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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura
L’idea in sé è lodevole e meritoria: definire in modo chiaro e inequivocabile i requisiti che dovranno possedere le imprese editoriali pugliesi dell’ informazione e della comunicazione, in pratica quelle aziende che editano telegiornali, radiogiornali, quotidiani, periodici e testate on line e agenzie web, per poter beneficiare di interventi regionali di sostegno, ovvero di qualsiasi tipo di beneficio e agevolazione finanziato dalla Regione Puglia con fondi a valere sul proprio bilancio autonomo. In pratica si vuole evitare che aziende “borderline” create per l’occasione o, peggio, che vessano e sfruttino i propri dipendenti non rispettando le normative del settore, con qualche “artifizio” riescano ad accedere ai finanziamenti regionali, a tutto detrimento delle aziende del settore sane. A tal fine l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale pugliese recentemente ha elaborato un disegno di Legge che dovrebbe iniziare il suo iter per poi arrivare alla trasformazione in Legge regionale. Nella sua prima stesura il testo indica una serie di requisiti, pienamente condivisibili, che dovrebbero garantire la “serietà” dell’azienda editoriale, tra i quali “attività giornalistica svolta esclusivamente da personale iscritto all’Ordine dei Giornalisti”, “redazione giornalistica con almeno tre giornalisti dipendenti con contratto a tempo indeterminato a tempo pieno”, e ovviamente regolarità contributiva e retributiva documentabile. Il disegno di Legge regionale, tuttavia, lascia presagire che saranno penalizzate le aziende editoriali tarantine e quelle delle altre province pugliesi “figlie di un dio minore”… Nella voce “e” dell’Articolo 3 relativo alla stampa quotidiana e periodica, infatti, come requisito viene richiesto che “il prodotto venga diffuso in almeno un terzo dei comuni pugliesi”: in pratica così nessuno dei tre quotidiani tarantini potrebbe accedere ai finanziamenti regionali! Pur comprendendo la necessità di sostenere maggiormente le imprese editoriali più grandi, non si possono penalizzare tout court quelle a “dimensione provinciale” che, tra mille difficoltà, garantiscono il pluralismo dell’ informazione su territori, come quello tarantino, in profonda crisi economica. È opportuno, invece, prevedere un sistema che garantisca a tutte le aziende editoriali pugliesi, anche se in modo proporzionale alle loro dimensioni, di accedere ai finanziamenti regionali. Invito pertanto i Consiglieri regionali tarantini che nelle varie Commissioni dovranno esaminare il testo del Disegno di Legge regionale, a vigilare con me affinché si eviti l’ennesimo danno alla pluralità di informazione, oltre che alla nostra economia.
Ieri sera incontro operativo fra il Presidente Fabrizio Nardoni, il socio di maggioranza Mario Petrelli, e il Direttore Generale Domenico Pellegrini per valutare la prossima campagna acquisti e le esigenze della squadra anche alla luce dei risultati ottenuti sin qui dalla formazione rossoblù. Le ultime partite con allenatore Mister Papagni hanno convinto sia i dirigenti che i tifosi e domenica scorsa allo Iacovone si è assaporato un campionato in ascesa. Ci ha pensato Molinari, con un gol su rigore allo scadere del primo tempo a siglare il gol vittoria del Taranto sulla Gelbison, conquistando un buon piazzamento in classifica che, anche alla luce di alcune vittorie sfuggite a tempo quasi scaduto, poteva essere ancora migliore. Ma già domenica la formazione ionica è chiamata a vincere e convincere a Matera, una squadra quella lucana che sta facendo molto bene e che quindi si presenta molto ostica. Ma il Taranto ha tutte le potenzialità per uscire vittoriosa da una macth che può significare molto dal punto di vista psicologico perché si andrebbe a battere una diretta concorrente per la promozione.
