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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura
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Domenica, 15 Marzo 2015 21:39

Convegno a Canosa: La donna nel mondo del lavoro

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E' il titolo del convegno che si è tenuto sabato 14 marzo alle ore 9.30 nell’aula consiliare del Comune.

Si è parlato di diritto alla maternità, della conciliazione famiglia-lavoro, della parità di genere, del mobbing e dello stalking sul posto di lavoro.

 

Sono intervenuti il Prof. Tommaso Germano, Docente di Diritto del lavoro all’Università degli Studi di Bari, l’Avv. Sonia Fortunato, forense della Commissione Regionale alle Pari Opportunità, la Dott.ssa Patrizia Lomuscio, criminologa e referente del centro provinciale antiviolenza ‘Futura’, la Dott.ssa Nunzia Bernardini, ex presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Puglia e direttrice del ‘Corriere di Puglia e Lucania’. www.corrierepl.it

''Questo è stato un incontro molto importante e nuovo per la città di Canosa,– ha dichiarato l’assessore Malcangio – in cui si è affrontato un tema fondamentale; quello dei diritti delle donne nel mondo del lavoro.

Abbiamo colto l’occasione di avere esperti e illustri ospiti per discutere di tematiche delicate quali l’ostruzionismo, il diritto di maternità e molto altro. Questo convegno è un inizio di campagna di sensibilizzazione e informazione, intrapresa dall’assessorato a cui faccio capo, sui diritti delle donne e la prevenzione di abuso di genere. Sono argomenti delicati, ma è doveroso iniziare a parlarne e farlo sempre con la speranza che ogni cittadino inizi ad attivarsi e ad aprirsi verso eventi culturali e dibattiti costruttivi che servono alla crescita sociale e culturale della nostra città.”.

Uno dei pochi eventi di certo spessore sociale che Canosa abbia avuto modo di ospitare. Peccato che una parte dei canosini non abbiano potuto partecipare a questo incontro di notevole valenza culturale.


 

OGGI PRESSO IL CENTRO POLISPORTIVO PALAFIOM SI E' SVOLTA LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI KARATE PER IL CONSEGUIMENTO DELLE QUALIFICAZIONI REGIONALI DI "FIJLKAM" PER I CAMPIONATI ITALIANI. LA STESSA HA VISTO LA PARTECIPAZIONE DI 5 SCUOLE DEL TERRITORIO TARANTINO , CHE SI OCCUPANO DELLA DIVULGAZIONE E DELLA FORMAZIONE  ALLA DISCIPLINA DELLE ARTI MARZIALI  ,CON LA PRESENZA DI OLTRE 1000 ALLIEVI E ISTRUTTORI E GIUDICI DI GARA NAZIONALI, AD ESSI SI SONO AGGIUNTI UN FOLTO GRUPPO DI PARENTI ED AMICI CHE HANNO GREMITO GLI SPALTI DEL PALAFIOM PARTECIPANDO COSI AD UNA GRANDE FESTA ALL'INSEGNA DELLO SPORT TARANTINO.


L'incontro “Chi sono io per giudicare?” ha rappresentato un’occasione per un confronto sul rapporto tra l'identità sessuale della persona, credente e non credente, e la fede

Sulla domanda di Papa Francesco "Chi sono io per giudicare un gay?" che ha fatto cadere un tabu' sul silenzio e l'omertà su un tema che non è mai stato estraneo al Vangelo, si è sviluppatp il convegno che si è tenuto a Taranto sabato 14 Marzo 2015 nella sede della Provincia di Taranto. Obiettivo dell'iniziativa è stato essenzialemnte quello di sensibilizzare sul rapporto che intercorre tra fede e identità sessuale della persona credente e non credente. Attraverso gli interventi dei relatori, sono stati forniti i punti di vista psicologico, teologico e giuridico. Inoltre è stato dato spazio alle testimonianze di due persone credenti che hanno fatto il percorso di transizione e di un sacerdote ex cattolico che attualmente ha un compagno.

