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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura

 

 

 

 

 

Nei primi sei mesi 2014 il traffico delle merci movimentato dal porto di Taranto ha registrato un lieve rialzo del +0,9% essendo ammontato a 13,7 milioni di tonnellate rispetto a 13,6 milioni di tonnellate nella prima metà del 2013. L'incremento è stato determinato dalla crescita del +10,2% delle merci in esportazione, ammontate a 5,8 milioni di tonnellate, mentre le merci in importazione sono diminuite del -5,0% scendendo a 7,9 milioni di tonnellate. In totale il traffico di rinfuse solide si è attestato a 7,9 milioni di tonnellate (+0,7%) e quello di rinfuse liquide a 1,7 milioni di tonnellate (-23,0%). Le merci varie hanno totalizzato quasi 4,1 milioni di tonnellate (+16,3%), di cui 764mila tonnellate di merci containerizzate (-13,4%), volume che è stato realizzato con una movimentazione di contenitori pari a 92.475 teu (-3,4%), e 3,3 milioni di tonnellate di altre merci varie (+26,3%). Nel solo mese di giugno 2014 lo scalo tarantino ha movimentato un totale di quasi 2,6 milioni di tonnellate di merci, con una flessione del -3,1% rispetto a gennaio 2013.


 

Con ordinanza interlocutoria n. 16055 dell’11 luglio 2014, la Sesta Sezione Civile ha rimesso gli atti al Primo Presidente, ritenendo opportuno devolvere alle Sezioni Unite la controversia riguardante la questione della autonoma impugnabilità dell’estratto di ruolo tributario, laddove lo stesso sia pervenuto a conoscenza del contribuente tramite qualsivoglia mezzo informale, in difetto o in attesa di notifica della cartella esattoriale, in applicazione del combinato disposto dagli artt. 2 e 19 del D.Lgs. n. 546/1992.

Tale devoluzione è stata ritenuta necessaria da parte dei giudici in considerazione dei numerosi contrasti venutisi a creare tra le sezioni semplici della Suprema Corte che, nel corso degli anni, hanno statuito, da una parte, per la non impugnabilità dell’estratto di ruolo e, dall’altra, per la legittimità di tale impugnazione.

In particolare, nell’ordinanza in questione, dopo aver fatto menzione della relazione depositata dal Consigliere Relatore, con la quale si chiede che il ricorso venga deciso in camera di consiglio per manifesta infondatezza in considerazione del fatto che l’estratto di ruolo non rientra tra gli atti impugnabili, si fa un excursus delle sentenze delle sezioni semplici che si sono pronunciate in materia.

Nello specifico, vengono innanzitutto  menzionate le sentenze nn. 6395/2014, 6610/2013, 6906/2013 e 139/2004, con le quali la Suprema Corte ha ritenuto l’estratto di ruolo non impugnabile sulla base della natura di “atto interno” del ruolo, con la conseguenza che lo stesso può essere impugnabile solo in via eccezionale, ovvero:

  • quando i vizi del ruolo, per effetto di specifiche norme di legge - quale l’art. 17 del D.P.R. n. 602/1973 con cui si fissano i termini per la iscrizione  - si riverberano sul rapporto tributario;

  • quando il ruolo sia stato notificato autonomamente rispetto alla cartella, assurgendo così alla funzione di atto impositivo.

    In mancanza della notifica di un atto nel quale il ruolo sia trasfuso, a parere di tale orientamento, “mancherebbe un interesse concreto ed attuale ex art. 100 c.p.c. ad impugnare una imposizione che mai è venuta ad esistenza” atteso “che il processo tributario ha semplice struttura oppositiva di manifestazioni di volontà fiscali ‘esternate’ al contribuente, senza cioè che possa farsi luogo a preventive azioni di accertamento negativo del tributo”.

    Di avviso totalmente contrario la recente sentenza n. 2248 del 03 febbraio 2014, nella quale si conferisce rilevanza preminente – ai fini della “instaurazione del rapporto giuridico di riscossione” – al momento di formazione del ruolo.

    La diretta impugnazione dell’estratto di ruolo, secondo tale orientamento, troverebbe legittimazione proprio nella formazione del ruolo, ovvero “l’atto con cui l’Amministrazione concretizza nei confronti del contribuente una pretesa tributaria definita, compiuta e non condizionata”.

