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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1935)

Continua il  ciclo di incontri, dibattiti e seminari a cura di Confcommercio  nei comuni del territorio provincialeincentrati sulle tematiche inerenti il commercio di prossimità e le aree urbane del commercio.

 

“Il futuro delle imprese, tra nuovi incentivi e tutela della prossimità” è l’appuntamento di domani mercoledì 5 giugno -  a Crispiano organizzato dal Confidi Confcommercio Puglia, Sistema Impresa, Confcommercio Taranto in collaborazione con l\'Amministrazione comunale. 

 

Un\'occasione inoltre  per parlare delle misure di finanza agevolata di contrasto alla desertificazione commerciale e del Minipia, il nuovo bando della Regione Puglia di agevolazione per le micro e le piccole imprese. Misura appartenente alla programmazione regionale 2021/27  difinanza agevolata a supporto delle   imprese nel processo  di innovazione tecnologica ed industriale, digitalizzazione e transizione energetica ed ambientale e che agevola gli interventi nel commercio e nei servizi. 

 

“La desertificazione commerciale – afferma il sindaco Luca Lopomo- rappresenta un fenomeno preoccupante che colpisce molte città italiane, percepito maggiormente nei piccoli Comuni, e molto visibile nei centri delle città piùgrandi. Negozi che chiudono, saracinesche abbassate, centri storici vuoti: un panorama desolante che impoverisce il tessuto socio-economico e mina l\'identità stessa dei nostri territori.

Come Sindaco di Crispiano non posso e non voglio rimanere inerme di fronte a questa sfida. La desertificazione commerciale non è un destino ineluttabile, ma un problema da affrontare con determinazione e con un impegno concreto da parte di tutti gli attori in gioco.

Per contrastare questo fenomeno, è necessario un\'azione sinergica che coinvolga l\'amministrazione comunale, le associazioni di categoria, i commercianti e i cittadini.”

Interverranno all’incontro: il sindaco Luca Lopomo, l\'assessore alle Attività produttive Alessandro Saracino, il presidente di Sistema Impresa, Giuseppe Spadafino, il direttore amministrativo del Confidi, Daniele Morciano, il responsabile dell\'Area sindacale Confcommercio Taranto, Mino Malagnini

Coordina l\'incontro il direttore di Confcommercio Taranto, Tullio Mancino

 

Appuntamento alle 15.30 Crispiano Sala Consiliare (P.zza Madonna della Scale) 

 

Cominciano domani le prime visite dei potenziali investitori esteri per l’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Si svolgeranno nelle prime due settimane di giugno. Ad aprire sono gli indiani di Vulcan Steel e di Steel Mont che, con una delegazione unica, visiteranno gli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure. Partono da domani da questi ultimi impianti per essere poi a Taranto, stabilimento principale di AdI, giovedì e venerdì. Nella seconda settimana di giugno gli stessi siti saranno visitati dagli ucraini di Metinvest.

Vulcan Steel - che fa parte del gruppo Jindal, anch’esso indiano -, Steel Mont e Metinvest sono infatti i gruppi che già alcuni mesi fa hanno manifestato il loro interesse per l’ex Ilva. In verità, tra i potenziali interessati ci sarebbe anche Arvedi, ma per il momento non risultano visite programmate da parte del gruppo di Cremona. Probabile che siano calendarizzate successivamente.

Le visite degli operatori siderurgici sono preliminari all’avvio da luglio delle procedure di assegnazione degli impianti, come dichiarato dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso. “Obiettivo della terna commissariale non è quello di fare gestione industriale e sostituirsi agli imprenditori, ma cercare, nel più breve tempo possibile, un interesse, da concretizzare, di investitori nazionali ed esteri riguardo gli asset”, ha dichiarato Giancarlo Quaranta, uno dei commissari di AdI.