Dopo i saluti istituzionali sono intervenuti i relatori moderati dalla Dott.ssa Antonella Palmitesta, Psicologa, Psicosessuologa, Presidente Nazionale N.U.D.I. - Nessuno Uguale Diversi Insieme - Associazione Nazionale Psicologi per il benessere LGBTIQ.        Tantissime indicazioni utili per un sereno confronto, scevro dai tanti i pregiudizi spesso alimentati dalla scarsa informazione: questo è l’esito della manifestazione il cui fine ultimo è stato quello di sensibilizzare e istituire un confronto costruttivo sul rapporto che intercorre tra la fede e l'identità sessuale della persona, credente e non credente.

 

Michele Formisano, presidente TGenus e NPS Puglia, si è detto «piacevolmente colpito per il gran numero di persone che hanno partecipato, tutte con una gran voglia di intervenire ponendo ai relatori quesiti e domande, tanto che, quando purtroppo abbiamo dovuto chiudere i lavori perché era terminata la disponibilità della sala, in tanti non avevano potuto ancora parlare. Ciò dimostra quanto sia avvertita la necessità di un sereno confronto su questo tema».

Una manifestazione di successo, tanto che Antonella Palmitesta, psicologa, psicosessuologa e presidente nazionale N.U.D.I., ha annunciato che ««visto l’interesse suscitato a Taranto, N.U.D.I. e TGenus hanno intenzione di organizzare anche in altre città italiane questo convegno con lo stesso format».

Antonella Palmitesta, ha poi sottolineato come «la posizione della comunità scientifica in ambito psicologico e psichiatrico  è  concorde nel rifiuto delle terapie “riparative” e nel confermare che l'omosessualità  è  una variante naturale. Fondamentale dal punto di vista psicologico è perciò lavorare con persone omosessuali e transgender per integrare la identità sessuale e il credo religioso: non bisogna rinunciare a nessuna delle due cose!»

Ciò è possibile, come ha testimoniato il sacerdote cattolico Don Fabio Daddato che, dopo aver riportato quanto la Chiesa esplicita sull'accoglienza delle persone omosessuali nel documento “De pastorali personarum homosexualium cura”  (Cura pastorale delle persone omosessuali), emanato nel 1986 dalla Congregazione per la dottrina della fede, ha illustrato l‘iniziativa, realizzata nella sua parrocchia a Bisceglie, di catechesi mensile a favore di trans, persone omosessuali e transgender.

Al convegno i saluti istituzionali sono stati portati da Barbara Gambillara, Consigliera di Parità della Provincia di Taranto, e Antonio Cerbino, assessore Associazionismo e Cultura del Comune di Massafra.

Attraverso gli interventi degli altri relatori, sono stati forniti i punti di vista psicologico, teologico e giuridico: Paola Biondi, psicologa e psicoterapeuta, su "Minoranze sessuali e scelte religiose", Antonio Rotelli, avvocato e co-fondatore della Rete Lenford, su "Identità sessuali e diritto", e Alessandro Taurino, docente e ricercatore di Psicologia Clinica e di Psicodiagnosi e Valutazione Clinica dell'individuo e della famiglia presso l'Università di Bari "Aldo Moro", su "Rapporto tra fede e pregiudizio. Una lettura in chiave psicologica".

Prima del dibattito con il folto pubblico in sala, è stato dato spazio ad alcuni interventi sulle personali esperienze in relazione a identità sessuale e fede, tra i quali quelli di Mario Bonfanti, gay ed ex sacerdote cattolico che attualmente sta svolgendo il percorso per diventare pastore della Metropolitan Community Church americana, e di Giovanna Failli, rappresentante del Gruppo Gionata di Bisceglie.



Carlo Sangalli  è stato confermato, per acclamazione, alla guida di Confcommercio Imprese per l’Italia  per il quinquennio 2015-2020. Tra gli obiettivi futuri del presidente, il completamento del riassetto organizzativo, il rafforzamento dell'azione politico-sindacale e la valorizzazione del ruolo del terziario di mercato. Nel corso dell'assemblea sono stati anche rinnovati i componenti del Consiglio generale, del Collegio sindacale e del Collegio dei probiviri. Riconoscimento per  Confcommercio Taranto che, a soli  quattro anni dalla  nomina di Leonardo Giangrande   alla guida della associazione provinciale, è stata  chiamata a rappresentare la Puglia  nel Consiglio generale.

