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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura
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Gli Agenti del Commissariato di Grottaglie hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un trentenne, già in regime di arresti domiciliari. I poliziotti, nei giorni scorsi, nel corso dei consueti controlli a persone destinatarie di misure restrittive, hanno sorpreso il 30enne mentre si intratteneva nella sua abitazione con due soggetti, uno dei quali gravato a numerosissimi pregiudizi penali. Pertanto, su disposizione dell’A.G. competente, non sussistendo più i requisiti necessari per beneficiare dei “domiciliari” e per la violazione delle prescrizioni imposte dal suo stato detentivo, il trentenne veniva tratto in arresto ed accompagnato presso la casa Circondariale del capoluogo jonico.


 

Un indice importante per valutare lo stato di salute di una nazione è rappresentato dalla solidità del sistema bancario. 

Purtroppo, spiace dirlo, le notizie di queste ore degli istituti creditizi nostrani, coi titoli a picco in borsa, per via delle enormi sofferenze bancarie (prestiti difficilmente esigibili) mostra l'esatto contrario di quanto affermato continuamente in questi giorni dal presidente RENZI, secondo il quale l'Italia va alla grande.
Siamo, ahimè, ancora nel pieno della crisi, nell'ottavo anno consecutivo di recessione, altro che crescita economica e occupazionale!

 

Cosimo Borraccino Consigliere Regionale Presidente II commissione (Affari generali e Personale)


L'Assessore Regionale al Lavoro sottolinea ancora nel suo post su Facebook che "Da parte nostra, sebbene la situazione risulti particolarmente delicata, per il numero di lavoratori coinvolti e per le varie fasi che si sono susseguite, resta il fermo proposito di dare sostegno agli operai Omfesa, azienda di Trepuzzi attraverso appositi programmi di formazione e percorsi di reinserimento come welfare to work, anche allo scopo di mantenere saldo un patrimonio di competenze che non possiamo accettare passivamente vada disperso. Resta, inoltre, necessario - prosegue Leo - continuare a condurre un'azione di scouting e attivare ogni possibile canale di comunicazione con Trenitalia e RTI per cercare di individuare spiragli in un settore produttivo che riteniamo possa avere ancora potenzialità.

 

 

SI è conclusa domenica 17 gennaio 2016 a Mandura (TA) la prima edizione del

corso per “Istruttori di Ketlebell 1^ livello” promosso e organizzato dall’Ente di

Promozione Sportiva A.S.C. (attività Sportive Confederate – www.ascsport.it) -

Comitato Provinciale di Taranto.

Il corso ha visto impegnati diversi partecipanti provenienti dalla provincia ionica

che nella splendida location dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Extreme

Total Fight Club di Manduria (TA) hanno affrontato un duro iter addestrativo, sia

teorico che pratico nell’attrezzatissima struttura affiliata A.S.C..

I docenti Marco Giannuzzi e Davide Alessi, provenienti dalla capitale, con la loro

professionalità e competenza hanno fortemente motivato i candidati che hanno

affrontato con serietà e dedizione tutte le materie previste e superato

brillantemente la prova pratica che gli ha consentito di conseguire l’agonato

diploma nazionale di “Istruttore di Ketlebell 1^ livello”.

l Kettlebell (o ghiria, dal russo: ги́ря;) è un attrezzo ginnico consistente in un peso di

forma sferica con una maniglia. Attrezzi simili al kettlebell sono stati utilizzati fin

dall'antichità, ad esempio dagli atleti dell’antica per prepararsi alle olimpiadi!

Recentemente tale strumento divenne il principale artefice dell'efficacia e della

forma fisica dei soldati russi. L'allenamento con i kettlebell si basa sul

miglioramento della capacità cardiovascolare, forza resistente, flessibilità,

elasticità, reattività neuromuscolare, potenza esplosiva e generale. Il kettlebell

training è ormai entrato a far parte negli allenamenti di molte attività sportive,

specialmente quelle che richiedono grande resistenza e potenza, ad esempio

negli allenamenti di: forze speciali militari, piloti di caccia, combattenti di M.M.A. e

tra gli atleti di pugilato, rugby e wrestling.