Ma chi sono i potenziali interessati ad Acciaierie? Vulcan Steel fa parte del gruppo Jindal ed è stata fondata come realtà votata alla produzione di acciaio verde, grazie a un innovativo impianto in Oman da 5 milioni di tonnellate, alimentato a preridotto e a energie rinnovabili. Qualche giorno fa, al Danieli Innovaction Meeting, Vulcan Steel ha detto che quello dell’Oman sarà il più grande impianto del Medio Oriente. Coinvolti nell’operazione fornitori italiani ed europei e d’altra parte il gruppo già si appoggia alle collaborazioni di Danieli, Tenova, Tec hint, Fimi, Ibar, Pomini, Cimprogetti e Sideridraulic. 

 Steel Mont, invece, è una società di trading la cui attività principale consiste nel commercio internazionale di materie prime, nel trasporto marittimo, nella finanza commerciale e nei progetti \'chiavi in mano\'. È presente nei settori dell’acciaio, del carbone, del coke, delle materie prime e di altri prodotti. La produzione di acciaio riconducibile a Steel Mont è stimata in 4 milioni di tonnellate nel 2024.

L’investitore più noto è Metinvest, il gruppo ucraino a cui fanno capo le acciaierie di Azovstal a Mariupol, bombardate dai russi, e che sull’ex Ilva ha manifestato interesse già da qualche mese. Metinvest è anche uno degli attuali fornitori di materie prime ad AdI. Consapevole delle criticità finanziarie dell’ex Ilva, Metinvest ha accettato il pagamento differito.

A Metinvest, inoltre, l’ex ad di AdI, Lucia Morselli, ha detto di aver fornito tempo addietro delle bramme di acciaio per compensare la produzione venuta meno in Ucraina a causa della guerra. Insieme a Danieli, Metinvest ha ora messo in cantiere a Piombino, su un’area dello stabilimento Jindal, la costruzione di un forno elettrico. Un investimento da 2 miliardi di euro che darà lavoro a 1.500 persone. 

 

Dopo la crisi della pandemia e i suoi pesanti riflessi sull’industria aeronautica internazionale, con le compagnie e le case costruttrici che hanno dovuto rivedere i loro piani, arriva la crisi del 787 di Boeing. Lo stabilimento di Grottaglie, nel Tarantino, va incontro ad una imminente fermata. Secondo fonti sindacali, potrebbe essere di quattro mesi. Oggi c’è stato un incontro azienda-sindacati in cui si è affrontato il problema. La ragione della fermata risiede nel basso ritiro di fusoliere prodotte a Grottaglie (due sezioni, la centrale e la posteriore centrale) da parte di Boeing, alle prese con una serie di problemi, e l’alto livello di fusoliere prodotte da Leonardo a Grottaglie. Fusoliere stoccate ma non ritirate dal cliente americano. Nel sito pugliese non ci sono più spazi: lo stoccaggio, tra le 40 e 50 fusoliere, è ormai saturo. Di qui la fermata che non si sa se verrà gestita con la cassa integrazione (fu usata nel 2022, quando c’era la crisi generale derivata dal Covid), oppure con altri strumenti. Ci sarà un negoziato a livello nazionale tra sindacati e Leonardo per entrare nel merito della vicenda e decidere come gestirla. Fonti Leonardo affermano che oggi è stata presentata la “situazione congiunturale del sito di Grottaglie legata ai problemi Boeing e al suo nuovo piano produttivo. Questo primo incontro è propedeutico ad individuare in maniera congiunta le opportune misure per gestire l’attuale situazione ed individuare soluzioni funzionali al superamento della monocommittenza”. Infine, la Regione Puglia ha convocato i sindacati su Leonardo per il 15 giugno. 

“Riteniamo sbagliata e irrispettosa la decisione irresponsabile di sospendere le attività e chiediamo all’azienda di valutare altre ipotesi in alternativa alla chiusura”. Lo dichiarano i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm dopo aver appreso la notizia. 

     A Grottaglie lavorano poco meno di 1.000 unità, mentre circa 200 sono i trasfertisti che da Grottaglie, non essendoci lavoro sufficiente, si sono spostati in altri stabilimenti di aerostrutture o di altre divisioni Leonardo. Inoltre, l’indotto del sito del Tarantino mette insieme altri 250 lavoratori. 

