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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura
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Piano Cimino: è giunta l’ora delle scelte.  I commercianti,  il mondo delle professioni e buona parte delle organizzazioni di categoria, l’associazionismo ambientalista e culturale  e chiunque abbia cervello e cuore per immaginare un futuro diverso per Taranto, chiede con forza che la questione sia trattata con  decisione e trasparenza.

Nei mesi  scorsi,  una parte della  politica, si è espressa  in modo netto ed inequivocabile. E’ necessario ora che a quegli atti seguano azioni concrete. Sarebbe inaccettabile se per un qualsiasi tecnicismo, non valutato per tempo, il Consiglio comunale dovesse trovarsi nelle condizioni di dover dare il via libera al  Piano.Confcommercio è pronta con i suoi legali a scendere in campo, accanto al sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, per supportare l’Amministrazione comunale in un eventuale percorso giuridico-amministrativo a sostegno   delle azioni di contrasto  all’approvazione del  piano particolareggiato (sollecitato dalle società del gruppo Auchan) che aprirebbe la strada all’espansione urbanistica e commerciale della zona limitrofa al centro commerciale, come  si ribadirà allo stesso neo assessore all’Urbanistica, Cosima Lorusso, al quale si è  chiesto un incontro.  E’ necessario opporre al Gruppo francese, percorsi che diano certezza del risultato.

La ultradecennale storia del Piano Cimino, ieri Sircom, ricalca le altre questioni importanti che investono il futuro di Taranto. Una città,  ieri come oggi,  caratterizzata dal conflitto tra il ‘voler fare’ e  il ‘voler essere’. Due posizioni che riflettono una  diversa visione dello sviluppo. Se nel passato è prevalso il fronte del ‘fare’, oggi rappresentato da pezzi di politica che senza scrupoli affermano di aver già chiuso l’ ’affair Cimino’, oggi cresce il fronte di quanti – è tra questi vi è Confcommercio- hanno consapevolezza che occorre programmare il futuro  per riportare la città alla città.

 Taranto non ha bisogno di allargare le sue maglie urbane, di conquistare nuove volumetrie, ma piuttosto  di – lo si ripete da tempo-  riprendersi l’esistente: attraverso la riqualificazione degli ambiti urbani storici (Borgo e Città Vecchia);la  rigenerazione urbana (Montegranaro, Tre Carrare, Tamburi); il  recupero delle periferie extraurbane e degli affacci costieri che potrebbero essere  aree pregevoli per le attività del tempo libero   (Lama/San Vito );   la dotazione  di servizi in quartieri ad oggi carenti di tutto(Salinella, Tramontone, parte di Paolo VI).  Nel 2010, su commissione  dello stesso Comune di Taranto, fu effettuata una mappatura del Borgo dalla quale emerse lo stato di totale abbandono di oltre 40 edifici e la perdita  di 16 mila abitanti,  numeri che oggi sono sen’altro cresciuti. Lo stesso assessore regionale all’Urbanistica, Angela Barbanente, non ha mancato in più occasioni di invitare  la città al buon senso e a concentrarsi sulla riqualificazione dell’esistente. Che senso ha d’altra parte affidare la progettazione futura di Taranto ad un architetto di fama, salvo  poi a  voler procedere, saltando la programmazione, su una questione così importante come Cimino? Di tutto ciò la politica deve rendersi conto. Guai  se il Consiglio comunale fosse il luogo dove, per un tecnicismo qualsiasi, dovesse passare il Piano Particolareggiato Cimino, ben difficilmente la città crederebbe che si è fatto tutto il possibile. 

Non di pochi dirigenti di partito”

 “Le Primarie sono un processo di partecipazione democratica e di popolo per la scelta del miglior candidato del centrosinistra, non il reclutamento di pezzi di classe dirigente dei partiti o di rappresentanti già eletti nelle istituzioni, a qualsiasi prezzo. Anzi, le Primarie il centrosinistra le ha inventate proprio per evitare che il candidato venga scelto da una cerchia ristretta,  solo dalla classe dirigente dei partiti”. Lo ribadisce in una nota Dario Stefàno, candidato alle primarie per il centrosinistra in Puglia.