    Di uguale tenore anche le sentenze nn. 742/2010 e 27385/2008, con le quali viene affermata la possibilità di impugnazione di ogni atto adottato dall’ente impositore che porti a conoscenza del contribunete una ben individuata pretesa impositiva.

    A ben guardare - si sottolinea nell’ordinanza in commento - le pronunce che ritengono ammissibile il ricorso avverso l’estratto di ruolo, si pongono in continuità logica con quelle che ritengono non tassativo l’elenco degli atti impugnabili di cui al combinato disposto degli artt. 2 e 19 del D.Lgs. n. 546/1992, dovendosi l’impugnabilità riconnettere alla natura di atto “sostanzialmente impositivo” e prodromico alla riscossione coattiva.

    Infine, si evidenzia come nella prassi l’interesse concreto all’impugnazione dell’estratto di ruolo (in mancanza o in attesa della notifica della cartella) è prospettato con riferimento a tutte le ipotesi in cui può verificarsi diretta ed immediata efficacia lesiva del diritto (o delle legittime aspettative) del singolo in ragione della semplice iscrizione a ruolo di una pretesa tributaria, per effetto della diretta consapevolezza che alla P.A. in generale è dato di avere della pretesa fiscale soltanto iscritta a ruolo ma non ancora notificata al destinatario.

    Tale ragione pratica del resto è oggi rafforzata, da un lato, da quelle discipline che consentono al concessionario l’ammissione al passivo delle procedure concorsuali sulla base del solo ruolo, dall’altro, dalla possibilità concessa al contribuente di estinguere i debiti tributari semplicemente iscritti nei ruoli, a mezzo del pagamento della somma capitale iscritta, con esclusione degli interessi per ritardata iscrizione a ruolo nonché degli interessi di mora (art. 1, comma 618, Legge n. 147/2013).

    Alle Sezioni Unite ora la decisione sull’impugnabilità o meno dell’estratto di ruolo con la speranza, a parere di chi scrive, che la decisione conduca all’affermazione della piena possibilità per il contribuente di ricorre autonomamente avverso il ruolo, quale vero e proprio “atto impositivo”, a tutela dei propri diritti.

    Lecce, 22 luglio 2014                                         Avv. Maurizio Villani

    Avv. Alessandra Rizzelli

 

 

 

 

AVV. MAURIZIO VILLANI

Avvocato Tributarista in Lecce

                                                  Patrocinante in Cassazione

www.studiotributariovillani.it- e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.


Ai lavori del 3° incontro di formazione, organizzato dalla Cisl Taranto Brindisi sul tema: “La conciliazione dei tempi di vita e di lavoro” in programma domani 23 luglio 2014, con inizio alle ore 15.30 presso la Sala “A. Landella” –1° piano – via Palmiro Togliatti, n. 78 a Brindisi, parteciperanno anche le componenti del Coordinamento Femminile  della Cisl Puglia Basilicata.

Il recente Rapporto Istatsul mercato del lavoro in Italia rileva chesolo il 29% delle donne pugliesi lavora, contro il 46,1% della media italianae sempre in Puglia è del 13,5% il tasso di disoccupazione femminile, ovvero cinque punti percentuali in più rispetto al dato nazionale.

Inoltre, sono 109mila le donne che cercano lavoro non attivamente e 103mila quelle che non cercano un’occupazione ma vorrebbero lavorare.

“Permane una condizione generalizzata di forte disparità tra uomini e donne nel lavoro, che si manifesta attraverso notevoli gap retributivi, nel proliferare di rapporti discontinui, flessibili, precari e sottopagati, in una diffusa scarsa tutela contrattuale delle donne, come congedi e maternità”osserva Maddalena Gissi, Segretario organizzativo della Cisl Puglia Basilicata, che aggiunge “tutto ciò esalta in maniera negativa le differenze di genere, chiaramente rilevate anche dal primo rapporto sulla situazione del personale femminile nelle medie e grandi aziende pugliesi.”

