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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura

Osservazioni che criticano l'impostazione di un decreto la cui filosofia appare quella di mettere come interesse primario la produzione. Sono quelle che l'Associazione PeaceLink ha inviato, su richiesta della Commissione 9 del Senato (Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare)  sul Decreto-Legge 3/2025, attualmente in fase di esame in vista della conversione in legge. 

"Il decreto - scrive Peacelink- prevede uno stanziamento fino a 400 milioni di euro per Acciaierie d'Italia, sottraendo risorse originariamente destinate alla bonifica ambientale del sito ILVA di Taranto."

PeaceLink sottolinea come il decreto sia in aperto contrasto con il principio comunitario “chi inquina paga”, destinando a finalità produttive fondi che dovrebbero essere esclusivamente impiegati per la decontaminazione e il risanamento ambientale. L’associazione ribadisce che il ricorso a queste risorse costituisce una grave sottrazione di fondi destinati alla tutela della salute dei cittadini, minacciati da decenni di inquinamento industriale.

L’analisi di PeaceLink evidenzia inoltre che il finanziamento ad Acciaierie d’Italia rischia di perpetuare l’emergenza ambientale e sanitaria di Taranto, privando la comunità delle risorse necessarie per una transizione economica sostenibile. Le alternative esistono e sono chiaramente delineate negli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ma il governo continua a ignorarle in favore di un’industria in costante crisi finanziaria.

Oltre alla questione dei fondi, PeaceLink denuncia la scarsa efficacia delle norme introdotte dal governo sulla Valutazione del Danno Sanitario (VDS) per l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dell’ILVA. La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha imposto criteri più rigorosi per la protezione della salute pubblica, ma il decreto limita drasticamente il ruolo dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), escludendo i lavoratori dalla valutazione e prevedendo tempi inadeguati per l’analisi del rischio sanitario.

PeaceLink evidenzia che i lavoratori dell’ILVA - pur essendo a rischio elevato di ammalarsi - non sono soggetti alla Valutazione di Impatto Sanitario (VIS). Eppure sono i più esposti agli inquinanti prodotti dallo stabilimento e rappresentano un campione chiave per determinare gli impatti sulla salute. La VIS deve necessariamente includere anche i dati relativi ai lavoratori, attraverso analisi biologiche e monitoraggio epidemiologico. Inoltre, PeaceLink chiede che l’ISS (Istituto Superiore Sanità) abbia un ruolo rafforzato nella VIS, con la possibilità di reiterare le richieste di approfondimento e integrazione dei dati. 

Ecco quali sono le richieste che l'Associazione rivolge ai senatori: 

escludere i fondi destinati alla bonifica dall’utilizzo per finalità produttive; rafforzare il ruolo dell’ISS (Istituto Superiore Sanità) nella Valutazione del Danno Sanitario, includendo anche ARPA, ASL e ARESS; dare l'ultima parola all'ISS nella Valutazione di Impatto Sanitario e quindi nella concessione dell'autorizzazione a produrre; includere i lavoratori dell’ILVA nella Valutazione dell'Impatto Sanitario, con un monitoraggio specifico e la creazione di una biobanca per tracciare le esposizioni agli inquinanti industriali.

PeaceLink annuncia infine che continuerà a monitorare l’iter legislativo del decreto e si riserva di segnalare le criticità alla Commissione Europea.

foto di repertorio 

Lu.Lo. 

 

 

Osservazioni che criticano l'impostazione di un decreto la cui filosofia appare quella di mettere come interesse primario la produzione. Sono quelle che l'Associazione PeaceLink ha inviato, su richiesta della Commissione 9 del Senato (Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare)  sul Decreto-Legge 3/2025, attualmente in fase di esame in vista della conversione in legge. 

"Il decreto - scrive Peacelink- prevede uno stanziamento fino a 400 milioni di euro per Acciaierie d'Italia, sottraendo risorse originariamente destinate alla bonifica ambientale del sito ILVA di Taranto."

PeaceLink sottolinea come il decreto sia in aperto contrasto con il principio comunitario “chi inquina paga”, destinando a finalità produttive fondi che dovrebbero essere esclusivamente impiegati per la decontaminazione e il risanamento ambientale. L’associazione ribadisce che il ricorso a queste risorse costituisce una grave sottrazione di fondi destinati alla tutela della salute dei cittadini, minacciati da decenni di inquinamento industriale.

L’analisi di PeaceLink evidenzia inoltre che il finanziamento ad Acciaierie d’Italia rischia di perpetuare l’emergenza ambientale e sanitaria di Taranto, privando la comunità delle risorse necessarie per una transizione economica sostenibile. Le alternative esistono e sono chiaramente delineate negli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ma il governo continua a ignorarle in favore di un’industria in costante crisi finanziaria.