“Io  - aggiunge Stefàno - non seguirò mai questo approccio. Non mi piace l’idea di dover  sbandierare quali e quanti pezzi o rappresentanti del PD manifestano  contrarietà a candidati, possibili o reali, per irrobustire il senso della mia candidatura, che è tutto contenuto nel proseguimento e nella innovazione dei governi di Vendola”.

“Non è mettendo le bandierine a 3 mesi dal voto  che si può preconfezionare un risultato apertissimo – conclude Stefàno - . È un film già visto nel 2005 e nel  2010. Oggi come allora il risultato, quello vero, è nelle mani di tutti i pugliesi che guardano con speranza al centrosinistra”.

Prossimo incontro a Roma il 27 agosto. Riunione operativa nella sede del Ministero per le politiche agricole sull’Emergenza Xylella a cui hanno partecipato l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, il dirigente del Servizio Agricoltura Giuseppe D’Onghia, e il direttore dell’Osservatorio fitosanitario regionale, Antonio Guario. L'esito dell'incontro è risultato andare nella direzione degli interventi di straordinarietà richiesti proprio dai referenti regionali.Il direttore generale del MIPAAF, Blasi e il responsabile del Servizio Fitosanitario Nazionale, Faraglia, avrebbero appurato infatti la necessità di agire con interventi di deroghe che avrebbero proprio la regiaministeriale.

A giorni potrebbe essere già pubblicato un Decreto Straordinario
dedicato all’Emergenza Xylella in Salento che consentirebbe alcune
azioni immediate e metterebbe in moto strumenti più celeri per
affrontare la lotta al batterio da quarantena che sta distruggendo
parte del patrimonio paesaggistico e produttivo di quest’area della
provincia di Lecce.
Il Decreto conterebbe il via libera ad atti amministrativi che
consentirebbero l’ingresso nelle zone colpite dal patogeno, l’utilizzo
di alcuni prodotti fitosanitari e una serie di attività che saranno
dettagliatamente riportate in un documento che sarà presentato
ufficialmente nella prossima riunione prevista per il prossimo 27
agosto.L’atto del Ministero conterebbe anche il crono-programma specifico
degli interventi previsti a cominciare dalle aree tampone, fino agli
interventi più urgenti per evitare la propagazione del batterio dalle
altre  zone  focolaio.
Oltre alle indicazioni relative agli atti amministrativi e sanitari da
porre in atto il Decreto conterrà anche deroghe al patto di stabilità
che tornerà a mettere a disposizione dell’emergenza in atto circa 3
milioni e mezzo di euro.
”Diciamo da tempo che questa è l’unica strada possibile per affrontare
con la necessaria completezza gli effetti di un fenomeno del tutto
nuovo per la Puglia e per l’area euro-mediterranea – spiega
l’Assessore Nardoni – e crediamo che la task force che con la regia
del Ministero dovrà operare con celerità sul campo non potrà non tener
conto anche di altri settori di intervento e competenza. Per questa
ragione – conclude Nardoni – abbiamo chiesto che alla riunione del 27
siano invitati anche i referenti del Ministero della Salute e i
vertici del Servizio Nazionale di Protezione Civile.”

Casartigiani Taranto commenta la manifestazione di Confindustria di venerdì scorso:

“AL FIANCO DEGLI IMPRENDITORI MA NON DI UN’INDUSTRIA CHE SFRUTTI ED INQUINI,

CONSUMANDO L’ECONOMIA DI UN TERRITORIO CHE POI VIENE ABBANDONATO.

DOBBIAMO SOPRAVVIVERE PER POTER PIANIFICARE UN FUTURO ALTERNATIVO.

 SALUTE E LAVORO SONO IRRINUNCIABILI. NON VOGLIAMO UNA GUERRA CIVILE”.

Le parole del Presidente della categoria “autotrasportatori” – Dott. Pancrazio Cassone.

 

“A favore di una nuova cultura d’impresa a Taranto, di nuovi investimenti per il territorio, di nuovi progetti ed iniziative che siano, però, totalmente ed imprescindibilmente ecocompatibili. Contrari a manifestare sostenendo quelle imprese che a Taranto hanno tolto tutto, dalla salute agli appalti, riducendoci sul lastrico”.

