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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1907)

La protesta degli autotrasportatori per conto di Eni è pronta a deflagare dopo un periodo di tregua armata. La decisione è scaturita all'indomani dell'incontro che gli autotrasportatori, riuniti sotto la sigla consortile Lts, hanno avuto con il segretario provinciale di Trasportounito-Fiap, Biagio Provenzale, al quale hanno espresso la propria preoccupazione in merito alle possibili modalità di affidamento contrattuale dei servizi di autotrasporto conto terzi.

Ciò che gli autotrasportatori denunciano è l'impiego da parte di Eni di imprese estranee al territorio ionico che rendono risicate le commesse disponibili. Un fatto, questo, che va in controtendenza con quelli che sono gli accordi raggiunti la scorsa estate tra azienda, sindacati e autotrasportatori in Prefettura.

Come è noto, la vertenza Eni Spa è culminata con una manifestazione di protesta durata una decina di giornate, nel corso delle quali gli autotrasportatori manifestavano con le loro autocisterne, impegnando l’area antistante gli ingressi della raffineria di Taranto e parte della S.S. 106, il dissenso all’affidamento di una quota rilevante del traffico Eni a due vettori non locali:  G&A Spa (gruppo Gavio/Agogliati) di Alessandria e BT Trasporti (gruppo Bertani/Turriziani) di Roma, multinazionali dell’autotrasporto specializzate nel settore.
Al termine di quella vicenda (9 giugno 2014), grazie ad una complessa concertazione che ha visto coinvolte imprese, Istituzioni locali e sindacati, veniva condivisa - in sede prefettizia - la seguente ripartizione dei traffici: 50% in favore delle strutture societarie costituenti il consorzio di secondo grado Lts; il restante 50% affidato a G&A Spa e BT Trasporti, con l’impegno – assunto da questi ultimi – di salvaguardare aziende locali e livelli occupazionali, “ribaltando” metà delle quote da loro acquisite (quindi il 25% delle commesse disponibili sul territorio) ai vettori locali, in subvezione. 
Ora, a far proclamare agli autotrasportatori lo stato di agitazione è stato il ritardo di Eni Spa nel fornire indicazioni univoche atte a risolvere definitivamente la controversia considerate, altresì, le gravissime condizioni dell’autotrasporto locale impegnato con le varie committenze (Tct Spa, Cementir, Ilva Spa).
"L’auspicio - commenta Biagio Provenzale-è quello di ottenere risposte univoche, privilegiando nell’immediato, il dialogo con le Istituzioni locali ed i committenti di riferimento riservandosi, in caso contrario, di intraprendere, a tutela dei legittimi interessi rappresentati, - conclude - tutte le azioni e le misure esperibili di carattere sindacale, nei termini e con le modalità che saranno preventivamente rese note".
 
 

 

Si è concluso l’incontro in Confindustria tra sindacati e vertici della Natuzzi sul piano industriale dell’azienda, che inizialmente prevedeva l’esubero per 1.380 lavoratori e lavoratrici.

Dopo sei mesi di trattative, oggi per il sito produttivo arrivano le prime buone notizie, con la decisione condivisa di percorrere la strada del contratto di solidarietà , da sempre sostenuta da Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil  per consentire il riassorbimento degli esuberi. E così è stato  “da 900 dipendenti (su un totale di 1.909) previsti dal piano industriale, si è  giunti ad un numero di 1.500 lavoratori in solidarietà, di cui 1.400 da subito e altri 100 con gradualità entro il 2017, recuperando così 600  lavoratori dalla Cigs” spiegano in una nota le segreterie nazionali dei sindacati, che proseguono “altri 100 lavoratori saranno collocati in nuove società create sul territorio entro il 2015. Per i 309 lavoratori rimanenti, proseguirà   la ricerca di nuove aziende, così come previsto dall’accordo di programma. Per questi lavoratori è prevista la Cigs a zero ore con possibilità  di accedere alla mobilità volontaria con  incentivi.” Tutto ciò sarà   accompagnato da un forte piano di investimenti, 5 milioni di euro entro maggio 2015, “con  nuove linee produttive e una complessiva riorganizzazione, al fine di migliorare la competitività  . Ulteriori investimenti verranno finalizzati alla formazione del personale” proseguono Feneal Filca Fillea “inoltre è previsto un intervento sul contenimento del costo del lavoro, attraverso il salario accessorio, limitato alla durata del piano industriale, che si conclude nel 2018.” Previsto inoltre il coinvolgimento delle Rsu e delle organizzazioni sindacali per monitorare gli investimenti e la riorganizzazione per ogni singolo stabilimento, e la costituzione di una commissione nazionale  per la verifica delle strategie complessive del gruppo Natuzzi “ora la parola passerà ai lavoratori per il giudizio sull’ipotesi di accordo. Al via da subito le assemblee” concludono i sindacati.