Oltre alla questione dei fondi, PeaceLink denuncia la scarsa efficacia delle norme introdotte dal governo sulla Valutazione del Danno Sanitario (VDS) per l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dell’ILVA. La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha imposto criteri più rigorosi per la protezione della salute pubblica, ma il decreto limita drasticamente il ruolo dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), escludendo i lavoratori dalla valutazione e prevedendo tempi inadeguati per l’analisi del rischio sanitario.

PeaceLink evidenzia che i lavoratori dell’ILVA - pur essendo a rischio elevato di ammalarsi - non sono soggetti alla Valutazione di Impatto Sanitario (VIS). Eppure sono i più esposti agli inquinanti prodotti dallo stabilimento e rappresentano un campione chiave per determinare gli impatti sulla salute. La VIS deve necessariamente includere anche i dati relativi ai lavoratori, attraverso analisi biologiche e monitoraggio epidemiologico. Inoltre, PeaceLink chiede che l’ISS (Istituto Superiore Sanità) abbia un ruolo rafforzato nella VIS, con la possibilità di reiterare le richieste di approfondimento e integrazione dei dati. 

Ecco quali sono le richieste che l'Associazione rivolge ai senatori: 

escludere i fondi destinati alla bonifica dall’utilizzo per finalità produttive; rafforzare il ruolo dell’ISS (Istituto Superiore Sanità) nella Valutazione del Danno Sanitario, includendo anche ARPA, ASL e ARESS; dare l'ultima parola all'ISS nella Valutazione di Impatto Sanitario e quindi nella concessione dell'autorizzazione a produrre; includere i lavoratori dell’ILVA nella Valutazione dell'Impatto Sanitario, con un monitoraggio specifico e la creazione di una biobanca per tracciare le esposizioni agli inquinanti industriali.

PeaceLink annuncia infine che continuerà a monitorare l’iter legislativo del decreto e si riserva di segnalare le criticità alla Commissione Europea.

Lu.Lo. 

 

 

Tra Taranto e Statte, nell'area maggiormente colpita dall'inquinamento industriale, il disturbo autistico nei bambini è presente con una percentuale di casi del 50 per cento in più rispetto al resto della provincia ionica e a quella di Lecce. Questo dice lo studio presentato nell'affollatissimo salone degli specchi di Palazzo di Città di Taranto, in occasione del convegno su  “Autismo e ambiente: correlazioni e buone prassi”, promosso dalla rete di “BES-T Community in Best Practice”, un progetto selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Un appuntamento coordinato dal partner Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Taranto, nell'ambito dell'intervento Community e Capacity Building, ed è patrocinato dall'Ordine dei Medici di Taranto e vede la collaborazione di ISDE Medici e Ambiente Sezione Massafra.

 Dopo un’apertura in musica a cura del duo SbadAut con Antonio Salvato e Alessandro Cecere, il convegno “Autismo e ambiente: correlazioni e buone prassi”, moderato dalla giornalista Paola Casella, è stato aperto dalla Responsabile di Progetto Lucia Lazzaro che ha illustrato il progetto “BES-T Community in Best Practice”, per poi coordinare il tavolo dei relatori durante l'incontro a più voci; a seguire il saluto di Caterina Buonomo, Presidente della Soc. Coop. Sociale LOGOS, il soggetto responsabile di progetto.

 Il convegno ha voluto rappresentare l’inizio di un percorso di condivisione e di confronto con l’intera comunità – istituzioni, stakeholder e terzo settore – di una importante ricerca scientificapubblicata sulla prestigiosa rivista “Nature”.

I risultati dello studio ecologico hanno evidenziato l’insistenza a Taranto e Statte, la cosiddetta Area SIN, del 50 per cento in più di casi di disturbo autistico rispetto al resto della provincia ionica e a quella di Lecce; la ricerca ha confrontato il numero di bambini e di ragazzi nella fascia 6-18 anni con diagnosi e sostegno a scuola.

La ricerca scientifica è stata elaborata da un team di medici ed esperti, tra i quali la dottoressa Annamaria Moschetti, pediatra di ISDE, Presidente della Commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto e Responsabile dell’Associazione Culturale Pediatri di Puglia e Basilicata per le malattie dei bambini legate all’inquinamento, che relazionerà al convegno.