Solo la provincia di Bari fa segnare un tasso di occupazione pari al 30%, mentre Brindisi tocca il 22% e Foggia, Lecce e Taranto non arrivano al 20%e nell’intera Regione quasi un terzo delle donne occupate, cioè il 27%, ha contratti part-time.

I lavori saranno conclusi da Liliana Ocmin,Segretario confederale nazionale Cisl, Responsabile per le Politiche Femminili.

 

Il Comitato Unitario Professioni – C.U.P. di Taranto, prestigioso Comitato che raccoglie ben 17 Ordini e Collegi professionali, si è riunito per tenere le votazioni per il rinnovo delle cariche sociali.

Le principali finalità del CUP sono il conseguimento di un più efficace coordinamento della presenza istituzionale degli Enti rappresentativi delle categorie professionali, e dello sviluppo di iniziative e programmi unitari per la salvaguardia e la promozione dei valori di libertà propri della professioni, oltre che la tutela degli interessi morali, giuridici ed economici comuni alle stesse.

Al termine dell’assemblea generale si è votato per eleggere il presidente e  l’Ufficio di Presidenza. All’unanimità sono stati riconfermati  alla carica di Presidente il dott. Cosimo Damiano Latorre (Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili) e alla carica di Vice Presidente il dott. Giovanni Antonio Prudenzano (Presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro).

A completare l’Ufficio di Presidenza sono stati chiamati il dott. Gualtiero Matacchiera (Presidente dei Periti industriali e dei Periti industriali  laureati) con funzioni di segretario, il dott. Francesco Settembrini  (Presidente dell’Ordine dei Farmacisti) ed il dott. Gianluca Buemi (Presidente dell’Ordine dei Dottori agronomi  e dei Dottori  forestali).

E’ un appello accorato quello che la consigliera regionale del  Pd Annarita Lemma rivolge ai parlamentari, ai consiglieri regionali e gli assessori tarantini.

 

Tutto questo alla luce di quella che la stessa consigliera non esita a definire una doccia fredda giunta con una mail spedita dal ministero per spiegare che non ci sono soldi per la statalizzazione dell'istituto fiore all'occhiello dell'offerta formativa ionica. L’invito ora è quello di fare squadra per salvare il liceo Paisiello. Ma andiamo con ordine.

  <L'eccellenza rappresentata dal liceo Paisiello va salvata- scrive la Lemma- Non è il primo appello. E non sarà l'ultimo, anche alla luce del lavoro sin qui svolto per raggiungere lo scopo. Ma la mail ricevuta dalla segreteria particolare del sottosegretario D’Onghia (dopo i contatti assunti in occasione della sua visita a Taranto) non  può che indurre a lanciare con forza l'invito all'assessore regionale Sasso, e naturalmente alla rappresentanza parlamentare ionica, quindi ai due assessori tarantini Pentassuglia e Nardoni, affinché il salvataggio del Paisiello diventi battaglia unica, istituzionale e trasversale. “In riferimento alla sua istanza relativa all’Istituto Paisiello - si legge nella mail giunta dal ministero - dobbiamo comunicarle che purtroppo, non essendoci disponibilità di risorse, non è possibile accogliere domande di statalizzazione in tutto il territorio nazionale” L'unica forma di salvataggio individuata, dunque, viene scartata dal Miur.> Annarita Lemma ricostruisce i punti salienti di una battaglia che parte da lontano. <In diverse occasioni- scrive- da parte di docenti, genitori e studenti, mi è stato chiesto cosa accadrà del Paisiello e cosa potrei fare. Dal luglio 2013 l'impegno non è certo mancato. La mia interlocuzione istituzionale con la Provincia (timore di una  facile e sbrigativa liquidazione dell'istituto da parte del commissario Tafaro), con la Regione (coinvolgimento degli assessorati competenti e di tutti i consiglieri regionali tarantini), con Montecitorio (appello rivolto a tutti i parlamentari tarantini Pd, Sel, Pdl, Cinque Stelle ora indipendenti. Quindi la lettera al presidente della VI Commissione della Camera). Non sono mancati i contatti diretti con il Ministero, non ultimo l'incontro avuto  con capo di Gabinetto dell'allora Ministro Carrozza, al quale ho consegnato un dossier sul Paisiello. Infine, il già citato incontro col sottosegretario del Miur, la senatrice D’Onghia. L'obiettivo era e resta fermo: salvare una eccellenza dell’offerta formativa tarantina che per effetto del commissariamento prima, e della parziale abolizione delle Province adesso,  rischia di non ritrovare le risorse necessarie per proseguire attività oltre dicembre 2014. Ultimo atto in tal senso- prosegue la consigliera regionale- la presentazione di un ordine del giorno in Consiglio regionale per favorire la  statalizzazione dell’Istituto. Il documento è stato votato all’unanimità con invito a transitare dalla Conferenza Stato/Regioni perché ciò avvenisse. Credo che tutti i nostri parlamentari, adesso più che mai, debbano assumere con serietà e concretezza il problema. Il Paisiello di Taranto va salvato. Così come ritengo- sottoliena la Lemma in conclusione- che tutti  i consiglieri regionali tarantini, assessori compresi, debbano e possano trarre insegnamento da ciò che sta accadendo per l’Ico di Lecce: tutti in campo, dalla stessa parte, per la salvezza di una oggettiva risorsa culturale del territorio. La rete politica salentina ha ottenuto, da parte dell’assessore Godelli, l'impegno a versare 300 mila euro per la sopravvivenza della Ico di Lecce sino al dicembre 2014.>

