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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura
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DAI CARABINIERI DEL NUCLEO OPERATIVO ECOLOGICO DI LECCE SU DECRETO EMESSO DAL GIP.

A CONCLUSIONE DI COMPLESSE ED ARTICOLATE INDAGINI CONDOTTE SULLA GESTIONE DELL’IMPIANTO DI DISCARICA PER RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI SITO IN TARANTO, LOCALITA’ “PALOMBARA”, DI PROPRIETA’ DELLA “VERGINE SPA”, GIA’ SOTTOPOSTO A SEQUESTRO PREVENTIVO IL 10 FEBBRAIO 2014 (SU DISPOSIZIONE DEL GIP DEL TRIBUNALE DI TARANTO A SEGUITO DI RICHIESTA DEL PM LANFRANCO MARAZIA), IL NOE HA DATO ESECUZIONE AL DECRETO EMESSO DA GIP DEL TRIBUNALE DI LECCE PER IL SEQUESTRO PREVENTIVO ( RICHIESTO DAL PM DELLA DDA DI LECCE, DR. ALESSIO COCCIOLI), ANCHE PER EQUIVALENTE DI SALDI ATTIVI DI CONTI CORRENTE BANCARI, POSTALI, QUOTE E/O PARTECIPAZIONI AZIONARIE, DEPOSITI, POLIZZE, BENI MOBILI REGISTRATI ED IMMOBILI, FINO ALLA CONCORRENZA DI EURO 6.300.000,00 (SEIMILIONI E TRECENTOMILA EURO) NEI CONFRONTI DELLA SOCIETA’ “ALFA SRL”, CON SEDE IN CALENZANO (FI), GIA’ DENOMINATA “VERGINE SRL”.

  • LA NOTIFICA DEL DECRETO IN ARGOMENTO VIENE EFFETTUATA A CARICO DELL’ULTIMO LEGALE RAPPRESENTANTE DELLA “VERGINE SRL” CHE GESTIVA L’IMPIANTO, DEL DIRETTORE TECNICO E, OVVIAMENTE DELL’ AMMINISTRATORE DELLA SOCIETA’ ALFA SRL, RITENUTI RESPONSABILI DI AVER PROVOCATO L’EMISSIONE DI SOSTANZE ODORIGENE, QUALI IL SOLFURO DI IDROGENO E BIOGAS, DERIVANTI DAI PROCESSI DI GESTIONE E POST-GESTIONE DELLE VASCHE DI RACCOLTA E DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI, ATTE A CAGIONARE MOLESTIA OLFATTIVA E DISTURBI DI VARIO GENERE ALLE PERSONE ED IN PARTICOLARE ALLA POPOLAZIONE RESIDENTE NEL VICINO CENTRO ABITATO DI LIZZANO, SITUATO A 3,5 CHILOMETRI DAL CITATO IMPIANTO; AI DUE CUSTODI GIUDIZIALI DELLA DISCARICA, INOLTRE, E’ STATO CONTESTATO ANCHE DI AVER REALIZZATO E GESTITO SUL SITO IN SEQUESTRO UNA DISCARICA NON AUTORIZZATA DI PERCOLATO, ACCUMULATO IN MISURA PRUDENZIALE, IN NON MENO DI 5000 TONNELLATE, ALL’INTERNO DEL BACINO DI ABBANCAMENTO, OMETTENDO DI EFFETTUARNE IL PERIODICO SMALTIMENTO E DI AVER, IN ESECUZIONE DI QUESTA CONDOTTA, VIOLATO I SIGILLI DI SEQUESTRO, UTILIZZANDO IL SITO PER REALIZZARVI UNA DISCARICA NON AUTORIZZATA DI PERCOLATO.

  • ALLE SOCIETA’ CHE SI SONO SUCCEDUTE NELLA GESTIONE DELL’IMPIANTO E’ STATO INOLTRE CONTESTATO L’ILLECITO AMMINISTRATIVO DI CUI AGLI ARTT. 5, 6 E 25 UNDICIES COMMA 2° LETT. F) DEL D.LGS. 231/2001 POICHE’, CON RIFERIMENTO ALL’ART. 260 DEL D.LGS 152/2006, I FATTI VENIVANO COMMESSI  IN ASSENZA DEI MODELLI GESTIONALI ED ORGANIZZATIVI IDONEI A PREVENIRE REATI DELLA SPECIE DI QUELLI PER CUI SI PROCEDE(TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI), NELL’INTERESSE O A VANTAGGIO DELLE SUDDETTE SOCIETA’.

    PER LA PRIMA VOLTA SI E’ PROCEDUTO CON UN SEQUESTRO PREVENTIVO, QUANTIFICATO IN OLTRE SEI MILIONI DI EURO CHE, SECONDO LE INDAGINI SVOLTE DAI CARABINIERI DEL NOE DI LECCE, RAPPRESENTEREBBERO L’INGIUSTO PROFITTO CONSEGUITO DAI GESTORI DELLA DISCARICA, DOVUTO ESCLUSIVAMENTE AI RISPARMI DERIVANTI DALL’ESERCIZIO DELLA STESSA IN MANIERA NON CONFORME ALLE AUTORIZZAZIONI RILASCIATE CHE PREVEDEVANO OPERAZIONI DI STABILIZZAZIONE E SOLIDIFICAZIONE DEI FANGHI E DI TUTTI I RIFIUTI IN INGRESSO NELLA STRUTTURA; L’ASSENZA DI TALE TRATTAMENTO DETERMINAVA, SECONDO LE INDAGINI DEL NOE CHE SI SONO AVVALSE ANCHE DI SPECIFICHE CONSULENZE TECNICHE, LA PRODUZIONE DI ESALAZIONI MALEODORANTI CHE IMPATTAVANO PREGIUDIZIALMENTE SULL’AMBIENTE E SUI TERRITORI, DENSAMENTE ABITATI, CIRCOSTANTI ALLA DISCARICA.  