Una attestazione  di stima per Leonardo Giangrande,  ed un riconoscimento per il  lavoro svolto in questi anni dalla Confcommercio jonica in un contesto territoriale complesso. Considerazione d’altra parte confermata dall’attenzione che lo staff di dirigenza della Confederazione (in visita nei giorni scorsi a Taranto)  e lo stesso presidente Sangalli  riservano alla Associazione provinciale,  ritenuta sul piano sindacale e organizzativo un esempio di efficienza e di qualità. Un ‘modello’ funzionale  alprocesso di riorganizzazione, riqualificazione e rinnovamento che la  Confederazione intende intraprendere nei prossimi anni. 

<<Un processo – ha dichiarato Sangalli nel suo discorso – la cui completa realizzazione, rappresenta uno degli obiettivi centrali della Confederazione nei prossimi anni insieme al rafforzamento del proprio ruolo di rappresentanza nei confronti delle istituzioni e della politica – soprattutto sulle questioni legate al fisco, al lavoro, al credito, alla legalità – all'impegno per restituire al turismo la centralità che merita nelle politiche economiche del Paese, alla valorizzazione delle imprese del terziario di mercato>>.

Si parte con i Cantieri di cittadinanza e Lavoro minimo. Da lunedì 16 marzo i Comuni e le imprese che vogliono presentare i loro progetti di Cantiere di cittadinanza e Lavoro minimo di cittadinanza possono farlo scaricando on line i moduli presenti sulla piattaforma regionale dedicata ai Comuni. Invece dal 20 aprile potranno presentare la domanda i cittadini a cui sono rivolte queste misure.

I Cantieri di cittadinanza durano da 6 mesi a 12 mesi, con una indennità per il partecipante di 23 euro al giorno per un massimo di 500,00 euro al mese. Le somme destinate alla città di Taranto sono di 195.000,00 euro per il primo stralcio ma in futuro si prevedono ulteriori risorse. Queste misure possono essere promosse dai Comuni, imprese e terzo settore, andando ad integrare attività di produzione di servizi o di manutenzione del patrimonio pubblico. I beneficiari dei Cantieri di cittadinanza saranno, nello specifico, persone disoccupate da almeno 12 mesi, gli inoccupati e le persone in condizioni di specifiche condizioni di fragilità come disabili, ex detenuti e donne sole.

Per la misura del Lavoro minimo di cittadinanza invece i beneficiari saranno i percettori di ammortizzatori sociali. Per questa ultima misura sono disponibili ben 7,5 milioni di euro. “Questo primo step - commenta Francesco Cosa, assessore comunale alle Politiche del lavoro - rappresenta, per il Comune di Taranto un vero e proprio esperimento per cominciare a dare risposte a chi oggi vive un grave stato di disagio con l’obiettivo di ridare dignità alla persona. Questo esperimento, se valorizzato, può diventare con la programmazione dei fondi europei 2014-20 un vero e proprio modello attraverso il quale dare reddito e lavoro alle persone uscendo dalla logica assistenziale fino ad ora seguita. Di contro - conclude Cosa - anche la comunità tarantina potrà beneficiare di nuovi servizi pubblici non ancora realizzati per mancanza di risorse economiche”.

Il vertice della Banca d’Italia ha deciso di smantellare la rete territoriale prevedendo un piano di chiusure di ulteriori 22 filiali entro il 2018, dopo il “dimagrimento” avvenuto circa 5 anni fa. In Puglia e in Basilicata, il progetto riguarderebbe il venir meno di Taranto.

E’ l’annuncio dato in conferenza stampa dal segretario provinciale della Fisac-Cgil, Damiano Maggi, e dal segretario generale della Cgil di Taranto, Giuseppe Massafra.