Dopo qualche giorno di riflessione, analisi e dialogo con i propri associati, il Presidente della categoria “autotrasportatori” di Casartigiani Taranto – Dott. Pancrazio Cassone, ha deciso di commentare il corteo realizzato venerdì scorso dall’organizzazione provinciale di Confindustria al motto di “Industria Ultima Fermata”.

“Il capolinea tante imprese joniche, tanti singoli lavoratori, operai, assistenti, lo hanno raggiunto già da tempo – sottolinea il numero uno dei trasportatori del sindacato artigiano – ed una mobilitazione di questo tipo sarebbe stata auspicabile già in passato ed in altre occasioni, lungo un percorso di anni che ci ha condotto all’attuale crisi”.

Cassone fa riferimento a tante questioni controverse, dal non rispetto dei costi minimi d’esercizio previsti dalla vigente normativa, ai ritardati pagamenti attesi da dicembre e che hanno prosciugato i conti delle aziende, passando per l’imposizione di trasporti illeciti perché di un peso superiore a quanto consentito dagli obblighi in materia.

“Insomma, abbiamo subito ricatti, minacce, ritorsioni, perché adesso dovremmo esporci a favore della grande industria? Erano diversi gli autotrasportatori che il 1 agosto hanno deciso di sfilare, anche con i propri mezzi, non è giusto, però, che la partecipazione a manifestazioni di questo tipo sia determinata dalla strumentalizzazione del malessere e delle gravi preoccupazioni che la stessa grande industria ha generato”.

Urge in tal senso una riflessione sul tema da parte del mondo non solo economico, ma anche sindacale ed istituzionale, senza dimenticare di coinvolgere i veri e primi protagonisti, vale a dire i cittadini. Questa l’opinione di Casartigiani, che da tempo invita al confronto. “Ci siamo rivolti al Prefetto, al Sindaco, perfino alla Motorizzazione Civile che è per noi autotrasportatori organo di controllo ma, fino ad oggi, nessuno ci ha risposto. E’ invece auspicabile che l’argomento sia analizzato dall’intera cittadinanza e non solo da imprenditori e operai, perché non è possibile che in città si respirino veleni ed aria da guerra civile, che si debba scegliere fra salute e lavoro, che i tarantini si debbano scontrare con i tarantini. Si, tarantini. Troppo spesso dimenticati, anche dall’economia stessa che sul territorio premia i forestieri lasciando che Taranto sia soltanto una terra di conquista”.

Relativamente ad un punto, ad ogni modo, Cassone condivide la posizione di Confindustria Taranto, e, cioè, quando questa afferma che la chiusura delle imprese locali è prossima. “E’ vero – sottolinea – a settembre rischiamo tutti di chiudere i battenti ma, prima di cercare nuovi investimenti, non sarebbe più utile costringere i grandi committenti a sbloccare i pagamenti che ci sono dovuti ormai da mesi? Da rappresentante dell’indotto dei giganti produttivi, Ilva in primis e così tanti altri - conclude – sento che il primo nodo da sciogliere sia proprio questo, in assenza di alternative imminenti. Parola d’ordine? Sopravvivenza”.

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Taranto ha predisposto, nella corrente stagione estiva, specifici piani d’azione finalizzati al contrasto del lavoro sommerso sull’intero territorio jonico.
L’attività operativa, che ha visto l’impiego di numerose pattuglie di Finanzieri in uniforme ed in borghese, proseguirà ancora con particolare attenzione agli attuali contesti stagionali, anche per prevenire e reprimere fenomeni diffusi di illegalità accentuatisi con la crisi del mercato del lavoro.
Le Fiamme Gialle hanno effettuato capillari controlli presso le località di maggiore afflusso turistico del litorale e dell’entroterra, con particolare riferimento a stabilimenti balneari, agriturismi, bar, ristoranti, pizzerie, ed altre strutture ricettive in genere.
Complessivamente sono stati individuati 45 lavoratori “in nero”, mentre per un centinaio di persone sono tuttora in corso le procedure connesse alla verifica della loro posizione lavorativa.
L’esito dell'attività ispettiva ha di conseguenza comportato l’avvio di procedure per l’irrogazione, nei confronti di 28 datori di lavoro, della “maxisanzione” prevista dalla normativa in materia di lavoro nero (da 1.950 euro – sanzione minima, a 15.600 euro – sanzione massima, per ciascun lavoratore irregolare, maggiorata di 195 euro per ciascuna giornata di lavoro effettivo prestato).