Il TAR Puglia Lecce, Sez. I con Dispositivo di Sentenza n. 74/2015, depositato in data 09.01.2015 - definitivamente pronunciando - ha respinto, per le ragioni che saranno esposte in motivazione, il ricorso proposto da C.C.C. Cantieri Costruzioni Cemento S.p.A., Matarrese S.r.l. ed Ing. Gianluca Loliva, avverso i provvedimenti dell´Autorità Portuale di Taranto recanti l´annullamento d´ufficio dell´aggiudicazione precedentemente disposta nei confronti del costituendo RTI C.C.C. Cantieri Costruzioni Cemento S.p.A./Salvatore Matarrese S.p.A./Icotekne S.p.A. e l´aggiudicazione definitiva nei confronti del costituendo RTI Consorzio Stabile Grandi Lavori S.r.l./Impresa Ottomano Ing. Carmine S.r.l./Favellato Claudio S.p.A. della procedura ristretta accelerata per l´affidamento dell´appalto integrato per l´esecuzione dell´intervento denominato "Progettazione esecutiva, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e realizzazione dei Lavori di Riqualificazione del Molo Polisettoriale - Ammodernamento della banchina di ormeggio" .

Pertanto non sussistono, al momento, impedimenti di natura giudiziaria che possano ostacolare il regolare svolgimento dei succitati lavori già in corso di esecuzione al Molo Polisettoriale.

 

  Giovanni Battafarano rilegge per noi  Thomas Piketty, Il Capitale nel XXI Secolo, Bompiani Milano, 2014.         

  

 

Quanto capitalismo può sopportare il sistema democratico? E’ il tema di fondo dell’evento editoriale dell’anno, (THOMAS PIKETTY, Il capitale nel XXI secolo, Bompiani, Milano, 2014). Piketty, giovane economista francese, lodato da due Premi Nobel per l’economia come Stiglitz e Krugman,  prende in esame il tema della disuguaglianza  nel corso degli ultimi due secoli, analizzando i dati di archivio, a partire da quelli di Francia e  Regno Unito, ma attingendo anche alla grande letteratura del primo Ottocento.

   Senza la pretesa di dar conto del contenuto di un libro di oltre 900 pagine, approfondiamo  il filo conduttore dell’imponente ricerca. Nella prima metà del XIX secolo, il peso dell’eredità nella ricchezza prevale di gran lunga rispetto anche al più qualificato reddito da lavoro. In Papà Goriot di Balzac, Vautrin consiglia al giovane ambizioso Rastignac di sposare la ricca ereditiera Victorine piuttosto che puntare alla carriera di avvocato. La ricchezza dell’epoca è essenzialmente rendita fondiaria e titoli di Stato, si rivaluta annualmente del 5% , è alimentata anche dagli attivi coloniali e può contare su una tassazione inesistente o comunque molto bassa. La crescita della disuguaglianza si mantiene per tutto il secolo XIX  e il primo decennio del  secolo successivo: l’Europa, in particolare Francia e Regno Unito, costituiscono l’area maggiore della disuguaglianza, mentre gli Stati Uniti, dove l’incidenza delle eredità è meno forte, rimangono più fedeli ai valori egualitari dei Padri Fondatori.