Piano ambientale Ilva: oltre settanta le richieste di modifica presentate da Legambiente Oltre settanta le Osservazioni al Piano ambientale Ilva prodotte da Legambiente in un documento di sedici pagine (la versione integrale è disponibile in allegato) articolato in cinque capitoli e redatto per l'associazione da Leo Corvace. Dopo alcune prescrizioni di carattere generale vengono fornite indicazioni dettagliate per quello che riguarda l'Aria (e, quindi, gli impianti Cokeria, Altiforni, Agglomerato, Acciaierie ed il Piano di controllo e monitoraggio ambientale), le Acque e gli Scarichi a mare, Rifiuti e Discariche, le Bonifiche e, infine, i Rischi di incidenti rilevanti. Legambiente ribadisce innanzitutto che, ad un anno dall'approvazione del provvedimento di riesame dell'AIA, si registrano ritardi spesso del tutto intollerabili nell'attuazione delle prescrizioni ivi contenute. La revisione dei loro tempi di esecuzione attribuisce al "piano ambientale" valenza di vera e propria sanatoria per quanto riguarda il comparto "aria". In termini generali l'associazione chiede l'adozione di prescrizioni volte a ridurre, drasticamente e nei tempi più celeri le concentrazioni dei vari inquinanti immessi nell'ambiente, adottando le nuove MTD (Migliori Tecnologie Disponibili) approvate dalla Commissione Europea nel febbraio 2012, le migliori tecnologie in assoluto e limiti di emissione molto più rigorosi rispetto a quelli previsti dalla legislazione nazionale e regionale; l'associazione chiede inoltre di dare attuazione alla legge regionale n. 21 sulla Valutazione del Danno Sanitario, nonché il ricorso all'innovazione tecnologica nel processo produttivo. Seguono poi i singoli Capitoli con richieste precise che entrano nel merito dell'intero Piano degli esperti. Per l'ARIA vengono formulate undici richieste: di particolare rilevanza l'incapsulamento degli impianti responsabili delle emissioni diffuse e fuggitive, l'adozione generalizzata di filtri a tessuto alle varie fonti di emissione, il monitoraggio in continuo presso gli impianti maggiormente inquinanti, la riduzione della capacità produttiva autorizzata, l'implementazione del sistema di video – sorveglianza, uno studio di fattibilità da presentare entro sei mesi circa l'adozione di tecnologie innovative e meno impattanti sul piano ambientale, l'emissione di fideiussione di importo adeguato a coprire futuri interventi di dismissione e bonifica. Entrando ancora più in dettaglio Legambiente si sofferma poi su alcuni elementi, a partire dai ritardi inaccettabili nella Copertura dei parchi primari e nella Chiusura dei nastri trasportatori e sul quadro poco chiaro e incerto degli interventi previsti per gli Altiforni 2 e 5, che sembrano dipendere più dall'andamento del mercato che dalle esigenze di tutela della salute pubblica, per arrivare poi alla necessità di adozione del sistema di spegnimento a secco del coke, più efficace in termini di riduzione delle emissioni, rispetto a quello ad umido, ed alle grosse perplessità sulla captazione e il convogliamento delle emissioni al raffreddatore per cui verrebbe meno la copertura completa dell'impianto e sui camini si andrebbero ad installare elettrofiltri che, rispetto ai filtri a tessuto precedentemente previsti, offrono minori garanzie. Per la Cokeria l'iindicazione di Legambiente va verso l'adozione di innovazioni tecnologiche nel processo produttivo che possano eliminare o notevolmente ridurre l'utilizzo di coke. In mancanza l'associazione richiede la chiusura di almeno quattro delle batterie dal maggior impatto ambientale e dalla minore efficienza tecnologica e la redazione di uno studio di fattibilità circa la possibilità di una ricostruzione della cokeria in una zona più distante dal centro abitato . In ogni caso Legambiente richiede l'adozione di sistemi di abbattimento delle emissioni dai camini, di sistemi automatici di manutenzione e regolazione della tenuta delle porte dei forni a coke, di videocamere mirate al controllo delle emissioni. Per gli Altiforni le principali richieste sono l'adozione