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Giornale di Taranto - Cultura, Spettacoli & Società

 

 

Si è spento a Taranto il prof. Tommaso Anzoino, figura di riferimento del mondo della cultura e della scuola. Nel suo ruolo di insegnante al liceo Battaglini, all’Istituto Andronico, e di preside al liceo Archita, ha accompagnato generazioni di giovani nel percorso didattico che grazie a lui è stato ricco e indimenticabile. Ai libri, alla cultura, alla scuola ha dedicato la sua vita, lascia poesie, saggi, riflessioni che negli ultimi tempi dispensava anche attraverso i social e il suo blog Master I Margarita. Ironico, appassionato, carico di umanità, era stato assessore alla Cultura nella giunta Cannata.

Tanti i messaggi di cordoglio che stanno giungendo alla famiglia anche attraverso i social, come quello del docente ed editore

Piero Massafra, che scrive “ Per il mio amico e "complice" Tommaso Anzoino. 

 

Se i nostri comuni ricordi potessero materializzarsi quando è impossibile crearne altri, caro Tommaso, la tua scomparsa sarebbe compensata dalla rimembranza, sì acerba, ma fonte sempre di affettuosa, a volte poetica, consolazione, come ci diceva il "nostro" Leopardi.”

Un grande, ironico, poliedrico uomo di cultura - scrive tra gli altri il giornalista Marcello Cometti- Un altro pezzo significativo e memorabile della città che se ne va.”

Ecco alcuni dei suoi ultimi pensieri, scritti su Facebook, legati alla sua amata scuola.

“...verso l'alba arrivano i miei sogni, poveri sogni, sempre quelli: io, alla fine dell'orario scolastico, mi metto alla porta, in fondo al corridoio, per salutare le classi che escono: buongiorno signor preside! buongiorno ragazze!”

“...insomma, questa ragazza stamattina è venuta a Taranto (da Lecce) a incontrare il suo professore di italiano e latino del corso D del Liceo Battaglini; solo che erano passati più di 40 anni; ma non è stato un incontro organizzato da Raffaella Carrà; è stato organizzato su questa piazza di comunicazione che gli esperti chiamano come la chiamano; naturalmente il professore si è molto commosso, e anche l'alunna si è molto commossa e insieme hanno convenuto che erano due "professioni" bellissime quella dell'insegnante e quella della studentessa e che era un luogo bellissimo quello in cui hanno vissuto quell'esperienza, il Liceo, la Scuola”.

 

I funerali si svolgeranno domani, 1 marzo 2021, alle 11 nella Chiesa del Ss. Crocifisso a Taranto.

 Un antico reperto archeologico ritrovato nel 1884 ma di origine antichissima sarà esposto per la prima volta nelle sale del Museo archeologico nazionale di Taranto (MarTa) adesso che è finito il restauro. Si tratta, spiega Eva Degl’Innocenti, direttrice del Museo, di “una statuetta in terracotta di pregevole fattura. Un rarissimo reperto - aggiunge - che raffigura una coppia nel compimento di un atto erotico. Un manufatto probabilmente risalente al I secolo a.C. che racconta anche di una storia più recente di Taranto e di una Italia appena unificata”. Questo reperto, ribattezzato degli “amanti”,  ritorna alla luce grazie al progetto di studio e ricerca, catalogazione, riordino e di digitalizzazione dei materiali dei depositi attuato dal Museo. In base ai documenti, la statuetta erotica si trova nel Museo dal 10 aprile del 1884.

 

Ritrovata nell’area di Santa Lucia, oggi in parte sede dell’Arsenale della Marina Militare, è legata alla storia della città ed in particolare alla ricostruzione topografica della Taranto ottocentesca. Il reperto è stato modellato a mano da un ignoto artista e, oltre all’ingobbio bianco, presenta delle tracce di colore sui capelli della donna, sui cuscini e nell’intelaiatura del letto che ospita la coppia di amanti. “Un reperto - spiega Degl’Innocenti - su cui sappiamo ancora ben poco. Potrebbe trattarsi di una scena propiziatoria, ma non è esclusa la valenza funeraria, visto il luogo del ritrovamento. Potrebbe infatti essere legato ad un contesto funerario della necropoli”. Nei giorni scorsi, intanto,  il Museo di Taranto - uno dei maggiori riferimenti internazionali per la storia e la civiltà della Magna Grecia - ha riaperto le porte al pubblico anche se con accessi contingentati in base aalle regole anti Covid. 