Una decisione avverso la quale proprio il sindacato ha deciso di condurre una battaglia non solo sindacale ma anche di taglio culturale.

"In questo caso oltre alla serenità occupazionale di 16 dipendenti diretti e di tutto il personale di servizio esterno (pulizia, vigilanza, manutenzione degli impianti), vi è un rischio ulteriore da scongiurare – dice Damiano Maggi – quello di un ulteriore depauperamento della presenza istituzionale nella città. Presenza che nel caso specifico è garante di legalità e vigilanza sul credito e di controllo sull’andamento economico di un territorio. Una supervisione che mai come in questo periodo su Taranto potrebbe essere indispensabile".

"Il controllo statistico realizzato, ad esempio, dalle sedi periferiche della Banca d’Italia – specifica Massafra – fotografa anche la condizione di salute dell’economia, mostrando ad esempio in caso di circolazione di molto contante e di uno scarso utilizzo di moneta elettronica, la possibile presenza di molto lavoro nero. Immaginate cosa potrebbe accadere di fronte al flusso di investimenti previsti nei prossimi anni per l’ambientalizzazione, la bonifica dell’area industriale o per il rilancio del Porto di Taranto – continua il segretario generale – Una decisione quella della Banca d’Italia che stonerebbe con l’idea più volte professata dal Governo nazionale, maggiore azionista dell’istituto, di porre maggiore attenzione sulle problematiche di questo territorio".

"Vi è il rischio concreto – gli fa eco Maggi – che questa decisione di razionalizzazione annunciata da Banca d’Italia, venga pagata da Taranto con la comparsa di un ulteriori zone d’ombra che riguardano proprio il lavoro, ma anche la movimentazione di flussi economici importanti soprattutto nel settore degli appalti".

La CGIL dunque si oppone con forza a questo piano e non ritiene concluso il confronto iniziato nell’aprile 2013 con la gestione Saccomanni e delineatosi ulteriormente lo scorso febbraio con il progetto di chiusura definitiva della sede tarantina.

"E ciò, dopo che – dice Maggi - in un’area assai vasta e popolosa attorno al capoluogo jonico, che parte dalla costa adriatica e abbraccia l’intero Golfo di Taranto, giungendo a ricomprendervi parte della Calabria, erano già venuti meno i presidi, a est, di Brindisi e, a ovest, di Matera. Secondo tale piano la presenza della Banca sarebbe confinata esclusivamente a Bari e Lecce, con Foggia a svolgere soltanto il compito di gestione del contante. Non intendiamo rassegnarci al ridimensionamento del ruolo pubblico della Banca d’Italia la cui presenza diffusa sul territorio costituisce un imprescindibile riferimento per tutte le realtà economiche e finanziarie del Paese – continua il segretario della Fisac -. Ciò è ancor più vero in una fase profondamente critica  come quella che stiamo vivendo, nella quale la vicinanza ai cittadini, attraverso la fornitura di servizi di qualità, assume più valore, oltre al presidio di legalità che la Banca d’Italia ha sempre assicurato".

Dunque la CGIL non solo dice no alla chiusura ma prova a rilanciare. "Qui a Taranto si movimentano flussi economici importantissimi – dice Massafra – siamo l’area industriale e produttiva tra le più importanti del Mezzogiorno d’Italia. Pertanto dopo i parametri geografici e demografici (territorio a grande densità demografica) verrebbero meno anche le ragioni riferite ai parametri economici, utili per mantenere aperta la sede di Taranto, oltre a quella del capoluogo di regione". 

La speranza è che "il mondo istituzionale e politico tarantino non rimanga indifferente di fronte a questa scelta – sottolinea Damiano Maggi –. La chiusura di Taranto corrisponderebbe anche ad ulteriore impoverimento urbanistico della città, con l’abbandono di uno stabile in pieno centro su cui probabilmente si abbatterebbe lo stesso identico destino di tanti altri palazzi pubblici in abbandono. Si tratta di un rischio troppo grande su cui vorremmo che tutta la città provasse ad insorgere. Perché non si tratta di una guerra di campanile, ma di un vero e proprio indebolimento della presenza dello Stato in un territorio già fortemente provato e che di Stato ha invece ha estremo bisogno".