    TENENTE COLONNELLO NICOLA CANDIDO

     

    IL 10 FEBBRAIO 2014 I CARABINIERI AVEVANO PROCEDUTO AL SEQUESTRO DELLA DISCARICA “VERGINE”. ANCHE IN QUELL'OCCASIONE I CARABINIERI DEL NOE  DIRAMARANO UN COMUNICATO STAMPA CHE, PER COMPLETEZZA DI CRONACA, RIPORTIAMO INTEGRALMENTE.

    I CARABINIERI DEL NUCLEO OPERATIVO ECOLOGICO DI LECCE,  A TARANTO, IN LOCALITA’ “PALOMBARA”, A PARZIALE CONCLUSIONE DI COMPLESSE INDAGINI AVVIATE A SEGUITO DI ESPOSTI PRESENTATI DA CITTADINI ED ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE, HANNO DATO ESECUZIONE AL DECRETO DI SEQUESTRO PREVENTIVO, RICHIESTO DAL DR. MARAZIA  ED EMESSO DAL GIP DEL TRIBUNALE DI TARANTO, D.SSA INGENITO,  RELATIVO ALL’IMPIANTO COMPLESSO DI DISCARICA PER RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI DI PROPRIETA’ DELLA “VERGINE SPA”. 

    CONTESTUALMENTE SONO STATI SOTTOPOSTI A SEQUESTRO ANCHE TRE COMPATTATORI INDUSTRIALI, DUE PALE MECCANICHE E TRE ESCAVATORI UTILIZZATI  PER LA MOVIMENTAZIONE E LA COPERTURA DEI RIFIUTI SPECIALI.

    LE INDAGINI DEL NOE, DURATE UN ANNO E MEZZO CIRCA, HANNO RICHIESTO UNA CONSULENZA TECNICA E NUMEROSI CAMPIONAMENTI E MONITORAGGI EFFETTUATI DALL'ARPA DI TARANTO, DURANTE I QUALI SONO STATE ACCERTATE CONCENTRAZIONI DI IDROGENO SOLFORATO SUPERIORI ALLA SOGLIA DI PERCEPIBILITA' OLFATTIVA PREVISTA. IN QUESTO MODO E' STATO SOSTENUTO CHE GLI EPISODI DI MOLESTIE OLFATTIVE LAMENTATE NEGLI ESPOSTI POTEVANO ESSERE CORRELATE ALLA DISPERSIONE DI SOSTANZE ODORIGENE COMPATIBILI CON LE OPERAZIONI DI ABBANCAMENTO DEI RIFIUTI ED ANCHE ALLO SPEGNIMENTO DI ALCUNE TORCE PRESENTI NELL'IMPIANTO PER LA COMBUSTIONE DEI BIOGAS. SU QUEST'ULTIMO SI SONO CONCENTRATE LE OSSERVAZIONI DEI CONSULENTI SECONDO I QUALI LA MANCANZA DI UN CORRETTO SISTEMA DI CAPTAZIONE DEGLI STESSI DETERMINA UN ACCUMULO DI GAS NEL CORPO DELLA DISCARICA CHE SFOCIA IN UNA FUORIUSCITA CON DISPERSIONI MALEODORANTI IN ATMOSFERA. ANCHE IN RELAZIONE AI FANGHI IN ENTRATA NELLA DISCARICA E' STATO RILEVATO CHE NON SONO STATI ADOTTATI TUTTI GLI ACCORGIMENTI TECNICI NECESSARI AL FINE DI EVITARE LE EMISSIONI MALEODORANTI.  

    E' STATO ANCHE EFFETTUATO UNO STUDIO DEI VENTI REGISTRATI NELLE STAZIONI DI TORRICELLA E GROTTAGLIE PER COMPRENDERE QUALE FOSSE L'ORIGINE DEI MIASMI AVVERTITI IN ZONA ED ESCLUDERE EVENTUALI ALTRE FONTI INQUINANTI.            

    L' IPOTESI DI REATO CONTESTATA AI GESTORI DELLA DISCARICA E' QUELLA DEL GETTO PERICOLOSO DI COSE PER AVER PROVOCATO L’EMISSIONE DI SOSTANZE ODORIGENE, QUALI IL SOLFURO DI IDROGENO E BIOGAS, DERIVANTI DAI PROCESSI DI GESTIONE E POST-GESTIONE DELLE VASCHE DI RACCOLTA E DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI, ATTE A CAGIONARE MOLESTIA OLFATTIVA E DISTURBI DI VARIO GENERE ALLE PERSONE ED IN PARTICOLARE ALLA POPOLAZIONE RESIDENTE NEL VICINO CENTRO ABITATO DI LIZZANO, SITUATO A 3,5 CHILOMETRI DAL CITATO IMPIANTO. IL VALORE COMPLESSIVO DEI BENI SOTTOPOSTI A SEQUESTRO E’ DI CIRCA TRECENTO MILIONI DI EURO.