   Le guerre mondiali, con il tragico carico di morte e distruzione, il dilatarsi del debito pubblico e la  crisi del 1929-30, riducono la disuguaglianza e spingono gli Stati ad introdurre l’imposta progressiva sul patrimonio e l’imposta di successione. Durante il new deal di Roosevelt negli anni Trenta e immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale, la tassazione sui redditi alti o altissimi raggiunge livelli anche del 50, 70, 80%. Nei Trenta gloriosi (1945-1975), inoltre,  si consolida lo Stato sociale, si afferma il ruolo pubblico nell’economia, si realizza una forte redistribuzione dei redditi a favore dei ceti popolari, si consolida la tassazione progressiva,  si determina una riduzione delle disuguaglianze. In altre parole, si attua un compromesso alto tra capitalismo, democrazia, lavoro.

   Verso la fine degli anni Settanta, comincia la controffensiva delle forze conservatrici. La scuola austriaca (Hayek, Mises, Shumpeter) e quella monetarista di Chicago (Milton Friedman) e , a livello politico, la Thatcher e Reagan, sostengono che lo Stato sociale determina un sovraccarico della domanda; che l’economia deve essere libera da lacci e lacciuoli; che la crisi degli anni Trenta andava affrontava con opportune politiche monetarie, senza metter in piedi un costoso intervento pubblico. La conseguenza di tale impostazione è l’indebolimento  del ruolo dello Stato con l’ondata delle privatizzazioni e la forte riduzione della tassazione sui redditi più alti: dall’80% di Roosevelt si scende al 35% dei Bush; gli Usa accantonano l’egualitarismo dei padri fondatori e diventano, insieme con il Regno Unito, il Paese  del massimo della disuguaglianza, anche perché il più disponibile verso una sorta di estremismo meritocratico: le retribuzioni dei top manager, insieme con il fenomeno delle stock options, determinano la rapida ascesa di un nuovo ceto di ricchi professionali. Nel 1968, l’amministratore delegato della General Motors portava a casa circa sessantasei volte più di quello che guadagnava il normale operaio alle sue dipendenze, oggi l’amministratore delegato di Walmart guadagna novecento volte quello che prende il suo operaio medio. Il Rastignac di oggi, oltre che sposare la ricca ereditiera, potrebbe scalare la società con una fortunata carriera manageriale. Ciò che avviene nei Paesi anglosassoni, si verifica in forma attenuata anche nei Paesi europei e in Giappone: l’imposta progressiva sul reddito o sul capitale scompare o si attenua molto, ritorna la tassazione proporzionale (flat tax), la disuguaglianza torna ad impennarsi. La rinuncia degli Stati ad una efficace ed equa politica fiscale determina il formarsi di imponenti debiti pubblici: piuttosto che far pagare le tasse, gli Stati si accollano debiti elevati, che richiedono il pagamento di interessi  elevati. La crescita smisurata dei patrimoni diventa non solo un problema sociale ed etico, ma anche economico. Troppo capitalismo soffoca il capitalismo e determina una stasi nello sviluppo; una crescita debole accentua a sua volta la crescita delle disuguaglianze.