l provvedimento attuativo per la programmazione dei fondi europei nel settore agricolo per i prossimi 7 anni è stato approvato dal Consiglio dei Ministri. A darne l’annuncio è stato il ministro delle politich agricole Maurizio Martina (approvata in definitiva la nuova Politica Agricola Comune 2014-2020) che così ha potuto comunicare all’Unione Europea, entro il termine stabilito del 1 agosto, le scelte nazionali relative all’applicazione della riforma della nuova PAC fino al 2020. Una vera e propria boccata di ossigeno per le imprese agricole. Dei 52 miliardi di euro previsti dalla nuova PAC circa 27 sono messi a disposizione del Paese per gli aiuti diretti del I Pilastro (pagamenti diretti), completamente finanziati dall'Europa. Ci sono poi 21 miliardi di euro volti a finanziare le misure del II Pilastro (sviluppo rurale), finanziati per metà dai fondi europei e per metà dall'Italia. A queste risorse vanno poi aggiunti i finanziamenti dell'OCM (Organizzazione Comune di Mercato) di circa 4 miliardi di euro. In generale sono previste misure a favore dei giovani imprenditori agricoli, azioni a sostegno delle zone montane finalizzata alla tutela del territorio ed al mantenimento della vitalità dei contesti socio-economici più a rischio, incentivi a favore dei sistemi produttivi maggiormente sostenibili ed una particolare attenzione alle questioni legate al benessere animale. Il ministro Maurizio Martina ha inoltre dichiarato che «Nei prossimi sette anni abbiamo a disposizione 52 miliardi di euro da investire per il rilancio e il futuro dell’agroalimentare nazionale. Abbiamo fatto scelte non banali come destinare 80 milioni di euro all’anno alle imprese agricole condotte da giovani, con la maggiorazione del 25% degli aiuti diretti per 5 anni. Così come abbiamo deciso che non percepiranno più aiuti soggetti come le banche, le assicurazioni, le società immobiliari e finanziarie. Non è la PAC che avremmo voluto, ma abbiamo lavorato intensamente in questi mesi con le Regioni per trovare una sintesi delle esigenze particolari dei vari territori. Ora i nostri imprenditori agricoli hanno un anno per adeguarsi alla riforma in vista della prima domanda unica che sarà nel 2015».

Continua, a ritmo serrato, l’agenda degli appuntamenti culturali promossi da Yachting Club e BCC San Marzano di San Giuseppe. Ospite dell’Angolo della Conversazione, martedì 5 agosto (ore 21,30 – ingresso gratuito) sarà lo scrittore tarantino Angelo Mellone con il suo ultimo libro “Meridione a rotaia” (Marsilio). L’iniziativa rientra nel cartellone di “Una Banca e una Spiaggia Differenti”, varato dalla BCC San Marzano di San Giuseppe e dallo Yachting Club che, per il secondo consecutivo propone incontri ravvicinati con autori, registi, attori e scrittori, per favorire anche in piena estate un momento di aggregazione all’insegna della cultura.

IL LIBRO –Angelo Mellone conclude la sua trilogia lirica sul Meridione italiano, giungendo anche all’ultima fermata di un viaggio che è un canto appassionato e dolente, ma al tempo stesso un grido di rabbia, per la sua terra. Un ritorno nella propria terra, che è stata abbandonata anni prima con rabbia. Un ritorno a Meridione, compiuto con il mezzo che più associamo al viaggio: il treno. Sui treni sono partiti i primi emigrati meridionali, sulle carrozze di treni locali scassati, regionali in perenne ritardo, Intercity improbabili, l’Autore fa macchina indietro e, da Roma, arriva a Taranto. In mezzo a partenza e arrivo si alternano situazioni grottesche, aneddoti, ricordi, memorie dolorose, persino una pagina dedicata ai fanti meridionali mandati al massacro nella Prima guerra mondiale. Tutte queste pagine, che Mellone ci regala con lo stile consueto delle sue “orazioni civile”, accostano il tema tradizionale del ritorno a quello, nuovo per l’autore, di una riflessione sull’amore, che viaggia a ritroso attraverso due figure femminili e una singolare disquisizione sui tacchi... E dunque, se l’amore è contesto, radici, terra, e «Meridione tiene sempre i piedi per terra», per trovare amore autentico a Sud bisogna tornare. E questo fa, Meridione a rotaia, nelle scorribande tra paesini, locomotori diesel, vagoni stipati di varia umanità, stazioni metropolitane e stazioncine di montagna. Offrendo, alla fine, un affresco di meridionalità divertente, surreale, commuovente.