 

Due grandi manifestazioni sono state organizzate a Taranto per protestare contro l'accorpamento della Soprintendenza di Taranto a quella di Lecce. La prima contrassegnata dallo slogan "Giù le mani dalla Soprintendenza"  si svolgerà a partire dalle 10 nella Città vecchia con partenza davanti  alle Colonne Doriche e arrivo davanti alla Soprintendenza di via Duomo. 
 
La seconda indetta da Associazioni, Club Service, cittadini per dire no all'accorpamento della Soprintendenza di Taranto a quella di Lecce. #iostoconTaranto scrivono i promotori dell'iniziativa che avrà luogo sabato 30  gennaio a partire dalle 17 con partenza da via Di Palma all'altezza dell'incrocio con via Duca degli Abruzzi e si concluderà in piazza Della Vittoria dove verrà letto il seguente manifesto.
A seguire pubblichiamo l'elenco di quanti hanno finira derito all'iniziativa
 
 
 
 
 
 
 
 
MANIFESTO DELLA COMUNITA’ TARANTINA E JONICA PER LA MODIFICA
DEL DECRETO FRANCESCHINI FINALIZZATA ALLA CONSERVAZIONE E
ISTITUZIONE DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA, BELLE ARTI E
PAESAGGIO
• Preso atto che nel 1907 venne istituita nella città di Taranto la Soprintendenza
agli scavi e ai musei archeologici della Puglia come risposta a precise
esigenze di tutela e presidio dell’inestimabile patrimonio archeologico, nonché
a tutela del patrimonio architettonico, paesaggistico e ambientale di Taranto e
del territorio jonico;
• tenuto conto che la scelta storica di Taranto come sede della Soprintendenza
derivò dall’assoluta preminenza dell’interesse archeologico e quindi di tutela
della città e del suo territorio jonico;
• considerato che la presenza a Taranto della sede della “Nuova
Soprintendenza” con competenza sui diversi settori della tutela (archeologia,
beni architettonici, beni artistici e storici, paesaggio) è fondamentale in un
momento in cui si avviano importanti interventi di riqualificazione urbana come
previsto dalle legge 4 marzo 2015 n.20;
• rilevato che la Soprintendenza avrà un ruolo di notevole importanza sul piano
della collaborazione tra Istituzioni e nello stesso consolidamento e sviluppo del
Sistema Universitario Jonico, nonché delle prospettive occupazionali
si chiede
• l’integrazione del decreto con la conservazione e istituzione in Puglia della
Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio a Taranto;
• l’assegnazione del Chiostro di S. Domenico alla istituenda Soprintendenza
archeologica, belle arti e paesaggio di Taranto e/o al MARTA (Museo
Archeologico Nazionale di Taranto)
Al fine di realizzare tali obiettivi si ritiene che gli stessi debbano essere oggetto di
un Consiglio comunale monotematico della città di Taranto, allargato a tutti i
Sindaci della provincia jonica, ai Consiglieri provinciali e regionali e ai Parlamentari
di Terra Jonica, alla presenza del Ministro del MIBACT On. Dario Franceschini.
Taranto 26 Gennaio 2016
vers 1.0
Aderiscono al manifesto :
• Lions Club di Taranto Poseidon
• Lions Club di Taranto San Cataldo
• Lions Club di Taranto Due mari
• Lions Club Taranto Falando
• Lions Club di Massafra, Mottola Le Cripte
• Lions Club di Taranto Aragonese
• Leo Club di Taranto
• Leo Club di Massafra
• Rotary Club di Taranto
• Rotary Club Magna Grecia
• Fellowship Rotariana per la cultura Italiana nel mondo
• Soroptimist club di Taranto
• Associazione mogli medici Italiani
• Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari
• Team Italia sud est
• Comitato cittadini della società Dante Alighieri di Taranto
• Società di Storia Patria per la Puglia
• Serra Club
• Fondazione per la cultura
• Confederazione delle Associazioni Teichos
• Cooperativa Museion
• Cooperativa Novelune
• 2 Centro Studi Cesare Giulio Viola
• 2 Associazione culturale “La Carta Etica”
• Italia Nostra
• Associazione Italiana di Cultura Classica
• F.A.I. fondo ambiente Italiano
• Dopolavoro Filellenismo
• Redazione de “ L’Officine”
• Movimento Shalom
• Comitato Qualità della Vita
• Snals
• Associazione Italiana Maestri Cattolici
• U.C.A.I. Unione Cattolica Artisti Italiani
• Taranto Città Spartana
• Unione studenti
• Movimento studentesco di Taranto
• Federazione degli Studenti
• Movimento studenti di azione Cattolica
• Arcigay Taranto

 

 

 

I Carabinieri della Stazione di Grottaglie, durante un servizio di controllo del territorio, hanno denunciato in s.l. per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e detenzione di banconote false un 19enne incensurato del posto.