Un ringraziamento particolare va al dott. Marco VISCONTI, responsabile nazionale

A.S.C. della Formazione, e al dott. Cataldo BIANCHI, presidente provinciale A.S.C.

Taranto, che con la loro indiscussa professionalità e prezioso contributo hanno

permesso la realizzazione di questo evento.


 

 

Il contenuto della lettera dei Sindacati Metalmeccanici.

 

Ill.mi,

come a Voi già noto, mediante la comunicazione a firma del Sindaco di Taranto dott. Ippazio Stefàno (prot.53 del 18.01.2016), in data 18.01.2016 presso la Sala Consiliare del Palazzo di Città di Taranto, si è auto convocato il nostro Consiglio di Fabbrica, per affrontare e discutere circa le criticità connesse allo stabilimento Ilva di Taranto, con particolare riferimento ai risvolti ambientali, al mantenimento dei livelli occupazionali e al futuro degli assetti produttivi.

Al fine di rafforzare in modo congiunto l’azione volta a garantire Salute, Ambiente e Lavoro, intendiamo coinvolge Voi tutti rappresentanti dei ventinove Comuni della Provincia di Taranto, affinché possiate esprimervi, attraverso un Vostro contributo, nel sostenere presso il Governo l’auspicata costituzione di un Tavolo Nazionale sulla Siderurgia e sul Trasporto.

Occorre un segnale forte da parte di questo territorio, a tutti i livelli. L’Ilva non è un "problema" della sola città di Taranto. Per questo è necessario un fronte comune dell’intera provincia che, come noi, desidera conoscere quanto prima quali sono gli intendimenti e le scelte del Governo in ordine alla politica dell’industria ionica.

Rimanendo in attesa di una Vostra, salutiamo cordialmente.


 

CON LE RISORSE DEL “5xMILLE” UN PROGETTO DI PROMOZIONE

 

L’osservatorio meteorologico “Luigi Ferrajolo”, in Città Vecchia, è un patrimonio della città mai abbastanza preservato.

Le Acli Provinciali di Taranto, invece, perseguendo la loro vocazione alla sussidiarietà e all’utilità sociale hanno deciso di sostenerlo con idee e azioni che puntano proprio nella direzione opposta.

Per questo motivo giovedì 21 gennaio, alle 10 nella sede dell’osservatorio in via Duomo 181, sarà ufficializzato il cammino progettuale intitolato “Alla ricerca del tempo perduto”.

Non si tratta del “tempo” proustiano, certo, ma del tempo atmosferico; anche se la memoria avrà un ruolo importante.

Grazie ai fondi del “5Xmille”, infatti, le Acli Provinciali hanno deciso di preservare la mole considerevole di studi, previsioni e attrezzature oggi conservata nella sede dell’osservatorio: un patrimonio storico, scientifico e umano di valore inestimabile, che per alcuni versi racconta la città ma che ha bisogno di essere adeguatamente catalogato.

Come meglio spiegheranno il direttore dell’osservatorio, il professor Vittorio Semeraro, e il presidente delle Acli Provinciali, il dottor Aldo La Fratta, il progetto “Alla ricerca del tempo perduto” avrà quattro direttrici principali, accomunate dall’obiettivo di promuovere e proteggere le attività della struttura: progettazione e realizzazione di un sito internet, sviluppo di un software per la catalogazione dei beni librari, catalogazione di tutti i beni conservati e acquisto di attrezzature necessarie a questi scopi.

In questo modo le Acli Provinciali di Taranto confermano il loro impegno diretto nella partecipazione attiva alla vita della città, restituendo alla collettività risorse preziose attraverso progetti di sviluppo concreti.