Taranto. Poetica e arte che uniscono popoli, luoghi e culture, una comunione tra Oriente e Occidente, questa è la musica dei Radiodervish, in scena sul palco del Teatro Fusco domenica 28 febbraio alle 19.30.

Più che un concerto, quello di domenica sera, sarà un reading musicale intitolato “Cuore meridiano”, quello che Nabil Salameh, voce del gruppo, definisce come «una sorta di navigazione sottocosta, lungo le rotte dei cantori che hanno raccontato meravigliosamente con i loro versi questo mare, il Mediterraneo».

Sarà un omaggio alla Città di Taranto e alla sua anima mediterranea, che rientra nelle iniziative musicali promosse dal Taranto jazz Festival, e avverrà attraverso le opere dei grandi artisti che hanno influenzato la coppia di musicisti: da Moustaki a De André, da Idir a Domenico Modugno, ma ancora Fairuz, Battiato e i Beatles, tutti reinterpretati con lo stile inconfondibile dei Radiodervish.

«Siamo particolarmente felici di portare sul palco del nostro teatro comunale un gruppo come i Radiodervish - commenta l’assessore alla cultura Fabiano Marti. Taranto è un ponte naturale tra le diverse anime del Mediterraneo e lo è per genetica geografica e per storia; da sempre una città propensa all’apertura verso altre culture e dalla Magna Grecia fino ad oggi questa terra e i suoi abitanti hanno dimostrato come sia possibile la convivenza tra popoli».

 

Domenica il palco del Teatro comunale Fusco ospiterà, dunque, la performance artistica di Nabil Salameh (voce, chitarra e percussioni) e Michele Lobaccaro (chitarra, basso e piano) ospiti del Taranto Jazz Festival,

Lo spettacolo rientra nel già corposo elenco di eventi che hanno caratterizzato e continueranno a caratterizzare l’offerta culturale della città, un poetico tassello in più quello di domenica prossima che è possibile grazie alla volontà dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Rinaldo Melucci di rilanciare Taranto sotto un nuovo profilo culturale, spaziando dalla letteratura, alla musica e al teatro.

Perfetta cornice di questo grande rilancio è sicuramente il Teatro comunale Fusco, che dalla riapertura nel dicembre del 2019, ha saputo rinsaldare il legame tra cittadini e teatro grazie a opere di grande rilievo artistico, con i grandi classici in prosa e le sperimentazioni più moderne. Comune e Teatro che, nonostante la pandemia e le relative chiusure, non hanno rinunciato al desiderio di diffondere la cultura, portando il pubblico “virtualmente” sul palco grazie alle dirette streaming, modalità di fruizione ormai indispensabile in questi mesi tanto complessi.

L’evento sarà fruibile gratuitamente in diretta streaming dalle pagine Facebook di Taranto Jazz Festival, Radiodervish, Teatro Comunale Fusco ed Ecosistema Taranto.

 

I Radiodervish

Il sodalizio artistico tra Nabil e Michele nasce nel 1997 dalla volontà dei due artisti di creare una musica che riflettesse quello che è il melting pot culturale del bacino del Mediterraneo, da sempre ponte tra Oriente e Occidente.

Nel 2001 il primo album: “Centro del mundo”, titolo esplicativo delle tematiche del gruppo, seguito nel 2004 da “In search of Simurgh”, vera e propria interpretazione musicale dei versi del mistico persiano Rumi, album che nel 2006 diventa una vera e propria suite teatrale, in cui le musiche dell’album si fanno accompagnamento per le letture della regista Teresa Ludovico.

 

 

 

“Un po’ di Pazienza”.

È il progetto artistico dell’attore pugliese Francesco Gravino della compagnia Foyer ’97 che, venerdì 26 febbraio 2021, incontrerà sulla piattaforma digitale Zoom la comunità territoriale, in occasione del suo lavoro di ricerca su Andrea Pazienza, uno dei più grandi fumettisti italiani, condotta nell’ambito del progetto di Residenza Artisti nei Territori “PASSI Bildungsroman”, a cura del Teatro delle Forche (Mibact / Regione Puglia), nel Teatro Comunale di Massafra.