Il giovane, sottoposto a perquisizione personale, veniva trovato in possesso di gr. 5 grammi di hashish e di nr. 3 banconote da 20 euro palesemente false. Durante gli accertamenti, inoltre, i militari hanno constatato che sul telefono cellulare del 19enne erano giunti diversi sms relativi a richieste di acquisto di stupefacente da parte di soggetti in via di identificazione. Per tali motivi, il giovane è stato denunciato a piede libero per il reato di detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente e detenzione di banconote false. Lo stupefacente e le banconote sono state sottoposte a sequestro per i successivi accertamenti.

 


La CISL TARANTO BRINDISI apre il suo comunicato ricordando al GOVERNO di realizzare le migliori condizioni per un futuro positivo dell'ILVA.                    

Continua sottolineando che sebbene in un contesto generale del Paese alquanto incerto e critico, incoraggiano gli ultimi sviluppi concernenti il presente ed il futuro produttivo ed occupazionale del siderurgico di Taranto, con esso i destini dell’Ilva e di tutti gli altri stabilimenti del Gruppo. A cominciare dalla conversione in legge al Senato dell’ultimo, specifico Decreto e dagli esiti della riunione tecnica tenutasi di recente a Bruxelles e conclusasi con l’incoraggiamento della Commissione Concorrenza europea all'Italia a proseguire con celerità nei lavori di ambientalizzazione del processo produttivo e in quelli di aggiornamento della dotazione impiantistica del sito ionico, ponendo in essere ogni misura prescritta dall’Aia per le bonifiche ambientali, la sicurezza dei lavoratori e la tutela della salute pubblica.Sono stati passaggi indubbiamente impegnativi e dall’esito non scontato, per cui sarà fondamentale, come sempre ha sostenuto la nostra Organizzazione, che vengano rispettati i tempi stabiliti  e, soprattutto, che siano considerati i temi della sostenibilità della produzione di acciaio come connaturati al piano industriale di cui dovrà farsi carico chi, entro il prossimo 30 giugno, ne acquisirà la nuova proprietà o, in subordine, la prenderà in affitto.  Neppure scontata, a nostro avviso, era la disponibilità manifestata dall’Amministratore delegato della Cassa Depositi e Prestiti ad essere parte attiva del progetto di rilancio dell’Ilva, ancorché in ruolo di minoranza, anticipata in un’audizione alla Commissione Attività produttive della Camera dove ha dichiarato il proprio impegno ad avviare, a breve, la richiesta di dati sensibili per interagire, appunto, nel processo di acquisizione. Per tutto questo riteniamo importante che la suddetta serie di segnali positivi debbano essere colti indistintamente da tutti, perché tutti concorrano alla ricerca di soluzioni condivise agendo con piena responsabilità, senza prevaricazioni e intolleranze che tradirebbero le aspettative dei lavoratori e rischierebbero seriamente di ipotecare il futuro industriale e produttivo di un Gruppo leader in Europa che molti Paesi concorrenti invidiano all’Italia.La Cisl continuerà a fare come sempre la propria parte, responsabilmente, nell’esclusivo interesse dei lavoratori diretti e dell’indotto siderurgico e di quest’area territoriale che grazie anche al Contratto Istituzionale di Sviluppo sottoscritto con il Governo intende riemergere con forza e rilanciarsi in termini produttivi, sociali ed occupazionali.Auspichiamo, pertanto, che i prossimi passi del Governo si rivelino utili a trovare  soggetti industriali realmente interessati ai destini del Gruppo Ilva e che favoriscano le migliori soluzioni possibili, per la conferma della produzione siderurgica nel nostro Paese e, in particolare, a Taranto.

Di diverso tenore la nota dell' USB - Unione Sindacale di Base di Taranto che apre con un titolo abbastanza chiaro: A GENOVA SI LOTTA……..A TARANTO SI PRODUCE!!! Tre giorni di dura lotta a Genova, tre giorni con produzioni record a Taranto!! A Genova si lotta per il futuro, da noi a Taranto si aspetta l’esecuzione di massa…………