I genitori tarantini non ci stanno a subìre critiche e invettive rispetto all'iniziativa di far affiggere il manifesto "I bambini di Taranto vogliono vivere". Un'iniziativa forte che non ha mancato di suscitare polemiche. Ecco come rispondono al PD e alla sua presa di posizione in merito alla questione

Apprendiamo dalla stampa la scomposta reazione del PD locale alle affissioni dei manifesti "I BAMBINI DI TARANTO VOGLIONO VIVERE" dei genitori tarantini. Il vicesegretario provinciale del PD, Costanzo Carrieri, ha definito il nostro un "atto di populismo sfrenato", senza considerare di avere come interlocutore proprio il popolo e non un avversario politico. Lo stesso PD che ha condotto l'intera campagna elettorale del 2012 diffondendo manifesti in cui veniva lanciato il messaggio "La vita dei tarantini prima di tutto" salvo poi, in barba alla Costituzione italiana - che individua nella difesa della salute un punto fondamentale - proporre ed approvare ben nove decreti ammazza Taranto. Inoltre, sono gli stessi che annunciano l'intervento dello Stato - quindi soldi pubblici - in favore di Taranto, mentre, invece, queste risorse pubbliche vengono, di fatto, utilizzate per salvare un privato, quale è l'Ilva e, soprattutto, per coprire i suoi debiti verso le Banche. Riteniamo, pertanto, che le dichiarazioni dei vertici del PD rientrino nel più becero populismo. Il manifesto commissionato dai genitori tarantini è solo la fotografia di una realtà che gli stessi politici hanno voluto per un territorio che avrebbe meritato altra e più gloriosa sorte. Ci preme informare il PD che i dati, a cui fanno seguito le nostre preoccupazioni genitoriali, sono quelli riportati nello studio S.E.N.T.I.E.R.I. e ci domandiamo se esistano ulteriori evidenze scientifiche, di cui solo il PD sarebbe a conoscenza, che possano tranquillizzare delle mamme e dei papà preoccupati per il gravissimo pericolo sanitario a cui i propri bambini sono esposti. Vogliamo fare nostra la frase che il Gip Patrizia Todisco, nell’ordinanza di sequestro preventivo degli impianti dell’area a caldo, scriveva: “Non un altro bambino, non un altro abitante di questa sfortunata città, non un altro lavoratore dell’Ilva, abbia ancora ad ammalarsi o a morire o ad essere comunque esposto a tali pericoli, a causa delle emissioni tossiche del siderurgico”. Concludiamo con una doverosa considerazione: "se amare i nostri figli e preoccuparci per loro significa essere populisti sfrenati siamo, allora, onorati di esserlo." Genitori tarantini

 

 

 

Cosa sta accedendo a Bruxelles

Gli aiuti pubblici all’ILVA

 

I soldi pubblici non devono servire ad aiutare l'Ilva ma i lavoratori e la città per bonifiche, riconversione, ambientalizzazione. E'questo, in estrema sintesi, il pensiero espresso da Peacelink  nel corso della conferenza stampa convocata presso la libreria Ghilmalesh alla vigilia di una scadenza che potrebbe rivelarsi decisiva.

Come si legge in apertura della corposa documentazione fornita agli organi di stampa che di seguito pubblichiamo integralmenrte  

 

"La proposta di aprire un'inchiesta sugli aiuti pubblici destinati all'Ilva approda domani 19 gennaio 2016 sul tavolo della Commissione europea.

 

La commissaria per la concorrenza Margrethe Vestager illustrerà alla Commissione Europea i motivi alla base dell'iniziativa nel quadro della disciplina Ue che vieta gli aiuti di Stato alla siderurgia e alla luce dell'importanza del settore. Successivamente Bruxelles dovrebbe rendere pubblica la decisione di avviare l'inchiesta.

 

“L'inchiesta formale che dovrebbe essere aperta la prossima settimana da Bruxelles - si legge sull’ANSA - mira soprattutto a valutare la legittimità del prestito ponte da 300 milioni accordato a dicembre ma anche degli ulteriori interventi a sostegno dell'Ilva per complessivi 800 milioni di euro previsti dalla legge di stabilità 2016. Martedì a Strasburgo, dove la Commissione si riunirà in occasione della sessione plenaria dell'Europarlamento, Vestager illustrerà il contesto nel quale si viene a collocare sia l'indagine sul caso Ilva e sia quella su un'altra aziende del settore siderurgico che sarà aperta in contemporanea”.