Alla luce di quanta situazione, le lavoratrici e i lavoratori della filiale di Taranto sciopereranno nelle giornate che vanno dal 16 al 23 marzo. Il 16 marzo lo sciopero si trasformerà in mattina (a partire dalle 9.00 alle 12.30) in un sit in di protesta davanti alla sede della Banca d’Italia in piazza Ebalia a Taranto.

Uno stuolo di oltre 1000 esemplari di Grus grus (Gru Cenerina) è atterrato nella Salina grande, "inopinatamente prosciugata". A dargli il benvenuto una delegazione dei soci del Wwf Taranto, a conferma "di quanto da anni andiamo sostenendo, cioè il ripristino della Palude", come sottolinea Fabio Millarte, presidente del Wwf Taranto, secondo il quale questo "è il destino naturale della Salina grande. Si trattasi - aggiunge - di un'area di circa mille ettari, di cui in passato il 70% apparteneva al Demanio, ma che recentemente è passata in mano a privati per una somma risibile, perché gli enti pubblici locali non hanno inteso esercitare il diritto di prelazione. Il Piano regolatore vigente - fa notare Millarte - prevede per la Salina grande o la forestazione integrale o il suo rinvaso attraverso l’utilizzo, dopo averle trattate, delle acque reflue dell’impianto di Gennarini: certo non di sversarle in mare, come avviene ancor oggi, con una condotta sottomarina piena di falle. Questa esigenza è stata ben tratteggiata nella lettera documento inviata al sindaco sul tema “Osservazioni e Proposte, da parte di Cittadini Militanti e Associazioni Socioculturali, alla definizione del DPP per la redazione del PUG”.

Oltre alle questioni riguardanti la Palude La Vela, il Wwf si farà portavoce dell’opportunità di rinvasare l’intera area della Salina grande sostenendo l’idea in occasione dell’incontro del 18 marzo con il prof. Dino Borri per la redazione del DPP.

"Attuando questa opzione prevista dal PRG, - spiega Millarte - si creerebbe la naturalizzazione del bacino per resilienza: una fonte preziosa per la produzione di ossigeno e di abbattimento di CO2, utile alla mitigazione climatica. Questa destinazione andrebbe confermata e sostenuta in quanto la Salina grande, oltre a essere un sito d’interesse naturalistico da recuperare, ha anche un significativo valore storico. Per secoli, infatti, prima della sua bonifica a scolo naturale, oltre ad essere un paradiso per l’avifauna migratoria, è stata fonte di un cospicuo reddito con la pratica della coltivazione del sale. Tale estrazione, a partire dal Medio Evo, ha costituito - conclude Millarte - l’entrata principale per l’abbazia di San Vito del Pizzo prima e poi per Università di Taranto e la Camera della Sommaria del Regno di Napoli". 

 

 

La responsabilità civile dei magistrati, con la recente riforma, è disciplinata dalla Legge n. 18 del 27 febbraio 2015 (in G.U. n. 52 del 04/03/2015), vigente dal 19/03/2015.

La suddetta legge introduce disposizioni volte a modificare le norme di cui alla precedente Legge n. 117 del 13 aprile 1988, al fine di rendere effettiva la disciplina che regola la responsabilità civile dello Stato e dei magistrati, anche alla luce dell’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea.

Premesso che, nell’esercizio delle funzioni giudiziarie, non può mai dar luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove, la responsabilità civile dei magistrati si manifesta nei casi di dolo e di colpa grave.

A tal proposito, per ben comprendere le differenze, è opportuno distinguere la posizione dei giudici ordinari da quella dei cittadini estranei alla magistratura che concorrono a formare o formano organi giudiziali collegiali, come i giudici laici delle Commissioni Tributarie Provinciali e Regionali ai sensi del D.Lgs. n. 545 del 31/12/1992.