 

 

Come il Giornale di Taranto aveva anticipato qualche giorno fa, Giuseppe Massafra, classe 1980 (34 anni), già segretario generale della FILCTEM CGIL, è stato eletto nuovo Segretario della CGIL Taranto, con 52 voti favorevoli, 3 astenuti e 4 contrari. La elezione nel pomeriggio da parte del Comitato Direttivo.

Sono onorato di aver ricevuto la responsabilità di guidare la CGIL di Taranto – ha detto Massafra nel discorso di insediamento - Una responsabilità particolarmente impegnativa in un territorio difficile, colpito duramente dalla crisi e in cui sono esplose vertenze di rilevanza nazionale, a partire dalla vicenda ILVA.

Ringrazio Luigi D’Isabella – ha sottolineato Giuseppe Massafra - che in qualità di segretario generale uscente, ha creduto in me e  in tanti altri giovani colleghi alla guida di altre categorie, per aver sostenuto e guidato una fase difficile per il sindacato e per la comunità tarantina che ha sempre più bisogno di rinnovamento all’interno delle sue classi dirigenti.

Sono convinto – ha continuato il neo segretario della CGIL ionica - che questo territorio abbia le potenzialità per riscattarsi e che a Taranto potranno compiersi scelte importanti per costruire la visione di un nuovo modello di sviluppo per l'intero Paese, che della sostenibilità e della difesa del lavoro possano fare il loro punto di forza. Per far si che questo accada occorre coesione e capacità di aggregazione nella società. In questo si sviluppa la funzione sociale del sindacato che continuerà ad essere baluardo in difesa dei diritti. Per la CGIL, in particolare qui a Taranto, è importante affermare che cittadini e lavoratori non possono essere divisi e che i diritti degli uni non devono mai risultare in conflitto con i diritti degli altri. 

Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Luisa Campatelli

L’asse Stefàno-Vendola traina a Palazzo di Città politica, imprenditori e sindacati per fare il punto della situazione sulla questione ambientale. Stefàno convoca a Taranto, Vendola risponde e con lui Pelillo, Chiarelli, Cervellera, i sindacati, Confindustria. E’ come se due anni dalla bomba che ha portato il caso Ilva al centro del dibattito nazionale non fossero passati perché l’emergenza è tutta lì, nella sua drammatica essenza: piano ambientale al palo perché mancano le risorse (1 miliardo e 800 milioni per cominciare), posti di lavoro a rischio, massima incertezza sul futuro dello stabilimento…

Piano politico e piano giudiziario hanno continuato a muoversi su binari diversi e spesso divergenti o in palese scontro tra loro: da una parte la stagione dei decreti salva-Ilva, per ora è servita ad allungare l’agonia del mostro d’acciaio ma non a praticare quella terapia d’urto necessaria per mettere impianti a norma e salvaguardare l’occupazione, dall’altra l’inchiesta “Ambiente svenduto” che va avanti con il suo carico di indagati (tra i 53 che rischiano il processo com’è noto ci sono anche Vendola e Stefàno).