I sindacati hanno rilanciato a Leonardo la necessità di “attività di diversificazione” e per quanto riguarda “l’avanzamento delle nuove attività (Vertical, Proteus, Euromale) riteniamo - dicono le sigle metalmeccaniche - che la stessa sia totalmente insoddisfacente per traguardare una vera programmazione di diversificazione produttiva per il superamento della monocommitenza e monocommessa”. I sindacati chiedono quindi “di avviare un negoziato, già a partire dai prossimi giorni, fissando degli incontri in cui si discuta prioritariamente delle prospettive del sito e della gestione della fase contingente. Inoltre, in assenza di una imminente convocazione o qualora non arrivassero risposte soddisfacenti, metteremo in campo le dovute azioni necessarie volte a riportare la strategia aziendale ad una condizione di rispetto nei confronti dei lavoratori e del territorio”. 

I sindacati dicono che l’azienda - rappresentata dai vertici di aerostrutture fra capo delle operazioni e direttore delle risorse umane - ha prospettato le “gravi difficoltà che sta attraversando Boeing che, di fatto, hanno comportato, da marzo a maggio 2024, una differenza di meno otto sezioni ritirate rispetto al piano previsto, generando uno stoccaggio totale di 46 coppie di sezioni ferme all’interno dello stabilimento”.

Si dimette il direttore generale di Acciaierie d\'Italia in amministrazione straordinaria. 

\"L\'Ing. Cavalli – si legge in una nota – consegna ai Commissari straordinari un\'Azienda che, pur ai minimi storici, è in vita avendo evitato con il contributo della sua squadra il collasso irreversibile e avendo dato quell\'impostazione di partenza che consentirà di avviare una stagione per Acciaierie, caratterizzata dalla necessità di normalizzare i processi produttivi e garantire la continuità aziendale con la collaborazione del management, dei lavoratori e di chi li rappresenta, dei clienti e dei fornitori. Questa strada ora dovrà essere percorsa fino in fondo per centrare l\'obiettivo del salvataggio. Un ringraziamento all\'Ing. Cavalli per il contributo prestato e per la forte dedizione al lavoro da subito espressa anche attraverso un immediato attaccamento alla squadra\".

\"Le dimissioni di Giuseppe Cavalli non possono e non devono pregiudicare il piano di ripartenza degli impianti di Taranto, Genova e Novi Ligure”. Lo dichiara la Uilm nazionale col segretario Guglielmo Gambardella dopo dimissioni che cadono a due mesi dalla nomina da parte dei commissari. “Occorre che i commissari provvedano immediatamente alla sostituzione con altro manager con adeguato profilo professionale per vincere la sfida della messa in sicurezza dell’ex Ilva, della sua occupazione e della salvaguardia dell’ambiente”, afferma Gambardella. Per il quale “la strada tracciata dal piano di ripresa, lo scorso 7 maggio, ai sindacati deve avere continuità ed essere ulteriormente implementata in attesa del vero piano industriale. Per la Uilm, tutti gli impianti, compresi i quattro altiforni, devono essere rimessi in condizione di riprendere la marcia per consentire il rientro dei lavoratori dalla cassa integrazione”. 