 

PeaceLink aveva segnalato il problema

 

A segnalare un anno e mezzo fa le azioni di “aiuto” all’ILVA era stata PeaceLink e per mesi l’attività di indagine della Commissione Europea era stata ufficiosa e informale.

 

Il governo italiano potrà portare il suo punto di vista

 

L'avvio dell'inchiesta e la pubblicazione sulla 'Gazzetta Ufficiale Ue' delle contestazioni mosse al governo consentirà a tutte le parti interessate di presentare a Bruxelles le rispettive osservazioni. Al termine della valutazione delle informazioni così raccolte, Bruxelles dovrà decidere se ed eventualmente in quale misura gli aiuti ricevuti dall'Ilva sono compatibili con le norme che regolano il funzionamento del mercato unico europeo e il rispetto di una corretta concorrenza.

 

Cosa sta succedendo in Italia

 

Frana la cordata italiana Salva-Ilva

L’intervento dello Stato tenta di tamponare una situazione sempre più sfilacciata.

I bresciani di Ori Martin (acciaieria) dicono che non sono interessati a quote Ilva. E anche Feralpi (gruppo siderurgico) smentisce di volersi accollare quote di Ilva, ossia debiti. Anche Fiat non vuole far parte della cordata. E la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) non può investire (è vietato dallo statuto) in aziende decotte. I soldi dell'ultimo decreto non possono essere dati altrimenti interviene la Commissione Europea, ma per il Governo è l’ultima parta prima del deragliamento dell’ILVA.

 

L’uso improprio della Cassa Depositi e Prestiti (CDP)

 

Utilizzando CDP (risparmio postale delle famiglie) per salvare l’ILVA si verrebbe meno a vincoli di legge a tutela del risparmiatore; per questo risparmio è prevista una “sana e prudente gestione”. Franco Bassanini ha scritto queste osservazioni che assolutamente sconsigliano l’uso della CDP quale strumento di intervento nel capitale di imprese in crisi.

 

Ostacoli all’uso della CDP per aziende in crisi

 

Essi possono essere così riassunti:

a) La legge impone a Cdp e alle sue controllate per gli investimenti in equity l’obbligo di investire solo in società “in condizioni di stabile equilibrio economico, patrimoniale e finanziario” e con “adeguate prospettive di redditività”;

 

b) lo stesso obbligo è ribadito dallo Statuto di Cdp e del FSI (che gli azionisti di minoranza, il cui voto è necessario, hanno già fatto sapere di non volere modificare);

 

c) un intervento in equity in imprese in crisi rischia di innescare una procedura europea di infrazione per aiuti di Stato.

 

Un intervento di Cdp nella ristrutturazione di imprese in crisi la avrebbe esposta inoltre ai seguenti altri rischi:

 

d) il rischio di riclassificazione di Cdp nel perimetro della PA, da parte di Eurostat, con relativo consolidamento del suo debito nel debito pubblico;

 

e) il rischio di un intervento della vigilanza di Banca d’Italia, alla quale Cdp è soggetta;

 

f) il rischio di un procedimento per danno erariale di fronte alla Corte dei Conti;

 

g) last but not least, il rischio di una fuga dei risparmiatori dal risparmio postale, di fronte alle polemiche e/o equivoci che un intervento della Cassa innescherebbe (“Governo e Cdp mettono a rischio i risparmi dei pensionati!”).

 

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Franco Bassanini è stato presidente della Cassa Depositi e Prestiti dal 6 novembre 2008 al 10 luglio 2015.


 

Le vere ragioni della crisi dell’ILVA

Mentre il governo tende a scaricare le colpe della crisi dell’ILVA sull’Europa, o sugli ambientalisti o sui magistrati o sulle multinazionali tedesche e francesi della siderurgia, sta accadendo qualcosa di molto grave: il prezzo dell’acciaio crolla del 45% a livello mondiale. E la contrazione della domanda di acciaio, a fronte di una sovracapacità produttiva ormai crescente, rende l’acciaio una merce sovrabbondante e destinata a generare una guerra dei prezzi al ribasso sempre più forte. L’ILVA ha perso tre miliardi di euro in tre anni e non sembra migliorare la situazione del settore per il 2016 di fronte ad una stagnazione del mercato siderurgico. Nel 2015 la produzione di acciaio dello stabilimento ILVA di Taranto è rimasta sotto i 5 milioni di tonnellate/anno quando ne servirebbero almeno 7 per raggiungere il punto di pareggio fra costi e ricavi. E l’aumento della produzione non può avvenire in una situazione di ristagno del mercato (la stessa Cina non aumenta più i suoi livelli produttivi).