di filtri a tessuto in tutti gli altiforni, misura del resto obbligata per rispettare il limite di 10 mg/Nmc imposto nel riesame dell'AIA e la copertura dei canali di colata. Per l'Agglomerato Legambiente ribadisce l'importanza del campionamento in continuo delle emissioni di diossina dal camino E 312 e richiede che la misura venga adottata dal 1° gennaio 2014, mentre per le Acciaierie pone l'accento soprattutto sull' uso distorto delle torce, anomalia che va decisamente superata con le eventuali opportune modifiche di processo e/o adozione di adeguati sistemi di captazione. Il capitolo dedicato ad ACQUE E SCARICHI A MARE parte dalla constatazione che, allo stato attuale, il prelievo dei campioni per le analisi della qualità dei reflui avviene dopo la confluenza degli scarichi dei singoli impianti nei due canaloni e quindi dopo aver subìto una diluizione con le acque di raffreddamento. La prima richiesta di Legambiente è che i prelievi vengano effettuati a "piede" di ogni impianto e che i valori di concentrazione debbano essere rispettati non solo dai reflui scaricati a mare ma anche da quelli dei singoli impianti interessati (cokeria, altiforni, ecc) prima della loro miscelazione con le acque affluenti nei due canaloni. Per l'associazione non è assolutamente tollerabile che le concentrazioni riscontrate a piè di impianto e la presenza del selenio nelle acque di cokeria risultino ancora superiori alle indicazioni delle nuove Bref o delle BAT. Un altro punto rilevante è la richiesta di una razionalizzazione dell'utilizzo delle acque ad uso industriale. L'Ilva, per il raffreddamento dei suoi impianti e per necessità di processo, utilizza ingenti quantità di acque prelevate da varie fonti : Mar Piccolo in primo luogo. Di contro le acque reflue trattate dei depuratori Gennarini e Bellavista vengono scaricate a mare. L'AIA del 2011, recependo le indicazioni della Regione Puglia, ha prescritto all'azienda l'uso dei reflui depurati ed affinati provenienti dai depuratori Gennarini e Bellavista in luogo delle acque del Sinni attualmente impiegate per il suo processo produttivo. E' scandaloso come nonostante siano trascorsi 29 mesi dal rilascio dell'AIA, l'Ilva non si sia ancora adeguata a questa prescrizione e come il Governo non abbia agito d'autorità al riguardo. Si rileva come lo stabilimento di Piombino già utilizzi reflui depurati ed affinati nel proprio ciclo produttivo. Occorronno quindi l'adozione di sistemi di massimo riutilizzo delle stesse acque di raffreddamento e di processo dell'azienda ed il reimpiego a scopi industriali dei reflui depurati dagli impianti di Gennarini e Bellavista nel più breve tempo possibile e senza ulteriori rinvii. Per ciò che attiene RIFIUTI E DISCARICHE Legambiente ritiene che in nessun modo, per le nuove discariche, si debba derogare dalle procedure previste dalle leggi in materia e dai requisiti tecnici richiesti dalle BAT per la costruzione di impianti di smaltimento. In questo ambito occorre che l'azienda fornisca le fideiussioni previste, aspetto di recente oggetto di ulteriori provvedimenti giudiziari da parte della Procura di Taranto. Nel documento viene inoltre segnalato che il sistema di monitoraggio della falda sottostante le discariche in esercizio nell'area "Mater Gratiae" dell'Ilva risulta inadeguato e si chiede che siano posizionati dei piezometri a monte ed a valle dei tratti di falda interessati. Si chiede inolttre l'Ilva presenti un piano di recupero paesaggistico di tutto il fronte delle discariche dismesse o attualmente in esercizio con particolare attenzione all'area della gravina di Leucaspide nei decenni passati utilizzata come discarica senza gli accorgimenti attualmente imposti dalla normativa in vigore. In merito alle BONIFICHE Legambiente sottolinea come l'intera procedura sul SIN (Sito di Interesse Nazionale) d Taranto, pur essendo stata avviata da oltre un decennio, risente di gravi ritardi. Dal "piano ambientale" emerge come la caratterizzazione del suolo non abbia interessato le aree degli impianti e dei parchi minerali. Si ritiene