   Di fronte a questa involuzione dell’economia della globalizzazione, la proposta di Piketty è chiara. Occorre un nuovo compromesso tra capitalismo, democrazia, lavoro basato su: imposta progressiva sul capitale, sul reddito, sulle successioni, possibilmente su scala internazionale, o almeno europea; scambio automatico   delle informazioni bancarie internazionali; dichiarazioni fiscali precompilate; catasto aggiornato ai valori di mercato di tutte le forme di capitale, immobiliare e finanziario. La progressività potrebbe partire dall’ 0,1% sulla proprietà più piccola al 1% per il capitale superiore a un milione di euro; al 2% sopra i 5 milioni e così via. Una scelta trasparente che evita sia il rischioso ricorso all’inflazione sia un ulteriore indebitamento. Quanto all’Europa, la politica di austerità ha fatto fallimento, l’area euro arranca, la crescita è sempre più lontana. Non basta l’unione monetaria, occorre coordinare le politiche fiscali evitando la concorrenza  al ribasso per attrarre i capitali e dare una rappresentanza democratica all’area euro, che deve decidere le scelte coraggiose da attuare per uscire dalla crisi e rilanciare il processo di unità europeo.  Le nuove entrate pubbliche serviranno per implementare le politiche  per la formazione e  avviare una riconversione ecologica dell’economia europea.

   Il libro di Piketty è uno straordinario inventario di analisi e proposte. Ha il merito di offrire un’alternativa scientifica e non ideologica al declinante, ma sempre potente modello neoliberista. Se si vuole salvare l’economia di mercato, occorre guardarsi dagli eccessi del capitalismo globalizzato e intervenire decisamente contro la disuguaglianza. La rinunzia alla riforma del capitalismo rischia di portare le democrazie occidentali in un vicolo cieco.

 


 

Confcommercio, rappresentata e difesa dall’avv. Giuseppe Misserini, chiede, sostenendone l’inammissibilità e l’infondatezza,  che sia rigettato il ricorso presentato dalle due società facenti capo al gruppo Auchan, in data  22 dicembre 2014.

Il giudizio promosso dalle Gallerie commerciali Italia S.p.A. e Due Mari S.r.L., contro il Comune di Taranto attiene  l’annullamento dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale del 12  dicembre scorso avente oggetto “atto di indirizzo per non procedere alla redazione del Piano Particolareggiato in località Cimino sottozona 32 del vigente PGR” e degli atti e procedimenti precedenti del Comune di Taranto contrari alla redazione del PP Cimino.

Confcommercio interviene in tale giudizio, a sostegno delle ragioni del Comune di Taranto, sottolineando l’ammissibilità dell’intervento ad opponendum, in quanto portatrice di un interesse collettivo (le imprese del commercio del territorio comunale).  In merito ai sette motivi del ricorso presentato dalle società del Gruppo francese, il legale rappresentante della Confcommercio ne dimostra punto per punto la infondatezza,   sostenendo tra le varie  motivazioni la competenza del Consiglio Comunale (contestata dai ricorrenti) ad esprimersi ogni qualvolta si debbano tracciare le linee programmatiche dell’Ente in materia urbanistica in vista di un buon governo del territorio, onde eventualmente provvedere alla formazione dello strumento urbanistico generale. In sostanza il Consiglio Comunale non può essere chiamato esclusivamente ad approvare un piano urbanistico – sia esso di primo o secondo livello- in quanto la sua competenza si riferisce ad ogni aspetto della materia urbanistica al fine di garantire l’ omogeneo sviluppo del tessuto urbano.

Il ricorso presentato da Confcommercioè dunque la naturale prosecuzione di un percorso tracciato già da tempo dall’Associazione,  contraddistinto dal fermo convincimento di dover sostenere le politiche pubbliche di gestione del territorio in favore della valorizzazione e rigenerazione dei sistemi urbani, finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, socio-economiche e culturali. Obiettivi con i quali è evidente il contrasto con il  Piano Particolareggiato che si voleva far passare.   


Lettera dell'Arcivescovo Mons. Filippo Santoro ai dipendenti. (Nella pagina sanità una nota del nuovo Presidente Mons. Semeraro)

 

 

A mezzo di “lettera aperta” alcuni del personale della “Cittadella della Carità” hanno rivolto all’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, un accorato appello per i delicati passaggi che stanno avvenendo all’interno della struttura che per volere esplicito, interessamento e impiego di risorse di monsignor Santoro ritorna nella gestione diocesana tarantina, dopo quella dell’associazione facente capo al San Raffaele di Milano. In allegato la risposta che don Filippo ha inviato ai firmatari della lettera. 