“Si vogliono concedere per decreto altri 150 milioni quando vi sono già 4,7 miliardi di passività per l\'Ilva. I fondi servano per curare i cittadini del quartiere Tamburi di Taranto, non per continuare ad accumulare debiti e inquinamento”. Lo ha detto oggi nell’audizione alla commissione Industria del Senato Alessandro Marescotti, portavoce dell’associazione ambientalista Peacelink, in merito ai 150 mln per Acciaierie in amministrazione straordinaria assegnati attraverso una norma del dl Agricoltura. “Dall’1 novembre 2018 al 31 dicembre 2022, la gestione dell’ex Ilva ha accumulato passività per 4 miliardi e 700 milioni di euro come confermato da fonti governative (esattamente 4.737.693.528 euro). Cifre allarmanti che mettono in luce l\'insostenibilità del modello produttivo Ilva, pagata a caro prezzo dalla salute dei cittadini e dall\'ambiente. Se quei soldi fossero stati investiti nella formazione dei lavoratori, anziché in un ciclo produttivo inquinante, non solo non ci troveremmo di fronte a un simile disastro economico, ma avremmo potuto evitare anche i picchi di benzene cancerogeno nel quartiere Tamburi di Taranto”. Secondo Peacelink, gli ulteriori 150 milioni all’ex Ilva sono “un pozzo senza fondo. Peacelink denuncia con forza questa scelta priva di ragionevolezza e propone un\'alternativa: destinare quei fondi a tutela della salute dei cittadini del quartiere Tamburi, che da anni subiscono le conseguenze dell\'inquinamento atmosferico causato dall\'Ilva. Con quei soldi - si afferma - i cittadini di Tamburi potrebbero finalmente avere accesso a sorveglianza sanitaria adeguata e cure gratuite con corsia preferenziale. Un gesto di dovere verso chi ha pagato sulla propria pelle l\'inquinamento industriale”. 

I commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, i sindacati, Confindustria, Aigi (l’associazione delle imprese dell’indotto) e l’associazione ambientalista Peacelink sono da stamattina alle 10.15, al Senato davanti alla commissione Industria. Saranno ascoltati (audizione informale) sull’ultimo decreto sulla fabbrica, per il quale, nei giorni scorsi, si è avviato l’iter di conversione in legge. È il provvedimento che assegna ad Acciaierie altri 150 milioni di euro, dopo quelli affluiti qualche mese fa, a parte il prestito ponte del Mef da 320 milioni e sul quale è in corso il confronto tra Governo e Commissione Europea per ottenere il via libera di Bruxelles. È il dl numero 63/2024, quello sui 150 milioni aggiuntivi, che è composto prevalentemente da misure per l’agricoltura. Si chiama infatti dl Agricoltura. L’ex Ilva è stata inserita perché per il gruppo dell’acciaio, a corto di risorse, bisognava intervenire con urgenza.

I 150 milioni trasferiti ad AdI in as arrivano dal patrimonio destinato di Ilva in amministrazione straordinaria, la società proprietaria degli impianti dati in fitto ad AdI. Per il dl, il 12 giugno alle 12 scade il termine per presentare emendamenti e ordini del giorno. Infine, in settimana si attende la predisposizione del calendario delle visite agli impianti AdI da parte degli investitori potenzialmente interessati (Metinvest, Arvedi, Steel Mont e Vulcan Green Stel) e l’invio da AdI ai sindacati della lettera sulla nuova procedura di cassa integrazione straordinaria, sulla cui base si aprirà poi la trattativa al ministero del Lavoro.

Sulla cassa, AdI, nel piano di ripartenza 2024 (quello da 330 milioni, di cui 280 a Taranto), ha già detto che “interverrà su un bacino più largo possibile di partecipanti”. Prevedibilmente, quindi, i numeri saliranno rispetto ai 3mila cassintegrati attuali, dei quali 2.500 a Taranto. 

 I 150 milioni per Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria (ex Ilva) provengono dal patrimonio destinato di Ilva in amministrazione straordinaria, il quale a fine marzo scorso aveva ancora risorse pari a 464 milioni su poco più di un miliardo di dotazione iniziale. Lo riporta la relazione del servizio studi di Camera e Senato a proposito del dl Agricoltura n. 63 del 2024 - attualmente al vaglio della commissione del Senato - che, all’articolo 13, dispone altri 150 milioni aggiuntivi per Acciaierie in amministrazione straordinaria dopo quelli arrivati qualche mese fa. Ilva in amministrazione straordinaria è la società proprietaria degli impianti dati in fitto ad AdI. Del patrimonio destinato, costituito anni addietro con un miliardo e 157 milioni riportati dall’estero in Italia dai Riva - precedenti proprietari e gestori della fabbrica - a fine marzo scorso restavano 464 milioni. Finalità del patrimonio destinato è quella di finanziare la bonifica ambientale delle aree del siderurgico. 