 

La posizione di PeaceLink

Il divieto posto dal TFUE

 

Gli aiuti di Stato sono vietati dal Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) per evitare che venga falsata la concorrenza e che si manifesti il rischio di falsare la concorrenza.

Questo divieto non è stato scritto contro l’Italia ma è posto anche a tutela di tutte le nazioni e quindi anche dell’Italia. E infatti l’Italia ha firmato il TFUE. E se il governo italiano lo dovesse violare aiutando l’ILVA non può contestarlo proprio ora. Anche perché il cattivo esempio si potrebbe estendere ad altre nazioni ben più potenti dell’Italia, come la Germania o la Francia o la Gran Bretagna, che potrebbero fare lo stesso aiutando le loro acciaierie e mandando in frantumi l’Unione Europea in una concorrenza senza più regole comuni.

 

Il governo italiano può aiutare la città di Taranto, i lavoratori Ilva ma non l’azienda Ilva. Lo specifica l’articolo 107 nei suoi vari commi in cui specifica cosa è vietato, cosa è consentito e cosa può essere consentito.

 

I soldi dello Stato devono servire ad aiutare i lavoratori e la comunità

La posizione di PeaceLink è quella di usare i soldi dello Stato (ossia dei contribuenti) allo scopo di aiutare i lavoratori ILVA e la comunità locale, favorendo una riconversione anche con i fondi dell’Unione Europea per le aree di crisi industriale. Usarli dandoli all’ILVA significherebbe

  • buttarli in un pozzo senza fondo (ILVA ha perso tre miliardi di euro in tre anni)

  • bruciare dei fondi che servirebbero per la riconversione e trovarsi sguarniti di risorse nel momento in cui ILVA chiuderà (riproponendo per Taranto uno scenario di desolazione e di abbandono stile Bagnoli);

  • far incappare l’Italia in una procedura di infrazione con pesanti sanzioni.

Invece di farsi sanzionare dall’Europa, il governo italiano si può far aiutare dall’Europa per il processo di riconversione e di rilancio, per il quale sono previsti appositi fondi.

 

I soldi dei risparmiatori non vanno toccati

 

L’uso della CDP va assolutamente scongiurato altrimenti lanceremo una campagna di obiezione di ritiro dei risparmi dai libretti postali e dai buoni fruttiferi, e sconsiglieremo i risparmiatori dal prenderne di nuovi sia per ragioni di coscienza che di convenienza.

 

L’attività di PeaceLink a Bruxelles

 

Informazioni costanti alla Commissione Europea

 

PeaceLink ha posto da un anno e mezzo a Bruxelles il problema degli aiuti di Stato all’ILVA quando ha notato che Ilva produceva enormi perdite e si stava avviando a diventare un’azienda decotta.

L’attività di PeaceLink è avvenuta informando in modo tempestivo e accurato la Commissione Europea, così come ha fatto per le violazioni della direttiva sulle emissioni industriali.

PeaceLink ha agito in modo trasparente rendendo note le sue comunicazioni alla Commissione.

 

PeaceLink è iscritta al Registro Europeo della Trasparenza.

PeaceLink ha potuto esercitare in Europa quelle azioni di partecipazione democratica che dovrebbero essere favorite anche in Italia. L’Europa consente ai cittadini una partecipazione e un ascolto che il governo italiano non attua.

E' un grande onore per Peacelink essere un'associazione accreditata presso la Commissione Europea e il Parlamento Europeo.