ANGELO MELLONE(Taranto 1973), giornalista e scrittore, è dirigente del pomeriggio di Rai Uno. È stato editorialista e inviato di politica, cultura e costume per numerosi quotidiani nazionali. Autore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi. Ha conseguito il dottorato in sociologia della comunicazione all’Università di Firenze e insegna Comunicazione politica presso la Scuola di giornalismo della Luiss «Guido Carli» di Roma. Ha pubblicato diversi saggi di analisi dei partiti e di comunicazione politica su riviste italiane e internazionali, tra cui il più recenteDopo la propaganda (2008), ma anche un racconto su Rino Gaetano apparso nell’antologia Vite ribelli (2007). I suoi scritti più recenti sono Il domani appartiene al Noi. Centocinquanta passi per uscire dal presentismo (con F. Eichberg, 2011), Addio al Sud. Un comizio furioso del disamore (2012) e, con Marsilio, AcciaioMareIl canto dell’industria che muore (2013), due “orazioni civile” da cui sono state ricavate performance multimediali per il teatro. Per Marsilio, inoltre, ha curato Intervista sulla destra sociale (2002) e La destra nuova (con A. Campi, 2009), ha scritto Di’ qualcosa di destra. Da «Caterina va in città» a Paolo Di Canio (2006), Cara Bombo. Berlusconi spiegato a mia figlia (2008) e Romani. Guida immaginaria agli abitanti della Capitale (2012). Sta scrivendo il suo primo romanzo, o almeno così dice da un paio d’anni.

 

Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di Salvatore Blasi e Maria C.Santoro

-3 Agosto 2014 - ore 9.30 – arrivo al “ presidio permanente per la tutela del nido delle tartarughe” - Campomarino (Ta). -Ad accogliere il nostro arrivo, il responsabile WWF Taranto, “ Parco regionale La Vela”, Fabio Millarte. In questa calda e ventosa domenica d' agosto, già dalle prime ore del mattino, molteplici sono le visite tra turisti e bambini incuriositi dalla splendida notizia che ha “inondato” la cristallina litoranea di Campomarino. E' venuto a trovarci anche il “padre putativo” delle uova; grazie a lui infatti, è stato possibile attivare chi di competenza per il recupero delle stesse, nonostante la non curanza di alcuni bagnanti che per paura di “perdere la loro spiaggia”, avrebbero preferito non riferire l'accaduto alle autorità. -Continua la campagna di sensibilizzazione; la domanda più frequente della giornata: “quando avverrà la schiusa delle uova?” -Nelle ore pomeridiane tanta e ancora tanta la gente che continua incuriosita ad avvicinarsi e chiedere... è tanta la soddisfazione di tutti noi nel constatare l' accrescimento del rispetto verso madre natura e le sue creature. Le nostre intenzioni sono infatti quelle di avvicinare la gente alla salvaguardia della vita; cercare di abbattere l'ignoranza, educando le nostre coscienze a preservare questi splendidi e misteriosi esseri, in modo che i nostri figli possano ammirarli ancora in natura e non in un museo! -Tramonta il sole su una delle nostre giornate tipo, qui al “presidio permanente per la tutela del nido delle tartarughe”... ...guardando il mare pensiamo a quella creatura che qualche settimana fa, ha scelto le nostre spiagge come culla per la sua prole, riuscendo ad unire un gruppo di perfetti sconosciuti, come una grande famiglia. Salvatore Blasi, Maria C. Santoro

 

 

<Come dipendenti siamo pronti a confrontarci con il territorio, con i portatori di interessi, con gli organi di informazione sul reale valore delle Camere di commercio e sulla importanza del servizio pubblico che rendiamo, tutti, senza distinzione di contratto!>

I dipendenti  del sistema camerale tarantino (Camera di commercio di Taranto, Azienda speciale Subfor, CSA – Consorzio servizi avanzati s.c. a r.l., Unioncamere Puglia, Società di sistema) non vogliono essere rottamati dal Governo Renzi e spiegano le loro ragioni nell’articolato documento che di seguito pubblichiamo.