grave che la conferenza nazionale dei servizi sul SIN non abbia ritenuto di dover prescrivere analisi anche in questo ambito. Legambiente richiede che tale provvedimento , anche a tutela della salute dei lavoratori, sia imposto nel "piano ambientale". Per dare impulso alle opere di bonifica è inoltre necessario stipulare un accordo di programma come già effettuato per altri territori Infine la DIRETTIVA "SEVESO" SUI RISCHI DI INCIDENTI RILEVANTI. Legambiente ritiene che Taranto debba rientrare, per la complessità del suo apparato industriale ed il rischio costituito dalle sua attività, tra le aree "ad elevata concentrazione di stabilimenti " con l'elaborazione, quindi, di un unico Piano di Emergenza Esterno (PEE) di area. Nelle more dell'assunzione di tale provvedimento, ritiene necessario che si debba coordinare ed integrare il PEE dell'ILVA con quelli dell'ENI e del porto per garantire maggiore sicurezza al territorio. In particolare ritiene che il PEE Ilva debba integrarsi con quello delle centrali termoelettriche CET/2 e CET/3. Da segnalare la riflessione sui fatti accaduti il 28 novembre scorso quando un tornado ha provocato una vittima e gravi danni al territorio. L'impatto prodotto dal suo passaggio per Legambiente deve portare ad un'analisi specifica per questo tipo di rischio. Per l'associazione, inoltre, è del tutto intollerabile che un'azienda di questa portata, anche in possesso delle certificazioni ambientali, possa operare sul territorio senza essere in perfetta regola con le normative vigenti in materia di rischio ed in particolare che sia ancora sprovvista del Certificato di Prevenzione Incendi. Vengono ritenuti infine inaccettabili i tempi concessi al gestore per l'espletamento della fase istruttoria necessaria al suo ottenimento (giugno 2016) e se ne richiede una drastica riduzione avendo già la stessa azienda usufruito di un lungo periodo per mettersi in regola.
Si é tenuto ieri a Roma presso il Ministero dello Sviluppo Economico l'incontro relativo alla vertenza Vestas Nacelles che segue esattamente di un mese quello nel quale l'Azienda aveva confermato la indisponibilità a riaprire l'attività di produzione delle turbine eoliche nel sito di Taranto e conseguentemente l'esubero di 120 unità. Attraverso una proposta estremamente articolata, il gruppo Vestas ha offerto alle parti sociali innanzitutto un investimento di quasi dieci milioni di euro per lo sviluppo della produzione di pale V112 sull'altro stabilimento tarantino, VESTAS Blades, capace così di ricollocare in breve temine una trentina di unità, oltre alla possibilità nei prossimi mesi di una ricollocazione di alcuni lavoratori all'interno delle imprese del gruppo. Si ritiene particolarmente soddisfatto l'assessore al Lavoro della Regione Puglia , Leo Caroli se si pensa a come questa vertenza era cominciata e al rischio della assenza di qualsiasi apertura. L'ulteriore investimento su un prodotto tecnologico che si colloca nella fascia più alta del mercato deve essere letto come sicura testimonianza dell'interesse di Vestas a restare nella nostra Regione. Siamo tuttavia solo all'inizio di un percorso, che non potrà considerarsi concluso se non alla ricollocazione di tutti i 120 dipendenti". A tal fine, nella intesa sottoscritta al Ministero c'è un preciso impegno della Regione a supportare il percorso di riqualificazione dei lavoratori: "la Regione si é sin dal principio impegnata in tal senso - ha proseguito l'assessore -, e tale impegno riguarda tutti i lavoratori potenzialmente ricollocabili. A tal fine è pertanto necessario che in tempi strettissimi l'Azienda presenti unitamente al piano formativo il piano strategico che consenta a tutte le parti di valutare le prospettive dell'investimento cui oggi la stessa formalmente si è obbligata". La prospettiva é quella della revoca della procedura di mobilità e la conversione in cassa integrazione guadagni per cessazione di attività. Proseguiranno pertanto nei prossimi giorni gli approfondimenti tecnici necessari a mettere a punto gli aspetti connessi all'accordo.
