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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

 

L'associazione che annovera gli agenti e pubblici mediatori marittimi operanti in Puglia, alla quale aderisce stabilmente la stragrande maggioranza delle agenzie marittime raccomandatarie che operano nel Porto di Taranto.

Rappresentando una quota non trascurabile del pil locale connesso all'economia del mare la Raccoma esprime viva preoccupazione per le sorti |della Autorità Portuale di Taranto, la cui presidenza sarebbe formalmente soggetta ad avvicendamento nel prossimo mese di giugno, e la cui stessa conservazione sembra di recente messa in discussione da taluni attori dell'arena politica nazionale che si stanno confrontando sull'attesa radicale riforma della Legge n. 84/1994 che, per l'appunto, regola  la vita economica e la governance dei porti italiani

In questo frangente, la Raccomar Puglia, e per essa la sua Sezione territoriale, intende sollecitare tutte le Istituzioni ioniche che ne hanno titolo perché riservino una rinnovata e indefessa quotidiana attenzione alle tematiche inerenti la vita ed il futuro del Porto di Taranto ed le sue dinamiche attuali, nonché rafforzino e sostengano ai più alti livelli l'opera dell'Ente in questione al fine di evitare in ogni modo che il proficuo lavoro svolto negli ultimi difficili anni possa rischiare di andare disperso e si assicuri la necessaria continuità ai tanti progetti già in cantiere.

L’ Associazione si augura che all'atto della nomina del futuro presidente dell’autorità portuale si tengano in ferma considerazione i citati principi, senza dare spazio ad eventuali proposte meramente politiche. 

La Raccomar conferma la propria ferma intenzione di consolidare la positiva e dialettica interlocuzione esistente con la presidenza dell'Autorità Portuale di Taranto e di continuare a rivolgere ad essa, nell'interesse della collettività, puntuali istanze di verifica degli obiettivi raggiunti, così come di quelli ancora da traguardare.


Il plauso dell’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni .

 

 

La Regione Puglia inaugura la 49^ edizione del Salone internazionale dei Vini e dei distillati di Vinitaly a Verona con il territorio in primo piano.

Il territorio delle terre apule e i vini autoctoni Primitivo, Negramaro e Nero di Troia che conquistano mercato e grande pubblico.

Abbiamo omaggiato i nostri più grandi ambasciatori di ruralità e autenticità nel mondo – ha detto Fabrizio Nardoni, assessore alle risorse agroalimentari della Regione Puglia – e in onore e attorno a questa identità abbiamo costruito tutta l’offerta del Padiglione della Puglia, che già dalle prime ore di stamane ha fatto il pieno di visitatori e compratori internazionali.

Un Vinitaly che parla molto tarantino considerati due aspetti fondamentali dell’edizione di quest’anno, a cominciare dall’allestimento realizzato con capasoni, cammaùtti e minzane d’epoca (risalenti al 1800) provenienti dalla collezione personale di Casa Vestita a Grottaglie e strettamente connessi alla mostra monotematica su la “ceramica da vino”, fino all’importante riconoscimento che ogni anno il Salone di Verona assegna alle aziende vitivinicole più importanti d’Italia.

La Gran Medaglia di Cangrande è stata, infatti, consegna a Cosimo Varvaglione, proprietario dell’Azienda Vigne & Vini di Taranto.

Una menzione d’onore che premia il territorio del Primitivo e tutta la provincia ionica che un così grande contributo sta fornendo allo sviluppo della viticoltura pugliese nel mondo.

Il riconoscimento, istituito nel 1973, premia ogni anno le cantine che hanno saputo distinguersi per qualità nelle produzioni, innovazione e rispetto della tradizione – ha detto l’Assessore Nardoni che ha premiato insieme al Ministro per l’Agricoltura, Maurizio Martina, il patron della cantina tarantina – ma anche per l’impegno nella promozione e valorizzazione di un territorio che può esprimere grandi eccellenze. Un meritato premio – ha continuato l’assessore regionale – conferito a una storia vitivinicola tarantina, ma anche simbolicamente a un territorio che ha bisogno di buone notizie e buoni esempi da emulare.


 

L’associazione dei porti pugliesi partecipa al summit mondiale delle crociere.