 

 

 

<Quella portata avanti dal Governo Renzi non è una riforma ma una rivisitazione della Pubblica Amministrazione che si sostanzia, fra l’altro, in una vera e propria rottamazione delle Camere di commercio. Siamo pronti al cambiamento e a supportare quanto sarà necessario per consentire al sistema camerale, già eccellente per efficienza ed innovazione, di migliorare ulteriormente, ma riteniamo sia ingiusto dare attuazione ad un percorso in gran parte incomprensibile e volto allo smantellamento di questo sistema.

È il momento di informare l’opinione pubblica tarantina di quanto sta accadendo, perché dietro a scelte populiste di apparente – si sottolinea, APPARENTE - ottimizzazione della spesa pubblica, si celano drammatici effetti socio – occupazionali ed economici dei quali anche il territorio di Taranto inevitabilmente soffrirà.

Sono molte le iniziative in atto da parte dei lavoratori: dalla manifestazione unitaria del 23 luglio scorso, alla mobilitazione nazionale, alle nuove forme di protesta pacifica e costruttiva di Ecosistema camerale, gruppo Facebook di 2.000 dipendenti che da mesi discute della riforma e che ha avviato da alcuni giorni un serrato tweetstorm nei confronti del Governo Renzi (che resta ostinatamente in silenzio di fronte alle richieste di lavoratori e lavoratrici).

Certo, è particolarmente “appetitoso” il tesoretto che le Camere di commercio possiedono: risorse che, tuttavia, non provengono dal cittadino-contribuente ma da tutte le imprese e che alle imprese tornano e devono continuare a tornare.

Ogni impresa iscritta, in cambio di una serie di servizi, deve pagare un diritto annuale che ammonta mediamente a circa 100,00 euro. A fronte dell’esiguo risparmio che si genererebbe a seguito del taglio previsto dal D.L. n.90/2014 in fase di conversione in legge (circa 400 mln di euro in tutta Italia), si è stimato che le imprese italiane perderebbero interventi camerali per 515 mln di euro. È anche a loro, dunque, che ci rivolgiamo, perché valutino se l’ente camerale è utile oppure no.

Oggi, in cambio del diritto annuale, il sistema delle imprese può disporre, nel proprio territorio provinciale,  di un ente:

o     “vicino”, aperto e prossimo al territorio, fatto di persone e professionalità;

o     “veloce”, con una media dei tempi di attesa migliore in assoluto rispetto alle altre Pubbliche Amministrazioni;

o     “informato ed informatizzato”, dotato di un patrimonio di dati unico. Il Registro delle Imprese è l’archivio più completo ed aggiornato della realtà produttiva italiana, il cui funzionamento è preso come modello da adottare nel resto d’Europa. Inoltre, è strumento fondamentale per la tutela della legalità del sistema economico;

o     “trasparente e virtuoso”, che non grava sulla spesa pubblica (anzi, contribuisce alle entrate statali cui versa quota dei suoi risparmi oltre agli oneri sociali e fiscali) e che si èadeguato alla normativa sulla trasparenza ed a quella sulla spending review, diversamente dalla gran parte delle Amministrazioni dello Stato;

o     che fornisce servizi di grande utilitàcome, solo a titolo di esempio, la “verifica degli strumenti di misurazione” a contrasto del pericolo di frodi (controllo degli erogatori di benzina, dei contatori del gas e dell’acqua, delle bilance degli esercizi commerciali), detiene il Registro informatico dei protesti, gestisce lo Sportello di mediazione per la risoluzione stragiudiziale delle controversie (ben più celere ed economica di quella ordinaria), eroga informazione e formazione su bandi e finanziamenti, vigila sulla sicurezza dei prodotti e la tutela del Made in Italy e svolge attività in materia di lotta alla contraffazione dei prodotti, assicura per il Ministero competente gli adempimenti legati alla presentazione del Modello Unico di Dichiarazione Ambientale, rilascia dispositivi di firma digitale e carte tachigrafiche, è intermediario per il Ministero competente per il deposito di Brevetti e Marchi, svolge attività certificative necessarie per il commercio estero, è Autorità pubblica di controllo per i vini a D.O. e I.G.;

o     che investe le risorse in entrata a favore della promozionedel territorio di competenza, ad esempio finanziando i Consorzi Fidi perché prestino garanzie alle imprese per l’accesso al credito, sostenendo l’internazionalizzazione, l’innovazione e l’aggregazione del tessuto produttivo e commerciale.