Un evento online, con inizio alle ore 19.00, aperto a tutti, durante il quale Gravino, coadiuvato dal regista Enzo Toma, tutor di progetto, “restituirà” il suo lavoro, gli esiti della sua ricerca, incentrata sulla produzione di un testo teatrale e finalizzata ad una messa in scena sulla vita del genio del fumetto, raccontata attraverso il disincanto degli anni bolognesi. Un uomo alle prese con le sue debolezze, le sue fragilità e la sua irriverenza.

All’incontro parteciperà anche Enrico Fraccacreta, anch’egli di San Severo come Gravino e Toma, amico d’infanzia di Andrea Pazienza e autore del libro “Il giovane Pazienza” (Stampa Alternativa – Margini, 2001).

La partecipazione è gratuita ma per un numero limitato di persone. La prenotazione è obbligatoria, inviando una mail all’indirizzo  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

“L’idea di raccontare Andrea Pazienza – spiega Gravino - è nata da un incontro con un poeta sanseverese, amico d'infanzia di Andrea. Col tempo, è diventata un'esigenza, una voglia di creare e instaurare un dialogo con quanti ancora non conoscono uno tra i più importanti fumettisti italiani.

‘Un po' di Pazienza’ è soprattutto una ricerca della sintesi, delle forme essenziali, dei segni grafici prodotti nei tanti lavori che Andrea ci ha lasciato.

Non ci siamo però soffermati sulle sue opere, né sul significato delle stesse. Ci siamo concentrati sui sentimenti che hanno spinto un genio del fumetto a vivere una vita così in disequilibrio e sulla ricostruzione delle situazioni in cui visse il grande fumettista, cercando di dare un'angolazione inedita a quella che fu una favola a colori.

Per questo stiamo lavorando su un particolare linguaggio, sul continuo e irrequieto movimento fisico, punti di vista inconsueti che si mescolano in un dialogo con il suo alter ego Zanardi.

Quella di Andrea è una vita intensa, di talento, legami importanti e sguardi sul presente della Bologna fine anni Settanta. Si trasferì lì per frequentare il DAMS, dopo gli studi a Pescara, lasciando San Severo, in provincia di Foggia.

A Bologna accadrà tutto ciò che lo farà poi diventare Andrea Pazienza, uno dei più grandi fumettisti italiani del secondo Novecento, fino alla prematura scomparsa nel 1988.”

 

Sinossi libro “Il giovane Pazienza” di Enrico Fraccacreta

Tutti coloro che apprezzano Pazienza conoscono la produzione bolognese e la sua vita in quegli anni. In questo libro, invece, si parla dei suoi anni "felici", scanzonati, scapigliati ma, dal punto di vista creativo, altrettanto fervidi. Diversamente fervidi. Il suo più grande amico, compagno di scuola e di disincanto, ce lo fa conoscere giorno dopo giorno fino alla sua partenza da San Severo, verso Pescara per il liceo artistico e poi verso Bologna.

Il sistema culturale tarantino, costituito da associazioni, promotori culturali ed imprese creative, si riunisce sotto l’egida della sigla “Taranto Viva, Viva Taranto” e si rivolge al nuovo Assessore Regionale alla Cultura Massimo Bray con l’intento di rivendicare la centralità di Taranto e della sua provincia all’interno del sempre più fiorente sistema culturale Puglia in previsione dei futuri  investimenti sul tema, dei protocolli stilati e al fine di “stimolare” il coinvolgimento delle associazioni , dei promotori culturali e delle imprese creative locali.

In allegato, la lettera firmata da “Gli artisti, i tecnici, gli operatori culturali e dello spettacolo, le imprese creative di Taranto e Provincia”, con la quale si rivendica l’importanza delle associazioni e degli operatori che da diversi anni ormai hanno deciso d’investire nella cultura e nella creatività puntando allo sviluppo alternativo del territorio.