 

I porti di Puglia rinnovano quest'anno la loro presenza congiunta all’evento Seatrade Cruise Shipping Convention, la più importante rassegna fieristica mondiale del settore crocieristico che ha aperto i battenti lunedì 16 marzo, con un’area espositiva più grande e ricca di nuovi itinerari sotto il marchio ViaggiareinPuglia, portale ufficiale del Turismo dell’Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo.

Una Puglia, quella in vetrina a Miami, che si potrà godere in tutti i sensi: nuotando nel mare azzurro delle sue numerose aree marine protette, soggiornando in masserie, case rurali e maestosi castelli medievali, veleggiando in barca o assaporando le prelibatezze culinarie dei suoi più tipici borghi, tra le colline di ulivi ed il mare blu, per fruire di patrimonio naturale, paesaggistico, artistico e culturale tra i più ricchi d’Italia. Nella tre giorni mondiale del turismo crocieristico, numerosi e qualificati saranno gli appuntamenti previsti all’interno dell’area espositiva del Padiglione Italia, ma ancora di più negli spazi esterni, in eventi e incontri B2B, destinati a rendere ancora più attrattiva la regione più orientale d'Italia o, come viene soprannominata, il tacco dello stivale per la sua singolare forma, inserita nelle Top Trips del National Geographic e migliore destinazione turistica di Lonely Planet.

"La presenza dell’AP di Taranto all’edizione 2015 del Seatrade Cruise and Shipping di Miami rappresenta un’utile opportunità per consolidare e sviluppare il lavoro svolto in questi ultimi anni" – conferma Sergio Prete, Presidente dell’Autorità Portuale di Taranto nonché presidente di turno di APP – "al fine di attuare una più accentuata diversificazione dei traffici e supportare l’offerta turistica dell’area jonica che spazia dal museo archeologico MArTa ai percorsi religiosi e paesaggistici che rendono unico il nostro territorio".

Il presidente dell’Autorità Portuale del Levante, nonché vice presidente vicario di Assoporti, Francesco Mariani, conferma il sempre più determinante e strategico ruolo di Bari nella programmazione delle grandi compagnie crocieristiche. "Bari è una città a misura di turista, con un grande potenziale per il settore crocieristico con sempre maggiori margini di crescita e popolarità. I dati riferiti al consuntivo 2013 riportano un totale di 1milione 608mila passeggeri, di cui circa 600.000 crocieristi, solo -1,20% rispetto ai valori della stagione precedente, nonostante l’abbandono dell’Adriatico da parte di importanti compagnie americane. L’Autorità Portuale sta dedicando grande attenzione ai piani di sviluppo e potenziamento delle

infrastrutture dedicate all’accoglienza turistica con l’obiettivo di consolidare la presenza delle Compagnie che già scalano il Porto e predisporsi a ricevere nuove, per Bari, prestigiose presenze di alto livello.

"Grazie ad una mirata e strategica azione di marketing territoriale, finalmente le principali compagnie crocieristiche hanno individuato Brindisi come hub del territorio", commenta il Presidente dell’Autorità portuale di Brindisi, prof. Hercules Haralambides. "Brindisi costituisce un approdo geograficamente strategico, potendo contare sulle più brevi distanze per raggiungere destinazioni turistiche come Lecce, Ostuni, Cisternino e Fasano. La stagione 2015 si preannuncia storica per Brindisi: passeremo dai 4.000 crocieristi del 2013 ai circa 100.000 di quest’anno", conclude Haralambides.


"Se il Comune di Taranto ha intenzione di dimostrare coerenza, dimostri con i fatti l'opposizione al progetto Tempa Rossa chiarendo i termini delle sue delibere ed impugnando l'ultimo provvedimento del ministero dell'Ambiente. Servono gesti forti e concreti per dire a tutti che Taranto ha bisogno di alternative che non siano acciaio e petrolio, e va fatto subito". Così l'eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Rosa D'Amato, commenta la decisione del Tar del Lazio di respingere il ricorso presentato per annullare il decreto di compatibilità ambientale del 27 ottobre 2011 relativo al progetto di Tempa Rossa.

