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Giornale di Taranto - LA CRISI/ Azienda dell’indotto ex Ilva licenzia 40 addetti
Lunedì, 04 Aprile 2022 16:14

LA CRISI/ Azienda dell’indotto ex Ilva licenzia 40 addetti In evidenza

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Scoppia una nuova crisi nell’indotto siderurgico legato all’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia. L’azienda metalmeccanica Lacaita ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per la metà dell’organico e domani è in programma un incontro con i sindacati. Gli esuberi sono una quarantina. Pietro Cantoro, della Fim Cisl, annuncia: “Domani proveremo a vedere se ci sono percorsi alternativi al licenziamento del personale ma la vediamo difficile”.

   “La Lacaita - aggiunge Cosimo Amatomaggi della Uilm - viene già da una situazione pesante. Attualmente il personale è tutto in forza all’azienda, però l’intenzione è di tagliarne metà. Non siamo ovviamente disponibili a fare un accordo sui licenziamenti e chiediamo che si cerchino tutte le alternative possibili con gli ammortizzatori sociali”. Per i sindacati, tra annuncio di licenziamenti, cassa integrazione che si sussegue pur cambiando causale, fatture scadute e non pagate, stipendi ai dipendenti corrisposti in ritardo o solo con anticipi in attesa di tempi migliori, nel  pianeta dell’indotto ex Ilva sembra proprio non essere cambiato nulla a sentire i sindacati. E anche tra le imprese c’é molta sofferenza. Benchè da aprile 2021 lo Stato, attraverso Invitalia, sia partner di minoranza del privato ArcelorMittal ma con diritti di voto al 50 per cento, si vede sostanzialmente la stessa situazione della primavera-estate 2020, quando per sbloccare lo stallo nei pagamenti si dovette mettere in campo un tavolo col Mise. Tavolo poi revocato ma il problema non è che sia stato risolto, né si è andati verso la normalità.

   “Le aziende che lavorano col siderurgico si dividono in monocommittenti o prevalentemente monocommittenti - spiega Cantoro -. Per il 70 per cento del personale oggi sono aperte procedure di cassa integrazione ordinaria”. “L’aspetto singolare - aggiunge Cantoro - è che il lavoro per queste imprese non mancherebbe. Molte di loro si sono già aggiudicate commesse che vanno dai ripristini ai rifacimenti impiantistici alle manutenzioni ordinarie e straordinarie. Non possono però cominciare i lavori perché Acciaierie d’Italia non fornisce il benestare finale”.