Ecco il testo e i firmatari della lettera 

 

Egregio Dott. Massimo Bray, a scriverle queste righe sono gli artisti, i tecnici, gli operatori culturali e dello spettacolo di Taranto e provincia, quelli che da diversi anni sotto forma di associazione, partita iva, impresa hanno deciso di puntare sulla “Cultura” per creare reddito, occupazione e soprattutto cambiare la narrazione della nostra terra. Quelli che con coraggio hanno investito tutte le loro energie in una città che per troppi anni è stata deliberatamente tenuta fuori da qualsiasi rotta culturale, condannata alla sua unica vocazione, quella di fornire carne da cannone per gli altiforni del siderurgico.

E’ stato un processo lento ma inesorabile, nato dal basso e scollegato da qualsiasi coordinamento e intervento istituzionale, germogliato nella consapevolezza dell’enorme patrimonio storico e paesaggistico della città dei due mari e fiorito nei posti più difficili di una città difficile.

Ai teatri, i cinema e agli operatori culturali storici si sono affiancati “giovani imprenditori” e ovunque si sono accesi Caffè Letterari, laboratori artigianali, sale concerto, teatri, circoli fotografici, sono esplosi i festival, le rassegne, le mostre fotografiche. Si sono create le basi per sviluppare un importante indotto e consentire ai nostri ragazzi ( non solo artisti ma tecnici, grafici, social manager, fotografi, operatori audio-visivo, etc. ) di investire in se stessi sul territorio accantonando definitivamente l’idea di portare altrove il proprio talento.

Questa “Primavera Tarantina” che ha investito soprattutto le ultime generazioni e che ha fornito gran parte della materia prima che ha portato l’attuale amministrazione comunale a sfiorare il riconoscimento di “Capitale Italiana della Cultura 2022” ha come innesco una data ben precisa : 1 Maggio 2013.

Il movimento tellurico scatenato dalla prima edizione dall’”Uno Maggio Libero e Pensante”, un evento costruito dal basso che ha portato come per magia 50.000 spettatori provenienti da tutta l’Italia ad affollare un Parco archeologico all’epoca sconosciuto persino ai tarantini, ha generato l’onda che in questi anni è cresciuta diventando così potente da riuscire a coinvolgere partner istituzionali. Perché proprio surfando quell’onda Puglia Sounds ha avuto l’intuito di portare in riva ai due mari il Medimex, l’evento internazionale che ha definitivamente contribuito al cambio di narrazione del territorio, e Apulia Film Commission ad inaugurare finalmente il Cineporto di Taranto.

Caro Dott. Bray, come “assessore alla cultura” quello che le chiediamo è di continuare a puntare deciso sulla nostra città, di continuare a soffiare con noi su quel fuoco che arde. Certo, l’emergenza legata alla pandemia mondiale ha falcidiato il settore creando danni irreparabili al sistema, e le richieste di aiuto ad un settore in ginocchio sono incalcolabili

 

Ma noi non viviamo in una città come tutte le altre, noi viviamo in una città in cui tutti gli sforzi e i passi fatti in direzione di un futuro sostenibile vengono puntualmente vanificati e ad ogni incidente, sbuffo di vapore velenoso, giornata di wind-day, vittima del mostro, si torna alla casella di partenza.

Noi siamo a completa disposizione con la nostra passione, la nostra competenza, la nostra conoscenza del territorio e la invitiamo ufficialmente per un confronto, saremo ben felici di dimostrarle con quanto entusiasmo ed energia crediamo nella Cultura, “il modo migliore per costruire insieme un Paese in cui tutti ci possiamo riconoscere”.

Gli artisti, i tecnici, gli operatori culturali e dello spettacolo e le imprese creative di Taranto e provincia

Taranto, 22/02/21

 Associazione Culturale AFO6 ( Cinzella Festival, Spazioporto ) ;

Michele Riondino ( Artista ) ;

Diodato (Artista)

Studio Gaudio ( Impresa, studio di registrazione ) ;

Giorgio Consoli ( Artista ) ;

Ass. Il Gazebo esagonale ( La Factory handmade in Taranto ) ;

Mietta ( Artista ) ;

Renzo Rubino ( Artista ) ;

Alessandro Vitti ( Artista ) ;

Gabriella Martinelli ( Artista ) ;

Discordia ( Fiera del Disco ) ;

Ezia Mitolo ( Artista ) ;