  1. I magistrati ordinari possono rispondere civilmente nei casi di dolo e di colpa grave nell’esercizio delle proprie funzioni giudiziarie.

    Costituisce colpa grave la violazione manifesta della legge nonché del diritto dell’Unione Europea, il travisamento del fatto o delle prove, ovvero l’affermazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento o la negazione di un fatto la cui esistenza risulta incontrastabilmente dagli atti del procedimento, ovvero l’emissione di un provvedimento cautelare personale o reale fuori dai casi consentiti dalla legge oppure senza motivazione (art. 2, comma 3, Legge n. 18 cit.).

    Il Presidente del Consiglio dei  Ministri, entro due anni dal risarcimento avvenuto sulla base di titolo giudiziario o di titolo stragiudiziale, ha l’obbligo di esercitare l’azione di rivalsa nei confronti del magistrato nel caso di diniego di giustizia, ovvero nei casi in cui la violazione manifesta della legge nonché del diritto dell’Unione Europea ovvero il travisamento del fatto o delle prove sono stati determinati da dolo o da  negligenza inescusabile (art. 4, comma 1, Legge n. 18 cit.).

  2. I cittadini estranei alla magistratura che concorrono a formare o formano organi giudiziari collegiali, come i giudici laici tributari, rispondono, invece, soltanto in caso di dolo o negligenza inescusabile per travisamento del fatto o delle prove.

    Nell’attuale processo tributario, per tutti i giudici (ordinari e laici), oltre alle ipotesi di dolo, è unica la responsabilità in caso di negligenza inescusabile per travisamento del fatto o delle prove.

    Il travisamento dei fatti si può realizzare in due distinte ipotesi, e cioè:

  3. l’affermazione (determinata da negligenza inescusabile) di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento;

  4. la negazione (sempre determinata da negligenza inescusabile) di un fatto la cui esistenza risulta incontrastabilmente dagli atti del procedimento.

    La formula è simile al n. 4 dell’art. 395 c.p.c., da cui è tratta; manca, tuttavia, l’espressione “se il fatto non costituì un punto controverso sul quale la sentenza ebbe a pronunciare”, che c’è nel citato art. 395 c.p.c..

    Quest’ultima espressione non risulta nell’attuale nuova formulazione, così come non risultava nella vecchia formulazione.

    Come conoscenza storica, occorre precisare che quest’ultima parte, che figurava nel primo disegno di legge del Governo nel 1987, fu presentata in Commissione come emendamento (Bollettino Commissioni, Camera n. 84 del 09/12/1987, pag. 12), sottolineandosi la necessità che la pretermissione del fatto, pur risultando dai documenti processuali, per dar luogo a responsabilità civile dovrebbe aver formato oggetto di una specifica evidenziazione dell’atto stesso a cura della parte, sempre che il contraddittorio si fosse costituito e che l’atto fosse conoscibile dalla parte interessata evidenziata.

    La Commissione accolse il succitato emendamento, ma l’Aula lo eliminò il 20 dicembre 1987.

    Fu riproposto al Senato in una versione un po’ diversa (“sempre che la circostanza sia stata dedotta o rilevata”, emendamento al Senato del 10 febbraio 1988, ma sempre con esito negativo).

    In sostanza, sia la vecchia che la nuova formulazione non riportano assolutamente l’espressione “se il fatto non costituì un punto controverso sul quale la sentenza ebbe a pronunciarsi”.

    Di conseguenza, negli attuali organi giudiziali collegiali, come le Commissioni Tributarie, questa ipotesi può suscitare, nei componenti del collegio diversi dal relatore, il timore di incorrere in responsabilità per negligenza del collega che si sia lasciato sfuggire fatti rilevanti o viceversa supponga esistenti fatti esclusi dalla documentazione, donde la necessità che ciascuno possa esaminare l’intero fascicolo di causa ed abbia copia di tutti gli atti processuali.

    Ciò comporterà una diversa metodologia di lavoro perché le camere di consiglio dovranno necessariamente essere precedute dalla distribuzione della copia di tutto il fascicolo processuale a tutti i componenti del collegio.