Sullo sfondo il dramma di una città che la sua condanna la sta subendo da anni. E’ possibile che dietro la decisione del sindaco-pediatra di chiamare a raccolta chi rappresenta il capoluogo ionico ai massimi livelli ci sia l’allarme gravissimo lanciato dai suoi colleghi alla luce dei dati sconvolgenti diffusi da Sentieri sul tasso di mortalità infantile per cause riconducibili all’inquinamento.

Insomma, i componenti del tavolo, quasi al completo, in queste ore stanno discutendo. “Prossimo appuntamento a Roma” ha dichiarato un Vendola ringalluzzito, che ha paragonato la vicenda a un gioco dell’oca dove invece di avanzare si fanno passi indietro. Tra l'altro, dopo la richiesta di trasferimento del processo fatta dai legali dei Riva per “incompatibilità ambientale”, questo potrebbe essere spostato proprio nella capitale.  

Domenica, 20 Luglio 2014 16:30

Trasporti, Taranto Anno Zero

Scritto da

 di Luisa Campatelli

Se il turismo stenta a decollare è anche colpa di un sistema dei trasporti e delle infrastrutture carente. Qui, però, le difficoltà di spostamento fanno  parte integrante del vivere quotidiano di chi studia e lavora fuori città (non necessariamente lontano) e ogni giorno affronta la sua piccola odissea di attese, ritardi, tempi morti….L’antologia dei viaggi da incubo su intercity che sembrano diligenze ci consegna l’immagine di un’Italia spaccata in due. Senza retorica, ma con dati alla mano. Mentre Italo sfreccia con gli standard dell’alta velocità rendendo facili e immediati i collegamenti tra le principali città del centro- nord (e che nessuno si lamenti per l’aria condizionata troppo forte), Freccia Bianca e Freccia Rossa danno il loro meglio nella parte alta dello Stivale, chi si avventura da queste parti ha di fronte opzioni come iniziare il viaggio in treno e concluderlo in pullman perché a un certo punto bisogna scendere e cambiare, arrivare a Bari (ultima fermata della maggior parte dei treni veloci) e poi organizzarsi con mezzi propri, aspettare la coincidenza (se c’è…) con l’unico locale che si ferma in tutti, ma proprio tutti i paesi del tacco.

A questo punto meglio l’auto….Già, ed è qui che la questione investe direttamente il turismo, perché è chiaro che un sistema ferroviario di questo tipo scoraggia chi proviene (in questo caso sì) da lontano e quando sceglie la meta da raggiungere lo fa anche in base ai collegamenti perché certo non può macinare 10mila chilometri in automobile per arrivare nella perla dello Ionio….

E allora non resta che l’aereo, mezzo principe del turismo mondiale, con un’infinità di opzioni e scali che permettono di girare il pianeta a prezzi veramente vantaggiosi grazie ai low-cost e agli incredibili sconti praticati dalle compagnie in caso di prenotazione anticipata. Ma a Taranto/Grottaglie l’aeroporto con la pista di atterraggio più lunga d’Italia, non è abilitato ai voli di linea. Ci sono già Brindisi e Bari…Per l’area ionica, che servirebbe anche Metapontino e aree limitrofe, niente da fare, malgrado le battaglie condotte a livello regionale per la verità senza che vi fosse una sponda politica determinata veramente ad andare fino in fondo (infatti, se ne parla da anni,  tutto è rimasto com’era…).  

Trasporto via mare? Anche qui solo note dolenti. Lo scalo grottagliese serve ai boeing dell’Alenia così come le acque dello Ionio servono ai traffici industriali dell’Ilva e potrebbero domani fare spazio alle petroliere dell’Eni- Tempa Rossa. E sappiamo bene che nello stesso mare difficilmente possono convivere petroliere, barche a vela yacht e navi da crociera.

 Quindi? Sembrerebbe una battaglia persa, ma così non deve essere, perché sarebbe folle autocondannarsi all’isolamento quando intorno tutti sgomitano per avere lo scalo aereo dietro l’angolo o il porticciolo turistico a portata di mano. E magari lo ottengono pure…. 

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