Nella notte tra domenica 10 e lunedì 11 novembre, agendo in maniera del tutto indisturbata, ignoti hanno rubato circa trecento metri di cavo elettrico dall’immobile di proprietà della Provincia di Taranto ubicato in via Grazia Deledda snc, al quartiere Tamburi. Aggirata la recinzione del complesso edilizio universitario, una volta all'interno, i ladri hanno manomesso i pozzetti dai quali si dipartono i cavi elettrici che alimentano l'impianto elettrico dell'intera struttura che, oltre ai Corsi di laurea di primo livello “Professioni Sanitarie” dell’Università degli Studi di Bari, ospita dal 2009 il TaTÀ. Il colpo inferto al Crest, la cooperativa che gestisce il teatro, è durissimo, perché lo costringe a sostenere costi enormi, non meno di diecimila euro, al fine di sostituire i cavi rubati, mettere in sicurezza l’impianto, annullare il nolo dell’auditorium, rinviare i laboratori di formazione attoriale e, non di meno, a doversi destreggiare negli uffici con mezzi di fortuna alla vigilia dell’avvio della rassegna di teatro “Periferie” e in piena campagna abbonamenti. E' il terzo furto in poco tempo, i primi due avevano interessato solo l'Università, questo ha colpito anche il Crest.
“Con atto deliberativo della G.R. n. 104 del 23 gennaio 2012, la Regione Puglia si defilava dalla Fondazione San Raffaele sancendo la contestuale volontà da parte del governo regionale di costruire a Taranto un nuovo plesso ospedaliero d’eccellenza. Dopo circa due anni l’iter per la realizzazione del nuovo ospedale di Taranto è condizionato dalla sottoscrizione dell'Accordo di programma Quadro Rafforzato che dovrebbe concretizzarsi alla fine del corrente mese, mentre il documento sullo studio di fattibilità dell'ospedale di Taranto sarà sottoposto al Nucleo di Valutazione regionale. Mi preme ricordare che Taranto è ultima nella graduatoria regionale che stima il rapporto tra posti letto e abitanti, a causa della chiusura degli ospedali di Massafra e Mottola. Al danno ambientale e sanitario che sta ancora patendo un’intera città assieme alla sua provincia si aggiungerebbe la beffa per un impegno politico circa la costruzione del S. Cataldo adempiuto con grave ritardo. Non intendo trattare per il momento altre problematiche legate ad esempio alla viabilità nella zona in cui sarà eretto il nuovo ospedale in parola ed alle potenziali e pericolose operazioni speculative che potrebbero consumarsi intorno alla compravendita dei terreni su cui insisterà la costruzione di che trattasi.La gente di Taranto ha dimostrato nel tempo grande dignità nell’affrontare il dramma collegato ai problemi dell’ambiente, del lavoro e della salute, e per questo merita la considerazione e la solidarietà di tutti i corregionali pugliesi; la classe politica di centro sinistra, ha dimostrato di aver agito con inettitudine e accondiscendenza nei riguardi della famiglia Riva, rivelatasi famelica divoratrice delle vite di tanti lavoratori inermi, ed oggi quella stessa gente chiede il riconoscimento di un diritto sacrosanto ed ineludibile ovvero poter trovare una soluzione all’afflizione fisica e psicologica per i tanti problemi sanitari che quotidianamente è costretta ad affrontare; e in questo senso, la realizzazione nei tempi previsti del S. Cataldo potrebbe risultare fondamentale. A tal proposito al S. Cataldo dovrebbe essere riconosciuta la dignità e il prestigio di un IRCCS che suonerebbe come ristoro morale minimo per la scientifica, consapevole e crudele distruzione dell’ambiente operata dai Riva in danno del territorio tarantino e per gli irreparabili nocumenti alla salute subiti dalla cittadinanza jonica. Presidente, solo per un giorno vada al reparto di ematologia del Moscati di Taranto: troverà tanta gente giovane e meno giovane rassegnata ed incolpevole, condannata ingiustamente