"E' importante - ha sottolineato la dott.ssa Moschetti la presenza delle famiglie dei ragazzi e degli amministratori della zona e di rappresentati politici perché 

"La politica è medicina su larga scala"

Dopo la sua relazione, è intervenuto il dottor Roberto Lucchini,Professore Ordinario di Medicina del Lavoro all’Università di Modena e alla Florida International University, nonché coordinatore dello studio ISEIA Impatto sulla Salute dell’Esposizione a Inquinanti Ambientali che, portato avanti in collaborazione con il Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto, ha evidenziato disturbi neuro comportamentali nei bambini risiedenti nei quartieri più prossimi all’area industriale.

In seguito è intervenuta la dottoressa Anna Cristina Dellarosa, Direttore della NPIA e del Dipartimento di Salute Mentale ASL Taranto.

 

È' stato Damiano Cecere, Presidente Associazione “Autisticamente”, a presentare le buone pratiche del progetto “BES-T Community in best practice” che, tra l’altro, prevede la definizione di numerosi Progetti di Vita, in linea con la nuova legge sulle disabilità, intesi quali strumenti essenziali per la realizzazione degli obiettivi della persona con disabilità, per migliorare le condizioni personali e di salute nei diversi ambiti di vita, facilitandone l'inclusione sociale e la partecipazione nei diversi contesti di vita su base di uguaglianza con gli altri. Una lettura di Giovanni Guarino da “Il Paese di Bellosguardo” a cura della Cooperativa Teatrale Crest e un aperitivo sociale hanno chiuso una serata che, come ha sottolineato la dott.ssa Moschetti nel suo intervento, ancora una volta ha fatto emergere la necessità di adottare misure per proteggere i bambini dagli effetti dell'emergenza ambientale legata all'inquinamento industriale.

"La politica deve prendere atto di questo e agire di conseguenza". 

Con soggetto Responsabile di progetto la Cooperativa sociale LOGOS, il partenariato di “BES-T Community in Best Practice”, comprende Provincia di Taranto, Comune di Taranto, ASL Taranto, IISS ARCHIMEDE, IC Galilei, IC Vico De Carolis, Soc. Coop. CREST arl, Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Taranto Ets, Jonian Dolphin Conservation Ets, Associazione Autisticamente Aps, Circolaboratorio nomade Aps, Associazione Enjoy your Dive, Associazione Pugliese per la Retinite Pigmentosa, La Casa di Sofia, La Coda di Ulisse Impresa Sociale, Learning Cities Impresa Sociale e ASVAPP.

 

In occasione del Safer Internet Day 2025, la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, l’Istituto Comprensivo Vincenzo Martellotta di Tarantopromuove l’iniziativa “INTERconNETtiamoci… ma con la testa!”, un evento dedicato alla sensibilizzazione contro il cyberbullismo e alla promozione di una navigazione consapevole che si svolgerà domani, martedì  11 febbraio, a partire dalle 9.

L’iniziativa punta a rendere gli studenti protagonisti di un cambiamento culturale fondamentale: usare Internet non solo per le sue infinite opportunità, ma con la consapevolezza dei rischi legati all’uso scorretto della Rete.

 L’evento sarà coordinato dalle referenti d’istituto per il bullismo e il cyberbullismo, la prof.ssa Rita Tanzariello e l’ins. Giovanna Longo, e vedrà la partecipazione di esperti del settore: Dott.ssa Enrica Zaccaria, Presidente Lions Club – Taranto Host, Ing. Luigi Maggipinto, Coordinatore nazionale comunicazione area informatica, Ing. Marcello Grassi, Coordinatore del Service di Club

 L’incontro si svilupperà in due momenti chiave: Presentazione multimediale(slide e video) per illustrare sia le opportunità offerte dai nuovi media che i pericoli nascosti nel web e Dibattito aperto su “Come difendersi dal cyberbullismo”, un confronto diretto per fornire strumenti concreti agli studenti.

 

Un’occasione importante per educare i più giovani a un uso responsabile delle tecnologie, in un’epoca in cui essere connessi è la norma, ma farlo con consapevolezza è la vera sfida.

 

di Lucia Pulpo

Viviamo in tempi difficili, dove  i problemi non si affrontano sperando che sia l’avatar della nostra realtà virtuale a risolverli per noi. In questa confusione fra amici social e Intelligenza artificiale che minaccia di spegnere entusiasmo e creatività, c’è un posto, a Taranto, dove mettere al riparo la nostra umanità fatta di socialità, fantasia, emozioni e idee.