All'interno dell'ordinanza si legge che non esistono né sufficienti presupposti né il pericolo derivante dal ritardo per applicare la sospensione del decreto, citando le conclusioni della Commissione europea in relazione alla petizione presentata al Parlamento europeo dall’Associazione Legamjonici, e della deliberazione del Consiglio Comunale n. 123 del 5 novembre 2014, con cui è stata adottata la variante al P.R.G. con espressa “esclusione delle opere che interessano gli interventi di Tempa Rossa.

"In ragione della motivazioni del ricorso presentato - dice D'Amato - è bene precisare che le conclusioni della Commissione europea a cui si fa riferimento probabilmente si riferiscono a quelle contenute in merito alla informazione del pubblico e alla sua partecipazione, non già alla applicazione integrale della direttiva Seveso (che, comunque a breve sarà sostituita), tanto è vero che l'inciso 'la realizzazione e l'attività del progetto sono subordinati all'adozione del rapporto di sicurezza e del nuovo piano di emergenza esterno nonché alla loro notifica al CTR, che dovrà redigere un parere tecnico finale. Come riportato nelle precedenti comunicazioni, il gestore non ha ancora notificato il rapporto di sicurezza finale sul progetto di ampliamento 'Tempra Rossa' (sic!), e quindi non è possibile fornire alcuna indicazione riguardo all'adozione di modifiche al piano di emergenza esterno' fa chiaramente intuire che l'attenzione della Commissione Europea sulla questione è ancora alta".

Ma se in Europa l'attenzione sul progetto è massima, cosa accade al Comune di Taranto? "Il Tar - continua D'Amato - citando la deliberazione del Consiglio Comunale novembre scorso, fa chiaramente intuire che rimane di fondamentale importanza il ruolo che quest'ultimo ricopre nell'ottica di definire finalmente con coerenza il no al progetto, anche alla luce dell'ultimo colpo di mano del ministero dell'Ambiente, il quale autorizza a costruire parte del progetto utilizzando una quantomeno discutibile interpretazione sul rispetto delle prescrizioni. Per questo - conclude l'eurodeputata tarantina - il Comune sia coerente e si opponga una volta per tutte a questo ulteriore scempio alla città".

"Gli appalti sono il nostro lavoro, i diritti non sono in appalto”. Con questo slogan la Cgil a livello nazionale ha avviato una raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sulla “garanzia dei trattamenti dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati nelle filiere degli appalti pubblici e privati, e a contrasto alle pratiche di concorrenza sleare tra imprese per la tutela dell’occupazione nei cambi di appalto”. Un tema più che mai centrale per il futuro economico, produttivo e occupazionale di Taranto e della sua provincia che domani sarà portato nelle piazze e davanti alle fabbriche del territorio. Una iniziativa, quella della raccolta firme, che la Cgil spiega come parte integrante e significativa di una strategia inclusiva e di lotta al precariato. Una risposta in segno opposto rispetto al Job Acts.

"Lo scopo – spiega Giuseppe Massafra, segretario generale della Cgil di Taranto – è dare garanzia di trattamenti  a tutti quei lavoratori che spesso si trovano in condizioni di serie B con regole, norme, contratti disattesi e garanzie inesistenti, su cui come si ricorderà la legge Fornero è intervenuta in maniera devastante. Farlo a Taranto significa tutele e inclusione anche ad interi bacini occupazionali che rischiano di venire soppiantati da altri lavoratori svenduti al massimo ribasso".

Nella proposta di legge di iniziativa popolare della CGIL sul settore degli appalti oltre la tutela dei trattamenti retributivi e previdenziali dei lavoratori attraverso la responsabilità in solido, vi sono anche importanti azioni riferite al contrato all’illegalità e alle infiltrazioni mafiose.

La raccolta di firme sarà effettuata domani mattina in molti luoghi della provincia.

A Taranto: davanti alle portinerie Ilva (Fillea e Fiom) e Eni (Filctem), all’ingresso di Teleperformance (Slc) e in piazza Maria Immacolata (FISAC). In provincia i punti di raccolta firme saranno: a Grottaglie nell’area mercatale e in viale Matteotti; a Massafra nella piazza principale; a Ginosa nell’area del mercato settimanale. In questa raccolta firme saranno coinvolte anche le categorie Flai e Nidil.