Franzi Baroni ( Music selector, radio ) ;

Alberto Dati ( Producer ) ;

Terraross ( Muscisti ) ;

Puglia Rock ( Blog, magazine ) ;

Nunnari Grafiche ( Impresa, studio grafico ) ;

Davide Berardi ( Musicista ) ;

Cinology - Beyond Audiovisual Technology ( Impresa ) ;

Sinossi Film ( Impresa ) ;

Aracnea - Centro culturale ed artistico ( Ass. Culturale ) ;

Raimondo Musolino ( Divulgatore arte e fotografia ) ;

Awa ( Ass. Culturale ) ;

Think Ahead Studio ( Studio di registrazione ) ;

Cibo per la mente ( Caffè Letterario ) ;

Pro Loco Leporano ( Promotore Culturale ) ;

Francesco Grassi ( CEO “Love University Records” ) ;

L'Olifante ( Magazine ) ;

Massimo Cimaglia ( Artista, promotore culturale ) ;

Artesia di Ciro Merode ( “Sonora” organizzazione eventi ) ;

Giovanni Straziota Grafiche ( Graphic & Logo designer ) ;

Melga ( Musicista ) ;

Franco Cosa ( Artista ) ;

 

Cristiano Cosa ( Musicista ) ;

Elius Inferno & the Magic Octagram ( Musicisti ) ;

Francesco Lomagistro ( Musicista ) ;

Gabriele Benefico ( Artista ) ;

Alex Palmieri ( Dj, Producer ) ;

Casa Merini ( Caffè Letterario ) ;

Cinema Bellarmino ( Cinema ) ;

APS “Ammostro” ( Impresa creativa ) ;

Service Plus ( Service per eventi ) ;

Gold Stage ( Service per eventi ) ;

Fak-A ( Art container ) ;

Clamor ( Hub culturale ) ;

Ass. Culturale “Brigadoon - altre storie di cinema” ( Monsters, Taranto Horror Festival ) ;

Marc Urselli ( Sound engineer ) ;

Emanuele Barbati ( Musicista ) ;

Fabrizio Fichera ( Regista ) ;

Southern Sofa Film Factory ( Produzione audiovisivi ) ;

Teatrominimo ( Teatro ) ;

Valerio Cappelluti ( Videomaker ) ;

Francesca Gemmino ( Artista ) ;

Maurizio Greco ( Fotografo ) ;

Onehour ( Ass. Culturale ) ;

Sperimentàle ( Maker ) ;

Up to the Jefu ( Organizzazione eventi ) ;

Jlenia Mancino (Operatrice Culturale);

Tiziano Dragone (Bright Sound Studio)

Associazione “Volta la carta” (Aperitivo d’Autore)

Valentina Petrini (Giornalista, Conduttrice Televisiva)

 È morto a Bari Franco Cassano, sociologo di 78 anni, da tempo malato. Professore ordinario di sociologia all'università di Bari, è stato tra i precursori del 'Nuovo meridionalismo' e tra i protagonisti della 'Primavera pugliese', fondatore e presidente dell'associazione di cittadinanza attiva 'Città plurale'. Nel 2013 fu eletto alla Camera dei deputati con il Partito democratico. Tra le sue opere più note 'Il pensiero meridiano' da cui è tratto il passaggio che vi proponiamo 

““(…) Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perché andare a piedi è sfogliare il libro, e invece correre è guardarne solo la copertina. Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l’anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada. Bisogna imparare a star da sé e aspettare in silenzio, ogni tanto essere felici di avere in tasca soltanto le mani.

Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli, è dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno a confondersi al cielo. È suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo.

Andare lenti è fermarsi su un lungomare, su una spiaggia, su una scogliera inquinata, su una collina bruciata dall’estate, andare col vento di una barca e zigzagare per andar dritti. Andare lenti è conoscere le mille differenze della propria forma di vita, i nomi degli amici, i colori e le piogge, i giochi e le veglie, le confidenze e le maldicenze.