Per questo,siamo andati alla “Factory – handmade in Italy” ad incontrare Alessandra Pischetola e Francesco Maggio, a cuiabbiamo chiesto:

La “Factory” leggendaria era lo studio-laboratorio di Andy Warhol, dove s'incontravano grandi artisti Lou Reed, Jim Morrison, Bob Dylan, sono nati pittori come Jean Michel Basuiat… e voi? Cos’è la vostra “Factory”, come è nata? c’è un Andy fra voi?

La Factory di Andy Warhol non era solo uno studio d’arte, ma un vero e proprio laboratorio creativo, un crocevia di talenti dove pittori, musicisti, registi e intellettuali si incontravano per sperimentare e ridefinire il concetto di arte. Il nome stesso, "Factory", richiamava l'idea di produzione seriale, ma applicata all’espressione artistica: un luogo in cui le serigrafie e le opere di Warhol prendevano forma, insieme a idee, collaborazioni e nuovi linguaggi visivi sfidando le convenzioni del mondo artistico.

La nostra Factory nasce da una provocazione e da un desiderio di riscatto. A Taranto, la parola "fabbrica" ha un peso specifico: per decenni ha rappresentato sviluppo e occupazione, ma anche inquinamento, sacrifici e una trasformazione forzata del tessuto urbano e culturale. Se c’è una narrazione che vogliamo sovvertire, è proprio quella che vede la fabbrica solo come sinonimo di sfruttamento e degrado. 

Noi crediamo nel valore del "fare", ma un fare diverso, consapevole, capace di generare cultura e nuove possibilità. Siamo partiti dal “nostro fare": Alessandra, artigiana del metallo, e Francesco, falegname e progettista, con un bagaglio di esperienze nella produzione artistica e nella promozione dei nostri manufatti in contesti nazionali e internazionali. Abbiamo visto come in altri luoghi l’artigianato, il design indipendente, l’editoria alternativa e l’autoproduzione fossero non solo apprezzati, ma riconosciuti come elementi fondamentali di un tessuto culturale vivo e pulsante.

Taranto, invece, sembrava priva di spazi in cui queste realtà potessero esprimersi e crescere. Mancava un luogo di connessione, un punto d’incontro tra chi crea e chi fruisce. Così è nata La Factory: non solo un hub creativo, ma un vero ecosistema in cui l’incontro non è mai fine a sé stesso, è il punto di partenza per scoprire, sperimentare e crescere insieme. Per questo La Factory è un luogo aperto, un contenitore fluido in cui le esperienze si intrecciano e si arricchiscono reciprocamente.

Qui organizziamo mostre, laboratori, mercati di autoproduzioni, eventi musicali, incontri culturali, perché crediamo che la conoscenza passi attraverso l’esperienza diretta. Crediamo che raccontare storie e renderle tangibili attraverso oggetti, immagini, esperienze, inneschi un processo di cambiamento. Un cambiamento che parte dalle scelte individuali – acquistare in modo consapevole, partecipare a eventi culturali alternativi, scoprire nuovi linguaggi espressivi – e si estende all’intera comunità.

Proponiamo una cultura indipendente che non è elitaria, ma accessibile, curiosa e inclusiva.

E se tra noi c’è un Andy? Forse no. Non ci interessa avere un’unica figura centrale, un guru o un leader carismatico. La Factory non è il progetto di una sola persona, ma il risultato di un’energia collettiva. Ognuno porta qualcosa, ognuno lascia un segno. In questo senso, il nostro Andy Warhol è l’insieme delle persone che attraversano La Factory, che partecipano, che costruiscono con noi.

Siamo un laboratorio in continua evoluzione, un luogo che cambia forma e si adatta alle idee e ai sogni di chi lo vive. E questo, per noi, è il cuore pulsante di ogni Factory degna di questo nome.

 

 

Nella Pop-Art, uno spazio importante è occupato dai film. Nel vostro movimento artistico alla pellicola in celluloide avete sostituito la connessione internet per i podcast? Qual’è la vostra ispirazione artistica?

Più che un movimento artistico, La Factory è un flusso creativo in continua evoluzione, un organismo vivo che si adatta, assorbe e restituisce stimoli attraverso strumenti di espressione e visibilità sempre nuovi. Nei nostri 12 anni di attività, di cui gli ultimi quattro e mezzo radicati in Via Niceforo Foca, in zona Porta Napoli a Taranto, ci siamo misurati con una molteplicità di formati e linguaggi: dall’organizzazione di eventi espositivi in contesti anomali agli Expo market, dagli eventi ibridi che intrecciano diverse discipline artistiche ai pop-up temporanei, dalle dirette social alle collettive d’arte a tema, fino ai reel e ai live podcast. Tutto questo con un obiettivo chiaro: intercettare pubblici diversi, amplificare la nostra voce e soprattutto dare spazio alle storie e alle pratiche che ci ispirano e che possono essere esempio di nuovi modi di fare e creare.