 

Il turismo è uno dei settori che pur avendo risentito della crisi, più di altri contribuisce al Pil regionale. Salento e  Gargano restano  destinazioni  trainer,  ben distanti da  altre aree – come la provincia di Taranto- che pur registrando un + 2% degli arrivi  nel 2014, hanno bisogno di  politiche dedicate per rilanciare l’offerta  turistica territoriale.

"Il decreto legge 1 del gennaio 2015, tra le altre cose, - spiega Confcommercio Taranto - prevede anche la realizzazione di progetti infrastrutturali e la valorizzazione culturale e turistica. L’auspicio è che si inneschi un percorso che veda protagoniste, accanto alla parte pubblica, le imprese del settore".

In tal senso diviene  strumento primario il bando ‘Aiuti agli investimenti delle Pmi nel settore turismo-alberghiero’, detto Titolo II,   che la Regione Puglia ha destinato alle piccole e medie imprese del turismo. Il  miglioramento della qualità e dell’efficienza delle strutture ricettive rappresenta una condizione essenziale  nel processo di riqualificazione dell’offerta turistica provinciale.

"Il Titolo II - sottolinea Confcommercio - può essere  in tal senso un’opportunità per poter più facilmente accedere al credito, che resta una difficoltà  per una piccola impresa che voglia effettuare un nuovo investimento per l’ampliamento o la ristrutturazione della struttura ricettiva con gli annessi servizi (bar, palestra, piscina, centro benessere). Lo stesso incentivo può essere utilizzato per gli stabilimenti balneari, per le discoteche e locali da ballo".

Possono beneficiare del Titolo II:  le microimprese con un fatturato annuo che non superi i 2 mil di euro (con meno di 10 dipendenti); le piccole imprese con un bilancio che non supera i 10 mil (con meno di 50 dipendenti); le medie imprese con fatturato non superiore ai 50 milioni annui (meno di 250 dipendenti).  Le spese ammissibili sono: l’acquisto del suolo; le opere murarie; l’acquisto di macchinari e impianti; le spese di progettazione e direzione lavori; gli investimenti tecnologici (programmi informatici, brevetti, licenze etc.); gli investimenti per la sicurezza. L’intensità di aiuto è fissata al 35% per le medie imprese e al 45% per le piccole e micro imprese. Potrà essere erogato un contributo aggiuntivo in conto impianti che non potrà essere superiore al 20% dell’investimento per un importo massimo erogabile  di 800 mila euro per le medie imprese e  di 400 mila euro per le piccole e micro imprese. "Dunque - conclude Confcommercio - non solo interventi finalizzati all’estetica ed alla funzionalità, ma anche al miglioramento dell’impatto ambientale, dell’aggiornamento tecnologico". 

E' stato annullato, e rinviato a data da destinarsi, il dibattito organizzato dal Pd ionico per oggi, martedì 17, alla Cittadella delle imprese sul tema "Decreto Ilva, una opportunità per lavoro e sviluppo"  al quale sarebbe dovuta intervenire la sottosegretaria al Bilancio e Finanze, Paola De Micheli.

L'on. De Micheli, infatti, in quanto componente del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), è stata convocata d'urgenza a palazzo Chigi dal premier Renzi in seguito al recente scandalo legato agli appalti per la realizzazione delle grandi opere che ha portato all'arresto, tra gli altri, dell'ex funzionario del Ministero, Ercole Incalza.

Il vertice della Banca d’Italia ha deciso di smantellare la rete territoriale prevedendo un piano di chiusure di ulteriori 22 filiali entro il 2018, dopo il “dimagrimento” avvenuto circa 5 anni fa. In Puglia e in Basilicata, il progetto riguarderebbe il venir meno di Taranto.

E’ l’annuncio dato in conferenza stampa dal segretario provinciale della Fisac-Cgil, Damiano Maggi, e dal segretario generale della Cgil di Taranto, Giuseppe Massafra.

Una decisione avverso la quale proprio il sindacato ha deciso di condurre una battaglia non solo sindacale ma anche di taglio culturale.