Andare lenti sono le stazioni intermedie, i capistazione, i bagagli antichi e i gabinetti, la ghiaia e i piccoli giardini, i passaggi a livello con gente che aspetta, un vecchio carro con un giovane cavallo, una scarsità che non si vergogna, una fontana pubblica, una persiana con occhi nascosti all’ombra. Andare lenti è rispettare il tempo, abitarlo con poche cose di grande valore, con noia e nostalgia, con desideri immensi sigillati nel cuore e pronti ad esplodere oppure puntati sul cielo perché stretti da mille interdetti.

Andare lenti vuol dire avere un grande armadio per tutti i sogni, con grandi racconti per piccoli viaggiatori, teatri plaudenti per attori mediocri, vuol dire una corriera stroncata da una salita, il desiderio attraverso gli sguardi, poche parole capaci di vivere nel deserto, la scomparsa della folla variopinta delle merci e il tornar grandi delle cose necessarie. Andare lenti è essere provincia senza disperare, al riparo dalla storia vanitosa, dentro alla meschinità e ai sogni, fuori della scena principale e più vicini a tutti i segreti.

Il pensiero lento offrirà ripari ai profughi del pensiero veloce, quando la macchina inizierà a tremare sempre di più e nessun sapere riuscirà a soffocare il tremito.

Il pensiero lento è la più antica

costruzione antisismica (…).”p

"E' come se vent'anni di affrancamento dalla lingua assurda di Lino Banfi, contro la quale abbiamo combattuto con ogni nostra forza grazie all'insegnamento di Sergio Rubini, fossero spazzati via per relegarci nuovamente nel ghetto del Sud ancestrale, immobile, arcaico, dove si parla una lingua strascicata e succedono cose da buoni selvaggi divertenti": è il commento di Silvio Maselli - ex assessore alla Cultura del Comune di Bari ed ex presidente di Apulia film commission - dopo la prima puntata di "Lolita Lobosco", fiction di Rai 1 ambientata a Bari e tratta dai romanzi di Gabriella Genisi. La messa in onda della serie ha suscitato un mare di reazioni sui social, dove si sono svolti accesi dibattiti tra sostenitori e critici della fiction. Uno degli aspetti che maggiormente è stato criticato è il linguaggio utilizzato dagli attori, con forzature che non sono piaciute a molti baresi. Il sindaco di Bari (e presidente Anci) Antonio Decaro ha invece apprezzato la resa scenica della sua città: "Anche io, insieme a tanti milioni di italiani, stasera sto guardando su Rai1 le immagini della nostra città nella fiction "Le indagini di Lolita Lobosco". E sono orgoglioso. Bari è bellissima anche in tv" ha scritto ieri sera su facebook. Soddisfazione per la riuscita della prima puntata è stata espressa anche dall'autrice dei romanzi da cui è tratta la serie, Gabriella Genisi: "Otre sette milioni e mezzo di telespettatori e il 31.77 di shareGrazie a tutti, è un successo straordinario. Si è aperto anche un interessante dibattito sulla lingua".

I teatri comunali di Taranto e Massafra hanno aderito all'iniziativa FACCIAMO LUCE SUL TEATRO, lanciata da UNITA - Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo. Ieri sera, dalle ore 19.30 alle 21.30, il Fusco e il Nicola Resta hanno riaperto simbolicamente le porte e acceso le loro luci per dare un segnale, affinché si torni a parlare di Teatro e di spettacolo dal vivo.  A Taranto era presente anche l’attore Ettore Bassi. 

L’amministrazione comunale di Taranto, con il Teatro Comunale Fusco, aderisce alla manifestazione promossa dall’Associazione UNITA (Unione Nazionale Interpreti Teatro ed Audiovisivo) per sensibilizzare l’attenzione di tutti nei confronti del mondo dello spettacolo e dei palcoscenici dell’intero territorio nazionale.

«Abbiamo aderito immediatamente a questa iniziativa – spiega l’assessore alla cultura Fabiano Marti. Nonostante la chiusura forzata, abbiamo fatto in modo di far vivere il Teatro e di supportare le maestranze, le compagnie, i professionisti del settore organizzando, quando possibile in presenza ma anche in streaming, iniziative volte a sostenere la cultura e il mondo del lavoro. Oggi, però, è tempo di porre all’attenzione dell’intera comunità il disagio che questo mondo sta affrontando».