Non ci sentiamo artefici di un movimento artistico con un manifesto definito. Al contrario, siamo un amplificatore, una cassa di risonanza per le ispirazioni artistiche e progettuali che emergono dalle anime del nostro collettivo. Certo, operiamo una selezione nei progetti e negli artisti che ospitiamo nei nostri spazi espositivi, nei corner dedicati e nell’Hypercube Gallery, così come nelle voci che portiamo nei nostri podcast e nei nostri eventi. Il nostro filtro è una ricerca costante di qualità e autenticità. Non si tratta di un giudizio di valore, bensì di una scelta curatoriale che tiene conto dell’armonia dell’esposizione, della complessità e coerenza dell’esperienza che vogliamo offrire al pubblico.

Se nella Pop Art la pellicola in celluloide era uno strumento di esplorazione della cultura di massa, per noi oggi la connessione internet e il podcast live sono i mezzi più diretti e accessibili per raccontare il nostro tempo. Il digitale ci permette di mantenere un approccio autentico e immediato, senza filtri, come facevano le sperimentazioni cinematografiche underground. Warhol utilizzava il film per documentare e dare voce agli outsider della sua epoca, noi sfruttiamo i social e il podcast per portare alla luce storie, progetti e visioni che meritano di essere ascoltati.

La Factory accoglie, connette e restituisce valore attraverso linguaggi contemporanei, con lo sguardo sempre rivolto alla contaminazione e alla sperimentazione.

 

”Factory – handmade”. Il nome richiama la vocazione artigiana che prende forma a Porta Napoli, il luogo dove un tempo fiorivano i capannoni dell’artigianato, il vostro è un nuovo innesto per arrivare a quale fioritura? Siete una galleria d'arte artigiana o un laboratorio d'idee artigianali?

Non siamo una semplice galleria d’arte artigiana, perché non ci limitiamo all’esposizione e alla vendita. E non siamo solo un laboratorio d’idee, perché crediamo nel valore del ‘fare’ tanto quanto nel pensiero che lo ispira. Siamo un luogo in cui l’idea prende corpo attraverso le mani, in cui il progetto diventa oggetto, in cui il racconto si trasforma in esperienza. Non abbiamo un unico modello di riferimento, perché il nostro approccio è fluido e aperto. Siamo un luogo di produzione e di narrazione, uno spazio espositivo e un laboratorio di sperimentazione.

La nostra ‘fioritura’ è la costruzione di un nuovo tessuto culturale, fatto di creatori indipendenti che trovano qui un terreno fertile per crescere, confrontarsi e sperimentare. Non crediamo in una rigida separazione tra arte, artigianato e design: ci interessa la ricerca, l’autenticità, il processo. La Factory vuole essere un ponte tra passato e futuro, tra tecnica e visione, tra materia e racconto.

Probabilmente per questa ragione, abbiamo scelto come casa uno dei capannoni di epoca liberty denominati “Docks” caratterizzanti l’area di Porta Napoli.

Porta Napoli ha avuto uno sviluppo florido nell’epoca pre industriale, grazie alla sua posizione strategica, per attività  legate al commercio e alle dinamiche portuali che avvenivano proprio in questi ampi spazi, e che oggi conferiscono alla zona un fascino unico, una forte identità storica e un enorme potenziale.
Porta Napoli è uno snodo strategico per la città: dista poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria, dal capolinea dei pullman urbani ed extraurbani, è ricca di parcheggi ed è facilmente accessibile per chi arriva dalla statale o persino dal mare.

Tuttavia, operare qui significa anche fare i conti con la condizione di marginalità dell’area: da un lato, la scarsa attenzione istituzionale e la carenza di servizi; dall’altro, la distanza dai quartieri più abitati, che può rappresentare un ostacolo per chi non conosce ancora la zona.

Nonostante questo, i suoi spazi ampi e suggestivi le conferiscono una connotazione unica in città, perfetta per attività di intrattenimento ed eventi culturali. Infatti, si sta generando  spontaneamente un processo di trasformazione di quest’area in un vero e proprio distretto creativo, grazie all’incontro tra diverse espressioni artistiche e produttive, dando vita ad un nuovo polo culturale indipendente, un luogo in cui vivere esperienze autentiche e strettamente legate all’identità in evoluzione del territorio. Quindi possiamo pensarci come uno degli ‘innesti’ che guarda alla fioritura di nuove forme espressive, nuovi modi di fare impresa creativa, nuove possibilità per chi vuole raccontarsi attraverso il proprio lavoro e il proprio talento.