Mentre in Italia vengono fatte leggi per rendere legale ciò che non è legale (incorrendo in infrazioni europee), riteniamo che l'Europa sia un riferimento di legalità imprescindibile per fermare questa riscrittura malata della legislazione nazionale ad uso e consumo del governo e a danno dei cittadini.


 

L’Europa ascolta, il governo italiano no

Le critiche a PeaceLink di aver agito usando amicizie “potenti” nasce dall’ignoranza delle regole comunitarie che garantiscono ai cittadini e alle loro associazioni il diritto di interloquire con la Commissione Europea. In Europa i cittadini vengono ascoltati e considerati, in Italia il governo li ignora e li umilia. Accade così che chi li ignora e li umilia senta addirittura puzza di bruciato quando le istituzioni europee invece li ascoltano con attenzione e serietà, applicando le leggi, invece di eluderle.

 

La portavoce europea di PeaceLink

Chi in questi giorni non si è fatto una ragione della capacità di PeaceLink di portare la voce di Taranto ai massimi livelli europei ha insinuato complotti di ogni tipo. Non ha calcolato che la portavoce di PeaceLink, Antonia Battaglia, è stata funzionaria dell’Onu con un lungo curriculum di relazioni internazionali, lauree e master. Nulla a che vedere con quelli che sono abituati a fare in Italia le solite arrampicate politiche con una robusta raccomandazione e un mediocre curriculum.   

 

La persistenza del pericolo sanitario a Taranto

 

La vicenda sugli aiuti di Stato all’Ilva si svolge in parallelo rispetto all’altro dibattito, quello sulla salute e della minaccia dell’inquinamento, nonché nella preoccupazione che il persistere dell’inquinamento genera soprattutto fra chi ha bambini piccoli. Alcuni genitori tarantini si sono autotassati per far affiggere dei manifesti in città con la scritta “I BAMBINI DI TARANTO VOGLIONO VIVERE”.

Il vicesegretario provinciale del Pd jonico Costanzo Carrieri ha definito come atti di «populismo sfrenato i manifesti 6x3» apparsi in questi giorni in città relativi al futuro dei bambini tarantini.

Lo studio Sentieri ha certificato un eccesso del 54% di tumori nei bambini a Taranto rispetto alla media regionale.

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I genitori così hanno raccontato il contesto in cui è maturata la scelta di far affiggere quei manifesti.

 

“Mamma, ma è vero che a Taranto i bambini si ammalano molto di più che nel resto d’Italia?”

Federica (il nome è di fantasia) aveva otto anni e gli occhi spalancati dal terrore quando per la prima volta pose questa domanda alla madre. Li vedemmo, quegli occhi, perché eravamo lì, a casa dei nostri amici, quella sera. Il silenzio calò così improvviso e freddo da gelare i nostri cuori. E mentre la madre cercava una risposta “adeguata”, se mai ci può essere risposta a tale domanda, Federica la fissò con le lacrime agli occhi, urlando: “Tu mi devi portare via da qui. Ti prego. Io voglio vivere”.

 