    Metodologia giusta ed auspicabile, ma che la macchina giudiziaria tributaria difficilmente riuscirà a sopportare se non a costo di gravi ritardi nelle pronunce collegiali, fino a quando non si provvederà ad una adeguata ristrutturazione delle Commissioni Tributarie stesse.

    In modo analogo, sarà necessaria maggiore cura nella preparazione dei fascicoli processuali, con indice aggiornato e vistato dall’ufficio di segreteria, affinchè non si corra il rischio di escludere o pretermettere documenti esibiti e non fascicolati, così incorrendo in una ipotesi di travisamento dei fatti.

    L’altra ipotesi di negligenza inescusabile è quella del travisamento delle prove, che prima non era tassativamente prevista dall’art. 2 della Legge n. 117/1988.

    Questa ipotesi si può verificare se una prova viene totalmente ignorata oppure se si ritiene esistente una prova che invece non risulta assolutamente negli atti processuali.

    Questo problema si può porre, in particolare, nell’attuale processo tributario dove i poteri istruttori delle commissioni tributarie sono limitati dall’art. 7 D.Lgs. n. 546/92 e dove non sono ammessi il giuramento e la prova testimoniale.

    Questi limiti istruttori possono, secondo me, facilmente indurre i giudici tributari a cadere, non certo per loro incapacità professionale, in ipotesi di travisamento del fatto o delle prove, soprattutto se la parte non può efficacemente difendersi citando, per esempio, dei testimoni che, pur in assenza di prove documentali (le  uniche ammesse nel processo tributario attuale) possano dimostrare l’esistenza o l’inesistenza di particolari situazioni, giuridiche o di fatto, aventi rilievo fiscale.

    Ultimamente, la Corte di Cassazione, anche in ossequio all’ordinanza della Corte Costituzionale n. 18/2000, ha riconosciuto la possibilità per il contribuente, in un sistema processuale fondato sulla parità delle parti, di introdurre in giudizio eventuali dichiarazioni extraprocessuali del terzo a suo favore, ancorche rilasciate al contribuente stesso o a chi lo assiste (sentenze n. 4423/2003 e n. 4122/2015).

    Del resto, i principi del giusto processo come formulati nel nuovo testo dell’art. 111 della Costituzione garantiscono il principio della parità delle armi processuali nonché l’effettività del diritto di difesa e, quindi, impongono di riconoscere al contribuente, così come riconosciuto all’Amministrazione finanziaria, il potere di introdurre dichiarazioni rese da terzi in sede extraprocessuale, con il valore probatorio proprio degli elementi indiziari che possono concorrere a formare il convincimento del giudice, pur non essendo idonei a costituire da soli il fondamento della decisione (Cassazione, sentenze n. 4269/2002, n. 5957/2003,  n. 4122/2015 e n. 5018/2015).

    Questo, però, secondo me non è sufficiente a rendere effettiva la parità processuale delle parti nell’attuale processo tributario.

    Appunto per questo, in ossequio all’art. 10 della Legge Delega n. 23/2014, è opportuno ed urgente riformare totalmente il processo tributario, sottraendo la gestione al Ministero dell’Economia e delle Finanze (che è una delle parti in causa) e rendendo paritaria ed effettiva la difesa del contribuente, senza alcuna limitazione processuale, così come esposto nel mio progetto di legge, condiviso da UNAGRACO, attualmente in discussione al Parlamento e consultabile sul mio sito (www.studiotributariovillani.it).

    Oltretutto, rendere il processo tributario un vero processo , con tutte le garanzie probatorie, consente ai giudici tributari di avere una visione organica e pienamente documentale di tutti i fatti oggetto di causa che, secondo me, può rendere i giudici stessi immuni da ipotesi di travisamento dei fatti o delle prove.

     

                                                                                                        Avv. Maurizio Villani

     

        AVV. MAURIZIO VILLANI

                                                                       Avvocato Tributarista in Lecce

                                              Patrocinante in Cassazione

    www.studiotributariovillani.it - e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.