 

Mostre di pittura, aperitivi letterari, la libreria degli esordi, la pop filosofia… un punto d’incontro con l’arte e le idee in movimento come riuscite a mantenere vivo tutto questo?

La Factory vive grazie alla rete di artisti, artigiani, scrittori, musicisti, filosofi e creativi che scelgono di condividerne il percorso. Ogni evento è il frutto di un dialogo, ogni iniziativa si alimenta dell’energia di chi vi partecipa. Il nostro ruolo è quello di facilitatori e catalizzatori: mettiamo a disposizione uno spazio, curiamo la selezione dei contenuti, creiamo occasioni di confronto e scambio, con l’obiettivo di generare nuove sinergie.

Ma tutto questo non sarebbe possibile senza un lavoro costante di ricerca e organizzazione. Manteniamo vivo il progetto attraverso la cura dell’identità del nostro spazio, la coerenza nella scelta delle proposte, la capacità di adattarci ai cambiamenti e alle nuove esigenze del pubblico.

Ma dietro questa costante vitalità c’è un investimento personale enorme, sia in termini di tempo che di risorse economiche. La Factory non è un progetto che si autoalimenta magicamente: ogni evento, ogni rassegna, ogni iniziativa richiede lavoro quotidiano, capacità organizzativa, studio, ricerca e, soprattutto, impegno finanziario. Affittiamo uno spazio in una zona strategica ma ancora marginale di Taranto, lo gestiamo e lo manteniamo con le nostre forze, spesso senza alcun sostegno istituzionale o finanziamenti pubblici. Questo significa prendere decisioni ponderate su ogni attività, valutando non solo l’interesse culturale ma anche la sostenibilità dell’iniziativa.

I costi vivi di gestione – dall’affitto alle utenze, dalla promozione alla manutenzione dello spazio – sono affrontati attraverso un equilibrio delicato tra autofinanziamento, collaborazioni con artisti e creativi che credono nel progetto, e la vendita di merchandising e artigianato selezionato. 

Abbiamo sperimentato diverse strade per amplificare la portata delle storie che vogliamo raccontare e raggiungere un pubblico sempre più ampio e variegato. Quello che ci spinge è la passione per le idee e la convinzione che la cultura debba essere vissuta, condivisa e accessibile perché non è un semplice intrattenimento, ma un processo che genera crescita e benessere e il suo il valore si misura anche attraverso il sostegno concreto a chi la produce e la diffonde.

Finché ci sarà chi avrà voglia di partecipare, di mettersi in gioco e sostenere le nostre attività e iniziative, La Factory continuerà a essere uno spazio di connessione tra arte, creatività e libertà di espressione e una proposta in grado di indicare un approccio che rende le persone partecipi dei cambiamenti sociali, coltivando un benessere attivo e valorizza il tempo e lo rende significativo, dandogli forma.

 Il vostro sogno, incredibile, per il futuro? Cosa state progettando, più realisticamente?

In realtà, un sogno incredibile lo abbiamo già realizzato: dare vita e mantenere vivo il progetto de La Factory per oltre dieci anni, in un contesto difficile, è qualcosa che sembrava impossibile e invece è diventato concreto. 

Più realisticamente, stiamo lavorando per consolidare le attività esistenti: ampliare la rete di creativi e artigiani che orbitano intorno a La Factory, rendere sempre più efficiente lo spazio espositivo e il nostro programma di eventi, sviluppare nuovi progetti creativi e formativi. Stiamo anche progettando di rafforzare la nostra presenza nel turismo esperienziale, per far scoprire Taranto attraverso il suo fermento culturale e artigianale. 

Ora il nostro sogno per il futuro è che non muoia, che riesca a radicarsi sempre di più, assumendo una dimensione stabile, autosufficiente, sostenibile, senza mai perdere autenticità, freschezza, coerenza ed etica. E magari, un giorno, diventare un'eredità da lasciare e far crescere nelle mani e nei cuori di nuove generazioni, capaci di svilupparne il potenziale e adattarlo alle epoche e ai contesti che verranno. Il nostro obiettivo è che La Factory diventi una vera opportunità concreta per chi sceglie di vivere di cultura e autoproduzione, e una realtà capace di valorizzare il territorio senza sfruttarlo.

Comprendere e studiare il mare, elemento fondamentale della vita, all'interno di un percorso scolastico. 

Gli alunni della 4^Biotecnologia ambientale e della 5^Chimica e materiali dell’ITT Pacinotti di Taranto, sabato 8 febbraio, sono stati impegnati in un’attività di monitoraggio di campioni di acqua di mare prelevati al Castello Aragonese di Taranto.

