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Giovedì, 04 Agosto 2022 15:23

ALTA TENSIONE/ Da Taranto attacchi alla Morselli dopo le sue dichiarazioni sull’area a caldo dell’ex Ilva In evidenza

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Ha sollevato reazioni fortemente critiche la frase pronunciata ieri al vertice al Mise, sull’ex Ilva, con i ministri Giancarlo Giorgetti e  Andrea Orlando, dall’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, circa la continuità dell’area a caldo del siderurgico che comprende cokerie, altiforni e acciaierie. Ha detto l’ad Morselli: “Noi non siamo per la chiusura dell'area a caldo. È il cuore del sistema azienda e vitale per Genova, Novi e diversi altri siti produttivi di Acciaierie d'Italia. Stiamo cercando risorse finanziarie perché l'area a caldo vada al massimo, ovviamente nel rispetto dei vincoli ambientali”. Per Vincenzo Di Gregorio, consigliere regionale Puglia del Pd e vice presidente della commissione Sanità, “c’è una sola cosa che dovrebbe andare al massimo ed è la difesa della salute dei lavoratori del centro siderurgico e dei tarantini. Lo chiese dieci anni fa la Procura di Taranto con l’inchiesta Ambiente Svenduro, lo hanno ribadito i giudici della Corte d’Assise e della Corte Europea dei diritti dell’uomo con i loro pronunciamenti”. “Ricordo che due mesi fa - prosegue Di Gregorio - la Corte d’Assise di Taranto ha sonoramente bocciato la richiesta di dissequestro degli impianti dell’area a caldo avanzata da Ilva in amministrazione straordinaria perché lo stato degli impianti e gli interventi riguardanti il Piano ambientale Aia 2012, non consente di ritenere in alcun modo superato il presupposto legittimante il sequestro preventivo”. 

 

Per Michele Mazzarano, consigliere regionale Puglia del Pd, “ascoltando  l’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, sembra quasi di avere di fronte una fabbrica diversa da quella tarantina”. “Si parla di fabbrica sana che invece continua a manifestare problemi di liquidità tanto da richiedere un sostegno pubblico - evidenzia Mazzarano -. Si parla di investimenti tecnici per un totale di 1 miliardo e 200mila euro e la volontà di riportare la produzione ai livelli massimi, cioè agli 8 mln di tonnellate annui senza fare alcun riferimento agli equilibri ambientali che invece vanno assolutamente ripristinati". Molto critici anche i Verdi che sono nella maggioranza del Comune di Taranto. I Verdi, in riferimento all’ad Morselli, sostengono che “le dichiarazioni si abbattono come enormi macigni sulla città di Taranto e sui suoi cittadini”. “Aumentare ancora la produzione fino a portarla ai massimi livelli quando attualmente, a circa 4 milioni di tonnellate annue, si verificano periodicamente picchi di benzene, cancerogeno certo, vuol dire ignorare gli studi scientifici e ritenere di nessun rilievo la vita di chi abita nell'area di crisi ambientale e di chi lavora all'Ilva” affermano i Verdi. Da rilevare infine che il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, il 27 luglio, nel discorso programmatico pronunciato per l’insediamento del Consiglio comunale, ha confermato che il Comune è per la chiusura dell’area a caldo dell’ex Ilva attraverso “un radicale cambio di prospettiva ecologica, alternativo alla monocultura dell’acciaio, con tutte le iniziative politico-amministrative proprie dell’amministrazione comunale”.

Giornalista1

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