Solidarietà, stima e rispetto per chi a Genova protesta contro le scellerate decisioni del governo che con l’ultimo decreto si è letteralmente deresponsabilizzato sulla questione Ilva, scaricando sui lavoratori gli errori commessi da una classe politica nazionale inetta, incapace e ridicola.L’ultimo decreto che contiene il bando di vendita, in realtà sarà un regalo a qualche multinazionale estera o qualche gruppo di “prenditori amici” nostrani che non metterà un euro nel piatto, chiederà mano libera “per salvare il salvabile” e attuerà la macelleria sociale, con l’ambientalizzazione che non avverrà mai!!Piombino né è la prova, regalata letteralmente agli algerini di CEVITAL che hanno sottoscritto un impegno in cui dichiarano 700 MLN di investimento totale  per “ambientalizzare” e mantenere i livelli occupazionali, riconvertire le produzioni a caldo con i forni elettrici.Risultato? L’area a caldo è ferma, la bonifica mai partita , i lavoratori in cassa senza nessuna certezza e con una perdita di 5.000,00 € annue sul proprio reddito , ambientalizzazione  non pervenuta, dei 700 mln neanche l’ombra e CEVITAL è introvabile…… Anzi no è in Brasile a firmare accordi dichiarando che trasferirà le produzioni di Piombino in lì !!In compenso con la promessa dell’impegno sul siderurgico, il gruppo algerino  ha ottenuto il controllo del porto di Piombino che era il vero obbiettivo!!Il gruppo Ilva? Tranquilli faremo la stessa fine……… Diffidate da chi sostiene che a Genova si sciopera solo per il rispetto  dell’accordo di programma o per ottenere il famoso 10% integrazione , i lavoratori scioperano per la difesa del loro futuro che è identico a quello dei lavoratori di Taranto e di tutto il gruppo, compresi i lavoratori dell’appalto!!Diffidate da chi vi dice che i privati sono la salvezza, i soldi ce li metterà comunque lo stato, nessun privato investirà mai un euro dei propri soldi nella condizione in cui versa Ilva!!Il meccanismo è semplice, DIVISIONE, vogliono farci credere che a Genova a Novi a Taranto, che nei vari siti le problematiche sono diverse, vogliono farci credere che i lavoratori sono diversi,  lavoratori dell’area a caldo con quelli dell’area a freddo,  quelli iscritti a un  sindacato piuttosto che all’altro , quelli del sud e quelli del nord, chi vive in città piuttosto che nei paesi, quelli diretti con i lavoratori dell’appalto!! La verità è che siamo tutti uguali, da nord a sud passando per Genova , Piombino, Taranto ecc…. Questo è solo un trucco per dividere  e rendere deboli . Il compito dei commissari ufficialmente era quello di risollevare le sorti del gruppo, in realtà bisognava affossare il mondo Ilva per avere la giusta condizione per regalarlo!! Prova né è Mittal  che ha subito detto che un eventuale proposta di acquisto dovrebbe contenere impunità sui reati ambientali e di sicurezza del lavoro!!Cari colleghi come ci hanno detto alcuni lavoratori di Genova che in questi giorni protestano, le soluzioni sono solo due: aspettare una morte certa oppure reagire e tentare di salvarsi!!


 

Il 4 febbraio prossimo, ore 10 sala "Contento" (sala delle lauree) al primo piano del Dipartimento di Giurisprudenza in piazza Cesare Battisti.

Attraverso l'interessante Seminario si intende testimoniare l'importanza della convivenza tra le religioni, secondo le indicazioni dell'ONU, che dal 2010 promuove ogni anno l'iniziativa.

 IN OCCASIONE DELLA SETTIMANA MONDIALE DELL’ARMONIA INTERRELIGIOSA SI TERRA' UN SEMINARIO DI STUDIO SU

"USO E ABUSO DELLA RELIGIONE NELL’ATTUALE CONTESTO  GEOPOLITICO".

 

PARTECIPANO:

Roberto Voza (Direttore del Dipartimento)

Ennio Triggiani (Direttore del Dipartimento di scienze Politiche)

Mary Prudentino (Dirigente dell’Istituto Guido D’Arezzo)

Ciro Capotosto (priore della Basilica San Nicola-Bari)

  Andrey  Boystov (Pope della Chiesa Russa in Bari)

  Sharif Lorenzini (Imam comunità islamica Bari)

  Francesco Lotoro (comunità ebraica di Trani)

  Ruggiero Lattanzio (pastore della Chiesa Evangelica Battista-Bari)

Gaetano Dammacco, Ugo Villani, Francesco Bellino,  Augusto ponzio, Andrea Lovato, Raffaele Guifo Rodio,  Susan Petrilli,  Maria Sinatra, Carmela Ventrella, Roberta Santoro, Paolo Stefanì, Ivan Ingravallo, Francesco Lozupone, Raffaello Desina, Raffaella Losurdo, Patrizia Piccolo, Francesco Patruno,  Maria Rosaria Piccinni, Adriana Chirico, Ivan Sassanelli,

Gli studenti del Dipartimento di Giurisprudenza, del dipartimento di Scienze , dell’Istituto Guido d’Arezzo

 

Nell’ambito delle note problematiche occupazionali che investono i lavoratori delle aziende Ilva e Appalto/Indotto Ilva,  le organizzazioni sindacali Fim, Fiom e Uilm, comunicano che venerdì 29 gennaio p.v., si terrà un sit-in delle Rsu delle aziende di appalto Ilva sotto la sede del Comune di Taranto a partire dalle 8,30.

        Successivamente le stesse Rsu si riuniranno presso la Sala Consiliare del Comune di Taranto per discutere delle varie questioni e tematiche che interessano lo stabilimento Ilva e il futuro dei lavoratori degli appalti Ilva.


 

 

 

La Cia Confederazione Italiana Agricoltori commenta negativamente il via libera di Bruxelles all'ingresso di 70 mila tonnellate di olio sul mercato europeo.

La pace nel Mediterraneo - dice l'organizzazione degli agricoltori - non si costruisce sulle spalle dei nostri olivicoltori che, della qualità, hanno fatto una bandiera che nessuno riconosce sui mercati.

Il via libera dell'Unione Europea all'importazione agevolata di 70 mila tonnellate di olio d'oliva provenienti dalla Tunisia per i prossimi due anni desta preoccupazione per il futuro di un settore già in forte difficoltà. La Cia Confederazione Italiana Agricoltori di Taranto commenta negativamente l'approvazione della relazione della commissione INTA del Parlamento Europeo che autorizza un accesso temporaneo supplementare di olio d'oliva tunisino nel mercato UE.