a morire in tempi più o meno brevi a causa dei veleni mortali sputati dalle ciminiere dell’ILVA. Vedrà che non le verrà più l’ispirazione di salire per i tetti di Roma. Il timing previsto per la costruzione del nuovo ospedale è di circa sette anni e il Presidente Vendola, forse per quel tempo, potrebbe non essere più il Presidente di tutti i pugliesi; tuttavia mi piace immaginarlo tra un lustro abbondante ancora ‘in sella’ alla Regione come un indomito condottiero, che spalma con la cazzuola in mano la malta sul primo mattone del nuovo S. Cataldo. Speriamo bene!”./
Le OO.SS. Filcams CGIL – Fisascat CISL – Uiltucs UIL – Uiltrasporti UIL Taranto, hanno richiesto al Prefetto di Taranto un incontro urgente e comunicatoun di sit in delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti della società appaltatrice di servizi di mense “Maricentro” e pulizie in nome e per conto delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti della società “Dussmann Service srl”, appaltatrice dei servizi di mensa/ristorazione e pulizie/sanificazione presso le caserme del “Comando Militare Marina Militare Taranto”. La società appaltatrice di cui sopra ha aperto due distinte procedure di licenziamento collettivo (legge 223/91) per n° 20 unità impegnate nelle mense/ristorazione e n° 33 per le pulizie/sanificazione. Le motivazioni addotte nella prima procedura di licenziamento collettivo riguardano la chiusura “Sine die” della mensa. Alle OO.SS. tuttavia, non sono ufficialmente note le motivazioni che inducono la stazione appaltante a dismettere la mensa. Si parla di una ristrutturazione della mensa o di una riorganizzazione della stessa, ma già l’espressione “Sine die” utilizzata dalla “Dussmenn Service srl” nella procedura di cui sopra, non pone alcun termine entro il quale le lavoratrici e i lavoratori torneranno a svolgere le loro mansioni lavorative. Eppure, ad una chiusura della mensa NON corrisponde una diminuzione dei pasti da servire quotidianamente ai commensali della caserma “Maricentro – Taranto”. Nella seconda procedura di licenziamento collettivo si assiste ancora una volta agli ennesimi tagli operati dalla stazione appaltante, con una conseguente riduzione di frequenze lavorative, che corrispondono drammaticamente alla decurtazione di ore di lavoro e reddito per i già sacrificati addetti ai servizi di pulizie/sanificazione. Sacrificati, in quanto già part- time e già posti in CIG in deroga per effetto degli avvenuti precedenti tagli di risorse, degli anni scorsi. Per tutte queste ragioni, appare del tutto necessario l’intervento della Prefettura di Taranto a cercare di contribuire a trovare le soluzioni migliori per cercare di salvaguardare tutti i posti di lavoro minacciati dalle procedure di licenziamento collettivo. Si ricorda che si ha a che fare con servizi di utilità pubblica che investono le responsabilità politiche del Ministero della Difesa. Inoltre, si comunica a tutte le parti in indirizzo che il giorno 18 novembre 2013, a partire dalle ore 09.30 si terrà un sit in di protesta delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti “Dussmann Service srl” presso gli appalti delle mense/ristorazione e pulizie/sanificazione del comando “Marina Militare – Taranto. In attesa di Vostro riscontro, e sicuri di aver correttamente comunicato l’emergenza sociale rappresentata, Giovanni D’Arcangelo Antonio Arcadio Sergio Notorio Bruno Bani segr. generale segr. generale segr. generale segr. provinciale Filcams CGIL TA Fisascat CISL TA Uiltucs UIL TA Uiltrasporti UIL TA
Arrestati nella notte 21 persone fra dirigenti e imprenditori per appalti truccati nella ASL brindisina. Nella mattinata saranno resi noti i particolari della operazione compiuta d'intesa fra la Guardia di Finanza di Brindisi ei Carabinieri ed i NAS di Taranto.