 

 

Vi ringrazio per la vostra lettera e vi esprimo la mia vicinanza. In questi giorni, come sicuramente ne siete a conoscenza, l’Associazione Monte Tabor, che dirigeva la “San Raffaele - Cittadella della Carità”, ha consegnato ufficialmente alla Diocesi di Taranto la “Cittadella della Carità”. Inutile dire che la soluzione più semplice sarebbe stata quella di consegnarla, a nostra volta, ad un gruppo più potente e più sano nel complicato ambito della santità ed evitare questa considerevole fatica, visto che come Diocesi non avevamo contribuito noi a giungere all’attuale situazione. Ma, per amore all’opera di Mons. Motolese e di tanti tarantini e per conservare gli attuali livelli occupazionali, ho accolto questo gravoso impegno. Mi spinge anche a rilanciare “La Cittadella” l’insistenza di Papa Francesco sui più poveri e sui più deboli ed il mio desiderio di essere vicino ai bisogni della nostra città di Taranto.

Aver messo al vertice del CdA della “Cittadella della Carità” due sacerdoti, validi esponenti della nostra arcidiocesi, Mons. Semeraro e Mons. Tagliente, vuole essere indice di un interessamento fattivo, soprattutto in direzione della continuità secondo il cuore e l'intelligenza dell'amato Mons. Motolese, mio venerato predecessore.

È naturale che ogni cambiamento possa generare apprensioni, ma posso garantire che sono cambiamenti indispensabili nella situazione in cui ci troviamo. Occorre il contributo di tutti così come la competenza peculiare di qualcuno capace lavorare con frutto e rendere efficace il rapporto con le istituzioni, in primis con la Regione Puglia.

Vi invito per questo alla fiducia e alla massima trasparenza nel confronto e nel dialogo, cosa che mi avete manifestato con grande rispetto e riguardo.

Resta chiaro che questa nuova stagione della “Cittadella della Carità”, che comincia nei venti avversi dell’incertezza della crisi economica, viene segnata dalla volontà di voler preservare i posti di lavoro, di salvare un’opera-segno della nostra Taranto come anche procedere nella via dell’eccellenza così come l’indimenticato don Guglielmo ha trasmesso a tutti noi.

Il mio saluto e la mia benedizione.

 

Mons. Filippo Santoro

Arcivescovo



“Il decreto 'Salva Ilva' è  un colpo letale per Taranto, per la sua popolazione, per l’ambiente, per l’economia dell’area e soprattutto per i lavoratori. Un decreto che vuole salvare a ogni costo l’acciaieria, concedendo impunità ai responsabili, derogando alle normative ambientali e ignorando completamente la procedura d'infrazione e le direttive Ue, come quella che impone la sospensione dell'esercizio degli impianti pericolosi. Il tutto senza alcuna reale copertura finanziaria”. Lo dice l'eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Rosa D'Amato, che aggiunge: "Il 'Salva Ilva' attribuisce al governo un nuovo potere, consentendogli di decidere quali soggetti possono godere dell’immunità alle leggi. Mentre la direttiva europea sulla responsabilità ambientale - prosegue - impone in tutti i paesi membri il principio del 'chi inquina paga', nel Far West italiano, l’inquinamento provocato dai privati deve essere bonificato a spese dei cittadini. Sempre ammesso che le bonifiche e gli interventi siano realizzati e che tale obbligo non rimanga lettera morta".

D'Amato punta il dito contro la mancanza di risorse per attuare tali interventi: "Il governo fa fatica a recuperare le somme sequestrate e in più, nel 'Salva Ilva', si promettono azioni in ambito portuale, culturale e sanitario, specificando però che da queste azioni 'non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica'. Come saranno quindi finanziati gli interventi?".  