 

Così, anche il Teatro comunale Fusco lunedì 22 febbraio dalle 19,30 alle 21,30 sarà illuminato. E lo farà in contemporanea con tutti i teatri italiani accogliendo e facendo propria un’azione di sensibilizzazione verso l’opinione pubblica provando a non dimenticare la crisi profonda che sta vivendo, oramai da un anno, l’intera filiera dello spettacolo dal vivo.

 

È trascorso un anno dall’inizio della Pandemia. Da un anno la grave situazione sanitaria ha chiusi tutti i teatri. «Noi non ci siamo mai fermati – continua Marti - ma lunedì sera lo faremo e lo faremo insieme a tutto il mondo dello spettacolo e ci auguriamo che anche la città di Taranto accolga questo invito. Perché chiudere i Teatri è un danno morale, artistico ed economico per chi ci lavora, ma è anche una grave perdita per la comunità».

Una dottoranda in archeologia ed esperta di storia bizantina, ed una famiglia con due bimbi di 5 e 10 anni provenienti dalla provincia di Lecce, sono i primi visitatori che questa mattina hanno varcato la soglia del Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MarTa), oggi riaperto alla fruizione in presenza dopo la chiusura a seguito dell’inserimento della Puglia in zona arancione. Il Museo di Taranto è uno dei più importanti al mondo per la civiltà della Magna Grecia. “Per noi è anche un segnale di speranza - -

ha detto la direttrice del MarTa, Eva Degl’Innocenti - e di buon auspicio aver visto entrare al museo, tra i primi visitatori di questa mattina, una giovane ricercatrice e una famiglia che intende far crescere i propri figli nella conoscenza delle proprie radici.

   “Auspichiamo che i fondi del Recovery Fund - dice ancora la direttrice - destinati alle nuove generazioni, alla loro formazione e alla loro crescita, siano utilizzati per una formazione efficace e di qualità della classe dirigente del futuro. Infatti, abbiamo posto al centro della progettazione strategica le scuole, i giovani e le famiglie”. Lanciata intanto la nuova campagna abbonamenti va dai giovanissimi alle famiglie, passando per gli over 65enni e le aziende. “Si tratta di abbonamenti a prezzi simbolici che consentono alla comunità, al turismo di prossimità, agli studiosi, agli studenti, agli appassionati e alle scolaresche, di accedere più volte all’anno al Museo” afferma la direttrice Degl’Innocenti. L’apertura da lunedì è dalle ore 8.30 alle ore 19.30, con turni cadenzati oggi mezz’ora, dal mattino al pomeriggio. L’ultimo ingresso dovrà avvenire entro le ore 17.30.

 

Il Museo, si spiega, è aperto dal lunedì al venerdì, esclusi il sabato e i giorni festivi, in ottemperanza del dpcm del 14 gennaio 2021. Si accederà con prenotazione obbligatoria e con un limite massimo di 15 persone ogni mezz’ora, con un percorso stabilito e accompagnato dallo staff del Museo, come da protocollo per il contenimento del virus Covid 19.

    Inoltre, il MarTa riapre con i nuovi abbonamenti a tariffe promozionali per i vari target e con validità annuale. "In questo periodo di sospensione delle attività al pubblico in presenza, il Museo di Taranto non si è mai fermato - spiega la direttrice  Eva Degl’Innocenti – ma ha proseguito le sue numerose attività di gestione, cura, studio, educazione e ricerca, di conservazione preventiva e restauro, progetti con le scuole e la comunità, di progettazione, manutenzione, di sicurezza, di comunicazione, promozione e marketing, ricerca fondi, e tutte le attività al pubblico in modalità telematica, con un dialogo quotidiano con la comunità. Ora - dichiara - la sfida sarà rappresentata dai nuovi progetti con le scuole e con i giovani, e quelli dedicati al “non pubblico” che dovremo coinvolgere". 

    “La riapertura di un Museo è un segnale importante di rinascita, più forte di quanto si possa immaginare” continua la direttrice del Museo. Infine dalle ore 11 alle ore 12, ogni giorno i curatori del Museo accoglieranno i visitatori con visite guidate ai “tesori mai visti” dei depositi e con approfondimenti tematici sulle collezioni. Le visite sono incluse nel biglietto di ingresso dal Museo. Si accede al MarTa con prenotazione obbligatoria.

 

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