Alla presenza dei Ministri dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, On. Andrea Orlando e del Lavoro e della Previdenza Sociale, Prof. Enrico Giovannini, si è svoltapresso il Salone di Rappresentanza di questo Palazzo del Governo, la sottoscrizione del Protocollo operativo sugli interventi in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro dell'area industriale di Taranto. Il Prefetto Sammartino ha introdotto i lavori esprimendo la gratitudine del territorio per la presenza dei Ministri e per la continua e particolare attenzione che il Governo ha riservato alle problematiche di Taranto. Ha, poi, messo in evidenza che, all'indomani di alcuni eventi infortunistici anche mortali che hanno riguardato lo Stabilimento siderurgico ILVA e la Raffineria ENI, è stata avviata l'iniziativa del Protocollo operativo, frutto di una complessa attività, coordinata da questa Prefettura che ha svolto un ruolo propulsore e catalizzatore per scrivere una nuova pagina sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. In tale ottica, ha sottolineato il Prefetto, la coesione sociale ed istituzionale sono state efficaci moltiplicatori di risultati. Il Protocollo è soprattutto strumento operativo - ha ancora ricordato il Prefetto Sammartino - in quanto elaborato sulla scorta delle varie criticità rilevate sul campo in occasione di infortuni o di mancati incidenti, per garantire un deciso incremento di azioni e più incisivi interventi di prevenzione. In particolare, ha fatto presente il Prefetto, l'ampliamento in concreto delle attività di prevenzione implica il non limitarsi alla sola individuazione delle responsabilità ma anche l'analisi delle criticità rilevate al fine di attivare misure ed iniziative prioritarie come la formazione ai dipendenti diretti e a quelli delle ditte appaltatrici, l'incremento delle verifiche ispettive sul campo, il monitoraggio dell'andamento dei cantieri in corso. Il Protocollo - ha continuato il Prefetto - promuove ed attiva canali permanenti di collaborazione preventiva - prima degli eventi incidentali - tra le Aziende destinatarie dei controlli e gli stessi Enti di vigilanza i quali ultimi, in tal modo, potranno svolgere un'azione di orientamento e supporto, oltre che di monitoraggio ed assistenza. Peraltro, il Prefetto Sammartino, nell'evidenziare che l'intesa non ha un effetto taumaturgico, ma richiede costante continuo impegno e lavoro, ha poi sottolineato che l'incremento dei livelli di sicurezza da parte delle imprese costituisce un fattore di qualità e, pertanto, un elemento di competizione tra le stesse. Il Prefetto ha, infine, evidenziato che nel Protocollo è stata prevista una specifica Appendice concernente il monitoraggio delle lavorazioni e delle attività svolte dalle imprese appaltatrici nell'ambito del Piano di adeguamento dello Stabilimento Siderurgico ILVA alle prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata Ambientale riesaminata giusta decreto del Ministro dell'Ambiente DVA/DEC/2012/0000547 del 26 ottobre 2012, richiamato nel Decreto Legge 3 dicembre 2012 n. 207 convertito nella Legge 24 dicembre 2012, n. 231 e nel Decreto Legge 4 giugno 2013 n. 61. Il Presidente della Regione Puglia, on. Vendola, rendendosi interprete anche del pensiero delle Autorità locali, ha confermato l'apprezzamento per l'attenzione che i Ministri hanno riservato a Taranto. Ha quindi sottolineato come l'attuale Protocollo operativo, pur nella difficoltà di sovvertire una cultura del lavoro che ha spesso trascurato i diritti del lavoratori, sia una risposta importante ed incisiva alla problematica degli infortuni, frutto di una efficace sinergia istituzionale, mirante alla collaborazione preventiva degli incidenti, in particolare attraverso il fondamentale aspetto della formazione del personale. Nell'affermare l'importanza della