Per l'eurodeputata, "il Salva Ilva tutela solo i responsabili del dramma di Taranto e condanna i lavoratori alla disoccupazione di lunga durata. Basti guardare - spiega - al condono tombale dai reati di bancarotta nascosto tra le more delle immunità concesse dal decreto. E al fatto che il commissario potrà realizzare la vendita in 'trattativa privata', consentendo alla nuova eventuale  gestione di garantire 'adeguati' livelli occupazionali e non più la 'conservazione' dei livelli occupazionali".

 

"Il disegno è chiaro: una bancarotta a cui seguiranno licenziamenti. E senza nessun colpevole. I bambini di Taranto non si salveranno con questo decreto - conclude D'Amato - ma applicando le leggi che già ci sono: obbligando chi inquina a pagare, punendo i responsabili, fermando le fonti inquinanti, avviando una bonifica reale e un progetto concreto di salvataggio della città attraverso la valorizzazione delle vocazioni di Taranto: il turismo e la cultura".  

 

NOTA DI BIAGIO PROVENZALE SEGRETARIO PROVINCIALE TRASPORTOUNITO FIAP

 

Una rappresentanza di imprese del settore trasporti e movimento terra della provincia ionica si è  riunita nella mattinata di sabato ventisette dicembre alla presenza del Consiglio direttivo dell’Associazione Trasportounito-Fiap Provincia di Taranto, per esprimere forte preoccupazione in merito all’ipotesi – concreta – della loro esclusione ingiustificata dall’affidamento delle commesse di trasporto da qui a breve disponibili sul territorio.

Tale preoccupazione scaturisce in primo luogo dall’imminente scadenza di contratti di trasporto sinora affidati a vettori non residenti da parte di alcuni primari committenti, aventi ad oggetto i traffici da/per Taranto. Secondariamente, dall’avvio della cantierizzazione delle opere di riqualificazione in ambito portuale e dall’eventuale affidamento di una parte rilevante delle commesse di  trasporto alleaziende esterne.

Senza voler discriminare le aziende non residenti, i cui interessi sono meritevoli di analoga tutela nelle opportune sedi, appare incensurabile che in un momento di vera e propria “vertenza autotrasporto Taranto”(ILVA, ENI, EVERGREEN) sia attribuita – a parità di requisiti – priorità agli interessi portati dalle aziende del territorio ionico; aziende storiche, spesso tramandate di padre in figlio, specializzate nel settore in argomento.

Le imprese lamentano inoltre il crescente fenomeno dell’abusivismo: una minoranza di soggetti capaci di acquisire una quota rilevante del mercato locale, operando nell’inosservanza di qualsivoglia normativa o autorizzazione richiesta per legge, ed obbligando gli imprenditori “regolari” ad optare tra un ribasso scellerato delle tariffe di trasporto o, alternativamente, per il licenziamento dei propri dipendenti e la cessazione di ogni attività.

L’auspicio è quello di individuare soluzioni condivise con le Istituzioni locali ed i committenti di riferimento, già a far data dalla prima settimana del 2015. In caso contrario, ci si riserva di intraprendere, a tutela dei legittimi interessi rappresentati, tutte le azioni e le misure esperibili di carattere sindacale, nei termini e con le modalità che saranno preventivamente rese note.

 

 

 


 

 

PRIMI PASSI DEL PROGETTO - LA SPIAGGIA É AGORA'.

Cominicazione di Vittoria Cinzia Cardone – Presidente Retemicroimprese Taranto  e Antonio De Padova – Presidente Retemicroimprese.

 

Consorzio Athena ha sottoscritto in questi giorni un protocollo d'intesa con la proprietà dei parcheggi dell'isola amministrativa del Comune di Taranto località "La Spiaggetta". L'intento è quello di concretizzare un primo progetto all'interno del programma di interventi "La Spiaggia é Agorà".

Si tratta della gestione, per il prossimo periodo estivo, dei parcheggi autorizzati da parte di un primo gruppo di giovani e di donne che il Consorzio Athena intende coinvolgere all'interno del progetto che parteciperà al Bando N.I.D.I. – Nuove Iniziative D’Impresa della Regione Puglia.