"Pur condividendo l'obiettivo di solidarietà dell'Europa nei confronti di Paesi terzi in difficoltà tramite azioni commerciali di privilegio, non va dimenticato che non si possono sempre penalizzare l'agricoltura ed in particolare le produzioni della provincia jonica – ribadisce la Cia Confederazione Italiana Agricoltori di Taranto – Tra l'altro la continua apertura delle frontiere della UE e le concessioni non stanno riguardando solamente l'olio di oliva".

La Cia Confederazione Italiana Agricoltori di Taranto si rammarica del fatto che non è stato approvato nemmeno l'emendamento della commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo dell'11 gennaio scorso, che tentava di attenuare l'impatto negativo delle concessioni dalla Tunisia per il comparto oleicolo.

È opportuno che decisioni così strategiche siano adottate solo in seguito a valutazioni oggettive dell'impatto economico che potrebbero generare sugli operatori.

L'ultima speranza per introdurre modifiche è riposta ora nel voto dell'aula di Strasburgo che dovrà adottare il testo definitivo entro la fine dell'inverno.

Non è corretto considerare come merce di scambio i prodotti della nostra agricoltura cosi come avveniva in passato.


 

Mons. Santoro sul diverbio fra il parroco della parrocchia Sacro Cuore  Luigi Larizza e il Prio cittadino auspica che questo “incidente” venga presto superato

 

 

 

«Desidero esprimere il mio rammarico per il forte diverbio fra il parroco della parrocchia del Sacro Cuore in Taranto don Luigi Larizza e il sindaco del capoluogo ionico il dottor Ippazio Stefàno. È fuor di dubbio che quanto accaduto distorce la linea di carità dell’arcidiocesi che davanti a sé vede solo i poveri, senza distinzione etiche e religiose e tutto ciò è facilmente rintracciabile nelle attività quotidiane delle Caritas parrocchiali e delle associazioni. Taranto è una città accogliente e generosa. Continueremo nell’assistenza ai poveri e nell’accoglienza di quei fratelli che fuggono da guerra e fame.

Stiamo attrezzando l’ex monastero delle Carmelitane per i migranti, ristrutturando palazzo Santacroce per i clochard e le persone in difficoltà temporanee, abbiamo convertito una struttura della diocesi in un centro per l’accoglienza dei migranti minori non accompagnati.

Auspico che questo “incidente” venga presto superato nell’impegno condiviso e comune fra Istituzioni e Chiesa a favore di queste famiglie in difficoltà. Trovandomi a Roma per i lavori del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, ho raggiunto telefonicamente don Luigi, così come ho chiamato il dottor Stefàno per manifestargli la mia immutata amicizia e il dispiacere per quanto avvenuto.  

Il profilo di rispetto e di dialogo che è per me da sempre cifra costatabile nei rapporti con le istituzioni civili, in primis con il sindaco, con il quale ho sempre intessuto rapporti cordiali, soprattutto fra le innumerevoli difficoltà di questa città, il costante impegno di don Luigi per gli ultimi, al netto di queste spiacevoli incomprensioni, mi fanno ben sperare in un’azione significativa a favore delle famiglie di via Giovine che non hanno un tetto».

+ Filippo Santoro 

Arcivescovo di Taranto 


 

Io sono qui a rappresentare, anche come pugliese, le grida di una città che vuole smettere di soffrire, le grida di un territorio che non vuole essere costretto a mortificare altre sue potenzialità espresse da agroalimentare, cultura e da un mondo produttivo che chiede il rispetto di un'identità territoriale.

 

Si riporta di seguito l'intervento integrale di questa mattina in Aula al Senato di Dario Stefàno (Misto) in dichiarazione di voto su decreto Ilva in esame.

Signor Presidente, onorevoli colleghi,
oggi siamo chiamati ad esprimerci su un nuovo decreto-legge salva ILVA, un ulteriore nuovo decreto: il nono. Ma, come per i precedenti, credo che anche questo non risolverà i nodi della siderurgia italiana, men che meno affronterà e cercherà di dare soluzione ai drammi - perché così vanno definiti - legati al sito siderurgico del polo di Taranto. Ciò perché strutturalmente non mette mano alle gravi criticità di questa complessa realtà; criticità ormai note a tutti, non solo ai pugliesi come me, ma che ancora una volta non vengono affrontate di petto. Questo decreto evidenzia nuovamente e in tutta la sua potenza la crisi dell'ILVA e la scelta di fondo sempre più criticabile di ricorrere a continue soluzioni tampone: un approccio sbagliato nella sua essenza, perché segnato da quello che potrei definire un peccato originale, ossia l'assenza di una visione strategica.

Siamo chiamati, quindi, nuovamente ad affrontare questo intervento normativo in ragione di una scelta sbagliata, operata dall'Esecutivo e difesa anche in Aula alla Camera, sulla quale sono stati più volte posti i nostri rilievi. Uno su tutti: la sopraggiunta indisponibilità di risorse su cui si era fatto affidamento precedentemente, con i decreti precedenti, e che sono poi venute a mancare. Non sono un gufo nel dire questo, però ho la necessità di mettere in evidenza come precedentemente queste stesse criticità erano state sollevate. In questa occasione, invece, credo sarebbe stato sufficiente dare spazio, riconoscere l'importanza e il valore del dialogo e anche dell'ascolto, perché proprio su questi rilievi erano state espresse sollecitazioni e considerazioni utili ad una soluzione.