cultura della sicurezza che riguardi tutti gli attori protagonisti del mondo del lavoro, ha evidenziato come una delle criticità incidenti sulla sicurezza dei lavoratori sia anche la precarietà del rapporto di lavoro che rischia di acuire ulteriormente la problematica in ragione del numero sempre crescente dei lavoratori a tempo determinato. Durante la cerimonia, il Ministro del Lavoro, Prof. Giovannini ha sottolineato l'impegno del Governo, e di tutte le Istituzioni preposte, allo scopo di incidere sulle problematiche di Taranto e sul tema della sicurezza del territorio nel suo complesso (ambiente, salute, lavoro) e, in particolare, quale cura del capitale umano. Il Protocollo, ha evidenziato il Ministro,sancisce un impegno comune nella direzione della prevenzione degli incidenti sul lavoro. La sicurezza, infatti, ha precisato il Ministro si può realizzare attraverso tre aspetti fondamentali: •la cura del capitale umano e quindi una formazione diretta a tutto il personale, dagli operai ai dirigenti; il che rappresenta, senz'altro, un deciso passo in avanti tenendo conto che attualmente solo il 55% delle aziende con meno di 9 lavoratori fa formazione al personale ed è, altresì, importante che lo stesso management creda nelle politiche della sicurezza; •l'utilizzo di tecnologia e impianti adeguati, circostanza che, nell'odierna congiuntura economica, molte imprese hanno difficoltà a realizzare. Per tale motivo, ha precisato il Ministro, il disegno della Legge di stabilità prevede che il cuneo fiscale sarà ancora più efficace per le aziende che investono in sicurezza •il monitoraggio continuo delle attività. Il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, On. Orlando ha sottolineato come oggi si sia compiuto un ulteriore passo in avanti nel percorso avviato per coniugare, su questo territorio, la tutela della salute con quella del lavoro; lo stesso Ministro ha evidenziato che il Governo ha intrapreso un cammino non privo di rischi, assumendo al riguardo un impegno pressoché totalizzante, che ha richiesto decisioni di grande rilievo, anche innovative e radicali come quella di commissariare l'Azienda. Nel soffermarsi sulla riflessione che le morti sul lavoro, pur definite morti "bianche", sono anzi da considerare "nerissime" ha sottolineato che le stesse diventano una questione sociale nella questione sociale, soprattutto quando assumono dimensioni ampie. Secondo il Ministro il Protocollo operativo sottoscritto oggi, frutto di leale collaborazione e sinergia istituzionali, aggiunge una direttrice nel detto percorso, verso l'obiettivo di tutelare diritti fondamentali dei cittadini alla salute ed al lavoro. Alla cerimonia di sottoscrizione hanno partecipato il Presidente della Regione Vendola, il Presidente nazionale dell'INAIL De Felice, il Sindaco di Taranto Stefano, il Commissario straordinario della Provincia Tafaro, i Parlamentari ionici On. Pelillo e Chiarelli, i Consiglieri regionali Laddomada, Cervellera, Lemma, Mazzarano, Lospinuso, il Direttore regionale dei Vigili del Fuoco Di Grezia, il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco Boscaino, la Direttrice regionale del Lavoro Tosches, il Direttore regionale dell'INAIL Asaro, il Dirigente dell'ARPA Rollo, i Direttori provinciali dell'INAIL e della Direzione del Lavoro Gigante e Lippolis nonché la Dr.ssa Schiavone e l'Ing. Lupoli per l'ILVA e l'Ing. Artibani e l'Ing. Amoruso per l'ENI.
Una mega rissa si è verificata nella mattinata di lunedi 11 novembre nel Tribunale di Taranto pare fra un Avvocato ed altre persone di cui non si conoscono le generalità. Sono in corso accertamenti sugli autori del fatto da parte di Polizia e Carabinieri prontamente intervenuti sul posto per sedare gli animi. Maggiori dettagli saranno forniti nelle prossime ore.
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