Il progetto sarà presentato giovedi 22 gennaio 2015 alle ore 16,30 presso la Tenuta del Barco. – Marina di Pulsano – Coordinate GPS: Latitudine 40.35453, Longitudine 17.42772.

Pertanto, i giovani, nella fascia di età 18-35 anni, interessati al progetto, sono invitati a partecipare portando con sé copia di un documento di identità ed un proprio curriculum vitae con l’indicazione di un contatto telefonico e di un indirizzo di posta elettronica.

"La Spiaggia è Agorà" è un programma di interventi pensato per i giovani che saranno impegnati in un’opera di valorizzazione del paesaggio costiero articolato nelle seguenti iniziative:

a) realizzazione di un itinerario naturalistico;

b) itinerari subacquei;

c) valorizzazione e gestione integrata delle risorse ambientali e culturali esistenti;

d) visite ed escursioni a piedi e/o in bicicletta;

e) degustazioni delle produzioni locali presso masserie e frantoi ipogei;

f) attività di formazione continua finalizzata alla cooperazione tra strutture ricettive, gli enti di gestione dei beni ambientali e culturali, le imprese in genere; 

g) Prodotto-servizio ecoturistico: attivazione di forme di commercializzazione unica dei servizi finalizzati alla conoscenza dei beni culturali ed ambientali del territorio circostante (Alberobello, Castellana Grotte, Lecce, Matera);

h) reti creative;

i) interventi strutturali:

 centri di visita;

 strutture di accoglienza;

 sistemazione boschiva e parcheggi;

j) allestimento di un giardino botanico dunale;

k) percorso museale.

L’obiettivo è quello di promuovere nel territorio una nuova prospettiva configurando il paesaggio quale volàno di crescita. La cura delle bellezze paesaggistiche potenzia l’identificazione con la propria terra, con la sua storia e la sua cultura, da cui consegue un maggiore attaccamento ed un migliore rapporto fondato sul rispetto e sulla tutela delle risorse ambientali e della biodiversità. Si tratta quindi di un’azione che incide non solo sulla valorizzazione di una delle più belle zone dell’intera area ionica, ma anche sul suo sviluppo economico, grazie al rilancio turistico, oltre che sulla definizione di una nuova dimensione culturale.

Nell’incontro di giovedì 22 gennaio saranno definiti anche i dettagli del corso: "Operatore Tecnico Subacqueo" e sull'attività formativa del progetto "Cinema é Industria", le altre opportunità, per l’intero contesto, di fronteggiare le difficoltà economico-produttive endemiche, esacerbate dalle difficoltà create dall’attuale situazione di crisi, puntando sulle risorse naturali, storiche e culturali.

Pertanto, speriamo vivamente che i giovani rispondano in tanti a questo appello in quanto l’incontro rappresenta l’avvio della realizzazione di un modello complesso di sviluppo ispirato dalla risorsa mare.

 

Per info Retemicroimprese Via Principe Amedeo, 46 - 74123 Taranto Tel. 099-9943059; e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ; sito internet: www.reteathena/retemicroimprese



La crisi morde e non dà tregua. Si vive con  incertezza e paura questo Natale nelle case dei 9 lavoratori dipendenti della Carmed Italia, gestore del magazzino di temporanea custodia doganale  del TCT, e  agente portuale delle navi del gruppo Evergreen Marine Corporation/Italia Marittima.  Un'incertezza che li ha spinti a scrivere una lettera al presidente dell'Autorità portuale Sergio Prete.  I lavoratori, dopo aver appreso dall'azienda che intende avviare le procedure per una drastica riduzione del personale a causa della mancanza di commesse, chiedono a Prete di sensibilizzare Istituzioni e società  coinvolte nell’utilizzo del Molo polisettoriale affinchè  venga assicurata una prospettiva lavorativa certa, una volta che i lavori di ammodernamento dello stesso, saranno terminati.