Senza le Camere di Commercio le imprese risparmierebbero il diritto annuale ma perderebbero anche i servizi menzionati, o – se mantenute queste competenze – sarebbero sicuramente forniti con un esborso diverso – in termini di importi – ai soggetti interessati.

Inoltre,se il Registro Imprese, come ipotizzato nel Disegno di legge delega di riforma della P.A. in discussione al parlamento, passasse al Ministero dello Sviluppo Economico ed il diritto annuale fosse così definitivamente eliminato che fine farebbero i dipendenti (oltre 10.500 in tutto il Sistema camerale)? Questo non è affatto chiaro.

Se passassero nei ruoli ministeriali, sarebbero a carico dello Stato e quindi dell’intera collettività, con quale ratio in termini di “spending review” (oltre al fatto che più di 2.500 persone, peraltro, sarebbero in esubero ed andrebbero ad infoltire le fila dei disoccupati - sempre a carico di tutti i cittadini)?

Oppure, come pure ipotizzato, il passaggio del Registro delle imprese al Ministero dello Sviluppo Economico senza i dipendenti del sistema camerale (che hanno contribuito a formarlo ed implementarlo ed a farlo diventare quel “gioiello” preso ad esempio in ambito europeo) sarebbe il preludio di un’operazione di “esternalizzazione” ben orchestrata e tesa a recuperare risorse finanziarie vista l’appetibilità dei dati forniti e la possibilità di utilizzarli per svariate finalità. 

Siamo i primi a comprendere la necessità di trovare formule di risparmio in favore delle imprese, ma che siano VERE, come ad esempio: la riduzione dei diritti di segreteria, l’abolizione delle tasse di concessione governativa, l’eliminazione delle imposte di bollo che sarebbero un concreto e sicuramente più incisivo segnale per le imprese che, giornalmente, depositano bilanci e pratiche di  variazione al Registro delle imprese ed al Repertorio delle notizie economiche ed amministrative, costituendo per quei soggetti un risparmio sicuramente maggiore rispetto al dimezzamento del diritto annuale, ma in parte a carico dello Stato .

Ben venga il cambiamento (già in atto come autoriforma) e si proceda, innanzitutto  - a garanzia della piena rappresentatività dell’intero sistema delle imprese – alla riduzione del numero degli Enti camerali con accorpamenti rispettosi dei territori, all’elezione diretta degli Organi, con cariche a carattere volontario e soprattutto non retribuite in Camera di commercio ed in particolar modo nelle collegate (Aziende speciali, Cofidi, Società in House, Unioni ecc.).

Si ragioni sul Disegno di legge che definirà il nuovo sistema camerale, si prenda avvio dalla riorganizzazione territoriale e dallo snellimento delle governance, si valutino costi (moltissimi, soprattutto a carico della fiscalità generale e dell’occupazione) e benefici (in realtà non chiari) della illogica sottrazione di funzioni alle Camere di commercio.

 

Le Camere di commercio, insieme alle altre realtà operanti nel sistema camerale (aziende speciali, unioni, società in house), rappresentano un valore aggiunto per il Paese, una Pubblica Amministrazione diversa, efficiente, altamente professionalizzata.

 

Come dipendenti SIAMO PRONTI A CONFRONTARCI CON IL TERRITORIO, CON I PORTATORI DI INTERESSI, CON GLI ORGANI DI INFORMAZIONE sul reale valore delle Camere di commercio e sulla importanza del servizio pubblico che rendiamo, TUTTI, senza distinzione di contratto!

 

Che il Governola smetta di imporre e cominci ad ascoltare, e a dare risposte, a chi il Sistema camerale l’ha costruito e lo porta avanti quotidianamente con e a beneficio delle imprese:i lavoratori, uomini e donne, dipendenti pubblici e privati, orgogliosi del proprio lavoro e che non intendono tacere di fronte ad una riforma ingiusta!>

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