L’evento “INSIEME PER IL MARE”, patrocinato da Marina Sud, è stato aperto a tutta la cittadinanza, ha rappresentato un’opportunità preziosa per tutti gli studenti. Oltre ad acquisire competenze scientifiche e tecniche, i partecipanti hanno potuto sviluppare un senso di responsabilità verso l’ambiente marino e la comunità in cui vivono. 

Gli alunni hanno eseguito il campionamento in tre diversi punti della banchina del Castello Aragonese, effettuato l’analisi con una sonda multiparametrica, turbidimetro e spettrofotometro IR e presentato i risultati ottenuti. 

All’evento erano presenti la dott.ssa Federica Simili assessore all’Università, Pubblica Istruzione ed Edilizia Scolastica del Comune di Taranto, il dott. Massimiliano Stellato consigliere comunale e regionale, la dott.ssa Stefania Fornaro sub commissario per le bonifiche, la dott.ssa Magda Di Leo del CNR-IRSA, il dott. Mario Venturini presidente dell’ordine dei Chimici di Taranto,la dott.ssa Roberta Pignatelli della Europe Direct, tutti particolarmente colpiti ed entusiasti dell’iniziativa che ha visto una scuola impegnata in prima fila nella salvaguardia del territorio.

di Andrea Loiacono 

 

Una lenta e inesorabile agonia è quello in cui si è trasformato il campionato di   quel che resta di un giovanissimo Taranto composto da ragazzi volenterosi ma acerbi per la categoria come dimostra il sei a zero rimediato allo stadio "Viviani" di Potenza contro il Sorrento. Costieri che hanno messo sin da subito la partita on discesa con la rete del vantaggio arrivata poco oltre il decimo minuto. Una supremazia costante tant'è che si è giunti all'intervallo sul cinque a zero per i rossoneri. Nell' intervallo da segnalare qualche intemperanza dei sostenitori ionici che con l'esplosione di petardi hanno ritardato la ripresa del match. Per quanto riguarda il rettangolo verde da segnalare qualche buona parata del portiere rossoblu Caputo e la sesta rete del Sorrento con cui si chiuderà il match. Tanta rabbia e sgomento sul volto dei circa cento sostenitori del Taranto.  Nonostante il risultato mister Pino Murgia nel post gara appare incurante della criticità di tutto ciò che ruota attorno al Taranto da mesi: "A prescindere dal risultato e rispetto alle precedenti gare sono soddisfatto. Abbiamo affrontato questa trasferta con otto duemilaotto in squadra di cui sei sono scesi in campo. Questi sono tutti ragazzi che fino a qualche mese fa disputavano il campionato primavera. Io personalmente sono contento quando posso far giocare i ragazzi,  l' ho sempre fatto anche quando allenavo in serie D. Oggi i primi gol forse potevano essere evitati ma dobbiamo prendere quanto c'è di positivo. "

Prosegue il progetto “Ambiente Gravina” dell’associazione Grott’Art di Grottaglie che domani  domenica 9 febbraio propone, con inizio alle ore 10.00, i “Percorsi per la Sostenibilità ambientale” una escursione gratuita nella Cave di Fantiano con informazioni e prenotazioni telefonando o mandando un messaggio WhatsApp a Maria (3423125196).

Il Progetto “Ambiente Gravina”, presentato dalla capofila Grott'Art associazione di promozione turistica avvalendosi della progettista e project manager Maria Teresa Marangi, è sostenuto dalla Regione Puglia mediante Avviso Puglia Capitale Sociale 3.0.

 

L’ escursione nel paradiso naturalistico delle Cave di Fantiano sarà una passeggiata interattiva, guidata delle guide ambientali escursionistiche AIGAE di Grott’Art Maria De Marco e Annalisa Pinto, nel corso della quale saranno approfondite le buone pratiche per tutelare la sostenibilità ambientale, anche grazie alla facilitazione di Giovanni Lamacchia, presidente della Sezione regionale della Rete WEEC Italia per la Puglia e una delle guide ufficiali della Riserva naturale statale di Torre Guaceto.

Sempre alla ricerca di meraviglie, a piedi o in bicicletta, con occhi curiosi Giovanni Lamacchia si diverte a condurre avventurose escursioni: adora comunicare con i più piccoli e divertire la parte di bimbo che è in ogni adulto. Ama giocare il ruolo di mediatore tra le bellezze della natura e la sfera emotiva di ogni interlocutore. Considera le diversità culturali e linguistiche autentiche opportunità di arricchimento, nonché una fortuna avere il privilegio di lavorare come educatore ambientale!