Molte delle criticità che si sono presentate le avevamo poste in risalto, specie con riferimento all'utilizzazione dei famosi 1.200 milioni di euro. Ricordo - lo feci io personalmente - che avevamo evidenziato che tali risorse sarebbero state bloccate, che avrebbero potuto essere bloccate, ovvero che non sarebbero state comunque disponibili in quanto derivanti da un'attività di sequestro di fondi, azioni presenti sul mercato estero e che si sarebbero dovute recuperare, con tutte le difficoltà conseguenti. E allora, come poteva farsi affidamento - dicevamo allora - su risorse che da più parti venivano evidenziate come indisponibili nella realtà? Ma tanto è. Abbiamo proceduto e con questo nono decreto l'Esecutivo intende tracciare un percorso per il futuro industriale dell'ILVA, cercando, ancora una volta, di dare garanzie massime per potere rendere possibile l'intervento dei privati. Credo però che, ancora una volta, tale intento sia perseguito in modo completamente sbilanciato.

Mi limito a riferire alcune delle criticità più evidenti, per ovvie ragioni di tempo, che avevamo sublimato, come da prassi, in proposte emendative: tutte bocciate, ovviamente. Faccio riferimento, ad esempio, alla scelta di disporre lo slittamento del termine per la realizzazione degli interventi previsti nell'AIA, senza tenere conto della sofferenza di una città aggredita sotto il profilo ambientale; ma mi riferisco anche all'offerta della possibilità che il futuro piano industriale proponga modifiche al piano delle attività di tutela ambientale e sanitaria, e sicuramente ciò avverrà per contenere i costi, rendendo di fatto possibile una modifica dell'AIA. Poi, il sostegno futuro al piano del privato, individuando il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri come strumento di autorizzazione che tiene luogo, ove necessario, della valutazione di impatto ambientale, bypassando completamente con ciò le future possibili interpretazioni e prescrizioni imposte dagli enti che si esprimerebbero in merito alle criticità ambientali del nuovo piano e degli interventi che potrebbe prevedere. A ciò si associa, poi, il più grave silenzio che questo nuovo decreto porta con sé sul futuro di Taranto e sulla sua ricostruzione.

È un provvedimento, quello che oggi ci accingiamo a votare, che né si collega né tantomeno fa richiamo ad una visione. È un provvedimento che sembra prendere atto solo della mancanza di 1.200 milioni di euro su cui si sarebbe dovuto fare affidamento rinviando quindi sine die la questione Taranto.

Credo sarebbe stato di buonsenso prevedere lo slittamento dell'orizzonte di vendita di un anno, al 30 giugno 2017, così come avevamo peraltro suggerito, perché ciò avrebbe consentito tempi maggiori per la manifestazione di interesse da parte di un maggior numero di soggetti industriali, potenzialmente idonei, individuando poi quelli in grado di proporre strategie e piani industriali competitivi e maggiormente rispettosi dei processi di ricostruzione ambientale della città, non solo dell'ILVA.

Ciò avrebbe anche consentito di non spostare ulteriormente la scadenza dell'attuazione delle prescrizioni AIA, che sono fondamentali per ridurre il sacrificio ambientale, che ancora oggi si continua a chiedere a Taranto e ai pugliesi, su cui si stanno riversando inquinanti pericolosi, come dimostrano i dati dell'ARPA, ma anche quelli associazioni ambientaliste, come PeaceLink, e come dimostra anche la continua ed estesa protesta dalla gente, per un'aggressione ambientale che ormai non ha più limitazioni. Con i nostri emendamenti volevamo blindare anche il mantenimento dei livelli occupazionali, le garanzie contrattuali e la protezione sociale dei lavoratori, in modo che il processo di trasferimento fosse indolore, almeno per i lavoratori. Avevamo richiesto di non estendere lo scudo giudiziario anche nell'ambito civile, per l'organo commissariale e i suoi delegati, per non limitare la responsabilità di chi, comunque, è chiamato alla responsabilità di decidere. Allo stesso tempo, ritenevamo necessario il coinvolgimento dell'ARPA Puglia e della commissione istruttoria per l'autorizzazione ambientale integrata nell'eventuale modifica del piano ambientale, per non rinunciare all'apporto scientifico e tecnico di organismi di alta qualificazione, tra l'altro con profonde conoscenze delle realtà territoriali interessate. Parimenti, avevamo sostenuto la proposta dell'ISPRA di richiedere che l'eventuale modifica del piano fosse supportata da un documento di non aggravio sanitario, secondo le linee guida per la valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (VIIAS), approvate dall'ISPRA.

