorbimento sia contrattualmente valido, i sindacati avevano chiesto all’azienda - data l’evidente difficoltà economica che vivono i lavoratori, nessuno escluso -, almeno in quest’occasione, di riconoscere gli aumenti a tutti senza distinzione. Molte aziende, riconoscendo il momento, hanno accolto l’invito e trovato insieme a noi gli strumenti di equilibrio pur di riconoscere gli aumenti. Acciaierie d’Italia, invece, in barba al periodo di difficoltà e senza nemmeno un cenno alle organizzazioni sindacali, ha riassorbito gli aumenti previsti dalla clausola di salvaguardia del contratto”, conclude D’Aló. 

La logistica, che vale il 16 per cento del Pil nazionale, chiede al Governo di salvare gli incentivi “Mare Bonus” per il 2022,  aumentare la dotazione per i prossimi anni, potenziare le infrastrutture e tutelare la concorrenza nei porti. Obiettivo, premiare la via marittima rispetto a quella terrestre. “Fortunatamente l’Europa ha dato la possibilità all’Italia di poter confermare gli incentivi sino al 2026 ma c’é il rischio che si perda un pò il 2022” ha detto a margine della convention di Alis il presidente e armatore Guido Grimaldi (Alis è l’associazione della logistica e dell’intermodalità sostenibile). Sono, per il 2022, 20 milioni “per tutta l’intermodalità marittima ed è un qualcosa che assolutamente non va perso”, ha spiegato Grimaldi. Poi, accanto ai fondi dell’anno scorso, ci sono le risorse sino al 2026, “ragioniamo di una ventina di milioni per ogni anno”. “Il momento è delicato - ha rilevato Grimaldi - e bisogna cercare di decongestionare le autostrade. C’é un aumento del costo via strade molto importante, bisogna essere competitivi con le vie del mare. E visto che c’é una tassazione, l’ETS, che entrerà nel 2024, che io chiamo ipertassazione, andrebbe dato un minimo contributo a ciò che sarà veicolato su mare”. Sono contributi importanti ma “non quello - ha sostenuto Grimaldi - che noi richiediamo in considerazione dei milioni di camion che togliamo ogni anno dalle autostrade. Gli italiani, grazie all’intermodalità, risparmiano circa 7 miliardi di euro”.  Secondo l’armatore Grimaldi, “la Puglia ha fatto un lavoro straordinario con i porti, Bari e Brindisi crescono a doppia cifra.  Brindisi grazie a buoni spazi e infrastrutture e Bari con una buonissima organizzazione che compensa gli spazi non grandi e importanti rispetto a Brindisi. Taranto? Ha una vocazione molto diversa dai porti di Bari e Brindisi. Meno intermodalità, è un porto più per merci alla rinfusa e probabilmente per un’attività di contenitori. Bari e Brindisi sono più porti turistici, autostrade del mare, crociere, come anche Taranto ora. Ma Taranto assolutamente può crescere”. “I problemi sono nella parte nord del Paese - ha sottolineato Grimaldi -. Dovremmo avere un’infrastruttura che permetta agli armatori di poter crescere, invece i porti sono abbastanza congestionati”. “Riteniamo che le infrastrutture marittime debbano essere maggiormente supportate e visto che molti porti in Italia non hanno la possibilità di crescere per varie situazioni, bisogna allargarsi verso il mare. Ci sono delle operazioni che andrebbero fatte in modo celere”, ha concluso Grimaldi. 

La comunicazione ufficiale è arrivata quasi alla vigilia dello sciopero di domani. Il ministero del Lavoro ha autorizzato ad Acciaierie d’Italia, ex Ilva, la prosecuzione della cassa integrazione per 2.500 dipendenti a Taranto. È in continuità con quella finita il 19 giugno e andrà avanti sino a fine anno. La proroga avviene grazie ad un articolo inserito nel recente decreto legge sulla Pubblica amministrazione relativo a tutte le imprese ritenute strategiche, e con più di 1.000 addetti, che lo scorso anno non sono riuscite terminare le rispettive ristrutturazioni industriali. La retroattività della decorrenza della cassa integrazione è stata una questione sollevata dai sindacati, i quali giorni fa hanno contestato all’ex Ilva il fatto di aver continuato a sospendere dal lavoro i propri dipendenti prima che la stessa cassa fosse autorizzata e di aver applicato in automatico le decurtazioni retributive. 

 

I 2.500 dipendenti del siderurgico (numero massimo) erano già in cassa lo scorso anno e continueranno a restarci per quest’anno. Questo numero è relativo al 2022 e al 2023, ma in realta è da luglio 2019, pochi mesi dopo il suo arrivo come ArcelorMittal Italia, che l’azienda ha in piedi la cassa a Taranto e da allora non l’ha mai interrotta. Ecco, dunque, una delle ragioni dello sciopero di domani indetto dalle sigle Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm.

    È l’area Centro-Sud del Paese che protesta mentre nelle fabbriche del Nord si è scioperato venerdì scorso. Per l’ex Ilva l’astensione sarà nelle ultime quattro ore del primo e secondo turno e per le intere otto ore del terzo. Previsto un presidio di protesta sotto la Prefettura. In un documento dei vertici sindacali dei metalmeccanici si dice che “la siderurgia continua a essere tra i settori strategici per la nostra economia. Soffre però da diversi anni difficoltà consistenti con 20 mila posti a rischio peggiorate dal caro energia, dalla mancanza di materie prime e dal dumping incontrollato delle importazioni”. “Le criticità attuali - affermano le tre sigle - si sommano con le scelte mai realizzate, come il tanto promesso piano nazionale della siderurgia e con le scelte sbagliate dei vari Governi che si sono succeduti negli anni”. 

Pagina 12 di 140