 

Lo stesso Giovanni Lamacchia ha tenuto un incontro con gli studenti presso l’Istituto d'Istruzione Superiore "Don Milani Pertini" di Grottaglie, avviando in classe con i ragazzi un lavoro di gruppo accompagnandoli in una riflessione sul tema della “sostenibilità ambientale”, in particolare invitandoli a portare un loro un contributo basato sulle proprie attitudini ed esperienze personali. Con interpretazioni socio-pedagogiche basate sugli interscambi emozionali, il confronto che ne è scaturito è stato finalizzato a dimostrare che, nelle nostre società desiderose di aiuto, ogni singolo giovane tassello può innescare virtuosi cambiamenti di rotta. 

Il percorso didattico è stato facilitato dalla proiezione di un cortometraggio sul tema delle risorse idriche del pianeta realizzato sotto il patrocinio esclusivo del World Environmental Education Congress.

 

 

Progetto “Ambiente Gravina”

 

“Percorsi per la sostenibilità ambientale” è un’attività del Progetto “Ambiente Gravina” presentato dalla capofila Grott'Art associazione di promozione turistica avvalendosi della progettista e project manager Maria Teresa Marangi; il progetto ha come obiettivo la valorizzazione e la cura di alcuni siti del territorio, come gravine e cave, visti come risorsa e volano per lo sviluppo economico e sociale delle comunità che li ospitano, in particolare per incentivare il turismo rurale.

Con la capofila Grott'Art, il progetto vede all’opera un ampio partenariato che comprende Gal Magna Grecia Scarl, Isonomia Aps, Istituto Scolastico comprensivo Don Bosco, Istituto Scolastico Comprensivo Pignatelli, Opus In Musica Aps, Poweraut Odv, Croce Rossa Odv-Grottaglie, Associazione Amici Della Fo’Cra, azienda agricola Annicchiarico Salvatore, azienda Agricola Marangi Ciro, Coop. Sociale Diogene, Coop Sociale Futura Rudiae, Associazione Social Lab, ASD Fortitudo. Media partner è Ora Quadra info.oraquadra.

Il Progetto “Ambiente Gravina” è sostenuto dalla Regione Puglia con il Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel Terzo Settore (artt. 72 e 73 n. D.Lgs. n. 117/2017) - Avviso Puglia Capitale Sociale 3.0.

 

 

 

Lunedì 10 febbraio 2025ore 17.00, nella Sala Agorà della Biblioteca civica "P. Acclavio" di Taranto, l’Associazione Italiana di Cultura Classica - Delegazione di Taranto «Adolfo Mele» celebra la Giornata Mondiale della Lingua Greca, giunta alla decima edizione.

Per l'iniziativa il Comune di Taranto ha concesso, anche quest’anno, il patrocinio.

 

La Giornata è stata istituita, su decisione delle Autorità Elleniche, il 23 febbraio 2017, per il 9 febbraio di ogni anno, anniversario della morte di Dionysios Solomos, poeta nazionale greco e autore dell'inno nazionale greco.

 

Il tema dell’edizione di quest'anno a Taranto è dedicato alla Musica (e alla Filosofia) in Grecia e in Magna Grecia con particolare attenzione a Taranto.

 

Relatori sull'argomento saranno: il Prof. Mino Ianne, Dipartimento Ionico - Università di Bari, e il Prof. Massimo Raffa, UniSalento.

Parteciperanno studenti dei licei classici tarantini.

 

Insieme ad Atene, scrive Massimo Raffa, Taranto è il luogo in cui più che in ogni altro si scrive la storia della musica greca e quindi, in prospettiva, della musica occidentale; e ciò tanto negli aspetti pratici e performativi quanto in quelli filosofici e teorici. Da Taranto provengono infatti Archita e Aristosseno: il filosofo/musicista/generale e il primo musicologo d'Occidente. Sebbene Archita sia etichettato come 'pitagorico' e il pensiero musicale di Aristossenovenga a volte presentato come anti-pitagorico, oppure non-pitagorico, vi è tra i due una linea comune nell'approccio al fenomeno musicale che si può comprendere ancor meglio alla luce dell'evoluzione sociopolitica del mondo magnogreco durante il IV secolo a.C. Ad Aristosseno - aggiunge Mino Ianne - si deve il riconoscimento pitagorico della funzione terapeutica della musica, come dimostra un noto frammento del filosofo, che fa riferimento non solo alla guarigione medica del corpo, ma anche alla guarigione dell’anima grazie alla musica, guarigione definita “catarsi”.

 

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