Ecco, di seguito, il testo integrale della missiva

Il dirottamento delle navi Evergreen verso il porto di Pireo e la chiusura del Terminal contenitori  per via dei lavori di ammodernamento della banchina del Molo Polisettoriale hanno messo a repentaglio il futuro non solo dei lavoratori di Taranto Container Terminal (TCT) ma anche di quelli dell’indotto.

Tra questi figurano anche i 9 dipendenti dell’agenzia marittima Carmed Italia srl, ai quali l’azienda ha comunicato nei giorni scorsi, di voler avviare le procedure per una drastica riduzione del personale. Tale decisione è stata motivata con la quasi totale assenza di commesse. La Carmed Italia era infatti, il gestore del magazzino di temporanea custodia doganale  del TCT, e  l’agente portuale delle navi del gruppo Evergreen Marine Corporation/Italia Marittima che, come è noto, da alcune settimane hanno cessato di scalare il porto di Taranto.  

Il futuro appare dunque drammatico non solo per gli scriventi ma anche per i colleghi di altre agenzie marittime, case di spedizione ed imprese di trasporto. Gli ammortizzatori sociali attualmente in essere non consentono infatti a piccole realtà aziendali come la Carmed Italia di garantire una forma alternativa di reddito che si prolunghi fino al marzo/giugno 2016, periodo in cui si stima siano completati i lavori di riqualificazione ed adeguamento della banchina del Molo polisettoriale ed  il relativo dragaggio dei fondali.

Scopo della presente è la richiesta di un incontro con il presidente Sergio Prete per manifestare la nostra preoccupazione ed  approfondire i temi di cui sopra. Ci  preme soprattutto fare chiarezza sul cronoprogramma dei lavori da cui, al momento, dipende il futuro  dei dipendenti della Carmed Italia e di  tutte le aziende dell’indotto.

Per gli scriventi sarebbe opportuno che il presidente dell’Autorità portuale richiedesse  a tutte le società coinvolte, dal vettore al terminalista, di farsi carico delle responsabilità di assicurare a tutti i lavoratori, compresi quelli dell’indotto, una prospettiva lavorativa certa, una volta che i lavori di ammodernamento dell’intero Molo polisettoriale, o meglio ancora di una porzione dello stesso, saranno terminati.   

Nel frattempo sarebbe altresì necessario che l’Autorità portuale, insieme a tutte le altre Istituzioni e rappresentanze sociali,  si adoperi al massimo per sensibilizzare il vettore Evergreen a mantenere il regolare collegamento feeder con il porto di Pireo,   paventato nelle settimane scorse ma del quale al momento non vi è alcuna certezza. Ovviamente l’avvio di tale servizio di feederaggio  non risolverebbe la crisi della Carmed Italia e di tutte le altre aziende dell’indotto che si trovano in uno stato di altrettanta sofferenza, ma sarebbe un segnale inequivocabile che la compagnia di navigazione taiwanese crede ancora nelle potenzialità del porto di Taranto.

Sul piano istituzionale, alla luce dell’annuncio più volte ribadito dal Primo Ministro Matteo Renzi di voler approntare un decreto che riguardi non solo l’ILVA ma anche il porto di Taranto, è altrettanto importante che il Governo, per il tramite dell’Autorità portuale e delle altre istituzioni locali, comprenda che la crisi non coinvolge solo TCT ma l’intero scalo portuale e che, pertanto, ammortizzatori sociali ad hoc vengano emanati affinché tutte  le aziende  possano riprendere, una volta completate le infrastrutture previste e ripristinati i traffici containerizzati, le loro normali attività.

Per i dipendenti della Carmed Italia (Tullio Bovino, Anna Di Francesco, Antonio D’Elia, Roberta D’Elia, Agostino Langellotti, Luca Latte, Antonio Napolitano, Giovanni Sicilia, Simona Strazzeri)

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