“Cioè dobbiamo pagare dei poliziotti di Stato perché presidino la sede PD? Ma stiamo dando i numeri? Pagassero gli Istituti di Vigilanza come fanno le banche e gli ospedali. Mi auguro che Questura e Prefetto non si pieghino a cotanto scempio! Quello che leggo è un oltraggio allo Stato”, Irene Lamanna presidente ATT non ha mezzi termini. Il comunicato stampa del PD all’indomani della conferenza stampa e del veto imposto al giornalista Luigi Abbate di seguirla da parte dell’Onorevole Michele Pelillo e della conseguente richiesta da parte del segretario Musillo che invoca il presidio della Questura presso la sede tarantina “perché ci venga consentito, come partito politico, di svolgere la nostra normale attività così come banalmente garantita dalla Costituzione Italiana”.  
Una richiesta che appare ai più alquanto impropria. “Nonostante le già grosse difficoltà a presidiare l'intero territorio per le forze dell'ordine che subiscono tagli economici e del personale – va avanti Lamanna -, dopo questo documento noi cittadini dovremmo privarci di altre unità e pagare con i nostri soldi la Polizia di Stato o i Carabinieri o qualunque forza dell'ordine per presidiare l'appartamento del PD (dai giornalisti poi, come se fossero dei delinquenti…)”. Da qui l’appello al Prefetto e al Questore: “Non possiamo permetterci di accettare una richiesta del genere. Anche il Pd paghi gli Istituti di vigilanza come paga le campagne elettorali, si munisca di porta blindata e video sorveglianza. Sul fatto poi che il giornalista non ha un nemico o un avversario sarebbe necessario chiarire che questa teoria è valida quando si parla di un freelance (e neanche sempre) – sottolinea ancora il presidente ATT -. L’ultimo gesto parla chiaro: chi ha un parere differente, non merita di partecipare agli incontri. In un mestiere dove la verità e la libertà di opinione ed espressione dovrebbe essere al centro di tutto, un atteggiamento del genere dovrebbe procurare solo sdegno e far riflettere sulla possibilità di non presentarsi agli incontri con la stampa (se si possono chiamare tali visto che non può esserci tutta la stampa). E all’onorevole Pelillo e ai suoi compagni vorrei rivolgere le parole di un giornalista nostrano, Mimmo Mazza della Gazzetta del Mezzogiorno “fosse cosi, Travaglio non potrebbe andare a nessuna - o quasi - conferenza stampa di partito politico. Se Pelillo vuole solo la sua voce, senza domande sgradite, mandi un comunicato”.

I commissari straordinari di Ilva, Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba hanno nominato, oggi, l’ingegnere Marco Pucci direttore generale del Gruppo Ilva. Già responsabile del coordinamento delle partecipate del Gruppo e precedentemente direttore commerciale, Marco Pucci assume l’incarico all’avvio dell’esecuzione del programma di trasferimento dei complessi aziendali dell’ILVA predisposto dai tre commissari e approvato con decreto dal ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi.

Pucci, esperto del settore siderurgico, è stato amministratore delegato di Acciai Speciali Terni, dopo una lunga carriera nel gruppo Tyssen. Laureato in ingegneria ad Ancona, ha svolto nel 1989 un anno di training presso lo stabilimento Nippon Steel diKimitsu all'interno del progetto high potential che ha coinvolto 12 ingegneri selezionati in tutti gli stabilimenti del Gruppo ILVA.

Dal 1990 al 1992 è stato responsabile produzione dell'acciaieria due dello stabilimento ILVA di Taranto.

Nel 1992 ha assunto la responsabilità della gestione delle materie prime di Acciai Speciali Terni (AST), allora ancora Gruppo ILVA (fino al 1994). Nel 1996 diventa responsabile degli approvvigionamenti di AST, nel 2002 direttore vendite, nel 2003 CEO di Terninox (centro servizi del Gruppo) e nel 2005 membro del board con deleghe al marketing e commerciale.

Dal 2012 è CEO di Acciai Speciali Terni (con deleghe al marketing, commerciale, spedizioni e logistica, pianificazione commerciale e industriale, affari legali, personale e internal auditing), e, tra l'altro, presidente di Terninox, consigliere di Aspasiel, presidente del Centro Inox, consigliere di Federacciai, membro di ISSF (International Stainless Steel Forum) e membro Eurofer.

Nel 2014 torna in Ilva prima come direttore commerciale e, fino ad ora, come responsabile del coordinamento delle società partecipate.

In una nota precedente si fa presente che seguito del nuovo scenario, creatosi con i recenti sviluppi che hanno interessato il Gruppo Ilva ed essendo mutate le condizioni per le quali l’ing. Massimo Rosini era stato chiamato un anno fa alla guida della Società, i commissari straordinari, Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi, e il direttore generale Rosini hanno deciso congiuntamente di risolvere il rapporto di lavoro che legava quest’ultimo all’Azienda.

 

I commissari ringraziano l’Ing. Rosini per il proficuo lavoro svolto durante la sua gestione e per aver guidato la fase di rilancio industriale della Società e per aver continuato le attività di risanamento ambientale, in un contesto di mercato particolarmente difficile per Ilva e per l’intero settore siderurgico.

 

 

 

 

 

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