Cari colleghi, su Taranto e sui suoi cittadini pesa l'aggravio delle condizioni ambientali e i rischi associati ai continui rinvii del termine di scadenza per gli adeguamenti, previsto dall'AIA, che è il nodo principale che si continua a non affrontare. Per questo non siamo d'accordo sul nuovo slittamento per l'adeguamento ambientale, come non siamo d'accordo sulla possibilità che il nuovo acquirente possa proporre modifiche allo stesse piano, che possano far persistere lo stato di aggravio ambientale, o addirittura esporci al rischio di accrescerlo. Il rispetto delle scadenze fissate è un punto di partenza non negoziabile e possono proporsi soluzioni differenti, unicamente per esaltare e premiare nuovi e più attenti profili di rispetto ambientale delle proposte di acquisto. Lo sappiamo che è difficile, ma ciò è proponibile nell'ottica di non considerare negoziabile la salute dei cittadini, come anche di non volerla mettere in ultimo piano rispetto ad obbiettivi di compatibilità industriale, anch'essi importanti, ma che non possono passare sulla testa dei cittadini. Ecco perché avremmo dovuto garantire tempi più celeri e procedure speditive per l'espletamento della valutazione di impatto ambientale, ma non certo di considerare un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (DPCM) come direttamente sostitutivo della proposta stessa. Si tratta di un grave attacco a procedure tecniche irrinunciabili e all'apporto di soggetti con competenze integrate, la cui espressione migliorerebbe qualsiasi modifica al piano ambientale e industriale.

Siamo coscienti - le chiedo un ulteriore minuto di tempo, signor Presidente - che i processi di ambientalizzazione possono attuarsi migliorando anche gli strumenti di controllo e monitoraggio ambientale. Anche l'ARPA va potenziata e dunque uno degli emendamenti da approvare - ancora oggi, ancora una volta, ancora in questo decreto-legge - sarebbe stato quello volto non a chiedere risorse, ma a consentire alla Regione Puglia la possibilità di assicurare, con risorse proprie, con nuove assunzioni, un aumento del personale disponibile di ARPA, per aumentare la possibilità di effettuare i monitoraggi e i controlli necessari, perché il personale dell'ARPA, che è chiamato ai monitoraggi e ai controlli ed è in numero assolutamente insufficiente, è sottoposto, contrariamente ai commissari, alla responsabilità penale e civile per i mancati monitoraggi e controlli. In tutto questo, però, non è stato possibile interloquire, né in Commissione né in Assemblea, stante un approccio di censura ad ogni proposta emendativa.

Nell'annunciare, dunque, il voto contrario alla conversione del decreto in esame, da parte del Gruppo Misto, voglio dire che questo nono decreto non chiuderà una pagina drammatica. Probabilmente esso darà soltanto delle considerazioni che rinviano il problema sine die, non so fino a quando.

Io sono qui a rappresentare, anche come pugliese, le grida di una città che vuole smettere di soffrire, le grida di un territorio che non vuole essere costretto, da dinamiche estranee a quel territorio, a mortificare altre sue potenzialità espresse dall'agroalimentare, dalla cultura e da un mondo produttivo che chiede il rispetto di un'identità territoriale, ma anche di una linea industriale nazionale che tarda a farsi definire e che continua ad essere interpretata con iniziative tampone che non risolveranno il problema, ma aggraveranno le difficoltà di rimettere mano ad una situazione tarantina che è ormai divenuta veramente insostenibile.



ILVA stima perdite per circa 2 milioni di euro al giorno.

A rischio gli investimenti sulla linea 4 di zincatura se la fabbrica di Genova non riprenderà a funzionare regolarmente.

L'Ilva messa in ginocchio dagli operai, che con il blocco dello stabilimento di Cornigliano stanno creando danni elevatissimi. Il bollettino dell'azienda è nero. Intanto sindacati e lavoratori aspettanosegnali sul Governo ripetendo a gran voce che "l'accordo di programma non si tocca"

Di segiito il comunicato diffuso dall'azienda

Lo sciopero e le manifestazioni organizzate dalla Fiom presso lo stabilimento ILVA di Genova negli ultimi tre giorni stanno generando danni reputazionali oltre che di fatturato per il Gruppo.

La temporanea interruzione delle attività della fabbrica, infatti, oltre a compromettere la reputazione di ILVA, in particolare verso i clienti internazionali con cui negli ultimi mesi sono stati siglati importanti contratti di fornitura, sta causando perdite finanziarie, stimate in circa 6 milioni di euro per le tre giornate di fermo della fabbrica.

Queste perdite di fatturato ad oggi corrispondono all'ammontare delle risorse finanziarie necessarie per gli investimenti sulla linea 4 di zincatura del sito industriale di Genova, sui quali, alla luce dei fatti accaduti in queste ore, l'Azienda valuterà come procedere.

L'eventuale protrarsi del fermo anche nella giornata di domani potrebbe, inoltre, compromettere il funzionamento della fabbrica di Novi Ligure, e in particolare del decatreno, causando, di conseguenza, ulteriori danni al Gruppo, già sotto pressione a causa delle difficoltà interne e della debolezza del settore.

ILVA segnala, infine, che le manifestazioni in corso stanno impedendo alle chiatte, da giorni in stato di attesa presso le banchine del porto, di procedere con l’attività di scarico e carico di ingenti quantità di prodotti destinati alla lavorazione e all’esportazione.

Per queste ragioni, pur nel rispetto del diritto di sciopero dei lavoratori e delle scelte delle diverse sigle sindacali, la Società auspica che non venga ulteriormente ostacolato il normale svolgimento delle attività industriali dello stabilimento.

 

 

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