"In questo caso oltre alla serenità occupazionale di 16 dipendenti diretti e di tutto il personale di servizio esterno (pulizia, vigilanza, manutenzione degli impianti), vi è un rischio ulteriore da scongiurare – dice Damiano Maggi – quello di un ulteriore depauperamento della presenza istituzionale nella città. Presenza che nel caso specifico è garante di legalità e vigilanza sul credito e di controllo sull’andamento economico di un territorio. Una supervisione che mai come in questo periodo su Taranto potrebbe essere indispensabile".

"Il controllo statistico realizzato, ad esempio, dalle sedi periferiche della Banca d’Italia – specifica Massafra – fotografa anche la condizione di salute dell’economia, mostrando ad esempio in caso di circolazione di molto contante e di uno scarso utilizzo di moneta elettronica, la possibile presenza di molto lavoro nero. Immaginate cosa potrebbe accadere di fronte al flusso di investimenti previsti nei prossimi anni per l’ambientalizzazione, la bonifica dell’area industriale o per il rilancio del Porto di Taranto – continua il segretario generale – Una decisione quella della Banca d’Italia che stonerebbe con l’idea più volte professata dal Governo nazionale, maggiore azionista dell’istituto, di porre maggiore attenzione sulle problematiche di questo territorio".

"Vi è il rischio concreto – gli fa eco Maggi – che questa decisione di razionalizzazione annunciata da Banca d’Italia, venga pagata da Taranto con la comparsa di un ulteriori zone d’ombra che riguardano proprio il lavoro, ma anche la movimentazione di flussi economici importanti soprattutto nel settore degli appalti".

La CGIL dunque si oppone con forza a questo piano e non ritiene concluso il confronto iniziato nell’aprile 2013 con la gestione Saccomanni e delineatosi ulteriormente lo scorso febbraio con il progetto di chiusura definitiva della sede tarantina.

"E ciò, dopo che – dice Maggi - in un’area assai vasta e popolosa attorno al capoluogo jonico, che parte dalla costa adriatica e abbraccia l’intero Golfo di Taranto, giungendo a ricomprendervi parte della Calabria, erano già venuti meno i presidi, a est, di Brindisi e, a ovest, di Matera. Secondo tale piano la presenza della Banca sarebbe confinata esclusivamente a Bari e Lecce, con Foggia a svolgere soltanto il compito di gestione del contante. Non intendiamo rassegnarci al ridimensionamento del ruolo pubblico della Banca d’Italia la cui presenza diffusa sul territorio costituisce un imprescindibile riferimento per tutte le realtà economiche e finanziarie del Paese – continua il segretario della Fisac -. Ciò è ancor più vero in una fase profondamente critica  come quella che stiamo vivendo, nella quale la vicinanza ai cittadini, attraverso la fornitura di servizi di qualità, assume più valore, oltre al presidio di legalità che la Banca d’Italia ha sempre assicurato".

Dunque la CGIL non solo dice no alla chiusura ma prova a rilanciare. "Qui a Taranto si movimentano flussi economici importantissimi – dice Massafra – siamo l’area industriale e produttiva tra le più importanti del Mezzogiorno d’Italia. Pertanto dopo i parametri geografici e demografici (territorio a grande densità demografica) verrebbero meno anche le ragioni riferite ai parametri economici, utili per mantenere aperta la sede di Taranto, oltre a quella del capoluogo di regione". 

La speranza è che "il mondo istituzionale e politico tarantino non rimanga indifferente di fronte a questa scelta – sottolinea Damiano Maggi –. La chiusura di Taranto corrisponderebbe anche ad ulteriore impoverimento urbanistico della città, con l’abbandono di uno stabile in pieno centro su cui probabilmente si abbatterebbe lo stesso identico destino di tanti altri palazzi pubblici in abbandono. Si tratta di un rischio troppo grande su cui vorremmo che tutta la città provasse ad insorgere. Perché non si tratta di una guerra di campanile, ma di un vero e proprio indebolimento della presenza dello Stato in un territorio già fortemente provato e che di Stato ha invece ha estremo bisogno".