Quanto al miliardo 157 milioni, dalla relazione del servizio studi di Senato e Camera si evince che le risorse sono concentrate in tre aree: 540 milioni ad AdI, 467 a Ilva in as e 150 per le attività di decarbonizzazione come stabilito nel 2022 col decreto 21.

In particolare, dei 540 per AdI, 390 sono per la decontaminazione e 150 per la continuità operativa (sono i primi 150 milioni erogati col dl n. 19 di quest’anno). La quota di Ilva, invece, prevede 455 milioni per la decontaminazione e 12 milioni per il pagamento degli interessi sul finanziamento dello Stato. 

Sull’utilizzo delle risorse, la relazione riferisce che 12 milioni sono riferiti a interessi (il finanziamento è quello di Cassa Depositi e Prestiti erogato nel 2015 col dl n. 191), 6 per spese generali, 159 per il finanziamento della gestione ordinaria Ilva per il pagamento del debito della stessa Ilva, 112 per le attività di tutela ambientale e sanitaria di Ilva e 201 per le stesse attività da parte di Acciaierie d’Italia. Inoltre, ci sono 42 milioni di anticipi erogati ad AdI, 10 milioni per pagare il personale interno utilizzato per attività di tutela ambientale e sanitaria, 150 assegnati qualche mese fa col dl 19/2024 e un milione di crediti Ilva verso Ilva gestione ordinaria. Detratte tutte le voci, di un miliardo e 157 milioni rimangono quindi 464 milioni, compresi i 150 postati sulla decarbonizzazione. Quanto ai 320 milioni del prestito ponte, il confronto Roma-Bruxelles, che avviene sulla base del piano industriale presentato dai commissari, è finalizzato a evitare eventuali contestazioni della Commissione Europea per presunti gli aiuti di Stato. 

\"Oggi ho depositato un\'interrogazione a risposta orale in commissione ai ministri dell\'Economia e finanze, delle Infrastrutture e dei trasporti, delle Imprese e del made in Italy e del Lavoro e delle politiche sociali, al fine di ottenere delucidazioni in merito alla riorganizzazione industriale attualmente in atto presso Leonardo S.p.A., presente in Puglia con tre divisioni: aerostrutture tra Grottaglie (Taranto) e Foggia, elicotteri a Brindisi ed elettronica per la Difesa a Taranto. Trattasi di una società pubblica italiana che occupa circa 3.000 dipendenti, pari all\'84% del totale della forza lavoro impiegata nella manifattura ad alta tecnologia della regione. Tuttavia, il sito di Grottaglie risulterà interessato da un ridimensionamento delle attività produttive, con conseguente rischio per il futuro lavorativo degli oltre 1.500 occupati sia diretti che dell’indotto. A tal proposito si chiede ai ministri competenti se sia nelle rispettive intenzioni pronunciarsi sulle prospettive industriali che si delineano per il futuro delle aerostrutture in Italia e, in particolare, per il sito di Grottaglie, nonché se si intenda valutare la possibilità di rivedere l’organizzazione delle divisioni di Leonardo S.p.A. al fine di migliorare la situazione delle aerostrutture, come quella dello stabilimento di Grottaglie, che rischia di continuare a versare in una condizione di crisi irreversibile. Infine, si domanda quali iniziative in favore delle aerostrutture si intendano intraprendere a salvaguardia dei livelli di occupazione diretta e dell’indotto, nell\'ottica del rilancio del sito di Grottaglie\". Lo dice in una nota Mario Turco, vicepresidente del MoVimento 5 Stelle, nonché Coordinatore del Comitato Economia, Lavoro e Impresa. 

Un migliaio di addetti del consorzio Soa, che si occupa di trasporto merci e logistica per gruppi di supermercati, sciopera oggi in Puglia perché i posti di lavoro sono a rischio. A Taranto mezzi e operazioni saranno ferme per l’intera giornata nel sito industriale sulla strada Taranto-San Giorgio Ionico.