La classificazione alberghiera è la condizione necessaria per il rilascio della licenza di esercizio. In tutta la Puglia la procedura  viene erogata  in modalità gratuita. Nella provincia di Taranto, il nuovo Regolamento per l’ottenimento della classificazione alberghiera 2015/19 (emanato durante la gestione commissariale Tafaro della Provincia di Taranto) ha fissato degli oneri istruttori, adottando una procedura, unico caso in Puglia come evidenzia Confcommercio Taranto - da subito contestata dagli operatori del settore.

L’azione di pressing di Federalberghi  sugli organi provinciali, è iniziata nell’estate del 2014 ma ha trovato  nel commissario straordinario, Mario Tafaro, "un vero e proprio muro di gomma, nonostante la disponibilità dei dirigenti dell’ente ad un confronto. La fine della gestione commissariale e l’arrivo del presidente Martino Tamburano - aggiunge Confcommercio - ha aperto un  fronte di dialogo tra gli operatori e l’Amministrazione provinciale disponibile, per bocca del suo massimo rappresentante, a rivedere, se non addirittura ritirare, la delibera".

In vari incontri con la delegazione di Federalberghi  il presidente Tamburano, condividendo le istanze delle imprese del settore, ha dichiarato  la propria personale disponibilità a rimodulare il Regolamento entro le prime settimane del  2015. "Una dichiarata disponibilità - fa notare Federalberghi - suggellata dalla autorevolezza istituzionale  del presidente Tamburano, uomo  politico da sempre vicino al mondo delle imprese.  Recentemente,  tuttavia, le strutture alberghiere – quelle che rassicurate  dal nuovo percorso di confronto avviato in Provincia,  avevano valutato  di attendere i prossimi sviluppi  e di non pagare la tassa/balzello- si son viste recapitare le  sanzioni per ritardato pagamento. Il quinto piano della  Provincia informato di quanto accadeva, ha continuato a prendere tempo. Come dire, al danno si è aggiunta la beffa. E’ una brutta pagina, di cattiva amministrazione, e di inaffidabilità politica, quella scritta  ai danni delle imprese del territorio. Due volte colpite - fa notare Federalberghi - : dalla amministrazione pubblica, che preleva un vero e proprio balzello dalle tasche del contribuente per sostenere se stessa, dal momento in cui gli oneri, essendo istruttori (1200 € per un 4 stelle), non sono finalizzati ad attività di promozione turistica o di marketing; dalla politica, che avalla percorsi in danno del contribuente. Sarebbe inoltre il caso che si spiegasse perché  quello che  altrove (ad esempio nella più turistica provincia di Lecce)  è un servizio reso a titolo gratuito, nella provincia di Taranto grava sulle strutture ricettive che,  contrariamente a quanto accade altrove,    da anni non vedono un minimo di programmazione a beneficio della promozione turistica del territorio provinciale.  La Provincia, alla quale si riconosce  un ruolo di protagonismo nei programmi  che attengono il rilancio e la riqualificazione economica del territorio provinciale, - conclude Federalberghi - non può sottovalutare che lo sviluppo compatibile e sostenibile del territorio non può prescindere dalle buone politiche  a favore della competitività  delle imprese".

"Cosa è accaduto questa notte nelle procedure di spegnimento dell'altoforno 5 ( Afo 5) presso l'Ilva di Taranto? Molti cittadini del quartiere Tamburi hanno registrato un aumento di polveri?".

A porre con forza la domanda è il coportavoce nazionale nonchè consigliere comunale dei Verdi, Angelo Bonelli. "Nella procedure di spegnimento dell'Afo5 - chiede ancora Bonelli - il prefetto e il sindaco di Taranto sono stati avvertiti? Ci sono state emissioni elevate di gas fuggitivi e di polveri e  le procedure previste dalla direttiva Seveso sono state rispettate? Perchè la popolazione non è stata informata?".

Domande alle quali il verde Bonelli chiede che il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, e il prefetto Guidato "diano delle risposte".

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