Alla luce di quanta situazione, le lavoratrici e i lavoratori della filiale di Taranto sciopereranno nelle giornate che vanno dal 16 al 23 marzo. Il 16 marzo lo sciopero si trasformerà in mattina (a partire dalle 9.00 alle 12.30) in un sit in di protesta davanti alla sede della Banca d’Italia in piazza Ebalia a Taranto.

"Cosa è accaduto questa notte nelle procedure di spegnimento dell'altoforno 5 ( Afo 5) presso l'Ilva di Taranto? Molti cittadini del quartiere Tamburi hanno registrato un aumento di polveri?".

A porre con forza la domanda è il coportavoce nazionale nonchè consigliere comunale dei Verdi, Angelo Bonelli. "Nella procedure di spegnimento dell'Afo5 - chiede ancora Bonelli - il prefetto e il sindaco di Taranto sono stati avvertiti? Ci sono state emissioni elevate di gas fuggitivi e di polveri e  le procedure previste dalla direttiva Seveso sono state rispettate? Perchè la popolazione non è stata informata?".

Domande alle quali il verde Bonelli chiede che il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, e il prefetto Guidato "diano delle risposte".

“Il decreto per Taranto, una opportunità per lavoro e sviluppo” è il titolo del convegno organizzato dal Pd di Taranto il prossimo 17 marzo, alle ore 17,30 alla la Cittadella delle imprese in viale Virgilio a Taranto, le cui conclusioni saranno affidate all’on. Paola De Micheli, sottosegretario di Stato al ministero dell’Economia e Finanze.

All’indomani della sua approvazione il decreto Taranto "segna - sottolinea Tommy Lucarelle, segretario cittadino del Pd - un radicale cambio di fase per lo sviluppo ed il lavoro nella e per la nostra città. Possiamo certamente direche siamo di fronte a una svolta epocale che ridà speranza ad una città, una boccata di ossigeno, di cui lo Stato, attraverso l’amministrazione straordinaria dello stabilimento Ilva, si è fatto carico della difficile opera di risanamento ambientale, del riconciliare la produzione con l’ambiente e la salute, e  dell’applicazione  dell’Aia. Porre in essere il rilancio della città, sviluppo, diritto al lavoro, diritto alla salute, ed un ambiente quanto più salubre - aggiunge Lucarella - è una scommessa che Taranto ha il diritto di giocare per il bene della sua comunità. Non volendo essere assolutamente di parte, - prosegue il segretarioo cittadino del Pd - riteniamo che, in una vicenda così delicata, un plauso deve essere fatto al premier Matteo Renzi, e al suo dal Governo, nonché al parlamentare tarantino del Pd, on. Michele Pelillo, per l’impegno profuso in materia in quel di Roma e nella città capoluogo. Oggi, però, ci sono da affrontare ben altri problemi, ovvero a Roma attendono progetti e proposte per rilanciare la nostra città per ciò che riguarda il settore culturale (polo museale in particolare) e porto. Ci auguriamo che le istituzioni locali facciano la loro parte nei tempi giusti, superando inutili steccati anche di natura politica che potrebbero sorgere in corso d’opera. Il decreto legge su Taranto (e sull'Ilva) - è opinione di Lucarella - è un progetto che riguarda tutta la citta', non soltanto il polo siderurgico, perché vi sono ingenti risorse anche per le bonifiche e le risorse per il porto e per il museo, come dicevamo. Condividiamo - conclude Lucarella - il pensiero del premier Matteo Renzi quando afferma: "ci siamo assunti la responsabilità e l'impegno a rimediare gli errori fatti in quella citta', che merita tutta l'attenzione dello Stato”.

Tutti argomenit, questi, che, moderati dal giornalista Pierpaolo D’Auria, saranno chiamati a discutere Luigi Sportelli, presidente della Camera di commercio di Taranto; Walter Musillo, segretario provinciale Pd; Gianni  Azzaro, capogruppo Pd al Comune di Taranto; Antonio Marinaro, presidente di Ance Taranto; Giancarlo Turi, segretario generale Uil Taranto; Michele Mazzarano, consigliere regionale Pd; Loredana  Capone, assessore Regione Puglia allo Sviluppo economico; on. Michele Pelillo. Concluderà i lavori Paola De Micheli, sottosegretario di stato ministero Economia e Finanze.

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