Un’indagine della magistratura ha portato a sequestri, alla scoperta di fatturazioni false e a conti bloccati; la prima azione della guardia di finanza ha riguardato un sequestro preventivo di 60 milioni di euro, provento, secondo gli inquirenti, di dichiarazioni fraudolente mediante l’utilizzo di fatturazioni inesistenti e di omesso versamento Iva. Da ottobre, dice Michele De Ponzio della Filt Cgil di Taranto, si è aperta una grave crisi e “così non c’è stipendio ma neanche futuro”.

“Malgrado gli incontro in task force occupazione della Regione Puglia, non sembrano attualmente profilarsi soluzioni immediate\", prosegue Zotti. \"Nel caso in cui il gruppo Soa non dovesse riuscire a mantenere gli impegni per la salvaguardia dell’occupazione, si profilano le due opzioni legate alla clausola sociale prevista dal contratto di lavoro del trasporto merci e logistica: un eventuale cambio d’appalto, con una possibile nuova società, o l’assunzione diretta del personale da parte dei committenti del consorzio”.

A distanza di pochi giorni dall’ultima fermata non programmata, questa mattina Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, l’ex Ilva, ha dovuto fermare di nuovo l’altoforno 4, attualmente l’unico in funzione nello stabilimento essendo fermi da mesi gli altiforni 1 e 2. Secondo fonti sindacali, oggi è scoppiata una tubiera porta vento, ma non ci sono altre conseguenze, né feriti, all’infuori della fermata all’impianto.

   La parte interessata sono le tubiere e le ventole porta vento che movimentano l’aria necessaria all’altoforno per la produzione della ghisa. Le fonti aggiungono che l’altoforno resterà fermo almeno 24 ore. Nei giorni scorsi l’altoforno 4 era rimasto fermo per qualche giorno per uno strappo al nastro trasportatore che lo alimenta. La critica condizione degli altiforni e di molti altri impianti della fabbrica ha spinto i commissari dell’amministrazione straordinaria a mettere in cantiere per il 2024 - sarà avviato a giugno - un piano per la ripartenza che prevede 330 milioni di lavori tra ripristini e rifacimenti di cui 280 a Taranto. Tra i lavori quelli sull’altoforno 2 per rimetterlo in marcia da settembre prossimo. 

Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria dichiara che in serata sarà riattivata la marcia dell’altoforno dichiarando che “alle ore 3.00 circa di stanotte abbiamo dovuto effettuare una fermata rapida di Afo 4 per il danneggiamento di una tubiera (n. 10). La manovra - dice AdI - è stata effettuata in piena sicurezza secondo i nostri standard. Le operazioni di ripristino prenderanno circa 12-16 ore. Si sta gestendo secondo le procedure consolidate e la ripartenza e’ prevista nel prossimo terzo turno (23.00 - 7.00)”. L’azienda inoltre puntualizza che non c’è stato scoppio della tubiera come dichiarato in un primo momento da fonti sindacali. 

“A Taranto ci sarà una piccola rivoluzione industriale perché si candida ad essere il sito a livello nazionale dove si avvia un cambiamento del processo produttivo dell’acciaio”. Lo ha detto - secondo quanto riferisce Confindustria Taranto - Giancarlo Quaranta, commissario di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria (ex Ilva), che, insieme ai commissari Giovanni Fiori e Davide Tabarelli, ha incontrato le imprese dell’indotto associate a Confindustria Taranto. Lo stabilimento siderurgico pugliese, ha detto Quaranta, “rimarrà l’unico sito che consentirà al sistema Paese di produrre acciaio non da rottame, quindi pregiato per alcuni settori produttivi importanti come l’auto e la cantieristica navale. La scommessa  - ha dichiarato ancora il commissario di AdI - sarà infatti quella di utilizzare forni elettrici alimentati, grazie alle nuove tecnologie, da minerale ma con procedure e caratteristiche diverse rispetto a quelle finora adottate. Un salto tecnologico che ci consentirà di produrre acciaio di qualità e che cercheremo di riportare con estrema chiarezza a tutti gli stakeholders e all’intera comunità”. 

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